La piccola tartaruga con il becco rotto
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ImaGiraffe
mirella
Arianna 2016
Achillu
8 partecipanti
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La piccola tartaruga con il becco rotto
Una tartaruga camminava piano piano sulla spiaggia di una terra lontana. Dopo tanto camminare, finalmente si fermò.
“Ecco,” pensò tra sé. “Questo è il posto giusto.”
Cominciò così a scavare una buca nella sabbia dorata. Quando terminò il lavoro era molto stanca, ma aveva un compito importantissimo: nel silenzio del crepuscolo depose alcune uova nella piccola tana.
«Mie amate creature,» disse, rivolgendosi alle uova; «vi auguro una vita piena di sorprese e ricca di avventure.»
La tartaruga si sentiva debole, ma doveva fare ancora un’ultima cosa. Con fatica riportò la sabbia nella buca, ricoprendola completamente. «Adesso vi metto al calduccio, così tra un paio di mesi potrete uscire dai vostri gusci.» Ma la mamma tartaruga non si era accorta che uno dei gusci aveva una piccola crepa.
Trascorsero i giorni e le notti; due mesi sono lunghi da aspettare, soprattutto quando ti trovi dentro un guscio e non vedi l’ora di uscire. Ma tutti i giorni passarono e alla fine le uova si schiusero. Fu così che alcune piccole tartarughe scavarono, scavarono e dopo tanto scavare misero la testa fuori dalla sabbia.
Tutte insieme si unirono al grande branco delle tartarughe che pascolava vicino alla spiaggia dorata. Una di loro sembrava attirare l’attenzione delle altre.
«Ehi, che cos’ha il tuo becco?»
«Ma ti sei già vista?»
«Ti fa male?»
La piccola tartaruga, che si chiamava Gaia, si mise a balbettare in mezzo a tutta quella confusione, perché non sapeva a chi rispondere per prima. Voleva anche capire che cosa fosse successo al suo becco e che cosa aveva che non andasse bene, così raggiunse il fiume e si specchiò. Che brutta sorpresa! La piccola crepa nel guscio dell’uovo era diventata una fessura nel becco della piccola tartaruga.
Le tartarughe andarono insieme a mangiare. A Gaia piaceva tantissimo la lattuga e cominciò a mangiarla con gusto, ma le altre dicevano:
«Che schifo!»
«Ti esce tutta la lattuga dal becco rotto!»
«Io non ce la faccio proprio a guardarti!»
Fu così che Gaia fu lasciata a mangiare da sola ed era tanto triste.
Dopo pranzo le tartarughe andarono a bere. Gaia non riusciva a fare come le altre e doveva tuffare tutta la testa nel fiume per riuscire a mandar giù l’acqua. Cominciarono così a prenderla in giro:
«Guarda che buffa!»
«Sì, sei proprio ridicola!»
«Ma dai, sembri un pagliaccio!»
Gaia si vergognò così tanto che non volle più bere in compagnia! Da quel momento, quando aveva sete, se ne andava al fiume di nascosto e, quando era sicura che nessuno la vedesse, tuffava la sua testa nell’acqua per bere nell’unico modo in cui era capace.
Così Gaia rimaneva spesso da sola. Non giocava nemmeno più in compagnia, perché non riusciva a parlare normalmente; aveva imparato in qualche modo a dire tutte le lettere, ma dal becco rotto a volte uscivano dei fischi, dei sibili e degli schiocchi; le altre tartarughe la prendevano in giro e lei si vergognava tantissimo.
Un giorno, mentre camminava mogia mogia lungo la riva del fiume, incontrò un ranocchio.
«Ciao, piccola tartaruga; perché piangi?» le chiese.
«Ciao, ranocchio. Piango perché sono triste e sola,» rispose Gaia, tra fischi, sibili e schiocchi.
«E perché non stai con le altre tartarughe?»
«Perché mi prendono in giro, per colpa del mio becco rotto!» e pianse ancora di più.
«Hai provato a chiedere a qualche mago di aggiustarti il becco?»
«No, non sapevo neanche che ci fossero dei maghi che aggiustano i becchi rotti,» rispose stupita e anche un po’ sospettosa. «È vero, o mi stai prendendo in giro anche tu?»
«Dico davvero!» gracidò il ranocchio, gonfiando il petto. «Devi risalire il fiume e arriverai a un villaggio. Là ci sono tanti maghi e ognuno ha la propria specializzazione: ci sono i maghi che sistemano le ossa rotte, quelli che consolano la tristezza del cuore, altri che riscaldano il raffreddore e asciugano il muco dal naso... là troverai di sicuro anche quelli che aggiustano il becco rotto!»
