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Messaggio Da Different Staff Mar Lug 27, 2021 10:32 am

Poco prima dell’aurora, Makal andò nel retro della capanna a recuperare il necessario. Lo sgabuzzino, come lo definiva lui stesso, non era molto ampio ma conteneva di tutto; ora però gli serviva solo una cosa che non usava da qualche tempo, ossia la pagaia. Inutilizzata, come la canoa, dalla morte del gemello, avvenuta pochi mesi prima e ancora non assimilata del tutto.
Doveva assolutamente parlare con Awari, sfogarsi, cercare di capire.
Andò verso la spiaggia, tolse il telo che copriva la piccola imbarcazione e la trascinò in acqua. Si fermò a scrutare l’oceano e dopo un sospiro entrò nella canoa e diede alcuni colpi di pagaia.
Con fare lento si spinse verso il largo, fermandosi quando si accorse che, volgendo lo sguardo all’indietro, oltre alla sua Tanna si scorgevano Erromango e le isole accanto.
 
Il sole era sorto da poco e illuminava in maniera dolce l’orizzonte. Makal si guardò intorno e prese a emettere alcuni versi a distanza di pochi secondi.
Meno di un minuto dopo scorse una forma conosciuta avvicinarsi. Awari, di certo.
Il delfino si erse a fianco della canoa e parlò: «Puoi chiamarmi col mio nome, sai? Ti capisco benissimo. Buongiorno, comunque, e bentornato. Era ora ti facessi vivo.»
Sul volto cupo del ragazzo apparve l’ombra di un sorriso: «Ciao, Awari, come va?» Poi aggiunse, senza attendere risposta: «Ho bisogno di te.»
«Dimmi, Makal, tutto quel che posso, per te» passò sotto la barca ed emerse dall’altro lato.
Il giovane attese qualche istante prima di cominciare, quasi stesse cercando le parole giuste.
«Ho sognato mio fratello Lekek.»
«Che c’è di strano, si sognano spesso le persone care che non ci sono più.»
«Continuo a sognarlo, Awari, quasi ogni notte ed è sempre lo stesso sogno. Mi sta torturando.»
«Forse ti senti in colpa, per questo stai male. Ma non potevi fare nulla, non c’eri quando è successo.»
«Appunto, avrei dovuto esserci e invece ero rimasto a casa. Dovevo andare con lui, sarebbe cambiato tutto.»
«Può darsi» ribatté il delfino, «ma può anche darsi di no, non puoi saperlo.»
Makal rimase un poco in silenzio, poi riprese: «Mi manca, è come se mi avessero strappato una parte del corpo e dell’anima, è un dolore costante.»
«Se ti lasci penetrare da questo dolore starai sempre peggio, ti divorerà. Prova invece a entrarci tu, diventane parte e tutto si acquieterà. Ci vuole tempo ma avviene.»
Per qualche minuto si udì solo il rumore delle lievi onde. Il giovane cominciò a pagaiare verso l’isola, con calma.
«Grazie, Awari, ci proverò. Tornerò presto a trovarti.»
«Ti aspetto» rispose il delfino, poi s’immerse dirigendosi dalla parte opposta.
 
Avvicinandosi a riva, Makal rivisse quel giorno per l’ennesima volta, come sempre senza filtri d’alcun genere ma con un carico d’angoscia pronto a debordare in ogni istante. Non si nascondeva nulla, e questo era un punto di forza e debolezza al contempo.
 
«Questo è un giorno eccezionale, fratello, siamo un paese indipendente. Liberi, senza più alcun giogo inglese o francese» disse Lekek, «andiamo a festeggiare a Isangel, di sicuro c’è baldoria.»
La testa di Makal si alzò dalla branda volgendosi verso di lui. Occhi assonnati provarono a scrutarlo per poi richiudersi. «Uff… sempre a far baldoria, tu. Dobbiamo andare a pesca, ricordalo, stanotte. È la luna giusta.»
«Ma è un’occasione unica, non arriverà un altro giorno simile…»
«Oh sì, tra un anno esatto ci sarà la festa. E così ogni altro anno, vedrai.»
«Certo, Makal, ma non sarà mai più così. Io vado, tu rimani pure» concluse avviandosi all’uscita.
«Lekek!»
«Che c’è, vuoi venire? Ti aspetto.»
«No, voglio sapere come ci vai. La barca potrebbe servirmi.»
Un sorriso apparve sul volto del ragazzo: «Tranquillo, taglio attraverso il bosco e vado a piedi. Sono poche miglia. Ci vediamo stasera per la pesca.»
«Stai attento, mi raccomando.»
«Sì, sì…» rispose e uscì sghignazzando. Si fermò sul retro e aprì lo sgabuzzino cercando con gli occhi. E trovò. I suoi piedi erano abituati alla terra e al mare, ma un paio di scarpe in tela, da ginnastica, gli sarebbero state utili. Le calzò e partì.
 
