Ciao,
@Petunia.
Grazie mille per il commento.
Ieri sera per la fretta ho sbagliato alcune parole:
"
questa sera non hai niente di meglio" -> "
forse stasera non hai niente di meglio"
"e io continuo a
parlare con te" -> "e io continuo a
bere birra da te"
La freschezza del testo credo dipenda molto dal fatto che la canzone l'ho scritta nel 1992 quando ancora non avevo 24 anni. Tra le tante cose che mi stupiscono ancora oggi dopo trent'anni è la capacità che ho avuto di immedesimarmi in una situazione che in realtà non avevo mai vissuto.
Non è un pezzo rap e non ha mai voluto esserlo; è un pezzo rock fin dall'inizio.
Per quanto riguarda l'assenza del refrain, è abbastanza una costante della mia produzione universitaria: al liceo scrivevo di solito ballate con la struttura classica del ritornello ripetuto; all'università mi sembrava di avere molto di più da raccontare con una canzone, per cui di solito il "ritornello" lo scrivevo con delle variazioni tra una ripetizione e l'altra.
Non avevo mai fatto caso alla bipartizione della canzone, più descrittiva la prima parte e più intimista la seconda. Adesso che me l'hai fatta notare, la sto riconoscendo in altre canzoni che ho composto. Grazie davvero per questa analisi, per me è stata molto importante.
Pensa che questa canzone ha una storia particolare. Era un giorno di primavera e io ero arrabbiato con me stesso perché negli ultimi anni non ero più riuscito a scrivere canzoni, non con la stessa frequenza di quando ero al liceo per capirci (tipo al liceo scrivevo decine di canzoni all'anno, durante l'università avrò scritto forse una decina di canzoni in tutto). Quella mattina mi sono svegliato, ero da solo nell'appartamento e mi sono imposto: oggi non esco di casa finché non avrò scritto una nuova canzone. Ho acceso la radio e ho iniziato a seguire con la chitarra i giri armonici delle canzoni trasmesse, finché non ne ho trovato uno molto particolare che non avevo mai sperimentato prima. Era anche una canzone rock; io di solito scrivevo ballate ma mi misi lo stesso a creare variazioni al giro finché non fui soddisfatto di strofa, ponte e ritornello. Era così complesso rispetto ai miei soliti giri che non riuscivo nemmeno a suonarlo senza intrecciarmi le dita, ma questa è un'altra storia.
Erano passate le due del pomeriggio, quindi mi permisi di uscire a prendere aria e mangiare qualcosa perché avevo fame. Tornai di corsa a casa, presi un foglio di carta e iniziai a scrivere. "Stesse storie, stessi discorsi" è stato il primo verso. "Sei una donna e fai dei strani disegni con la gonna" è stato il secondo.
Ho limato, tagliato, riscritto, odiato... sono trent'anni che odio il verso "sei dimagrita, mica male però" ma è ancora lì. Credo di aver finito la canzone alle nove di sera passate o anche più tardi. Mi ricordo che sono andato a un bar che conoscevo e che faceva panini enormi anche a quell'ora, pieni di schifezze buonissime. Il bar aveva anche un juke box particolare: anziché dischi di vinile aveva uno schermo e trasmetteva dei video (siamo nel 1992, non ho idea di quale tecnologia avesse) in cambio di una moneta da duecento o cinquecento lire. Ricordo ancora quale video scelsi:
Buffalo Stance - Neneh Cherry
In questi trent'anni ho cambiato un verso; non ti dico l'originale, ma quello attuale è "e la maglietta attillata, perché". Inoltre ho spostato il ponte, ma l'ho fatto per motivi musicali e non per il testo. La strofa "ti faccio comodo lo so..." era tra "non riesco mai ad innamorarmi di te." e "Ma che donna!" ma credo quindici o vent'anni fa l'ho messa prima del terzo ritornello.
Eeee.... alla fine mi sono lasciato andare. Scusa se mi sono dilungato, ma grazie tantissimo per l'analisi.