«Wow!» esclamò la tartaruga incredula, asciugandosi gli occhi. «Dev’essere un posto bellissimo. Io parto subito; grazie!»
Gaia salutò il ranocchio e, piano piano, risalì il sentiero lungo il fiume. La strada non era molta, ma lei era piccola ed era pure una tartaruga! Era quasi arrivato il tramonto e non aveva ancora raggiunto il villaggio dei maghi della foresta. Così mangiò un po’ di lattuga selvatica e si addormentò in una tana che sembrava abbandonata.
All’alba fu svegliata da un toporagno: «Buongiorno, piccola tartaruga. Mi dispiace disturbarti, ma questa è la mia tana e vorrei andare a dormire.»
Gaia si stiracchiò e, pulendosi gli occhi con le zampe, si vergognò tanto e disse: «Buongiorno, toporagno. Scusami se ho dormito nella tua tana, pensavo che fosse abbandonata.»
«Non ti preoccupare; l’importante è che tu sia stata al sicuro questa notte. Come mai non sei nella tua tana? Ti sei persa?»
«No. Sto andando al villaggio dei maghi, per farmi aggiustare il becco rotto.»
«Oh, povera piccola!» disse il toporagno, osservando da vicino il becco della tartaruga. «Ma come hai fatto a romperlo? Ti fa tanto male?»
«Non mi fa male; sono nata così perché il guscio del mio uovo aveva una piccola crepa. Solo che le altre tartarughe mi prendono sempre in giro e mi fanno piangere!» disse Gaia, tra fischi, sibili e schiocchi. «Così ho deciso di andare al villaggio dei maghi per farmelo aggiustare.»
«Sei proprio una piccola tartaruga coraggiosa. Manca poco per arrivare al villaggio; però devi stare molto attenta ai maghi!»
«Perché?»
«Devi trovare il mago giusto per te.»
«Come farò a capire qual è il mago giusto per me?»
«Ascolta il tuo cuore e lo capirai da sola.»
Gaia salutò il toporagno e proseguì sul sentiero lungo il fiume. In poco tempo arrivò finalmente al villaggio dei maghi della foresta. C’erano tante capanne grandissime. Animali di ogni specie entravano e uscivano da porte magiche che si aprivano e si chiudevano da sole. Alcuni di loro erano fasciati, altri erano incerottati, altri ancora erano ingessati e dovevano essere accompagnati, perché non riuscivano a camminare da soli. In mezzo a tutta quella confusione, la piccola tartaruga non sapeva dove andare e provò a chiedere a un coniglio che saltellava per il prato: «Scusami, dove posso trovare un mago che aggiusta i becchi rotti?»
Il coniglio la guardò e disse: «Vieni, ti porto io.» Cominciò a correre in direzione della capanna più grande e più bella di tutte. Poi però, rendendosi conto che la piccola tartaruga camminava molto lenta, tornò indietro e le disse: «Vai là; troverai il Grande Mago Luminosissimo e vedrai che lui ti aggiusterà il becco rotto.»
Gaia ringraziò il coniglio e, dopo qualche minuto di fatica, arrivò in quella capanna grande e bella. La sala d’ingresso era lucida. Alle pareti c’erano tante fotografie importanti e Gaia era molto meravigliata: in tutte le foto c’era il Grande Mago Luminosissimo con i re e i presidenti più potenti del mondo! Nella prima foto stringeva la mano al Presidente della Repubblica d’Ollandia. Nella seconda riceveva una medaglia dalla Regina di Franconia. Nella terza era in compagnia del Capo degli Stati d’Africania. Era sicuramente un mago molto famoso.
Mentre guardava affascinata tutte quelle fotografie, arrivò un gatto infermiere che le chiese: «Ciao, piccola tartaruga. Di cosa hai bisogno?»
«Ciao, gatto. Vorrei chiedere al Grande Mago Luminosissimo di aggiustare il mio becco rotto,» rispose tra fischi, sibili e schiocchi.
«Vieni, ti accompagno.» La fece salire su una sedia a rotelle e la portò in una stanza, dove c’erano tanti animali che avevano bisogno di cure. Un grande coccodrillo aveva la mascella rotta e piangeva per il dolore. Un gorilla aveva il viso fasciato a metà e non si capiva che cosa gli fosse successo. Un leopardo aveva un brutto gonfiore sul muso e un’espressione molto infelice. La vista di tutto questo dolore rattristò la piccola tartaruga.
