Il calesse si fermò al centro della strada. Il cocchiere si tolse il cappello e si asciugò la fronte poi, impaurito, si guardò attorno. Non si vedeva anima viva, anche se sapeva che qualcuno lo stava osservando. Si voltò verso il passeggero e gli fece cenno che lui non aveva intenzione di proseguire oltre. L’uomo scese dal calesse e guardò le case attorno a lui. Doveva essere stata una bella cittadina tempo addietro, ma ora era completamente abbandonata e in rovina. Le miniere d’oro si erano esaurite e gli abitanti se n’erano andati ancora più a ovest in cerca di nuovi guadagni. Si diceva che fosse il covo della banda del Maestro, un gruppo di uomini senza legge che viveva di rapine e scorrerie. Lui aveva bisogno di parlare con loro. In realtà aveva bisogno di parlare con il loro capo, il Maestro. Un ex insegnante che dopo la guerra si era dato alla vita da fuorilegge mantenendo comunque il titolo ottenuto con gli studi. Ironia della sorte il Maestro aveva scelto la vecchia scuola della cittadina come sua personale magione. Ed era proprio lì, un fatiscente edificio bianco dalle finestre sprangate, che l’uomo arrivato con il calesse si stava dirigendo. Il caldo e la polvere gli avevano offuscato gli occhiali. Li tolse per pulirli facendo attenzione a non compiere gesti che avrebbero potuto essere male interpretati. Sentiva la pressione di decine di occhi su di sé, anche se non riusciva a vederli. Rimise il fazzoletto in tasca e si incamminò.
Dalla porta dell’edificio uscì un colosso di più di due metri, con una folta barba nera. L’uomo si voltò verso la strada. Del calesse non c’era più traccia. Forse lo aspettava appena fuori l’abitato. Forse.
Si rivolse al colosso ma, un attimo prima che aprisse bocca, l’altro gli fece cenno di entrare dalla porta e di proseguire lungo il corridoio. Tutto senza parlare. In silenzio. Come a non voler disturbare il sonno di quella città spettrale.
L’uomo seguì le indicazioni ed entrò nell’edificio. La forte luce esterna impattava con l’intenso buio dell’interno. Gli ci volle qualche istante perché gli occhi si abituassero al cambiamento. Poi riuscì finalmente a vedere.
Aveva davanti a sé un lungo corridoio. A destra e a sinistra si aprivano alcune porte attraverso le quali balenavano dei flebili riflessi di luce. L’uomo si incamminò. Arrivato all’altezza della prima porta guardò all’interno della stanza, ma tutto quello che riuscì a vedere fu la fiamma di una bassa candela.
“In fondo”.
La voce del colosso fu il primo suono che udì da quando era giunto nella città.
Proseguì lungo il buio corridoio. Dalla porta in fondo usciva una luce un po’ più forte delle altre. L’uomo si avvicinò e vide una stanza da bagno con al centro una vasca circondata da diverse lampade a olio. Sulla sinistra una sedia con appoggiato grosso telo bianco. A destra alcuni mobili. La poca luce non permetteva di vedere oltre.
Seduto nella vasca vide un uomo intento nella lettura di un voluminoso libro.
“Il Maestro?”.
“Così mi chiamano”.
“Mi avevano detto che potevo trovarla qui”.
“Ti hanno detto bene”
Solo a questo punto l’uomo nella vasca alzò gli occhi dal libro.
“E tu chi sei?”
“Mi chiamo William Dawson, lavoro per la First National Bank di Williams”.
“Curioso. Di solito siamo noi ad andare dalle banche. Cosa vuole una banca di tanto importante da venire fin qui?”
“Ho un lavoro da proporle”.
“Quanto?”.
“Non vuole sapere di che lavoro si tratta?”
“Quanto?”.
“Mille dollari”.
“Mille dollari”.
“Per mille dollari non esco neppure dalla vasca da bagno”.
“Duemila…”
“Cinquemila, per il momento”.
“Cinquemila?”.
“Bill. Va bene se ti chiamo Bill?”.
“Veramente preferirei…”
“Ascolta Bill, se una banca viene a offrire un lavoro a me c’è sicuramente sotto qualcosa di poco chiaro”.
L’uomo tacque.
“Di cosa si tratta, Bill?”.
“La prossima settimana un carico d’oro lascerà la banca per il deposito federale di Tucson”.
“Continua”.
“Il carico viaggerà con poca scorta fino a Flagstaff dove incontrerà uno squadrone di cavalleria che lo seguirà fino a destinazione”.
“Sono io che dovrei pagarti cinquemila dollari per queste informazioni, Bill”.
“Voi dovrete rubare l’oro prima che arrivi a Flagstaff”.
“Cinquemila dollari per rubare un carico d’oro? Interessante”.
“Sì”.
“Senti Bill, e se decidessi di tenermi l’oro?”.
“Quell’oro non esiste”.
“Continua”.
“La banca è in difficoltà e…”.
“Come si chiama il tuo capo?”.
“Il direttore? Il signor Thompson”.
“Quindi, Bill, questo signor Thompson si è intascato l’oro della banca, giusto?”.
“No, insomma, investimenti sbagliati e…”.
“Si è intascato l’oro e vuole pagare cinquemila dollari per salvarsi il culo. Ti sembra giusto Bill?”.
“Ma non è così. É che…”.
“Vuole salvarsi il culo e invia te a fare il lavoro sporco. Ti sembra giusto, Bill?”.
“Le assicuro che…”.
“Come sei arrivato fin qui, Bill?”
