La via del sale
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 13 - L'autorimessa
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La via del sale
La luce filtrava attraverso la finestrella dal vetro terribilmente opaco, riflettendosi sulle incrostazioni dei muri. L’umido che trasudava dall’intonaco cadente brillava come tanti diamanti sulla parete di una miniera. Dal suolo evaporava quel fresco buono della terra che d’estate è un sollievo contro la canicola e d’inverno antidoto contro il secco del gelo.
Giovanni giaceva a braccia conserte davanti al pesante portone di legno della stalla. Una stalla, lo ricordava bene. Da piccolo, con tutta la sua famiglia, andava in quel luogo denso di vapori e miasmi per sfuggire al freddo della stagione più infausta. Un bicchiere di latte tiepido appena munto conciliava il sonno dei più piccoli; gli uomini discorrevano delle faccende di paese tra un bicchiere e l’altro; le donne, quasi isolate nel loro cantuccio, cantavano a bassa voce accompagnate dalla metallica melodia dei ferri da maglia in sottofondo.
Giovanni non poté evitare di essere assalito da quei ricordi, ma il suo intento era chiaro: basta stalle, da quel giorno la stalla sarebbe diventata una vera e propria autorimessa. Niente più vacche né riunioni di famiglia.
Si mise al lavoro di buona lena. Cominciò rasando tutte le pareti, tappò i buchi e rifece l’intonaco. Grattò con precisione le travi del tetto dando loro nuova vita. Sostituì i coppi rotti e sistemò quelli traballanti. Il vetro della finestrella tornò lucido e splendente.
Giovanni si passò il dorso della mano sulla fronte imperlata di sudore. Grondava gocce da ogni poro del suo corpo. Guardò la sua opera soddisfatto. Eppure non aveva ancora finito.
Pensò a come sistemare il pavimento. Voleva andare oltre la terra battuta. Da principio pensò di rivestire in legno, utilizzando assi di recupero che avrebbe rimediato dalle coorti vicine. Si compiacque per la bella idea, peccato che la permeabilità del terreno sottostante le avrebbe fatte marcire alla prima pioggia abbondante.
Il progetto di Giovanni si arenò per qualche tempo facendolo piombare nello sconforto quasi totale. Le fatiche dei giorni precedenti sembravano essere state inutili. «Stalla era e stalla deve rimanere», si disse più volte.
Non poteva e non doveva essere così. Cambiare vuol dire strizzare l’occhio al futuro. Improvvisamente ringalluzzito dal pensiero, Giovanni prese pala e picco e iniziò a scavare il terreno dal perimetro verso il centro, da sinistra verso destra, con il portone d’entrata alle spalle. Scavò una quarantina di centimetri in profondità: pensava a una base di cemento di circa venti centimetri prima di creare un vero e proprio pavimento di mattoni pieni a vista. S’immaginava il lavoro finito, pregustava la soddisfazione e si faceva già i complimenti: una vera autorimessa.
Un rivolo di sudore scivolò lungo la schiena di Giovanni. Un altro dall’incavo del gomito, giù fino all’impugnatura della mano sul piccone. Diede un altro colpo deciso e gli sembrò di aver colpito qualcosa di metallico. Picchiò allora con meno vigore, un colpo dietro l’altro, sempre più lentamente, come se stesse suonando uno strumento musicale a percussione. Sotto terra c’era qualcosa: un baule, un forziere, una scatola o qualcosa di simile.
Se fosse stato un tesoro? «Al diavolo l’autorimessa», pensò subito Giovanni, ricominciando a scavare con gran foga, morso dal ragno della curiosità.
In effetti fu un baule a venire alla luce. Un contenitore di discrete dimensioni, con i bordi in acciaio, ormai arrugginiti. Il legno sembrava aver tenuto all’umidità nonostante molte macchie biancastre erano il segno inequivocabile dell’azione delle muffe.
Un colpo di picco seguito da una scintilla fece saltare il lucchetto che chiudeva il baule. Giovanni fece un bel respiro prima di spalancare il coperchio. Lo alzò di un paio di centimetri ma la paura lo assalì con prepotenza: se ci fosse stato un cadavere? «Farò finta di niente e lo rimetterò al suo posto, una gettata di cemento e via» esclamò Giovanni sottovoce. Risoluto con le parole, molto meno nei fatti: se avesse trovato un cadavere non avrebbe più dormito fino alla fine del suoi giorni, tormentato dal rimorso.
Il sole stava per fare capolino all’orizzonte e dopo qualche minuto il buio l’avrebbe fatta da padrone. «Magari potessi avere l’energia elettrica» si disse Giovanni, promettendosi subito dopo che la luce elettrica sarebbe stato il suo prossimo investimento, per tutta la casa e per la sua autorimessa nuova di zecca.
«Sale?» urlò incredulo. Un baule pieno di sale. C’erano tre strati di sacchi di sale, da un kilo ciascuno. Giovanni li contò, una cinquantina. Sul fondo del baule uno strato sottile di pacchetti di sigarette nazionali senza filtro.
Giovanni stava per buttare tutto per aria: voleva gettare il sale nel torrente d’irrigazione che scorreva poco vicino a casa sua e bruciare tutte le sigarette nel camino. Lui, che nemmeno fumava!
Qualcosa però lo fece desistere dai suoi iracondi propositi. Non riuscì a spiegarsi quale forza della natura, come se lo comandasse a bacchetta, fece in modo che rimettesse tutto in ordine nel baule, lo richiuse e lo mise in un angolo della stanza. Come se fosse un prezioso tesoro. Un tesoro che Giovanni non sapeva ancora di aver trovato.
«Suvvia, Rossana, non fare la timida!» disse Giovanni senza nascondere la sua felicità.
Rossana giaceva a qualche metro da lui, lucida e splendente. Giovanni si accese una sigaretta.
«Ti apro il portone» disse espirando, «dai un’occhiata». Fece l’occhiolino.
L’autorimessa era magnifica. Travi lucide, pareti di bianco opaco, pavimento di mattoni a vista precisamente incasellati come fossero tasselli di un mosaico liscio e colorato.
«Allora?» allargò le braccia Giovanni guardando Rossana. «Ti accompagno» continuò con voce melliflua. Cinse Rossana con delicatezza e la portò dentro l’autorimessa. La lasciò sul lato destro e si allontanò da lei, indietreggiando, di tre passi. La luce filtrava dalla finestrella e rifletteva sulla superficie concava del serbatoio di Rossana, una moto Guzzi Airone che Giovanni aveva deciso di chiamare così. Dopo tutto, l’idea di trasformare la vecchia stalla in un garage era nata proprio per dare ricovero al sogno di un giovane che quel giorno era diventato realtà.
L’entusiasmo di quei giorni avevano fatto dimenticare a Giovanni tutti i quesiti che si era posto circa il baule ritrovato. Domande e dubbi ai quali soltanto una persona poteva rispondere: considerato che suo padre fu dato per disperso durante la prima guerra mondiale, soltanto la madre poteva saperne qualcosa.
Passarono molti giorni prima che Giovanni decidesse di affrontare sua madre, ben conscio di quanto fosse ignara del ritrovamento. L’idea di porre fine a quell’incubo fatto di domande senza risposta maturò dopo molti chilometri in sella a Rossana, in giro per le campagne dalle strade sterrate a ingoiare quintali di polvere. Lo spettro di un’altra guerra aleggiava all’orizzonte, tuttavia non c’era collegamento logico con il baule ritrovato in garage. Non ancora almeno. Giovanni doveva sapere.
