Autodistruttivo
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Autodistruttivo
Cammino con lo sguardo perso e i capelli umidi di tramonto, ho lo stesso intontimento di chi ha appena ricevuto un pallone medicinale in faccia. Pensieri, non tutti negativi, avanzano sui sassi tondi di un fiume in secca con il rischio di cadere, di perdere quell’equilibrio che io stesso gli ho dato.
I miei occhi incrociano spesso quelli dei passanti e leggono le stesse paure, solo qualcuno ostenta una ferrea serenità. Sono forte e spesso orgoglioso, ma le ultime notizie fanno vacillare pure me. Chiunque al mio posto avrebbe lo stesso terrore. Mi piacerebbe attraversare una porta del tempo per sapere in anticipo se le notizie di una fine imminente del nostro pianeta siano vere.
Che qualcuno ci aiuti, che qualcuno ci consigli, questa attesa sta diventando insopportabile, logorante.
Sono rimasto al mio posto con il corpo addestrato ad ogni evenienza, ma non a una cosa così grande e impossibile da decifrare.
Sono ore, giorni che cerco di capire.
Perché non abbiamo dato retta a tutti gli indizi, a tutti i segnali, a tutti gli allarmi?
Perché non scongiurare questo imbuto mortale nel quale ci siamo cacciati?
Tante volte abbiamo sfiorato il disastro sottovalutando il pericolo.
La goccia che farà traboccare il vaso è questa guerra infinita, questo odio infinito che non si accontenta di aver raso al suolo mezzo continente.
Il lato sadico e crudele di intere popolazioni si mischierà alla ferocia ambientale.
In buona sostanza il pianeta morirà per mano nostra.
Sembrava impossibile che tutto questo potesse accadere e invece accadrà: ci annienteremo a vicenda con i nostri eserciti, con i nostri aerei, con le nostre navi.
Tutti contro tutti con le armi nucleari. Lo stock totale di armi atomiche non si è mai arrestato, anzi si sono aggiunti droni sottomarini con la capacità di generare giganteschi tsunami radioattivi.
Non ho una bella parlantina, le mie vocali cominciano a essere difettose pure sul foglio, balbetto un po’, ma i lettori mi capiranno lo stesso. Il concetto opaco, ma comune, di passare a un altro regime di vita: ’ La morte’, nessuno si sognerà di non comprenderlo.
Anche se ho l’impressione che vogliano stare alla larga da me, quello che scrivo non è particolarmente invitante, lo capisco, la mia penna sembra voler accoppare chi mi sta davanti, ma non è così, nessuno si salverà, ma non per colpa mia. Potessi farlo vi porterei in salvo in braccio uno ad uno, come Forrest Gump. Lo ricordate quello splendido film?
Esiste la possibilità remota che tutto ricominci, ma non facciamoci troppe illusioni. Risorgerà tutto quello che ha voglia di riapparire, dalla minuscola fogliolina alla foresta tropicale, dalle dolci colline ai massicci montuosi, dai campi arati alle foreste. Non ho molta esperienza sui mondi che spariscono, nella mia vita sono stato tante cose, ‘scomparso’ mai.
Direte che mi sento un Dio solo perché ho la tastiera a disposizione e voi non potete replicare.
Direte che scrivo per comprendere me stesso, ma non mi importa di capirmi, credetemi.
Alla mia età cosa devo capire che già non so?
Ci sarà una data pure per il ritorno, ma ora decidiamo quella della sparizione, senza lasciare appunti nei cassetti, ce la ricorderemo a memoria. Quella del ritorno sarà una bella sorpresa.
Non so se esistono storie precedenti frutto dello scrittore e del lettore. Mi ricordo un certo Barth che nella sua ‘Opera Galleggiante’ spacca il foglio in due e fa scorrere il racconto in maniera diversa, ma sempre dentro gli argini della stessa pagina. La prima volta che l’ho letto mi sono sentito male dal ridere.
Voi potrete decidere se fare scorrere questo racconto in maniera diversa.
Nella mia libreria ne ho tanta di roba strana, ho pure quattro libri di gesso, e se qualcuno non ci crede li fotografo e ve li mando. Li ho messi lì per riempire un vuoto, al posto di una gondola veneziana di plastica.
Che mi venga un colpo, stavo per dimenticare la mia automobile. Non che sia una fuoriserie, ma devo ancora finirla di pagare. La proteggerò con una cerata militare. E’ senza una borchia, ma quando era nuova l’accarezzavo come un peluche, e lei se lo ricorda. Ci tengo, le cose e pure le persone non le puoi abbandonare solo perché sono vecchie, solo i miserabili lo fanno e se la cerata non ce la farà a proteggerla dalla fine del mondo, me ne comprerò una nuova, non elettrica, che se il mondo ricomincerà ci vorranno centinaia di anni per ottenere lo stesso inquinamento atmosferico. Un diesel, un vecchio diesel coreano, così farò doppio risparmio e avrò un doppio bidone. Possiamo ancora avere cura di questo mondo per non farlo somigliare a un fienile abbandonato già prima della catastrofe..
Al risveglio il mio cane si stira i muscoli delle zampette posteriori con convinzione.
Mi commuovo come un fesso a vederlo così vitale. Tutto quello che è vita mi commuove se appare all’improvviso, fosse pure un fiore.
