Granchio eremita
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 4 - Lo sgabuzzino
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Re: Granchio eremita
Ecco un esempio di racconto su cui è impossibile attaccarsi alla scrittura. Non allo stile, che è soggettivo come "mi piace" o "non mi piace", ma all'aspetto più prettamente tecnico del mettere una parola dopo l'altra. Qui non c'è niente da dire. Non ho trovato neanche un refuso, e vi assicuro che li ho cercati.
Ma potrei anche essere rimasto abbindolato dal racconto stesso. Un testo, come altri in questo step, psicologico secondo me. Soltanto che qui non c'è soltanto Liam e il "fagiano" che partecipano alla seduta, ma anche il lettore. E può capitare che che il lettore non ci capisca niente. Io, per esempio, ho ben compreso la volontà di solitudine del protagonista che, dopo una vita di tentativi andati a vuoto per costruire qualcosa di sociale, passatemi il termine generalizzante, senta il bisogno di fuggire lontano e restare solo. Capisco anche la creazione di un dialogo, forse immaginario, con Socrate. Voglia di solitudine che però non si compie mai completamente, l'uomo non è un granchio purtroppo.
Ciò che collego meno a quanto sopra è la teoria delle stringhe e questa ossessione di Liam di voler spiegare scientificamente la sua solitudine derivata. O meglio, capirei tutto se non si giungesse a un banale colpo di pistola che mette fine ai giochi.
Insomma, un racconto da elaborare continuamente. Senza la certezza di arrivare a una conclusione. Un po' come per Liam, o no?
Ma potrei anche essere rimasto abbindolato dal racconto stesso. Un testo, come altri in questo step, psicologico secondo me. Soltanto che qui non c'è soltanto Liam e il "fagiano" che partecipano alla seduta, ma anche il lettore. E può capitare che che il lettore non ci capisca niente. Io, per esempio, ho ben compreso la volontà di solitudine del protagonista che, dopo una vita di tentativi andati a vuoto per costruire qualcosa di sociale, passatemi il termine generalizzante, senta il bisogno di fuggire lontano e restare solo. Capisco anche la creazione di un dialogo, forse immaginario, con Socrate. Voglia di solitudine che però non si compie mai completamente, l'uomo non è un granchio purtroppo.
Ciò che collego meno a quanto sopra è la teoria delle stringhe e questa ossessione di Liam di voler spiegare scientificamente la sua solitudine derivata. O meglio, capirei tutto se non si giungesse a un banale colpo di pistola che mette fine ai giochi.
Insomma, un racconto da elaborare continuamente. Senza la certezza di arrivare a una conclusione. Un po' come per Liam, o no?
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"Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci lectorem delectando pariterque monendo."
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Molli Redigano- Maestro Jedi
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A Asbottino garba questo messaggio
Re: Granchio eremita
Un racconto ben scritto dove le doti dell'autor si rivelano in maniera coinvolgente. Affascinante la teoria delle stringhe che invita a riflettere e quale situazione più favorevole alla riflessione se non la solitudine. nel tuo racconto la solitudine si amplifica in maniera abnorme fino al punto che il protagonista parla a se stesso. Un po' mi ricorda la solitudine dei numeri uno, di quelle menti che sono caoaci di ragionare molto più degli altri , ma non trovano loro simili con cui condividere le proprie idee.
una cosa mi ha colpito in un 'isola deserta dove c'è solo lui e un uccello che lui stesso fa parlare ha bisogno del bunker per poter rimanere da solo.
Ecco io ti capisco, quando c'è un'altra persona in casa oltre anche se in un'altra stanza , non mi sento sola e capace di concetrarmi a scrivere un rigo.
Sono sicura che non usera quella pistola è troppo intelligente per farlo magari scriverà sulla sabbia la sua teiria delle stringhe.
Complimenti.
una cosa mi ha colpito in un 'isola deserta dove c'è solo lui e un uccello che lui stesso fa parlare ha bisogno del bunker per poter rimanere da solo.
Ecco io ti capisco, quando c'è un'altra persona in casa oltre anche se in un'altra stanza , non mi sento sola e capace di concetrarmi a scrivere un rigo.
Sono sicura che non usera quella pistola è troppo intelligente per farlo magari scriverà sulla sabbia la sua teiria delle stringhe.
