L'ultima rosa
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 9 - La Cantina
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L'ultima rosa
E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali
era stato concesso il potere di devastare
la terra e il mare: “Non devastate né la terra,
né il mare, né le piante, finché non abbiamo
impresso il sigillo del nostro Dio
sulla fronte dei suoi servi”.
Apocalisse di Giovanni (7,2-3)
Sono le undici di mattina eppure sembra di essere in un crepuscolo perenne. Filtra un tenue chiarore dalle nubi che le rende ocra, è l'attività tra i cumuli, lampi improvvisi e flash intermittenti.
Il treno si arrampica sui tornanti, ha lasciato Salta da poco e adesso la città è sulla sinistra, lontana.
Mœbius siede accanto al finestrino. Lo ha aperto di qualche centimetro, per far uscire il fumo della sigaretta. Ci sono alcune pesanti valigie nella rete sopra la sua testa e un pollo in una gabbia. Il bambino seduto di fronte a lui si pulisce il naso sulla manica della felpa.
Le basi delle pale eoliche, enormi blocchi di cemento e acciaio, sono l’unica variazione al paesaggio nudo. Migliaia di colonne sporche di cenere e pioggia scura, che si infilano nelle nubi e là spariscono.
Mœbius controlla l’orologio da taschino, lo apre, lo chiude, lo apre ancora. Il treno è di una lentezza esasperante. Nemmeno duecento chilometri, cinque ore di viaggio per scalare le Ande, fino a San Antonio de los Cobres. Per scendere dalla Stazione orbitante Ascalor ce ne aveva messe meno di due. Scuote la testa e butta la sigaretta fuori dal finestrino. La osserva cadere, un lumino rosso nel buio soffuso del giorno.
Una donna entra barcollante nel vagone, si tiene ai sedili consunti per non cadere, un occhio cisposo e umido, l’altro semichiuso. Al collo ha un paio di occhiali scuri da saldatore e la testa coperta da un cappuccio a punta. Si guarda intorno, tossisce. Quando arriva al sedile di Mœbius si volta e sorride, scoprendo i denti scheggiati.
“Està ocupado?” chiede.
Mœbius si tocca dietro l’orecchio, cerca il traduttore.
“Non serve” borbotta la donna, scuotendo la testa. Gli enormi orecchini fatti di cocci di bottiglia levigati tintinnano. “Le ho chiesto se è occupato.”
“Prego” annuisce Mœbius.
La donna raccoglie le gonne e si mette comoda. Ha un forte odore di ammoniaca, si gratta il collo staccando qualche scaglia di pelle morta.
“Le chiedo scusa” dice, “penserà che sono proprio una persona sfacciata, ma non ci posso fare nulla, sono troppo curiosa, così mi sono seduta qua. Questi bei vestiti, quel bel cappello e l’orologio dorato, diciamo che lei non si nasconde e non è una cosa di tutti i giorni vedere un orbitante da queste parti, quindi… la infastidisco?”
“Non si preoccupi” mormora Mœbius, cercando di stirare le labbra in quello che dovrebbe essere un sorriso.
“Oh bene, io sono Eva” si presenta la donna.
“Mœbius.”
“E dica, signor Mœbius, che ci è venuto a fare qua?”
“Curiosità.”
“Oh, certo. Questo è ormai l’unico modo di salire oltre le nubi. Il treno, dico. Ultimamente è parecchio frequentato, tutte persone che cercano di arrivare in Cile. Sa, pare ci sia ancora qualcosa di vivo, da quelle parti.”
“Sì, è vero” annuisce Mœbius.
Man mano che il treno sale e si avvicina alle nubi la luce cala d’intensità, ora si riesce a vedere solo le basi delle pale eoliche più vicine.
“Be’, comunque sia, ora viene il bello” dice Eva.
“In che senso?” chiede Mœbius.
“Nel senso che ora viene la parte divertente” insiste, indicando i neon che si stanno accendendo.
Il treno ha uno scatto in avanti ed entra in un tratto di binari protetti da una gabbia di ferro. Quando si infila nelle nubi i finestrini si chiudono e un soffio d’aria esce dai bocchettoni sul tetto.
“L’aria fuori è velenosa” spiega Eva.
Mœbius si attacca al finestrino, nonostante tutto è curioso. Durante la discesa da Ascalor è passato nello strato nubi che ormai ricopre tutta la superficie della Terra, ma è stato solo per pochi minuti.
Ora invece c’è in mezzo. Nota minuscole particelle scure che colpiscono il vetro. Le nubi sembrano fatte di polvere. Ogni tanto nota delle luci, dei lampi intermittenti, ma non saprebbe dire a che distanza si trovino.
Sente un formicolio sotto la piante dei piedi, come se il pavimento tremasse.
“Arriva” dice Eva e ridacchia, tenendosi ai braccioli.
D’istinto Mœbius si aggrappa al sedile, senza sapere bene perché. Il tremore gli risale lungo le gambe, fino all’inguine. I neon sfarfallano e il treno comincia a sbandare, come se fosse spinto di lato, i finestrini vibrano, il pollo bianco inizia a strillare e a sbattere le ali, alcune piume iniziano a svolazzare per il vagone. Si sente un’esplosione, non troppo lontana. Il treno ha un contraccolpo in avanti e poi indietro, pare fermarsi, poi riparte con una brusca accelerata. Eva perde la presa ai braccioli e cade su Mœbius.
“Scusi” borbotta, raddrizzandosi.
Il treno rimane dentro alle nubi poco meno di due ore, prima di uscirne rallenta, come prendesse fiato. Eva si mette gli occhiali da saldatore e si volta verso Mœbius.
“Lei non li ha portati?”
“Non mi servono, ho degli occhi artificiali.”
“Oh, be’, certo. Sa, io non vedo il sole da quasi tre anni…”
“Capisco.”
“E dica, ha anche altro di artificiale? Oltre gli occhi, dico. Voi di lassù diventate tutti tipo dei robot, sì?”
Mœbius aggrotta le sopracciglia.
“Sono indiscreta? Non volevo metterla in imbarazzo” si scusa Eva.
“No, stia tranquilla. Ho anche qualcos’altro, certo, come l'innesto neurale o il braccio sinistro, ma devo dire che…”
D’improvviso il vagone s’illumina come se fosse esplosa una bomba al fosforo.
Fuori, il sole è una sfera bianca al centro del cielo latteo. Il terreno, fin dove l’occhio arriva, è una distesa di terra bruciata, grigia e squamosa. Dalle nubi spuntano migliaia di gigantesche pale eoliche che girano lente.
Il treno sale su ripidi costoni di roccia e attraversa greti di fiumi secchi su pericolanti viadotti di ferro.
“Bel panorama” dice Eva.
“Non direi” sospira Mœbius.
Eva alza le spalle e viene colta da eccesso di tosse. Si piega in due e gli occhiali le scivolano sulla punta del naso. Il cappuccio si scosta e lascia scoperto per qualche secondo il cranio rasato. Sono pochi secondi, ma sufficienti a Mœbius per notare il tatuaggio sul cuoio capelluto: una sorta di pesce stilizzato.
Gli basta una veloce ricerca nella rete neurale per scoprire che si tratta di un segno che tutti gli appartenenti alla setta del Settimo Sigillo devono portare. Un marchio. Secondo le loro assurde teorie, basate su una particolare interpretazione dell'Apocalisse di Giovanni, sei dei sette sigilli che preannunciano la fine dei tempi sono stati aperti. La loro missione, per far sì che la Gerusalemme Celeste arrivi e salvi i servi di Dio, quindi loro stessi, è quella di accelerare la fine ormai inevitabile. Erano terroristi, né più, né meno. Fanatici e paranoici.
Mœbius si sforza di rimanere impassibile. Ha il forte sospetto che quella donna conosca perfettamente la sua missione e voglia fermarlo.
Per il resto del viaggio rimane in silenzio, gli occhi al paesaggio morto e i pugni chiusi.
Mœbius è l'unico a scendere alla stazione di San Antonio. La banchina è ricoperta da uno strato di polvere rossa che le folate di vento freddo sollevano in piccoli mulinelli. L'unica presenza è il capostazione seduto su una panchina scrostata con il cappello calcato sugli occhi, la giacca abbottonata fin sotto il mento e le mostrine dorate scucite per metà.
