Dove sono

Il tempo scivola senza farsi raggiungere. “Dove sono?”
Guardo passare i giorni come petali sfogliati dal vento. Un raggio di sole, il chiaro di luna, sono solo istanti rubati al sogno. La realtà è fatta di paure, dove ogni essere è un nemico da evitare.
Angosce mi tengono stretta, un velo nero copre spazi fatti di nulla. Gli occhi piangono chiedendo luce.
Quanto vale un sorriso, eppure non c’è.
“Dove sei?”
Sorridi e stringi la mia mano.
So che rinascerò, come ogni filo d’erba, come ogni fiore sciupato e a piedi nudi andrò sul prato del mondo, anche se forse avrò un altro nome.

non ho ben capito se la protagonista è morta e in attesa di nuova vita o se è prigioniera delle sue paure.
quel che è certo è che trasmette angoscia notevole, ed un punto a favore far vivere al lettore certe sensazioni.
resto nel dubbio, però mi piace

Interpreto il testo come una sorta di limbo (di qui il titolo) tra due vite: un universo parallelo dove un corpo(?) ha lasciato una vita precedente e si appresta a rinascere in un'altra. È curioso, o quantomeno offre molteplici spunti di riflessione, il fatto che quest'anima sia pensante in una dimensione dove non è, dove insomma non è trasportata da un corpo(?). Ci ritornerò sicuramente su questo testo perché merita molto secondo me.

La scrittura è buona e il tema è centrato.

Sotto una veste delicata e poetica si nasconde un terribile senso di angoscia. Ho pensato a una persona depressa che non riesce a vedere la luce. E quel velo nero mi ha messo tristezza.
Cioè: ho sentito più forte il desiderio di morire che quello di rinascere.
Scritto molto bene. Bravo autor

Non so perché, ma ci ho visto una persona affetta da una sorta di pazzia. Quei momenti di lucidità che in una mente fuori logica, non sono che sprazzi di luce nell'ombra.
L'angoscia di subire e vivere in solitaria questa agonia è palpabile.
Un ottimo 100s, scritto bene con una buona forma.
Nessun refuso da segnalare.
Complimenti.

Ho avvertito un profondo senso di angoscia, leggendo questo 100.
Mi sono immaginata una persona depressa, che soffre anche di un fortissimo stato d'ansia e rifiuto del mondo.
Bello, complimenti.

Mi manca il contesto, e l'indeterminatezza la trovo poco poetica dal momento in cui lascia la storia senza una trama efficace.

Racconto molto dal taglio poetico e che lascia spazio a diverse interpretazioni interiori, ognuna delle quali trova valida affermazione. In fondo il limbo del tempo, la vita, il chi siamo, sono interrogativi e realtà che vanno oltre la realtà stessa e ogni cosa appare relativa quando ci si immerge in un tempo che non è tale e il senso del dover rinascere risulta fortemente connotato e in ogni luogo o dimensione per natura siamo portati a voler rinascere per dare continuità alla nostra esistenza. Molto apprezzato

Il titolo è evocativo e anche io mi sono chiesta "dove sia" la protagonista.
Forse non è importante ai fini del racconto, o forse sì ? Mi viene il dubbio di averlo mal interpretato.
L'angoscia serpeggia, è vero, ma così decontestualizzata (per me, ovviamente) ritengo che perda forza e sia fine a sè stessa.
Pur essendo ben scritto, non mi convince fino in fondo.

Testo poetico non di facile comprensione. 
Probabilmente tocca più temi, come la difficoltà dei rapporti tra le persone, dove ognuno è concentrato su se stesso o quantomeno è dotato di una diversa sensibilità. Forse ci sono anche pensieri sulla vita dopo la morte, sulla reincarnazione, sulla resistenza in attesa di qualcosa di più grande.
In questi componimenti solo l'autore sa con esattezza cosa vuole comunicare. Magari vuole solo emozionare e ogni lettore ci scopre qualcosa di diverso.