Giunto a riva tirò in secco la canoa e si diresse verso la capanna dove aveva vissuto col gemello gli ultimi cinque anni, dopo che avevano abbandonato il villaggio. Rimise la pagaia nello sgabuzzino e si accorse che qualcuno si stava avvicinando. C’erano voci soffuse e rumore di passi.
Guardò verso il sentiero che usciva dal boschetto e vide Lisin e la figlia Lalal che procedevano verso di lui. Non aveva voglia di vedere nessuno, pertanto si immusonì.
Le due donne invece sorridevano e una volta raggiuntolo l’ovvia domanda posta da Lisin fu: «Come stai, Makal?»
Gli mancava pure la voglia di rispondere, di dialogare con altri esseri umani, ma si fece forza e scosse la testa: «Non bene, non bene.»
«Ci vuole tempo, lo sai, e credo che sarebbe meglio per te venire al villaggio. Daren ha bisogno di una mano per mettere i tetti in lamiera alle capanne, saresti molto utile. E ti aiuterebbe a superare il trauma.»
Il giovane la fissò senza rispondere e intervenne Lalal: «Saremmo felici di ospitarti, Makal, davvero felici.»
Sapeva che la ragazza aveva un debole per lui, o forse per Lekek, visto che erano uguali, ma il gemello non c’era più, era rimasto solo. E non aveva voglia di niente. O quasi.
«Ci penserò» ribatté debolmente, «ma sapete che preferiamo… preferisco la natura. I tetti di lamiera arroventano l’interno, di giorno, non per niente uso ancora frasche e foglie.»
La donna lo guardò amorevolmente: «Lo so, e so che siete venuti qui anche per questo motivo, però ti consiglio di tentare. Male che vada te ne torni qua.»
«Ci penserò» ripeté volgendo lo sguardo verso il mare, «ora, scusate, devo preparare gli attrezzi per la pesca di stasera. Salutatemi tutti, anche i miei genitori, se li vedete.»
Un poco affranta, Lisin abbassò il capo e convenne che era ora di lasciarlo. Lo vedeva macerare nel dolore costante e le spiaceva, ma non poteva fare più di quanto tentato.
Makal s’incamminò verso la barca e si fermò nel sentire una mano toccargli il braccio.
Un tocco leggero, dolce. Gli ricordava… no, nessun ricordo.
«Ti aspetto, Makal, ti aspetto» gli disse Lalal lasciandolo.
Era un tocco d’amore.
 
Il sole era tramontato da un po’ e si avvicinava l’ora in cui dovevano uscire per la pesca, ma di Lekek ancora non c’era traccia e cominciava a preoccuparsi sul serio. Anche se, in contemporanea, dentro di sé lo insultava pensando che era un fannullone, uno che voleva sempre e solo divertirsi.
Barca e attrezzi erano ormai pronti, mancava solo suo fratello per completare l’opera.
Ma dov’era rimasto? O era davvero successo qualcosa? Il timore di un incidente gli era giunto alcune ore prima, quando si era sentito attraversare da un brivido, seguito da un dolore acuto svanito in pochi istanti.
La risposta giunse a breve, quando sentì chiamare il suo nome: «Makal…Makal…»
Dal folto degli alberi uscirono alcune persone. Le riconobbe, erano suoi vecchi concittadini di Isangel. Ebbe un tuffo al cuore e non riuscì ad andare loro incontro. Rimase immobile, in attesa del dramma che, puntualmente, arrivò.
Una volta di fronte a lui, Warao, sciamano del villaggio, si inginocchiò e depositò ai suoi piedi le scarpe di Lekek, mezze rotte. Si rialzò e lo guardò in viso, un viso stravolto, del tutto sotto shock, di una persona incapace di parlare. Quasi di respirare, in quel momento.
«Sono stati i maiali selvatici. Probabilmente è caduto e lo hanno assalito, poi sono arrivati i ratti. Abbiamo seppellito quel che rimaneva, ma si è deciso di portarti queste. Per ricordo.»
Voleva chiedere ma non uscivano parole, anche la lingua pareva paralizzata.
Warao comprese: «Lo ha trovato Suamin mentre rientrava, è lui che ci ha avvisati. Era poco lontano dal villaggio e se vuoi domattina andiamo insieme.»
Stordito, incredulo, sperduto, il ragazzo si avviò lentamente verso il mare e si sedette sul bagnasciuga, guardando l’orizzonte infinito.
Rimase così per qualche tempo e quando si alzò per tornare alla capanna vide che non c’era più nessuno. Prese le scarpe del fratello, le mise nello sgabuzzino ed entrò, scoppiando in lacrime.
 
«Prima di andarsene Lalal mi ha toccato il braccio e io ho avuto una sensazione strana e ho pensato a mio fratello.»
«Quasi ogni cosa ti fa pensare a lui» ribatté Awari, «non so quanto sia positivo, questo.»
«È vero, lo vedo ovunque, mi pare di sentirne la voce e quando lo sogno mi sorride e sembra chiamarmi. Devo andare da lui e so che tu mi ci puoi portare.»
«Sei matto? Significa morire, sai? Nel regno di là si va solo in quel modo. Torna a casa e riposati, Makal.»
Il giovane non rispose e prese a pagaiare verso riva.
 
«Non verrà, vero, madre?»
Lisin scosse lentamente il capo e abbracciò la figlia baciandole il viso. Le loro lacrime si fusero. «No, Lalal, non verrà.»
 
Che fosse rimasto fuori a pesca o avesse dormito nella capanna, si trovavano sempre alla medesima ora, ma ogni incontro con Awari si concludeva allo stesso modo: Makal diceva di voler andare dal fratello e chiedeva l’aiuto dell’amico delfino.
Che un giorno arrivò.
«Ho parlato con Alasi e…»
«Il tuo maestro?» lo interruppe il ragazzo.
«Sì. Ha acconsentito a soddisfare il tuo desiderio, ma a una condizione: dovrai venire con me nel profondo. Te la senti?»
Il tremito che percorse Makal era composto da tante emozioni eruttate all’improvviso da dentro. Si sporse dalla canoa e baciò il muso di Awari: «Sì, sì…»
 
Il giorno dopo, poco prima dell’aurora, uscì dalla capanna e si recò allo sgabuzzino. Prese la pagaia e scrutò fino a quando vide le scarpe di Lekek. Le portò alla canoa, scese in acqua e pagaiò verso il largo.
Bastò un solo richiamo e Awari comparve. Non era solo.
«Awari…»
«Makal, prima di portarti con me volevo presentarti la mia compagna, Eneni.»
«Ciao Makal, Awari mi parla spesso di te. Sei certo di ciò che vuoi?»
Bastò un cenno del capo in assenso.
«Allora scendi in acqua e aggrappati a me» intervenne Awari, «non sarà semplice ma neppure doloroso, visto che il desiderio viene dal cuore.»
Il giovane prese le scarpe del fratello, si gettò in mare e disse: «Devo portargliele, le ha scordate qui.»
I due delfini si guardarono un istante, poi emisero un verso simile a una risatina. Anche Makal sorrise: «Andiamo, mi sta aspettando.»
Si aggrappò alla pinna di Awari che dolcemente s’inabissò.
 