Non ho finito, non sparite, aiutatemi a pensare al mondo nuovo, al mondo che rinascerà. Ma senza festeggiamenti e sbandieramenti vari. Le bandiere servono solo a farci angosciare.
Mondo unico con una bandiera unica. Cibo per tutti. Lavoro per tutti.
Sembrano le richieste di quando ero un giovane studente, a mezzo secolo di distanza mi fa lo stesso piacere ripeterle: Ce n’est qu’n debut, continuons le combat.
Voi, provate a non ridere per l’ingenuità di quel messaggio e a sentirvi addolorati, succede di tutto nel mondo e nessuno si sente addolorato come una volta, questa è il vero problema.
Dovevo morire da bambino, questa catastrofe me la sarei risparmiata.
Una mattina, mi sembra fosse domenica, scavalcai un muretto per rubare delle rose bianche che piacevano tanto a mia madre, in un cortile privato. Che poi le rose servono mica a giocare, ma su di me avevano un fascino particolare. Sbucò un cane da guardia all’improvviso, un cane lupo, se non ricordo male, e io mi tuffai istantaneamente da quel muretto, come avevo visto fare a Tarzan in un film, finendo sull’asfalto del marciapiede. Rimasi un bel po’ senza prendere coscienza, con le rose accanto. Un’auto di passaggio, ricordo solo un particolare, aveva gli sportelli coperti dal legno, mi portò a tutta velocità in ospedale. Mentre mia madre, avvisata dai vicini, in ospedale singhiozzava, io non riuscivo a parlare e non parlai per settimane.
Ma perché vi racconto questo? Per andare fuori tema?
Per capire quanto siamo stupidi, volevo dire fragili.
Scusate se sono poco lirico, poco poetico, ma lo faccio per essere più autentico possibile.
Ora in posizione fetale sul divano, per stare un po’ fuori dalla mia età mi ascolto ‘Autodistruttivo’ dei ‘La Sad’, tre ragazzi normali, e punk.
Different Staff- Admin
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Re: Autodistruttivo
Ho letto con molto interesse questo racconto. In realtà non c'è una vera storia, eppure mi ha intrigato sino alla fine. Quando avvertiamo un pericolo importante, le riflessioni, le angosce e le contradizioni di certi ragionamenti nascono spontanei nella nostra mente. In questo stato di disagio mentale tutti ci possiamo riconoscere, nessuno escluso, perché è un modus operandi tipico della mente umana.
Mi sono in parte ritrovato in queste righe e ho sorriso perché ho avvertito la genuinità dell'autore nell'affrontare il tema proposto. Credo di avere percepito il suo disagio e aldilà che le mie sensazioni possano essere più o meno corrette, esprimo alla penna la mia gratitudine. Fare arrivare al lettore le emozioni, positive o negative, è l'obiettivo principale della scrittura. Grazie!
Mi sono in parte ritrovato in queste righe e ho sorriso perché ho avvertito la genuinità dell'autore nell'affrontare il tema proposto. Credo di avere percepito il suo disagio e aldilà che le mie sensazioni possano essere più o meno corrette, esprimo alla penna la mia gratitudine. Fare arrivare al lettore le emozioni, positive o negative, è l'obiettivo principale della scrittura. Grazie!
Giammy- Younglings
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Re: Autodistruttivo
Approccio con la narrazione che mi impone di accantonare i canoni di lettura, nella narrazione esiste un amalgama che non lascia distinguere nessuna situazione iniziale e nessun svolgimento di personaggi e intreccio. Il tempo della storia e del racconto coincidono e narratore e autore coincidono.
Il testo va preso tutto interiormente e lasciato scorrere lentamente come un flusso di coscienza,
All’inizio mistico e riflessivo e poi melanconicamente ironico con una finestra sul carattere dell’autore stesso.
Il canone della narrazione diretta in realtà non esiste e in questo raccontarci la possiamo inserire come una indiretta narrazione diretta.
L’autore si rivolge forse prima a se stesso che al lettore e lo fa, al contrario di quel che scrive, in modo auto ironico, quasi un voler esporsi e concedersi agli altri e lo stile è profondamente poetico. Si legge la tipica sensibilità dell’anima, altro che secchezza dell’espressione.
La scrittura è lineare e articolata in modo chiaro ed espressivamente consono a un tempo della storia che non esiste, esiste solo l’autore con la sua angoscia e i suoi dubbi.
Strettamente dal punto di vista tema e modo il testo si discosta un po’ ma si fa apprezzare per tutto il suo pathos interiore che entra in simbiosi diretta con il lettore, ecco l’aggancio segreto di questa storia.
Il testo va preso tutto interiormente e lasciato scorrere lentamente come un flusso di coscienza,
All’inizio mistico e riflessivo e poi melanconicamente ironico con una finestra sul carattere dell’autore stesso.
Il canone della narrazione diretta in realtà non esiste e in questo raccontarci la possiamo inserire come una indiretta narrazione diretta.
L’autore si rivolge forse prima a se stesso che al lettore e lo fa, al contrario di quel che scrive, in modo auto ironico, quasi un voler esporsi e concedersi agli altri e lo stile è profondamente poetico. Si legge la tipica sensibilità dell’anima, altro che secchezza dell’espressione.
La scrittura è lineare e articolata in modo chiaro ed espressivamente consono a un tempo della storia che non esiste, esiste solo l’autore con la sua angoscia e i suoi dubbi.