Complimenti.
gemma vitali- Padawan
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Re: Granchio eremita
Ciao Aut-
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Due grandi fisici che hanno studiato e approfondito non mi ricordo quale branca sono entrambi morti suicidi. Non erano comunque le superstringhe. Nella teoria delle superstringhe il tempo è solo una dimensione come le altre, dice bene Socrate (ossia Liam stesso, dato che la voce di Socrate è solo una sua proiezione mentale) quando sostiene che non serve a nulla guardare solo indietro. Ma Liam rifiuta l'intuizione e alla fine non riesce a dare un senso alla propria solitudine forse perché è ossessionato dal passato.
La fase terminale della follia non è nelle mie stringhe, ossia da quando Liam sostiene che le superstringhe non funzionano nell'ambito dell'amore. Non si può cercare un filo logico nella descrizione di una follia ma forse sono io che l'avrei gradito da un narratore esterno, che invece ripete ossessivamente Granchio (punto e a capo) Eremita (punto e a capo) e allora io mi sgancio dal racconto e mi dispiace pure come va a finire proprio perché non mi trovo più in sintonia con il narratore. E sinceramente mi dispiace, perché il racconto fino a quel momento mi aveva coinvolto.
Grazie e alla prossima.
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Due grandi fisici che hanno studiato e approfondito non mi ricordo quale branca sono entrambi morti suicidi. Non erano comunque le superstringhe. Nella teoria delle superstringhe il tempo è solo una dimensione come le altre, dice bene Socrate (ossia Liam stesso, dato che la voce di Socrate è solo una sua proiezione mentale) quando sostiene che non serve a nulla guardare solo indietro. Ma Liam rifiuta l'intuizione e alla fine non riesce a dare un senso alla propria solitudine forse perché è ossessionato dal passato.
La fase terminale della follia non è nelle mie stringhe, ossia da quando Liam sostiene che le superstringhe non funzionano nell'ambito dell'amore. Non si può cercare un filo logico nella descrizione di una follia ma forse sono io che l'avrei gradito da un narratore esterno, che invece ripete ossessivamente Granchio (punto e a capo) Eremita (punto e a capo) e allora io mi sgancio dal racconto e mi dispiace pure come va a finire proprio perché non mi trovo più in sintonia con il narratore. E sinceramente mi dispiace, perché il racconto fino a quel momento mi aveva coinvolto.
Grazie e alla prossima.
Re: Granchio eremita
Terzo tempo letterario.
Esordisco con la cosa che mi ha sorpreso di più.
Mi ha sorpreso che in tanti commenti ci sia una più o meno velata commozione e una conoscenza personale dell'argomento; pensavo che la solitudine, quella (presunta) sempiterna di Liam, fosse una prerogativa di poche persone, in media.
E questo mi ha davvero colpito.
Perché le stringhe?
Penso sia un riflesso della mia personale ossessione per cercare sempre una spiegazione scientifica a tutto, perché non accetto (più) dogmi universali, caso, sfortuna e altre cose del genere. Ho sepolto questi concetti molto tempo fa. Adesso voglio risposte vere e concrete, e m'incazzo anche quando non le trovo.
Liam, che è davvero una bella mente, fa lo stesso ragionamento. Vuole una ragione scientifica per la solitudine, perché caso e sfortuna non gli bastano più.
No, non so niente di matematica e fisica, tra l'altro. Per cui ho scritto delle stringhe senza uno straccio di base seria, per sentito dire e cose così. Pensavo di averla fatta semplice, proprio per questo, invece sembra di no.
In due parole, gli eventi della nostra vita sono determinati da una sequenza immensa di episodi che portano a quel particolare momento.
- Incontri per caso un tizio nella metropolitana, chiacchierate, lui ti offre un lavoro, ti sistemi per la vita.
- Perché hai attaccato bottone con quella persona e non un'altra?
- Perché hai preso la metro proprio quel giorno e proprio a quell'ora?
- Perché sei entrato proprio in quel vagone?
E così via. Prendete un episodio qualsiasi della vostra vita e sezionatelo in questo modo.
Quella è la stringa.
Pura invenzione mia, comunque, e un po' ci credo veramente.
Grazie a tutti.
Conosco il mondo di Liam, in parte è il mio.
A differenza sua, però, io ho già le risposte, che sono meno affascinanti delle stringhe.
La solitudine è un biglietto da visita che ci si porta stampato addosso, e ce lo siamo stampati noi, addosso. La colpa non è degli altri, la colpa è nostra.
Esordisco con la cosa che mi ha sorpreso di più.
Mi ha sorpreso che in tanti commenti ci sia una più o meno velata commozione e una conoscenza personale dell'argomento; pensavo che la solitudine, quella (presunta) sempiterna di Liam, fosse una prerogativa di poche persone, in media.
E questo mi ha davvero colpito.
