Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
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Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Quel giorno di luglio, mio nipote Giulio, di 7 anni, arrivato da Parigi, con il fratello Elliot di 5 anni, mia cognata e mio fratello, per trascorrere le vacanze estive con i nonni (i miei genitori) e la zia (io), la prima cosa che mi raccontò a malincuore fu che i suoi compagni di classe sostenevano che Babbo Natale non esisteva.
A quelle parole strabuzzai gli occhi inorridita.
- Dicono che i regali li comprano i genitori.- spiegò.
Non potevo tollerare un simile affronto dagli emancipati bimbetti di città.
Nessuno, dico NESSUNO, dopo una mia argomentazione su Babbo Natale, avrebbe potuto mettere in dubbio la sua esistenza, né in Italia né tantomeno Oltralpe.
- I tuoi compagni dicono così perché Babbo Natale porta personalmente i doni solo ai bambini meritevoli e a qualche adulto che sia molto buono e bravo. Sono i folletti osservatori che glielo dicono. Annotano i comportamenti dei bambini sul tablet e dal 1° dicembre di ogni anno, Mamma Natale controlla su un grande schermo, i comportamenti di ciascuno di loro. Se i comportamenti positivi dei bambini superano quelli negativi, lei li inserisce nella lista dei meritevoli e la consegna dei loro regali sarà fatta direttamente da Babbo Natale, se invece i comportamenti negativi superano quelli positivi, allora viene inviata una mail ai genitori di quei bambini, che li informa che dovranno comprare loro i regali per i loro figli.
- Ho capito zia, ma io non ho mai visto Babbo Natale.
- Anch’io non l’ho mai visto. E’ difficilissimo vederlo, ma non impossibile. Infatti, alle ore 21 in punto di ogni vigilia di Natale, Babbo Natale va personalmente a prendere i folletti osservatori, li fa salire sulla sua slitta e li porta a casa da Mamma Natale che li aspetta per la cena della vigilia. Solo in quel momento potresti vederlo, perché fa un giro intorno alla casa, scampanellando per richiamare i folletti.
-Allora lo vedremo!
- Ci proveremo.
Mi abbracciò felice e soddisfatto.
-E adesso?– pensai tra me.
Dovevo intervenire per interrompere l’ondata di scetticismo che aveva travolto il mio piccolo San Tommaso.
Avevo deciso! Mi sarei calata nella parte di una “Santa Planner” e non intendo Santa perché mi stavo immolando alla causa, ma perché Santa sottintende Claus, alias Babbo Natale, in inglese.
Avevo cinque abbondanti mesi per pianificare TUTTO.
Io mi adagiai, l’estate trascorse e Giulio non fece più domande né su Babbo Natale né sui folletti.
21 Dicembre
E arrivò dicembre e come ogni dicembre i miei nipoti giunsero in Italia per trascorrere le vacanze natalizie dai nonni. Così, la mattina del 21 andai a prendere Giulio ed Elliot e i loro genitori, all’aeroporto di Venezia. Il periodo natalizio o lo si ama o lo si odia e tutti i bambini, sarà per la sua magia, sarà per le luminarie, sarà per l’albero di Natale o il Presepe, sarà per la mole di doni che riceveranno, lo amano incondizionatamente e confesso che anch’io continuo ad amarlo molto.
Non eravamo ancora usciti dall’aeroporto che Giulio mi si avvicinò, tirandomi per la giacca.
- Ti ricordi quello che mi hai detto quest’estate?- mi sussurrò.
- Riguardo a cosa?
- Di Babbo Natale, zia! Proviamo a vederlo?
In quel momento, ebbi un attacco di panico: io, “Santa Planner” non avevo ancora “plannerizzato” nulla! Mi stavo giocando tutto, compresa la fiducia che mio nipote aveva riposto nella mia accurata argomentazione “babbonatalesca” estiva.
La credenza di Babbo Natale era appesa a un filo e se quella credenza fosse caduta si sarebbe frantumata in mille schegge legnose e avrebbe spiaccicato per sempre sul pavimento il povero Babbo e quindi, addio credenza, in senso stretto e figurato!
- Allora zia? Lo vediamo?
- Ma dipende anche da lui.
- Ok, zia, comunque io ho detto ai miei compagni quello che mi hai spiegato.
- E quindi?
- Ci sono rimasti male. E’ quello che si meritano se non sono stati buoni!- esclamò soddisfatto.
Avevo un grosso, grasso (per restare in tema) problema: i cinque mesi per “plannificare” l’evento Santa erano diventati quattro cortissimi giorni, in cui avrei dovuto trovare l’attore che avrebbe personificato Babbo e il costume adatto a rendere il travestimento il più realistico possibile.
Così mi aggrappai alla speranza che qualche folletto, eccetto quello birichino, me la mandasse buona.
Trovare chi potesse calarsi nella parte di Babbo Natale era la parte più difficile, perché l’attore prescelto avrebbe dovuto possedere le physique du rôle.
E che ci vuole!
Trovare un uomo, almeno di mezza età, alto, con una bella panciotta, con barba e capelli bianchi, magari leggermente riccioluti e che, quando ride, faccia “OH_OH_OH”, si trova tutti giorni dietro l’angolo! Ero spacciata!
Se avessi sfruttato il fattore tempo, avrei potuto trovare qualcuno con tutta calma, avrei potuto permettermi anche il lusso di istruirlo, magari tenendolo sequestrato nella casetta di marzapane per farlo ingrassare per la data designata, stando bene attenta a non farlo muovere troppo, cosicché le maniglie dell’amore sarebbero potute diventare un unico rotolo dell’amore, la panciotta di Babbo Natale (lui ne ha tanto di amore!).
E invece no! Avevo a disposizione, solamente quattro giorni scarsi! Mi sentivo oppressa da un bastoncino di zucchero gigante, estremamente appuntito, sopra la testa.
Il primo a essere scannerizzato fu, ovviamente, mio papà, il nonno, lui avrebbe potuto essere il Babbo Natale per eccellenza, per l’altezza, per la panciotta e per il suo amore smisurato per il Natale, ma fui costretta a scartarlo immediatamente, immaginando la domanda e la risposta di Giulio “E il nonno dov’è? Allora è lui Babbo Natale!”.
Ai bambini non sfugge nulla, altro che Unità Investigativa!
In extremis, avrei potuto anche optare per lui, perché, in realtà, ogni zia che si rispetti ha sempre un piano di riserva, pur di salvare la faccia, ma sostenere la teoria che nonno fosse Babbo Natale e che fosse nato al Polo Nord, di contro la nonna che sarebbe stata Mamma Natale, io e mio fratello Elfi prescelti, Giulio un Folletto Osservatore ed Elliot certamente il Folletto Birichino, avrebbe scatenato una crisi d’identità familiare, con una smisurata lievitazione dell’infantile Ego (essere parente diretto di Babbo Natale non è cosa da tutti!). Troppo!
Ma pur di non deludere il mio nipotino ero disposta a pagare anni di psicoterapia.
22 dicembre
Mi concentrai sulla parte più facile da realizzare: il look. Acquistai un bellissimo abito di velluto rosso corredato di tutti gli accessori. Era perfetto! Mi sentivo soddisfatta. Ma mancava sempre il Babbo.
23 dicembre
Dopo una notte insonne, arrovellata nei miei pensieri babbonataleschi, mentre ero intenta a giocare a tombola, per le prove generali della vigilia, con Giulio ed Elliot…
-55, 60, 10…- elencò Elliot.
-Elliot devi dire un numero alla volta.- spiegò pazientemente Giulio.
-Io dico così!
-Zia! Diglielo tu che si dice un numero alla volta. ZIA! Hai capito?
- Cosa?- chiesi ridestata dal torpore del tormento della preoccupazione di non aver trovato ancora chi potesse fare Babbo Natale.
-54, 63, 80, 2.
-Elliot! Non si fa così! ZIA diglielo tu!
-Elliot si dice un numero alla volta. Devi dare il tempo alle persone di trovare il numero sulle loro cartelle. Hai capito?
-Seeeee…
-No, zia, quando risponde così non ha capito niente!
-45- nominò il frugoletto ribelle.
Giulio e io ci fermammo sorpresi.
- 34- continuò.
- Hai visto Giulio, tuo fratello ha capito.
Giulio mi guardò scuotendo la testa, non troppo convinto.
Il campanello della porta suonò.
- Chi è? -Chiese curioso Elliot.
- E’ zio Marcello-rispose Giulio, a cui non sfugge nulla.
Zio Marcello è il fratello di papà e quando entrò ebbi una folgorazione: sarebbe stato lui BABBO NATALE!
Non aveva né panciotta né capelli e barba riccioluti e bianchi, ma era alto, amava il Natale e soprattutto era insospettabile, perché lui, era solito trascorrere la vigilia di Natale fuori casa. Con qualche accorgimento estetico, il mio Babbo sarebbe stato perfetto!