Non seppe quanto tempo rimase sott’acqua, gli pareva di respirare normalmente. Forse erano passati pochi secondi, forse ore, quando vide una luce sul fondo dell’oceano.
Awari vi si diresse e Makal si accorse che dentro la luce c’era Lekek che, sorridente, gli tendeva le mani. Raggiuntolo, si staccò dal delfino e porse le scarpe al fratello.
Quando questi le prese, lui venne invaso da dolore violento, subito sostituito da gioia, poi venne il buio e infine la luce avvolse entrambi e poco a poco svanì.
«Ora siete di nuovo insieme e non temete, il vostro amore rimarrà segreto» disse Awari.
Con calma si allontanò, seguito da Eneni. Ora non aveva più un amico umano, doveva trovarne un altro.
 
Lisin e Lalal vagavano nei dintorni della capanna di Makal da un po’, chiamando il suo nome senza risultato. La ragazza scorse una canoa che la marea stava spingendo verso riva.
«Mamma…»
La donna le si avvicinò e la vide a sua volta. Capirono entrambe e il pianto venne spontaneo.
 
Nelle notti successive, Lalal sognò spesso un delfino che le diceva di volerle parlare, così una mattina si mise su quella che era stata la canoa di Makal e pagaiò verso il largo. Non era ancora l’aurora.
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Messaggio Da Arunachala Mar Lug 27, 2021 9:29 pm

non male.
certo, il finale poteva esser emigliore, visto che tutto sommato è una fiaba, però ci sta.
scritto abbastanza bene, scorrevole nella lettura, con personaggi ben delineati.
uno, più che altro, il resto è contorno.
storia particolare che pare narrare di un amore fraterno ma credo celi altro.
buone le descrizioni, i paletti credo siano a posto

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Messaggio Da Petunia Mar Lug 27, 2021 10:28 pm

Ciao autor@

Penso che il genere del racconti si possa definire una sorta di fiaba horror.
La chiusa finale, in questo, risulta decisiva e dà una pennellata di mistero e di inquietante che fa apprezzare l’insieme.
Complessivamente è stata una lettura piacevole e un modo originale di affrontare i paletti.

Dal punto di vista della realizzazione, ci sono al uni aspetti da valutare:

- la quantità dei personaggi: troppi per un racconto breve. Oltretutto i nomi fantasiosi che hai scelto sono in alcuni casi molto simili e ci si confonde.

- la gestione del flashback. Va bene l’uso del corsivo, ma, secondo me, sarebbe meglio limitare a un solo intervento altrimenti rischiano di spezzare il ritmo.  Oltretutto quando riprendi la narrazione non ripeti mai il soggetto e durante la lettura ci si perde.


- l’utilizzo degli avverbi in -mente: eccessivo. Rendono la lettura poco scorrevole.
- La scelta dei vocaboli non ė sempre appropriata.


Ti faccio alcuni esempi:

dalla morte del gemello, avvenuta pochi mesi prima e ancora non assimilata (meglio dire elaborata) 
 
Il delfino si erse a fianco della canoa e parlò: «Puoi chiamarmi col mio nome, sai? Ti capisco benissimo. Buongiorno, comunque, e bentornato. Era ora ti facessi vivo.»
Sul volto cupo del ragazzo apparve l’ombra di un sorriso: «Ciao, Awari, come va?» Poi aggiunse, senza attendere risposta: «Ho bisogno di te.»

Siamo in una fiaba, d’accordo, ma come dialogo tra il ragazzo e il delfino mi pare un po’ da rivedere. Il fatto che il delfino sottolinei Ti capisco benissimo trovo che sia solo una informazione al lettore. Secondo me potresti ometterlo. 
«Dimmi, Makal, ( aggiungerei farò) tutto quel che posso, per te.» 

Il giovane attese qualche istante prima di (perché  non parlare?) cominciare, quasi stesse cercando le parole giuste.

«Se ti lasci penetrare da questo dolore starai sempre peggio, ti divorerà. Prova invece a entrarci tu, diventane parte e tutto si acquieterà. Ci vuole tempo ma avviene.»
Questa è una bella frase. Piaciuta.

Per qualche minuto si udì solo il rumore delle lievi onde. Il giovane cominciò a pagaiare verso l’isola, con calma.
«Grazie, Awari, ci proverò. Tornerò presto a trovarti.»
«Ti aspetto» rispose il delfino, poi s’immerse dirigendosi dalla parte opposta.

In questo caso invertirei i due periodi. Prima il dialogo e poi Per qualche minuto etc.
 
Si fermò sul retro e aprì lo sgabuzzino cercando con gli occhi. E trovò. 
 
«Ci penserò» ribatté debolmente, «ma sapete che preferiamo… preferisco la natura. I tetti di lamiera arroventano l’interno, di giorno, non per niente uso ancora frasche e foglie.»
La donna lo guardò amorevolmente:


«Sono stati i maiali selvatici. Probabilmente è caduto e lo hanno assalito, poi sono arrivati i ratti. Abbiamo seppellito quel che rimaneva, ma si è deciso di portarti queste. Per ricordo.»

Il ragazzo è appena morto sbranato ed è già stato seppellito? Quel si è deciso di portarti queste (le scarpe) per ricordo è proprio bruttino da leggere.


«Ora siete di nuovo insieme e non temete, il vostro amore rimarrà segreto» disse Awari.
Questa frase è abbastanza significativa e getta una luce strana sulla storia. Cosa ci vuoi dire?