«Giovannino,» esclamò la madre, «dimmi ciò che ti angustia», sorrise, il viso segnato dalle rughe e dal dolore.
«Mamma, come sai che ho qualcosa da chiederti?» rispose il figlio con tono distaccato, per nulla sorpreso.
«Sono tua madre, bambino mio» sorrise lei.
«Come sai ho trasformato la stalla in autorimessa,» esordì Giovanni.
«Sei tu il capo famiglia. Finché tuo padre non ritornerà, puoi disporre della casa come credi» rispose laconica la donna.
“Ancora credi che mio padre tornerà, vecchia stupida!” pensò Giovanni. Sentì il cuore spezzarsi, gli ribolliva il sangue: «Già, e sono contento del lavoro che ho fatto» si limitò a dire dissimulando la rabbia e il dolore.
La madre lo guardava attendendo che Giovanni parlasse ancora: «Ho trovato un baule sepolto nella stalla…».
«Pieno di sale e sigarette» continuò l’anziana.
«Come fai a saperlo?» ribatté Giovanni, stavolta visibilmente sorpreso.
«Zio Manlio me lo disse. Mi parlò del contenuto ma non del luogo in cui era stato occultato. Sono contenta che tu l’abbia trovato.»
Giovanni socchiuse gli occhi in attesa di altre informazioni che a qual punto bramava di conoscere: «Tuo zio Manlio era una persona intelligente. In trincea, durante la grande guerra, vide morire molti uomini. Al suo ritorno, si rese conto dello stato in cui era ridotto il nostro paese. Toccò con mano le conseguenze della carestia che la guerra aveva portato con sé. In un certo senso capì che tutto quell’orrore avrebbe potuto ripetersi in futuro. Fu così che decise di acquistare beni come sale e tabacco. Accumularli, in modo da rivenderli al momento giusto e guadagnare molti quattrini.»
«Zio Manlio?» esclamò Giovanni. E aggiunse: «Papà sapeva qualcosa di questo baule?»
«Come ti ho detto tuo zio era una persona intelligente. Aveva intuito persino la sua prossima morte. Tuo padre non tornava e mi disse di avergli inviato una lettera rivelando il nascondiglio del baule in modo che potesse essergli utile qualora lui non ci fosse stato. Aveva capito tutto. Quando tuo padre tornerà saprà che farne del contenuto».
«Mio padre non tornerà!» sbottò Giovanni. «Un’altra guerra è alle porte e sarò io a vendere il contenuto del baule a tutti i morti di fame che busseranno alla nostra porta. Con i soldi compreremo una nuova casa, con una nuova autorimessa che riempirò di tante Rossana!»
La madre allargò le braccia e il figlio le andò incontro. Piansero fino all’alba di un nuovo giorno.
Quando la saracinesca si aprì il silenzio fu squarciato di netto. I corvi volarono via spaventati. Davanti all’entrata del garage s’era appena fermato un furgone bianco senza insegne. Nessuna scritta, nessun logo. Tutti sapevano che era il mezzo della locale impresa di pompe funebri.
Le pareti del garage erano ancora quelle originali: trascorsi tanti anni avevano solo qualche macchia di muffa. Il vecchio pavimento di mattoni pieni era celato da uno strato di piastrelle. C’era la luce elettrica, erano sparite le travi e i coppi poiché ora l’autorimessa stava sotto una villa più grande. Nel giro di qualche decina di minuti le pareti del garage furono coperte da tessuti raffiguranti immagini sacre, mentre sul pavimento fu posato uno spesso tappeto. Corone di fiori giacevano ai lati e fin sulla strada. Una piccola folla iniziò a radunarsi davanti al garage. Nessuno osò pregare fino all’arrivo del feretro, trasportato a spalle dal piano superiore attraverso una stradina laterale. Fu posato al centro dell’autorimessa. Un’autorimessa ardente, la finestrella oscurata dai teli funebri e soltanto quattro candele dalla luce fioca e tremolante che sembravano soccombere all’oscurità di quel triste giorno. Giovanni sorrideva, certamente: quello era il posto dove avrebbe voluto fermarsi ancora prima dell’ultimo viaggio.
La notizia della scomparsa di Giovanni ebbe una grande eco in tutto il paese e nelle zone limitrofe dove era conosciuto come Giovannino del Sale. Tutto iniziò durante le prime battute della seconda grande guerra. Zio Manlio c’aveva davvero visto lungo. Iniziarono a scarseggiare tutti i beni di prima necessità e il sale era fra questi. Anche la fornitura di tabacchi lavorati subì un considerevole rallentamento. Erano meno richiesti poiché gli uomini adulti, o almeno la maggior parte, si trovava al fronte a combattere. Rimanevano soltanto anziani e chi come Giovanni era scampato alla guerra essendo figlio di un disperso nella guerra precedente.
Come zio Manlio, anche Giovanni provò a guardare oltre. Dopo il ritrovamento del baule col sale, iniziò ad accumulare sapone di Marsiglia pensando che un giorno avrebbe scarseggiato nel giro del commercio regolare. Come se fosse un specie di simbolo d’igiene che avrebbe contribuito a evitare epidemie tra la popolazione. A suo tempo, capì di aver visto giusto.
Non fu difficile, una volta che i beni in effetti scarseggiarono, spargere la voce in paese. Tutti sapevano dove reperirli e lo avrebbero fatto comunque, ciascuno secondo la propria disponibilità economica. Giovanni vendette il primo sacchetto di sale a un mezzadro già anziano. Era sudicio e con le scarpe tutte rotte dalle quali spuntavano le unghie dei piedi nere come la pece. Non aveva tutti i soldi necessari: «Per questa volta va bene così, ma alla prossima non tornare senza denaro!» intimò Giovanni al mezzadro che indietreggiava senza smettere d’inchinarsi.
Molte altre volte Giovanni pronunciò quella frase. Alla fine di ogni giornata tornava da sua madre per consegnare il guadagno. La donna contava avidamente banconote e monete, con un sorriso beffardo disegnato sulla faccia. Giovanni, guardando la madre compiacersi e specchiarsi nel denaro sul tavolo, si rendeva conto di come il suo operato facesse leva sulla disperazione della gente, sulla loro povertà. Eppure gli sembrava impossibile poter uscire da quella giostra infernale che lui stesso aveva iniziato, si sentiva manovrato come un burattino, un burattino dal cuore di sale. Spesso di notte si svegliava di soprassalto, in un bagno di sudore, con ancora addosso la paura scatenata da un incubo indefinito. In quel momento gli pareva di sentire nelle orecchie la risata sguaiata di zio Manlio. «Sei un pescecane!» gli sussurrava. Giovanni non era così.
Giovannino del sale era il suo soprannome. Il diminutivo era dovuto alla sua persona minuta e di bassa statura non certo per la bontà d’animo o la solidarietà di spirito. Era odiato da tutti poiché nessuno poteva fare a meno di acquistare il sale da lui.
La vendita clandestina era proibita. Vietata ma spesso tollerata. Si diceva che anche i soldati tedeschi, soprattutto dopo l’otto settembre, si recassero da Giovanni per acquistare il sale. Sulle loro mappe topografiche la via dove si trovava la casa del venditore era segnata come die Salzstrasse.
Nonostante questo Giovanni, sua madre e tutti suoi familiari dovettero subire perquisizioni continue, vessazioni e violenze gratuite da parte delle forze occupanti che mal tolleravano la presenza sul territorio di una figura “forte” come Giovanni.