Ero in contemplazione, quando:
- Ziaaaa, Elliot imbroglia!
- Imbroglia? A tombola? Com’è possibile?
- Sì zia, sceglie i numeri che vuole per vincere!
- Elliot, c’è in giro il folletto osservatore, te lo ricordi, vero?.
- Ma io scherzavo-rispose prontamente.
- Non credergli zia, l’ha fatto apposta!
Lasciai i due fratelli a disquisire, mentre io uscii con zio per suggerirgli la mia proposta.
- Zio, vorresti fare una comparsata?
- Una che?
- Una comparsata.
- Cosa intendi?
- Vorresti fare Babbo Natale la vigilia di Natale, per i bambini.
Ci pensò qualche istante, che mi sembrò un tempo infinito.
- D’accordo! Sarà divertente.- mi rispose sorridendo.
Era quello che desideravo sentirmi dire, più di ogni altra cosa al mondo.
-Se hai cinque minuti ti mostro quello che dovrai indossare.
Corsi in casa, chiesi a mamma di fare da palo e ficcai in una borsa tutto il necessario per vestire Babbo Natale di tutto punto.
- Dove vai zia?- mi chiese Giulio.
-Esco, intanto tu gioca.
-Va bene, zia, ma non gioco più a tombola con Elliot, lui imbroglia.
-E’ lui che imbroglia!- ribadì il piccolo con un sorrisetto diabolico, indicando il fratello.
- Devo andare, parlatene con la nonna.- Mi congedai, sentendo solo:- La smettete di litigare?
- Nonna, è Elliot!
- Non è vero, è Giulio!
- D’accordo, adesso ci penso io!
Immediatamente calò il silenzio.
Sarà per il tono della voce autorevole, sarà per l’incognita di cosa potesse succedere, ma quel “ci penso io” funzionava sempre, con me e mio fratello prima, con Giulio ed Elliot poi.
Sguizzai fuori con la borsa contenente la ROBA.
Zio mi venne incontro.
- Allora ce l’hai la ROBA?
- Certo, è nella borsa.
- Ma è di qualità?
- Certo, vuoi provarla?
- Sì, è meglio, non vorrei che non andasse bene.
Se l’Antidroga ci avesse intercettato, ci avrebbe scambiato per due narcotrafficanti.Zio, indossò gli abiti di Babbo Natale, mettendo un cuscino di piuma per la panciotta.
Mi commossi: era Babbo Natale sputato!
Non che come Babbo Natale sembrasse uno sputo, ma nel senso che gli somigliava moltissimo.
- Mi raccomando, zio, nascondi la ROBA. Se qualcuno, e tu sai chi, la scoprisse, siamo spacciati!
Ecco, appunto, detto questo, se ci fosse stata un’intercettazione dell’Antidroga, sarebbe stato difficile giustificarci, ma fortunatamente, l’antivigilia, l’Antidroga aveva di meglio da fare che intercettare noi.
Istruii zio. Il piano era perfetto! Non mi restava che informare tutta la famiglia affinché mi reggesse il gioco.
Rientrata in casa, vidi i due nipoti intenti a leggere come provetti intellettuali. Mamma mi fece l’occhiolino.
-Eccomi bambini, sono tornata!
-ZIAAAA!
-ZIAAAA!
I due mi vennero incontro saltellanti e felici, liberati dal giogo della tirannia nonnesca.
-Andiamo al cinema, bambini?
Neppure il tempo della risposta che i due si erano già fiondati in auto.
Dopo cena, la stanchezza calò su di me e fortunatamente anche sui miei nipoti e così proposi di andare a coricarci. L’indomani mi aspettava una giornata intensa.
Veloci come saette, i bambini, s’infilarono sotto le coperte in attesa della storia che avrei letto loro, neanche a parlarne, in tema natalizio.
Dopo aver letto qualche pagina, mi avvicinai per dare loro il bacio della buona notte.
-Zia, domani sera, forse, vediamo Babbo Natale- mi sussurrò Giulio.
Io gli sorrisi, annuendo.
La vigilia di Natale
-Zia, è la vigilia! Sveglia!- mi disse concitato Elliot, saltando sul mio letto.
-Dai zia, alzati!- ribadì Giulio, scoprendomi.
Guardai l’orologio, segnava le 7.00! L’alba cominciava a palesarsi all’orizzonte, inondando di luce aranciata le fronde degli alberi in giardino, che svettavano verso il cielo terso.
A rilento, come un motore diesel acciaccato, mi alzai, trascinandomi in cucina.
Dopo una tazzona di caffè, mia mamma, la nonna, da perfetta Christmas Planner, affidò a tutti i componenti della famiglia delle mansioni necessarie per gli ultimi preparativi per la cena della vigilia.
Io avrei dovuto intrattenere i bambini andando a fare la spesa in tre ipermercati diversi o meglio in tre gironi infernali!
Rientrammo nel tardo pomeriggio, io distrutta, carica di borse, mentre i bambini erano sempre più eccitati, in maniera direttamente proporzionale alla mia stanchezza.
Ci preparammo per la sera della vigilia, lavati e profumati, indossando l’abito della festa.
Papà, il nonno, che era andato a prendere dei ciocchi di legno per il caminetto, quando rientrò, ci portò una bellissima notizia: stava nevicando!
Lo stupore dei fiocchi di neve, proprio la Vigilia di Natale, conquistò tutti, grandi e piccini.
-Zia, ma tu hai scritto la letterina a Babbo Natale?- mi domandò Giulio preoccupato.
-No, non l’ho scritta.
-Forse sei ancora in tempo!
Presi carta e penna e mi sedetti sul tappeto tra i miei nipotini curiosi.
-Cosa vorresti che ti portasse Babbo Natale?- mi domandò Giulio.
-Degli acquerelli! Che ne dite?- Improvvisai.
- Come quelli che si usano a scuola?- ribadì Elliot disgustato.
- Sì, proprio quelli.
- Che regalo, stupido!- disse Elliot, andandosene a giocare a carte con il nonno.
- Non badarlo, gli acquerelli sono un bel regalo! Quando l’hai scritta la metti fuori, così il folletto la prende e la porta a Babbo Natale. Zia! Dobbiamo preparare uno spuntino per Babbo Natale e le sue renne! Nonna! ricordati di spegnere il fuoco del camino altrimenti Babbo Natale si brucia il sedere! Zia, ma come facciamo a sapere se è venuto proprio lui a lasciarci i regali?- incalzò Giulio preoccupato.
-E se spargessimo un po’ di borotalco per terra? Quando esce dal camino lascerà le impronte. – suggerii.
L’idea fu accolta con entusiasmo.
Erano le 20 e avevamo tutto il tempo per cenare prima che Babbo Natale richiamasse i folletti.
Giulio teneva d’occhio le lancette dell’orologio.
Qualche minuto prima delle 21 chiesi: -Ehi, avete sentito anche voi?
-Che cosa? -Esclamò Giulio concitato.
-Io ho sentito uno scampanellio.- Intervenne nonna (complice)
-Sì, sì è proprio uno scampanellio- sostenne nonno (complice anche lui).
-E’ Babbo Natale!- Esclamò Giulio.
-Spegniamo le luci e parliamo sottovoce. -suggerii.
Ci spostammo tutti alle finestre.
Fuori, aveva smesso di nevicare e nel cielo, terso e sgombro dalle nubi, troneggiava la luna piena che elargiva la sua luce fredda sul manto nevoso immacolato che brillava sotto i raggi argentati. Nella penombra, tra la vegetazione del giardino, s’intravide un omone vestito di rosso con un lumino in mano che, di tanto in tanto, scampanellava. Restammo a guardare, trattenendo tutti il respiro per l’emozione. Giulio aveva gli occhi spalancati per lo stupore ed Elliot si avvinghiò a me come un polpo.
-ZIA, E’ BABBO NATALE!-Esclamò Giulio!
Babbo Natale era a una decina di metri dalle finestre e la sua figura imponente e confortante avanzava a passo lento.
-Che magnifico attore! Bravo zio!- pensai tra me.
La sua interpretazione era così realistica da lasciare incantati anche noi adulti.
- E’ Babbo Natale! Lo sapevo che esisteva, lo sapevo zia!- esclamò Giulio.
Ero riuscita nel mio intento!
Babbo Natale, a poco a poco, si allontanò, lasciando le impronte sulla neve fresca. Restammo a guardarlo emozionati, finché non scomparve alla nostra vista.
-Bambini, Babbo Natale ha richiamato i folletti, quindi, a letto, su!
-Va bene zia, dai Elliot, andiamo a letto, sbrigati! Zia, ce l’abbiamo fatta a vederlo!
Gli sorrisi.
Folletti natalizi vollero che i due, finalmente, si addormentassero, permettendoci di allestire il passaggio di Babbo Natale in casa, con impronte fatte con gli stivali di mio papà, la stradina di caramelle per simulare il sacco bucato, la smangiucchiata alle carote delle renne e al biscotto di Babbo e una sorsata di latte.