Ultima modifica di Petunia il Mer Lug 28, 2021 6:37 am - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Susanna Gio Lug 29, 2021 12:56 am

Un racconto che potrebbe essere una fiaba, dolce ma triste, visto il tema del lutto non accettato, della solitudine che ne deriva e del profondo dolore del protagonista. Argomenti con cui è facile cadere nel patetico o nel melenso.
La mia interpretazione - un delfino parlante, in una favola, sostituisce o fa da contrappunto all’io interiore del protagonista: da un lato un ragazzo che vorrebbe riunirsi con fratello nell’unico modo possibile, dall’altro (il delfino) che rappresenta la voglia di vivere o di sopravvivere, di proteggersi da un gesto insano.
In una favola. In questo racconto il delfino è sì la parte pietosa, che aiuta il protagonista a ricongiungersi dopo aver cercato di aiutarlo ad elaborare il lutto, ma è anche la parte crudele della storia: non concede alla ragazza la possibilità di un futuro in cui la consapevolezza che Makal abbia trovato la pace l’aiuti a superare entrambe le perdite.
Un finale che non è proprio horror, ma mette angoscia. Fatta salva la possibilità che il delfino e la sua compagna non sappiano consolare e aiutare la ragazza.
Il racconto è scritto bene, manca qualche punto alla fine di dialoghi e in parte concordo con quanto espresso da @Petunia, compreso la scelta dei nomi che non aiuta molto.
I personaggi di contorno sono adeguati alle necessità del racconto, che sia pur breve, non è compresso.
Il periodo temporale non è immediatamente intuibile, anche se le scarpe da ginnastica farebbero pensare agli anni ’80. Mi informerò.

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Messaggio Da Antonio Borghesi Gio Lug 29, 2021 5:08 pm

Manca il paletto del tempo. Siamo nel 29 o nell'80? Nemmeno i delfini parlanti ce ne offrono uno spunto. Lo hai dimenticato completamente o io non l'ho proprio  trovato. Il tuo fiabesco non è per niente male anche se avrebbe bisogno di una revisione per sistemare alcune cose ma ci saranno altri più bravi di me che ti faranno le pulci.
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Messaggio Da The Raven Ven Lug 30, 2021 1:45 pm

Antonio Borghesi ha scritto:Manca il paletto del tempo. Siamo nel 29 o nell'80? Nemmeno i delfini parlanti ce ne offrono uno spunto. Lo hai dimenticato completamente o io non l'ho proprio  trovato. Il tuo fiabesco non è per niente male anche se avrebbe bisogno di una revisione per sistemare alcune cose ma ci saranno altri più bravi di me che ti faranno le pulci.

INTERVENTO DI MODERAZIONE


Il racconto è in gara e quindi tutti i paletti richiesti dallo step sono soddisfatti.
Spesso sono nascosti e non immediati, ma sono presenti.
Lo Staff

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                                                                                         del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento
sarà libera mai!
Quel vizio che ti ucciderà
non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
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Messaggio Da paluca66 Sab Lug 31, 2021 9:05 pm

Manca il paletto del tempo. Siamo nel 29 o nell'80?
Parto da questa osservazione di Antonio perché volevo iniziare il mio commento proprio facendoti i complimenti per come avevi portato il lettore nel 1980, anno della proclamazione dell'indipendenza delle isole Vanuatu, elemento fondamentale della storia, senza il quale, forse, Lelek non sarebbe andato alla festa e non sarebbe stato sbranato dai maiali selvatici.
Il racconto è una bella fiaba anche se la sua anima "noir" la adatta a un pubblico adulto per usare una frase fatta.
So che tra gemelli ci sono dei legami spesso molto particolari che agli altri possono sembrare incomprensibili e quindi l'ossessione di Makal per la perdita di Lelek ci sta tutta al di là di quella frase già evidenziata da altri nel finale con la quale hai voluto dirci molto più di quanto possa sembrare.
Non sto a dilungarmi sullo splendido lavoro fatto da @Petunia, mi limito ad una piccola aggiunta
Prese le scarpe del fratello, le mise nello sgabuzzino ed entrò, scoppiando in lacrime

Prese le scarpe del fratello, le mise nello sgabuzzino ed entrò, lasciando finalmente scorrere le lacrime (per esempio); il verbo "scoppiare" sebbene spesso usato per il pianto, in questo contesto non mi è proprio piaciuto.

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Messaggio Da Ospite Dom Ago 01, 2021 10:59 am

Un bel racconto. Il finale, molto triste, è la parte migliore.
Non mi avventuro nella ricerca dei paletti, non è compito nostro farlo e spesso ci allontaniamo dall'emozione del racconto inutilmente.
Complimenti, lettura piacevole, onestà, densa di sentimenti. La capacità dei delfini nell'accostarsi a situazioni imprevedibili è l'unica cosa che avrei evitato. Troppo abusata in versioni cinematografiche svilisce la storia.

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Messaggio Da gipoviani Dom Ago 01, 2021 11:29 am

Pro
Lodevole il modo di rispettare implicitamente il paletto temporale.
Bella ambientazione resa credibile dalle descrizioni.
E' in grado di creare una certa empatia col protagonista.
Contro
Un scrittura non sempre all'altezza della storia, come qualcun altro ti ha già fatto notare.
"Quando questi le prese, lui venne invaso da dolore violento, subito sostituito da gioia, poi venne il buio e infine la luce avvolse entrambi e poco a poco svanì."
Dovrebbe essere il clou dell'emozione, ma la scrittura non riesce a trasmetterla.
Una storia che comunque, ma questo dipende dai gusti individuali, non mi ha conquistato.
Comunque una bella prova.

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Messaggio Da ImaGiraffe Mer Ago 04, 2021 2:10 pm

Ciao Aut*

Un racconto con il freno a mano tirato. È di piacevole lettura ma sembra non immergersi fino in fondo nelle situazioni. Tutto quello che provo mi viene dalla lettura, non mi smuove nient'altro. 
l'idea di inserire un fatto così particolare come indicatore della data è sicuramente molto interessante e dice parecchio di te. Credo che tu non abbia avuto il tempo necessario per curare al meglio la forma del tuo racconto. 
ti ringrazio e ti faccio i complimenti.
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Messaggio Da Fante Scelto Mer Ago 04, 2021 2:32 pm

Questo racconto ha un potenziale emotivo fortissimo.
La morte del gemello, il rapporto con un delfino parlante, l'amore non corrisposto di Lalal; poi l'ambientazione isolana tropicale che io vado in brodo di giuggiole solo a intuirla: insomma, è una miniera di emozioni che però non hai sfruttato appieno.
Non so bene cosa non abbia funzionato, forse è lo stile troppo raccontato che hai scelto.
So che non è facile scrivere di emozioni senza scadere nel melenso o nel patetico (io ne so qualcosa, aehm) però qui andava fatto quello sforzo, andava cercata la potenza emotiva.
Meno raccontare dall'esterno e più far vivere al lettore questa storia drammatica e delicata assieme.