La trasformazione da uomo avido e senza scrupoli a benefattore capace di aiutare tutti i più bisognosi fu pressoché repentina e spiegabile, in parte, a causa del disprezzo della madre nei confronti della popolazione stremata dalla guerra in nome del superiore dio denaro. Ella non nascondeva la sua soddisfazione per la guerra, anzi avrebbe voluto che non finisse mai. I fantasmi che accompagnarono il cammino di Giovanni si fecero sempre più insistenti e minacciosi da quando decise di donare anziché vendere. La madre, non vedendo più suo figlio portare gli incassi della giornata, ebbe un sospetto, presto confermato dalla domestica che aveva sguinzagliato per spiare il figlio.
«Giovannino!» tuonò la vecchia, «stai tradendo l’onore della tua famiglia! Sei un diavolo!»
«Tu sei un diavolo!» rispose lui puntandole il dito, «ma non riuscirai a trascinarmi nel tuo inferno!»
Gli occhi della vecchia lo fissavano infuocati dalla rabbia. Giovanni le oppose il suo sguardo, freddo come i cristalli di sale.
Esaurito il sale, finite le sigarette anche grazie ai suoi polmoni, Giovanni compì l’ultima azione che lo riabilitò definitivamente agli occhi dei suoi paesani e non solo. Dopo l’otto settembre la pressione degli occupanti tedeschi si fece sempre più asfissiante. Cercavano ebrei e partigiani, casa per casa. Roberto e Anita Levi erano entrambi insegnanti, licenziati subito dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali. Il cerchio intorno a loro si stringeva sempre di più. Dovevano fuggire di notte, al più presto, attraverso i boschi per non destare sospetti e con il rischio di incappare in qualche rastrellamento dei partigiani.
Qualcuno chiese aiuto a Giovannino del sale. Senza pensarci due volte egli spalancò la porta dell’autorimessa: «Rossana sarà felice di portarvi in salvo» disse con gli occhi pieni di lacrime.
Giovannino ha saputo aggiustare il condimento della sua vita attraverso azioni tanto semplici quanto decisive. La via del sale ha solcato il suo cuore, in un percorso che baluginava, costante, nel buio.
Il suo ultimo sguardo fu per un cielo salato di stelle.
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Re: La via del sale
Inizio con un'osservazione, magari stupida. Nel baule ci sono i sacchi di sale in cima, cinquanta da un Kg per 50 Kg, e sotto le sigarette. Non era meglio invertire? 50 Kg non rischiano di schiacciare le sigarette e renderle infumabili?
A parte questo il racconto parte molto bene. C'è un lavoro di fino nelle descrizioni e la stalla/autorimessa è davvero protagonista, almeno fino al ritrovamento del baule. Poi c'è un blocco dove le protagoniste sono invece Rossana e la madre, ovviamente contrapposte negli affetti di Giovanni. E non sfugge il tentativo di sviare un po' il lettore, restando sul vago e presentando Rossana che giace a pochi metri da Giovanni quasi come se fosse una donna invece di una moto.
Poi c'è un salto temporale, che devo ammettere non è chiarissimo, e l'autorimessa diventa una specie di camera ardente per Giovanni.
Da lì il racconto va di fretta cercando di colmare il salto, forse un po' troppo di fretta, e le descrizioni minuziose dell'inizio lasciano spazio a una prosa quasi storica, tanto che ho avuto il dubbio se il personaggio fosse reale piuttosto che inventato. Ho fatto un salto su Google alla veloce e non ho trovato nulla, ma magari la mia ricerca è stata troppo frettolosa.
Nel complesso il racconto è scritto bene. Diciamo che dal punto di vista della stanza va bene ma fino a un certo punto. La stanza serve per il ritrovamento del baule e sarà il suo contenuto a forgiare il personaggio di Giovanni. Chiaro è che sarebbe stato più centrato se fosse stata la stanza a rendere Giovanni ciò che è.
Un buon lavoro, di cui forse rivedrei la costruzione temporale, piuttosto rinunciando a raccontare tutte la vita del protagonista.
A parte questo il racconto parte molto bene. C'è un lavoro di fino nelle descrizioni e la stalla/autorimessa è davvero protagonista, almeno fino al ritrovamento del baule. Poi c'è un blocco dove le protagoniste sono invece Rossana e la madre, ovviamente contrapposte negli affetti di Giovanni. E non sfugge il tentativo di sviare un po' il lettore, restando sul vago e presentando Rossana che giace a pochi metri da Giovanni quasi come se fosse una donna invece di una moto.
Poi c'è un salto temporale, che devo ammettere non è chiarissimo, e l'autorimessa diventa una specie di camera ardente per Giovanni.
Da lì il racconto va di fretta cercando di colmare il salto, forse un po' troppo di fretta, e le descrizioni minuziose dell'inizio lasciano spazio a una prosa quasi storica, tanto che ho avuto il dubbio se il personaggio fosse reale piuttosto che inventato. Ho fatto un salto su Google alla veloce e non ho trovato nulla, ma magari la mia ricerca è stata troppo frettolosa.
Nel complesso il racconto è scritto bene. Diciamo che dal punto di vista della stanza va bene ma fino a un certo punto. La stanza serve per il ritrovamento del baule e sarà il suo contenuto a forgiare il personaggio di Giovanni. Chiaro è che sarebbe stato più centrato se fosse stata la stanza a rendere Giovanni ciò che è.
Un buon lavoro, di cui forse rivedrei la costruzione temporale, piuttosto rinunciando a raccontare tutte la vita del protagonista.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: La via del sale
brillava come tanti diamanti sulla parete di una miniera./ i diamanti sono grezzi enon brillano! ; Giovanni giaceva a braccia conserte; Stava sdraiato per terra?; rimediato dalle coorti vicine; Saranno le corti e non le coorti! morso dal ragno della curiosità; Di solito è un tarlo e non un rgano: nonostante molte macchie biancastre erano il segno inequivocabile; Erano il segno /fossero il segno: Il sole stava per fare capolino all’orizzonte e dopo qualche minuto il buio l’avrebbe fatta da padrone.; Fare capolino significa salire non scendere come fa il sole" Rossana giaceva a qualche metro da lui, lucida e splendente. Anche se è una moto non giace ma sta ritta! Ce ne sono molte altre d'incongruità ma mi fermo qui. Tutto il racconto è assurdo a partire di quei 50 chili di sale che dopo la guerra lo fanno ricco: a quanto il chilo? E anche le sigarette che non sono rimaste schiacciate da quel peso lo aiutano nella sua ricchezza? Tutto è assurdo e scritto con approssimazione.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: La via del sale
Purtroppo in questo racconto ci sono tanti inciampi grammaticali e lessicali da segnalare:
- Giovanni giaceva a braccia conserte "Giaceva" me lo fa immaginare steso a terra
- Giovanni prese pala e picco e iniziò a scavare
- nonostante molte macchie biancastreerano fossero il segno inequivocabile dell’azione delle muffe
- Un colpo di picco seguito da una scintilla
- non avrebbe più dormito fino alla fine del suoi giorni,
- Il sole stava per fare capolino all’orizzonte e dopo qualche minuto il buio l’avrebbe fatta da padrone se il sole fa capolino è l'aba e non il tramonto.
- Non riuscì a spiegarsi quale forza della natura, come se lo comandasse a bacchetta, fece in modo che rimettesse tutto in ordine nel baule, lo richiudesse e lo mettesse in un angolo della stanza.