Mœbius si guarda attorno e si infila veloce nella sala d'aspetto. Un uomo dorme di fianco a un distributore di bibite vuoto. Si nasconde dietro una colonna e spia la banchina. Il treno fischia. Le porte sbuffano. Mœbius trattiene il respiro, potrebbe essersi preoccupato per niente, potrebbe… poi la vede, un attimo prima che il treno riparta, Eva che riapre una porta e salta giù.
Mœbius digrigna i denti, si volta ed esce dalla stazione.
Il sole è accecante, ma non caldo. Mœbius si tira su il bavero della giacca per proteggersi dal gelo e accelera il passo. Sulla strada non incontra nessuno. Gli pare di vedere qualcuno dietro al vetro di una casa, ma non ne è sicuro. C’è un cane rachitico sdraiato in mezzo alla via, ha le costole sporgenti e il respiro affannoso. Il telo di un vecchio camion schiocca a ogni folata di vento.
Sa che Eva lo sta seguendo.
Svolta più volte, senza una meta precisa. D'improvviso, appena girato un angolo, forza un cancello già mezzo divelto e si infila in un cortiletto, nascondendosi dietro un muretto di fango. Dopo qualche istante vede Eva passare, incurvata, con quei ridicoli occhiali da saldatore e il cappuccio a punta. Rimane nascosto per più di mezz'ora, in silenzio, regolando il respiro. Quando esce si dirige dalla parte opposta da cui è sparita Eva. Ormai è certo di averla seminata. Recupera dalla sua memoria interna la mappa. Dovrà camminare per quasi due ore verso nord e poi percorrere un canalone che lo porterà fino alla casa e alle serre della persona che chiamano El Florista. Si schiaccia per bene il cappello in testa e accelera il passo.
La casa del Florista è una piccola catapecchia in mattoni rossi nascosta da una fila di poderosi massi calcarei, bianchi e affilati come canini. Alle spalle della casa, in una lunga fila di cupole di vetro, brillano le serre. Si sente un ronzio nell’aria, come dei motori al minimo. Di fianco alla casa, tre veicoli stanno ricaricando i motori.
Mœbius bussa alla porta e si allontana mentre qualcuno apre. L'uomo che si ritrova davanti sulla cinquantina, ha perso i capelli a chiazze e numerose croste scure gli costellano il cuoio capelluto.
Fa cenno a Mœbius di entrare e gli porge la mano.
“Juan” si presenta, “ma tutti hanno preso il vizio di chiamarmi El Florista.”
Mœbius ricambia la stretta ed entra in casa. La penombra sa di muffa.
“Scendiamo in cantina” dice Juan, “si parla meglio di fronte a un bicchiere di vino.”
“Vino? Intende del vino vero?” chiede Mœbius.
“Certo” Juan ride, “nelle serre, oltre ai fiori, coltivo anche la vite. Il vino inoltre sarà il modo con cui riusciremo a portare su Ascalor il nostro regalo al mondo.”
I due scendono delle scale scolpite nel tufo fino a un locale basso, scavato nella roccia. Alle pareti sono poggiate numerose botti che sembrano fatte di legno autentico e alcuni scaffali carichi di bottiglie. Una catasta di scatole di alluminio è invece impilato di fianco a un tavolo posto al centro della stanza.
Juan versa da bere e porge un bicchiere a Mœbius, che lo porta alla bocca con lentezza. Il vino ha un sapore aspro, cattivo, eppure amico, sincero.
“Gliela mostro” dice Juan, posando il suo bicchiere. Prende una scatola dalla cima della pila e la apre. Una piantina di rose bianche viene estratta con cautela.
“Esistevano circa centocinquanta specie di rose, più di mille anni fa” annuncia, “e ora, è rimasta solo questa.”
“Sono commosso” dice Mœbius, “è meravigliosa.”
“È una rosa Alba, un ibrido molto antico, creato dall’incrocio della rosa canina e della rosa di Damasco, nota anche come rosa bianca degli York. Una rosa resistente, si adatta ai terreni poveri, non soffre le temperature basse ed è immune alle malattie.”
“La terremo come un tesoro, su Ascalor abbiamo un giardino botanico, cercheremo di salvarla, di riprenderne la coltura, di…”
“Calma, calma, le credo, altrimenti non vi avrei cercato per affidarvela. Come vede, l'ho mimetizzata in mezzo a un carico di vino, è l'unico modo per passare la dogana terrestre.”
“È un'ottima idea, speriamo di non incontrare nessuno del Settimo Sigillo durante il viaggio di rientro.”
“Il Settimo Sigillo?”
“Una loro seguace mi ha seguito fino a qua, ma per fortuna sono riuscito a seminarla” dice Mœbius, portando il bicchiere alle labbra.
In alto, dalla cima delle scale, sente una risata.
Eva non riesce a trattenere una risata. Quell’essere pensa di essere riuscito a scappare. Quel mezzo uomo. Lo ha fatto andare via lei, aveva bisogno che si sentisse sicuro, così da condurla dal Florista, tanto lo avrebbe ritrovato utilizzando il localizzatore GPS che gli aveva attaccato sulla giacca, quando gli era caduta addosso in treno. Un congegno, quel piccolo localizzatore, che le avrebbe permesso di giocargli un gran brutto scherzo: premendo un semplice pulsante avrebbe infatti mandato in tilt tutto il sistema elettrico che permetteva a quell’essere di vivere. Un residuo di tecnologia primitiva, certo, ma sulla Terra bisogna accontentarsi, l’importante è il risultato.
Ancora ridendo, Eva scende le scale che portano alla cantina. I due uomini la guardano terrorizzati. In mano tiene un coltello. Lo muove su e giù. Mœbius si butta sulla rosa e la rimette nella scatola. Eva smette di ridere e sputa in terra, sa bene che contro quel mezzo uomo una lama non può nulla. Fa finta di lanciarsi contro di lui, invece scarta di lato e con un colpo deciso taglia il collo di Juan. L'uomo non ha neppure il tempo di gridare e si accascia al suolo.
Mœbius ha un singulto, solo un attimo di esitazione e si precipita su per le scale.
“Dove scappi?” gli urla dietro Eva, mentre afferra il congegno e preme il bottone. Ma qualcosa non funziona, il pulsante rimane bloccato e Mœbius riesce a scappare.
Eva urla e comincia a sbattere il congegno sul tavolo, fino a sbloccarne il bottone. Sale di corsa le scale ed esce di casa, giusto in tempo per vedere un'auto allontanarsi nel deserto. Anche lei sale su una delle vetture in ricarica e si butta all'inseguimento.
Corrono per parecchio sulla terra dura, poi la piana si apre e si spalanca davanti a loro l’immenso deserto bianco delle Salinas Grandes. Eva cerca a tentoni gli occhiali da saldatore e prova a indossarli con una mano, mentre con l’altra tiene il volante, ma non ci riesce. La luce del sole che si riflette sul deserto è accecante, Mœbius pare sparito tra i miraggi e il bianco. Poi lo vede, le ruote enormi della sua auto che sollevano croste di terra compatta. Cerca di mettersi in coda, di avvicinarsi, ma la distanza è ancora eccessiva per poter usare il congegno, sempre che stavolta funzioni.
Corrono sul deserto in linea retta, senza diminuire o aumentare la distanza che li separa. Il veicolo di Mœbius ha uno scarto improvviso e sterza verso ovest, dove il bianco delle Salinas scala in grigio. Probabilmente ha capito che per riuscire a fuggire deve inventarsi qualcosa. Dopo pochi chilometri si addentra in una gola. Le nubi sono a pochi chilometri, scure e minacciose, si agitano come se ribollissero, proprio davanti a loro.
