L'avanzata
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L'avanzata
“Tieni il tempo,
la nebbia è la morte
Tieni il tempo,
Il tuo tempo è la sorte”
Queste erano le sole parole che il vecchio Jacob riusciva a pronunciare. Il suo continuo dondolare sulla sedia attirava l’attenzione di tutto il bar. Veniva lì ogni sera per sorseggiare una buona camomilla, ma l’effetto che sperava non arrivava mai: i ricordi tornavano e con loro quella strana filastrocca. “Cosa significa tenere il tempo?”. Il piccolo Luca era l’unico a sembrare interessato a sentire il suo continuo mantra “Significa che devi fare attenzione a dove metti i piedi in questa città”. Sbottò il barista, asciugando i bicchieri con un panno dietro il suo bancone di legno. “Da un momento all’altro potresti diventare concime per gli alberi”. Una donna si fece largo tra i tavoli ormai vuoti. “Will, ti ho già detto che non devi parlargli in quel modo! E’ solo un bambino!”. Il barista accennò un mezzo sorriso. “Anche il vecchio Jacob era solo un bambino quando venne inghiottito dalla foresta, dico bene Jackie?”. Jacob non rispose e continuò con la sua filastrocca. Luca sentiva quei discorsi ogni volta che sua madre lo portava al bar; chissà perché si arrabbiava sempre in quel modo; a lui piacevano, era arrivato in città il giorno prima e non sapeva niente del posto. La donna lo prese per mano e si avviò verso l’uscita. “Il mio turno è finito” Disse. “A domani signora Miller! E tu, Luca, guardati dalla foresta!”. La signora Miller sbatté forte la porta del bar. Luca si guardò intorno, era notte fonda, la luce della luna gli permetteva di scorgere la foresta in lontananza, una distesa infinita di alberi. Silenziosi. Immobili. Tutti gli edifici vicino ad essa erano stati abbandonati o demoliti ed il bar era diventato una struttura al confine, a meno di un centinaio di metri dalla foresta. “Luca” La mamma lo scosse dai suoi pensieri. “Andiamo a casa”. I due si incamminarono per le vie ormai deserte. “Mamma” Disse Luca “Cosa significa tenere il tempo?”. La signora Miller lo guardò. “Significa che tu non devi ascoltare più le storielle di Will…e nemmeno la filastrocca di Jacob”. “Ma perché? Cosa c’è di male?”. “Rischi di farti un’idea sbagliata del mondo, Luca, non tutti sono cresciuti e c’è chi crede ancora alle favole” Lo guardò amorevolmente. “O anche chi si porta dietro Mister Bunny”. Luca arrossì e cercò di nascondere meglio il coniglietto di pezza che teneva nella giacca. “Dovrai disfartene prima o poi, lo sai, ormai lo hanno fatto tutti i bambini della tua età”. Luca sarebbe dovuto rimanere solo qualche giorno, giusto il tempo per la madre di preparare le valige e andarsene da lì “per lavoro”, ma temeva di sapere quale fosse il vero motivo. “Mamma, a te fa paura la foresta?” “No, perché mai dovrebbe?”. Luca abbassò gli occhi. “E a papà faceva paura?”. La donna si fermò a guardarlo, poi girò lentamente lo sguardo verso la distesa di alberi in lontananza. “Andiamo a casa”. Disse. Non fece più una parola. Due giri di chiave nella toppa e la porta si aprì, la signora Miller entrò di fretta e Luca fece per seguirla. “Nebbia…morte…tempo…sorte”. Il bambino si girò di scatto. Gettò un’ultima occhiata nei dintorni, ma non vide nessuno, poi entrò. Quella notte uno sguardo invisibile non avrebbe distolto gli occhi da quella casa.
Mille rintocchi risuonavano assordanti, Luca cercò disperatamente di trovare una via d’uscita, ma intorno c’era nebbia, solo nebbia. “Nebbia…morte…tempo…sorte” quel mantra penetrava nella sua mente senza lasciargli scampo. Un’ombra si avvicinava, sempre di più…
“Luca, svegliati!”. Il bambino aprì gli occhi, la madre era china su di lui. Fuori splendeva il tiepido sole del mattino. Luca si vestì come poté ed uscì con la madre portandosi dietro Mister Bunny. La città era stranamente in fermento, la gente correva verso il confine. La signora Miller affrettò il passo. Di fronte al bar si era radunata un sacco di gente, tutti sembravano agitati. In un angolo della calca Luca distinse diversi zaini da montagna, sporchi, come fossero stati abbandonati. “Che cosa è successo?” Chiese. La voce di Will li raggiunse. “Hanno ritrovato la spedizione”. Il barista si teneva in disparte dalla folla. La madre entrò svelta nel bar mentre Luca restò fuori. “Erano in dieci” Disse Will, come prevedendo la domanda del bambino. “Dieci dei migliori esploratori della città”. Sfoggiò per un istante il suo mezzo sorriso. “Ma io li avevo avvertiti. Volevano scoprire il segreto della foresta e ne hanno pagato le conseguenze”. All’improvviso si udì un grido in lontananza. Un gruppetto di persone correva verso la folla, provenivano dal confine con la foresta. Un uomo alla testa del drappello era il più agitato di tutti. “Sono aumentati! Sono aumentati!” Gridò. “Gli alberi…Sono aumentati ancora! La foresta è avanzata!” “Di quanto?” Fece una voce. “Almeno 6 metri, è arrivata a coprire il vecchio municipio!” Partì un mormorio sommesso. “Che significa che la foresta è avanzata?” Chiese Luca, restando sempre in disparte con il barista. “Che dovresti iniziare a credere a quelle vecchie storielle che danno tanto fastidio a tua madre. Se sei nella foresta e arriva la nebbia non importa se non ci credi, fai la stessa fine di chi ci credeva”. Luca si rassegnò, neanche Will dava tanto peso alle sue domande, tuttavia un’inquietudine iniziò ad avvolgerlo. Nebbia…come in quell’incubo, quell’incubo che ormai veniva a visitarlo sempre più spesso, senza riuscire a capire cosa fosse, senza che potesse sfuggirgli, il confine tra sogno e realtà gli si faceva paurosamente sottile. “Will, è così pericolosa la foresta?”. Will lo guardò. “Bè, questo non lo so, non ci sono mai stato, non ho fatto come tuo padre”. Luca lo fissò con gli occhi sgranati. Will gettò un’occhiata all’interno del bar per sincerarsi che la signora Miller non l’avesse sentito. Fece cenno poi a Luca di porgergli l’orecchio. “Stasera” Sussurrò “Tua madre mi ha invitato a cena, ti racconterò tutto, che ne dici?”. Il bambino annuì confuso e strinse a sé Mister Bunny. “Bene, quando tua madre uscirà ne approfitteremo…sai giocare a scacchi?”. Presto giunse la sera
Will spostò il pedone e mangiò una torre. “Stai concentrato Luca, ricordati che il pedone mangia sempre in diagonale”. Il bambino era silenzioso, si chiedeva quando sarebbero arrivati al dunque. Il barista lo guardò e per un istante stette in silenzio anche lui. “Due settimane fa”. Luca si scosse. “Tuo padre è scomparso due settimane fa, avevo avvertito anche lui, ma nessuno ascolta mai i consigli di un povero vecchio”. Mosse avanti un altro pedone. “Tutti sanno che cosa succede sotto quelle chiome, ma nessuno ha il coraggio di parlarne. Poveretti, quasi tutti hanno perso qualcuno lì dentro, da quando la foresta ha iniziato ad avanzare” Spostò lentamente la torre. Luca iniziò a sentirsi inquieto. “Scende la notte, la città si spegne” Mosse l’alfiere di due caselle. “Vaga l’ignaro uomo nel labirinto di tanti alberi”. Pedone avanti di uno. “Cerca l’uscita, ma la lancetta scorre” Torre al lato di quattro. “Scende la nebbia e con essa arriva…”. Regina avanti. “Che cosa arriva?” Chiese Luca. Will poggiò la regina sulla scacchiera con un rumore secco. Scacco. “La morte”. Un rintocco assordante rimbombò per la città squarciando il silenzio della notte, Luca cadde a terra per lo spavento. Will svelto uscì fuori. “Un altro” Disse.