- Rossana giaceva a qualche metro da lui,
- Come se fosse una specie di simbolo d’igiene
È chiaro che il giudizio finisce per essere influenzato da tutto quanto sopra che penalizza un racconto nato e sviluppato su una bella idea che si è un po' persa strada facendo.
Alcune piccole incongruenze mi hanno lasciato perplesso come le sigarette che stanno e resiostono tanto tempo sotto il peso di 50 Kg, come l'arricchimento con soli 50 Kg di sale e qualche stecca di sigarette; mi è piaciuta la conversione di Giovanni mentre la mamma che sembra una sprovveduta in attesa di un marito presumibilmente morto in guerra si rivela unavera e propria strega.
Forse alla fine a penalizzare il racconto è il "troppo", troppa carne al fuoco per così poche battute, dovevi scegliere cosa tagliare e dare più forza e rilevanza a ciò che rimaneva.
Mi spiace.
- Giovanni giaceva a braccia conserte "Giaceva" me lo fa immaginare steso a terra
- Giovanni prese pala e picco e iniziò a scavare
- nonostante molte macchie biancastre
- Un colpo di picco seguito da una scintilla
- non avrebbe più dormito fino alla fine del suoi giorni,
- Il sole stava per fare capolino all’orizzonte e dopo qualche minuto il buio l’avrebbe fatta da padrone se il sole fa capolino è l'aba e non il tramonto.
- Non riuscì a spiegarsi quale forza della natura, come se lo comandasse a bacchetta, fece in modo che rimettesse tutto in ordine nel baule, lo richiudesse e lo mettesse in un angolo della stanza.
- Rossana giaceva a qualche metro da lui,
- Come se fosse una specie di simbolo d’igiene
È chiaro che il giudizio finisce per essere influenzato da tutto quanto sopra che penalizza un racconto nato e sviluppato su una bella idea che si è un po' persa strada facendo.
Alcune piccole incongruenze mi hanno lasciato perplesso come le sigarette che stanno e resiostono tanto tempo sotto il peso di 50 Kg, come l'arricchimento con soli 50 Kg di sale e qualche stecca di sigarette; mi è piaciuta la conversione di Giovanni mentre la mamma che sembra una sprovveduta in attesa di un marito presumibilmente morto in guerra si rivela unavera e propria strega.
Forse alla fine a penalizzare il racconto è il "troppo", troppa carne al fuoco per così poche battute, dovevi scegliere cosa tagliare e dare più forza e rilevanza a ciò che rimaneva.
Mi spiace.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: La via del sale
Ciao Penna. Non avevo ancora letto i commenti dei nostri colleghi, ma praticamente tutti gli errori formali segnalati li avevo anch'io rilevati. Il tuo è un lavoro simpatico e un poco ingenuo, dove si scorge un'idea e un motivo per caratterizzare i personaggi, forse non pienamente sviluppata. Interessante il titolo, ma lo svolgimento non sembra in grado di ambire a poco più della simpatia e della riconoscenza per aver partecipato alla kermesse. A rileggerci, cara Penna.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: La via del sale
Un racconto che mi ha lasciata con tante perplessità, sia pure con una trama originale e assolutamente plausibile, se appena appena si conosce un po’ della nostra Storia.
Lo stile è un po’ ondivago: a tratti semplice e di agevole lettura, per poi intrappolarsi in frasi un po’ contorte, con tempi verbali da sistemare.
Parto dalle più semplici: Mi chiedo come ridurrebbero cinquanta chili di qualunque cosa delle stecche di sigarette, oltretutto uno strato sottile. Se ci sono segni di muffa, l’umidità c’è e che effetto avrebbe sul tabacco, in cui le muffe attecchiscono bene? Domanda da non fumatrice. E ancora: cinquanta chili di sale quanto durerebbero, seppur venduti in piccole porzioni? Ne ha acquistato altro?
L’altra mia perplessità: perché Giovanni è astioso verso il padre, tanto da usare toni cattivi quando ne parla con la madre? Non so, Giovanni viene presentato come persona caratterialmente problematica: adora la sua moto, odia il padre; discute con la madre e poi piangono assieme. Prima sfrutta la povera gente, si arricchisce e poi diventa benefattore, avendo la meglio sulla madre, donna che inizialmente sembrava mite e poi…
Un racconto che a mio parere andrebbe sistemato un po’, asciugando certe parti e al contempo dando più spazio a quella che pare una sorta di redenzione, le cui cause (il sogno dello zio) sono liquidate frettolosamente, con l’aggiunta nel finale dell’aiuto per la fuga dei due ebrei che dovrebbe riabilitare Giovanni.
Molta carne al fuoco, ognuna con la sua parte di utilità per la trama, ma - soprattutto nell’ultima parte - un po’ forzata, addirittura con una “rimessa” ardente.
I fantasmi che accompagnarono il cammino di Giovanni si fecero sempre più insistenti e minacciosi da quando decise di donare anziché vendere - perché insistenti e minacciosi se lui sta diventando un benefattore? Significa che quest decisione non lo soddisfa pienamente?
Ho imparato comunque una cosa nuova: picco, come altra denominazione del piccone.
Le mie note
In qualche punto la punteggiatura sarebbe da sistemare, così come le forme verbali.
macchie biancastre erano - fossero il segno inequivocabile
Spalancare il coperchio - meglio alzare il coperchio (spalancare lo vedo più per un a porta)
del suoi giorni - dei suoi giorni
Il sole stava per fare capolino - se arriva il buio, il sole sta tramontando, non può far capolino
kilo - meglio chilo anche se kilo è accettato, ma inusuale
dai suoi iracondi propositi: iracondi mi pare eccessivo. Bastava proposito
…comandasse a bacchetta… fece - facesse... lo richiuse - richiudesse e lo mise mettesse in un angolo della stanza
che suo padre fu dato - era stato dato
Piansero fino all’albadi un nuovo giorno -
Un’autorimessa ardente
un specie - una specie.
Lo stile è un po’ ondivago: a tratti semplice e di agevole lettura, per poi intrappolarsi in frasi un po’ contorte, con tempi verbali da sistemare.
Parto dalle più semplici: Mi chiedo come ridurrebbero cinquanta chili di qualunque cosa delle stecche di sigarette, oltretutto uno strato sottile. Se ci sono segni di muffa, l’umidità c’è e che effetto avrebbe sul tabacco, in cui le muffe attecchiscono bene? Domanda da non fumatrice. E ancora: cinquanta chili di sale quanto durerebbero, seppur venduti in piccole porzioni? Ne ha acquistato altro?
L’altra mia perplessità: perché Giovanni è astioso verso il padre, tanto da usare toni cattivi quando ne parla con la madre? Non so, Giovanni viene presentato come persona caratterialmente problematica: adora la sua moto, odia il padre; discute con la madre e poi piangono assieme. Prima sfrutta la povera gente, si arricchisce e poi diventa benefattore, avendo la meglio sulla madre, donna che inizialmente sembrava mite e poi…
Un racconto che a mio parere andrebbe sistemato un po’, asciugando certe parti e al contempo dando più spazio a quella che pare una sorta di redenzione, le cui cause (il sogno dello zio) sono liquidate frettolosamente, con l’aggiunta nel finale dell’aiuto per la fuga dei due ebrei che dovrebbe riabilitare Giovanni.
Molta carne al fuoco, ognuna con la sua parte di utilità per la trama, ma - soprattutto nell’ultima parte - un po’ forzata, addirittura con una “rimessa” ardente.