Mœbius ci si butta dentro e scompare. Eva rimane fuori, segue la linea compatta del fronte spumoso, poi picchia forte sul volante, dal cruscotto recupera una maschera antigas e si lancia all'inseguimento. La visibilità è ridotta a pochi metri, sta piovendo, gocce grosse come biglie di vetro, scure, che colano dense sul vetro. Non riesce a vedere l'auto di Mœbius, ma lo può seguire grazie al localizzatore. D'improvviso sente un botto e nota sul piccolo schermo del GPS che l'auto di Mœbius sta sbandando e cerca di uscire dalle nubi. Eva lo segue e quando è nuovamente fuori, al sole, gli si mette di nuovo in coda.
Ora gli si avvicina sempre di più. Ancora qualche metro, adesso vede chiaramente la ruota posteriore dell’auto di Mœbius sgonfia, l’andatura zoppa, le continue sbandate. Un altro metro, accarezza il bottone del congegno, ancora uno e preme. Per qualche secondo non succede nulla, poi l’auto di Mœbius sterza senza controllo e si rovescia di lato, fa due giri e si ferma dondolante sulla capotta, le ruote che ancora girano a vuoto, sempre più lente, fino a fermarsi.
Eva frena a pochi metri dalla carcassa e scende dall'auto, togliendosi gli occhiali e la maschera antigas. S'inchina per controllare dentro l'abitacolo e vede Mœbius immobile, chiuso come un riccio a proteggere la scatola con la rosa. Apre la portiera e lo tira fuori. Mœbius ha uno spasmo, gli occhi ormai ciechi roteano scuri. Il braccio artificiale è bloccato, serrato attorno alla scatola, l'altro pende inerte sul fianco. Eva sbuffa, ritorna alla sua auto e fruga nel cofano. Torna con una cassetta degli attrezzi e un cacciavite in mano. Straccia la manica dell'abito di Mœbius e con pazienza inizia a smontare l'arto.
“Voi orbitanti mi fate vomitare” dice, “ma non sono preoccupata, al compiersi della profezia, Dio penserà anche a voi. È scritto una cosa tipo: "le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi" o una cosa così, la mia memoria fa cilecca, ma credici, tra le stelle che precipiteranno ci sarete anche voi, puoi giurarci.”
Finito di smontare il braccio lo lancia lontano e afferra la scatola. La apre e tira fuori il piccolo vaso. La piantina non è alta più di trenta centimetri e ha solo quattro rose.
Eva ha un attimo di smarrimento, non ha mai visto un fiore in tutta la vita. Si guarda intorno, sente il cuore impazzire nel petto.
Quel fiore, questa rosa bianca, è la cosa più bella che le sia mai capitato di vedere. È la prova dell'esistenza di Dio. Eppure, per fare sì che arrivi presto la Gerusalemme Celeste, dovrà distruggerla.
Si siede, il vaso fermo tra le gambe incrociate. Il sole è ormai tramontato e una luna enorme e sanguigna è appena sorta. Le verrebbe da fare una citazione dell’Apocalisse, si ricorda che c’era un passaggio sulla luna rossa e il sole nero come crine, ma non ha voglia di pensare. Le va di stare ferma, con quel fiore tra le gambe, di rimanere là a guardarlo per qualche altro minuto. C’è una rosa appena sbocciata e due piccoli boccioli e poi ce n’è una grande come un pugno serrato, al centro, magnifica e bianca. La sfiora con la punta delle dita, la sente vellutata. Tocca lo stelo e si punge con le spine, non ci bada, si punge altre due volte. Il sangue che le esce dalle ferite è poco, giusto qualche goccia. Si avvicina alla grande rosa centrale, ne assapora il profumo, non ricorda di aver mai sentito niente di più pulito.
Quanto potrà rimanere ancora così, senza fare nulla? Non lo sa, ma vorrebbe durasse in eterno. Poi, mentre inizia a piangere, alza il vaso sopra la testa e urla mentre lo lancia. Urla, fino a che la gola non brucia.
Un tuono, poco lontano da là, colora d’ambra la superficie delle nubi.
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Re: L'ultima rosa
Che dire autor@ se non grazie per i venti minuti di bella e appagante lettura. Bel racconto, scrittura solida e coinvolgente.
Mi è piaciuta in particolare l’atmosfera della parte iniziale del racconto. Ecco, mi sono seduta su quel treno, ho visto e udito tutto e mi sono immersa del tutto nella situazione. Super.
Lo stile è meno efficace nella scena di azione, sarà che non riesco mai a seguire molto bene gli accadimenti e che come genere mi piace poco anche al cinema, non so che dire però ribadisco che la parte iniziale è un gioiello il seguito non regge il confronto con l’inizio per mio gusto.
Mi è piaciuta la storia e anche te faccio i complimenti per aver fatto la scelta coraggiosa del racconto al futuro. L’idea della rosa bianca come ultimo atto prima della fine dei tempi è suggestiva e simbolica.
Un bellissimo racconto.
Mi è piaciuta in particolare l’atmosfera della parte iniziale del racconto. Ecco, mi sono seduta su quel treno, ho visto e udito tutto e mi sono immersa del tutto nella situazione. Super.
Lo stile è meno efficace nella scena di azione, sarà che non riesco mai a seguire molto bene gli accadimenti e che come genere mi piace poco anche al cinema, non so che dire però ribadisco che la parte iniziale è un gioiello il seguito non regge il confronto con l’inizio per mio gusto.
Mi è piaciuta la storia e anche te faccio i complimenti per aver fatto la scelta coraggiosa del racconto al futuro. L’idea della rosa bianca come ultimo atto prima della fine dei tempi è suggestiva e simbolica.
Un bellissimo racconto.
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A Byron.RN garba questo messaggio
Re: L'ultima rosa
Molte suggestioni in questo racconto, idee e spunti che mi hanno ricordato molti lavori di cinematografia e simili dei tempi recenti.
La città sospesa sopra il mondo, con una civiltà più o meno barbara che si affanna a sopravvivere sulla Terra, mi ha fatto rivivere le atmosfere di Alita, film che a vederlo mi ha commosso.
Non perché fosse commovente, ma perché quando avevo 13-14 anni ne disegnai a mano proprio la protagonista, copiando una vignetta presa dall'omonimo fumetto. Non ricordo se venne proprio bene bene né so che fine abbia fatto quel disegno, ma ricordo che lei sì, Alita, col solo volto umano e il resto del corpo, ali incluse, robotico, era bella davvero.
Quando ho visto il trailer, tempo fa, Alita esce nelle grandi sale sotto forma di film, mi sono commosso.
Robe mie, autore, niente di cui preoccuparsi.
Non conoscevo questo pezzo dell'Apocalisse, e senza volerlo mi hai risolto un dubbio interpretativo. La descrizione che fai dei terroristi del Settimo Sigillo, le loro motivazioni, le loro parole e soprattutto il loro modus operandi, mi hanno ricordato tantissimo la setta dell'Eden's Gate.
Difficile che tu li conosca, ma tant'è.
Infine, l'inseguimento su auto dai grandi copertoni, attraverso la tempesta, mi ha ricordato Mad Max, film che adoro.
Okay, ho finito con le citazioni.
La tua storia mi è piaciuta. Il genere post-apocalittico è nelle mie corde, ed è un genere che ha bisogno, per vivere, di descrizioni sapienti e suggestioni forti.
Tu sei riuscito/a a fare tutto questo in buona parte: le descrizioni, infatti, sono il tuo forte. Hai saputo creare e far vivere molto bene la parte di vicenda sul treno e poi l'incontro tra Moebius (nome che mi ricorda ancora altre suggestioni) e il Florista.
Meno bene, secondo me, la parte d'azione, che risulta invece più ingessata e poco vivace.
La renderei più fluida con, a scelta, uno stile più secco o una serie di descrizioni più accanite.
Ti segnalo un "catasta di scatole di alluminio impilato".
Narrativamente parlando, alla storia manca un passaggio, cioè qualcosa che amalgami il tutto con una logica fruibile.
Il racconto esiste come spaccato di una realtà alternativa di cui abbiamo solo alcuni flash, ma a me per esempio non è chiaro perché distruggere l'ultima rosa sia di qualche utilità (al di fuori del simbolismo) per il Settimo Sigillo.
Né perché, se la rosa è così importante, sia stato mandato il solo e disarmato Moebius a prenderla, così come la sola Eva a intercettarlo.