Un formichiere medico cominciò a visitare tutti, uno per volta. Gaia era imbarazzata, perché era l’unica cucciola in quella stanza. Si sarebbe sentita più sicura se almeno fosse stata visitata dal Grande Mago Luminosissimo in persona, ma proprio non se ne vedeva nemmeno l’ombra. Si ricordò allora delle parole del toporagno: «Devi trovare il mago giusto per te.» Capì che quello non era il posto per lei; così scese dalla sedia a rotelle, uscì dalla stanza delle visite e attraversò la grande stanza lucida senza che nessuno si scomodasse per fermarla.
Mentre Gaia camminava triste per il villaggio dei maghi della foresta, la sua attenzione fu attirata da un uomo che stava aggiustando un vecchio bacile di ceramica sul retro di una delle capanne. In quel gesto che sembrava normale c’era qualcosa di sorprendente, al punto che prese coraggio e gli si avvicinò per chiedere: «Ciao, uomo. Come mai stai usando dell’oro per riparare un vecchio bacile?»
«Ciao, piccola tartaruga; adesso ti spiego. Quando un oggetto si rompe diventa unico, perché nessun altro oggetto si può rompere nello stesso modo. Allora io lo riparo con dell’oro, perché per aggiustare un oggetto unico al mondo bisogna usare il più prezioso dei metalli!»
«Wow!» esclamò Gaia, che non riusciva a dire altro.
L’uomo si abbassò per guardare bene il becco della piccola tartaruga. «Vedo che qui abbiamo un problema,» disse. «Ti piacerebbe rimetterlo a posto?»
Gaia, un po’ sorpresa, rispose: «Sì, sto proprio cercando un mago che me lo possa aggiustare! Lo conosci?»
«Certo!» rispose l’uomo, e suonò un campanello. Arrivò una pecora infermiera con una sedia a rotelle. «Per favore, porta questa cucciola nella sala delle visite.»
«Subito.» Poi, rivolgendosi alla piccola tartaruga, disse: «Io mi chiamo Barbara, e tu?»
«Io mi chiamo Gaia,» rispose, tra fischi, sibili e schiocchi.
L’ingresso della capanna era pulito e c’erano tante fotografie di cuccioli. Un piccolo giaguaro con la bocca spaccata e poi lo stesso giaguaro con la bocca riattaccata. Un bruco con il labbro aperto e poi lo stesso bruco con il labbro chiuso. Un tucano con il becco rotto e poi lo stesso tucano con il becco aggiustato. Gaia si rasserenò e capì che il mago di questa capanna ci teneva davvero ai piccoli animali e di sicuro non era come il Grande Mago Luminosissimo, che invece teneva solo a se stesso.
Si rilassò ancora di più quando arrivò nella stanza delle visite: c’erano solo cuccioli come lei, avevano tutti la bocca spaccata, il labbro aperto o il becco rotto e tutti parlavano tra fischi, sibili e schiocchi.
«Tra poco arriverà lo zio Ugo a visitarvi,» disse Barbara.
«E chi è lo zio Ugo?» chiese Gaia.
«È il mago di questa capanna.»
Immaginate la sorpresa quando Gaia vide entrare, vestito da mago, l’uomo che aveva riparato il bacile nel retro della capanna! Adesso era sicura: lo zio Ugo era il mago giusto per lei e si lasciò visitare con fiducia.
«Domani mattina aggiusteremo il tuo becco e, tra qualche giorno, potrai tornare a casa con tutto a posto!»
«Ma userai dell’oro per aggiustarlo?»
«No, piccola tartaruga. Tu sei già unica così come sei, più preziosa dell’oro.»
Alla sera i cuccioli mangiarono insieme e a nessuno diede fastidio il modo in cui Gaia mangiava la lattuga. Poi bevvero insieme e nessuno la prese in giro, perché ognuno di loro aveva un modo unico sia di mangiare che di bere e nessuno se ne vergognava. Finalmente, dopo tanto tempo, Gaia giocò con qualcuno e tutti si divertirono, tra fischi, sibili e schiocchi.
Arrivò la notte e la piccola tartaruga era molto stanca; venne portata da Barbara in una tana su misura per lei e lì si addormentò.
Quando si svegliò, Gaia seppe che era finalmente arrivato il momento in cui le avrebbero aggiustato il becco! Piena di entusiasmo, si stiracchiò e si accorse che era già fuori dalla tana. “Ma che sorpresa!” pensò. “Sono diventata sonnambula?” Sentiva uno strano formicolio al becco, ma quando provò a toccarlo non ci riuscì. “Che magia è questa?”