I fantasmi che accompagnarono il cammino di Giovanni si fecero sempre più insistenti e minacciosi da quando decise di donare anziché vendere - perché insistenti e minacciosi se lui sta diventando un benefattore? Significa che quest decisione non lo soddisfa pienamente?
Ho imparato comunque una cosa nuova: picco, come altra denominazione del piccone.
Le mie note
In qualche punto la punteggiatura sarebbe da sistemare, così come le forme verbali.
macchie biancastre erano - fossero il segno inequivocabile
Spalancare il coperchio - meglio alzare il coperchio (spalancare lo vedo più per un a porta)
del suoi giorni - dei suoi giorni
Il sole stava per fare capolino - se arriva il buio, il sole sta tramontando, non può far capolino
kilo - meglio chilo anche se kilo è accettato, ma inusuale
dai suoi iracondi propositi: iracondi mi pare eccessivo. Bastava proposito
…comandasse a bacchetta… fece - facesse... lo richiuse - richiudesse e lo mise mettesse in un angolo della stanza
che suo padre fu dato - era stato dato
Piansero fino all’alba
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: La via del sale
Non mi ripeto su dubbi e perplessità già citiati dagli amici nei precedenti commenti. C'è un'idea di fondo interessante. Un individuo (una famiglia) si arricchisce grazie al mercato nero, speculando sul bisogno e sulla guerra (tanto che la madre spera che questa guerra non finisca mai) poi qualcosa cambia nel protagonista e lo trasforma da speculatore a benefattore, da odiato a osannato. Però qualcosa manca. E c'è troppo di troppo.
Manca quel momento di lotta interiore che trasforma il protagonista. O, forse, nella visione così globale del racconto, questo momento è talmente diluto da risultare invisibile. Forse avresti dovuto sviluppare un focus sui passaggi salienti, anche a costo di sacrificare la visione d'insieme. Così sembra davvero la sinossi di un romanzo.
Interessante ma da rivedere.
Grazie.
Manca quel momento di lotta interiore che trasforma il protagonista. O, forse, nella visione così globale del racconto, questo momento è talmente diluto da risultare invisibile. Forse avresti dovuto sviluppare un focus sui passaggi salienti, anche a costo di sacrificare la visione d'insieme. Così sembra davvero la sinossi di un romanzo.
Interessante ma da rivedere.
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CharAznable- Maestro Jedi
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Re: La via del sale
Ciao autore
devo ammettere che ho faticato un po’ a leggere il racconto complice una scrittura non troppo fluida. Non so più quante volte ho contato il nome Giovanni… troppe. La storia ha un potenziale ma in un racconto breve secondo me è più efficace concentrarsi su un episodio in particolare e non fare u a sorta di sinossi di tutta una vita. Il tutto appare un po’ freddo e infarcito di imprecisioni. Buona l’idea, meglio la parte iniziale. Grazie e complimenti per la partecipazione.
devo ammettere che ho faticato un po’ a leggere il racconto complice una scrittura non troppo fluida. Non so più quante volte ho contato il nome Giovanni… troppe. La storia ha un potenziale ma in un racconto breve secondo me è più efficace concentrarsi su un episodio in particolare e non fare u a sorta di sinossi di tutta una vita. Il tutto appare un po’ freddo e infarcito di imprecisioni. Buona l’idea, meglio la parte iniziale. Grazie e complimenti per la partecipazione.
Petunia- Moderatore
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Re: La via del sale
La trama del racconto è veramente ottima, forse una delle migliori dello step.
Quello che mi salta all'occhio, oltre agli errori e alla difficoltà di lettura già menzionati da chi mi ha preceduto, è questa differenza tra la prima parte e la seconda. L'impressione è che l'autore si sia trovato con l'acqua alla gola e abbia affrettato il racconto nella seconda parte.
Un consiglio che mi sento di darti, anche se non richiesto, è di alleggerire le frasi sin dall'inizio. La trama è già dinamica di per sé, e quindi non c'era bisogno di dettagli troppo descrittivi come, ad esempio:
'Un rivolo di sudore scivolò lungo la schiena di Giovanni. Un altro dall’incavo del gomito, giù fino all’impugnatura della mano sul piccone.'
Frasi come questa hanno occupato spazio che poteva essere utilizzato per approfondire gli aspetti più intimi della vicenda o per sviluppare ulteriormente la trama. Considera di semplificare il linguaggio e di focalizzarti maggiormente sugli elementi chiave della storia per rendere il racconto ancora più coinvolgente.
Quello che mi salta all'occhio, oltre agli errori e alla difficoltà di lettura già menzionati da chi mi ha preceduto, è questa differenza tra la prima parte e la seconda. L'impressione è che l'autore si sia trovato con l'acqua alla gola e abbia affrettato il racconto nella seconda parte.
Un consiglio che mi sento di darti, anche se non richiesto, è di alleggerire le frasi sin dall'inizio. La trama è già dinamica di per sé, e quindi non c'era bisogno di dettagli troppo descrittivi come, ad esempio:
'Un rivolo di sudore scivolò lungo la schiena di Giovanni. Un altro dall’incavo del gomito, giù fino all’impugnatura della mano sul piccone.'
Frasi come questa hanno occupato spazio che poteva essere utilizzato per approfondire gli aspetti più intimi della vicenda o per sviluppare ulteriormente la trama. Considera di semplificare il linguaggio e di focalizzarti maggiormente sugli elementi chiave della storia per rendere il racconto ancora più coinvolgente.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: La via del sale
Le cose da migliorare in questo racconto te le hanno già segnalate in molti e anche io mi devo ripetere.
Rileggi il testo con calma, segnati le incongruenze rilevate, gli errori, soprattutto riguarda le forme verbali, ce ne sono parecchie da sistemare.
Cerca di fare una scrematura degli episodi che hai raccontato, in questo modo potresti rendere la narrazione più organica, meno dispersiva, e anche i tuoi personaggi potrebbero acquisire maggiore spessore e una caratterizzazione migliore.
Quello del mercato nero in tempo di guerra è una buona idea, facendo le dovute correzioni il racconto potrebbe migliorare di parecchio.
Rileggi il testo con calma, segnati le incongruenze rilevate, gli errori, soprattutto riguarda le forme verbali, ce ne sono parecchie da sistemare.
Cerca di fare una scrematura degli episodi che hai raccontato, in questo modo potresti rendere la narrazione più organica, meno dispersiva, e anche i tuoi personaggi potrebbero acquisire maggiore spessore e una caratterizzazione migliore.
Quello del mercato nero in tempo di guerra è una buona idea, facendo le dovute correzioni il racconto potrebbe migliorare di parecchio.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: La via del sale
Lo trovo davvero un ottimo racconto, non ho molto altro da aggiungere. Descrizioni dei luoghi, delle persone e dei sentimenti davvero molto ben sviluppate e permeanti. Lo stile è perfettamente intonato al tipo di narrazione, abbastanza forbito senza tuttavia risultare incomprensibile anche a una prima lettura. Altro punto a favore è proprio l'immediatezza: la trama appare sempre limpida, senza salti temporali o spaziali che disorientano il lettore, tutto perfettamente godibile.
L'autorimessa (o meglio motorimessa) è ben presente, caratterizzante. Avrei solo "romanzato" di più la parte finale, nella quale il protagonista dona la sua Rossana: forse uno sviluppo più articolato della vicenda avrebbe dato una maggiore impressione di sorpresa. Nel complesso comunque lo trovo davvero un ottimo lavoro. Se non otterrà forse successo in questo step, lo potrebbe tranquillamente trovare all'interno di qualche antologia sulla guerra o per appassionati di motociclette!