Mi manca qualcosa a livello logico, insomma.
Nel complesso però il lavoro mi è piaciuto, ti do un voto positivo e ti tengo in conto.
La città sospesa sopra il mondo, con una civiltà più o meno barbara che si affanna a sopravvivere sulla Terra, mi ha fatto rivivere le atmosfere di Alita, film che a vederlo mi ha commosso.
Non perché fosse commovente, ma perché quando avevo 13-14 anni ne disegnai a mano proprio la protagonista, copiando una vignetta presa dall'omonimo fumetto. Non ricordo se venne proprio bene bene né so che fine abbia fatto quel disegno, ma ricordo che lei sì, Alita, col solo volto umano e il resto del corpo, ali incluse, robotico, era bella davvero.
Quando ho visto il trailer, tempo fa, Alita esce nelle grandi sale sotto forma di film, mi sono commosso.
Robe mie, autore, niente di cui preoccuparsi.
Non conoscevo questo pezzo dell'Apocalisse, e senza volerlo mi hai risolto un dubbio interpretativo. La descrizione che fai dei terroristi del Settimo Sigillo, le loro motivazioni, le loro parole e soprattutto il loro modus operandi, mi hanno ricordato tantissimo la setta dell'Eden's Gate.
Difficile che tu li conosca, ma tant'è.
Infine, l'inseguimento su auto dai grandi copertoni, attraverso la tempesta, mi ha ricordato Mad Max, film che adoro.
Okay, ho finito con le citazioni.
La tua storia mi è piaciuta. Il genere post-apocalittico è nelle mie corde, ed è un genere che ha bisogno, per vivere, di descrizioni sapienti e suggestioni forti.
Tu sei riuscito/a a fare tutto questo in buona parte: le descrizioni, infatti, sono il tuo forte. Hai saputo creare e far vivere molto bene la parte di vicenda sul treno e poi l'incontro tra Moebius (nome che mi ricorda ancora altre suggestioni) e il Florista.
Meno bene, secondo me, la parte d'azione, che risulta invece più ingessata e poco vivace.
La renderei più fluida con, a scelta, uno stile più secco o una serie di descrizioni più accanite.
Ti segnalo un "catasta di scatole di alluminio impilato".
Narrativamente parlando, alla storia manca un passaggio, cioè qualcosa che amalgami il tutto con una logica fruibile.
Il racconto esiste come spaccato di una realtà alternativa di cui abbiamo solo alcuni flash, ma a me per esempio non è chiaro perché distruggere l'ultima rosa sia di qualche utilità (al di fuori del simbolismo) per il Settimo Sigillo.
Né perché, se la rosa è così importante, sia stato mandato il solo e disarmato Moebius a prenderla, così come la sola Eva a intercettarlo.
Mi manca qualcosa a livello logico, insomma.
Nel complesso però il lavoro mi è piaciuto, ti do un voto positivo e ti tengo in conto.
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Re: L'ultima rosa
Un racconto davvero potente, ricco di citazioni e suggestioni (a partire dal nome dell'"orbitante": Mœbius), e sostenuto da una scrittura pulita e senza inciampi.
Ho riscontrato solo un errore: "Una catasta di scatole di alluminio è invece impilato" [impilata].
Le descrizioni sono molto efficaci e rendono tangibile questa Terra post-apocalittica, dove una piantina di rosa e un bicchiere di vino dal "sapore aspro, cattivo" diventano fonti di speranza per chi vive su un mondo artificiale, alieno.
Una leggera nota di demerito per le scene più propriamente d'azione, molto simili, come stile, a quelle - diciamo così - normali. Uno scarto più marcato fra le due parti avrebbe certamente reso il racconto ancor più (con)vincente.
E poi, due stonature che non ho potuto fare a meno di notare.
La prima riguarda il dialogo fra Eva e Mœbius al loro primo incontro sul treno. La donna viene presentata come sciatta, cisposa, "si gratta il collo staccando qualche scaglia di pelle morta"... ma ha un eloquio signorile, quasi ricercato e si rivolge a lui chiamandolo "signor Mœbius": due aspetti un po' stridenti.
L'altra riguarda invece gli incarichi affidati a Mœbius ed Eva, incarichi dati forse con troppa leggerezza dai rispettivi capi. Infatti, a parte la relativa importanza delle rose per le due fazioni opposte, Mœbius viene mandato in missione da solo e senza un minimo di armamenti ed Eva non sembra proprio il massimo come killer.
Il racconto comunque mi è piaciuto molto, anche nel finale, che sembra senza speranza e invece secondo me una speranza c'è. Eva non distrugge la pianta, ma si limita a scagliarla via ("alza il vaso sopra la testa e urla mentre lo lancia"). E se si ripensa alle parole di El Florista ("Una rosa resistente, si adatta ai terreni poveri, non soffre le temperature basse ed è immune alle malattie"), allora chissà...
M.
Ho riscontrato solo un errore: "Una catasta di scatole di alluminio è invece impilato" [impilata].
Le descrizioni sono molto efficaci e rendono tangibile questa Terra post-apocalittica, dove una piantina di rosa e un bicchiere di vino dal "sapore aspro, cattivo" diventano fonti di speranza per chi vive su un mondo artificiale, alieno.
Una leggera nota di demerito per le scene più propriamente d'azione, molto simili, come stile, a quelle - diciamo così - normali. Uno scarto più marcato fra le due parti avrebbe certamente reso il racconto ancor più (con)vincente.
E poi, due stonature che non ho potuto fare a meno di notare.
La prima riguarda il dialogo fra Eva e Mœbius al loro primo incontro sul treno. La donna viene presentata come sciatta, cisposa, "si gratta il collo staccando qualche scaglia di pelle morta"... ma ha un eloquio signorile, quasi ricercato e si rivolge a lui chiamandolo "signor Mœbius": due aspetti un po' stridenti.
L'altra riguarda invece gli incarichi affidati a Mœbius ed Eva, incarichi dati forse con troppa leggerezza dai rispettivi capi. Infatti, a parte la relativa importanza delle rose per le due fazioni opposte, Mœbius viene mandato in missione da solo e senza un minimo di armamenti ed Eva non sembra proprio il massimo come killer.
Il racconto comunque mi è piaciuto molto, anche nel finale, che sembra senza speranza e invece secondo me una speranza c'è. Eva non distrugge la pianta, ma si limita a scagliarla via ("alza il vaso sopra la testa e urla mentre lo lancia"). E se si ripensa alle parole di El Florista ("Una rosa resistente, si adatta ai terreni poveri, non soffre le temperature basse ed è immune alle malattie"), allora chissà...
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Re: L'ultima rosa
ciao
molto molto bello, questo racconto.
Scene apocalittiche descritte con grande maestria.
c’è avventura, suspense e momenti di riflessione.
hai inserito i paletti con una naturalezza imbarazzante.
Personaggi fantasticamente descritti e caratterizzati.
La scrittura è davvero ottima e ineccepibile.
Piaciuto il titolo e anche il finale, così aperto e imprevedibile.
Complimenti davvero
molto molto bello, questo racconto.
Scene apocalittiche descritte con grande maestria.
c’è avventura, suspense e momenti di riflessione.
hai inserito i paletti con una naturalezza imbarazzante.
Personaggi fantasticamente descritti e caratterizzati.
La scrittura è davvero ottima e ineccepibile.
Piaciuto il titolo e anche il finale, così aperto e imprevedibile.
