Hai mai giocato alla caccia al tesoro?
Io ci gioco spesso con gli altri bambini, ma la nostra è una caccia al tesoro speciale. Ci mettiamo una sacca di tela a tracolla, poi cominciamo a camminare e raccogliamo tutte le cose belle che troviamo per strada: una pigna minuscola, un quadrifoglio, una piuma d’uccello colorata, il guscio di una chiocciola…
Vince chi raccoglie il tesoro più originale.
Una volta sulla riva del fiume ho trovato una piccola pietra. A guardarla sembrava un sasso normale e invece poi, appena i raggi del sole l’hanno colpita, si è messa a brillare come argento. Ho capito subito che era un sasso magico, infatti è stato il mio portafortuna per tanto tempo.
Poi un giorno ho trovato un uovo d’uccello caduto da un nido. Era turchese con dei piccoli puntini rossi, non ne avevo mai visto uno così. Ho pensato subito che era un uovo davvero super e da allora ho deciso che era lui il mio portafortuna.
Ah, non ti ho ancora detto qual è la regola più importante del gioco, quella che noi chiamiamo “la regola delle regole”: si possono cacciare solamente i tesori che si trovano per terra, nei sentieri del bosco oppure in mezzo all’erba. Non vale strappare i tesori dagli alberi o rubare le uova dai nidi, altrimenti si viene squalificati.
Mi sembra una regola giusta, no?
Metti di essere un merlo e di scoprire che ti hanno rubato un uovo dal nido… Io mi arrabbierei un sacco!
Oppure prendi un pino, uno di quelli altissimi con i rami che scendono fino a terra. A me i pini piacciono, perché hanno un profumo così buono, che se chiudi gli occhi ti sembra di fare il bagno in una vasca piena fino all’orlo di schiuma profumata… Anche questo gigante verde non è per niente contento quando qualcuno gli strappa una pigna dal ramo, credo. Più che un tesoro, diventa una specie di bottino, come quello che i pirati saccheggiavano nelle vecchie storie di corsari. Hai presente?
Che poi a me le storie di corsari non sono mai piaciute. Sarà perché i pirati erano tutti maschi e passavano il tempo a ubriacarsi e a combattere contro i marinai delle altre navi; non lo trovo per niente divertente.
L’unica cosa che mi è sempre piaciuta delle loro storie sono i tramonti sul mare, soprattutto il momento in cui il sole si tuffa tra le onde all’orizzonte, dove il cielo e il mare si toccano. In un libro una volta ho letto che, se si sta con le orecchie ben aperte, si può perfino sentire lo sfrigolio nel momento esatto in cui la palla di fuoco tocca l’acqua.
Non ci crederai, ma io una volta l’ho sentito per davvero. Non me lo sono immaginato, era proprio il sole che friggeva nel mare! Stavo sulla riva a fissare l’orizzonte e, appena l’arancione ha toccato il blu, all’improvviso ho sentito lo stesso rumore di quando sviti il tappo di una bottiglia di Coca Cola, dopo che l’hai agitata un pochino. È successo l’estate scorsa in vacanza e io me lo ricordo bene perché subito dopo, mentre camminavo sulla spiaggia, ho trovato una conchiglia così bella da sembrare una piccola scultura, di quelle che si vedono nei musei. Naturalmente anche lei è finita nella mia sacca di tela.
Ormai questa sacca è così piena, che faccio quasi fatica a portarla, tanto è pesante!
Non immagini quanti tesori ho raccolto…
Allora, c’è il sasso che brilla al sole, poi c’è il mio uovo portafortuna (con l’uovo devo stare attenta, perché è molto delicato e infatti per non romperlo l’ho messo in una scatoletta vuota dei formaggini, di quelle trasparenti con i buchi per far passare l’aria), poi c’è la conchiglia e c’è la piuma colorata che viene dalla coda di un pavone. E in autunno ho raccolto anche delle castagne e delle bellissime foglie di forme e colori diversi tra loro.
Tutti questi tesori mi hanno sempre fatto sentire ricca come una regina, perché nelle fiabe che mi leggeva la mia mamma solo re e regine possedevano i tesori più preziosi.
Però adesso, quando guardo la mia sacca, mi viene la tristezza nella pancia, perché l’altra sera ho sentito il mio papà dire che presto tutte le cose belle che ci circondano forse spariranno e può darsi che io e gli altri bambini saremo gli ultimi a vedere gli animali, gli alberi, i boschi, il mare… il mondo, insomma, com’è adesso.
