Amore che non perdona

Più prosa che poesia, ma quello che dici è importante.
"Gioia infinita" mi ha ricordato una canzone dei Negrita, gruppo schierato dalla parte delle donne, presente in ogni concerto di protesta.

Anche Rino Gaetano lo diceva: "è più prosa che poesia". Sono d'accordo.
Oltretutto è anche difficile leggerla con il ritmo di una poesia. Alle volte ci volevano degli a capo diversi, e poi avrei preferito una suddivisione in strofe, altrimenti quello che si presenta al lettore è un muro di parole difficilmente conciliabile con la forma artistica di questo contest.
Il messaggio che vuoi trasmettere è però molto importante e decisamente lampante.
Forse la ricerca delle rime ha nuociuto all'opera più di quanto l'abbia aiutata.
Sono comunque contento che tu abbia partecipato, anche solo per il forte messaggio di denuncia che hai contribuito a diffondere. Tuttavia, non ho apprezzato più di tanto questo componimento per i motivi succitati.

Anch'io ho avuto la stessa sensazione di chi mi ha preceduto, più prosa che poesia.
Anche se, la prima parte mi suonava bene comunque, fino a "e poi piano piano anche a fingere"; da lì in poi ho avvertito un cambio, una variazione nell'andamento, come se fosse tutto un pò meno naturale e scorrevole.
Probabilmente il dover prendere una direzione più marcata nella seconda parte, usare determinate parole, pensare alle rime, ti ha fatto mettere in secondo piano l'aspetto della fluidità.
Il messaggio che volevi dare comunque arriva forte.

Il messaggio del testo, come ho avuto modo di commentare a un altro autore che ha affrontato il tuo stesso tema, non si discute. Discutibile  invece la scelta di utilizzare le rime: a mio avviso tolgono spessore al contenuto anziché elevarlo. È un lavoro ancora acerbo, a mio parere, s’intende.

Ciao 
il tema affrontato contro la violenza sulle donne
è attuale ogni giorno della nostra vita. Bene.
Però non avrei utilizzato la rima baciata, ma un verso libero 
senza rima ho una rima alternata.

Argomento che più attuale non si può ma dentro a una poesia che si perde un po' man mano che avanza trasformandosi quasi in un testo di prosa, di denuncia.
Non ho capito, pur da profano, perché ad un certo punto i versi aumentano di lunghezza, si perde l'"a capo" con la punteggiatura e le rime rischiano di non avere più la musicalità iniziale.
Resta forte la denuncia e, per quel che mi riguarda, questo vale tantissimo.

Molto bello il tema che hai toccato, soprattutto per il momento storico. Credo possa crescere molto di più, soprattutto verso la parte finale, dove io ho sentito la tentazione di impartire una lezione: è sacrosanto condividere questo messaggio, tuttavia almeno io preferisco arrovellarmi un po' da solo su questi temi, mentre, per come è scritto, mi hai già servito tutto su un piatto d'argento. Comunque complimenti.

è una buona poesia o filastrocca (nel senso della composizione, non della giocosità). Nella parte centrale per me ci hai messo troppa testa. scivola molto meglio all'inizio e alla fine. il contenuto è chiaramente ineccepibile pur desiderando da questa poesia un po' più di analisi sul tuo sentire.

La poesia è ricca di immagini e riflessioni. Peccato però che lo sforzo della ricerca della rima ne riduca in modo drastico l'effetto. Capisco che questo mio parere è alquanto discutibile e, senza dubbio, del tutto personale. Ma visto che non sono un amante della "rima", è inevitabile che la cosa mi renda difficile entrare dentro al tuo messaggio. Apprezzo molto la varietà di temi ed immagini.

Questa poesia è assolutamente attuale. Penso che con la rima è resa ancora più incisiva e più facile, scorrevole e diretta. Incisiva. Arriva dritta dritta dove vuole arrivare. Alla denuncia alla violenza alle donne. Complimenti

Ciao, Penna.

Analisi metrica: versi sciolti, liberi e, a partire da un certo punto, lunghissimi: "ma te ripetevi che non serviva e che nonostante ciò, il tempo tutto guariva" conta ventiquattro sillabe se si tiene conto di tutte le sineresi e sinalefe. Forzando le sinalefe sulle cesure (una esplicita e una arbitraria) si possono contare un endecasillabo, un settenario (tronco) e un altro settenario. Alcuni versi hanno la rima baciata. La presenza di rimalmezzo (serviva/guariva, amore/fiore, vita/infinita, preziosa/rosa) mi fanno pensare a un tentativo per ridurre il numero di versi (non è detto che sia vero, io prendo la poesia così come la leggo). Il risultato mi risulta metricamente e ritmicamente ostico.
Punteggiatura presente.