Detto questo, il racconto è comunque fruibile e in parte fa il suo dovere a livello emotivo.
Non sappiamo cosa sia capitato al povero Lekek (sbranato da che? Forse dopo la morte, ma come è avvenuta?)
Non che sia fondamentale saperlo, ma a me il tarlo è rimasto.
Quella sibillina frase finale sembra lasciare intendere altro e mi ha un po' sconvolto, ma magari è solo un'espressione equivoca?

Ti segnalo anche che usare "barca" come sinonimo di "canoa" è improprio, però potrei sbagliare.

Per il resto, hai avuto una idea spettacolare la cui realizzazione mi lascia con un pochino di disappunto.
Spero di ritagliarti un posticino in cinquina, anche se la concorrenza, lo avrai notato, questa volta è selvaggia.
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Messaggio Da Danilo Nucci Mer Ago 04, 2021 6:34 pm

Arrivando dopo un bel po’ di commenti fatti è difficile dire qualcosa di più. Nonostante qualche ritocco necessario ho letto con piacere il racconto che mi è sembrato scorrevole. I passaggi temporali forse sono stati eccessivi e qualche personaggio un po’ di troppo. Potevi fare a meno della madre della ragazza, come pure della “delfina” che mi sembrano poco funzionali alla storia.
La discesa agli inferi è un classico che si perde nella notte dei tempi (Omero, Dante, il mito di Orfeo, ecc) e stavolta, con una certa originalità, hai scelto la via degli abissi marini per raggiungere l’aldilà.
Mi sarei aspettato un ritorno di Makal dalle profondità ma rispetto la scelta dell’autore e poi… ritornare dagli inferi sembra sempre piuttosto complicato.
Lo sgabuzzino c'è ma poco significativo.
Buona prova, nonostante qualche aggiustamento opportuno.
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Messaggio Da SisypheMalheureux Gio Ago 05, 2021 11:17 am

Caro autore (o autrice), alcuni commentatori ti hanno fatto notare come il paletto temporale sia poco identificabile, altri non sono proprio riusciti a capire quale fosse. 
Per quel che mi riguarda, ho avuto sin dalla prima lettura l'intuizione di identificare il fiferimento temporale in questa frase: «Questo è un giorno eccezionale, fratello, siamo un paese indipendente. Liberi, senza più alcun giogo inglese o francese» disse Lekek, «andiamo a festeggiare a Isangel, di sicuro c’è baldoria.»
Però ho dovuto googlare "Isangel", posto mai sentito nominare in vita mia, per sapere che è la capitale del, per me altrettanto sconosciuto, arcipelago di Vanuatu; che ha effettivamente raggiunto l'indipendenza nel 1980. Sì, io dovrei sicuramente rivedere la mia geografia, ma se per capire la data del paletto devo andare su wikipedia, direi che forse poteva essere esplicitato un po' meglio. Insomma, Vanuatu ha poco più della metà degli abitanti della mia provincia e il lettore medio italiano, (tra cui mi ci metto pure io) non è purtroppo molto disposto ad allargare i propri orizzonti culturali. Se non capisce una cosa o non la sa; non è che la va a cercare: smette di leggere e ne dà giustamente la responsabilità all'autore dello scritto. Bisogna adeguarsi, anche se è triste. 
Detto ciò, mi sono molto piaciuti i due personaggi secondari, madre e figlia, testimoni impotenti di una tragedia quasi annunciata. Per qualche strana ragione queste due donne mi sono rimaste molto più impresse dei delfini, quasi più del protagonista stesso. 
Anche io, come Petunia, ho subito notato la frase «Ora siete di nuovo insieme e non temete, il vostro amore rimarrà segreto» che mi ha fatto riconsiderare i motivi del suicidio di Makal. Una frase sibillina che però, da sola, ha il potere di fornire una seconda possibile chiave di lettura al racconto.
Tutto sommato una discreta prova, perché lo stile è scorrevole, la storia si fa leggere senza intoppi e in molti punti (come quello delle scarpe da ginnastica) secondo me è molto ben mostrata. A rileggerci.

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Messaggio Da Hellionor Dom Ago 08, 2021 2:37 pm

La storia avrebbe un grande potenziale, c'è un lutto forte da metabolizzare che è la perdita non solo di un fratello ma di un gemello. 
Trovo che manchi del trasporto emotivo, che forse si è perso nella narrazione in terza persona. 
Se Makal ci avesse raccontato la storia con la sua voce sono certa che saresti riuscito a rendere la carica emotiva in maniera potente. 
Resta un impianto ben costruito, una sorta di cerchio di continuità tra delfini "magici" (passami il termine) e umani, con un contatto che sembra si ristabilirà con Lalal ( e chissà se anche lei non si faccia portare nelle profondità dai due gemelli o se supererà il suo lutto).
Ci sono aspetti davvero interessanti, una storia che sembra celare molto più di quello che appare nel tuo racconto e che a fine contest mi piacerebbe approfondire (se ti sei basat su leggende del posto, come è nata questa storia etc).
Il mio consiglio è di riprenderlo e lavorare sull'aspetto emozionale, perché la storia merita davvero.