Strettamente dal punto di vista tema e modo il testo si discosta un po’ ma si fa apprezzare per tutto il suo pathos interiore che entra in simbiosi diretta con il lettore, ecco l’aggancio segreto di questa storia.
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Io sono quell'effimero scorcio d'arancio e di giallo che al tramonto appare per un istante e s'allunga in cielo, prima che la terra volti la faccia e il sole si ritrovi dall'altra parte del mondo.
Io sono sempre dall'altra parte del mondo quando gli altri mi leggono, per questo non esisterà mai un mio scritto.
Flash Gordon- Padawan
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Re: Autodistruttivo
E' il primo racconto che commento, anche se ne ho già letti alcuni, e un'osservazione che mi sorge spontanea è che, a dispetto della difficoltà dello step dovuta in parte al tema e in parte al vincolo narratore/lettore, quanto ho letto finora si presenta veramente come prosa ad alto livello.
A partire da questo racconto che, come già rilevato poco sopra, si snoda come un flusso di coscienza, dove l'autore/autrice lascia tracce profonde di sè nell'io narrante, o almeno questa è la mia percezione. E, come ogni opera che nasce dal di dentro, brilla per la verità che esprime e ne esalta il contenuto.
Una sorta di testamento spirituale dedicato forse più a se stesso che ad altri, in cui non c'è un prima e non c'è un dopo, ma un raccontarsi e un raccontare.
Mi ha emozionato e mi è piaciuto.
Complimenti.
A partire da questo racconto che, come già rilevato poco sopra, si snoda come un flusso di coscienza, dove l'autore/autrice lascia tracce profonde di sè nell'io narrante, o almeno questa è la mia percezione. E, come ogni opera che nasce dal di dentro, brilla per la verità che esprime e ne esalta il contenuto.
Una sorta di testamento spirituale dedicato forse più a se stesso che ad altri, in cui non c'è un prima e non c'è un dopo, ma un raccontarsi e un raccontare.
Mi ha emozionato e mi è piaciuto.
Complimenti.
Albemasia- Padawan
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Re: Autodistruttivo
Racconto che ho apprezzato tantissimo. Trovo azzeccato il taglio personale, queste parole a cuore aperto, semplici ma non banali. I dettagli sui quali ti soffermi (come il cagnolino che si stiracchia - ignaro di tutto ciò che forse sta per accadere) C’è una sorta di rassegnazione, di nichilismo al positivo, di disincanto ma non disturba questa inedia. Per quale motivo affannarsi?
Tu dici di essere “poco poetico” ma, al contrario, in questo flusso di pensieri ho trovato molta poesia.
Come questo passaggio che ho adorato:
Che mi venga un colpo, stavo per dimenticare la mia automobile. Non che sia una fuoriserie, ma devo ancora finirla di pagare. La proteggerò con una cerata militare. E’ senza una borchia, ma quando era nuova l’accarezzavo come un peluche, e lei se lo ricorda. Ci tengo, le cose e pure le persone non le puoi abbandonare solo perché sono vecchie, solo i miserabili lo fanno e se la cerata non ce la farà a proteggerla dalla fine del mondo, me ne comprerò una nuova, non elettrica, che se il mondo ricomincerà ci vorranno centinaia di anni per ottenere lo stesso inquinamento atmosferico. Un diesel, un vecchio diesel coreano, così farò doppio risparmio e avrò un doppio bidone. Possiamo ancora avere cura di questo mondo per non farlo somigliare a un fienile abbandonato già prima della catastrofe...
Tu dici di essere “poco poetico” ma, al contrario, in questo flusso di pensieri ho trovato molta poesia.
Come questo passaggio che ho adorato:
Che mi venga un colpo, stavo per dimenticare la mia automobile. Non che sia una fuoriserie, ma devo ancora finirla di pagare. La proteggerò con una cerata militare. E’ senza una borchia, ma quando era nuova l’accarezzavo come un peluche, e lei se lo ricorda. Ci tengo, le cose e pure le persone non le puoi abbandonare solo perché sono vecchie, solo i miserabili lo fanno e se la cerata non ce la farà a proteggerla dalla fine del mondo, me ne comprerò una nuova, non elettrica, che se il mondo ricomincerà ci vorranno centinaia di anni per ottenere lo stesso inquinamento atmosferico. Un diesel, un vecchio diesel coreano, così farò doppio risparmio e avrò un doppio bidone. Possiamo ancora avere cura di questo mondo per non farlo somigliare a un fienile abbandonato già prima della catastrofe...
Non ho letto molti racconti finora, ma il tuo mi è già entrato nel cuore.
Petunia- Moderatore
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Re: Autodistruttivo
Mmmh, sì, ho trovato tanti angoli splendidi in questo racconto, l'ho anche riletto, perché mi fa piacere entrare in un'altra dimensione, qua c'è un'atmosfera rarefatta, intima, con le dovute differenza un po' Melancholia di Von Trier. Eppure il linguaggio a volte è un po' troppo involuto, certe scelte lessicali non le ho neppure capite, per dire. Che poi lo so che è solo un problema mio, non crucciarti. E poi c'è questa cosa che manca sia di contesto che di trama, in un flusso di coscienza ci sta, ma mi ha destabilizzato. Lo avrei voluto più ancorato al suolo, invece è così etereo da risultare delle volte impalpabile. Quindi sì, come dicevo, bello, struggente, straniante, ma non pienamente riuscito. A rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Autodistruttivo
In questo monologo interiore ci sono dei bei passaggi, poetici, che si fanno leggere con piacere.