La poesia ha una voce narrante di genere non specificato e una narrataria di genere femminile.
Fino a "guariva" trovo il componimento abbastanza soddisfacente; viene esposto il progressivo annullarsi della narrataria in una storia tossica, fino al punto di negare l'evidenza.
La chiusura purtroppo risente di alcuni luoghi comuni, tipo "la donna non si sfiora nemmeno con un fiore" e negli ultimi due versi ce ne sono almeno quattro. Questi luoghi comuni risentono essi stessi della cultura della violenza perché sono nati nella stessa cultura: per esempio "la donna è preziosa perché dona la vita"... falso! La donna è preziosa perché è una persona. Il luogo comune oggettifica la donna tanto quanto altre situazioni più evidenti, perché sarebbe come dire "la donna è preziosa perché ha l'utero".
Comunque apprezzo il tentativo e soprattutto mi aggrappo ai primi diciannove versi per dare un giudizio sostanzialmente positivo.

Grazie e alla prossima.

Un altro tentativo di parlare di donne, un altro tentativo che definire maldestro è un chiaro eufemismo. I versi traboccano di luoghi comuni: “la donna non si sfiora nemmeno con un fiore”; “Sei un fiore che dona la vita, la gioia infinita”; “sei preziosa, sei una donna, sei una rosa”. Parole che non rendono certo giustizia a chi ha subito soprusi e violenze, dato che nascono nella stessa cultura “patriarcale” dalla quale sarebbe bene uscire una volta per tutte. Né rendono giustizia i due termini usati nel testo per definire l’uomo: “l’orco”, “il mostro”. Certi personaggi non sono né orchi né mostri, ma, purtroppo, gente che appare come il ritratto della normalità.
Un tentativo lodevole, ma che rischia di fare più danni che altro.
M.

Non mi piace quello che ha scritto Mark. I luoghi comuni nn esistono quando si trattano certi temi. Sono sempre poche parole per definire questa barbarie. È un inciso all'importanza del valore della Donna, per mio semplice pensiero sempre troppo sottopesata, considerata e sfruttata. Uscire dal patriarcale è doveroso. Parlare di fare danni solo a chi pensa di farli. Bisogna fare autocritica e scrivere per denunciare che sia sottoforma di poesia, canzone o racconto è assolutamente giusto ed indispensabile. Saluti

Mi sembra  di stare in palestra con una voce giovanile che mi sbuca alle spalle e dice con garbo,: Ci alterniamo?
Perché racconto questo?
Perché sembriamo tutti avere la stessa idea, la stessa voglia di fare qualcosa.

barbara favaretto ha scritto:Non mi piace  quello che ha scritto Mark. I luoghi comuni nn esistono quando si trattano certi temi. Sono sempre poche parole per definire questa barbarie. È un inciso all'importanza del valore della Donna, per mio semplice pensiero sempre troppo sottopesata, considerata e sfruttata. Uscire dal patriarcale è doveroso. Parlare di fare danni solo a chi pensa di farli. Bisogna fare autocritica e scrivere per denunciare che sia sottoforma di poesia, canzone o racconto è assolutamente giusto ed indispensabile. Saluti

Che ciò che ho scritto possa non piacerti è legittimo e non voglio assolutamente aprire polemiche assurde.
Ti pregherei soltanto di leggere con attenzione quello che ho scritto (a proposito di autocritica...)
M.

Più che altro @M. Mark o'Knee e @barbara favaretto il regolamento vieta di commentare i commenti (chiedo scusa a @Petunia e agli amministratori se mi sono sostituito a loro). Se avete dei problemi con i commenti dovete rivolgervi agli amministratori.

Il testo affronta una tematica indubbiamente attuale. La rima segna il passo di un componimento pervaso da riflessioni sul tema evocatore e, con versi sciolti, presenta la sua opera, nella sua schiettezza e fluente naturalezza che mai  confonde, che non crea inutili dubbi, con un linguaggio diretto, che giunge al lettore con lineare purezza, priva di arzigogoli o concetti bizzarri.