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Messaggio Da Byron.RN Dom Ago 08, 2021 3:35 pm

La storia è bella, emoziona, ha un'ambientazione affascinante e prende spunto da un avvenimento poco noto ma non per questo meno valido o interessante.
Le storie, oltra a intrattenere(funzione primaria per me) devono anche insegnarci o porre la lente su qualcosa che non conosciamo, stuzzicare la curiosità. Il lettore dovrebbe avere il dovere di interessarsi a ciò che non conosce, scoprire aspetti che gli sfuggono, almeno io così m'immagino il popolo di lettori di tutto il mondo.
Sì, il contenuto è valido, l'involucro, la forma, un pò meno.
Soprattutto i dialoghi li ho trovati poco in parte, troppo canonici, abitudinari.
A titolo esemplificativo ti sottopongo l'attacco del dialogo tra il delfino e il protagonista:
Il delfino si erse a fianco della canoa e parlò: «Puoi chiamarmi col mio nome, sai? Ti capisco benissimo. Buongiorno, comunque, e bentornato. Era ora ti facessi vivo.»
Sul volto cupo del ragazzo apparve l’ombra di un sorriso: «Ciao, Awari, come va?» Poi aggiunse, senza attendere risposta: «Ho bisogno di te.»
Non so come dire, mi pare tutto posticcio, ingessato, poco naturale.
Il delfino prima dice che può essere chiamato per nome, poi lo saluta e quindi continua. Tutte parole poco utili, a mio avviso bastava una battuta secca, lapidaria: "Ti stavo aspettando:"
Come risponde il ragazzo? "Ciao Awari? Come va?" Elimina i saluti, i come va, oramai sono divenuti sterili intercalari che innervosiscono i lettori poco pazienti come me. Taglia di nuovo, metti solo "Ho bisogno del tuo aiuto, Awari. Così sappiamo come si chiama il delfino senza che lui dia il permesso al ragazzo.
Cura di più i dialoghi, rendili più naturali, meno ampollosi. Un dialogo sviluppato meglio avrebbe senza dubbio fatto risaltare maggiormente la tua storia.
Ora è solo discreta, anche se ha molto potenziale. Sarebbe potuta essere davvero un'ottima storia.
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Messaggio Da Asbottino Dom Ago 08, 2021 5:47 pm

Storia particolare, così come particolare è l'uso dei paletti. Più nascosti che ostentati. Anche le emozioni restano un po' nascoste. Dichiarate, ma non trasmesse con la potenza che meriterebbero. Espressioni simili a questa:"come se mi avessero strappato una parte del corpo e dell'anima" sono pericolose, soprattutto se piazzate all'inizio di un racconto. Ci dici senza mezzi termini come si sente il  protagonista e a quel punto il lettore pretende di sentirlo davvero. Non basta una dichiarazione.
I gemelli mi hanno sempre intrigato. Narrativamente parlando sono una miniera d'oro. Tra le tante cose che nascondi un po' c'è il loro rapporto. Quello che c'era prima. Dovrebbe essere forse un po' più esplicito. Aiuterebbe a capire la perdita. Credo che un gemello rimasto solo si senta la metà di qualcosa che non c'è più. Quella parte di corpo e anima di cui parli tu. Ma forse l'essere dimezzato può passare attraverso tante piccole cose, gesti, situazioni che puoi descrivere. In quel modo non hai bisogno di dichiararlo, di ricorrere all'anima e al corpo. Il lettore ci arriverebbe da solo.
Il personaggio di Lalal meriterebbe più spazio. Sembra innamorata di Makal, anche se lui sospetta che potesse esserlo del fratello morto, che "gli altri", tutti quelli al di fuori della coppia gemellare, non siano in grado di capire la differenza, non siano in grado di capire quanto lui ha perso. Ecco perché il personaggio di Lalal andrebbe sfruttato di più. Rappresenta una parte di noi, degli sforzi che facciamo per capire la differenza tra i due, per capire la perdita.
La faccio breve. Il racconto, come ti hanno scritto altri, ha delle potenzialità narrative enormi. Qui gratti appena la superficie, credo. Un po' ci dici troppo come stanno le cose e un po' nascondi certe dinamiche avvolgendole in un mistero di cui forse non c'era bisogno.
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Messaggio Da digitoergosum Lun Ago 09, 2021 6:42 am

Ciao Autrice / Autore.

Svegliarsi presto al mattino, bere un caffè e poi leggere il tuo racconto è un ottimo inizio di giornata.

Le pulci.

1. Dialoghi poco naturali. Soprattutto il primo incontro col delfino l'ho trovato inadatto.

2. Alcune frasi sono "scolastiche". Ti faccio un solo esempio, perché è all'inizio del racconto e mi ha subito fermato, invogliandomi a "riscriverla". Ovviamente la riporto e non la riscrivo qui, perché a mio parere, ognuno potrebbe riscrivere ma chi scrive sei tu. "...ora però gli serviva solo una cosa che non usava da qualche tempo, ossia la pagaia." Converrai che suona male.
Però...

Gradimento del testo.

...però la storia, e come l'hai condotta, è costruita bene, e il gradimento è molto alto, entri nei sette (col tuo) selezionati. Non è perfetto ma a mio parere conta poco, perché con l'aiuto di tutti possiamo poi riscriverlo al meglio. Ciò che conta, nella mia valutazione, è quello che un racconto riesce a smuovere. E col tuo sei riuscit@ a toccare certe mie corde, e per questo ti ringrazio. A rileggerti, soprattutto se scrivi sempre così.
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Messaggio Da Achillu Lun Ago 09, 2021 11:27 pm

Ciao Aut-

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Ogni volta che torno a questo racconto lo devo rileggere bene perché purtroppo non mi resta impresso. E non ho capito se è un bene o un male. Non ho capito nemmeno perché ho questa reazione, se dipende da me o dal racconto. Tendenzialmente, non amo i racconti con i punti di vista ballerini, potrebbe essere questo il motivo, anche se il balletto del punto di vista qui ha il suo motivo di essere. Aggiungo anche che non mi piacciono le trame in cui un personaggio debole non si riscatta, nel senso che non vedo un riscatto del protagonista nella situazione finale. Quindi mi sono risposto: in realtà sono io che non vado d'accordo con il racconto. Aggiungo che Lalal e Lisin sono a mio avviso buttate lì, senza un vero senso nella trama e senza uscire dallo stereotipo.
Mi è piaciuto il continuo riferimento al momento poco prima dell'aurora, che dà un senso a e alimenta il titolo, oltre che a scandire il tempo. Mi è piaciuto lo struggimento del protagonista nell'affrontare la perdita del gemello.

Grazie e alla prossima.