La cosa per me ostica è che non amo quasi per nulla i flussi di coscienza, proprio non ci riesco, e di conseguenza avverto la mancanza di una trama vera e propria.
Inoltre si fa notare anche la mancanza di una causa scatenante dell'imminente catastrofe: sì, si parla di guerre, dell'atomica, di odio, ma è tutto molto sfocato. Sarebbe stato più d'impatto contestualizzare questo aspetto, dare una collocazione geopolitica, puntare di più su questo elemento.
Il tutto sembra rimanere troppo lontano, troppo sullo sfondo, smorzando l'effetto drammatico della narrazione.
La cosa per me ostica è che non amo quasi per nulla i flussi di coscienza, proprio non ci riesco, e di conseguenza avverto la mancanza di una trama vera e propria.
Inoltre si fa notare anche la mancanza di una causa scatenante dell'imminente catastrofe: sì, si parla di guerre, dell'atomica, di odio, ma è tutto molto sfocato. Sarebbe stato più d'impatto contestualizzare questo aspetto, dare una collocazione geopolitica, puntare di più su questo elemento.
Il tutto sembra rimanere troppo lontano, troppo sullo sfondo, smorzando l'effetto drammatico della narrazione.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Autodistruttivo
La prima parte del testo ha un senso; chi attende la distruzione del mondo è terrorizzato, in preda a mille perché, pur consapevole che la fine deriva dall’agire umano. Tuttavia spera non sia vero.
Fin qui ci siamo.
Nel prosieguo però il tema centrale passa in sottordine per lasciar posto alla descrizione dei libri che lascia, all’automobile, al cane, e a episodi di vita del narratore che non c’entrano con la fine del mondo. Non mi arriva il terrore e la disperazione, niente più di un rammarico alquanto generico, al più melanconico. Al finale, l’uomo si sdraia su un divano e ascolta un brano musicale. Mi spiace, non mi convince.
Afferma di non scrivere per se stesso, ma per capire la stupidità umana. Mi sembra un’affermazione contraddittoria . E poi chi leggerà? Se tutto finirà anche il pc andrà distrutto.
Fin qui ci siamo.
Nel prosieguo però il tema centrale passa in sottordine per lasciar posto alla descrizione dei libri che lascia, all’automobile, al cane, e a episodi di vita del narratore che non c’entrano con la fine del mondo. Non mi arriva il terrore e la disperazione, niente più di un rammarico alquanto generico, al più melanconico. Al finale, l’uomo si sdraia su un divano e ascolta un brano musicale. Mi spiace, non mi convince.
Afferma di non scrivere per se stesso, ma per capire la stupidità umana. Mi sembra un’affermazione contraddittoria . E poi chi leggerà? Se tutto finirà anche il pc andrà distrutto.
mirella- Padawan
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Re: Autodistruttivo
anche questo pezzo è scritto bene, con alcune belle frasi e praticamente senza errori.
però non mi appassiona.
può darsi che il problema sia mio, che io non riesca a entrare nella storia come invece accade ad altri.
però, per quanto abbia provato a rileggerlo, mi rimane distaccato e alla fine non mi rimane molto.
perdonami.
però non mi appassiona.
può darsi che il problema sia mio, che io non riesca a entrare nella storia come invece accade ad altri.
però, per quanto abbia provato a rileggerlo, mi rimane distaccato e alla fine non mi rimane molto.
perdonami.
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Re: Autodistruttivo
Secondo raconto e secondo flusso di coscienza (d'altra parte il rivoglersi al lettore come richiesto dal paletto, invitava, in un certo senso a questo tipo di scrittura).
Qui la fine del mondo arriva a causa di una guerra mondiale in cui le armi nucleari, usate senza criterio, conducono all'inevitabile.
Chi racconta non sembra essere più tanto giovane, anzi, e può permettersi di utilizzare un timbro abbastanza distaccato e ironico pur non disdegnando qualche momento di poesia (il breve periodo dedicato al cane è splendido).
Verso la fine ho avuto la sensazione che il tutto si perda un po' e devo dire che mi è dispiaciuto perché il racconto mi stava piacendo parecchio: ho avuuto come la sensazione che l'aut* si sia trovato in una sorta di vicolo cieco senza saper più bene come uscirne e anche quel finale dedicato alla canzone di Sanremo che, addirittura, dà il titolo al racconto, non l'ho molto ben compreso (mi sono anche andato a leggere il testo della canzone per capire se ci fosse qualche legame con il racconto ma non sono riuscito a capirlo...).
Niente da dire sulla scrittura, brillante e scorrevole con, come già detto, qualche passaggio anche poetico.
Ti segnalo soltanto un "E'" al posto di un "È".
Qui la fine del mondo arriva a causa di una guerra mondiale in cui le armi nucleari, usate senza criterio, conducono all'inevitabile.
Chi racconta non sembra essere più tanto giovane, anzi, e può permettersi di utilizzare un timbro abbastanza distaccato e ironico pur non disdegnando qualche momento di poesia (il breve periodo dedicato al cane è splendido).
