La mandria
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 6 - La veranda
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Re: La mandria
Il racconto ha qualcosa di intrigante, l'idea di questi due cannibali che attraversano lo spazio e il tempo, invecchiando lentamente, cibandosi solo quando si sentono deboli, pensando forse più ad arricchirsi che a nutrirsi, godendosi semplicemente un'eternità che non sembra mai essere in discussione, anche nei periodi più difficili come quelli recenti.
La voce narrante è vagamente ipnotica, ha una cadenza lenta, quasi che vivere in eterno faccia percepire lo scorrere del tempo in modo diverso. La trovo molto riuscita, nonostante si ingarbugli un po' con i tempi verbali in certi punti. Certo non tutto quello che dice è immediatamente comprensibile e forse non tutto torna alla fine, ma ha il potere e la capacità di distrarti da certi dettagli, di ammaliarti un po', come spesso riescono a fare le narrazioni in prima persona. Per esempio non capisco la necessità di Tamas di andare in barca. Posso solo pensare gli serva a liberarsi degli avanzi del gulasch. O meglio di ciò che non usa per prepararlo.
Quanto all'uso del termine mandria, fin dal titolo e poi ripetuto con insistenza, non mi sento di giudicare negativamente l'autore. Sicuramente è una scelta, e credo che sia stata una scelta ponderata. Tanti al posto tuo avrebbero puntato su un altro termine o su una maggior varietà di sinonimi, ma di nuovo non credo che si possa più di tanto sindacare con certe scelte, specie quando la narrazione è in prima persona. Per me è quasi un must, nove volte su dieci mi affido alla voce di un personaggio, o al personaggio affido la mia cercando di lavorare sulle variazioni. La scelta delle parole da usare è fondamentale in questo caso. Quando parliamo usiamo solo certe parole. E la scelta può essere in negativo o in positivo. Ci sono parole che nel nostro personale linguaggio assumono un significato particolare, diverso da quello con cui vengono usate dagli altri. Ecco, penso che qui la parola mandria rientri in questo tipo di scelte.
I paletti mi sembrano ben usati e ben dosati. Come horror non spinge sicuramente sull'acceleratore del disgusto, ma in sé l'idea non può appartenere a nessun altro genere, al di là di quanto tu dica apertamente piuttosto che limitarti a suggerire.
La veranda è lì, luogo di osservazione, quasi un'isola immobile in un'eternità che passa lenta e inesorabile.
Un buon racconto, insomma. Da rendere forse un po' più sciolto e spigliato in certi punti, ma sicuramente non passa inosservato. E a me è piaciuto.
La voce narrante è vagamente ipnotica, ha una cadenza lenta, quasi che vivere in eterno faccia percepire lo scorrere del tempo in modo diverso. La trovo molto riuscita, nonostante si ingarbugli un po' con i tempi verbali in certi punti. Certo non tutto quello che dice è immediatamente comprensibile e forse non tutto torna alla fine, ma ha il potere e la capacità di distrarti da certi dettagli, di ammaliarti un po', come spesso riescono a fare le narrazioni in prima persona. Per esempio non capisco la necessità di Tamas di andare in barca. Posso solo pensare gli serva a liberarsi degli avanzi del gulasch. O meglio di ciò che non usa per prepararlo.
Quanto all'uso del termine mandria, fin dal titolo e poi ripetuto con insistenza, non mi sento di giudicare negativamente l'autore. Sicuramente è una scelta, e credo che sia stata una scelta ponderata. Tanti al posto tuo avrebbero puntato su un altro termine o su una maggior varietà di sinonimi, ma di nuovo non credo che si possa più di tanto sindacare con certe scelte, specie quando la narrazione è in prima persona. Per me è quasi un must, nove volte su dieci mi affido alla voce di un personaggio, o al personaggio affido la mia cercando di lavorare sulle variazioni. La scelta delle parole da usare è fondamentale in questo caso. Quando parliamo usiamo solo certe parole. E la scelta può essere in negativo o in positivo. Ci sono parole che nel nostro personale linguaggio assumono un significato particolare, diverso da quello con cui vengono usate dagli altri. Ecco, penso che qui la parola mandria rientri in questo tipo di scelte.