Al confine, la foresta era avvolta da una nebbia leggera, che diveniva sempre più fitta. Luca accorse accompagnato da Will e sgranò gli occhi di fronte a quello spettacolo. Poco più avanti una donna urlava in preda al panico correndo verso la città. Luca la riconobbe. “Mamma!”. La signora Miller gridava senza riuscire a controllarsi. Tre persone le andarono incontro e cercarono di calmarla. “L’hanno presa” Disse. Will si fece avanti. “Chi, Elena?”. “Margareth” Rispose lei. “Prima di tornare a casa voleva visitare la tomba di suo padre, era nel territorio della foresta, non sono riuscita a fermarla”. Scoppiò in un pianto a dirotto. “E’ avanzata ancora!” Gridò uno dei presenti. “La foresta è avanzata ancora!” Luca cercò di consolare la madre, ma una voce lo paralizzò. “Nebbia…Morte…Tempo…Sorte”. Volse lo sguardo verso la foresta. “Nebbia…Morte…Tempo…Sorte” Ripeté la voce. Gli sembrò che la nebbia iniziasse a muoversi “Luca…”. Il bambino tremò “Luca…Luca” Luca non riusciva a muoversi. Come un fulmine gli si palesò il suo incubo, la nebbia girava furente intorno a lui, un’ombra lo chiamava, un’ombra oscura, sempre più vicina…Il bambino gridò di terrore e cadde a terra.
Rinvenne in una stanzina del bar, adagiato su un letto, con Will seduto lì vicino che lo assisteva “Ci hai fatti spaventare lo sai?” Disse lui. Luca sudava, era ancora terrorizzato. “Cosa ti è successo?” Gli chiese Will. Il suo sguardo era enigmatico, come se avesse un sospetto. Luca fece un respiro profondo e gli raccontò tutto. “Hai sentito una voce quindi…” Disse il barista pensieroso. “Che aspetto aveva l’ombra?”. “Non lo so” Rispose il bambino. “So solo che chiamava il mio nome e ogni volta mi appare in sogno…ho paura”. Will si alzò. “E’ normale che tu la abbia…anche Jacob l’aveva…Credo sia il momento che tu sappia tutta la storia” Continuò. “Tanto tua madre non tornerà prima di domani mattina, scioccata com’è”. Il barista lo portò fino ad una casa isolata, ad uno degli angoli della città. Bussò alla porta. Poco dopo qualcuno aprì: era il vecchio Jacob. “Jackie” Disse Will mostrandogli Luca. “Questo bambino è stato chiamato”. L’anziano li fece entrare e accomodare su un divano, il tutto senza dire una parola. Si guardarono per un momento in silenzio. “E così ora tocca a te” Disse Jacob. Luca restò sorpreso che l’uomo non avesse iniziato con la sua solita filastrocca. “Stai attento” Gli sussurrò Will. “Se caliamo troppo la mano potrebbe impazzire di nuovo”. Jacob continuò: “Anche io come te ero tormentato da incubi, qualcuno mi chiamava ma non riuscivo a capire chi fosse” “Ed è così che sei entrato nella foresta” Continuò Will. “Già, quando calò la nebbia ormai ero dentro. Ben presto mi persi, ma…”. Jacob si bloccò, si mise le mani nei capelli e iniziò a tremare. Luca si alzò e andò verso di lui. “Che cos’hai visto?” Gli chiese. Jacob di scatto lo afferrò per le spalle. “Tieni il tempo, Luca, tienilo se vuoi sopravvivere! Il mostro…fa quello che ti dice o diventerai come tutti gli altri, fallo o questo inferno non finirà mai!”. Will intervenne. “Cosa accidenti hai visto Jackie???”. Jacob non rispose e, lasciato il bambino, iniziò a ripetere la sua filastrocca. Will sospirò. “Luca” Disse. “Ho paura che dovrai andare nella foresta. Una volta Jacob mi disse che prima di lui già molti bambini avevano subito quel richiamo, se è vero ciò che ha detto significa che tutto ciò è legato alla fine di questa maledizione”. “Ho paura” Rispose il bambino. “Lo so, ma sei la nostra unica speranza, non so cosa ci sia in mezzo a quegli alberi e non so cosa sia il mostro di cui Jackie ha parlato, ma se non vai, la foresta continuerà ad avanzare e presto ci prenderà tutti”. Luca stette in silenzio osservando come Will in quel momento avesse un’espressione diversa dal solito. Annuì con il capo.
La stessa notte li vide entrambi al margine della foresta, la nebbia per il momento si era dissolta. Luca aveva con sé solo un piccolo zaino con qualche provvista, una torcia e Mister Bunny. “Vai” Gli disse Will. Il bambino iniziò ad avanzare e ben presto scomparve nel buio. La foresta era angusta, era difficile andare avanti. Qualcosa iniziò a risuonare, uno strano ticchettio si muoveva tra gli alberi come un eco lontano; con il cuore in gola Luca si diresse verso la direzione da cui proveniva quel rumore. Una mano lo afferrò alle spalle strappandogli un grido. “Luca!” il ragazzino si voltò e riconobbe il viso della madre. “Mamma! Che ci fai qui?”. “Cosa ci fai TU qui?! Will è un pazzo, sono corsa a cercarti non appena l’ho saputo! Andiamo via di qui, presto!” “Lasciami mamma! Non posso tornare!” “Non dire sciocchezze Luca! Non sappiamo cosa ci possa succedere da un momento all’altro!”. Un rintocco squarciò il silenzio una seconda volta. La nebbia, rapida, avvolse la foresta. Luca si guardò intorno ansimando. Qualcosa si mosse tra gli alberi. Sentì sua madre gridare e si voltò: era caduta a terra. “Lasciami stare! Lasciami stare!” Gridava, ma intorno a lei il bambino non vide nulla. Come un lampo la nebbia iniziò a vorticare intorno alla signora Miller che sparì nel vortice con un grido. Luca guardò scioccato lo spazio vuoto dove prima era sua madre; l’istinto di fuggire si faceva sempre più forte, ma si costrinse a proseguire. Qualcosa, intanto, lo seguiva nell’ombra.