Arrivarono Barbara e lo zio Ugo. «Buongiorno,» li salutò. Qualcosa le dava fastidio mentre parlava, ma dal suo becco non uscì nessun fischio, né sibilo, né schiocco!
«Buongiorno,» disse lo zio Ugo. «Stamattina eri così stanca che non siamo nemmeno riusciti a svegliarti. È già mezzogiorno e il tuo becco è bello che aggiustato!»
Gaia spalancò gli occhi per la sorpresa ed era curiosa di vedere com’era diventata la sua faccia! Barbara le avvicinò uno specchio e lei, finalmente, vide il suo becco tutto intero. «Wow!» esclamò.
Provò ancora una volta a toccarselo, ma non ci riuscì. Barbara allora le spiegò: «Abbiamo fatto una magia intorno al becco; per qualche giorno non puoi avvicinare le zampe, ma presto sarai guarita e potrai tornare a casa.»
«Grazie, grazie, grazie! Non vedo l’ora!»
Passò alcuni giorni nella capanna, giocando con gli altri cuccioli; tutti avevano il becco aggiustato o il labbro chiuso e si divertirono tantissimo.
Una mattina Gaia aiutò Barbara ad appendere una nuova fotografia alla parete della sala d’ingresso: era proprio lei con il becco rotto e sempre lei con il becco aggiustato! Abbracciò la pecora infermiera e lo zio Ugo, ringraziandoli tantissimo con le lacrime agli occhi.
«Ma tu chi sei?» chiese al mago, prima di partire.
«Io sono lo zio Ugo,» rispose lui.
«Ma no; voglio dire, come ti chiami quando fai il mago?»
«Così; non ho un nome da mago.»
«Allora ti chiamo Mago Baciliero, perché ti ho conosciuto mentre aggiustavi un bacile!»
«Brava, mi piace proprio! Da domani mi farò chiamare così. Ma per te sarò sempre lo zio Ugo, va bene?»
«Va bene!»
Si abbracciarono per l’ultima volta, poi Gaia s’incamminò lentamente per il sentiero lungo il fiume, in direzione del mare.
“Ecco,” pensò tra sé. “Questo è il posto giusto.”
Cominciò così a scavare una buca nella sabbia dorata. Quando terminò il lavoro era molto stanca, ma aveva un compito importantissimo: nel silenzio del crepuscolo depose alcune uova nella piccola tana.
«Mie amate creature,» disse, rivolgendosi alle uova; «vi auguro una vita piena di sorprese e ricca di avventure.»
La tartaruga si sentiva debole, ma doveva fare ancora un’ultima cosa. Con fatica riportò la sabbia nella buca, ricoprendola completamente. «Adesso vi metto al calduccio, così tra un paio di mesi potrete uscire dai vostri gusci.» Ma la mamma tartaruga non si era accorta che uno dei gusci aveva una piccola crepa.
Trascorsero i giorni e le notti; due mesi sono lunghi da aspettare, soprattutto quando ti trovi dentro un guscio e non vedi l’ora di uscire. Ma tutti i giorni passarono e alla fine le uova si schiusero. Fu così che alcune piccole tartarughe scavarono, scavarono e dopo tanto scavare misero la testa fuori dalla sabbia.
Tutte insieme si unirono al grande branco delle tartarughe che pascolava vicino alla spiaggia dorata. Una di loro sembrava attirare l’attenzione delle altre.
«Ehi, che cos’ha il tuo becco?»
«Ma ti sei già vista?»
«Ti fa male?»
La piccola tartaruga, che si chiamava Gaia, si mise a balbettare in mezzo a tutta quella confusione, perché non sapeva a chi rispondere per prima. Voleva anche capire che cosa fosse successo al suo becco e che cosa aveva che non andasse bene, così raggiunse il fiume e si specchiò. Che brutta sorpresa! La piccola crepa nel guscio dell’uovo era diventata una fessura nel becco della piccola tartaruga.
Le tartarughe andarono insieme a mangiare. A Gaia piaceva tantissimo la lattuga e cominciò a mangiarla con gusto, ma le altre dicevano:
«Che schifo!»
«Ti esce tutta la lattuga dal becco rotto!»
«Io non ce la faccio proprio a guardarti!»
Fu così che Gaia fu lasciata a mangiare da sola ed era tanto triste.
Dopo pranzo le tartarughe andarono a bere. Gaia non riusciva a fare come le altre e doveva tuffare tutta la testa nel fiume per riuscire a mandar giù l’acqua. Cominciarono così a prenderla in giro:
«Guarda che buffa!»