Complimenti davvero
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: L'ultima rosa
Un racconto veramente ben congegnato. Ho tifato per Moebius fino alla fine e tu mi hai rivoltato il mio finale però con la speranza che quella rosa non sia andata distrutta. Tutto molto bello e filante come un treno. Non quello delle nubi ma un Tav. Mi ricorderò di te alla votazione.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: L'ultima rosa
Un racconto pre-apocalittico più che post, anche se le atmosfere ci riportano a quelle suggestioni. Una Terra che si sta consumando, spegnendo a poco a poco, una morte lentissima, a chiazze. Gli abitanti, non ne sembrano essere rimasti molti, trascinano delle esistenze indifferenti, come il capostazione, colpiti da malattie e degenerazioni del corpo. Malattie che non colpiscono, grazie anche alla tecnologia, coloro che hanno deciso di vivere lassù, sulla stazione orbitante. Eletti? Privilegiati? Non si capisce, un po' mi ha ricordato Elisium. Così come ho avuto dei rimandi, nelle atmosfere utilizzate, ai fumetti di Moebius, e qui ci becco di sicuro visto il nome del protagonista. Il racconto in sé è lineare, ma io ci ho visto più che altro una grande allegoria, che risulta da analizzare più interessante della trama, che a dirla tutta non è granché. Sullo stile, insomma, ottimo nella parte descrittiva e quando si va lenti, da rivedere quando il ritmo deve salire, il che non è il massimo per un racconto che dovrebbe fare dell'azione uno dei pilastri.
In conclusione un buon racconto, decisamente perfettibile. A rileggerci!
In conclusione un buon racconto, decisamente perfettibile. A rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: L'ultima rosa
Questo racconto è un’ottima lettura: vive di descrizioni fatte molto bene, suggestive, che trascinano dentro il mondo creato dall’autore. Ci si sente davvero immersi in questo paesaggio apocalittico.
Ottima anche la tecnica di scrittura (ti segnalo solo: “si riesce a vedere solo le basi”= si riescono; “Erano terroristi”= sono).
Molto suggestiva la scena finale. Al di là del simbolismo, che certamente c’è, si tratta di una donna che forse si riscopre donna ed essere umano davanti a un fiore, davanti alla bellezza; e l’epifania della bellezza porta sempre alla commozione. In un mondo dove tutto è brutto e sporco, qualcosa di bello e pulito scioglie il cuore e riporta a galla l’umanità, e forse un motivo per cui magari la fine del mondo può non essere desiderabile.
Al di fuori del contest, dove i generi richiesti erano lo storico e il racconto d’azione, non avrei notato che la parte d’azione è un po’ limitata.
Rimane forse un po’ debole, a livello di logica dell’azione, il perché la rosa sia così importante, ai fini della distruzione del mondo e quindi degli obiettivi della setta, ma, appunto, l’importanza viene recuperata a livello simbolico ed emotivo.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: L'ultima rosa
Errori / refusi praticamente inesistenti.
Giusto per correttezza segnalo un apio di sviste:
Paletti: ci sono ma è come se non ci fossero tanto sono ben inseriti nella trama; forse la cantina non è centralissima ma in compenso è bellissima l'idea di far cominciare il racconto direttamente sul treno.
Sicuramente è il primo racconto tra quelli finora letti che mi conquista in toto, quelli che quando si arriva in fondo si pensa subito: "ohh, finalmente proprio un bel racconto!"
Tra le cose che più mi sono piaciute sicuramente il fatto che nonostante tutto l'essere umano (qui ben rappresentato da Eva, un nome non a caso secondo me) mantiene una capacità di farsi guidare dai sentimenti, di provare emozioni che il mezzo robot Moebius può solo immaginare.
Sei candidat* a un posto alto nella mia cinquina.
Giusto per correttezza segnalo un apio di sviste:
Una catasta di scatole di alluminio è invece impilato di fianco a un tavolo posto al centro della stanza.
Scrittura efficace, lenta e compassata come si addice al paesaggio che ci descrivi, anche la scena d'azione non è frenetica come in altri racconti, quasi volesse adeguarsi al paesaggio circostante. A che serve affannarsi e avere fretta sembri volerci dire: molto apprezzato.ora si riesce a vedere solo le basi delle pale eoliche più vicine.
Paletti: ci sono ma è come se non ci fossero tanto sono ben inseriti nella trama; forse la cantina non è centralissima ma in compenso è bellissima l'idea di far cominciare il racconto direttamente sul treno.
Sicuramente è il primo racconto tra quelli finora letti che mi conquista in toto, quelli che quando si arriva in fondo si pensa subito: "ohh, finalmente proprio un bel racconto!"
Tra le cose che più mi sono piaciute sicuramente il fatto che nonostante tutto l'essere umano (qui ben rappresentato da Eva, un nome non a caso secondo me) mantiene una capacità di farsi guidare dai sentimenti, di provare emozioni che il mezzo robot Moebius può solo immaginare.
Sei candidat* a un posto alto nella mia cinquina.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: L'ultima rosa
Qualche ridondanza qua e là, ma è un racconto che mi ha fatto dimenticare, fin dalle prime battute, la mia istintiva diffidenza per le storie che parlano di un futuro molto lontano del tempo. Tutto sviluppato molto bene per me, anche nella parte di azione, meno gradita da altri commentatori.
Nel “toto-seguito” sono un po’ più pessimista: credo che sia veramente l’ultima rosa.
Un posto sul podio certo.
Nel “toto-seguito” sono un po’ più pessimista: credo che sia veramente l’ultima rosa.
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Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: L'ultima rosa
Un racconto bello ma che si prende i suoi tempi, anche nelle scene d'azione.
Descrive alla perfezione un possibile futuro e ti fa entrare a pieno nelle atmosfere che l'autore ha voluto creare. Peccato che il concorso richiedesse che il genere fosse d'azione. Mi spiace dirlo ma anche se ci sono inseguimenti io ho percepito una tranquillità nella narrazione che non mi aspetto in un racconto che dovrebbe avere un genere bene preciso.
La forza di questo racconto sono le scene descrittive. in quel caso si posso fare sono complimenti all'autore.
Quello che per me manca è il phatos.
Sono abbastanza freddo.
La scena finale dovrebbe smuovermi il mondo, so che dovrebbe farlo perché il momento è descritto bene ma non ci riesce.
Per quanto riguarda la trama sei stato molto lineare e semplice. Poche cose ma ben strutturate.
In conclusione è un racconto che mi sono goduto a pieno anche se per quanto riguarda il concorso qualcosa perde.
Grazie.
Descrive alla perfezione un possibile futuro e ti fa entrare a pieno nelle atmosfere che l'autore ha voluto creare. Peccato che il concorso richiedesse che il genere fosse d'azione. Mi spiace dirlo ma anche se ci sono inseguimenti io ho percepito una tranquillità nella narrazione che non mi aspetto in un racconto che dovrebbe avere un genere bene preciso.
La forza di questo racconto sono le scene descrittive. in quel caso si posso fare sono complimenti all'autore.
Quello che per me manca è il phatos.
Sono abbastanza freddo.
La scena finale dovrebbe smuovermi il mondo, so che dovrebbe farlo perché il momento è descritto bene ma non ci riesce.
Per quanto riguarda la trama sei stato molto lineare e semplice. Poche cose ma ben strutturate.
In conclusione è un racconto che mi sono goduto a pieno anche se per quanto riguarda il concorso qualcosa perde.
Grazie.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: L'ultima rosa
Il sole che acceca, ma non scalda. Il cane rachitico.I fichi immaturi ben saldi sulla pianta, ma che il vento sbatacchia a terra lo stesso. Tutte immagini piccole che fanno grande il racconto, e poi quel titolo somigliante...
Sarai mica Umberto Eco risorto?
Sei bravo come lui, di questo sono certo.
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tommybe- Maestro Jedi
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: L'ultima rosa
Non mi esimo neanche io dall'incensare l'Autore per l'alto livello della scrittura di questo racconto. La parte più forte, come già notato, sono le descrizioni, aspetto che letteralmente prende il lettore per mano portandolo dentro la storia. Per questo motivo quasi non ci si accorge nemmeno d'arrivare alla fine. E men che meno ci si accorge, anche questo particolare già notato, della poca azione nella scena d'azione, chiedo venia per il gioco di parole. Per contro, ci ho visto e ho ben compreso, il "ruolo" della rosa oltre il suo valore simbolico. Distruggerla significa annientare un tipo di società, un nuovo modello di vita tipico dell'epoca futura in cui ci troviamo. Vero, il buon Moebius è un po' debolino come difensore dell'ultima rosa, il florista non fa quasi in tempo a parlare ed Eva appare risoluta nel perseguire il suo obiettivo salvo poi sciogliersi sul finale. Sono combattuto: non sarebbe stato meglio che Eva fosse (restasse) cattiva fino alla fine?