Finalmente Natale!
-ZIA, ZIA, ALZATI, BABBO NATALE è ARRIVATO, GUARDA CI SONO TUTTE LE PROVE!- urlava euforico Giulio.
Mi alzai trascinata per le braccia dai miei nipoti esultanti.
-ZIA, LE IMPRONTE, GUARDA! NON C’E’ LA TUA LETTERINA, L’HA PRESA! – disse Giulio concitato.
- GUARDA ZIA, CHE SACCONI DI REGALI!-urlava Elliot.
Tutti furono svegliati dalle grida gaudiose dei bambini.
Nel frattempo, il campanello della porta trillò.
Era zio Marcello.
Dopo esserci scambiati gli auguri, mi appartai con lui, complimentandomi per l’eccellente interpretazione.
-Veramente, volevo scusarmi con te, perché ieri sera non ho fatto Babbo Natale, mi dispiace, sono stato trattenuto da un amico.
-Come? Ma se eri lì fuori, vestito di tutto punto.
-Non ero io.
-Come non eri tu? E chi era?
-Non lo so.
-Ma tu hai dato i vestiti a qualcun altro.
-No, sono ancora dove li hai lasciati tu.
-Ma…
-ZIA! ZIA! VIENI C’è UN PACCO PER TE, TUTTO D’ORO!
Elliot mi consegnò il pacco ricoperto da una carta dorata e sigillato con un vistoso fiocco rosso.
Quel pacco non era da parte di qualcuno della famiglia. Lo scartai sotto lo sguardo incuriosito di tutti.
Rimasi sorpresa nel vedere che si trattava di una scatola di legno contenente degli acquerelli.
- Hai visto? Babbo Natale ha esaudito il tuo desiderio, vuol dire che sei stata molto buona e molto brava, zia- sussurrò Giulio emozionato.
Ero sconcertata.
All’interno della scatola c’era un biglietto scritto a mano, in bella calligrafia.
Lo lessi:
Grazie!
Santa alias Babbo Natale
In quel momento capii che, con la mia ostinazione nel salvare la credenza in Babbo Natale, avevo salvato lo Spirito Natalizio, che non è altro che la magia di ritrovarsi in famiglia con le persone a noi care, non smettendo mai di sognare, neppure da adulti e Babbo Natale mi ha premiata.
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Ciao Autore, ho diverse cose da segnalarti, quindi procedo schematicamente come al solito.
La trama è molto lineare: pregio da sottolineare dato il genere favolistico che stai utilizzando. Un linguaggio semplice e la chiusura sono la netta dimostrazione che il tuo è un racconto destinato a un pubblico più piccolo: ben fatto!
La tua protagonista è delineata talmente bene che sembra di conoscerla. Buona la caratterizzazione dei personaggi, in generale.
La piacevolezza di lettura però richiede qualche parola in più. Per iniziare, l’aspetto grafico che hai dato al tuo racconto non agevola la lettura, tra corsivi che si susseguono, grassetti e parole in maiuscolo (che sarebbero da evitare perché tanto poi in fase di editing spariscono immediatamente). Già l’incipit si inceppa ripetutamente, con una frase proustiana in cui si rincorrono sette virgole. Non che siano sbagliate, ma i periodi dovrebbero trovare una loro scorrevolezza in una favola per bambini. Le virgole sono comunque sostanzialmente da rivedere, anche perché qualcuna è decisamente fuori posto e ottiene l’effetto opposto al proprio scopo (occhio a porre virgole tra soggetto e predicato o tra predicato e complemento oggetto, e soprattutto a usarle bene nelle frasi incidentali). Poi sarebbe preferibile scrivere i numeri a parole. “È” è da scrivere con l’accento, e non con l’apostrofo.
Non amo molto le date a scandire i periodi temporali, e in questo caso ritengo che potevi ottenere lo stesso effetto anche nella narrazione, senza bisogno di questo escamotage che trovo alquanto fastidioso.
Sull’ambientazione natalizia non si discute. Ripeto, non ho gradito molto le date a inizio di ogni paragrafo perché secondo me sono del tutto inutili.
In conclusione, ritengo che il tuo sia un lavoro decisamente oltre la sufficienza, che con qualche piccola accortezza (soprattutto stilistica) potrebbe risplendere molto di più e anche ben figurare all’interno dell’antologia.
Complimenti e in bocca al lupo per il concorso!
La trama è molto lineare: pregio da sottolineare dato il genere favolistico che stai utilizzando. Un linguaggio semplice e la chiusura sono la netta dimostrazione che il tuo è un racconto destinato a un pubblico più piccolo: ben fatto!
La tua protagonista è delineata talmente bene che sembra di conoscerla. Buona la caratterizzazione dei personaggi, in generale.
La piacevolezza di lettura però richiede qualche parola in più. Per iniziare, l’aspetto grafico che hai dato al tuo racconto non agevola la lettura, tra corsivi che si susseguono, grassetti e parole in maiuscolo (che sarebbero da evitare perché tanto poi in fase di editing spariscono immediatamente). Già l’incipit si inceppa ripetutamente, con una frase proustiana in cui si rincorrono sette virgole. Non che siano sbagliate, ma i periodi dovrebbero trovare una loro scorrevolezza in una favola per bambini. Le virgole sono comunque sostanzialmente da rivedere, anche perché qualcuna è decisamente fuori posto e ottiene l’effetto opposto al proprio scopo (occhio a porre virgole tra soggetto e predicato o tra predicato e complemento oggetto, e soprattutto a usarle bene nelle frasi incidentali). Poi sarebbe preferibile scrivere i numeri a parole. “È” è da scrivere con l’accento, e non con l’apostrofo.
Non amo molto le date a scandire i periodi temporali, e in questo caso ritengo che potevi ottenere lo stesso effetto anche nella narrazione, senza bisogno di questo escamotage che trovo alquanto fastidioso.
Sull’ambientazione natalizia non si discute. Ripeto, non ho gradito molto le date a inizio di ogni paragrafo perché secondo me sono del tutto inutili.
In conclusione, ritengo che il tuo sia un lavoro decisamente oltre la sufficienza, che con qualche piccola accortezza (soprattutto stilistica) potrebbe risplendere molto di più e anche ben figurare all’interno dell’antologia.
Complimenti e in bocca al lupo per il concorso!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Questo è vero un racconto Natale Bifronte. Infatti non saprei definire benissimo il target di lettori. Per i bambini è un po’ complesso e contiene espressioni un po’ difficili. Per i ragazzi di oggi… la vedo poco accattivante come storia. Oltretutto, in prima battuta, distrugge la credenza di Babbo Natale anche se, nel finale, ne risolleva le sorti. Ma ormai il danno ė fatto.
Come nonna, invece, ho apprezzato la storia e mi sono anche un po’ rivista o comunque ho rivissuto momenti che, in passato, mi hanno coinvolta come genitore. Ricordo molto bene quando riuscii a far vestire da Babbo Natale mio padre, integerrimo e serissimo poliziotto. Mi hai risvegliato sensazioni che mi hanno fatto commuovere, quindi grazie. Per questo il tuo racconto poteva stare bene, a mio parere, anche nella sezione adulti.
Mi è piaciuta la svolta finale in cui hai recuperato la credibilità di Babbo Natale.
Alcune osservazioni che mi sono appuntata leggendo:
Ma dipende anche da lui.
Mah, dipende anche da lui.
E’ quello
È quello
Queste sono solo alcune delle espressioni che non mi sembrano troppo adatto ai ragazzini (non so a quale target di età tu volessi riferirti):
le physique du rôle.
per due narcotrafficanti.
le maniglie dell’amore sarebbero potute diventare un unico rotolo dell’amore.
Comunque ti faccio i complimenti per esserti messa in gioco!
Come nonna, invece, ho apprezzato la storia e mi sono anche un po’ rivista o comunque ho rivissuto momenti che, in passato, mi hanno coinvolta come genitore. Ricordo molto bene quando riuscii a far vestire da Babbo Natale mio padre, integerrimo e serissimo poliziotto. Mi hai risvegliato sensazioni che mi hanno fatto commuovere, quindi grazie. Per questo il tuo racconto poteva stare bene, a mio parere, anche nella sezione adulti.
Mi è piaciuta la svolta finale in cui hai recuperato la credibilità di Babbo Natale.
Alcune osservazioni che mi sono appuntata leggendo:
Ma dipende anche da lui.
Mah, dipende anche da lui.
E’ quello
È quello
Queste sono solo alcune delle espressioni che non mi sembrano troppo adatto ai ragazzini (non so a quale target di età tu volessi riferirti):
le physique du rôle.
per due narcotrafficanti.
le maniglie dell’amore sarebbero potute diventare un unico rotolo dell’amore.
Comunque ti faccio i complimenti per esserti messa in gioco!
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Il titolo: Alla ricerca di... ricorda immediatamente uno dei tanti film per ragazzi (e non solo).