«Sì, sei proprio ridicola!»
«Ma dai, sembri un pagliaccio!»
Gaia si vergognò così tanto che non volle più bere in compagnia! Da quel momento, quando aveva sete, se ne andava al fiume di nascosto e, quando era sicura che nessuno la vedesse, tuffava la sua testa nell’acqua per bere nell’unico modo in cui era capace.
Così Gaia rimaneva spesso da sola. Non giocava nemmeno più in compagnia, perché non riusciva a parlare normalmente; aveva imparato in qualche modo a dire tutte le lettere, ma dal becco rotto a volte uscivano dei fischi, dei sibili e degli schiocchi; le altre tartarughe la prendevano in giro e lei si vergognava tantissimo.
Un giorno, mentre camminava mogia mogia lungo la riva del fiume, incontrò un ranocchio.
«Ciao, piccola tartaruga; perché piangi?» le chiese.
«Ciao, ranocchio. Piango perché sono triste e sola,» rispose Gaia, tra fischi, sibili e schiocchi.
«E perché non stai con le altre tartarughe?»
«Perché mi prendono in giro, per colpa del mio becco rotto!» e pianse ancora di più.
«Hai provato a chiedere a qualche mago di aggiustarti il becco?»
«No, non sapevo neanche che ci fossero dei maghi che aggiustano i becchi rotti,» rispose stupita e anche un po’ sospettosa. «È vero, o mi stai prendendo in giro anche tu?»
«Dico davvero!» gracidò il ranocchio, gonfiando il petto. «Devi risalire il fiume e arriverai a un villaggio. Là ci sono tanti maghi e ognuno ha la propria specializzazione: ci sono i maghi che sistemano le ossa rotte, quelli che consolano la tristezza del cuore, altri che riscaldano il raffreddore e asciugano il muco dal naso... là troverai di sicuro anche quelli che aggiustano il becco rotto!»
«Wow!» esclamò la tartaruga incredula, asciugandosi gli occhi. «Dev’essere un posto bellissimo. Io parto subito; grazie!»
Gaia salutò il ranocchio e, piano piano, risalì il sentiero lungo il fiume. La strada non era molta, ma lei era piccola ed era pure una tartaruga! Era quasi arrivato il tramonto e non aveva ancora raggiunto il villaggio dei maghi della foresta. Così mangiò un po’ di lattuga selvatica e si addormentò in una tana che sembrava abbandonata.
All’alba fu svegliata da un toporagno: «Buongiorno, piccola tartaruga. Mi dispiace disturbarti, ma questa è la mia tana e vorrei andare a dormire.»
Gaia si stiracchiò e, pulendosi gli occhi con le zampe, si vergognò tanto e disse: «Buongiorno, toporagno. Scusami se ho dormito nella tua tana, pensavo che fosse abbandonata.»
«Non ti preoccupare; l’importante è che tu sia stata al sicuro questa notte. Come mai non sei nella tua tana? Ti sei persa?»
«No. Sto andando al villaggio dei maghi, per farmi aggiustare il becco rotto.»
«Oh, povera piccola!» disse il toporagno, osservando da vicino il becco della tartaruga. «Ma come hai fatto a romperlo? Ti fa tanto male?»
«Non mi fa male; sono nata così perché il guscio del mio uovo aveva una piccola crepa. Solo che le altre tartarughe mi prendono sempre in giro e mi fanno piangere!» disse Gaia, tra fischi, sibili e schiocchi. «Così ho deciso di andare al villaggio dei maghi per farmelo aggiustare.»
«Sei proprio una piccola tartaruga coraggiosa. Manca poco per arrivare al villaggio; però devi stare molto attenta ai maghi!»
«Perché?»
«Devi trovare il mago giusto per te.»
«Come farò a capire qual è il mago giusto per me?»
«Ascolta il tuo cuore e lo capirai da sola.»
Gaia salutò il toporagno e proseguì sul sentiero lungo il fiume. In poco tempo arrivò finalmente al villaggio dei maghi della foresta. C’erano tante capanne grandissime. Animali di ogni specie entravano e uscivano da porte magiche che si aprivano e si chiudevano da sole. Alcuni di loro erano fasciati, altri erano incerottati, altri ancora erano ingessati e dovevano essere accompagnati, perché non riuscivano a camminare da soli. In mezzo a tutta quella confusione, la piccola tartaruga non sapeva dove andare e provò a chiedere a un coniglio che saltellava per il prato: «Scusami, dove posso trovare un mago che aggiusta i becchi rotti?»