Grazie
Grazie
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"Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci lectorem delectando pariterque monendo."
"Ottiene il risultato migliore chi - nell'opera letteraria - ha saputo unire l'utile col piacevole, divertendo e ammaestrando nello stesso momento il lettore."
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Re: L'ultima rosa
Ciao Autore/trice,
racconto futuristico nel quale però aleggia una gran parte delle nostre paure odierne.
Perfetta la narrazione e lo stile. Non i ha particolarmente entusiasmato il finale.
racconto futuristico nel quale però aleggia una gran parte delle nostre paure odierne.
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Re: L'ultima rosa
È la prima storia che leggo ambientata nel futuro, un futuro sicuramente poco appetibile, sia ambientalmente che eticamente, con la speranza che l’umanità riesca a fermarsi prima di ridurre la nostra Terra così.
In alcuni punti mi hai ricordato alcune scene di “Blade runner”, film stupendo.
Il titolo dice troppo del contenuto del racconto, anche se è adatto alla storia. Potevi osare.
Parto dai paletti: sono stati inseriti con equilibrio, senza eccessi di presenza, anzi quasi al limite per una presenza significativa. Per il genere ci ho visto commistione: c’è storia (futura) e c’è azione.
La trama è originale: ambientare nel futuro significa potersi permettere di tutto, da un mondo idilliaco a un mondo disastrato, con un pianeta che ormai è quasi morto. Da un mondo in cui tutti hanno una vita soddisfacente e senza discriminazioni, a un mondo in cui le differenze si sono nel frattempo accentuate.
I racconti di fantascienza o come in questo caso di “Storia futura” mi piacciono molto e apprezzo sempre la fantasia che viene messa in gioco.
La trama è sviluppata bene, il ritmo iniziale non si perde fino al finale, aiutato anche da buoni dialoghi attraverso cui delinei alcuni aspetti di questo futuro. Ottime le descrizioni del luogo.
Forse alleggerirei un po’ la parte dell’inseguimento per dare più spessore al momento finale.
Quindi un bel pezzo, scritto bene e con sicurezza ma freddo: mi è mancata la componente emotiva, che mi facesse entrare in empatia con i personaggi.
Le mie note
Piccola premessa, che poi vale per tutti i racconti. Ai testi in gara dedico sempre due letture: la prima per entrare nella storia, per farmi amici personaggi e vivere l’atmosfera, per apprezzare la fantasia della Penna e per imparare. E questo indipendentemente da errori, refusi o frasi che non girano. La seconda lettura a volte mi serve per tornare su qualche punto che non mi convinceva, su una frase strana o che mi aveva colpito, per recuperare un dettaglio che mi era sfuggito ed evitare “figuracce” nei commenti. Ed è nella seconda lettura che mi segno le mie note.
Sono piccole cose, che ovviamente puoi tranquillamente ignorare.
rende ocra,: è l'attività tra i cumuli – al posto della virgola metterei due punti, per dare maggior idea di cosa produce quel fenomeno.
il pollo bianco inizia a strillare e a sbattere le ali, alcune piume iniziano a svolazzare – utilizzi due volte il verbo iniziare nella stessa frase
“Il pollo bianco comincia a strillare e a sbattere le ali mentre alcune piume iniziano a svolazzare…”
scrostata, con il cappello – metterei una virgola
impilato - impilata
In alcuni punti mi hai ricordato alcune scene di “Blade runner”, film stupendo.
Il titolo dice troppo del contenuto del racconto, anche se è adatto alla storia. Potevi osare.
Parto dai paletti: sono stati inseriti con equilibrio, senza eccessi di presenza, anzi quasi al limite per una presenza significativa. Per il genere ci ho visto commistione: c’è storia (futura) e c’è azione.
La trama è originale: ambientare nel futuro significa potersi permettere di tutto, da un mondo idilliaco a un mondo disastrato, con un pianeta che ormai è quasi morto. Da un mondo in cui tutti hanno una vita soddisfacente e senza discriminazioni, a un mondo in cui le differenze si sono nel frattempo accentuate.
I racconti di fantascienza o come in questo caso di “Storia futura” mi piacciono molto e apprezzo sempre la fantasia che viene messa in gioco.
La trama è sviluppata bene, il ritmo iniziale non si perde fino al finale, aiutato anche da buoni dialoghi attraverso cui delinei alcuni aspetti di questo futuro. Ottime le descrizioni del luogo.
Forse alleggerirei un po’ la parte dell’inseguimento per dare più spessore al momento finale.
Quindi un bel pezzo, scritto bene e con sicurezza ma freddo: mi è mancata la componente emotiva, che mi facesse entrare in empatia con i personaggi.
Le mie note
Piccola premessa, che poi vale per tutti i racconti. Ai testi in gara dedico sempre due letture: la prima per entrare nella storia, per farmi amici personaggi e vivere l’atmosfera, per apprezzare la fantasia della Penna e per imparare. E questo indipendentemente da errori, refusi o frasi che non girano. La seconda lettura a volte mi serve per tornare su qualche punto che non mi convinceva, su una frase strana o che mi aveva colpito, per recuperare un dettaglio che mi era sfuggito ed evitare “figuracce” nei commenti. Ed è nella seconda lettura che mi segno le mie note.
Sono piccole cose, che ovviamente puoi tranquillamente ignorare.
rende ocra
il pollo bianco inizia a strillare e a sbattere le ali, alcune piume iniziano a svolazzare – utilizzi due volte il verbo iniziare nella stessa frase
“Il pollo bianco comincia a strillare e a sbattere le ali mentre alcune piume iniziano a svolazzare…”
scrostata, con il cappello – metterei una virgola
poi la vede, un attimo prima che il treno riparta, Eva che riapre una porta e salta giù.
La leggo meglio così: poi, un attimo prima che il treno ripartisse, vede Eva riaprire una porta e saltare giù.
Una catasta di scatole di alluminio è invece ______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: L'ultima rosa
Ciao autor.
Parto con il dire che il futuristico è uno dei miei generi preferiti, se poi è distruttivo, ancora meglio.
Molto interessante il tuo racconto, scorre via che è un piacere tra un misto di attesa degli eventi, sorprese e le pause che ti lasciano riflettere.
Descrizioni personaggi perfette e alcune immagini che rimangono ben impresse, come il sole che acceca ma non scalda.
Mi è piaciuto il finale moltissimo, così come il titolo. Insomma, nel complesso per le mie corde è un racconto fantastico, grammaticalmente corretto. I refusi te li hanno segnalati, inutile farlo ancora.
Probabilmente sarai da podio nella mia cinquina, ma sono all'inizio della seconda rilettura, presto per dirlo.
Grazie del tuo lavoro.
Parto con il dire che il futuristico è uno dei miei generi preferiti, se poi è distruttivo, ancora meglio.
Molto interessante il tuo racconto, scorre via che è un piacere tra un misto di attesa degli eventi, sorprese e le pause che ti lasciano riflettere.
Descrizioni personaggi perfette e alcune immagini che rimangono ben impresse, come il sole che acceca ma non scalda.
Mi è piaciuto il finale moltissimo, così come il titolo. Insomma, nel complesso per le mie corde è un racconto fantastico, grammaticalmente corretto. I refusi te li hanno segnalati, inutile farlo ancora.
Probabilmente sarai da podio nella mia cinquina, ma sono all'inizio della seconda rilettura, presto per dirlo.
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Re: L'ultima rosa
Piaciuto a metà.
La prima parte è davvero buona, hai creato delle atmosfere suggestive, che rimangono impresse e che rendono la lettura molto godibile.
Ti segnalo:
ora si riesce a vedere solo le basi delle pale eoliche
Si riescono a vedere
Poi per trovare il pelo nell'uovo ti segnalo pure questi dialoghi:
“Le chiedo scusa” dice, “penserà che sono proprio una persona sfacciata, ma non ci posso fare nulla, sono troppo curiosa, così mi sono seduta qua. Questi bei vestiti, quel bel cappello e l’orologio dorato, diciamo che lei non si nasconde e non è una cosa di tutti i giorni vedere un orbitante da queste parti, quindi… la infastidisco?”
e poi
“E dica, signor Mœbius, che ci è venuto a fare qua?”