L’elemento favolistico arriva solo alla fine: il tutto è incentrato sull’impresa di una zia di salvaguardare la bellezza del credere in Babbo Natale dei nipoti, sia pure dando una spiegazione quasi scientifica (un po’ arzigogolata) su come opera Babbo Natale. L’idea di fondo non è male, anzi è simpatica. Così come ne esce una zia simpatica, una classica zia, che deve fare i conti non solo con nipoti svegli, pronti a sgamare la messa in scena, ma con gli inevitabili intoppi e dubbi sulla buona riuscita del suo progetto. I pensieri della zia sono divertenti, ci si può ritrovare. Però è un pezzo borderline: proprio per bambini no, ci hai messo pure un richiamo al traffico di droga e sarebbe davvero troppo; altre cose le ha segnalato @Petunia; per grandi... ci può stare, più che una favola è il diario di un’esperienza tragicomica con finale a sorpresa, in cui si possono immedesimare o immaginarsi. L'ultima frase, importante, è chiaramente da adulti. Per ragazzi, mah.
Ora, cara Penna, ti dico il mio “sentire” su questo pezzo: scoprirò solo a torta finita, anzi a panettoni, pandori e spongate finite se ho visto giusto (non mi cimento mai nel totoautori, quindi topperò).
La mia impressione è che tu sia una Penna che da poco ha intrapreso l’avventura di scrivere, che deve ancora affinare la tecnica e acquisire uno stile: se così fosse, tanto di cappello per esserti buttato/a in questa sfida, davvero e anche complimenti perché comunque – sia pure con i suoi difetti – il racconto tiene, ha ritmo e un buon sostegno nei dialoghi, molto utili alla trama. O forse è il primo concorso cui partecipi?
Se è così, penso che le nostre osservazioni ti saranno utili per ottenere dei buoni lavori, perché questo racconto è già una prova più che discreta. Nessuno nasce imparato, e non si finisce mai di imparare.
Le note principali le ha già fatte @Vivonic:
grassetto (in un testo divulgativo richiamerebbe un concetto di cui si sta trattando in quel punto, qui siamo in un racconto);
corsivo: ne hai usato troppo, e se sta bene per una parola particolare – plannerizzato – le altre sono di uso comune e comunque adatte al testo, quindi evidenziarle appesantisce solo la lettura;
le maiusole, con cui vuoi dare l’idea dell’urlato: usa i punti esclamativi e ottieni lo stesso effetto.
Date: sono stata bacchettata anch’io e avevano ragione: possono andare bene in un romanzo, per aiutare il lettore a posizionarsi in un arco temporale lungo, oppure quando occorre dare l’idea di un ritmo serrato, ma in un racconto si possono inserire nel testo agevolmente.
I dialoghi sono buoni, ma il trattino che hai usato va gestito meglio, a volte mancano gli spazi. Puoi usare un elenco puntato per essere lineare. Qui è solo questione di grafica.
Ecco piccoli inciampi:
E arrivò dicembre e come ogni... Toglierei la prima E
Giulio ed Eliott e i suoi genitori --- due congiunzioni troppo vicine: Giulio, Eliott e i loro genitori ma anche la famigliola, la combriccola, vista l’atmosfera colloquiale che hai impostato
... avrebbe personificato--- interpretato/impersonato
suggerirgli la mia proposta--- suona male: illustrargli la mia idea, sottoporgli la mia idea.
voce autorevole... stai scrivendo in prima persona, non puoi autogiudicare la tua voce. Puoi dire Ci penso io! – tuonai.
Il campanello alla porta trillò. Immagine poetica, carina ma in un testo moderno leggo meglio un semplice Suonarono alla porta.
L’elemento favolistico arriva solo alla fine: il tutto è incentrato sull’impresa di una zia di salvaguardare la bellezza del credere in Babbo Natale dei nipoti, sia pure dando una spiegazione quasi scientifica (un po’ arzigogolata) su come opera Babbo Natale. L’idea di fondo non è male, anzi è simpatica. Così come ne esce una zia simpatica, una classica zia, che deve fare i conti non solo con nipoti svegli, pronti a sgamare la messa in scena, ma con gli inevitabili intoppi e dubbi sulla buona riuscita del suo progetto. I pensieri della zia sono divertenti, ci si può ritrovare. Però è un pezzo borderline: proprio per bambini no, ci hai messo pure un richiamo al traffico di droga e sarebbe davvero troppo; altre cose le ha segnalato @Petunia; per grandi... ci può stare, più che una favola è il diario di un’esperienza tragicomica con finale a sorpresa, in cui si possono immedesimare o immaginarsi. L'ultima frase, importante, è chiaramente da adulti. Per ragazzi, mah.
Ora, cara Penna, ti dico il mio “sentire” su questo pezzo: scoprirò solo a torta finita, anzi a panettoni, pandori e spongate finite se ho visto giusto (non mi cimento mai nel totoautori, quindi topperò).
La mia impressione è che tu sia una Penna che da poco ha intrapreso l’avventura di scrivere, che deve ancora affinare la tecnica e acquisire uno stile: se così fosse, tanto di cappello per esserti buttato/a in questa sfida, davvero e anche complimenti perché comunque – sia pure con i suoi difetti – il racconto tiene, ha ritmo e un buon sostegno nei dialoghi, molto utili alla trama. O forse è il primo concorso cui partecipi?
Se è così, penso che le nostre osservazioni ti saranno utili per ottenere dei buoni lavori, perché questo racconto è già una prova più che discreta. Nessuno nasce imparato, e non si finisce mai di imparare.
Le note principali le ha già fatte @Vivonic:
grassetto (in un testo divulgativo richiamerebbe un concetto di cui si sta trattando in quel punto, qui siamo in un racconto);
corsivo: ne hai usato troppo, e se sta bene per una parola particolare – plannerizzato – le altre sono di uso comune e comunque adatte al testo, quindi evidenziarle appesantisce solo la lettura;
le maiusole, con cui vuoi dare l’idea dell’urlato: usa i punti esclamativi e ottieni lo stesso effetto.
Date: sono stata bacchettata anch’io e avevano ragione: possono andare bene in un romanzo, per aiutare il lettore a posizionarsi in un arco temporale lungo, oppure quando occorre dare l’idea di un ritmo serrato, ma in un racconto si possono inserire nel testo agevolmente.
I dialoghi sono buoni, ma il trattino che hai usato va gestito meglio, a volte mancano gli spazi. Puoi usare un elenco puntato per essere lineare. Qui è solo questione di grafica.
Ecco piccoli inciampi:
E arrivò dicembre e come ogni... Toglierei la prima E
Giulio ed Eliott e i suoi genitori --- due congiunzioni troppo vicine: Giulio, Eliott e i loro genitori ma anche la famigliola, la combriccola, vista l’atmosfera colloquiale che hai impostato
... avrebbe personificato--- interpretato/impersonato
suggerirgli la mia proposta--- suona male: illustrargli la mia idea, sottoporgli la mia idea.
voce autorevole... stai scrivendo in prima persona, non puoi autogiudicare la tua voce. Puoi dire Ci penso io! – tuonai.
Il campanello alla porta trillò. Immagine poetica, carina ma in un testo moderno leggo meglio un semplice Suonarono alla porta.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Carinissimo ma non adatto ai ragazzini proprio perchè fai subito scoprire che Babbo natale non esiste e poi c'è anche quell'accenno al narcotraffico. Se lo spostassimo dall'altra parte saresti in conflitto con molti sulla mia lista ma qui sei senz'altro abbastanza in alto. Riesci a ricreare delle atmosfere natalizie quasi perfette. Tutti i trucchetti per far vedere che Babbo Natale è arrivato sono simpaticissimi. Brava (sei sicuramente una penna femminile)
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Trovo che questo racconto sia scritto bene e anche l'idea nella sua semplicità mi è piaciuta.
Sul modo di scrivere quindi non ti dico niente, sei brava, hai verve e vivacità, sai intrattenere senza annoiare, perciò solo complimenti.
Sai cos'è secondo me? L'ambientazione natalizia c'è , però manca quella magia che ci si aspetterebbe da un racconto come questo. Si respira troppo un'aria di normalità, di realtà. Anche quel riferimento al planner, alla pianificazione, è un termine che sottrae magia, ti riporta con la mente al lavoro, alla vita stressante di tutti i giorni. Non so se per altri è così, a me ha fatto questo effetto, sono rimasto ancorato alla realtà. E poi c'è la tua protagonista, la zia, gran bel personaggio, anzi ottimo, ben delineato, però non so quanto funzionale alla storia. Domina incontrastata su tutti, i bambini sono dei comprimari, la sua pianificazione sovrasta la loro voglia di magia e stupore.
Spero di essermi spiegato bene, troppa razionalità e poca meraviglia.
È un peccato, perché da ciò che ho letto ti reputo una buona autrice.
Sul modo di scrivere quindi non ti dico niente, sei brava, hai verve e vivacità, sai intrattenere senza annoiare, perciò solo complimenti.