L'autorimessa (o meglio motorimessa) è ben presente, caratterizzante. Avrei solo "romanzato" di più la parte finale, nella quale il protagonista dona la sua Rossana: forse uno sviluppo più articolato della vicenda avrebbe dato una maggiore impressione di sorpresa. Nel complesso comunque lo trovo davvero un ottimo lavoro. Se non otterrà forse successo in questo step, lo potrebbe tranquillamente trovare all'interno di qualche antologia sulla guerra o per appassionati di motociclette!
Nellone- Younglings
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Re: La via del sale
Car autor,
Concordo con le segnalazioni che ti hanno fatto gli altri lettori e non le ripeto, le cose che non filano lisce nel racconto sono abbastanza evidenti e sono certa che le hai notate anche tu, dopo averlo inviato.
Ma qui abbiamo una storia davvero davvero interessante, un personaggio che fa un percorso evolutivo importante, che passa da approfittatore a benefattore, e quindi questi racconto con tutti i suoi difettucci mi ha molto colpita.
Ci sono tante cosine da sistemare, ma hai una storia davvero potente tra le mani, io ci lavorerei, anche al di fuori dei vincoli di battute, in modo da poter ampliare la seconda parte e permettere al lettore di comprendere al meglio l'evoluzione del tuo protagonista. Ad esempio la questione del nome. Ok quando glielo affibbiano non è un nomignolo positivo, ma Giovanni riesce a trasformarsi e quel nome dopo ha un suono dolce.
Insomma autor, ho trovato la storia davvero potente, con qualche accorgimento il racconto diventerà una vera perla.
Ele
Concordo con le segnalazioni che ti hanno fatto gli altri lettori e non le ripeto, le cose che non filano lisce nel racconto sono abbastanza evidenti e sono certa che le hai notate anche tu, dopo averlo inviato.
Ma qui abbiamo una storia davvero davvero interessante, un personaggio che fa un percorso evolutivo importante, che passa da approfittatore a benefattore, e quindi questi racconto con tutti i suoi difettucci mi ha molto colpita.
Ci sono tante cosine da sistemare, ma hai una storia davvero potente tra le mani, io ci lavorerei, anche al di fuori dei vincoli di battute, in modo da poter ampliare la seconda parte e permettere al lettore di comprendere al meglio l'evoluzione del tuo protagonista. Ad esempio la questione del nome. Ok quando glielo affibbiano non è un nomignolo positivo, ma Giovanni riesce a trasformarsi e quel nome dopo ha un suono dolce.
Insomma autor, ho trovato la storia davvero potente, con qualche accorgimento il racconto diventerà una vera perla.
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Hellionor- Admin
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Re: La via del sale
Sono stati tutti generosi con il tuo racconto e voglio esserlo anche io dicendo che l'idea è buona ed originale e per quanto mi riguarda è stata una piacevole lettura.
Poi di sigarette schiacciate, nascoste sotto i libri ne ho fumate a bizzeffe, e fumerò pure le tue. Sorrido.
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tommybe- Maestro Jedi
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Re: La via del sale
Un racconto che ho trovato ingenuo, almeno nella somma delle diverse incongruenze che lo caratterizzano.
Anche la scrittura non mi ha convinto, spesso alla ricerca di termini elaborati, spesso alla ricerca di immagini anche qui piuttosto ingenue (vedi la miniera dei sette nani).
La storia in sé c'è, è interessante, è originale, ma andrebbe sviluppata in una maniera più credibile.
P.S. Lui, che nemmeno fumava, poco dopo si accende una sigaretta.
Anche la scrittura non mi ha convinto, spesso alla ricerca di termini elaborati, spesso alla ricerca di immagini anche qui piuttosto ingenue (vedi la miniera dei sette nani).
La storia in sé c'è, è interessante, è originale, ma andrebbe sviluppata in una maniera più credibile.
P.S. Lui, che nemmeno fumava, poco dopo si accende una sigaretta.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: La via del sale
Caro Autore, al di là delle tante imperfezioni - piccole e no - che i commenti precedenti hanno segnalato, devo dire che la storia di Giovannino del sale mi è piaciuta molto perché è una storia verosimile, (cose simili sono veramente accadute negli anni di guerra) i personaggi sono caratterizzati e l’evoluzione del protagonista è plausibile.
È da rivedere in alcune parti, c’è qualcosa da snellire, ma è un racconto completo ricco di contenuti e l’ambientazione storica è corretta.
Snellire non significa eliminare.
In prima lettura Il brano relativo alla morte di Giovanni mi è sembrato superfluo, invece ha un senso perché mostra come sia cambiata la stima della gente del luogo nei confronti del protagonista, però in quel punto della narrazione risulta fuori luogo. Un salto in avanti per poi tornare indietro.
Ci sono autori che, terminato il racconto, hanno l’abitudine di smontare il testo per rimontarlo in modo diverso, alternando la gestione del tempo utilizzando analessi e prolessi nell’intento di vivacizzare il ritmo del narrato.
Si può fare, ma è un’operazione rischiosa.
Crea problemi nell’uso dei tempi verbali - dimenticando di correggerli o affidandosi al passato remoto - perché la consecutio sballa e non sempre si raggiunge l’effetto voluto o si raggiunge a scapito del senso.
La critica che qualcuno ha mosso - c’è troppo, sembra un riassunto, concentrarsi su un fatto – mi sembra ingenerosa. Qui si raccontano più fatti - è vero – ma il centro del racconto c’è ed è la stanza.
È da rivedere in alcune parti, c’è qualcosa da snellire, ma è un racconto completo ricco di contenuti e l’ambientazione storica è corretta.
Snellire non significa eliminare.
In prima lettura Il brano relativo alla morte di Giovanni mi è sembrato superfluo, invece ha un senso perché mostra come sia cambiata la stima della gente del luogo nei confronti del protagonista, però in quel punto della narrazione risulta fuori luogo. Un salto in avanti per poi tornare indietro.
Ci sono autori che, terminato il racconto, hanno l’abitudine di smontare il testo per rimontarlo in modo diverso, alternando la gestione del tempo utilizzando analessi e prolessi nell’intento di vivacizzare il ritmo del narrato.
Si può fare, ma è un’operazione rischiosa.
Crea problemi nell’uso dei tempi verbali - dimenticando di correggerli o affidandosi al passato remoto - perché la consecutio sballa e non sempre si raggiunge l’effetto voluto o si raggiunge a scapito del senso.
La critica che qualcuno ha mosso - c’è troppo, sembra un riassunto, concentrarsi su un fatto – mi sembra ingenerosa. Qui si raccontano più fatti - è vero – ma il centro del racconto c’è ed è la stanza.
mirella- Padawan
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Re: La via del sale
Secondo me il vero punto debole del racconto è proprio il suo essere ondivago, rubo l'espressione a Susanna. Tanto nei suoi comportamenti quanto nella visione che la voce narrante ce ne dà.
Il primo impatto con il ritrovamento del baule, infatti, è quello di una persona che spera in ricchezza e fortuna e rimane molto delusa dal trovarci solo del sale e delle sigarette.
Il rapporto con la madre è, similmente ambiguo: dal considerarla una "vecchia stupida" al mostrarle affetto, alla relazione strana, quasi criptica, con la memoria del padre.
L'amore sconfinato per la moto che poi alla fine viene ceduta ai due fuggiaschi (che forse non è una buona idea, in moto sei più veloce ma anche molto più facile da individuare, specie di notte).