Il coniglio la guardò e disse: «Vieni, ti porto io.» Cominciò a correre in direzione della capanna più grande e più bella di tutte. Poi però, rendendosi conto che la piccola tartaruga camminava molto lenta, tornò indietro e le disse: «Vai là; troverai il Grande Mago Luminosissimo e vedrai che lui ti aggiusterà il becco rotto.»
Gaia ringraziò il coniglio e, dopo qualche minuto di fatica, arrivò in quella capanna grande e bella. La sala d’ingresso era lucida. Alle pareti c’erano tante fotografie importanti e Gaia era molto meravigliata: in tutte le foto c’era il Grande Mago Luminosissimo con i re e i presidenti più potenti del mondo! Nella prima foto stringeva la mano al Presidente della Repubblica d’Ollandia. Nella seconda riceveva una medaglia dalla Regina di Franconia. Nella terza era in compagnia del Capo degli Stati d’Africania. Era sicuramente un mago molto famoso.
Mentre guardava affascinata tutte quelle fotografie, arrivò un gatto infermiere che le chiese: «Ciao, piccola tartaruga. Di cosa hai bisogno?»
«Ciao, gatto. Vorrei chiedere al Grande Mago Luminosissimo di aggiustare il mio becco rotto,» rispose tra fischi, sibili e schiocchi.
«Vieni, ti accompagno.» La fece salire su una sedia a rotelle e la portò in una stanza, dove c’erano tanti animali che avevano bisogno di cure. Un grande coccodrillo aveva la mascella rotta e piangeva per il dolore. Un gorilla aveva il viso fasciato a metà e non si capiva che cosa gli fosse successo. Un leopardo aveva un brutto gonfiore sul muso e un’espressione molto infelice. La vista di tutto questo dolore rattristò la piccola tartaruga.
Un formichiere medico cominciò a visitare tutti, uno per volta. Gaia era imbarazzata, perché era l’unica cucciola in quella stanza. Si sarebbe sentita più sicura se almeno fosse stata visitata dal Grande Mago Luminosissimo in persona, ma proprio non se ne vedeva nemmeno l’ombra. Si ricordò allora delle parole del toporagno: «Devi trovare il mago giusto per te.» Capì che quello non era il posto per lei; così scese dalla sedia a rotelle, uscì dalla stanza delle visite e attraversò la grande stanza lucida senza che nessuno si scomodasse per fermarla.
Mentre Gaia camminava triste per il villaggio dei maghi della foresta, la sua attenzione fu attirata da un uomo che stava aggiustando un vecchio bacile di ceramica sul retro di una delle capanne. In quel gesto che sembrava normale c’era qualcosa di sorprendente, al punto che prese coraggio e gli si avvicinò per chiedere: «Ciao, uomo. Come mai stai usando dell’oro per riparare un vecchio bacile?»
«Ciao, piccola tartaruga; adesso ti spiego. Quando un oggetto si rompe diventa unico, perché nessun altro oggetto si può rompere nello stesso modo. Allora io lo riparo con dell’oro, perché per aggiustare un oggetto unico al mondo bisogna usare il più prezioso dei metalli!»
«Wow!» esclamò Gaia, che non riusciva a dire altro.
L’uomo si abbassò per guardare bene il becco della piccola tartaruga. «Vedo che qui abbiamo un problema,» disse. «Ti piacerebbe rimetterlo a posto?»
Gaia, un po’ sorpresa, rispose: «Sì, sto proprio cercando un mago che me lo possa aggiustare! Lo conosci?»
«Certo!» rispose l’uomo, e suonò un campanello. Arrivò una pecora infermiera con una sedia a rotelle. «Per favore, porta questa cucciola nella sala delle visite.»
«Subito.» Poi, rivolgendosi alla piccola tartaruga, disse: «Io mi chiamo Barbara, e tu?»
«Io mi chiamo Gaia,» rispose, tra fischi, sibili e schiocchi.
L’ingresso della capanna era pulito e c’erano tante fotografie di cuccioli. Un piccolo giaguaro con la bocca spaccata e poi lo stesso giaguaro con la bocca riattaccata. Un bruco con il labbro aperto e poi lo stesso bruco con il labbro chiuso. Un tucano con il becco rotto e poi lo stesso tucano con il becco aggiustato. Gaia si rasserenò e capì che il mago di questa capanna ci teneva davvero ai piccoli animali e di sicuro non era come il Grande Mago Luminosissimo, che invece teneva solo a se stesso.
