Dov'è Matteo?
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Dov'è Matteo?
https://www.differentales.org/t2797-una-sezione-del-tempo#33415
“Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi , il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.”
Mc 2, 13-14
Nel piccolo mare della Galilea il sole di primavera affondava lento, colorando di rosso e di oro la sera. Gli oleandri, i papiri, le palme, le barche sulle rive, persi i loro colori, erano appena scivolati silenziosi nell’ombra, quando una colonna di soldati romani lasciò Cafarnao. Levi, dal terrazzo della sua casa, si soffermò a guardarla come rapito. La centuria marciava ordinata e sicura, consapevole e fiera della sua forza. Procedeva a velocità costante, impavida, verso un orizzonte sconosciuto. Poi l’imbrunire la rese una sagoma indistinta, quasi inoffensiva e la inghiottì.
L’ordine era stato ancora una volta ristabilito. Con la daga e il pilum una quarantina di svogliati legionari avevano facilmente avuto la meglio contro un centinaio di zeloti, male armati, disorganizzati e pieni di rabbia. I soldati, al riparo dei loro scudi, avevano lasciato che i rivoltosi si sfogassero con il consueto lancio di pietre, mentre il resto della centuria, senza scomporsi, aveva tenuto il presidio agli accessi delle strade. Poi quaranta fanti, disposti in assetto di guerra, avevano caricato brutalmente la folla disordinata, annientandola.
Levi non aveva visto quasi nulla di tutto questo, ne aveva sentito solo un vago clamore. Seduto sul suo scranno da gabelliere, all’ombra di un grande cedro, aveva contato tutto il giorno denari, quinari e sesterzi. I suoi quindici esattori erano famosi in tutta la Galilea per la solerzia nella riscossione dei tributi. Applicavano interessi altissimi agli anticipi delle imposte e, in caso di mancato pagamento, confiscavano senza alcuna pietà ogni bene disponibile. Temuti e odiati dalla popolazione, persino più degli invasori romani, avevano reso Levi un uomo ricco, potente e solo. Anche i dottori della Legge e i farisei odiavano Levi e i suoi esattori. Ai loro occhi Levi era il pubblicano, l’impuro che si arricchiva con le sacrileghe monete di Augusto e Tiberio, il peccatore che violava quotidianamente il primo dei comandamenti.
Dal lago di Tiberiade si alzò improvvisa una brezza che scosse le tende e fece sbattere le porte delle case. Era la primavera, con il suo tepore, il suo profumo, la sua infinita novità.
Levi fece un lungo respiro. Qualcosa stava succedendo. In quella giovane notte senza luna, con il favore di miliardi di stelle, avvertì dentro di sé una misteriosa e potente energia vincere ogni dubbio e ogni timore. Ogni angolo buio fu conquistato dalla luce, senza tregua. Era in attesa di qualcuno, qualcuno di sconosciuto. Sapeva che, seguendolo senza riserve, tutto sarebbe cambiato. Sarebbe stato liberato per sempre dal denaro, dai romani, dalle accuse dei sacerdoti. Si guardò dentro, vide se stesso e si domandò: “Levi il pubblicano, Levi l’usuraio, Levi lo strozzino…ma dov’è Matteo?”
Il giorno seguente fece finta di niente, come se quella fosse stata solo una suggestione, frutto della debolezza di un momento. Riprese quindi le sue usuali attività, si incontrò con un funzionario del prefetto per discutere di alcuni pignoramenti, con due cambiavalute della Giudea per richiedere alcuni risarcimenti e con alcuni proprietari terrieri per trattare delle vendite. All’ingresso di Cafarnao vide una piccola folla avvicinarsi ma non ci fece caso, svoltò verso casa e, seduto al banco delle imposte, continuò a contare le monete del giorno prima. Contava e dimenticava. Spazientito, rovesciò allora il denaro dal banco tra l’incredulità dei suoi assistenti. Chinò il viso, lo nascose nelle sue mani affusolate che non avevano mai conosciuto la fatica, e ruppe in un pianto liberatorio. Uno sconosciuto, accompagnato da un numeroso seguito, giunse intanto davanti ai gabellieri. Nessuno in città conosceva il nome di quell'uomo coperto di polvere dalla tunica ai sandali. Si diceva venisse dal sud della Galilea. Il forestiero fissò Levi e con voce ferma, alzando la mano come a indicare la via, gli disse “Seguimi”. La resa dell’uomo all’uomo si era compiuta. Levi alzò lo sguardo e divenne Matteo.
“Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi , il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.”
Mc 2, 13-14
Nel piccolo mare della Galilea il sole di primavera affondava lento, colorando di rosso e di oro la sera. Gli oleandri, i papiri, le palme, le barche sulle rive, persi i loro colori, erano appena scivolati silenziosi nell’ombra, quando una colonna di soldati romani lasciò Cafarnao. Levi, dal terrazzo della sua casa, si soffermò a guardarla come rapito. La centuria marciava ordinata e sicura, consapevole e fiera della sua forza. Procedeva a velocità costante, impavida, verso un orizzonte sconosciuto. Poi l’imbrunire la rese una sagoma indistinta, quasi inoffensiva e la inghiottì.
L’ordine era stato ancora una volta ristabilito. Con la daga e il pilum una quarantina di svogliati legionari avevano facilmente avuto la meglio contro un centinaio di zeloti, male armati, disorganizzati e pieni di rabbia. I soldati, al riparo dei loro scudi, avevano lasciato che i rivoltosi si sfogassero con il consueto lancio di pietre, mentre il resto della centuria, senza scomporsi, aveva tenuto il presidio agli accessi delle strade. Poi quaranta fanti, disposti in assetto di guerra, avevano caricato brutalmente la folla disordinata, annientandola.
Levi non aveva visto quasi nulla di tutto questo, ne aveva sentito solo un vago clamore. Seduto sul suo scranno da gabelliere, all’ombra di un grande cedro, aveva contato tutto il giorno denari, quinari e sesterzi. I suoi quindici esattori erano famosi in tutta la Galilea per la solerzia nella riscossione dei tributi. Applicavano interessi altissimi agli anticipi delle imposte e, in caso di mancato pagamento, confiscavano senza alcuna pietà ogni bene disponibile. Temuti e odiati dalla popolazione, persino più degli invasori romani, avevano reso Levi un uomo ricco, potente e solo. Anche i dottori della Legge e i farisei odiavano Levi e i suoi esattori. Ai loro occhi Levi era il pubblicano, l’impuro che si arricchiva con le sacrileghe monete di Augusto e Tiberio, il peccatore che violava quotidianamente il primo dei comandamenti.
Dal lago di Tiberiade si alzò improvvisa una brezza che scosse le tende e fece sbattere le porte delle case. Era la primavera, con il suo tepore, il suo profumo, la sua infinita novità.
Levi fece un lungo respiro. Qualcosa stava succedendo. In quella giovane notte senza luna, con il favore di miliardi di stelle, avvertì dentro di sé una misteriosa e potente energia vincere ogni dubbio e ogni timore. Ogni angolo buio fu conquistato dalla luce, senza tregua. Era in attesa di qualcuno, qualcuno di sconosciuto. Sapeva che, seguendolo senza riserve, tutto sarebbe cambiato. Sarebbe stato liberato per sempre dal denaro, dai romani, dalle accuse dei sacerdoti. Si guardò dentro, vide se stesso e si domandò: “Levi il pubblicano, Levi l’usuraio, Levi lo strozzino…ma dov’è Matteo?”