Verso la fine ho avuto la sensazione che il tutto si perda un po' e devo dire che mi è dispiaciuto perché il racconto mi stava piacendo parecchio: ho avuuto come la sensazione che l'aut* si sia trovato in una sorta di vicolo cieco senza saper più bene come uscirne e anche quel finale dedicato alla canzone di Sanremo che, addirittura, dà il titolo al racconto, non l'ho molto ben compreso (mi sono anche andato a leggere il testo della canzone per capire se ci fosse qualche legame con il racconto ma non sono riuscito a capirlo...).
Niente da dire sulla scrittura, brillante e scorrevole con, come già detto, qualche passaggio anche poetico.
Ti segnalo soltanto un "E'" al posto di un "È".
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Autodistruttivo
Caro autore mi rifiuto di pensare che qualcuno di noi abbia nella sua libreria volumi di gesso. Hai voluto prenderci in giro, hai voluto sdrammatizzare l'argomento.
Parlare di esperienze personali non è riservato a eminenze letterarie e fai bene a raccontarle, anche se non ci vuole un grande coraggio a descrivere una mamma che piange. Ci vuole solo sensibilità.
Un abbraccio.
Parlare di esperienze personali non è riservato a eminenze letterarie e fai bene a raccontarle, anche se non ci vuole un grande coraggio a descrivere una mamma che piange. Ci vuole solo sensibilità.
Un abbraccio.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: Autodistruttivo
Avrei apprezzato di più se il tema del contest fosse stato "la solitudine".
Non mi è chiaro se il mondo stia finendo davvero o se siano conclusioni del narratore/autore.
"Chiunque al mio posto avrebbe lo stesso terrore." : mi lascia pensare, ad inizio racconto, che il narratore abbia notizie che altri non hanno, mentre più avanti sembra che la fine sia soltanto una sua previsione molto personale: "ho l’impressione che vogliano stare alla larga da me, quello che scrivo non è particolarmente invitante, lo capisco, la mia penna sembra voler accoppare chi mi sta davanti, ma non è così, nessuno si salverà, ma non per colpa mia."
Il finale non l'ho proprio compreso, sembra mettere l'accento sulla contraddizione tra "Sanremo" e "punk" rappresentata dai "La Sad", e su questo sono anche d'accordo. Ma messa lì così sembra un po' slegata dal resto.
Per il resto ho trovato alcuni passaggi molto poetici e, mi ripeto, se l'argomento fosse stato "la solitudine", sarebbe stato uno dei miei preferiti.
Grazie
Non mi è chiaro se il mondo stia finendo davvero o se siano conclusioni del narratore/autore.
"Chiunque al mio posto avrebbe lo stesso terrore." : mi lascia pensare, ad inizio racconto, che il narratore abbia notizie che altri non hanno, mentre più avanti sembra che la fine sia soltanto una sua previsione molto personale: "ho l’impressione che vogliano stare alla larga da me, quello che scrivo non è particolarmente invitante, lo capisco, la mia penna sembra voler accoppare chi mi sta davanti, ma non è così, nessuno si salverà, ma non per colpa mia."
Il finale non l'ho proprio compreso, sembra mettere l'accento sulla contraddizione tra "Sanremo" e "punk" rappresentata dai "La Sad", e su questo sono anche d'accordo. Ma messa lì così sembra un po' slegata dal resto.
Per il resto ho trovato alcuni passaggi molto poetici e, mi ripeto, se l'argomento fosse stato "la solitudine", sarebbe stato uno dei miei preferiti.
Grazie
AurelianoLaLeggera- Younglings
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Re: Autodistruttivo
Ciao Autore.
Questo è uno di quei racconti che ti restano dentro.
Capisco che ai fini dello step possa risultare debole. Il tema era veramente ostico, almeno per me lo è stato. Ma ben venga se l’ispirazione ha generato un racconto così poetico e introspettivo. È il tuo personalissimo modo di vivere l’angoscia e lo sgomento dei nostri giorni, che porti o meno alla distruzione finale.
Per cui, complimenti sinceri.
Ho letto Il libro di sabbia, (racconti di Borges), sarebbe bello leggere i libri di gesso...
Questo è uno di quei racconti che ti restano dentro.
Capisco che ai fini dello step possa risultare debole. Il tema era veramente ostico, almeno per me lo è stato. Ma ben venga se l’ispirazione ha generato un racconto così poetico e introspettivo. È il tuo personalissimo modo di vivere l’angoscia e lo sgomento dei nostri giorni, che porti o meno alla distruzione finale.
Per cui, complimenti sinceri.
Ho letto Il libro di sabbia, (racconti di Borges), sarebbe bello leggere i libri di gesso...
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Autodistruttivo
Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…): Buona sotto il profilo formale.
Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, finale…): Non c’è una vera storia ma una sorta di flusso di coscienza nell’imminenza di una catastrofe che non è ben chiarita: c’è il disastro ambientale, c’è forse una guerra e, più di tutto, un’idea di morte incombente che, però, non si capisce se sia un evento che capiterà domani, in maniera terrificante, o in un generico futuro, un po’ come nella realtà nella quale parliamo spesso di disastro ecologico ormai irreversibile, di guerra strisciante sempre più generalizzata, ma riteniamo che la fine dell’umanità non sia, comunque, programmata per domani.