E poi le tante piccole imprecisioni di scrittura, che vanno dai tempi verbali mal accordati ad alcune ingenuità di logica, tutto già ampiamente segnalato dai commentatori precedenti.
Io ci aggiungo solo quel "rischio di incappare nei rastrellamenti dei partigiani", nel finale, che scritto così sembra che siano i partigiani a compiere i rastrellamenti.
Oppure le similitudini col sale, sempre nel finale: "aggiustare il condimento della sua vita" e "un cielo salato di stelle" mi hanno fatto sorridere in un punto nevralgico della storia che avrebbe dovuto, secondo me, suscitare commozione o ammirazione.
L'idea è ottima, questo sì. Il tema scelto non è frequente e presuppone comunque una certa conoscenza dell'argomento.
Il personaggio di Giovanni però meritava più tridimensionalità e più profondità; invece la scelta di affidare tutto al narratore offre il fianco ai limiti già evidenziati.
Il primo impatto con il ritrovamento del baule, infatti, è quello di una persona che spera in ricchezza e fortuna e rimane molto delusa dal trovarci solo del sale e delle sigarette.
Il rapporto con la madre è, similmente ambiguo: dal considerarla una "vecchia stupida" al mostrarle affetto, alla relazione strana, quasi criptica, con la memoria del padre.
L'amore sconfinato per la moto che poi alla fine viene ceduta ai due fuggiaschi (che forse non è una buona idea, in moto sei più veloce ma anche molto più facile da individuare, specie di notte).
E poi le tante piccole imprecisioni di scrittura, che vanno dai tempi verbali mal accordati ad alcune ingenuità di logica, tutto già ampiamente segnalato dai commentatori precedenti.
Io ci aggiungo solo quel "rischio di incappare nei rastrellamenti dei partigiani", nel finale, che scritto così sembra che siano i partigiani a compiere i rastrellamenti.
Oppure le similitudini col sale, sempre nel finale: "aggiustare il condimento della sua vita" e "un cielo salato di stelle" mi hanno fatto sorridere in un punto nevralgico della storia che avrebbe dovuto, secondo me, suscitare commozione o ammirazione.
L'idea è ottima, questo sì. Il tema scelto non è frequente e presuppone comunque una certa conoscenza dell'argomento.
Il personaggio di Giovanni però meritava più tridimensionalità e più profondità; invece la scelta di affidare tutto al narratore offre il fianco ai limiti già evidenziati.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: La via del sale
Caro autore/cara autrice,
il racconto non mi è piaciuto. Non solo e non tanto perchè la storia mi appaia un po' troppo ingenua. Si era detto che il terreno era permeabile e dopo vent'anni in un vecchio baule - non certo a tenuta stagna - il sale e le sigarette erano ancora utilizzabili?
E poi non si diventa ricchi con 50 chili di sale e uno strato sottile di sigarette vendute al mercato nero.
Aldilà del realismo, il racconto appare una specie di fumettone ingenuo dove i personaggi appaiono abbastanza stereotipati e le vicende hanno luogo in modo un po' troppo meccanicistico.
Come meccanica, favolistica, consolatoria appare la redenzione finale
il racconto non mi è piaciuto. Non solo e non tanto perchè la storia mi appaia un po' troppo ingenua. Si era detto che il terreno era permeabile e dopo vent'anni in un vecchio baule - non certo a tenuta stagna - il sale e le sigarette erano ancora utilizzabili?
E poi non si diventa ricchi con 50 chili di sale e uno strato sottile di sigarette vendute al mercato nero.
Aldilà del realismo, il racconto appare una specie di fumettone ingenuo dove i personaggi appaiono abbastanza stereotipati e le vicende hanno luogo in modo un po' troppo meccanicistico.
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gipoviani- Padawan
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Re: La via del sale
Trasformazione di un uomo venuto dalle guerre.
Non mi è chiara quando e come sia avvenuta, la spiegazione mi sembra troppo sbrigativa per giustificare tale cambiamento.
La trasformazione da uomo avido e senza scrupoli a benefattore capace di aiutare tutti i più bisognosi fu pressoché repentina e spiegabile, in parte, a causa del disprezzo della madre nei confronti della popolazione stremata dalla guerra in nome del superiore dio denaro.
Il racconto è scritto bene, a tratti forse troppo lungo, denota una ricerca, perché sembra una storia vera e credo che lo sia. L’autorimessa è marginale, non troppo vissuta in quanto tale, poteva rimanere anche la vecchia stalla.
In totale un buon lavoro, forse migliorabile, ma di una penna brava a raccontare.
Non mi è chiara quando e come sia avvenuta, la spiegazione mi sembra troppo sbrigativa per giustificare tale cambiamento.
La trasformazione da uomo avido e senza scrupoli a benefattore capace di aiutare tutti i più bisognosi fu pressoché repentina e spiegabile, in parte, a causa del disprezzo della madre nei confronti della popolazione stremata dalla guerra in nome del superiore dio denaro.
Il racconto è scritto bene, a tratti forse troppo lungo, denota una ricerca, perché sembra una storia vera e credo che lo sia. L’autorimessa è marginale, non troppo vissuta in quanto tale, poteva rimanere anche la vecchia stalla.
In totale un buon lavoro, forse migliorabile, ma di una penna brava a raccontare.
Resdei- Maestro Jedi
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Re: La via del sale
sono indeciso.
la storia è particolare e pure piacevole, anche se zeppa di errori e refusi (meglio fare una bella revisione), però non mi ha colpito in modo particolare.
certo, Giovanni alla fine si redime e si comporta in maniera impeccabile, ma tutto l'insieme mi pare un poco confuso.
meglio, sono io a restare confuso leggendolo.
e questo non è positivo.
peccato, perché la storia ha un bel potenziale e potrebbe detonare alla grande.
la storia è particolare e pure piacevole, anche se zeppa di errori e refusi (meglio fare una bella revisione), però non mi ha colpito in modo particolare.
certo, Giovanni alla fine si redime e si comporta in maniera impeccabile, ma tutto l'insieme mi pare un poco confuso.
meglio, sono io a restare confuso leggendolo.
e questo non è positivo.
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Re: La via del sale
Orbene, a questo punto non mi metto a dissertare circa ciò che è migliorabile in questo racconto: coloro che mi hanno preceduto hanno già indicato, in maniera più che esaustiva, i punti deboli.
L'idea del mercato nero del sale e delle sigarette, aldilà dei benefici economici che potevano derivarne, non mi pare fuori luogo ma ammetto di non avere informazioni storiche a riguardo. Però ricordo che i miei nonni raccontavano della penuria di sale durante la guerra e di un sacco di famiglie del paese che, finita la penuria, si erano ritrovate con grossi quantitativi di sale che avevano accumulato per paura del futuro.
Giovanni è sicuramente un personaggio particolare, costruito ad hoc nella sua particolarità: trova le sigarette e inizia a fumare; attraverso il sale diventa un pescecane, un burattino manovrato dalla madre. Insomma, un uomo che mostra il peggio di sé, salvo poi redimersi e cambiare totalmente, fino a donare la sua amata moto per permettere agli insegnanti ebrei di mettersi in salvo. Frettoloso lo sviluppo, ma verosimile.
In ultimis, un garage come camera ardente appare quantomeno bizzarro, ma in fin dei conti era proprio quello il suo mondo.