Sai cos'è secondo me? L'ambientazione natalizia c'è , però manca quella magia che ci si aspetterebbe da un racconto come questo. Si respira troppo un'aria di normalità, di realtà. Anche quel riferimento al planner, alla pianificazione, è un termine che sottrae magia, ti riporta con la mente al lavoro, alla vita stressante di tutti i giorni. Non so se per altri è così, a me ha fatto questo effetto, sono rimasto ancorato alla realtà. E poi c'è la tua protagonista, la zia, gran bel personaggio, anzi ottimo, ben delineato, però non so quanto funzionale alla storia. Domina incontrastata su tutti, i bambini sono dei comprimari, la sua pianificazione sovrasta la loro voglia di magia e stupore.
Spero di essermi spiegato bene, troppa razionalità e poca meraviglia.
È un peccato, perché da ciò che ho letto ti reputo una buona autrice.
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Carissim* aut* mi chiedo perché hai cominciato il tuo racconto con una frase così lunga e complessa; me lo chiedo a maggior ragione una volta arrivato in fondo e visto come scrivi bene, con una scrittura facile e scorrevole ricca di quei dialoghi che a me piacciono tantissimo nei racconti che leggo.
Quindi attenzione all'incipit, spesso può indirizzare tutta la lettura successiva.
Per il resto posso dirti che non mi sono piaciuti molto i grassetti, i tutto maiuscolo, qualche corsivo, ritengo non ce ne fosse alcun bisogno, il racconto non ci ha guadagnato nulla e, di conseguenza, non avrebbe perso nulla in loro assenza.
Venendo al racconto, mi è piaciuto ma, sebbene la tua zia un po' Mary Poppins, possa sembrare adatta a un pubblico giovane, il racconto in se mi sembra, al contrario, destinato a un pubblico dal tardo adolescenziale in su e quindi lo avrei inserito nell'altra sezione.
La figura della zia mi è piaciuta molto, l'hai caratterizzata in maniera perfetta e mi ha fatto sorridere molto spesso, segno che hai saputo cogliere alcune sfumature decisamente divertenti.
Giudizio complessivo più che positivo, meriti senz'altro i complimenti.
Quindi attenzione all'incipit, spesso può indirizzare tutta la lettura successiva.
Per il resto posso dirti che non mi sono piaciuti molto i grassetti, i tutto maiuscolo, qualche corsivo, ritengo non ce ne fosse alcun bisogno, il racconto non ci ha guadagnato nulla e, di conseguenza, non avrebbe perso nulla in loro assenza.
Venendo al racconto, mi è piaciuto ma, sebbene la tua zia un po' Mary Poppins, possa sembrare adatta a un pubblico giovane, il racconto in se mi sembra, al contrario, destinato a un pubblico dal tardo adolescenziale in su e quindi lo avrei inserito nell'altra sezione.
La figura della zia mi è piaciuta molto, l'hai caratterizzata in maniera perfetta e mi ha fatto sorridere molto spesso, segno che hai saputo cogliere alcune sfumature decisamente divertenti.
Giudizio complessivo più che positivo, meriti senz'altro i complimenti.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Ciao autore! (o autrice),
Il tuo racconto ha due grandi punti di forza: l'idea di base, sviluppata in maniera abbastanza originale, ma soprattutto la caratterizzazione della zia protagonista della storia. è così vera che sembra di vedersela davanti in carne ed ossa, nel senso che quando certi personaggi sono carattrerizzati così bene, il nostro cervello attiva delle connessioni neurali che ci fanno immagnare caratteristiche fisiche o pscicologiche che non vengono minimamente descritte, eppure nascono proprio dalla scrittura. Io, ad esempio, ho immaginato una giovane donna sui 30 anni o poco più, magra e con un caschetto di capelli lisci e scuri. Per dire... da questo punto di vista davvero complimenti!
Poi c'è, invece, il discorso un po' più dolente, quello delle partoi in grassetto e in corsivo. Effettivamente sono un po' troppe, e in generale si ha come l'impressione che tu, pensando forse un po' troppo al pubblico di riferimento, abbia voluto spiegare per forza alcune espressioni figurate (sputato, ad esempio) o alcuni anglicismi, il che appesantisce un po' il testo.
Per il resto, questo è un bellissimo racconto che con i dovuti accorgimenti chissà, potrebbe anche rientrare in antologia. Complimenti!
Il tuo racconto ha due grandi punti di forza: l'idea di base, sviluppata in maniera abbastanza originale, ma soprattutto la caratterizzazione della zia protagonista della storia. è così vera che sembra di vedersela davanti in carne ed ossa, nel senso che quando certi personaggi sono carattrerizzati così bene, il nostro cervello attiva delle connessioni neurali che ci fanno immagnare caratteristiche fisiche o pscicologiche che non vengono minimamente descritte, eppure nascono proprio dalla scrittura. Io, ad esempio, ho immaginato una giovane donna sui 30 anni o poco più, magra e con un caschetto di capelli lisci e scuri. Per dire... da questo punto di vista davvero complimenti!
Poi c'è, invece, il discorso un po' più dolente, quello delle partoi in grassetto e in corsivo. Effettivamente sono un po' troppe, e in generale si ha come l'impressione che tu, pensando forse un po' troppo al pubblico di riferimento, abbia voluto spiegare per forza alcune espressioni figurate (sputato, ad esempio) o alcuni anglicismi, il che appesantisce un po' il testo.
Per il resto, questo è un bellissimo racconto che con i dovuti accorgimenti chissà, potrebbe anche rientrare in antologia. Complimenti!
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"Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire?
Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Quello che trasuda dal testo è l’esuberanza e l’entusiasmo dell’autrice/autore. Questa valanga di eccitazione mi ha travolto lasciandomi steso. Nonostante tutto però mi son sentito estraneo al testo tanto era presente la mano di chi lo ha scritto.
Graficamente poi tutti questi corsivi, questi grassetti, queste frasi in maiuscolo non agevolano la lettura. Tutto risulta veramente troppo.
Io non sono un amante dei marcatori temporali, nel tuo testo poi sono del tutto superflui e la narrazione filerebbe liscia anche senza.
Ora vorrei soffermarmi e farti riflettere sullo stratagemma che la zia usa con il nipote. All’inizio si indigna perché gli amici hanno detto a Giulio che Babbo Natale non esiste. Quindi inventa una storia molto ma molto bella quello dei bimbi buoni e cattivi (trovata geniale), io mi sarei fermato lì. Perché alla fine con l’idea di fargli incontrare babbo natale lo sta “ingannando” anche lei. Non so, questa cosa mi ha rattristato. Anche perché sembra una cosa importantissima e invece se ne dimentica in fretta per poi ridursi agli ultimi giorni per organizzare il piano.
Ecco, qui che potevi sbizzarriti di più con disavventure e piccoli intoppi nel piano.
In ogni caso, anche se il racconto non mi ha convinto del tutto, tu carissima/o autrice/autore con il tuo entusiasmo mi hai conquistato lasciandomi con una bella immagine di te, che in ogni caso è già una gran vittoria.
Graficamente poi tutti questi corsivi, questi grassetti, queste frasi in maiuscolo non agevolano la lettura. Tutto risulta veramente troppo.
Io non sono un amante dei marcatori temporali, nel tuo testo poi sono del tutto superflui e la narrazione filerebbe liscia anche senza.
Ora vorrei soffermarmi e farti riflettere sullo stratagemma che la zia usa con il nipote. All’inizio si indigna perché gli amici hanno detto a Giulio che Babbo Natale non esiste. Quindi inventa una storia molto ma molto bella quello dei bimbi buoni e cattivi (trovata geniale), io mi sarei fermato lì. Perché alla fine con l’idea di fargli incontrare babbo natale lo sta “ingannando” anche lei. Non so, questa cosa mi ha rattristato. Anche perché sembra una cosa importantissima e invece se ne dimentica in fretta per poi ridursi agli ultimi giorni per organizzare il piano.
Ecco, qui che potevi sbizzarriti di più con disavventure e piccoli intoppi nel piano.
In ogni caso, anche se il racconto non mi ha convinto del tutto, tu carissima/o autrice/autore con il tuo entusiasmo mi hai conquistato lasciandomi con una bella immagine di te, che in ogni caso è già una gran vittoria.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Ciao.
Favola simpaticissima, veramente moderna, che alterna momenti di ironia e buon umore a riflessioni più profonde.
Molto realistica e, in effetti, potrebbe essere una storia quasi vera.
Scritta in modo semplice e realistico,
con qualche battuta che verrebbe apprezzata meglio dagli adulti, è ugualmente gustosa
anche per i più piccoli.
Una gran bella prova, davvero
Favola simpaticissima, veramente moderna, che alterna momenti di ironia e buon umore a riflessioni più profonde.
Molto realistica e, in effetti, potrebbe essere una storia quasi vera.