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…): Diversi punti poco chiari, che richiedono più letture; per esempio: “Il concetto opaco, ma comune, di passare a un altro regime di vita: ’ La morte’, nessuno si sognerà di non comprenderlo.” Cosa significa? Che tutti capiranno che stiamo morendo? Ma la morte non è “un altro regime di vita”, neppure come figura retorica. E perché le persone voglio stare lontano dal protagonista? Perché solo lui avrebbe la tastiera per scrivere e gli altri esseri umani no? Se il flusso di coscienza funziona abbastanza bene, tutto però appare confuso, poco chiaro, e ritengo che flusso o non flusso il lettore rimanga più confuso che coinvolto. Soprattutto, poi, non ho trovato la dimensione emotiva: il narratore fa una serie di considerazioni senza afflato, senza angoscia, senza partecipazione (minima solo nell’accenno al cane).
Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, finale…): Non c’è una vera storia ma una sorta di flusso di coscienza nell’imminenza di una catastrofe che non è ben chiarita: c’è il disastro ambientale, c’è forse una guerra e, più di tutto, un’idea di morte incombente che, però, non si capisce se sia un evento che capiterà domani, in maniera terrificante, o in un generico futuro, un po’ come nella realtà nella quale parliamo spesso di disastro ecologico ormai irreversibile, di guerra strisciante sempre più generalizzata, ma riteniamo che la fine dell’umanità non sia, comunque, programmata per domani.
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…): Diversi punti poco chiari, che richiedono più letture; per esempio: “Il concetto opaco, ma comune, di passare a un altro regime di vita: ’ La morte’, nessuno si sognerà di non comprenderlo.” Cosa significa? Che tutti capiranno che stiamo morendo? Ma la morte non è “un altro regime di vita”, neppure come figura retorica. E perché le persone voglio stare lontano dal protagonista? Perché solo lui avrebbe la tastiera per scrivere e gli altri esseri umani no? Se il flusso di coscienza funziona abbastanza bene, tutto però appare confuso, poco chiaro, e ritengo che flusso o non flusso il lettore rimanga più confuso che coinvolto. Soprattutto, poi, non ho trovato la dimensione emotiva: il narratore fa una serie di considerazioni senza afflato, senza angoscia, senza partecipazione (minima solo nell’accenno al cane).
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: Autodistruttivo
Questo racconto dice tutto e non dice nulla, ma è proprio questo il suo punto di forza. Sono le riflessioni, al limite del delirante, di una persona molto sensibile e certamente in difficoltà.
È commovente proprio per questo, ma oltre a queste sentite riflessioni la trama è assente e questo lo penalizza.
L'autore ci vuole dire qualcosa, forse vuole mandare un segnale, e in questo caso io sospendo il giudizio e accolgo la persona dietro al racconto.
Se il racconto è autobiografico, ti abbraccio.
È commovente proprio per questo, ma oltre a queste sentite riflessioni la trama è assente e questo lo penalizza.
L'autore ci vuole dire qualcosa, forse vuole mandare un segnale, e in questo caso io sospendo il giudizio e accolgo la persona dietro al racconto.
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ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Autodistruttivo
Un racconto questo che ho letto e riletto e ad ogni passaggio mi piaceva un po’ di più: manca una trama vera e propria, ma anche questa lunga serie di riflessioni lascia dietro di sé una catena che le lega ben strette, al pari di una di quelle saghe dove tanti episodi alla fine compongono il puzzle di cui l’autore aveva ben sparpagliato le tessere.
Il narratore inizia col raccontarci della fine ormai imminente dell’umanità, ad opera dell’umanità stessa per poi portarci nel “suo mondo”: ricordi che arrivano dalle “cose” che erano sembrate così importanti, dalle idee politiche che parevano così giuste all’epoca e ora appaiono ingenui sogni. E attende il momento fatidico con un’apparente tranquillità, consapevole che non può fare altro, anche sperare non ha più molto senso, quindi perché non affidare a un monologo il suo ultimo “sentire”, che lo tenga legato ancora un poco al suo ultimo pezzetto di vita.
Una bella scrittura, ricca di immagini che raccontano tanto quanto un dialogo o una lunga descrizione, che sarebbe stata forse meno efficace.
Belli i libri di gesso, fanno il paio con quelli di legno o altro materiale, riempitivi di scaffali altrimenti vuoti.
Sarà che a me lo spazio per i libri non basta mai e i libri di gesso li userei come poggiapiedi.
Il narratore inizia col raccontarci della fine ormai imminente dell’umanità, ad opera dell’umanità stessa per poi portarci nel “suo mondo”: ricordi che arrivano dalle “cose” che erano sembrate così importanti, dalle idee politiche che parevano così giuste all’epoca e ora appaiono ingenui sogni. E attende il momento fatidico con un’apparente tranquillità, consapevole che non può fare altro, anche sperare non ha più molto senso, quindi perché non affidare a un monologo il suo ultimo “sentire”, che lo tenga legato ancora un poco al suo ultimo pezzetto di vita.
Una bella scrittura, ricca di immagini che raccontano tanto quanto un dialogo o una lunga descrizione, che sarebbe stata forse meno efficace.
Belli i libri di gesso, fanno il paio con quelli di legno o altro materiale, riempitivi di scaffali altrimenti vuoti.