Si rilassò ancora di più quando arrivò nella stanza delle visite: c’erano solo cuccioli come lei, avevano tutti la bocca spaccata, il labbro aperto o il becco rotto e tutti parlavano tra fischi, sibili e schiocchi.
«Tra poco arriverà lo zio Ugo a visitarvi,» disse Barbara.
«E chi è lo zio Ugo?» chiese Gaia.
«È il mago di questa capanna.»
Immaginate la sorpresa quando Gaia vide entrare, vestito da mago, l’uomo che aveva riparato il bacile nel retro della capanna! Adesso era sicura: lo zio Ugo era il mago giusto per lei e si lasciò visitare con fiducia.
«Domani mattina aggiusteremo il tuo becco e, tra qualche giorno, potrai tornare a casa con tutto a posto!»
«Ma userai dell’oro per aggiustarlo?»
«No, piccola tartaruga. Tu sei già unica così come sei, più preziosa dell’oro.»
Alla sera i cuccioli mangiarono insieme e a nessuno diede fastidio il modo in cui Gaia mangiava la lattuga. Poi bevvero insieme e nessuno la prese in giro, perché ognuno di loro aveva un modo unico sia di mangiare che di bere e nessuno se ne vergognava. Finalmente, dopo tanto tempo, Gaia giocò con qualcuno e tutti si divertirono, tra fischi, sibili e schiocchi.
Arrivò la notte e la piccola tartaruga era molto stanca; venne portata da Barbara in una tana su misura per lei e lì si addormentò.
Quando si svegliò, Gaia seppe che era finalmente arrivato il momento in cui le avrebbero aggiustato il becco! Piena di entusiasmo, si stiracchiò e si accorse che era già fuori dalla tana. “Ma che sorpresa!” pensò. “Sono diventata sonnambula?” Sentiva uno strano formicolio al becco, ma quando provò a toccarlo non ci riuscì. “Che magia è questa?”
Arrivarono Barbara e lo zio Ugo. «Buongiorno,» li salutò. Qualcosa le dava fastidio mentre parlava, ma dal suo becco non uscì nessun fischio, né sibilo, né schiocco!
«Buongiorno,» disse lo zio Ugo. «Stamattina eri così stanca che non siamo nemmeno riusciti a svegliarti. È già mezzogiorno e il tuo becco è bello che aggiustato!»
Gaia spalancò gli occhi per la sorpresa ed era curiosa di vedere com’era diventata la sua faccia! Barbara le avvicinò uno specchio e lei, finalmente, vide il suo becco tutto intero. «Wow!» esclamò.
Provò ancora una volta a toccarselo, ma non ci riuscì. Barbara allora le spiegò: «Abbiamo fatto una magia intorno al becco; per qualche giorno non puoi avvicinare le zampe, ma presto sarai guarita e potrai tornare a casa.»
«Grazie, grazie, grazie! Non vedo l’ora!»
Passò alcuni giorni nella capanna, giocando con gli altri cuccioli; tutti avevano il becco aggiustato o il labbro chiuso e si divertirono tantissimo.
Una mattina Gaia aiutò Barbara ad appendere una nuova fotografia alla parete della sala d’ingresso: era proprio lei con il becco rotto e sempre lei con il becco aggiustato! Abbracciò la pecora infermiera e lo zio Ugo, ringraziandoli tantissimo con le lacrime agli occhi.
«Ma tu chi sei?» chiese al mago, prima di partire.
«Io sono lo zio Ugo,» rispose lui.
«Ma no; voglio dire, come ti chiami quando fai il mago?»
«Così; non ho un nome da mago.»
«Allora ti chiamo Mago Baciliero, perché ti ho conosciuto mentre aggiustavi un bacile!»
«Brava, mi piace proprio! Da domani mi farò chiamare così. Ma per te sarò sempre lo zio Ugo, va bene?»
«Va bene!»
Si abbracciarono per l’ultima volta, poi Gaia s’incamminò lentamente per il sentiero lungo il fiume, in direzione del mare.
- Spoiler:
A Arianna 2016 e ImaGiraffe garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Me la ricordo, la tua tartarughina... 

Arianna 2016- Cavaliere Jedi
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A Achillu garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Anch'io ricordo questa bella favola, ma - ora che ti conosco meglio - ho gustato di più la lettura e forse ho capito perché hai dato alla piccola tartaruga il nome di una delle tue figlie.
L'hai scritta per lei, vero?