Il giorno seguente fece finta di niente, come se quella fosse stata solo una suggestione, frutto della debolezza di un momento. Riprese quindi le sue usuali attività, si incontrò con un funzionario del prefetto per discutere di alcuni pignoramenti, con due cambiavalute della Giudea per richiedere alcuni risarcimenti e con alcuni proprietari terrieri per trattare delle vendite. All’ingresso di Cafarnao vide una piccola folla avvicinarsi ma non ci fece caso, svoltò verso casa e, seduto al banco delle imposte, continuò a contare le monete del giorno prima. Contava e dimenticava. Spazientito, rovesciò allora il denaro dal banco tra l’incredulità dei suoi assistenti. Chinò il viso, lo nascose nelle sue mani affusolate che non avevano mai conosciuto la fatica, e ruppe in un pianto liberatorio. Uno sconosciuto, accompagnato da un numeroso seguito, giunse intanto davanti ai gabellieri. Nessuno in città conosceva il nome di quell'uomo coperto di polvere dalla tunica ai sandali. Si diceva venisse dal sud della Galilea. Il forestiero fissò Levi e con voce ferma, alzando la mano come a indicare la via, gli disse “Seguimi”. La resa dell’uomo all’uomo si era compiuta. Levi alzò lo sguardo e divenne Matteo.
Ultima modifica di Andrea Bernardi il Dom Mar 10, 2024 9:55 am - modificato 2 volte.
Re: Dov'è Matteo?
Questa descrizione è bellissima, complimenti:
Nel piccolo mare della Galilea il sole di primavera affondava lento, colorando di rosso e di oro la sera. Gli oleandri, i papiri, le palme, le barche sulle rive, persi i loro colori, erano appena scivolati silenziosi nell’ombra, quando una colonna di soldati romani lasciò Cafarnao.
Mi è piaciuta molto questa riscrittura evangelica della “chiamata” di Matteo. A tratti poetica, molto coinvolgente fa percepire la sorta di crepa che era presente nell’animo (evidentemente meno arido di quanto il ruolo di esattore facesse presupporre a un primo sguardo) di Levi. Il forestiero con la tunica e i sandali coperti di polvere per il lungo cammino vede quella “crepa”, vede al di là delle apparenze e con un semplice e pacifico invito riesce a liberarlo da una esistenza pesante e insoddisfacente concedendogli la libertà di seguirlo.
Un unico punto non mi pare in line a col testo:
Sarebbe stato liberato per sempre dal denaro, dai romani, dalle accuse dei sacerdoti. Si guardò dentro, vide se stesso e si domandò: “Levi il pubblicano, Levi l’usuraio, Levi lo strozzino…ma dov’è Matteo?”
La domanda retorica de dov’è Matteo chi la pone? Il narratore? E perché dirlo?
Se la pone lo stesso Levi? E perché parlare di Matteo (che ancora non esiste). Toglierei la domanda retorica.
Complimenti @Andrea Bernardi
Nel piccolo mare della Galilea il sole di primavera affondava lento, colorando di rosso e di oro la sera. Gli oleandri, i papiri, le palme, le barche sulle rive, persi i loro colori, erano appena scivolati silenziosi nell’ombra, quando una colonna di soldati romani lasciò Cafarnao.
Mi è piaciuta molto questa riscrittura evangelica della “chiamata” di Matteo. A tratti poetica, molto coinvolgente fa percepire la sorta di crepa che era presente nell’animo (evidentemente meno arido di quanto il ruolo di esattore facesse presupporre a un primo sguardo) di Levi. Il forestiero con la tunica e i sandali coperti di polvere per il lungo cammino vede quella “crepa”, vede al di là delle apparenze e con un semplice e pacifico invito riesce a liberarlo da una esistenza pesante e insoddisfacente concedendogli la libertà di seguirlo.
Un unico punto non mi pare in line a col testo:
Sarebbe stato liberato per sempre dal denaro, dai romani, dalle accuse dei sacerdoti. Si guardò dentro, vide se stesso e si domandò: “Levi il pubblicano, Levi l’usuraio, Levi lo strozzino…
La domanda retorica de dov’è Matteo chi la pone? Il narratore? E perché dirlo?
Se la pone lo stesso Levi? E perché parlare di Matteo (che ancora non esiste). Toglierei la domanda retorica.