Era ormai molto tempo che camminava e iniziava ad essere stanco, si appoggiò ad un albero per riprendere fiato, ma il punto su cui aveva posato la mano era strano, come un’enorme protuberanza. Lo illuminò con la torcia e incrociò un volto umano. Terrorizzato si ritrasse e cadde all’indietro. Tremante si riavvicinò: sul tronco era infisso un volto, come un bassorilievo. Al bambino si mozzò il fiato. “Mamma…”. Passò la mano sul viso ligneo della madre. Un ticchettio più in basso attirò la sua attenzione: sotto al volto, scavato nel tronco, vi era uno scomparto e lì il batacchio di un pendolo si muoveva avanti e indietro. Luca fece per toccarlo, ma l’albero tremo non appena avvicinò la mano; decise di continuare, dopo averle rivolto un ultimo sguardo. Andando avanti vide molti altri alberi, ciascuno con un volto inciso e un pendolo che oscillava. Immerso nella camminata, non si accorse della nebbia che iniziava a vorticare intorno a lui, se ne rese conto quando non riuscì più a muoversi. Il vortice gli toglieva il respiro, gridò in preda al terrore, ma la nebbia stranamente si affievolì fino a dissolversi e di fronte a lui apparve una sagoma che lo guardava incuriosita. Luca mise bene a fuoco e rimase senza fiato quando vide la figura eterea del suo Mister Bunny. Confuso cercò di parlare, ma Mister Bunny gli fece cenno di seguirlo. Lo condusse sempre più vicino al ticchettio principale, che ora era sempre più sordo e cupo. D’improvviso gli alberi si interruppero e i piedi del bambino poggiarono sul terreno di una grande radura completamente nascosta dalla nebbia; là Mister Bunny lo condusse per un tratto, poi scomparve nell’aria. Luca rimase solo, con quel ticchettio scuro e inquietante. “Luca…”. Quella voce…La nebbia lentamente si diradò e di fronte a lui apparve un enorme orologio che scandiva le ore con il suo pendolo. “Luca…”. Il bambino non ebbe più dubbi, alzò lo sguardo verso il suo misterioso interlocutore. “Cosa sei?” Chiese. “Chiedimi CHI sono” Rispose il pendolo “Perché ogni essere vivente deve essere considerato come tale”. Luca prese fiato. “Va bene, chi sei?”. “Io sono il passato, il presente e il futuro, sono il principio di questo mondo e sarò la sua fine, sono quello che voi chiamate “Tempo””. Luca restò a bocca aperta. “Luca” Continuò il pendolo. “Tu sai perché sei qui?”. Il bambino scosse la testa. “Non lo so, voglio solo che questa storia finisca…sei tu che mi chiamavi vero? E sei anche tu il responsabile di tutto questo, sei tu che catturi le persone, non è così?” “Sei in errore, Luca. Il tempo non agisce sugli uomini se non per cambiare il loro corpo, sono gli uomini che usano il tempo per distruggere ciò che hanno”. Il pendolo fece una lunga pausa, comprendendo la confusione del bambino. “Il tempo si divide in passato, presente e futuro, ognuno dei tre deriva dall’altro: non c’è presente senza passato e non c’è futuro senza presente. Gli uomini hanno dimenticato il passato, separano gli anni della loro crescita e scartano quell’età in cui ora tu vivi, quell’età che è il loro passato. Crescendo rifiutano ciò che erano ed è così che piano piano il passato svanisce, così se ne vanno il loro presente ed il loro futuro”. “E quindi li uccidi” Disse Luca. “Io non decido di mia volontà. Troppi uomini hanno perso il senso del tempo ed ora il tempo è apparso per riportare quegli uomini a sé: li conduce in questa foresta dove il loro passato ritorna e li avvolge riportandoli al tempo. Così appare un albero per ogni loro anno vissuto e la foresta continua ad avanzare”. Il bambino iniziò a capire: l’immagine eterea di Mister Bunny non era altro che l’immagine del suo passato. “Perché mi hai chiamato?”. “Nel mondo vivono uomini che restano legati al tempo, uomini che non dimenticano il loro passato ed hanno il compito di ridarlo a chi l’ha perduto; molti di loro sono quelli come te”. Vi fu un momento di silenzio, scandito dal suono incessante del pendolo. “Quindi io sarei uno di loro…ma posso liberare la mamma? Posso liberare tutte le persone imprigionate?”. “Questo, Luca, sarai tu a deciderlo: prima che quegli uomini ritornino al tempo possono ancora tornare a viverlo, ma se il loro pendolo si ferma, sarà troppo tardi”. Luca si guardò indietro ripensando alla madre e prese la sua decisione. “Va bene, dimmi cosa devo fare”. “Racconta” Disse il pendolo. “Racconta storie, racconta il loro passato. Ti guiderò per conoscere la vita di ognuno di loro e con ogni storia un uomo tornerà a vivere il tempo”. Il bambino annuì. “Ma attento” Riprese l’altro. “Non fuggire, se fuggirai prima di aver assolto il tuo compito il tempo ti corroderà fino a che uscirai da questa foresta. Già molti prescelti hanno fallito, il povero Jacob è stato l’ultimo, è fuggito appena un mese fa ed aveva la tua età”. Ora a Luca era tutto chiaro, ogni mistero era risolto, sapeva cosa era giusto fare. “Quando posso iniziare?” Chiese. Il pendolo emise un brontolio lungo e cupo. “Quando vorrai”. Iniziarono subito: il Tempo guidò il bambino attraverso il passato degli uomini e lui iniziò a raccontare, storia su storia, passato dopo passato. “Lo sai” Disse Luca. “Non sei un mostro come dice Jacob”. “Il Tempo non è un mostro” Rispose lui con il suo tono enigmatico. “Il Tempo è il Tempo”. Fuori dalla foresta Will osservò la nebbia diradarsi. “Un altro ciclo è iniziato” Disse.
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Re: L'avanzata
Un bel racconto che intreccia fantasia e filosofia coi suoi rimandi agostiniani alla definizione del tempo. Ma c'è anche Peter Pan che fa capolino e le note di "Tieni il tempo" degli 883 all'inizio.
Nebbia…come /Gli alberi…Sono/Luca…Luca/Nebbia…Morte…Tempo…Sorte/ più vicina…Il bambino/mi appare in sogno…ho paura
A parte la eccessiva presenza di punti di sospensione, la regola vuole che dopo i tre puntini ci sia sempre uno spazio. Anche questo è un errore che ho trovato sempre e che dovresti correggere.
