Staffetta 1 - Episodio 1
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Staffetta 1 - Episodio 1
L’estate aveva ormai fatto il suo inchino, lasciando la scena all’autunno e a una lunga serie di giornate grigie e piovose. Poi era tornato il sereno e la spiaggia, quella mattina, si era svegliata con la giusta atmosfera: un’aria stemperata in colori tenui; un gradevole profumo di alberi e salmastro; un silenzio nel quale le orecchie potevano riposarsi dopo il pieno di grida, giochi e chiacchiericci estivi.
La sabbia stessa sembrava essersi rassettata, ricomposta. Dopo il calpestio disordinato di passi, corse, salti di bambini, uomini e cani che generavano dune e avvallamenti innaturali, aveva pian piano ripreso le sue forme.
Franco restò ancora un po’ seduto sul confine erboso fra la pineta e la spiaggia, a respirare gli ultimi vapori di umidità notturna che si stavano disperdendo sotto i raggi del sole filtrati dal fitto dei rami.
È proprio questa, la mia oasi.
Un’oasi sognata e cercata per lungo tempo, negli anni in cui la routine giornaliera – alzarsi da letto, andare al lavoro, incontrare i colleghi, sbrigare le pratiche con il solo pensiero dell’ora di uscita – era diventata un incubo, una tortura, un dolore fisico e mentale.
Ed era riuscito a dire basta; a dare un taglio netto a quel poco che ancora restava da tagliare. A licenziarsi e trasferirsi in quel paesino a due passi dal mare nel quale si era imbattuto durante una breve vacanza.
Solo di una cosa avrebbe confessato il rimpianto: la pausa di metà mattina, il momento in cui lasciava l’ufficio per andare a prendere un caffè al bar all’angolo; il momento in cui il sorriso di Luana – la giovane barista – gli restituiva un breve lampo di serenità. Bastavano quattro parole banali scambiate con lei, un incrocio di sguardi un po’ complici (e forse anche interessati: dopotutto, lui era solo un cliente) ed era come fare il pieno di energia e, soprattutto, di umanità per arrivare fino a sera.
Accantonò il pensiero e si tolse scarpe e calze. Arrotolò i jeans fin quasi alle ginocchia e poggiò i piedi sulla sabbia, ricevendo in cambio un piacevole senso di fresco che si propagò con un brivido leggero per tutto il corpo.
Prese lo zaino, lo posò fra le gambe e cominciò a estrarre i pezzi dell’attrezzatura. Ormai era diventato esperto, e in quattro e quattr’otto il cercametalli era montato.
Indossò le cuffie e spinse il pulsante di accensione. Un breve ronzio, prima tenue e poi sempre più acuto, gli confermò che l’apparecchio era pronto. Condivise il bluetooth anche col cellulare e, sulle note di Walk of life, Franco cominciò a camminare sul leggero declivio della spiaggia, fra mare e pineta, oscillando l’asta a destra e sinistra in lenti segmenti ad arco a pochi centimetri dalla sabbia.
Non era certo la speranza di imbattersi in qualcosa di prezioso, a guidarlo, quanto piuttosto la voglia di prendersi una pausa dal lavoro in officina – auto, moto, trattori, quasi tutta roba del secolo passato – e godersi la pace del mare autunnale.
Passo dopo passo, il soffio del vento e il mormorio delle onde si infilavano nelle orecchie, insinuandosi sotto i padiglioni delle cuffie e creando un effetto-conchiglia che si mischiava alla musica.
Situazione ideale per dare il via ai ricordi.
Conosceva il paese, ma viverci era tutta un’altra storia rispetto a passarci un paio di settimane. Per giorni aveva girato in lungo e in largo, chiesto a quasi ogni abitante se avevano un buco da dargli in affitto o se magari conoscevano qualcuno… Niente da fare.
Poi, si era ritrovato davanti all’ingresso di un’officina, una di quelle con le pareti dipinte per tre quarti di azzurro e un quarto di bianco, fitte di schizzi e macchie d’olio e appena visibili dietro carcasse di macchine accatastate; una di quelle con un calendario appeso a ogni gancio, fermo al mese di marzo di quattro o cinque anni prima, tanto, non è certo importante la data quanto il prorompente seno nudo di una bellezza in tuta con la zip aperta fino al pube; una di quelle con l’unico meccanico sempre sdraiato sotto un’auto di una ventina d’anni che lascia intravedere solo i polpacci rivestiti di blu e le suole consunte di un paio di scarpe da lavoro.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Staffetta 1 - Episodio 1
L’uso di certe figure retoriche in letteratura (ma, in generale, ovunque) è complicato; mi riferisco in particolare alle metafore, metonimie, similitudini, molto utilizzate, ma anche alle iperboli, sineddochi e altre figure di significato. Se usate con naturalezza (reale o apparente) e sapienza (come il sale, giusto, non eccessivo) rendono piacevole la lettura, creano stupore; se si eccede, le si mette qua e là maldestramente, si fanno pasticci gravi e si rischia di rovinare tutta la minestra. Tutta questa prolissa premessa per dire che a me l’uso che ne fa il Marconi mi piace assai. Le prime righe sono deliziose, con l’estate che fa il suo inchino di commiato per lasciare la scena all’autunno, e quel che segue. Ora il problema è sulle spalle dei quattro staffettisti successivi: imitare lo stile? Cambiare completamente? In ogni caso ci sono dei rischi che potrebbero compromettere il tessuto narrativo, il ritmo. Fortunatamente in questa staffetta io sono il quinto e ultimo, avrò tempo di vedere cosa combinate voi altri.
Dopo questo attacco, il capitolo cambia registro e ci presenta il protagonista; non molto, solo quanto basta, così permettendo a chi segue di imboccare la strada che vuole. Con anche qualcosa di non chiarito, mi pare, che toccherà probabilmente ad Albemasia dipanare in un modo o nell’altro. Bello, ovviamente scritto correttamente.
Dopo questo attacco, il capitolo cambia registro e ci presenta il protagonista; non molto, solo quanto basta, così permettendo a chi segue di imboccare la strada che vuole. Con anche qualcosa di non chiarito, mi pare, che toccherà probabilmente ad Albemasia dipanare in un modo o nell’altro. Bello, ovviamente scritto correttamente.
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
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Re: Staffetta 1 - Episodio 1
Questo incipit mi è piaciuto molto e sono felice di essere la prima a raccoglierne il testimone.
Mi piacciono l'atmosfera, il ritmo narrativo e anche lo stile...
Adesso spero di riuscire ad aggiungere un pezzetto alla storia che la sviluppi e mantenga la medesima atmosfera.
Inutile dire che sono già all'opera...
Mi piacciono l'atmosfera, il ritmo narrativo e anche lo stile...
Adesso spero di riuscire ad aggiungere un pezzetto alla storia che la sviluppi e mantenga la medesima atmosfera.
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Albemasia- Padawan
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Re: Staffetta 1 - Episodio 1
Anche qui per chiarire: @Albemasia ha accettato l'episodio così com'è, quindi non c'è alcuna necessità di correggere nulla. Mi fido ciecamente di M. ma comunque suggerisco di cristallizzare l'episodio con un copia e incolla a partire dalla versione che è stata usata come punto di partenza per continuare il racconto.
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Re: Staffetta 1 - Episodio 1
E' il primo atto delle staffette che leggo e mi è piaciuto: mi piacciono le descrizioni dei poste, le piccole cose che inquadrano le persone senza dilungarsi troppo (magari io faccio il contrario...). Buon lavoro a chi proseguirà.
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