I paletti mi sembrano ben usati e ben dosati. Come horror non spinge sicuramente sull'acceleratore del disgusto, ma in sé l'idea non può appartenere a nessun altro genere, al di là di quanto tu dica apertamente piuttosto che limitarti a suggerire.
La veranda è lì, luogo di osservazione, quasi un'isola immobile in un'eternità che passa lenta e inesorabile.
Un buon racconto, insomma. Da rendere forse un po' più sciolto e spigliato in certi punti, ma sicuramente non passa inosservato. E a me è piaciuto.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: La mandria
Questo racconto, per la sua brevità e tutto il non detto, mi ha dato l'impressione di essere stato scritto non per spaventare, ma per stupire. Il fine ultimo del lavoro era tenere tutto nascosto e poi zak, ecco servito il goulash. Una scelta consapevole del rischio, immagino, e che ho apprezzato molto (anche se essendo un po' scafato nella letteratura di genere avevo già capito tutto dalla terza riga) soprattutto per l'atmosfera soporifera creata, come se Csaba vivesse sospeso, inconsapevole quasi, in un sogno. Scelta che ho apprezzato almeno fino a quando non ho scoperto come l'autore aveva scelto di "svelare" la natura dei due cannibali/vampiri, ovvero con una battuta. Eh no. Io l'avrei gestita decisamente in maniera diversa, facendo salire la tensione, aumentando il ritmo, mostrando la scena in cui macellano la ragazza, in cui mangiano il goulash, schifandolo magari perché il sapore è dolciastro, nonostante lo zafferano, ma non possono fare a meno di mangiarlo e il sugo, rosso scuro, cola dalle labbra e gocciola dal mento e anche se fa schifo Csaba lo lecca da terra... Ecco, una cosa così. Dimenticavo: scrittura impeccabile, bravissimo.
A rileggerci!
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Akimizu- Cavaliere Jedi
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A Petunia e Susanna garba questo messaggio
Commento
Comincio dicendo che il racconto è intrigante, scorrevole e scritto bene. Le battute finali lo collocano nel genere horror, con brividino finale, che allunga la sua scia fino all'inizio del racconto. Resta misterioso il rapporto tra Csaba e Tamàs, perché il primo ha preso il sopravvento? Paletti rispettati, personaggi delineati, anche se si fa un pò fatica a capire perché Csaba cerchi di fingere con se stesso, probabilmente aiuta nella narrazione. Bella l'idea, buona la scrittura, che dire, complimenti e grazie!
Marcog- Padawan
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Re: La mandria
ciao autor@
di questo racconto quello che mi è piaciuto è il tono.
ricordo...non ricordo, il gusto del goulash che migliora di volta in volta aggiungendo lo zafferano, i continui spostamenti che non lasciano tracce.
è tutto giocato sulla sorpresa finale, sull'orrida rivelazione e questo tiene alto l'interesse per tutta la lettura.
il titolo, inteso come mandria umana, è ancora più inquietante, se si pensa a quanto nutrimento avranno i nostri simpatici protagonisti che spero, sinceramente, di non incontrare.
in conclusione: un buon lavoro!
di questo racconto quello che mi è piaciuto è il tono.
ricordo...non ricordo, il gusto del goulash che migliora di volta in volta aggiungendo lo zafferano, i continui spostamenti che non lasciano tracce.
è tutto giocato sulla sorpresa finale, sull'orrida rivelazione e questo tiene alto l'interesse per tutta la lettura.
il titolo, inteso come mandria umana, è ancora più inquietante, se si pensa a quanto nutrimento avranno i nostri simpatici protagonisti che spero, sinceramente, di non incontrare.in conclusione: un buon lavoro!
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: La mandria
Questo è stato il primo racconto che ho letto all'inizio di questo step e uno degli ultimi che commento.
La mia prima impressione rimane anche l'ultima, una sorta di diario di viaggio ma bello, bellissimo, fatto di allusioni che si chiariscono solo nel finale, selvaggio e primitivo.
I dialoghi sono eccellenti, le immagini vivide e coinvolgenti.
Bravo.
La mia prima impressione rimane anche l'ultima, una sorta di diario di viaggio ma bello, bellissimo, fatto di allusioni che si chiariscono solo nel finale, selvaggio e primitivo.
I dialoghi sono eccellenti, le immagini vivide e coinvolgenti.
Bravo.
The fallen- Younglings
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