E’ normale . Non si deve usare l'apostrofo ma l'accento È
“Non lo so” Rispose il bambino. rispose il bambino
“Se caliamo troppo la mano forse volevi dire calchiamo
“Cosa accidenti hai visto Jackie???”. Non si mettono mai tre punti interrogativi (o esclamativi)
fece per toccarlo, ma l’albero tremo - refuso: tremò
passato ed hanno il compito: nel testo ci sono molte eufoniche. Come ho già commentato altrove non si tratta di un vero errore, ma ormai non si usano più tranne che con parole che iniziano con la medesima vocale (ed esse, ad altro es.)
La storia si fa leggere anche il muro di parole tende ad allontanare il lettore e rende tutto piuttosto pesante. Anche i dialoghi tutta sulla stessa riga non agevolano la lettura che pertanto risulta faticosa.
Il racconto comunque l'ho letto volentieri nonostante la presenza di numerose imprecisioni di cui te ne segnalo alcune che mi sono annotata durante la lettura:
Disse Luca va usata la minuscola. disse Luca. È un errore che ho trovato spesso nel testo.Nebbia…come /Gli alberi…Sono/Luca…Luca/Nebbia…Morte…Tempo…Sorte/ più vicina…Il bambino/mi appare in sogno…ho paura
A parte la eccessiva presenza di punti di sospensione, la regola vuole che dopo i tre puntini ci sia sempre uno spazio. Anche questo è un errore che ho trovato sempre e che dovresti correggere.
E’ normale . Non si deve usare l'apostrofo ma l'accento È
“Non lo so” Rispose il bambino. rispose il bambino
“Se caliamo troppo la mano forse volevi dire calchiamo
“Cosa accidenti hai visto Jackie???”. Non si mettono mai tre punti interrogativi (o esclamativi)
fece per toccarlo, ma l’albero tremo - refuso: tremò
passato ed hanno il compito: nel testo ci sono molte eufoniche. Come ho già commentato altrove non si tratta di un vero errore, ma ormai non si usano più tranne che con parole che iniziano con la medesima vocale (ed esse, ad altro es.)
Comunque si tratta di un buon lavoro. Grazie.
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Re: L'avanzata
Ciao, Autore.
Questo racconto mi ha colpito tantissimo, soprattutto perché mi ero fatto un'idea un po' sbagliata trovandomi davanti un vero e proprio muro di parole.
Consiglio immediato, l'unico e il solo: vai a capo, ti prego. I dialoghi nella stessa riga non si possono vedere, confondi il lettore, rompi il ritmo e la lettura diventa di una pesantezza ineffabile. E non è giusto, perché il tuo racconto è un capolavoro, e io non sono solito riservare questa parola a cuor leggero. Per me, con il giusto vestito, il tuo sarebbe il racconto più elegante dello step.
Lo rileggerò ancora, per il solo gusto di rivivere tutto da capo. In più, il tuo messaggio mi arriva forte, potente, e questo mi fa apprezzare ancora di più il tuo lavoro.
Ti supplico, ti scongiuro: non presentare più ai concorsi letterari un testo che allontani il lettore invece di avvicinarlo.
Davvero complimenti, e grazie di averci regalato questa piccola perla.
Questo racconto mi ha colpito tantissimo, soprattutto perché mi ero fatto un'idea un po' sbagliata trovandomi davanti un vero e proprio muro di parole.
Consiglio immediato, l'unico e il solo: vai a capo, ti prego. I dialoghi nella stessa riga non si possono vedere, confondi il lettore, rompi il ritmo e la lettura diventa di una pesantezza ineffabile. E non è giusto, perché il tuo racconto è un capolavoro, e io non sono solito riservare questa parola a cuor leggero. Per me, con il giusto vestito, il tuo sarebbe il racconto più elegante dello step.
Lo rileggerò ancora, per il solo gusto di rivivere tutto da capo. In più, il tuo messaggio mi arriva forte, potente, e questo mi fa apprezzare ancora di più il tuo lavoro.
Ti supplico, ti scongiuro: non presentare più ai concorsi letterari un testo che allontani il lettore invece di avvicinarlo.
Davvero complimenti, e grazie di averci regalato questa piccola perla.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: L'avanzata
Un racconto interessante e avvincente, ti lega e ti porta in un percorso tra il fantastico e il thriller riuscendo a tenere alta la tensione fino all'ultimo. La cosa notevole è che riesce a farsi leggere bene pur facendo di tutto per impedirlo. Il muro di parole e alcuni passaggi un po' complessi. Qualche ripetizione (una su tutte che mi ha davvero "infastidito" è "si diresse verso la direzione") e dialoghi non sempre fluidi.
Nel complesso l'ho trovato un ottimo lavoro. Complimenti.
Grazie.
Nel complesso l'ho trovato un ottimo lavoro. Complimenti.
Grazie.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
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Re: L'avanzata
Ho riletto il racconto un paio di volte per gustarmi appieno l'atmosfra "quasi Horror" che sei riuscito a creare.
Mi è piaciuto: come storia, come ambientazione, come filosofia di fondo legata al concetto di "tempo".
Condivido però il consiglio di una rilettura per alcune piccole imprecisioni e soprattutto la necessità di reimpostarlo dal punto di vista grafico, ponendo i dialoghi "a capo" e lasciando visivamente più respiro al lettore (ho dovuto tenere il segno con il cursore del mouse per non sbagliare riga, come fosse una matita virtuale...)
A parte questi appunti sulla forma, resta davvero un racconto molto apprezzabile.
Mi è piaciuto: come storia, come ambientazione, come filosofia di fondo legata al concetto di "tempo".
Condivido però il consiglio di una rilettura per alcune piccole imprecisioni e soprattutto la necessità di reimpostarlo dal punto di vista grafico, ponendo i dialoghi "a capo" e lasciando visivamente più respiro al lettore (ho dovuto tenere il segno con il cursore del mouse per non sbagliare riga, come fosse una matita virtuale...)
A parte questi appunti sulla forma, resta davvero un racconto molto apprezzabile.
Albemasia- Padawan
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Re: L'avanzata
Il tempo non è un mostro.
Può essere malvagio o non esserlo, dipende dal modo con cui l’uomo lo usa. In quante storie ritorna il tempo, Momo tra tutte. Hai scritto una storia dai toni fiabeschi, avvincente, emozionante. La foresta viene percepita in modo negativo e avanza in modo minaccioso. Gli alberi imprigionano gli uomini, i loro volti sono scolpiti nei tronchi, senza possibilità di fuga.
Mi è piaciuto il modo che hai scelto per riappropriarsi del tempo. Le storie mantengono in vita i ricordi e ricordare fa vivere chi non c’è più. “Racconta storie,… e con ogni storia un uomo tornerà a vivere il tempo”.