Perché le stringhe?
Penso sia un riflesso della mia personale ossessione per cercare sempre una spiegazione scientifica a tutto, perché non accetto (più) dogmi universali, caso, sfortuna e altre cose del genere. Ho sepolto questi concetti molto tempo fa. Adesso voglio risposte vere e concrete, e m'incazzo anche quando non le trovo.
Liam, che è davvero una bella mente, fa lo stesso ragionamento. Vuole una ragione scientifica per la solitudine, perché caso e sfortuna non gli bastano più.
No, non so niente di matematica e fisica, tra l'altro. Per cui ho scritto delle stringhe senza uno straccio di base seria, per sentito dire e cose così. Pensavo di averla fatta semplice, proprio per questo, invece sembra di no.
In due parole, gli eventi della nostra vita sono determinati da una sequenza immensa di episodi che portano a quel particolare momento.
- Incontri per caso un tizio nella metropolitana, chiacchierate, lui ti offre un lavoro, ti sistemi per la vita.
- Perché hai attaccato bottone con quella persona e non un'altra?
- Perché hai preso la metro proprio quel giorno e proprio a quell'ora?
- Perché sei entrato proprio in quel vagone?
E così via. Prendete un episodio qualsiasi della vostra vita e sezionatelo in questo modo.
Quella è la stringa.
Pura invenzione mia, comunque, e un po' ci credo veramente.
Grazie a tutti.
Conosco il mondo di Liam, in parte è il mio.
A differenza sua, però, io ho già le risposte, che sono meno affascinanti delle stringhe.
La solitudine è un biglietto da visita che ci si porta stampato addosso, e ce lo siamo stampati noi, addosso. La colpa non è degli altri, la colpa è nostra.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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A Hellionor, Achillu, caipiroska, paluca66, Danilo Nucci, Susanna e digitoergosum garba questo messaggio
Re: Granchio eremita
Le stringhe: prima di pensare fosse solo un'invenzione, avevo fatto qualche ricerca. La teoria delle stringhe, fisica quantistica e c., esiste ed è argomento per me ostico, però avevo trovato un articolo che, semplificando al massimo, poteva essere applicato al tuo lavoro, lavorandoci un po' molto ovviamente.Fante Scelto ha scritto:Mi ha sorpreso che in tanti commenti ci sia una più o meno velata commozione e una conoscenza personale dell'argomento; pensavo che la solitudine, quella (presunta) sempiterna di Liam, fosse una prerogativa di poche persone, in media.
E questo mi ha davvero colpito.
Perché le stringhe?
No, non so niente di matematica e fisica, tra l'altro. Per cui ho scritto delle stringhe senza uno straccio di base seria, per sentito dire e cose così. Pensavo di averla fatta semplice, proprio per questo, invece sembra di no.
La solitudine è un biglietto da visita che ci si porta stampato addosso, e ce lo siamo stampati noi, addosso. La colpa non è degli altri, la colpa è nostra.
Comunque bravo.
La solitudine è più presente di quanto non si pensi ed è anche un concetto molto personale, la si può vivere come semplice momento "particolare" o come ordinaria quotidianità.
Paradossalmente, pure nell'epoca dei social: sei solo con tanti "amici", davanti ad uno schermo, vivendo la vita di altri. E' triste, ma è così.
Si sono sprecati milioni di parole sull'argomento, lo lasciamo d parte.
A volte, concordo con te, ce la cuciamo addosso; io dico che la indossiamo quasi come un'armatura.
Può essere un momento di fragilità, in cui, lasciando gli altri fuori e macerandocivisi dentro, si vive la segreta speranza di un aiuto ad uscirne, ma senza pagare troppo pegno.
Solitudine vuol dire anche ragionare su noi stessi, cercare risposte. Chi le trova, le accetta e le vive, è fortunato.
Scusa, magari sono pensieri un po' confusi, ma se la vivi a volte è una matassa ingarbugliata, il cui bandolo non è facile da trovare.
Grazie per il bellissimo racconto.
______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Granchio eremita
Susanna ha scritto:Le stringhe: prima di pensare fosse solo un'invenzione, avevo fatto qualche ricerca. La teoria delle stringhe, fisica quantistica e c., esiste ed è argomento per me ostico, però avevo trovato un articolo che, semplificando al massimo, poteva essere applicato al tuo lavoro, lavorandoci un po' molto ovviamente.
Comunque bravo.
La solitudine è più presente di quanto non si pensi ed è anche un concetto molto personale, la si può vivere come semplice momento "particolare" o come ordinaria quotidianità.