Così ha detto papà.
Secondo lui è colpa del modo in cui abbiamo trattato il nostro pianeta e, anche se noi bambini stiamo imparando a essere più responsabili, forse è già troppo tardi.
A me piace la parola “responsabile”, perché mi fa sentire grande, anche se essere grandi non è sempre una bella cosa, perché secondo mio padre se siamo arrivati a questo punto è proprio per colpa dei grandi, soprattutto di quelli che decidono per tutti gli altri.
Io lo so che il mio papà non mi voleva spaventare, ma io invece ho tanta paura di quello che succederà.
Per esempio, la settimana scorsa la maestra ci ha portati in gita a vedere le arnie con le api. Io all’inizio non volevo avvicinarmi, però poi il signore delle api ci ha spiegato che loro pungono solo per difendersi. Ci ha detto che non dobbiamo averne paura, ma al contrario dobbiamo proteggere questi piccoli insetti, perché trasportano il polline da un fiore all’altro, così i fiori e le piante possono continuare a rinascere ogni primavera e questa è una cosa bella.
Ci ha raccontato che la vita sul nostro pianeta è una specie di circolo: gli animali mangiano l’erba, noi mangiamo gli animali e così via. Quindi, se le api spariscono chi aiuterà poi le piante a fiorire ogni primavera? E se non ci sarà più erba, anche gli animali moriranno, perché non avranno più cibo. E allora noi cosa mangeremo?
Anche per questo ho paura.
A forza di pensare a tutte queste cose, stanotte ho avuto un incubo. Ho sognato che mi trovavo in un posto tutto vuoto e che intorno a me non c’era più niente, perché la Terra era stata completamente distrutta: niente alberi, niente prati, niente boschi e anche niente città. Niente di niente!
C’era solo un grande deserto silenzioso.
Quando mi sono svegliata ho pensato che è terribile un mondo senza piante, senza animali, senza bambini…, un mondo dove non c’è più nessuno a guardare i tramonti sul mare.
E allora per scacciare questi brutti pensieri mi sono alzata, ho strappato un foglio dal mio quadernone e ho cominciato a scrivere questa lettera. Quando avrò finito, farò un disegno con tutti i colori che ho nel mio astuccio, per far vedere com’è bello il mondo dove vivo.
Poi tirerò fuori i miei tesori dalla sacca e li metterò in una scatola di latta (ne ho una rotonda che mi ha regalato la nonna, con delle bellissime rose rosse dipinte sul coperchio) e dentro ci metterò anche la mia lettera col disegno. Voglio sotterrare la scatola in una buca in giardino sotto l’albero di ciliegie, così si conserverà per tanti e tanti anni, anche dopo che io non ci sarò più.
E magari un giorno, quando tutto ormai sarà distrutto, tu tornerai sulla Terra con un’astronave, come nei film, e troverai la mia lettera, la leggerai e potrai immaginare com’era il mondo prima di diventare un pianeta senza vita. Potrai anche vedere il mio tesoro, che fra tanti anni sarà il più prezioso di tutti i tesori, perché in futuro le cose belle che ho raccolto forse non ci saranno più, come dice il mio papà.
O magari a trovare la mia scatola tra tantissimo tempo sarà un cane, che scaverà una buca sotto l’albero, oppure un bambino, che verrà qui a giocare. Tu che leggi potresti essere proprio quel bambino del futuro e io lo spero tanto, perché allora vorrà dire che il mondo si sarà salvato.
Chissà cosa succederà… Mi piacerebbe tanto poter essere ancora qui per scoprirlo.
Scusa, ma adesso devo proprio scappare, perché la mamma mi sta chiamando e non posso farla aspettare, se no si arrabbia.
Perciò ora ti saluto e ti lascio la scatola con le rose rosse.
È stato bello raccogliere ognuno di questi oggetti e un po’ mi dispiace separarmene, perché mi sono molto affezionata. Ma non essere triste per me, ne troverò altri.
Se saprai guardare bene, nella scatola troverai un po’ dei nostri boschi, un po’ del nostro mare, un po’ dei nostri alberi e anche un pezzettino di me.
Quindi mi raccomando, tratta bene questo tesoro e conservalo tu al posto mio.
Adesso tocca a te essere responsabile.
Dalla vecchia Terra, passo e chiudo.