Io ho "ascoltato" il racconto e l'ho apprezzato, ma il muro di parole non facilita la lettura ed è un vero peccato, ma resta comunque un lavoro valido.
Può essere malvagio o non esserlo, dipende dal modo con cui l’uomo lo usa. In quante storie ritorna il tempo, Momo tra tutte. Hai scritto una storia dai toni fiabeschi, avvincente, emozionante. La foresta viene percepita in modo negativo e avanza in modo minaccioso. Gli alberi imprigionano gli uomini, i loro volti sono scolpiti nei tronchi, senza possibilità di fuga.
Mi è piaciuto il modo che hai scelto per riappropriarsi del tempo. Le storie mantengono in vita i ricordi e ricordare fa vivere chi non c’è più. “Racconta storie,… e con ogni storia un uomo tornerà a vivere il tempo”.
Io ho "ascoltato" il racconto e l'ho apprezzato, ma il muro di parole non facilita la lettura ed è un vero peccato, ma resta comunque un lavoro valido.
Resdei- Maestro Jedi
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Re: L'avanzata
"Troppi uomini hanno perso il senso del tempo". E solo narrando le loro storie, facendo rivivere il loro passato, la foresta cesserà di avanzare. Perché chi rinnega il proprio passato, chi ne perde il senso, prima o poi viene raggiunto dal Tempo e trasformato in albero.
La metafora è ottima e il racconto la declina bene grazie a uno stile accattivante e avvolgente che riesce quasi a far passare in secondo piano la mole del testo: un muro di parole massiccio, monolitico, che penso scoraggerebbe qualunque lettore non coinvolto nel contest. E i dialoghi, pur di buona fattura, perdono di verve, confusi come sono in questa sorta di parete ininterrotta e senza aperture.
Ad appesantire il tutto, ci sono delle imperfezioni:
- la e maiuscola accentata si scrive È, non con l'apostrofo ("E’");
- l'uso della d eufonica sarebbe da evitare, se non in caso di vocali uguali (p. es. ed era, non "ed il bar");
- l'interiezione be' è un troncamento di "bene" e si scrive con l'apostrofo (o al limite con l'h), non con l'accento ("Bè");
- i puntini di sospensione devono essere seguiti da uno spazio (e magari anche dalla maiuscola);
- "caliamo troppo la mano" penso dovesse essere "calchiamo";
- la parola "eco" è femminile, quindi "un'eco" (non "un eco").
Poi c'è da notare che il ragazzino è l'unico con un nome italiano (Luca), mentre tutti gli altri personaggi hanno nomi anglosassoni. E anche un'incongruenza nella frase "è fuggito appena un mese fa ed aveva la tua età". In pratica, in città scompare un bambino e arriva un vecchio sconosciuto (che in realtà sono la stessa persona) senza che nessuno - tanto meno l'autore - ne spieghi il motivo. Penso sarebbe bastato un accenno durante l'incontro fra Luca, Will e Jacob e tutto sarebbe stato coerente.
Nonostante tutto, il lavoro risulta interessante e degno di nota.
Grazie
M.
La metafora è ottima e il racconto la declina bene grazie a uno stile accattivante e avvolgente che riesce quasi a far passare in secondo piano la mole del testo: un muro di parole massiccio, monolitico, che penso scoraggerebbe qualunque lettore non coinvolto nel contest. E i dialoghi, pur di buona fattura, perdono di verve, confusi come sono in questa sorta di parete ininterrotta e senza aperture.
Ad appesantire il tutto, ci sono delle imperfezioni:
- la e maiuscola accentata si scrive È, non con l'apostrofo ("E’");
- l'uso della d eufonica sarebbe da evitare, se non in caso di vocali uguali (p. es. ed era, non "ed il bar");
- l'interiezione be' è un troncamento di "bene" e si scrive con l'apostrofo (o al limite con l'h), non con l'accento ("Bè");
- i puntini di sospensione devono essere seguiti da uno spazio (e magari anche dalla maiuscola);
- "caliamo troppo la mano" penso dovesse essere "calchiamo";
- la parola "eco" è femminile, quindi "un'eco" (non "un eco").
Poi c'è da notare che il ragazzino è l'unico con un nome italiano (Luca), mentre tutti gli altri personaggi hanno nomi anglosassoni. E anche un'incongruenza nella frase "è fuggito appena un mese fa ed aveva la tua età". In pratica, in città scompare un bambino e arriva un vecchio sconosciuto (che in realtà sono la stessa persona) senza che nessuno - tanto meno l'autore - ne spieghi il motivo. Penso sarebbe bastato un accenno durante l'incontro fra Luca, Will e Jacob e tutto sarebbe stato coerente.
Nonostante tutto, il lavoro risulta interessante e degno di nota.
Grazie
M.
M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: L'avanzata
Ma il tuo editor di testi si fa pagare molto caro l'uso dell'andare a capo?
Vai a capo, vai a capo, vai a capo.
Per il resto il racconto è ben scritto anche se confesso io non sono stato catturato più di tanto dalla storia.
Non penso dipenda dal muro di parole che a volte sembra molto difficile da scalare. E' la storia in sè che non riesce a coinvolgermi in profondità.
Ad esempio, mi era piaciuta molto la figura di Mister Bunny fin quando era la coperta di Linus di Luca, meno quando è entrato direttamente in campo.
Vai a capo, vai a capo, vai a capo.
Per il resto il racconto è ben scritto anche se confesso io non sono stato catturato più di tanto dalla storia.
Non penso dipenda dal muro di parole che a volte sembra molto difficile da scalare. E' la storia in sè che non riesce a coinvolgermi in profondità.
Ad esempio, mi era piaciuta molto la figura di Mister Bunny fin quando era la coperta di Linus di Luca, meno quando è entrato direttamente in campo.
gipoviani- Padawan
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Re: L'avanzata
I consigli per rendere migliore la tua scrittura te li hanno dati tutti. Ringrazio anch'io che commetto gli stessi errori e salgo a bordo della tua automobile, tanto il tempo non è un mostro e non avrò paura.
Hai scritto il racconto più originale e spero che sarà premiato.
Hai scritto il racconto più originale e spero che sarà premiato.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: L'avanzata
Il racconto non ha soddisfatto le mie aspettative.
È pesante, statico, monolitico.
La lettura è stata un'impresa, e alla fine mi ha lasciato un senso di fastidio.
È un peccato perché la trama è interessante, anche se non del tutto originale.
Se fosse stata presentata in modo più accattivante, sarebbe stata sicuramente più piacevole da leggere.
Attualmente, per me, è quasi inaffrontabile.
La "pancia" ha subito questo impatto negativo, e purtroppo ha influenzato la mia percezione del racconto in modo sbagliato.
Sarei curioso di leggere una versione rivista e formattata in modo più accattivante.
Sono sicuro che sarebbe molto più piacevole."
È pesante, statico, monolitico.
La lettura è stata un'impresa, e alla fine mi ha lasciato un senso di fastidio.