Ciao Penna. Dopo aver letto e riletto la tua poesia, mi sono venuti in mente i miei studi universitari sugli Statuta dei Comuni del 1600. Ho studiato quelli di un Comune montano ma molto importante a quei tempi: Bagolino. La parte preponderante di quei Statuta non erano per gli omicidi, per i furti, per l'intelligenza col nemico, per il sacrilegio (allora molto più importante di oggi) ma per la "tutela" della donna. Ma questa tutela non era fine alla donna "persona", piuttosto al suo compito materno e come veicolo di trasmissione dei beni come fedecommessa della dote e dei beni del marito quando questo fosse mancato, a tutela del primogenito figlio maschio in primis e solo dopo anche agli altri maschi e femmine. Tutto questo panegirico per dirti che la Donna che rappresenti è piuttosto "donna" in minuscolo. Una donna che necessita di essere incoraggiata a denunciare, che nasconde al mondo la violenza. Ovviamente questo è un contest di scrittura e pertanto, a prescindere dal messaggio che contiene, La poesia va guardata anche per lo stile e per il risultato emotivo e simpatico col lettore (nel senso della simpatia del diapason che a certe frequenze fa vibrare anche gli altri diapason presenti). Proprio la prima frase "Parole di vento che tagliano" mi ha lasciato perplesso. Pur accettando la licenza poetica, e pur considerando che parlando esce respiro, faccio fatica a associare parole e vento, inoltre tagliano le parole (lo capisco) ma forse avrebbe funzionato meglio che tagliasse il vento. Colpire lo stomaco come dei massi. I massi, a meno che non sei sotto una valanga pietrosa, è poco verosimile. Oltretutto avevi anche la rima con "sassi" che avrebbe anche ricordato il linciaggio tremendo che avviene quando si lapida la donna infedele. Eppoi...ok la denuncia ma resta un contest letterario e in un contest del genere vanno adottate formule che vadano oltre ai luoghi comuni e che puntino a una originalità che qui fa fatica a emergere. Sono certo, Penna, che hai capacità che potranno esprimersi meglio nel proseguo. Non demordere.

Ciao
Condivido l'opinione che è più prosa che poesia. Sembra un vero e proprio racconto. L'idea, anche se buona,perde la sua forza.

il messaggio laciato è condivisibile al cento per cento, e questo è fondamentale.
quello che invece trovo superfluo sono le rime ricercate, assolutamente inutili in un pezzo come questo.
lavoraci un poco e ne potrai trarre un lavoro ottimale, ne sono sicuro.
per ora, mi spiace, non ci siamo.

Ciao.
È sempre bene parlare di questo argomento, purtroppo, perché il messaggio arrivi chiaro e dia coraggio a quante ancora non ce l’hanno.
Detto ciò, non sono riuscita a leggere il testo come una vera poesia, c’è poco ritmo, forse per la lunghezza e per il tanto parlato. 
Prova a sfoltire, a lasciare meno, perché il messaggio è comunque chiaro.

A me piace lo slogan "le persone non si sfiorano neanche con un fiore": è semplice, pulito, unisex, non favorisce un genere rispetto ad un altro ed è persino pacifista.
Ma io ho idee molto egualitarie, e faccio poco testo in questo mondo contemporaneo dove è ormai prassi aderire a fazioni che cercano di prevaricarsi l'un l'altra.

Non so, dal titolo mi aspettavo si parlasse di un amore disperato, profondo, tempestoso, qualcosa di molto romanzesco, ecco, invece mi ritrovo con la seconda poesia a tema violenza sulle donne, che ricade nelle stesse problematiche: elementi che sembrano presi più dalla cronaca che da un'idea narrativa o poetica, diverse immagini stereotipate, alcuni concetti che, involontariamente, rafforzano l'idea che le donne siano qualcosa di debole, non autosufficiente e bisognose di essere protette, tutelate, difese dall'esterno.

Poi c'è il discorso della forma. Lo hanno già ravvisato altri, ma lo ripeto anche io.
Non si capisce bene perché la poesia, partita con versi corti e dal buon ritmo di lettura, si allunghi sempre più, senza andare a capo con regolarità e creando frasi sempre più lunghe e trascinate.
Un po' come quando uno torna a casa dal lavoro, si siede sul divano e piano piano si infossa sempre di più, sbracandosi davanti alla televisione.

Spezzo invece una lancia a favore delle rime, che a me personalmente piace leggere; quelle che hai scelto di presentare non sono sempre ben spese, ma danno perlomeno una cadenza di lettura apprezzabile.