Non so, non dico che il dialogo sia finto, ma la donna a me pare che si esponga troppo, anche in virtù del compito che deve portare a termine.
Sì, Moebius arriva da un altro livello, diciamo così, ma la curiosità di Eva mi pare troppo smaccata.
Comunque niente di che, prima parte buonissima.
Poi, quando Moebius arriva alla casa del florista, il clima cambia totalmente.
A me sembra di leggere un'altra storia, forse anche meno pianificata di quella realizzata nella prima parte, più istintiva, ma la narrazione non mi conquista.
C'è troppa differenza di realizzazione tra le due parti e il racconto nel suo complesso ne risente.
Io ci rimetterei mano, sconvolgerei il racconto, rivedrei la seconda parte totalmente, riadattandola con coerenza, libera dall'imposizione dei paletti.
Sono sicuro potrebbe venire fuori qualcosa di strepitoso.
Così com'è, credo che il racconto perda forza con l'imposizione dei paletti, soprattutto quello di genere, e non mi soddisfa totalmente.
La prima parte è davvero buona, hai creato delle atmosfere suggestive, che rimangono impresse e che rendono la lettura molto godibile.
Ti segnalo:
ora si riesce a vedere solo le basi delle pale eoliche
Si riescono a vedere
Poi per trovare il pelo nell'uovo ti segnalo pure questi dialoghi:
“Le chiedo scusa” dice, “penserà che sono proprio una persona sfacciata, ma non ci posso fare nulla, sono troppo curiosa, così mi sono seduta qua. Questi bei vestiti, quel bel cappello e l’orologio dorato, diciamo che lei non si nasconde e non è una cosa di tutti i giorni vedere un orbitante da queste parti, quindi… la infastidisco?”
e poi
“E dica, signor Mœbius, che ci è venuto a fare qua?”
Non so, non dico che il dialogo sia finto, ma la donna a me pare che si esponga troppo, anche in virtù del compito che deve portare a termine.
Sì, Moebius arriva da un altro livello, diciamo così, ma la curiosità di Eva mi pare troppo smaccata.
Comunque niente di che, prima parte buonissima.
Poi, quando Moebius arriva alla casa del florista, il clima cambia totalmente.
A me sembra di leggere un'altra storia, forse anche meno pianificata di quella realizzata nella prima parte, più istintiva, ma la narrazione non mi conquista.
C'è troppa differenza di realizzazione tra le due parti e il racconto nel suo complesso ne risente.
Io ci rimetterei mano, sconvolgerei il racconto, rivedrei la seconda parte totalmente, riadattandola con coerenza, libera dall'imposizione dei paletti.
Sono sicuro potrebbe venire fuori qualcosa di strepitoso.
Così com'è, credo che il racconto perda forza con l'imposizione dei paletti, soprattutto quello di genere, e non mi soddisfa totalmente.
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: L'ultima rosa
Può un racconto d'azione essere pura poesia? Questo racconto dimostra che la risposta è sì.
Scritto molto bene, con ogni parola al posto giusto. Dipinto con cura maniacale per il dettaglio (forse troppo, per i miei gusti ma è indiscutibilmente efficace). Ti trascina nell'ambiente, ti permette di vivere il tutto in prima persona.
Bello davvero.
Complimenti.
Grazie.
Scritto molto bene, con ogni parola al posto giusto. Dipinto con cura maniacale per il dettaglio (forse troppo, per i miei gusti ma è indiscutibilmente efficace). Ti trascina nell'ambiente, ti permette di vivere il tutto in prima persona.
Bello davvero.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
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Re: L'ultima rosa
Un genere che non mi piace, eppure ho letto il tuo racconto d’un fiato. Non ho guardato se hai fatto refusi, non ho nemmeno controllato i paletti (ho dovuto rileggerlo per sincerarmene). Mi sono concentrata sulla storia e sulle descrizioni. Precise, pulite e efficaci. Mi sono posta domande durante il racconto e a tutte hai risposto andando avanti con la storia.
Se devo trovare un difetto posso dirti che la prima parte è ineccepibile, la seconda forse zoppica lievemente. Ma hai fatto scelte difficili (distopia e azione) e le hai portate avanti egregiamente.
Bravo
Se devo trovare un difetto posso dirti che la prima parte è ineccepibile, la seconda forse zoppica lievemente. Ma hai fatto scelte difficili (distopia e azione) e le hai portate avanti egregiamente.
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Mac- Padawan
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Re: L'ultima rosa
Complimenti: crei un mondo mentre introduci la storia, ma senza mai essere invadente, senza noiose descrizioni, ma allo stesso tempo caratterizzandolo con precisione.
Qualche incongruenza c'è, come ti è stato già fatto notare, ma nulla toglie a una trama originale che a tratti ricorda la poesia di Blade Runner.
Forse dovresti dilungarti un po' sui perchè: la rosa, il vino, il Settimo Sigillo.
Ma forse la tua è una scelta per lasciare il lettore sognare secondo il proprio gusto.
Qualche incongruenza c'è, come ti è stato già fatto notare, ma nulla toglie a una trama originale che a tratti ricorda la poesia di Blade Runner.
Forse dovresti dilungarti un po' sui perchè: la rosa, il vino, il Settimo Sigillo.
Ma forse la tua è una scelta per lasciare il lettore sognare secondo il proprio gusto.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: L'ultima rosa
Ciao Autore,
questo è davvero un bel racconto, molto potente e con una fantasia davvero notevole.
Voglio però soffermarmi sulle parti che mi hanno convinta di meno che sono fondamentalmente due: mancano i perchè e i protagonisti non sono adatti ai loro compiti.
Cerco di spiegarmi: in un mondo devastato e ormai distrutto l'ultima rosa diventa un simbolo importante, di riscatto e di speranza. Perchè quindi non c'è una collaborazione mondiale per salvarla? Perchè esiste questa fazione che la vuole distruggere? Probabilmente il motivo è legato in qualche modo alla religione e qui vado ancora più in confusione perchè non ne trovo il nesso: una setta religiosa auspica l'avvento dell'apocalisse? Nessuno riesce a fermarli facendoli crescere tanto da dover agire temendoli... Non so...
Il mondo si sta spegnendo e descrivi questo declino con parole davvero suggestive, forse l'umanità ormai è stata indottrinata a una specie di rassegnazione di massa verso l'estinzione di qualsiasi tipo di vita? Per questo la setta è così potente tanto da dover agire in segreto per riportare la vita sul pianeta?
Quante domande, vero? Ma la storia è così bella e intrigante che mi dispiace percepire alcune cose in sospeso o sottointese, però, da lettrice, se sono ignoti i perchè come faccio ad apprezzare i come?
I protagonisti mi sono piaciuti perchè insoliti e quindi efficaci, però alla fine entrambi si rivelano inadatti alla missione che è stata loro affidata: entrambi falliscono, nessuno raggiunge lo scopo che si era prefissato. Falliscono anche quelli che li avevano scelti (probabilmente tra i migliori) per portare a termine il delicato compito di salvare/distruggere la rosa: falliscono tutti, insomma...
Lui probabilmente muore.
Lei probabilmente si redime.
E il racconto finisce con una pennellata di speranza che ho trovato un po' stucchevole, perchè la tua villain mi era piaciuta parecchio (ma è la mia indole horror che parla!).
questo è davvero un bel racconto, molto potente e con una fantasia davvero notevole.
Voglio però soffermarmi sulle parti che mi hanno convinta di meno che sono fondamentalmente due: mancano i perchè e i protagonisti non sono adatti ai loro compiti.
Cerco di spiegarmi: in un mondo devastato e ormai distrutto l'ultima rosa diventa un simbolo importante, di riscatto e di speranza. Perchè quindi non c'è una collaborazione mondiale per salvarla? Perchè esiste questa fazione che la vuole distruggere? Probabilmente il motivo è legato in qualche modo alla religione e qui vado ancora più in confusione perchè non ne trovo il nesso: una setta religiosa auspica l'avvento dell'apocalisse? Nessuno riesce a fermarli facendoli crescere tanto da dover agire temendoli... Non so...