È un peccato perché la trama è interessante, anche se non del tutto originale.
Se fosse stata presentata in modo più accattivante, sarebbe stata sicuramente più piacevole da leggere.
Attualmente, per me, è quasi inaffrontabile.
La "pancia" ha subito questo impatto negativo, e purtroppo ha influenzato la mia percezione del racconto in modo sbagliato.
Sarei curioso di leggere una versione rivista e formattata in modo più accattivante.
Sono sicuro che sarebbe molto più piacevole."
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: L'avanzata
per quanto la storia sia bella, mi spiace ma non apprezzo più di tanto.
troppo difficile da leggere, con quel muro di parole che ti fa passare ogni voglia di andare avanti.
e poi i dialoghi consecutivi, nella medesima riga, sono insopportabili e creano una gran confusione.
certo, non varrà per te che l'hai scritto, ma se ti metti dall'altro lato te ne puoi rendere conto.
ci sono anche parecchi refusi da sistemare.
troppo difficile da leggere, con quel muro di parole che ti fa passare ogni voglia di andare avanti.
e poi i dialoghi consecutivi, nella medesima riga, sono insopportabili e creano una gran confusione.
certo, non varrà per te che l'hai scritto, ma se ti metti dall'altro lato te ne puoi rendere conto.
ci sono anche parecchi refusi da sistemare.
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Re: L'avanzata
Cosa dire di questo racconto? Mi è piaciuto tantissimo. Nonostante quanto riportato nei commenti precedenti (e avrei anche altro da segnalare di "negativo"), il testo riesce a coinvolgere il lettore, a calarlo nell'atmosfera. Mi sono sentito preso per mano e portato nella foresta e insieme a Luca ho affrontato il tempo. Che meraviglia! Questo è il compito di chi scrive, mettere il lettore nelle migliori condizioni di vivere la storia, cosa che non ho trovato in alcuni testi scritti perfettamente. Il creatore del racconto "L'avanzata" è un'anima sensibile e pura e ha tutta la mia ammirazione. Per me è "Top"!
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Re: L'avanzata
Ma santa tastiera martire, Penna, perché non vai a capo quando serve?
Siccome penso che tu sia anche un lettore o lettrice, non ti sei mai accorto/a che in genere con i dialoghi si va a capo, e che di solito con rispose, disse, replicò si usano i due punti?
I personaggi si gestiscono anche con i dialoghi, si può dare loro spessore senza necessità di molte altre spiegazioni, i dialoghi parlano; inoltre non avresti avuto necessità del corsivo per distinguere Luca dal Tempo
Inoltre andare a capo ogni tanto – per suddividere meglio i vari momenti e dare ritmo al racconto, oltre che un attimo di respiro al lettore - avrebbe reso meno impattante il poderoso blocco di testo in cui hai annegato la storia.
Personalmente non amo alla follia i blocchi di testo: temo sempre di perdermi qualcosa di significativo e se mi interrompo nella lettura o se devo risolvere qualche inciampo, rileggere passi già letti rende la lettura faticosa e dispersiva, facile perdere il filo.
Ciò detto, la storia è interessante e molto originale, arrivano tanti spunti di riflessione: sul “tempo” degli umani, che pare non bastare mai e poi lo si spreca; il volersi lasciare alle spalle il passato, legato però indissolubilmente al futuro... la necessità di non dimenticare il tempo trascorso. Mi è piaciuto la presenza della foresta come metafora ed esempio per noi umani: gli alberi vivono intensamente il loro tempo, accettano il presente com’è (siccità, piogge, malattie); ogni anno si preparano al futuro ma portano il passato ben disegnato sui loro anelli, e ce lo raccontano quando possiamo leggerli. Ed è ai più giovani, quelli che si stanno affacciando alla vita, che bisognerebbe insegnare ad usare meglio il tempo, per non rimpiangerne lo spreco. E ad ascoltare chi il passato lo ha già vissuto. Ovviamente è molto, molto facile dirlo, ma farlo è un altro paio di maniche.
Quindi: complimenti per l’originalità della storia, i personaggi sono ben delineati, ma il racconto - pur con le sue positività innegabili - non è curato in quei dettagli che fanno la differenza. Sembra scritto in fretta, per timore di scordare qualche passaggio, e poi inviato, senza una rilettura attenta e critica. Mi spiace per questo, perchè scrivere costa fatica e impegno ma proprio per non buttare al vento quello che è un buon lavoro, si devono curare tutti gli aspetti di un testo.
Non sono maestrina, assolutamente, ho imparato tanto stando qui in DT e posso solo che ringraziare le "critiche" ricevute.
Penso che con i suggerimenti di tutte le Penne che stanno commentando e con un po’ di lavoro di fino questo racconto risalterebbe molto di più. Provaci e magari riproponilo nelle apposite sezioni.
Le mie note: punteggiatura ballerina o mancante; d eufoniche; refusi (albero tremo—tremò); E’ si scrive È
Siccome penso che tu sia anche un lettore o lettrice, non ti sei mai accorto/a che in genere con i dialoghi si va a capo, e che di solito con rispose, disse, replicò si usano i due punti?
I personaggi si gestiscono anche con i dialoghi, si può dare loro spessore senza necessità di molte altre spiegazioni, i dialoghi parlano; inoltre non avresti avuto necessità del corsivo per distinguere Luca dal Tempo
Inoltre andare a capo ogni tanto – per suddividere meglio i vari momenti e dare ritmo al racconto, oltre che un attimo di respiro al lettore - avrebbe reso meno impattante il poderoso blocco di testo in cui hai annegato la storia.
Personalmente non amo alla follia i blocchi di testo: temo sempre di perdermi qualcosa di significativo e se mi interrompo nella lettura o se devo risolvere qualche inciampo, rileggere passi già letti rende la lettura faticosa e dispersiva, facile perdere il filo.
Ciò detto, la storia è interessante e molto originale, arrivano tanti spunti di riflessione: sul “tempo” degli umani, che pare non bastare mai e poi lo si spreca; il volersi lasciare alle spalle il passato, legato però indissolubilmente al futuro... la necessità di non dimenticare il tempo trascorso. Mi è piaciuto la presenza della foresta come metafora ed esempio per noi umani: gli alberi vivono intensamente il loro tempo, accettano il presente com’è (siccità, piogge, malattie); ogni anno si preparano al futuro ma portano il passato ben disegnato sui loro anelli, e ce lo raccontano quando possiamo leggerli. Ed è ai più giovani, quelli che si stanno affacciando alla vita, che bisognerebbe insegnare ad usare meglio il tempo, per non rimpiangerne lo spreco. E ad ascoltare chi il passato lo ha già vissuto. Ovviamente è molto, molto facile dirlo, ma farlo è un altro paio di maniche.