Scritta in modo semplice e realistico,
con qualche battuta che verrebbe apprezzata meglio dagli adulti, è ugualmente gustosa
anche per i più piccoli.
Una gran bella prova, davvero
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Non voglio ripetermi su quanto già segnalato da altri prima di me. Per cui faccio soltanto due segnalazioni:
"Annotano i comportamenti dei bambini sul tablet e dal 1° dicembre di ogni anno, Mamma Natale controlla su un grande schermo, i comportamenti di ciascuno di loro. Se i comportamenti positivi dei bambini superano quelli negativi, lei li inserisce nella lista dei meritevoli e la consegna dei loro regali sarà fatta direttamente da Babbo Natale, se invece i comportamenti negativi superano quelli positivi, allora viene inviata una mail ai genitori di quei bambini, che li informa che dovranno comprare loro i regali per i loro figli."
Nel primo periodo ripeti due volte "i comportamenti". Sta male secondo me. Il secondo periodo è troppo lungo, avrei messo un . o un ; per distinguere le due situazioni descritte e dar fiato alla lettura.
"E arrivò dicembre e come ogni dicembre"
Qui scriverei o "Arrivò dicembre. E come ogni dicembre" o semplicemente "Arrivò dicembre e..."
Qui bisogna essere sinceri, non soltanto perché è Natale ma anche per rispetto verso l'Autore. Il testo, per stile e non per trama non mi ha convinto fino al finale che invece mi ha sorpreso e ha spostato l'ago della bilancia del mio giudizio. Certo, l'allusione al fatto che zio e zia potessero essere due pusher esclude automaticamente una buona fetta del pubblico a cui il testo fa riferimento. Diciamo dunque che è una favola per bambini cresciuti. Anzi per bambini adulti. Perché io così mi sento, per cui, tirando le somme, ho letto con piacere questa storia.
Testo perfettibile, sia dal punto di vista stilistico, che formale, che grafico. Fai arrestare i pusher e conquisterai tutti, Babbo Natale doppiamente!
"Annotano i comportamenti dei bambini sul tablet e dal 1° dicembre di ogni anno, Mamma Natale controlla su un grande schermo, i comportamenti di ciascuno di loro. Se i comportamenti positivi dei bambini superano quelli negativi, lei li inserisce nella lista dei meritevoli e la consegna dei loro regali sarà fatta direttamente da Babbo Natale, se invece i comportamenti negativi superano quelli positivi, allora viene inviata una mail ai genitori di quei bambini, che li informa che dovranno comprare loro i regali per i loro figli."
Nel primo periodo ripeti due volte "i comportamenti". Sta male secondo me. Il secondo periodo è troppo lungo, avrei messo un . o un ; per distinguere le due situazioni descritte e dar fiato alla lettura.
"E arrivò dicembre e come ogni dicembre"
Qui scriverei o "Arrivò dicembre. E come ogni dicembre" o semplicemente "Arrivò dicembre e..."
Qui bisogna essere sinceri, non soltanto perché è Natale ma anche per rispetto verso l'Autore. Il testo, per stile e non per trama non mi ha convinto fino al finale che invece mi ha sorpreso e ha spostato l'ago della bilancia del mio giudizio. Certo, l'allusione al fatto che zio e zia potessero essere due pusher esclude automaticamente una buona fetta del pubblico a cui il testo fa riferimento. Diciamo dunque che è una favola per bambini cresciuti. Anzi per bambini adulti. Perché io così mi sento, per cui, tirando le somme, ho letto con piacere questa storia.
Testo perfettibile, sia dal punto di vista stilistico, che formale, che grafico. Fai arrestare i pusher e conquisterai tutti, Babbo Natale doppiamente!
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Ciao Autore, incomincio dalle cose che mi sono piaciute: l' idea, la zia di Giulio, la sorpresa finale dell'esistenza di Babbo Natale, l'entusiasmo di Giulio, che ricorda la promessa della zia a distanza di mesi e si emoziona trovando le prove della sua esistenza.
Mi è piaciuta anche la scrittura, piacevole da leggere.
Mi è piaciuto meno :
- come hai iniziato (la prima frase fa perdere da subito il filo, troppo lunga, non colpisce e non incuriosisce)
- Come hai concluso: eliminerei le ultime righe di spiegazione, concludendo col biglietto di Santa Claus alla zia
- Il target: ragazzini di 7/8 anni potrebbero ancora credere in Babbo Natale... Quindi si potrebbe pensare, con qualche aggiustamento, di renderlo un racconto umoristico per adulti. Lo troverei più adatto, considerando il sarcasmo della voce narrante, che spesso fa battute che i ragazzini non potrebbero forse capire del tutto ( la casetta di marzapane in cui Sequestrare babbo Natale per farlo ingrassare; scambio della "roba" stile narcotraffico)
Concludo facendoti i complimenti e consigliandoti di ripensare un po' a questo racconto, che potresti revisionare e riutilizzare, indirizzandolo agli adulti.
In fondo, anche noi abbiamo bisogno di credere un po' a Babbo Natale e ritrovare un po' di spirito.
Mi è piaciuta anche la scrittura, piacevole da leggere.
Mi è piaciuto meno :
- come hai iniziato (la prima frase fa perdere da subito il filo, troppo lunga, non colpisce e non incuriosisce)
- Come hai concluso: eliminerei le ultime righe di spiegazione, concludendo col biglietto di Santa Claus alla zia
- Il target: ragazzini di 7/8 anni potrebbero ancora credere in Babbo Natale... Quindi si potrebbe pensare, con qualche aggiustamento, di renderlo un racconto umoristico per adulti. Lo troverei più adatto, considerando il sarcasmo della voce narrante, che spesso fa battute che i ragazzini non potrebbero forse capire del tutto ( la casetta di marzapane in cui Sequestrare babbo Natale per farlo ingrassare; scambio della "roba" stile narcotraffico)
Concludo facendoti i complimenti e consigliandoti di ripensare un po' a questo racconto, che potresti revisionare e riutilizzare, indirizzandolo agli adulti.
In fondo, anche noi abbiamo bisogno di credere un po' a Babbo Natale e ritrovare un po' di spirito.
Valentina- Younglings
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Ma quanto è bello questo racconto, il finale a sorpresa avrei voluto scriverlo io, ma, sbagliando, ho inviato un solo racconto nella sezione adulti. Tu, autrice, hai fatto ben capire che Babbo Natale è di tutti, grandi e piccini.
I sogni , la fantasia non hanno target e spero di trovarti pure nell'altra sezione, autrice.
Un abbraccio.
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tommybe- Maestro Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Racconto molto natalizio, che unisce contemporaneità e magia. Si sente molto forte l’importanza della famiglia.
Simpatico, si legge volentieri.
Le due righe iniziali inceppano la lettura e fanno temere il peggio, poi però il resto della narrazione scorre via bene e liscia fino alla fine.
La formattazione stile “Geronimo Stilton” non mi fa impazzire, al di fuori dei libri di Geronimo Stilton, ma immagino tu l’abbia usata proprio per quello, visto che il racconto è indirizzato a un pubblico giovane.
La forma è corretta, c’è solo qualche imprecisione nell’uso delle virgole e nella formattazione dei dialoghi; “è”, anche quando maiuscolo, va accentato e non apostrofato (in word c’è il comando “inserisci simbolo”, oppure lo scrivi minuscolo a inizio riga o dopo un punto fermo e word lo corregge automaticamente facendolo diventare maiuscolo).
Racconto un po’ prolisso, pieno di un’infinità di dettagli e sottolineature, che a volte appesantiscono anche se avrebbero l’intento di rendere la narrazione spigliata e divertente; andrebbe asciugato, soprattutto tenendo conto del pubblico di riferimento.
Taglierei assolutamente le due righe conclusive con la morale.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
mah, volendo avrebbe potuto benissimo essere inserito nell'altra categoria, scelta tua.
da rivedere la punteggiatura, soprattutto nei dialoghi, e la spaziatura. mancano tantissimi spazi tra una parola e l'altra in vari punti.
la storia è carina e ben delineata, così come la protagonista, molto ben caratterizzata.
si legge comunque con piacere dall'inizio alla fine, è scorrevole, e questo è un pregio.
manca qualcosa, anche se non ti so indicare cosa esattamente, per farlo volare più in alto.
da rivedere la punteggiatura, soprattutto nei dialoghi, e la spaziatura. mancano tantissimi spazi tra una parola e l'altra in vari punti.
la storia è carina e ben delineata, così come la protagonista, molto ben caratterizzata.
si legge comunque con piacere dall'inizio alla fine, è scorrevole, e questo è un pregio.
manca qualcosa, anche se non ti so indicare cosa esattamente, per farlo volare più in alto.
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Racconto fresco, allegro, esuberante come la zia protagonista.
Il linguaggio è moderno e anche corsivi e grassetti alla fine vanno bene. Se li hai voluti mettere, avevi le tue ragioni.