Sarà che a me lo spazio per i libri non basta mai e i libri di gesso li userei come poggiapiedi.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Autodistruttivo
Per me è un racconto difficile da commentare. Forse è scritto di getto (non di gesso, altrimenti lo rimetterei sul tuo scaffale).
Ci sono sprazzi lirici molto belli e alcune invenzioni narrative che si visualizzano con piacere.
Ma non è riuscito a catturarmi. Non sono riuscito né a percepire il dramma della situazione né a coglierne l'ironia, se vi si dovesse cogliere.
Una lettura in fondo piacevole, ma tant'è.
Ci sono sprazzi lirici molto belli e alcune invenzioni narrative che si visualizzano con piacere.
Ma non è riuscito a catturarmi. Non sono riuscito né a percepire il dramma della situazione né a coglierne l'ironia, se vi si dovesse cogliere.
Una lettura in fondo piacevole, ma tant'è.
gipoviani- Padawan
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Re: Autodistruttivo
Ci sono, lungo il testo, imprecisioni e incongruenze:
- "ad ogni" / "uno ad uno": non ci vuole la d eufonica;
- "Il lato sadico e crudele di intere popolazioni si mischierà alla ferocia ambientale": non si capisce se è "la ferocia dell'ambiente" (catastrofi naturali ecc.) o "la ferocia (dell'uomo) contro l'ambiente";
- "un altro regime di vita: ’ La morte’": non credo che la morte possa essere "un altro regime di vita";
- "la mia penna" / "ho la tastiera a disposizione": scrive a mano o ha un computer? In attesa di saperlo, posso dire che, se ha un computer, sembra sia l'unico ad averne ancora uno ("voi non potete replicare"); e poi, perché lasciare il proprio messaggio su un supporto così volatile in caso di distruzione? Anche la carta è fragile, ma, se ben conservata, ha più probabilità di arrivare a "una data [...] per il ritorno" di un hard disk bruciato o di un PC che magari non ha la possibilità di essere alimentato. E comunque sfugge anche il senso della scrittura stessa, visto che il narratore afferma che la data "della sparizione, senza lasciare appunti nei cassetti, ce la ricorderemo a memoria".
- "E’ senza una borchia": È;
- "Voi, provate": virgola fra soggetto e verbo;
- "questa è il vero problema": questo.
Nonostante l'affermazione del narratore ("sono poco lirico, poco poetico"), la liricità non manca in questo testo, che, per la sua mancanza di trama, è più assimilabile a una sorta di flusso di coscienza: gli ultimi pensieri in libertà di una persona che sta facendo i conti non solo con la propria fine ma con quella dell'intero genere umano. E, immergendosi nel flusso, potrebbero diventare trascurabili anche imprecisioni e incongruenze elencate sopra.
Ma l'impressione finale, pur cercando di farsi trasportare dallo scorrere dei pensieri, è di un qualcosa di indefinito, di vago e, di conseguenza, non proprio coinvolgente. A fare da barriera penso sia il forte senso di ineluttabilità che traspare riga dopo riga. Un'inelluttabilità che distrugge anche il fine ultimo della trascrizione di questi pensieri: non resta altro da fare che mettersi sul divano e aspettare la fine (magari ascoltando qualcosa di meglio dei La Sad, ma de gustibus non est disputandum).
Grazie
M.
- "ad ogni" / "uno ad uno": non ci vuole la d eufonica;
- "Il lato sadico e crudele di intere popolazioni si mischierà alla ferocia ambientale": non si capisce se è "la ferocia dell'ambiente" (catastrofi naturali ecc.) o "la ferocia (dell'uomo) contro l'ambiente";
- "un altro regime di vita: ’ La morte’": non credo che la morte possa essere "un altro regime di vita";
- "la mia penna" / "ho la tastiera a disposizione": scrive a mano o ha un computer? In attesa di saperlo, posso dire che, se ha un computer, sembra sia l'unico ad averne ancora uno ("voi non potete replicare"); e poi, perché lasciare il proprio messaggio su un supporto così volatile in caso di distruzione? Anche la carta è fragile, ma, se ben conservata, ha più probabilità di arrivare a "una data [...] per il ritorno" di un hard disk bruciato o di un PC che magari non ha la possibilità di essere alimentato. E comunque sfugge anche il senso della scrittura stessa, visto che il narratore afferma che la data "della sparizione, senza lasciare appunti nei cassetti, ce la ricorderemo a memoria".
- "E’ senza una borchia": È;
- "Voi, provate": virgola fra soggetto e verbo;
- "questa è il vero problema": questo.
Nonostante l'affermazione del narratore ("sono poco lirico, poco poetico"), la liricità non manca in questo testo, che, per la sua mancanza di trama, è più assimilabile a una sorta di flusso di coscienza: gli ultimi pensieri in libertà di una persona che sta facendo i conti non solo con la propria fine ma con quella dell'intero genere umano. E, immergendosi nel flusso, potrebbero diventare trascurabili anche imprecisioni e incongruenze elencate sopra.
Ma l'impressione finale, pur cercando di farsi trasportare dallo scorrere dei pensieri, è di un qualcosa di indefinito, di vago e, di conseguenza, non proprio coinvolgente. A fare da barriera penso sia il forte senso di ineluttabilità che traspare riga dopo riga. Un'inelluttabilità che distrugge anche il fine ultimo della trascrizione di questi pensieri: non resta altro da fare che mettersi sul divano e aspettare la fine (magari ascoltando qualcosa di meglio dei La Sad, ma de gustibus non est disputandum).