Quindi: complimenti per l’originalità della storia, i personaggi sono ben delineati, ma il racconto - pur con le sue positività innegabili - non è curato in quei dettagli che fanno la differenza. Sembra scritto in fretta, per timore di scordare qualche passaggio, e poi inviato, senza una rilettura attenta e critica. Mi spiace per questo, perchè scrivere costa fatica e impegno ma proprio per non buttare al vento quello che è un buon lavoro, si devono curare tutti gli aspetti di un testo.
Non sono maestrina, assolutamente, ho imparato tanto stando qui in DT e posso solo che ringraziare le "critiche" ricevute.
Penso che con i suggerimenti di tutte le Penne che stanno commentando e con un po’ di lavoro di fino questo racconto risalterebbe molto di più. Provaci e magari riproponilo nelle apposite sezioni.
Le mie note: punteggiatura ballerina o mancante; d eufoniche; refusi (albero tremo—tremò); E’ si scrive È
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: L'avanzata
La tensione sale, il mistero si intuisce ma viene svelato man mano, tenendo legato il lettore.
Sembra un thriller, poi pensi che si vada oltre: horror.
E infine no, è filosofia, sul tempo, sul passato, sul presente, sul futuro, so come lo ricordiamo, lo viviamo, lo aspettiamo.
I difetti li hanno già detti e concordo in pieno, mai pregi non si possono trascurare.
Sembra un thriller, poi pensi che si vada oltre: horror.
E infine no, è filosofia, sul tempo, sul passato, sul presente, sul futuro, so come lo ricordiamo, lo viviamo, lo aspettiamo.
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FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: L'avanzata
L’incipit criptico stimola la curiosità del lettore, in particolare l’oscuro mantra che il vecchio Jacob continua a ripetere e che il piccolo Luca non può comprendere, neppure dopo la spiegazione di Will, il barista.
In effetti, stare attenti a dove mettere i piedi vale anche se non c’è nebbia e intendere il legame tra nebbia, morte, tempo e sorte non è cosa da bambini. Perciò il buon Will si limita a consigliare prudenza.
Il ragazzo ha un incubo, forse per la notizia del ritrovamento dei corpi della spedizione inoltratasi nella foresta; forse perché anche sua madre è sparita tra gli alberi; forse perché gli giunge un richiamo.
Luca va incontro al tempo nella foresta degli alberi dal volto umano scolpito nel tronco.
Non mi dispiace l’atmosfera misteriosa che si perde un po’nel prosieguo, quando la storia assume toni fiabeschi.
Tuttavia, mi è piaciuto questo racconto metaforico e suggestivo che, nonostante la formattazione impossibile e i numerosi errori già segnalati, riesce a coinvolgermi. Interessante la conclusione che attiene alla scrittura, una sorta di sottotrama e un messaggio: raccontare storie per recuperare il tempo e quindi la vita degli uomini. A chi lo ha perduto, ridare il passato.
mirella- Padawan
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Re: L'avanzata
Da lettore non posso fare a meno di sottolineare la grande difficoltà incontrata con questo racconto presentatosi come un blocco monolitico senza praticamente quasi “a capo” a dare un po’ di respiro.
Nemmeno i dialoghi sono staccati dal racconto finendo con il confondersi con il tutto e perdendo, così, gran parte della loro significatività.
Ci sono, poi, troppi errori proprio a livello di editing, dai dialoghi mai evidenziati dai due punti e spesso seguiti da una maiuscola che non ci sta ai tre punti di sospensione mai seguiti dallo spazio necessario, dalle “È” che diventano “E’” alle tante eufoniche che, proprio nel tempo trascorso qui in DT, pur ammesse ormai nella consuetudine, andrebbero utilizzate solo davanti a due vocali uguali.
A livello di errore ti segnalo un mancato accento nella frase ma l’albero tremo non appena avvicinò la mano.
Il racconto, pur essendo di un genere non tra i miei preferiti, è molto interessante e originale con un doppio messaggio che, nonostante la difficoltà di lettura, è arrivato forte e chiaro: il cattivo uso che facciamo del nostro tempo (quanto ne sprechiamo ogni giorno!) e (quello che a me è piaciuto più di tutto in questo racconto) la forza della letteratura, del racconto di evocare e mantenere in vita anche coloro che non ci sono più o che sono stati dimenticati.
Posso dire che due messaggi così belli meritano una revisione accurata e una nuova presentazione del racconto sotto nuova veste, magari dedicandogli un po’ più di quel tempo, splendido protagonista di questa storia.
Nemmeno i dialoghi sono staccati dal racconto finendo con il confondersi con il tutto e perdendo, così, gran parte della loro significatività.
Ci sono, poi, troppi errori proprio a livello di editing, dai dialoghi mai evidenziati dai due punti e spesso seguiti da una maiuscola che non ci sta ai tre punti di sospensione mai seguiti dallo spazio necessario, dalle “È” che diventano “E’” alle tante eufoniche che, proprio nel tempo trascorso qui in DT, pur ammesse ormai nella consuetudine, andrebbero utilizzate solo davanti a due vocali uguali.
A livello di errore ti segnalo un mancato accento nella frase ma l’albero tremo non appena avvicinò la mano.
Il racconto, pur essendo di un genere non tra i miei preferiti, è molto interessante e originale con un doppio messaggio che, nonostante la difficoltà di lettura, è arrivato forte e chiaro: il cattivo uso che facciamo del nostro tempo (quanto ne sprechiamo ogni giorno!) e (quello che a me è piaciuto più di tutto in questo racconto) la forza della letteratura, del racconto di evocare e mantenere in vita anche coloro che non ci sono più o che sono stati dimenticati.
Posso dire che due messaggi così belli meritano una revisione accurata e una nuova presentazione del racconto sotto nuova veste, magari dedicandogli un po’ più di quel tempo, splendido protagonista di questa storia.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: L'avanzata
Era da molto tempo che non affrontavo un muro di parole!
Mi unisco al coro di chi ha consigliato di formattare il testo in maniera diversa in modo che sia più agevole e scorrevole la lettura.
Il racconto è davvero suggestivo, l'atmosfera è quella giusta per creare aspettative e il messaggio che proponi denota una grande sensibilità e una buona capacità di creare immagini intense.
In generale però ho trovato il testo un po' acerbo, privo di quella finezza e quella cura che dovrebbe avere un testo che tratti di un argomento così delicato e importante.
Cavolo, il tempo! Pensiamo di averne tantissimo e che sia inesauribile, quando invece è l'esatto contrario, tutti proiettati in un futuro che magari nemmeno esiste... Ecco, sfiori uno dei temi più delicati dell'esistenza umana e lo fai con un coraggio un po' sbarazzino, accarezzando il tema senza affrontare il problema.
Non ho ben capito l'età di Luca, ma la sua reazione di fronte all'impresa che deve compiere mi sembra un po' troppo matura per un bambino ( e poi perchè proprio un bimbo?). Alcune dinamiche sono lasciate a metà (un bambino che diventa vecchio nel giro di pochi giorni, un padre che sembra scomparso da tempo ma che invece sono pochi giorni, la madre che ha paura della foresta e invece ci va...).