L'hai scritta per lei, vero?
mirella- Padawan
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A Petunia e Achillu garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
@Arianna 2016 grazie.
@mirella Sì, la favola è tratta dalla storia vera di mia figlia grande, che è nata con la labioschisi. Il dott. Ugo Baciliero esiste davvero ed è primario del reparto di chirurgia maxillo facciale dell'ospedale San Bortolo di Vicenza.
@mirella Sì, la favola è tratta dalla storia vera di mia figlia grande, che è nata con la labioschisi. Il dott. Ugo Baciliero esiste davvero ed è primario del reparto di chirurgia maxillo facciale dell'ospedale San Bortolo di Vicenza.
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A Petunia, mirella, ImaGiraffe e SisypheMalheureux garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Quindi ho intuito tutto, senza sapere nulla di preciso! Spero che Gaia adesso stia bene e le mando unbacio.
mirella- Padawan
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A Achillu garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
La favola è veramente commovente e bellissima! Bravo Achillu! Sapere poi che è tratta da una storia vera la fa diventare spettacolare e rende te un papà eccezionale. Complimenti! Spero che Gaia non abbia mai dovuto subire quello che ha subito la piccola tartarughina.
Bravo bravo bravo.
Bravo bravo bravo.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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A Achillu garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Altro che favoletta, questa è una delle cose migliori che tu abbia mai scritto. Densa di tutto. Bravo, Achi.
Ospite- Ospite
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
@mirella il labbro di Gaia adesso è perfetto, grazie per il bacio.
@ImaGiraffe grazie di cuore. Gaia non è mai stata bullizzata per il labbro, era troppo piccola: è stata operata a sei mesi. Le sensazioni avute nel primo ospedale sono però reali: erano le mie. Ringrazio il cielo che ci hanno mandati anche a Vicenza, è uno dei centri di eccellenza in Italia.
@Tommybe grazie, troppo buono.
@ImaGiraffe grazie di cuore. Gaia non è mai stata bullizzata per il labbro, era troppo piccola: è stata operata a sei mesi. Le sensazioni avute nel primo ospedale sono però reali: erano le mie. Ringrazio il cielo che ci hanno mandati anche a Vicenza, è uno dei centri di eccellenza in Italia.
@Tommybe grazie, troppo buono.
A mirella e ImaGiraffe garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Commovente e poetica. Sapere che è anche nata da un'esperienza personale la rende ancora più coinvolgente.
FedericoChiesa- Padawan
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A Achillu garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
@FedericoChiesa grazie 

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Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Ho letto per caso prima il commento in cui ci rendi partecipi di questo momento famigliare così importante e sicuramente arduo da superare e quindi il racconto l'ho letto con un altro spirito rispetto a come avrei fatto con una "semplice" favola. E mi sono commossa, perchè quando ci sono bimbi non riesco a non farlo. Sono nonna di una bimba nata in modo drammatico quindi certe storie mi piantano un nodo stretto dentro. E' una favola bellissima e tua figlia può essere molto ma molto orgogliosa del sui papà, che ci ha raccontato di lei in modo così dolce e delicato.
Un abbraccio
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Susanna- Maestro Jedi
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A Arianna 2016 e Achillu garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
@Susanna grazie; un abbraccio a te e alla nipotina.
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A Susanna garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Achillu :sparkling_heart::sparkling_heart::sparkling_heart: Questa storia è meravigliosa. La leggerò alla mia nipotina quando crescerà. È proprio un gioiellino.
Bravissimo


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Petunia- Moderatore
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A Petunia garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Che dire? Emoziona come se fosse la prima volta.
Mi era piaciuta per Ink e forse mi piace ancora di più adesso.
È una favola davvero delicata e sei riuscito a trattare il tema con grande leggerezza e semplicità.
Forse il merito è anche mio se ci hai fatto il regalo di riproporcela qua su DT.
Mi era piaciuta per Ink e forse mi piace ancora di più adesso.
È una favola davvero delicata e sei riuscito a trattare il tema con grande leggerezza e semplicità.
Forse il merito è anche mio se ci hai fatto il regalo di riproporcela qua su DT.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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A Achillu garba questo messaggio
Re: La piccola tartaruga con il becco rotto
Ciao Byron.
Grazie per il commento.
Sì, in effetti sei stato tu a ricordarmi della piccola tartaruga. Vedi tu, a volte, dove portano gli equivoci.
Grazie per il commento.
Sì, in effetti sei stato tu a ricordarmi della piccola tartaruga. Vedi tu, a volte, dove portano gli equivoci.
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