Il mondo si sta spegnendo e descrivi questo declino con parole davvero suggestive, forse l'umanità ormai è stata indottrinata a una specie di rassegnazione di massa verso l'estinzione di qualsiasi tipo di vita? Per questo la setta è così potente tanto da dover agire in segreto per riportare la vita sul pianeta?
Quante domande, vero? Ma la storia è così bella e intrigante che mi dispiace percepire alcune cose in sospeso o sottointese, però, da lettrice, se sono ignoti i perchè come faccio ad apprezzare i come?
I protagonisti mi sono piaciuti perchè insoliti e quindi efficaci, però alla fine entrambi si rivelano inadatti alla missione che è stata loro affidata: entrambi falliscono, nessuno raggiunge lo scopo che si era prefissato. Falliscono anche quelli che li avevano scelti (probabilmente tra i migliori) per portare a termine il delicato compito di salvare/distruggere la rosa: falliscono tutti, insomma...
Lui probabilmente muore.
Lei probabilmente si redime.
E il racconto finisce con una pennellata di speranza che ho trovato un po' stucchevole, perchè la tua villain mi era piaciuta parecchio (ma è la mia indole horror che parla!).
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: L'ultima rosa
Bellissima la scena finale. La rosa sembra fermare tutto, Eva sembra redimersi. Il deserto bianco, le nubi scure. Riesco a vederla. Poi alza il vaso sulla testa e lo lancia gridando. Davvero una scena che ti si stampa nella testa. Per il resto il racconto è pieno di spunti, pieno di ispirazioni esterne, di rimandi a tanta letteratura e cinema, ma nessun tributo è pesante e alla fine il racconto si stacca come originalità e approccio dal resto dei racconti che ho letto.
Avrai dato ancora più spazio alla cantina, ma finalmente trovo una cantina come l'avrei immaginata io: un posto dove ci tieni il vino. Sembra una cosa da poco, ma credo sia la prima. Ed è vero, ci tieni anche tante altre cose: segreti, ricordi. Ed è un luogo di prigionia, un luogo per nascondersi. Tutto giusto. Ma nei miei ricordi di bambino era il posto dove mio padre scendeva a prendere il vino. Io ci tengo le birre, ma siamo lì.
Non mi dilungo tanto, il racconto mi è piaciuto quindi non ho molto da aggiungere. Forse creando un mondo, bada molto al bersaglio grosso, cioè renderlo chiaro e percepibile al lettore. Facendo questo si concentra molto sul macroscopico, ma meno sul microscopico. In tanti punti si sente il bisogno di una seconda stesura. Non perché sia scritto male, anzi, ma perché ti rendi conto che potrebbe essere scritto ancora meglio, con ancora maggior sicurezza. Una sicurezza che invece viene fuori tutta nel messaggio generale che la storia porta avanti e nella capacità che la narrazione ha di rendere perfettamente visibile questo mondo alla fine della sua esistenza. Quindi davvero un ottimo racconto. Non perfetto, ma sulla strada.
Avrai dato ancora più spazio alla cantina, ma finalmente trovo una cantina come l'avrei immaginata io: un posto dove ci tieni il vino. Sembra una cosa da poco, ma credo sia la prima. Ed è vero, ci tieni anche tante altre cose: segreti, ricordi. Ed è un luogo di prigionia, un luogo per nascondersi. Tutto giusto. Ma nei miei ricordi di bambino era il posto dove mio padre scendeva a prendere il vino. Io ci tengo le birre, ma siamo lì.
Non mi dilungo tanto, il racconto mi è piaciuto quindi non ho molto da aggiungere. Forse creando un mondo, bada molto al bersaglio grosso, cioè renderlo chiaro e percepibile al lettore. Facendo questo si concentra molto sul macroscopico, ma meno sul microscopico. In tanti punti si sente il bisogno di una seconda stesura. Non perché sia scritto male, anzi, ma perché ti rendi conto che potrebbe essere scritto ancora meglio, con ancora maggior sicurezza. Una sicurezza che invece viene fuori tutta nel messaggio generale che la storia porta avanti e nella capacità che la narrazione ha di rendere perfettamente visibile questo mondo alla fine della sua esistenza. Quindi davvero un ottimo racconto. Non perfetto, ma sulla strada.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: L'ultima rosa
La scrittura è molto buona, e la vicenda è ben strutturata. Un intrigante scorcio sul futuro ben congegnato, che lascia il giusto spazio all'immaginazione del lettore, e questa è una cosa sicuramente molto positiva. I personaggi sono bene delineati e è dato il giusto spazio alla successione di eventi. Riscontro, come unico difetto, la scena d'azione (l'inseguimento) un po' caotica, che rompe l'armonia generale, ma non guasta certo la complessiva godibilità della lettura. Non ci sono refusi, quindi tutto fila via liscio. E' un gran pregio è il riuscire a delineare bene un intero mondo in poche battute, senza appesantirlo con inutili descrizioni e parentesi. Bravo/a.
ceo- Viandante
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Re: L'ultima rosa
Ciao Aut-
Pare che nessun- ti abbia ancora segnalato "da eccesso di tosse"; può darsi che si possa dire, però credo che la forma corretta sia "da un accesso di tosse".
Per metà del racconto mi chiedo quale sia il genere, perché è evidente che ci troviamo in un IV millennio post-apocalittico (e quindi storico molto probabilmente non è) però non si vede l'azione. Si vede però Mœbius che mi ricorda qualcosa - se non sbaglio è proprio l'autore di fumetti o illustrazioni post-apocalittiche. Immagino sia un tributo all'autore.
Manca l'azione ma c'è la descrizione (secondo me fatta benissimo) di un mondo incredibile. Mi è piaciuta tantissimo anche l'invenzione di piccoli gesti quotidiani ormai cristallizzati.
La descrizione che hai fatto di Eva e la battuta "pare ci sia ancora qualcosa di vivo, da quelle parti" mi aveva inizialmente fatto pensare a una zombie, pensa te.
Una cosa che mi è venuta spontanea da pensare: ma funzionerà ancora il GPS, tra duemila anni? Ci vuole una rete di satelliti e il congegno viene definito "Un residuo di tecnologia primitiva" che però da solo non potrebbe funzionare.
L'azione poi arriva. Arriva anche il fioraio. Piaciuto molto il viaggio in treno. Centrato anche il IV millennio.
Grazie e alla prossima.
Pare che nessun- ti abbia ancora segnalato "da eccesso di tosse"; può darsi che si possa dire, però credo che la forma corretta sia "da un accesso di tosse".
Per metà del racconto mi chiedo quale sia il genere, perché è evidente che ci troviamo in un IV millennio post-apocalittico (e quindi storico molto probabilmente non è) però non si vede l'azione. Si vede però Mœbius che mi ricorda qualcosa - se non sbaglio è proprio l'autore di fumetti o illustrazioni post-apocalittiche. Immagino sia un tributo all'autore.
Manca l'azione ma c'è la descrizione (secondo me fatta benissimo) di un mondo incredibile. Mi è piaciuta tantissimo anche l'invenzione di piccoli gesti quotidiani ormai cristallizzati.
La descrizione che hai fatto di Eva e la battuta "pare ci sia ancora qualcosa di vivo, da quelle parti" mi aveva inizialmente fatto pensare a una zombie, pensa te.
Una cosa che mi è venuta spontanea da pensare: ma funzionerà ancora il GPS, tra duemila anni? Ci vuole una rete di satelliti e il congegno viene definito "Un residuo di tecnologia primitiva" che però da solo non potrebbe funzionare.
L'azione poi arriva. Arriva anche il fioraio. Piaciuto molto il viaggio in treno. Centrato anche il IV millennio.
Grazie e alla prossima.
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Re: L'ultima rosa
Immerso in un racconto che mi ha fatto dimenticare per pochi minuti il mondo reale, e catapultato in un viaggio nel futuro. Ben scritto e descritto cattura subito l'attenzione. Personaggi ben disegnati, trama tutto sommato credibile. La bellezza salverà il mondo? Tra i miei preferiti, complimenti e grazie
Marcog- Padawan
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