Paradossalmente, pure nell'epoca dei social: sei solo con tanti "amici", davanti ad uno schermo, vivendo la vita di altri. E' triste, ma è così.
Si sono sprecati milioni di parole sull'argomento, lo lasciamo d parte.
A volte, concordo con te, ce la cuciamo addosso; io dico che la indossiamo quasi come un'armatura.
Può essere un momento di fragilità, in cui, lasciando gli altri fuori e macerandocivisi dentro, si vive la segreta speranza di un aiuto ad uscirne, ma senza pagare troppo pegno.
Solitudine vuol dire anche ragionare su noi stessi, cercare risposte. Chi le trova, le accetta e le vive, è fortunato.
Scusa, magari sono pensieri un po' confusi, ma se la vivi a volte è una matassa ingarbugliata, il cui bandolo non è facile da trovare.
Grazie per il bellissimo racconto.
Concordo con la disamina.
Io posso parlare solo del mio caso perché chiaramente è quello che conosco meglio: la solitudine l'ho scelta molto tempo fa, mi ci hanno addestrato, e per tanti anni è stata magnifica.
Quando ho tentato di uscirne mi sono accorto che non ce la si fa. Non ce la si fa perché il tuo organismo, prima ancora che la tua mente, è ormai settato su automatismi che non riesci a scardinare.
Il mio sgabuzzino è stato il mondo, almeno per un po'. Ma anche facendo esperienze tra le più diverse, anche vedendo posti e luoghi, non serve a nulla se su tutti gli altri esseri umani, nella tua visione, ci sono delle grosse X sopra.
Ed è inevitabile che gli altri facciano lo stesso con te.
Grazie!
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A Petunia garba questo messaggio
Re: Granchio eremita
Io sono sempre stata un tipo solitario, per tanti motivi, e pur avendo avuto tanti rapporti per lavoro (ho trovato belle persone tre i colleghi, per fortuna con qualcuno siamo anche amici) quell'imprinting è rimasto. Mi piace stare la tra gente, ma non mi manca quando non c'è. Nell'ultimo anno, covid a parte, la solitudine è stata la mia compagna più fedele: mi ha ascoltato, mi ha preso a sberle, a volte l'ho cercata... Ora se ne sta un po' in disparte, ma ci siamo conosciute troppo presto per "divorziare". Per fortuna l'altra metà della mia vita comprende.Fante Scelto ha scritto:Susanna ha scritto:Le stringhe: prima di pensare fosse solo un'invenzione, avevo fatto qualche ricerca. La teoria delle stringhe, fisica quantistica e c., esiste ed è argomento per me ostico, però avevo trovato un articolo che, semplificando al massimo, poteva essere applicato al tuo lavoro, lavorandoci un po' molto ovviamente.
Comunque bravo.
La solitudine è più presente di quanto non si pensi ed è anche un concetto molto personale, la si può vivere come semplice momento "particolare" o come ordinaria quotidianità.
Paradossalmente, pure nell'epoca dei social: sei solo con tanti "amici", davanti ad uno schermo, vivendo la vita di altri. E' triste, ma è così.
Si sono sprecati milioni di parole sull'argomento, lo lasciamo d parte.
A volte, concordo con te, ce la cuciamo addosso; io dico che la indossiamo quasi come un'armatura.
Può essere un momento di fragilità, in cui, lasciando gli altri fuori e macerandocivisi dentro, si vive la segreta speranza di un aiuto ad uscirne, ma senza pagare troppo pegno.
Solitudine vuol dire anche ragionare su noi stessi, cercare risposte. Chi le trova, le accetta e le vive, è fortunato.
Scusa, magari sono pensieri un po' confusi, ma se la vivi a volte è una matassa ingarbugliata, il cui bandolo non è facile da trovare.
Grazie per il bellissimo racconto.
Concordo con la disamina.
Io posso parlare solo del mio caso perché chiaramente è quello che conosco meglio: la solitudine l'ho scelta molto tempo fa, mi ci hanno addestrato, e per tanti anni è stata magnifica.
Quando ho tentato di uscirne mi sono accorto che non ce la si fa. Non ce la si fa perché il tuo organismo, prima ancora che la tua mente, è ormai settato su automatismi che non riesci a scardinare.
Il mio sgabuzzino è stato il mondo, almeno per un po'. Ma anche facendo esperienze tra le più diverse, anche vedendo posti e luoghi, non serve a nulla se su tutti gli altri esseri umani, nella tua visione, ci sono delle grosse X sopra.
Ed è inevitabile che gli altri facciano lo stesso con te.