______________________________________________________
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Messaggio Da FedericoChiesa Mar Ago 10, 2021 12:53 am

Innanzi tutto grazie a chi è riuscito ad individuare e svelare il riferimento temporale: non era facile.
La storia è originale ma mi ha lasciato parecchie perplessità sia da un punto di vista stilistico che narrativo. 
I dialoghi sono spesso costruiti, anche quello con le due donne.
Conosceva già il delfino o no? Dal dialogo non lo capisco.
"Ora non aveva più un amico umano, doveva trovarne un altro.": perché? È una sorta di missione che ha il delfino.
L'amore tra i due fratelli deve rimanere segreto? Sembra nascondere qualcosa.
Perché hanno abbandonato villaggio e genitori?
Forse nel racconto avresti  dovuto diradare qualche nebbia.
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Messaggio Da vivonic Mar Ago 10, 2021 12:21 pm

Ho seguito con un certo distacco la storia del paletto temporale, ma adesso che sto commentando anche io una cosa voglio dirla. Non siamo pagati da una ricca entità annoiata che ci ha commissionato le nostre storie. Se io quando leggo una cosa resto incuriosito e bisogna che me la vada a cercare, devo solo ringraziare l’Autore. Se questa cosa succede in un concorso letterario, devo fare i complimenti all’Autore e riconoscergli un punto in più, non smuovergli una critica per la sua mancata immediatezza. Io penso fortemente questo, l’ho detto diverse volte e lo ribadisco pure ogni volta che posso. Io non ho proprio idea di quando abbiano ottenuto l’indipendenza le Vanuatu, e così di altri centoventi stati più o meno, ma non è che questa cosa mi disturbi o inceppi la mia lettura o il mio gradimento. Imparo una cosa nuova, probabilmente me ne dimenticherò dopodomani, ma intanto ho letto un racconto originale in grado di darmi un quid in più.
Poi mi ha incuriosito davvero la trama che hai tessuto: chissà se sei un esperto dell’arcipelago, se ti sei documentato sulle leggende popolari, se ti sei inventato tutto di sana pianta… Mi piacerebbe un sacco poterne parlare, se vorrai.
Anche il tema che affronti è molto forte, e mi ha colpito. Poi le emozioni sono personali e ognuno ha i propri rapporti personali, ma di sicuro non mi ha lasciato indifferente.
Ti dico in tutta sincerità la cosa che mi è piaciuta meno del tuo racconto: lo sgabuzzino. Hai creato una storia delicatissima, in cui nulla è ostentato o calcato, e poi non si fa altro che entrare e uscire dal tuo sgabuzzino per tutto il racconto! E che cavolo! Per capirci, avrei preferito uno sgabuzzino a braccetto col 1980.
A me è piaciuto davvero tanto. Ti faccio i miei più sinceri complimenti e rinnovo l’invito a parlarne, se ti va.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da caipiroska Mer Ago 11, 2021 6:04 pm

Un racconto delicato e al tempo stesso misterioso.
Sono molte le cose che rimangono sospese e accendono la curiosità: peccato che tutto rimanga un pò sul vago e non soddisfi pienamente la lettura.
Per esempio: perchè anche se Lekek sembra amare la gente e far baldoria, vive in solitudine con il fratello e non hanno rapporti nemmeno con i genitori? Il delfino è un altro personaggio molto inquietante: dopo averlo portato nell'abisso (praticamente l'ha ucciso...) torna in superficie a cercare un nuovo amico umano: perchè sente il bisogno di fare ciò?
La frase sibillina sul loro amore segreto mi ha lasciata senza parole: cosa ci vuoi far capire, autore?
E poi quella morte strana e atroce nel bosco: abitano lì e non conoscono questo pericolo? Maiali, ratti e seppellimento veloce nel giro di poche ore: non mi sembra una sequenza ben gestita.
Ecco, a mio avviso il racconto doveva essere pianificato meglio: credo che il motivo del loro isolamento sia interessantissimo, ma non ci sono accenni nel testo; come interessante potrebbe essere il delfino che qui ha l'ambigua figura di amico e assassino... Anzi, l'accenno a Lalal che sogna il delfino m'inquieta un pò: non è che forse anche lei, distrutta dal dolore per la perdita dell'amato, gli chiederà di raggiungerlo? Chi è, in definitiva questo delfino?
C'è veramente tanto dentro questo racconto, lo percepisco colmo d'idee folgoranti dai risvolti inaspettati e inquietanti, ma credo che tutta questa carica esplosiva di situazioni e stati d'animo sia rimasta bloccata da qualche parte (forse dal limite di battute...) e non abbia avuto l'occasione di risaltare come meriterebbe. 
Forse avrei scritto la parte in corsivo al presente: gli avrebbe dato un tono più drammatico, immutato, come se la stessa scena si ripetesse sempre uguale, all'infinito. E in realtà è quello che accade nella mente sconvolta di Makal.
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Messaggio Da Akimizu Mer Ago 11, 2021 6:59 pm

Il finale mi ha spiazzato. In positivo. Sino a quel momento avevo letto una storia pregevole, con belle atmosfere e ambientazioni ricche, forse con uno stile un po' ingessato, ma comunque funzionale al ritmo lento, esotico direi, del testo. Il finale invece stravolge tutto e rende molto cupo ciò che rimane. Questi delfini sono quindi malvagi? Magari inconsapevoli? Propendo per il no, perché tutto sembrano tranne che ingenui, anche se la frase: Ora non aveva più un amico umano, doveva trovarne un altro, lascia spazio a interpretazioni.
Bello quindi, una lettura piacevolissima, complimenti e a rileggerci!
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Messaggio Da Molli Redigano Gio Ago 12, 2021 12:34 am

C'è qualcosina da sistemare secondo me, giusto per rendere la forma più scorrevole:

"; ora però gli serviva solo una cosa che non usava da qualche tempo, ossia la pagaia. Inutilizzata, come la canoa, dalla morte del gemello, avvenuta pochi mesi prima e ancora non assimilata del tutto.
Doveva assolutamente parlare con Awari, sfogarsi, cercare di capire."