Complimenti @Andrea Bernardi
Petunia- Moderatore
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Re: Dov'è Matteo?
Grazie Petunia!
La domanda "dov'è Matteo?" se la pone Levi stesso.
È vero che Matteo non "esiste" ancora in quanto la conversione non è ancora avvenuta, tuttavia, ho immaginato (in modo arbitrario) che Matteo esistesse già come secondo nome di Levi e rappresentasse in qualche modo quella parte del suo io per anni repressa.
Re: Dov'è Matteo?
Mi piacciono le “riscritture” apocrife dei vangeli. Alcune, come quelle di Bulgakov, sono per me memorabili. Anche questa è ben scritta, anche se avrei approfondito di più il dramma interiore che, su questioni fondamentali come i valori di base di una personalità (la fede!), può essere lacerante, prima ancora che liberatorio. Credo - non è una critica, solo una riflessione a voce alta - che da racconto breve, compiuto, un pochino veloce, potrebbe diventare un potente racconto di media dimensione se solo scavassi in quel dramma. C’è un ‘seguimi!’ omesso nella citazione iniziale.
______________________________________________________
L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: Dov'è Matteo?
Grazie Claudio per il tuo commento e i tuoi suggerimenti. Bulgakov è sicuramente stato un mio modello, straordinario e irraggiungibile. (Ho un altro racconto di "riscrittura" apocrifa dei vangeli che riguarda Pilato in cui il tributo a Bulgakov è fin troppo evidente).
Nel caso specifico di questo racconto breve la suggestione è nata dalla contemplazione de "La vocazione di San Matteo" di Caravaggio.
Di fronte a questi giganti ogni mio tentativo di scavo risulta naturalmente vano e superficiale, per quanto certamente perfettibile.
Concordo che una dimensione media di racconto potrebbe sicuramente aiutare.
Nel caso specifico di questo racconto breve la suggestione è nata dalla contemplazione de "La vocazione di San Matteo" di Caravaggio.
Di fronte a questi giganti ogni mio tentativo di scavo risulta naturalmente vano e superficiale, per quanto certamente perfettibile.
Concordo che una dimensione media di racconto potrebbe sicuramente aiutare.
Re: Dov'è Matteo?
Racconto straordinario. Non mi soffermo sulla vicenda religiosa perché sono ateo né, tanto meno, sulla lacerante tensione interna di Levi che, secondo me, più che resa è solamente accennata (in questo senso sono d'accordo con @Claudio Bezzi.
A me, invece, questo brano è piaciuto molto perché odora di storia, odora di polvere, odora di sabbia, odore di caldo, odora di umanità in cui, mentre leggevo, mi sono trovato immerso. Descrizioni bellissime che, per qualche minuto, mi hanno trasportato in Galilea ad ammirare le palme e le barche che, nella pace della sera, scivolano silenziose nell'ombra.
Se posso permettermi una piccola critica, sono d'accordo con @Petunia rispetto alla domanda un po' estemporanea "Dov'è Matteo?". Bravissimo.
A me, invece, questo brano è piaciuto molto perché odora di storia, odora di polvere, odora di sabbia, odore di caldo, odora di umanità in cui, mentre leggevo, mi sono trovato immerso. Descrizioni bellissime che, per qualche minuto, mi hanno trasportato in Galilea ad ammirare le palme e le barche che, nella pace della sera, scivolano silenziose nell'ombra.
Se posso permettermi una piccola critica, sono d'accordo con @Petunia rispetto alla domanda un po' estemporanea "Dov'è Matteo?". Bravissimo.
AlbertOne- Viandante
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Età : 70
Località : Pregnana Milanese
Re: Dov'è Matteo?
È la prima volta che leggo qualcosa di simile.
Ti ringrazio per questa preziosa novità.
Bravo Andrea.
Ti ringrazio per questa preziosa novità.
Bravo Andrea.
tommybe- Maestro Jedi
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