Secondo me, la protagonista è appena morta e la sua anima reca ancora tracce del mondo che ha appena lasciato. È smarrita e cerca qualcuno che l'ha preceduta; ha una sola certezza: rinascerà a nuova vita, in una nuova dimensione e supererà la barriera del velo nero che le fluttua attorno. Bello.

(Ho religiosamente evitato di leggere il commento di Stefia prima di aver messo giù il mio; trovo che siano comunque simili)...

Mettiamola così, il troppo, l' esagerato manierismo copre le intenzioni dell'autrice e il lettore resta spiazzato. Tutto scritto bene, tante belle parole, la prosa si mischia alla poesia. Ma per dire cosa?

Ho trovato questo cento molto poetico e secondo me il suo contenuto si presta a diverse interpretazioni. Quel "dove sono?" in un primo momento mi ha fatto pensare a una persona che non si trova più nella propria vita e nelle decisioni fatte e quindi ha il desiderio di cambiare. Ogni cambiamento, in realtà, è una rinascita. Sono, però, più propensa a credere che si tratti più di una sfera spirituale e che il protagonista sia nel limbo tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In ogni caso un cento interessante.

Dove sono e dove sei, una domanda a cui non sono riuscita a dare risposte in questo delicato testo che ha tutto il sentore di una poesia, ben scritto ma avrei voluto sapere qualcos'altro, in un 100 non è facile spiegare tutto!

Una descrizione dell'aldilà? Se l'ho azzeccata vuol dire che non è proprio un bel posto fino a quando non lo si lascia per tornare di qua. Preferisco la mia: non c'è proprio. Così non ho problemi né di andata che di ritorno.

La scrittura l'ho trovata efficace e così pure il ritmo. Il racconto ha una sua forza poetica, ma il suo essere totalmente sospeso nel pensiero lo rende forse troppo difficile da capire e contestualizzare, e anche se questo per un certo aspetto lo rende ancora più interessante, per un altro verso gli toglie un po' di forza...

Un grande sforzo poetico che lascia spiazzati e un filo angosciati. 
Le due voci che si sovrappongono in una sorta di dialogo non aiutano la comprensione.

Un brano angosciante. Non credo che la persona sia morta, ma che vive in un disagio interiore molto cupo. La rinascita incomincia in quella mano che risponde al suo richiamo e da la forza di resistere sperando in una nuova vita interiore.
Comunque ci possono essere anche altre interpretazioni e tutte pertinenti. Passaggio da morte a rinascita, reincarnazione in altre forme di vita tutte avrebbero potuto avere riscontro in questo testo.

Brano al confine fra prosa e poesia. Mi avventuro in un'ipotesi che sicuramente sarà sbagliata. Potrebbe essere l'espressione di un disagio conseguente allo strano periodo che stiamo vivendo? Così mi spiego questo senso di solitudine (dove sono, dove sei?), "la realtà fatta di paure, dove ogni essere è un nemico da evitare", gli occhi che piangono e quel sorriso nascosto da quelle mascherine che siamo costretti a indossare.
Se se è così, la risposta alle domande dove sono? dove sei? è questa: siamo qui, nel mondo di oggi.

Ben scritto, delicato e poetico. Una piccola finestra, una porticina che si apre e ci rende testimoni di un momento delicato, angosciante, ma con piccole sfumature di speranza. La porta e appena appena socchiusa, e non ci lascia vedere molto, non si capisce tutto, ma a mio parere l'atmosfera, l'emozione, arrivano. Non so se davvero sia così necessario, in questo caso, sapere di più.

Ho immaginato l'io narrante in un letto d'ospedale, in una sorta di coma da cui sta cercando lentamente di uscire, con quella mano che stringe la sua..
Di difficile interpretazione, senza una trama vera e propria, non è di lettura immediata e finisce per lasciarmi un po' troppo perplesso.
La scrittura, peraltro, è fluida e scorrevole, quasi poetica.

L'unico argomento che mi viene in mente che può essere attinente al tema è la reincarnazione, perché se così non è davvero non ci arrivo.
Aspetterò che tu autore me lo dica e magari mi si apre un mondo.