"; ora però gli serviva solo la pagaia che non usava da qualche tempo. Giaceva inutilizzata, come la canoa, dal giorno della morte del gemello, avvenuta pochi mesi prima e non ancora assimilata del tutto.

Doveva assolutamente parlare con Awari per sfogarsi e cercare di capire."



"e dopo un sospiro entrò nella canoa"

"e dopo un sospiro salì sulla canoa"



"Con fare lento si spinse verso il largo, fermandosi quando si accorse che, volgendo lo sguardo all’indietro, oltre alla sua Tanna si scorgevano Erromango e le isole accanto."

"Con fare lento si spinse verso il largo e si fermò quando si accorse che, guardando indietro, vide la sua Tanna oltre a Erromango e le isole accanto."



"La testa di Makal si alzò dalla branda volgendosi verso di lui."

"Makal alzò il capo dal cuscino guardando verso di lui."




"E trovò. I suoi piedi erano abituati alla terra e al mare, ma un paio di scarpe in tela, da ginnastica, gli sarebbero state utili. Le calzò e partì."




Qui il concetto è chiaro: uno che è abituato a camminare a piedi nudi, ma che può camminare meglio con un paio di scarpe. Non saprei come suggerirti un modo migliore per dire la stessa cosa.







"Non aveva voglia di vedere nessuno, pertanto si immusonì.


Le due donne invece sorridevano e una volta di fronte a lui, l’ovvia domanda posta da Lisin fu: «Come stai, Makal?»"






"Si rialzò e lo guardò in viso, un viso stravolto, del tutto sotto shock, di una persona incapace di parlare. Quasi di respirare, in quel momento.

«Sono stati i maiali selvatici. Probabilmente è caduto e lo hanno assalito, poi sono arrivati i ratti. Abbiamo seppellito quel che rimaneva, ma si è deciso di portarti queste. Per ricordo.»"




Viene descritto il volto di Makal che, sebbene ancora non sia certo di cosa accaduto al fratello, pare saperlo anziché immaginarlo. Va bene. Ma come lo sciamano gli da la notizia, a mio modesto avviso, sembra troppo leggero. Tralasciando il fatto che 'sto Cristo è già morto e sepolto alla faccia del fratello gemello sconvolto.








"Raggiuntolo, si staccò dal delfino e porse le scarpe al fratello.

Quando questi le prese, lui venne invaso da dolore violento, subito sostituito da gioia, poi venne il buio e infine la luce avvolse entrambi e poco a poco svanì."





"Raggiunto Lekek, Makal si staccò dal delfino e porse le scarpe al fratello.

Questi le prese e il gemello venne invaso da un dolore violento, che subito si trasformò in gioia. Prima fu il buio e infine la luce avvolse entrambi svanendo poco a poco."






Racconto un po' criptico che ho letto con piacere per lo spazio interpretativo che l'autore ha voluto lasciare ai suoi lettori. Una cosa è chiara a tutti: il lutto non ancora elaborato di Makal per la scomparsa del fratello gemello.



Non mi è chiaro il finale. O meglio, non lo condivido, per come si è sviluppata la storia. D'accordo, Makal non ha avuto la possibilità di "salutare" Lekek, per cui desidera riportagli le scarpe. Ma mi è sembrato esagerato da parte del protagonista sacrificare la sua stessa vita di fronte al dolore per la perdita di una persona cara. Oppure, tutto ciò è possibile, ma c'è qualcosa che mi è sfuggito o che non sono riuscito a cogliere tra le righe.








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Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344


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Messaggio Da gemma vitali Gio Ago 12, 2021 10:20 am

Un racconto molto affascinante, una fiaba indigena che parla di altri valori, di un mondo lontano.
Si dice che i gemelli percepiscono se l'altro è in difficoltà se soffre. I due gemelli che vivono in simbiosi sono l'uno parte dell'altro. Tormentato dall'assenza del fratello il protagonista vive la sua solitudine,ma gli manca qualcosa per andare avanti.l L'incontro col delfino è naturale, logico, è una fiaba e così ci trascina, non poteva finire altrimenti. L'unica cosa non molto convincente è il motivodella morte del ragazzo nel bosco, forse meritava una descrizione più accurata.
Ottimo lavoro. flower
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Messaggio Da Arunachala Sab Ago 14, 2021 2:30 pm

intanto ringrazio chi mi ha dato il voto, poi Petunia, Byron e Molli per avermi suggerito modifiche che apporterò sicuramente.
e ora vengo ai commenti.
@Susanna @Petunia i nomi sonno tipici della zona. per quanto simili tra loro, sono reali.

@Antonio Borghesi fosse mancato il paletto del tempo il racconto non sarebbe passato. 1980 è l'anno di indipendenza della Reepubblica di Vanuatu, dove si svolge tutto.

@SisypheMalheureux beh, il fatto di averti fatto cercare su google mi inorgoglisce, vuol dire che sono riuscito nell'intento di mascherare alcune cose. non avrebbe dovuto dispiacerti, però.

@Achillu LIsin è relativa, semplicemente la madre di Lalal, ma questa non è buttata lì a caso. è una ragazza innamorata non ricambiata, che nella storia ha la propria parte. potrebbe sorprenderti, un domani.

@FedericoChiesa perdonami, ma che domande fai? forse non hai letto bene la storia. ovvio che si conoscevano, e il dialogo lo fa capire benissimo, il delfino e Makal.
per che motivo il delfino deve avere una missione? non ha più un amico umano e ne vorrebbe un altro, dove sta il problema?
diradare le nebbie significa far vedere le cose troppo ovvie, preferisco celare e fare in modo che chi legge cerchi di capire. certo, non tutti ce la fanno, anche tanto volte non capisco racconti altrui.

per concludere provo a chiarire un piccolo mistero finale, ossia la frase del delfino sull'amore dei due gemelli.
sì, avevano anche rapporti carnali.
e non mi dite che è uno scandalo, conosco personalmente gemelli che hanno avuto rapporti tra loro. poi hanno preso le loro strade, ma da ragazzi li hanno avuti.
maschi e femmine, senza problemi.

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