La parte che mi è piaciuta meno è il finale. Tutto il resto dello scritto è ricchissimo di fantasia, il finale è un po’ più banale, con lo zio che non ha potuto fare Babbo Natale (ma non avverte?), sostituito dal vero Santa Claus (appena è venuto fuori il desiderio degli acquarelli, si capiva che sarebbero arrivati come regalo inaspettato e magico).
Altri spunti di miglioramento sono già stati indicati: l’incipit contorto, la morale finale forse superflua, alcune virgole svirgolate.
Comunque mi è piaciuto molto.
Il linguaggio è moderno e anche corsivi e grassetti alla fine vanno bene. Se li hai voluti mettere, avevi le tue ragioni.
La parte che mi è piaciuta meno è il finale. Tutto il resto dello scritto è ricchissimo di fantasia, il finale è un po’ più banale, con lo zio che non ha potuto fare Babbo Natale (ma non avverte?), sostituito dal vero Santa Claus (appena è venuto fuori il desiderio degli acquarelli, si capiva che sarebbero arrivati come regalo inaspettato e magico).
Altri spunti di miglioramento sono già stati indicati: l’incipit contorto, la morale finale forse superflua, alcune virgole svirgolate.
Comunque mi è piaciuto molto.
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Ho pensato fin dalle prime battute che il racconto non fosse molto per ragazzi, ma certamente più per adulti.
La zia che parla e racconta lo fa da un punto di vista molto di parte, cioè quello (detto grezzamente) degli adulti che intendono continuare l'inganno che Babbo Natale esista per salvaguardare lo spirito natalizio.
In realtà il finale riabilita tutta la cosa, perché il tocco di magia convince il lettore esattamente del contrario, cioè che non servano artifizi per questo periodo dell'anno.
Quindi la collocazione ci può stare.
Meno, invece, dal punto di vista di alcuni argomenti toccati, anche se a livello di battuta, ma questo è stato segnalato già da molti altri.
La figura della zia, pur travolgente nel suo entusiasmo, domina tutta la scena. E forse per un pubblico giovane diventa difficile empatizzare o calarsi nella narrazione: per quanto il personaggio sia convincente, finisce per essere soffocante in alcuni passaggi.
Forse per indirizzare il target sui giovani tendi a spiegare un po' troppo quello che scrivi.
Ad esempio, lo scambio di battute in cui si parla della ROBA (qui ci avrei visto bene il corsivo al posto del maiuscolo), è evidente che mima pusher e cliente come nei film, la frase di specifica dopo è ridondante e fa perdere incisività alla battuta.
Parlando dello stile, l'ho trovato molto scorrevole e si legge con piacere.
Non mi hanno disturbato i marker temporali (anche se forse sono superflui) nè grassetti o corsivi.
Dei corsivi ne hai usati troppi, questo sì.
Sono invece fervido sostenitore delle bistrattate maiuscole per le urla, anche se vanno contestualizzate.
Non è sempre vero che basta il punto esclamativo, non è lo stesso effetto.
Il punto esclamativo indica l'esclamazione e un tono di voce più alto della media.
Il maiuscolo è l'urlo. Principalmente di avvertimento, di terrore, di gioia o rabbia scatenata.
Se scrivo "Mamma! Mamma! E' passato Babbo Natale!" indico l'entusiasmo di chi parla.
Se invece scrivo "MAMMA! MAMMA! E' PASSATO BABBO NATALE!" si sente il parossismo di gioia del ragazzino. Io l'ho proprio visto, vissuto, mentre leggevo quelle battute del tuo scritto.
Se il tuo intento era quello, il maiuscolo è perfetto. In caso contrario, è eccessivo.
Il tuo racconto è molto valido, al netto di alcune questioni rivedibili. Spieghi troppo, questo è il principale limite che ho trovato alla tua storia.
Per il resto, apprezzato molto.
La zia che parla e racconta lo fa da un punto di vista molto di parte, cioè quello (detto grezzamente) degli adulti che intendono continuare l'inganno che Babbo Natale esista per salvaguardare lo spirito natalizio.
In realtà il finale riabilita tutta la cosa, perché il tocco di magia convince il lettore esattamente del contrario, cioè che non servano artifizi per questo periodo dell'anno.
Quindi la collocazione ci può stare.
Meno, invece, dal punto di vista di alcuni argomenti toccati, anche se a livello di battuta, ma questo è stato segnalato già da molti altri.
La figura della zia, pur travolgente nel suo entusiasmo, domina tutta la scena. E forse per un pubblico giovane diventa difficile empatizzare o calarsi nella narrazione: per quanto il personaggio sia convincente, finisce per essere soffocante in alcuni passaggi.
Forse per indirizzare il target sui giovani tendi a spiegare un po' troppo quello che scrivi.
Ad esempio, lo scambio di battute in cui si parla della ROBA (qui ci avrei visto bene il corsivo al posto del maiuscolo), è evidente che mima pusher e cliente come nei film, la frase di specifica dopo è ridondante e fa perdere incisività alla battuta.
Parlando dello stile, l'ho trovato molto scorrevole e si legge con piacere.
Non mi hanno disturbato i marker temporali (anche se forse sono superflui) nè grassetti o corsivi.
Dei corsivi ne hai usati troppi, questo sì.
Sono invece fervido sostenitore delle bistrattate maiuscole per le urla, anche se vanno contestualizzate.
Non è sempre vero che basta il punto esclamativo, non è lo stesso effetto.
Il punto esclamativo indica l'esclamazione e un tono di voce più alto della media.
Il maiuscolo è l'urlo. Principalmente di avvertimento, di terrore, di gioia o rabbia scatenata.
Se scrivo "Mamma! Mamma! E' passato Babbo Natale!" indico l'entusiasmo di chi parla.
Se invece scrivo "MAMMA! MAMMA! E' PASSATO BABBO NATALE!" si sente il parossismo di gioia del ragazzino. Io l'ho proprio visto, vissuto, mentre leggevo quelle battute del tuo scritto.
Se il tuo intento era quello, il maiuscolo è perfetto. In caso contrario, è eccessivo.
Il tuo racconto è molto valido, al netto di alcune questioni rivedibili. Spieghi troppo, questo è il principale limite che ho trovato alla tua storia.
Per il resto, apprezzato molto.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Ho dato solo una scorsa veloce ai commenti precedenti e mi scuso se ripeterò cose già dette da altri.
È questo il primo racconto del gruppo “junior” che leggo e, come farò con gli altri racconti, vorrei soffermarmi sulla fascia di età a cui è rivolto, la coerenza dello stile di scrittura, oltre naturalmente all’adesione al tema natalizio che mi pare essenziale.
Una scelta di età mi sembra importante perché credo che sia impossibile scrivere qualcosa rivolto contemporaneamente a bambini di 5 anni e ragazzi di 14 o più, a meno che non ci si chiami Collodi.
Mi è parso di cogliere la tua intenzione di dedicare questo racconto ai più piccoli anche se non piccolissimi. Se è così non ho trovato alcune frasi o espressioni molto calzanti in un racconto per bambini abbastanza piccoli. Faccio alcuni esempi:
“Fuori, aveva smesso di nevicare e nel cielo, terso e sgombro dalle nubi, troneggiava la luna piena che elargiva la sua luce fredda sul manto nevoso immacolato che brillava sotto i raggi argentati”.
“… smisurata lievitazione dell’infantile Ego” (qui ci vuole almeno un diploma di media superiore)
“… ero disposta a pagare anni di psicoterapia”
“L’alba cominciava a palesarsi all’orizzonte, inondando di luce aranciata le fronde degli alberi in giardino, che svettavano verso il cielo terso.”
Tutto il gioco di parole sul “planning” mi pare eccessivo.
“… in maniera direttamente proporzionale”.
“Fuori, aveva smesso di nevicare e nel cielo, terso e sgombro dalle nubi, troneggiava la luna piena che elargiva la sua luce fredda sul manto nevoso immacolato che brillava sotto i raggi argentati”. Come le precedenti descrizioni, molto bella ma eccessiva in un racconto per piccoli.
Aggiungo poi che svelare o comunque sollecitare il dubbio sull’esistenza di Babbo Natale in bambini abbastanza piccoli che ci credono, sia un azzardo e un rischio che non mi sentirei di correre.
Mi è piaciuta molto l’idea generale del racconto e la parte favolistica finale che mi ha piacevolmente sorpreso. L’aggancio al Natale innegabile. Rivedrei però tutto il brano utilizzando un lessico più coerente con la fascia di età a cui è indirizzato che può anche non essere quella dei piccolissimi, con le opportune correzioni.
È questo il primo racconto del gruppo “junior” che leggo e, come farò con gli altri racconti, vorrei soffermarmi sulla fascia di età a cui è rivolto, la coerenza dello stile di scrittura, oltre naturalmente all’adesione al tema natalizio che mi pare essenziale.