Grazie
M.
Ultima modifica di M. Mark o'Knee il Mar Mag 28, 2024 3:23 pm - modificato 1 volta.
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Re: Autodistruttivo
Palla medica, la palla medica si usa per allenare resistenza e forza. L'autore forse intendeva questa.
Scusate il mio intervento. Che di resistenza e forza, almeno qui dentro , c'è proprio bisogno
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tommybe- Maestro Jedi
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Re: Autodistruttivo
Ok, grazie della precisazione. Ho modificato il mio commento.tommybe ha scritto:Palla medica, la palla medica si usa per allenare resistenza e forza. L'autore forse intendeva questa.
Scusate il mio intervento. Che di resistenza e forza, almeno qui dentro , c'è proprio bisogno
M.
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Re: Autodistruttivo
Ciao, Penna.
Ho notato "questa è il vero problema" al posto di "questo", per il resto è un racconto che scorre bene.
Può essere benissimo un racconto scritto da una giovane Penna, dicono le statistiche che la generazione giovane attuale abbia proprio questo sentimento. Nonostante il titolo si rifaccia proprio alla canzone dei La Sad, però, non trovo che il titolo sia azzeccato, perché un conto è essere abulici e un conto è essere depressi, sentimento che non ritrovo in questo racconto.
Cosa ci si può aspettare da un narratore rassegnato e che non ha più alcuna speranza nel futuro? Credo che sia proprio un racconto come questo, una cronaca degli attimi che si susseguono cercando di cogliere il meglio dal momento presente perché il futuro non c'è o comunque non si intravvede.
Grazie e alla prossima.
Ho notato "questa è il vero problema" al posto di "questo", per il resto è un racconto che scorre bene.
Può essere benissimo un racconto scritto da una giovane Penna, dicono le statistiche che la generazione giovane attuale abbia proprio questo sentimento. Nonostante il titolo si rifaccia proprio alla canzone dei La Sad, però, non trovo che il titolo sia azzeccato, perché un conto è essere abulici e un conto è essere depressi, sentimento che non ritrovo in questo racconto.
Cosa ci si può aspettare da un narratore rassegnato e che non ha più alcuna speranza nel futuro? Credo che sia proprio un racconto come questo, una cronaca degli attimi che si susseguono cercando di cogliere il meglio dal momento presente perché il futuro non c'è o comunque non si intravvede.
Grazie e alla prossima.
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Re: Autodistruttivo
Più che un racconto sembra un lungo flusso di coscienza che non coinvolge molto il lettore, nonostante provi a farlo direttamente. La fase iniziale è la più riuscita, e proietta subito il lettore in una atmosfera angosciosa, vaga e indefinita. Il tutto lascia presupporre uno sviluppo differente, che però finisce in un elenco di cose, vive e non, che il narratore sarà costretto a difendere fino all'ultimo istante. Manca la giusta tensione. Ci sono un po' di errori e refusi sparsi qua e là che spezzano il piacere della lettura ("pallone medicinale", "questa è il vero problema", "E'",...), quindi serve una maggiore attenzione nella rilettura. Mi dispiace ma non mi ha convinto molto. Ad maiora!
ceo- Viandante
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Re: Autodistruttivo
Ho apprezzato come il testo sia riuscito a trasmettere le riflessioni, le angosce e le contraddizioni che caratterizzano la mente umana in situazioni di pericolo. Questi elementi hanno reso la narrazione avvincente; mi sono identificato con le parole del narratore e ho sentito la sua sincerità nell'esplorare il tema. L'approccio narrativo fluido e sensoriale, che ricorda un flusso di coscienza, mi ha colpito. La scrittura, poetica e carica di pathos, ha facilitato una profonda connessione emotiva, malgrado l'assenza di una struttura narrativa tradizionale. Però, a volte ho trovato difficile seguire la storia. La mancanza di contesto e di una trama definita a volte è disorientante, e il linguaggio, talvolta involuto, risulta in alcuni passaggi arduo da decifrare.
Gimbo- Padawan
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Re: Autodistruttivo
Caro autore, ammetto di non averci capito molto del tuo racconto ma, come cantava il buon De Gregori forse "Non c'è niente da capire". E allora, se entri in questa ottica, se non cerchi a tutti i costi una trama, qualcosa di concreto, e ti lasci trasportare dalla corrente che genera il pensiero e cullare dalle note della musica, beh ti rendi conto che quessto racconto, più che essere autodistruttivo, ha un retrogusto di autobiogrfico.
Non male.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Maestro Jedi
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Re: Autodistruttivo
Mi scuserai, non mi ha preso.
Pensieri liberi, ma senza un trama.
L'inizio è un grido di allarme, una richiesta di aiuto: il finale ruota su aspetti personali, ben scritti, ma che sembrano portare fuori tema.
Il mezzo, pensieri che ho faticato a capire.
Pensieri liberi, ma senza un trama.
L'inizio è un grido di allarme, una richiesta di aiuto: il finale ruota su aspetti personali, ben scritti, ma che sembrano portare fuori tema.
Il mezzo, pensieri che ho faticato a capire.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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