“Con il calesse del signor Thompson”.
“E adesso è fuori che ti aspetta”.
“No, è uscito dal paese e…”.
“É una strada lunga da qui a Williams, Bill”.
“Come dice?”.
“Non è una cosa piacevole attraversare il deserto, Bill. A piedi”.
“No, certo. Ma perché…”.
“Ti sei mai chiesto perché il signor Thompson ha mandato proprio te, Bill?”.
“Penso che sia...”.
“Avrebbe potuto mandare il cocchiere da solo. Non trovi, Bill?”.
“Immagino di sì”.
“E allora perché ha mandato te, Bill? E perchè il cocchiere se n’è andato, Bill?”.
“Il cocchiere mi aspetta appena fuori città”.
“Sei sicuro, Bill?”
“Beh, penso che…”
“Hai visto quell’uomo che ti ha accolto sulla porta, Bill?”
“Sì”.
“Si chiama Bambino”.
“Bambino?”.
“Vuoi che Bambino vada a cercare il calesse, Bill?”.
L’uomo abbassò lo sguardo.
“No”.
“Capisci perché il signor Thompson ha mandato te, Bill?”.
L’uomo tacque.
“Non è bello quello che ha fatto il signor Thompson. Non trovi, Bill?”.
L’uomo tacque nuovamente.
“Non trovi, Bill?”.
“Sì”.
“E allora non vogliamo punire il signor Thompson, Bill?”
“Sì”.
La risposta dell’uomo arrivò come un sospiro. Lieve. Quasi impercettibile.
Il Maestro si alzò e uscì dalla vasca completamente nudo. Prese un grosso telo appoggiato su una sedia e se lo mise addosso per asciugarsi. Poi si spostò verso un piccolo mobile in legno situato all’estremità opposta del piccolo locale. Lo aprì e ne estrasse due bicchieri e una bottiglia.
“Un bicchiere, Bill?”.
“No, grazie.”
“É whiskey scozzese da cento dollari la bottiglia. Arriva dal miglior saloon di El Paso.”
“No, grazie”.
Il Maestro versò il liquido ambrato nei due bicchieri che brillarono alla luce delle lampade a olio.
“Ci sono dei momenti per bere e dei momenti per “no grazie”, Bill. E questo è un momento per bere”.
“Grazie”.
L’uomo rispose senza alzare lo sguardo da terra. La sua mente era persa in un turbinio di pensieri.
“Bevilo Bill. É buono e ti chiarirà le idee”.
L’uomo bevve tutto d’un colpo. Rimase per qualche istante a fissare il bicchiere vuoto. Il Maestro lo riempì nuovamente e attese che l’uomo ne svuotò il contenuto.
“É tutto più chiaro ora, vero Bill?”
L’uomo annuì. Il maestro riprese il bicchiere e lo ripose delicatamente sul mobiletto.
“Dov’è l’oro, Bill?”
“Nella casa del signor Thompson, in cantina. Dentro ad alcune casse di vino”.
“Bene Bill, e dove abita il signor Thompson”.
“Appena fuori Williams, sulla strada per il Canyon. É una casa bianca a due piani, sulla destra”.
“Bravo Bill, faremo un bello scherzo al signor Thompson”.
“Sì”.
Questa volta la risposta dell’uomo era più decisa. Pensò che era davvero l’ora di far pagare al direttore tutti i soprusi subiti in anni di lavoro. All’uomo piaceva questo Maestro, gli trasmetteva un senso di fiducia. Sentiva che quest’uomo, che aveva appena conosciuto, dava importanza alle sue parole. Si sentiva veramente considerato. Era una sensazione nuova per lui. Piacevole.
“Vorrei unirmi a voi”.
“Come dici, Bill?”
“Vorrei unirmi alla banda. Voglio partecipare anch’io alla punizione del signor Thompson”.
“Ma tu stai già partecipando, Bill. Le tue informazioni sono molto importanti”.
“Davvero?”
“Sì, davvero Bill. Sei stato molto bravo, Bill. Molto molto bravo”.
L’uomo si sentì rinascere. Sembrava che il cuore gli stesse scoppiando nel petto.
“Ora però devi rientrare a Williams, Bill”.
“Ma come?”.
“Se il signor Thompson non ti vedrà rientrare si metterà in allarme e la nostra punizione fallirà. Dirai al signor Thompson che l’accordo è fatto. Dovrà solo farci sapere il giorno e l’ora esatta in cui avverrà il carico. D’accordo Bill?”.
“D’accordo”.
L’uomo rimase un po’ deluso ma capiva che, in fondo, era giusto così. Era l’ultimo sacrificio prima di iniziare una nuova vita.
“Bambino ti accompagnerà fino a Williams”.
“Poi ci rivedremo presto, vero?”
“Sì Bill, non preoccuparti. Ci vedremo presto”.
“Grazie”.
“Bill, sei un bravo ragazzo”.
L’uomo sorrise come mai aveva fatto prima di allora.
“Bambino!”.
Il colosso barbuto comparve sulla porta del bagno.
“Accompagna il nostro amico Bill fino a WIlliams, e sincerati che non gli succeda nulla. Tu sei responsabile della sua incolumità”.
Come l’uomo uscì dalla porta il Maestro richiamò il suo fedelissimo tuttofare.
“Appena fuori dalla città sparagli un colpo in testa e lascia il suo corpo assieme all’altro vicino al calesse. Ci penseranno gli avvoltoi a loro. Poi dì a tutti di preparare i cavalli, a Williams c’è dell’oro che ci sta aspettando”.