Una scelta di età mi sembra importante perché credo che sia impossibile scrivere qualcosa rivolto contemporaneamente a bambini di 5 anni e ragazzi di 14 o più, a meno che non ci si chiami Collodi.
Mi è parso di cogliere la tua intenzione di dedicare questo racconto ai più piccoli anche se non piccolissimi. Se è così non ho trovato alcune frasi o espressioni molto calzanti in un racconto per bambini abbastanza piccoli. Faccio alcuni esempi:
“Fuori, aveva smesso di nevicare e nel cielo, terso e sgombro dalle nubi, troneggiava la luna piena che elargiva la sua luce fredda sul manto nevoso immacolato che brillava sotto i raggi argentati”.
“… smisurata lievitazione dell’infantile Ego” (qui ci vuole almeno un diploma di media superiore)
“… ero disposta a pagare anni di psicoterapia”
“L’alba cominciava a palesarsi all’orizzonte, inondando di luce aranciata le fronde degli alberi in giardino, che svettavano verso il cielo terso.”
Tutto il gioco di parole sul “planning” mi pare eccessivo.
“… in maniera direttamente proporzionale”.
“Fuori, aveva smesso di nevicare e nel cielo, terso e sgombro dalle nubi, troneggiava la luna piena che elargiva la sua luce fredda sul manto nevoso immacolato che brillava sotto i raggi argentati”. Come le precedenti descrizioni, molto bella ma eccessiva in un racconto per piccoli.
Aggiungo poi che svelare o comunque sollecitare il dubbio sull’esistenza di Babbo Natale in bambini abbastanza piccoli che ci credono, sia un azzardo e un rischio che non mi sentirei di correre.
Mi è piaciuta molto l’idea generale del racconto e la parte favolistica finale che mi ha piacevolmente sorpreso. L’aggancio al Natale innegabile. Rivedrei però tutto il brano utilizzando un lessico più coerente con la fascia di età a cui è indirizzato che può anche non essere quella dei piccolissimi, con le opportune correzioni.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Una storia quasi vera, forse troppo nel modo di raccontare: (i miei genitori), (io) ad esempio sono superflui, meglio farli capire dal racconto. Anche ‘positivo’ vs. ‘negativo’ andava alleggerito.
Alcuni termini usati secondo me stonano nel racconto: l’Unità Investigativa, le physique du rôle, le maniglie dell’amore sono esempi.
Corsivo, grassetto, parole in maiuscolo rendono la lettura più difficile, ma testimoniano al tempo stesso la passione e l’energia che la zia ha messo con Giulio prima e nello scriverne poi.
L’entusiasmo è ottimo, ma andrebbe incanalato con un po’ di ordine.
Alcuni termini usati secondo me stonano nel racconto: l’Unità Investigativa, le physique du rôle, le maniglie dell’amore sono esempi.
Corsivo, grassetto, parole in maiuscolo rendono la lettura più difficile, ma testimoniano al tempo stesso la passione e l’energia che la zia ha messo con Giulio prima e nello scriverne poi.
L’entusiasmo è ottimo, ma andrebbe incanalato con un po’ di ordine.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Si dice che l’incipit sia la parte più importante di un racconto perché è quello che ti invoglia a continuare la lettura. Il tuo purtroppo è arzigogolato e poco chiaro, potevi risolvere con molta più semplicità.
L’uso della prima persona (adulta) non è l’ideale per un racconto per bambini.
Per quasi tutto il racconto ho pensato “Perché rivelare ai bambini chi è Babbo Natale?” .
Da noi non ce babbo Natale , ma Santa Lucia, e io ho protetto mio figlio fino all’ultimo perché credesse nella favola. Ti salvi nelle ultime righe e regali un po’ di magia, che nella parte precedente mancava.
Non sono convinto.
L’uso della prima persona (adulta) non è l’ideale per un racconto per bambini.
Per quasi tutto il racconto ho pensato “Perché rivelare ai bambini chi è Babbo Natale?” .
Da noi non ce babbo Natale , ma Santa Lucia, e io ho protetto mio figlio fino all’ultimo perché credesse nella favola. Ti salvi nelle ultime righe e regali un po’ di magia, che nella parte precedente mancava.
Non sono convinto.
Mac- Padawan
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Pessimo incipit. Frase lunghissima - farebbe venir voglia di passare ad altro - e non elegante da un punto di vista linguistico. Io avrei messo il congiuntivo
"la prima cosa che mi raccontò a malincuore fu che i suoi compagni di classe sostenevano che Babbo Natale non esistesse."
Ed è un peccato perché il racconto prosegue molto meglio di come inizia.
Non trovo bello nemmeno il finale. la morale è troppo raccontata è un po', appunto, troppo moralistica. Il mio consiglio è di eliminarla completamente.
Per il resto il racconto è divertente e intrigante, complimenti.
"la prima cosa che mi raccontò a malincuore fu che i suoi compagni di classe sostenevano che Babbo Natale non esistesse."
Ed è un peccato perché il racconto prosegue molto meglio di come inizia.
Non trovo bello nemmeno il finale. la morale è troppo raccontata è un po', appunto, troppo moralistica. Il mio consiglio è di eliminarla completamente.
Per il resto il racconto è divertente e intrigante, complimenti.
gipoviani- Padawan
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Non saprei. Forse questa non è davvero la sezione giusta dove collocare il tuo racconto. Mi piace, ben scritto (a parte un arzigogolato incipit). Una storia interessante ma che non ha il tono della narrazione adatta a un pubblico più giovane. Il tema forse sì, ma lo svolgimento è maturo. Adulto.
Ne terrò comunque conto perchè in fondo mi è piacuto.
Complimenti.
Grazie.
Ne terrò comunque conto perchè in fondo mi è piacuto.
Complimenti.
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Racconto davvero divertente e ben congegnato, con il finale a sorpresa che tanto mi piace (forse un po’ scontato…). Una vera chicca i due ragazzini che barano giocando a tombola, il clima familiare è perfettamente rappresentato ed anche lo Spirito Natalizio permea e si rende protagonista, non limitandosi a fare da sfondo. Racconto per ragazzi, è vero, ma che potrebbe funzionare benissimo anche nell’altra sezione. Unica pecca, peraltro perdonabile, una scrittura un po’ acerba, forse eccessivamente casalinga, ma la rusticità della vicenda la rende giustificabile. Noto purtroppo qualche piccolo errore formale (troppe parole in corsivo senza motivo, “a capo” ad ogni frase, qualche virgola messa a caso…), perdonabilissimo. Nel complesso un racconto che ho apprezzato molto.
Nellone- Younglings
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Ma alla fine Babbo Natale esiste? È uno dei racconti natalizi più belli che io abbia letto per bambini.
Il finale a sorpresa è stato un tocco di classe!
Mi piace il legame zia/nipoti e la complicità che c'è in tutta la famiglia, infatti questo :"In quel momento capii che, con la mia ostinazione nel salvare la credenza in Babbo Natale, avevo salvato lo Spirito Natalizio, che non è altro che la magia di ritrovarsi in famiglia con le persone a noi care, non smettendo mai di sognare, neppure da adulti e Babbo Natale mi ha premiata." secondo me è stato ripetitivo, poiché sottinteso.
"Argomentazione “babbonatalesca” estiva." ANDATA A BUON FINE.
Il finale a sorpresa è stato un tocco di classe!
Mi piace il legame zia/nipoti e la complicità che c'è in tutta la famiglia, infatti questo :"In quel momento capii che, con la mia ostinazione nel salvare la credenza in Babbo Natale, avevo salvato lo Spirito Natalizio, che non è altro che la magia di ritrovarsi in famiglia con le persone a noi care, non smettendo mai di sognare, neppure da adulti e Babbo Natale mi ha premiata." secondo me è stato ripetitivo, poiché sottinteso.
"Argomentazione “babbonatalesca” estiva." ANDATA A BUON FINE.
miichiiiiiiiiiii- Younglings
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Re: Alla ricerca di Babbo Natale (una storia "quasi" vera)
Hai raccontato la storia di tutti noi. Natale è per gli adulti il giorno della gran Menzogna, della menzogna a fin di bene ovviamente. Ho partecipato anch'io a quest'abbuffata, con altri dieci, venti complici, per ingannare un povero innocente di 6-7 anni. A dire il vero, mi sono sentito qualche volta con la coscienza sporca, ma ogni anno, era più forte di me, dovevo ricominciare.
Bene, la tua storia mi ha fatto rivivere il passato e questo è un punto a tuo favore. L'hai raccontata bene, la scrittura è impeccabile, i personaggi credibili. Avrei forse fatto commettere qualche errore d'Italiano ai piccoli protagonisti, dato che provengono da Parigi.
Bene, la tua storia mi ha fatto rivivere il passato e questo è un punto a tuo favore. L'hai raccontata bene, la scrittura è impeccabile, i personaggi credibili. Avrei forse fatto commettere qualche errore d'Italiano ai piccoli protagonisti, dato che provengono da Parigi.
tontonlino- Younglings
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