Questa sera, quando ho intravisto Daniela al supermercato, l’ho seguita perché è giunto il momento di farle capire che non può semplicemente prendersi mio marito senza doverne pagare il fio.
Ho osservato la mia rivale parcheggiare la sua Mini, togliere le borse della spesa dal baule ed entrare in casa. Io mi sono piazzata qui davanti e aspetto, passeggiando su e giù per la strada.
Chissà se avrà comprato una bottiglia del vino preferito dal mio Riccardo? Mi sembra di vederla togliere il tappo con le sue dita affusolate e le unghie ben curate. Non so cosa darei per avere la possibilità di osservare la scena!
Santo cielo! Ma chi sono io, mentre sbircio attraverso le sue finestre come un’anima in pena? Fa freddo qua fuori e si è messo pure a piovere. Mi rifugio nel cappotto e cerco riparo sotto la tettoia della fermata del bus. Riccardo non è in casa ma arriverà quanto prima. Forse sarebbe meglio aspettare il suo arrivo, così potrei affrontarli assieme.
So da anni dove vive Daniela. Riccardo non è mai stato capace di nascondermi niente, e in sei anni ne ha fatti di errori. Ne ha seminati d’indizi.
La prima prova della sua infedeltà l’ho scoperta lo stesso giorno che seppi di essere incinta. Non gliel’ho mai perdonata, come non ho perdonato Daniela, anche dopo tutti questi anni.
Ricordo che me ne stavo seduta sul nostro letto con il risultato del test di gravidanza e lo scontrino del fioraio per un bouquet di fiori che non avevo mai ricevuto.
La nausea delle prime settimane si mescolava all’odore acre del mondo che mi crollava addosso. Un mese dopo ero seduta in una triste sala d’aspetto, in attesa del colloquio finale con una dottoressa che insisteva nel chiamare “la procedura” ciò che per me era nient’altro che il violento e freddo rifiuto del mio bambino.
Riccardo, cosciente delle sue colpe, non ha avuto il coraggio di lasciarmi, pur avendo noi continuato a litigare, tra bronci e silenzi. Impossibile credergli quando giurava di aver interrotto ogni rapporto con Daniela. Alla fine ho perfino smesso di ribattere, talmente ero stanca e sfiduciata.
Tutte le volte che alzavo la cornetta del telefono e nessuno rispondeva, mi sembrava di essere ancora sola come in quella sala d’aspetto. E se mi capitava di annusare un profumo insolito sui vestiti di Riccardo, mi tornava in mente l’odore di disinfettante che aleggiava in quel posto.
Adesso, dopo l’ultimo infuocato litigio, Riccardo ha riempito una valigia alla rinfusa e se n’è andato, sbattendo la porta. Ecco perché mi sono decisa a questo confronto con Daniela. Voglio farle capire quanto sia terribile sentirsi rubare la propria vita.
So che Riccardo è corso da lei, riparando tra le sue braccia molto più ragionevoli e accoglienti delle mie. Ho sempre immaginato che si rifugiasse qui dopo ogni nostro litigio, nella serenità delle sue grazie ammaliatrici.
Ciondolo con impazienza da un po’ di tempo ormai, davanti a questa villetta stile inglese. Decido di avvicinarmi con cautela e sbirciare attraverso la finestra della cucina.
Daniela ha cambiato i vestiti da rampante donna in carriera per una tuta anonima e delle comode pantofole. È la prima volta che la vedo così dimessa, senza quell’aria ricercata che gli abitini di Prada le conferiscono.
Strano, ma adesso appare perfino più vecchia di me. L’amante giovane di mio marito ha già le rughe, e tra i suoi capelli distinguo numerosi fili grigi.
Mi allungo più che posso e spunta una scena inaspettata. C’è un solo bicchiere sulla tavola. Daniela si alza, beve un sorso e infila un sacchetto di pasta precotta nel forno a microonde. Nel frattempo apparecchia con un unico piatto, accende la televisione appesa all’angolo della parete e pensosa si massaggia la fronte.
Dal nulla mi arriva una fitta allo stomaco: Daniela è sola!
Lentamente realizzo che non sta aspettando nessuno, e devo ammettere con dolore di essermi sbagliata.
Dovunque sia Riccardo questa sera, non è con Daniela.
Probabile che lui l’abbia scaricata ancor più facilmente di come ha fatto con me.
Mentre rimango lì imbambolata nell’umido del crepuscolo, comprendo che tutto quanto mi è accaduto negli ultimi anni non è per colpa di Daniela: è colpa di Riccardo!
E forse è anche un po’ colpa mia, che non ho saputo intuirlo per tempo.
Daniela guarda nella mia direzione, attraverso la finestra. Temo di essere vista, ma per fortuna non si accorge di niente.
All’improvviso il mio telefonino si mette a vibrare per l’arrivo di una chiamata: è Monica, la mia babysitter.
«Salve!» Rispondo, «come sta Emilia?»
«Si, sta bene. Ha appena finito la doccia. Le ho promesso che la mamma sarà a casa prima di andare a letto.»
«Sarò a casa presto, molto presto!»
Nel traffico caotico di Milano, combatto lo smarrimento pensando all’adorato visino della mia Emilia, e per la milionesima volta ringrazio il cielo per avermi aiutato a fuggire da quella sala di aspetto, cinque anni fa.
Emilia è l’unica cosa che conta nella mia vita: non Riccardo, dovunque sia finito!
Ho anche un moto di rammarico per la povera Daniela, rimasta con molto meno di quello che ho avuto io.
Dicono che la vendetta abbia un dolce sapore, ma solo il perdono riempie il cuore.
Ultima modifica di almarc il 2022-08-24, 20:22 - modificato 2 volte.