Grazie!
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Re: Granchio eremita
Io sono sempre stata un tipo solitario, per tanti motivi, e pur avendo avuto tanti rapporti per lavoro (ho trovato belle persone tre i colleghi, per fortuna con qualcuno siamo anche amici) quell'imprinting è rimasto. Mi piace stare la tra gente, ma non mi manca quando non c'è. Nell'ultimo anno, covid a parte, la solitudine è stata la mia compagna più fedele: mi ha ascoltato, mi ha preso a sberle, a volte l'ho cercata... Ora se ne sta un po' in disparte, ma ci siamo conosciute troppo presto per "divorziare". Per fortuna l'altra metà della mia vita comprende.
Avere un'altra metà nella propria vita aiuta.
Essere tagliati fuori dalla possibilità di averne una, al contrario, alimenta il circolo. E' carburante per quel circuito autogenerato che mantiene lo status quo delle cose.
Insomma, è un bel casino.
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A Susanna garba questo messaggio
Re: Granchio eremita
Che racconto, Fante!
Di una bellezza devastante. Non lo dimenticherò tanto presto, il tuo Liam.
Niente di nuovo, ho pensato, alla fine, è sempre “Amor che move il sole e l'altre stelle”.
Mi sono chiesta perché si esce così coinvolti, emozionati e angosciati dopo aver letto il tuo racconto.
Aldilà della teoria filosofica, quello che mi ha fatto più riflettere è quanti granchi eremiti ho incrociato nella mia esistenza, quante stringhe si sono intersecate con le loro, senza che ce ne fossimo mai accorti. Quanto siamo, anche noi, responsabili del destino di un uomo? Perdonami, sto scrivendo sul filo dell’emozione.
La notte è bagnata da un mare di stelle. per me, frase capolavoro.
Negli occhi del volatile c’è reprimenda.
Nonostante i miei studi classici, ormai troppo lontani, da vera capretta che pascola in un prato troppo verdeggiante (la vostra bravura!) non mi è piaciuto, andare a cercare il significato di reprimenda.
Ha interrotto la lettura e mi sono sentita un po' “allontanata” proprio mentre cercavo di entrare in empatia con il tuo personaggio.
Un nulla, ma volevo dirtelo, perché non potevo farti solo complimenti.
Bravissimo, davvero.
Di una bellezza devastante. Non lo dimenticherò tanto presto, il tuo Liam.
Niente di nuovo, ho pensato, alla fine, è sempre “Amor che move il sole e l'altre stelle”.
Mi sono chiesta perché si esce così coinvolti, emozionati e angosciati dopo aver letto il tuo racconto.
Aldilà della teoria filosofica, quello che mi ha fatto più riflettere è quanti granchi eremiti ho incrociato nella mia esistenza, quante stringhe si sono intersecate con le loro, senza che ce ne fossimo mai accorti. Quanto siamo, anche noi, responsabili del destino di un uomo? Perdonami, sto scrivendo sul filo dell’emozione.
La notte è bagnata da un mare di stelle. per me, frase capolavoro.
Negli occhi del volatile c’è reprimenda.
Nonostante i miei studi classici, ormai troppo lontani, da vera capretta che pascola in un prato troppo verdeggiante (la vostra bravura!) non mi è piaciuto, andare a cercare il significato di reprimenda.
Ha interrotto la lettura e mi sono sentita un po' “allontanata” proprio mentre cercavo di entrare in empatia con il tuo personaggio.
Un nulla, ma volevo dirtelo, perché non potevo farti solo complimenti.
Bravissimo, davvero.
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A Fante Scelto garba questo messaggio
Re: Granchio eremita
Ti ringrazio molto.
La riflessione che hai fatto è importante: siamo in qualche modo responsabili della solitudine altrui?
Una volta avrei detto di sì senza dubbio, adesso penso che faccia parte delle cose del mondo.
Siamo parte della natura, in natura ci sono esemplari forti che mandano avanti la specie ed esemplari deboli che soccombono.
Non possiamo ritenerci responsabili di un meccanismo così ampio e incontrollabile.
Grazie del passaggio!
La riflessione che hai fatto è importante: siamo in qualche modo responsabili della solitudine altrui?
Una volta avrei detto di sì senza dubbio, adesso penso che faccia parte delle cose del mondo.
Siamo parte della natura, in natura ci sono esemplari forti che mandano avanti la specie ed esemplari deboli che soccombono.
Non possiamo ritenerci responsabili di un meccanismo così ampio e incontrollabile.
Grazie del passaggio!
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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