Hai aspettato per quasi un’ora il tuo amico Gabriele, quello inaffidabile, l’eterno indeciso, che a domanda non risponde mai “sì” o “no” ma sempre “forse”; Gabriele, sempre in ritardo.
Hai sciato tutta la mattina con Massimo, poi vi siete salutati; ti sei seduto al tavolo del rifugio e hai pranzato con calma, mancava un’ora e mezza abbondante all’appuntamento con Gabriele con il quale avresti fatto ancora tre o quattro discese nel pomeriggio.
Sono arrivate le tre e Gabriele non si è visto, sono passate le tre e mezza e di Gabriele nemmeno l’ombra, alle quattro, con la rabbia ormai a livelli di guardia, hai deciso di prendere la funivia che faceva l’ultima corsa e scendere almeno una volta nel pomeriggio.
Mentre salivi rimuginavi sull’ennesima delusione da parte di Gabriele, l’ennesimo “pacco” da parte sua, e subito non ti sei accorto che il tempo fuori era cambiato, lo splendido cielo terso del mattino aveva lasciato posto a nuvole sempre più basse.
Oltre a te, sulla funivia, un gruppo di cinque ragazzi che rideva e scherzava.
Appena sceso dalla funivia ti sei reso conto di trovarti nel bel mezzo delle nuvole, una nebbia quasi milanese.
Per sicurezza hai deciso di seguire il gruppetto dei ragazzi almeno fino a quando non fossi sbucato dalla coltre di nubi; ma hai capito immediatamente che erano troppo esperti, nel giro di pochi secondi sono scomparsi dalla tua vista.
Hai proseguito da solo, una leggera ansia come unica compagna in un silenzio quasi assoluto; hai creduto di seguire la strada giusta, hai proseguito ancora un po’, finché…
Finché sotto di te si è materializzato un dirupo!
Hai capito in un istante che da quella parte non potevi proseguire ma quando ti sei voltato indietro e hai provato a muovere qualche passo per risalire, hai cominciato rapidamente a scivolare verso il basso.
Hai cercato di mantenere la calma, hai sfilato gli sci e hai riprovato a salire ma non c’è stato niente da fare: allora hai capito che eri bloccato.
Cazzo, cazzo, cazzo… e adesso cosa faccio?
Calma Giovanni, calma.
Respira e pensa, respira e pensa.
Era l’ultima funivia quella che abbiamo preso, quindi tra poco gli impianti chiudono.
Oddio, non mi troveranno mai.
Cazzo Gabriele, cazzo!
Se ne esco vivo stavolta non te la perdono, con me hai chiuso.
“AIUTOOO”
E chi cazzo mi sente quassù.
Mamma mia che freddo, mi si stanno ghiacciando le mani e già non sento più i piedi negli scarponi.
Tieni duro Giovanni, tieni duro; vedrai che tra poco arrivano i soccorsi, quando Carlo e Roberto non mi vedranno arrivare a casa chiameranno per chiedere aiuto.
Sarà questione di due, forse tre ore al massimo.
Tieni duro Giovanni, forza!
Dio che freddo, non sento più la punta delle dita, come faccio a resistere.
“AIUTOOO”
Forse dovrei risparmiare le forze, dove ho letto che l’importante è rimanere svegli?
Freddo, freddo, freddo, non ce la faccio a resistere, mamma che freddo!
Perché proprio a me, perché?
Ti prego Signore, ti prego, manda qualcuno a salvarmi, ti prego… Non voglio morire!
Ma… ma quella… no, non è possibile… quella è la funivia? Sta risalendo? Possibile? Sta risalendo, sì, sta risalendo!
“AIUTOOO, sono qui, mi vedete? Aiuto, c’è qualcuno, venite a salvarmi, AIUTOOO”
Non mi hanno visto, non mi hanno visto, cazzo, non mi hanno visto…
Non dormire Giovanni, non dormire!
Cos’è successo? Mi sono appisolato, cazzo! Che freddo, che freddo!
Cos’è questo rumore che sento? Sembraaa… noo non può essere… eppure… eh sì, sembra proprio un elicottero!
“Ehiii… sono qui, ehiii, AIUTOOO, sono quiii
Il tecnico Alfredo, ogni giorno rimane incantato dal panorama delle montagne innevate; ama particolarmente l’ultima salita da solo in funivia, a fine giornata, per controllare che tutto sia a posto prima di chiudere gli impianti. Lui solo e le montagne, un silenzio quasi sacro.
L’occhio allenato, il bianco accecante, il silenzio, il cuore che sale verso l’infinito e… che cos’è quella macchia blu? C’è qualcosa che non va, i sensi subito all’erta, forse si sbaglia, eppure…
Alza il citofono in collegamento con la stazione a valle e chiede soccorso, ancora non se ne rende conto, non può saperlo, ma sta salvando una vita.
(Vent’anni dopo quello stesso tecnico invece di guardare il panorama, con ogni probabilità avrebbe letto i messaggi su wa o consultato la pagina della Gazzetta dello Sport su internet e non avrebbe visto quella macchia blu nel bianco immacolato.
Giovanni, forse, non si sarebbe salvato…)