Solidarizzo con l'Autore per quanto riguarda la resa finale del racconto: anche a me capita spesso di scrivere qualcosa con del potenziale che però non si esprime come dovrebbe. Pazienza, sarà per la prossima volta. L'essenziale è continuare. Perseverare e continuare.
Grazie
L'idea del mercato nero del sale e delle sigarette, aldilà dei benefici economici che potevano derivarne, non mi pare fuori luogo ma ammetto di non avere informazioni storiche a riguardo. Però ricordo che i miei nonni raccontavano della penuria di sale durante la guerra e di un sacco di famiglie del paese che, finita la penuria, si erano ritrovate con grossi quantitativi di sale che avevano accumulato per paura del futuro.
Giovanni è sicuramente un personaggio particolare, costruito ad hoc nella sua particolarità: trova le sigarette e inizia a fumare; attraverso il sale diventa un pescecane, un burattino manovrato dalla madre. Insomma, un uomo che mostra il peggio di sé, salvo poi redimersi e cambiare totalmente, fino a donare la sua amata moto per permettere agli insegnanti ebrei di mettersi in salvo. Frettoloso lo sviluppo, ma verosimile.
In ultimis, un garage come camera ardente appare quantomeno bizzarro, ma in fin dei conti era proprio quello il suo mondo.
Solidarizzo con l'Autore per quanto riguarda la resa finale del racconto: anche a me capita spesso di scrivere qualcosa con del potenziale che però non si esprime come dovrebbe. Pazienza, sarà per la prossima volta. L'essenziale è continuare. Perseverare e continuare.
Grazie
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: La via del sale
Durante la lettura mi ero annotata diverse cose: le imprecisioni di forma, l’idea che sembra un po’ irreale di comprare una nuova casa con i proventi della vendita di cinquanta chili di sale e di alcune stecche di sigarette, il fatto che poi il sale e le sigarette dovessero essere finite in fretta. Scorrendo i commenti precedenti, ho poi visto che ti sono già state segnalate tutte.
Qui, purtroppo, ti sei trovato nella necessità di fare ruotare tutto attorno a un’autorimessa, quindi ho l’impressione che tu abbia “forzato” l’idea per la trama di un racconto storico che tu avevi in mente; hai dovuto, in qualche modo, fare diventare più centrale quello che forse, nella tua idea iniziale, era solo un particolare del racconto, cioè il luogo di ritrovamento del baule.
Per una futura riscrittura, oltre a tenere conto delle osservazioni che ti sono state fatte, dovresti salvare la trama del racconto storico, rendendo però tutto un po’ più omogeneo e coerente, sfoltendo i particolari accessori e concentrandoti sui passaggi essenziali.
Carina l’idea di usare il modello della moto per indicare l’anno in cui inizia il racconto.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: La via del sale
Ho notato che nella parte iniziale viene nominato molte volte il nome di Giovanni: essendoci soltanto lui a muoversi sulla scena non credo che il lettore si potesse confondere a riguardo. Inoltre la parte iniziale è molto dettagliata rispetto alla seconda e questo crea un certo squilibrio descrittivo nel testo.
In questo testo ho notato che i personaggi cambiano molto, prima sono in un modo, poi in un altro, poi cambiano ancora: credo che la coerenza di un personaggio sia fondamentale per la credibilità di un testo; se il personaggio cambia il perchè deve essere ben chiaro al lettore.
Qui il patto tra lettore e autore spesso vacilla, in quando si dubita di ciò che l'autore stesso scrive e ciò non aiuta a entrare dentro alla vicenda narrata.
Ho trovato però la storia davvero piacevole e stuzzicante, una storia con un gran potenziale e sorprese nei risvolti della trama.
Credo che questo progetto, tenuto conto dei consigli degli amici del forum, potrebbe aprirsi a qualcosa di davvero interessante.
In questo testo ho notato che i personaggi cambiano molto, prima sono in un modo, poi in un altro, poi cambiano ancora: credo che la coerenza di un personaggio sia fondamentale per la credibilità di un testo; se il personaggio cambia il perchè deve essere ben chiaro al lettore.
Qui il patto tra lettore e autore spesso vacilla, in quando si dubita di ciò che l'autore stesso scrive e ciò non aiuta a entrare dentro alla vicenda narrata.
Ho trovato però la storia davvero piacevole e stuzzicante, una storia con un gran potenziale e sorprese nei risvolti della trama.
Credo che questo progetto, tenuto conto dei consigli degli amici del forum, potrebbe aprirsi a qualcosa di davvero interessante.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: La via del sale
Confusione. L'autore salta di palo in frasca: il padre disperso, lo zio preveggente che muore dopo aver nascosto sale e tabacco.
"Volevo gettare il sale nel torrente di irrigazione e bruciare tutte le sigarette nel camino. Lui, che nemmeno fumava!".
"Rossana giaceva a qualche metro da lui, lucida e splendente. Giovanni si accese una sigaretta".
"C'erano tre strati di pacchi di sale da un chilo ciascuno. Giovanni li contò, una cinquantina. Sul fondo, uno strato sottile di pacchetti di sigarette nazionali senza filtro".
Accumulò ingenti ricchezze con cinquanta chili di sale e pochi pacchetti di sigarette?
"Esaurito il sale, finite le sigarette anche grazie ai suoi polmoni".
Meno male che nemmeno fumava!
Scusami, ma non l'ho proprio gradito.
"Volevo gettare il sale nel torrente di irrigazione e bruciare tutte le sigarette nel camino. Lui, che nemmeno fumava!".
"Rossana giaceva a qualche metro da lui, lucida e splendente. Giovanni si accese una sigaretta".
"C'erano tre strati di pacchi di sale da un chilo ciascuno. Giovanni li contò, una cinquantina. Sul fondo, uno strato sottile di pacchetti di sigarette nazionali senza filtro".
Accumulò ingenti ricchezze con cinquanta chili di sale e pochi pacchetti di sigarette?
"Esaurito il sale, finite le sigarette anche grazie ai suoi polmoni".
Meno male che nemmeno fumava!
Scusami, ma non l'ho proprio gradito.
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Re: La via del sale
Ciao, Autore.
Il tuo racconto mi ha fatto l'occhialino praticamente subito. Uno dei primi racconti che ho scritto che hanno avuto un successo inaspettato un po' in tutta Italia parlava proprio di mercato nero... Mi sono sentito immediatamente vicino ai tuoi personaggi, al tuo racconto, e anche a te, se mi permetti, perché mi sono tornate in mente tutte le emozioni di quando scrivevo quel "Madonna dell'Albero" dopo una serie di ricerche storiche locali e diverse notti a cambiare frasi, parole e punteggiatura. Ho avuto solo molto più tempo di te.
Ti chiedo questo: dai a questo racconto il tempo che gli serve, perché è il racconto più bello dello step. Sicuramente molto più bello del mio che ti ho citato.
Il tuo racconto mi ha fatto l'occhialino praticamente subito. Uno dei primi racconti che ho scritto che hanno avuto un successo inaspettato un po' in tutta Italia parlava proprio di mercato nero... Mi sono sentito immediatamente vicino ai tuoi personaggi, al tuo racconto, e anche a te, se mi permetti, perché mi sono tornate in mente tutte le emozioni di quando scrivevo quel "Madonna dell'Albero" dopo una serie di ricerche storiche locali e diverse notti a cambiare frasi, parole e punteggiatura. Ho avuto solo molto più tempo di te.
Ti chiedo questo: dai a questo racconto il tempo che gli serve, perché è il racconto più bello dello step. Sicuramente molto più bello del mio che ti ho citato.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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