Una buona intuizione, ma rivedrei l'intera struttura del racconto.
Mi unisco al coro di chi ha consigliato di formattare il testo in maniera diversa in modo che sia più agevole e scorrevole la lettura.
Il racconto è davvero suggestivo, l'atmosfera è quella giusta per creare aspettative e il messaggio che proponi denota una grande sensibilità e una buona capacità di creare immagini intense.
In generale però ho trovato il testo un po' acerbo, privo di quella finezza e quella cura che dovrebbe avere un testo che tratti di un argomento così delicato e importante.
Cavolo, il tempo! Pensiamo di averne tantissimo e che sia inesauribile, quando invece è l'esatto contrario, tutti proiettati in un futuro che magari nemmeno esiste... Ecco, sfiori uno dei temi più delicati dell'esistenza umana e lo fai con un coraggio un po' sbarazzino, accarezzando il tema senza affrontare il problema.
Non ho ben capito l'età di Luca, ma la sua reazione di fronte all'impresa che deve compiere mi sembra un po' troppo matura per un bambino ( e poi perchè proprio un bimbo?). Alcune dinamiche sono lasciate a metà (un bambino che diventa vecchio nel giro di pochi giorni, un padre che sembra scomparso da tempo ma che invece sono pochi giorni, la madre che ha paura della foresta e invece ci va...).
Una buona intuizione, ma rivedrei l'intera struttura del racconto.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: L'avanzata
L'idea è molto bella: la questione del tempo, la foresta che avanza, il passato che viene dimenticato per vivere sempre rivolti al futuro.
La resa però, come già ti hanno detto, è un pò problematica; è difficile leggere testi dove non si va mai a capo, coi dialoghi non separati dal resto del testo.
Purtroppo questa struttura credo che influenzerà parecchio il giudizio finale.
Ti segnalo queste cose:
Luca sentiva quei discorsi ogni volta che sua madre lo portava al bar; chissà perché si arrabbiava sempre in quel modo; a lui piacevano, era arrivato in città il giorno prima e non sapeva niente del posto.
Quanti discorsi avrà mai sentito Luca se in città è arrivato solo il giorno prima? Forse era il mese prima? Non so.
Un'altra cosa che non capisco poi è che la signora Miller invita a cena Will, poi esce e lascia il bambino a giocare a scacchi col barista, poi torna dal limitare della foresta gridando, il bambino sviene e lei dov'è? Will dice che non tornerà prima di domani, col bambino che è svenuto. Non so, tutto questo passaggio mi sembra pieno di incongruenze.
Peccato, perché eri riuscito a creare una bella atmosfera.
La resa però, come già ti hanno detto, è un pò problematica; è difficile leggere testi dove non si va mai a capo, coi dialoghi non separati dal resto del testo.
Purtroppo questa struttura credo che influenzerà parecchio il giudizio finale.
Ti segnalo queste cose:
Luca sentiva quei discorsi ogni volta che sua madre lo portava al bar; chissà perché si arrabbiava sempre in quel modo; a lui piacevano, era arrivato in città il giorno prima e non sapeva niente del posto.
Quanti discorsi avrà mai sentito Luca se in città è arrivato solo il giorno prima? Forse era il mese prima? Non so.
Un'altra cosa che non capisco poi è che la signora Miller invita a cena Will, poi esce e lascia il bambino a giocare a scacchi col barista, poi torna dal limitare della foresta gridando, il bambino sviene e lei dov'è? Will dice che non tornerà prima di domani, col bambino che è svenuto. Non so, tutto questo passaggio mi sembra pieno di incongruenze.
Peccato, perché eri riuscito a creare una bella atmosfera.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: L'avanzata
Un racconto con molti refusi che rendono difficile e confusa la lettura.
I dialoghi li avrei gestiti con un'altra sequenza per dare fiato al lettore.
Il senso di mistero mi ha accompagnato fino alla fine.
I dialoghi li avrei gestiti con un'altra sequenza per dare fiato al lettore.
Il senso di mistero mi ha accompagnato fino alla fine.
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Re: L'avanzata
L’idea è molto bella; la foresta che avanza (si capisce alla fine perché), le immagini lignee, col pendolo, degli adulti che hanno dimenticato il passato… davvero originale. Poi, a mio avviso, una serie di passaggi cruciali sono poco credibili: quel disgraziato di Will istiga il bambino a entrare nella foresta paurosa e quello ci va; gli sparisce la madre sotto gli occhi, presa da non si sa che, ma il ragazzino non fa una piega; il dialogo fra il Tempo e il bambino è noiosamente didascalico da parte del primo, e privo di emozionalità. Il finale è eccessivamente sbrigativo. Troppi errori ortografici e lessicali, punteggiatura da rivedere integralmente.
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: L'avanzata
Ho apprezzato l'originalità della trama, la profondità filosofica e l'atmosfera avvincente, la sua capacità di trasmettere un messaggio potente. Tuttavia, ci sono evidenti problemi di formattazione. Inoltre, la densità delle parole, i refusi e la complessità dei passaggi rendono la lettura faticosa e distraggono dal contenuto stesso. Nonostante ciò, riconosco il valore del racconto e lo considero interessante e degno di nota, sebbene con la necessità di miglioramenti nella forma. Occorre una revisione della struttura per rendere il testo più accessibile e coinvolgente.
Gimbo- Padawan
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Re: L'avanzata
Ciao, Penna.
La mia domanda è "perché"? Dove hai imparato a scrivere i dialoghi uno di seguito all'altro senza andare a capo? E, se non l'hai imparato, come mai hai fatto una scelta così?
La seconda metà del racconto, in particolare il dialogo del Tempo con Luca, è troppo didascalica, un lungo spiegone che da una parte dà un senso filosofico al racconto ma dall'altra parte non lo arricchisce. Del resto, dalla premessa di Jacob che suggerisce al bambino di "fare quello che dice il mostro", avrei preferito qualcosa più in linea con la prima parte.
E infatti fino alla prima metà del racconto, formattazione a parte, mi è piaciuto davvero il modo in cui la tensione è costruita e viene montata. Forse è per questo che mi aspettavo un finale diverso, carico di più tensione. Nel complesso, sono rimasto soddisfatto solo da questa parte.
Grazie e alla prossima.
La mia domanda è "perché"? Dove hai imparato a scrivere i dialoghi uno di seguito all'altro senza andare a capo? E, se non l'hai imparato, come mai hai fatto una scelta così?
La seconda metà del racconto, in particolare il dialogo del Tempo con Luca, è troppo didascalica, un lungo spiegone che da una parte dà un senso filosofico al racconto ma dall'altra parte non lo arricchisce. Del resto, dalla premessa di Jacob che suggerisce al bambino di "fare quello che dice il mostro", avrei preferito qualcosa più in linea con la prima parte.
E infatti fino alla prima metà del racconto, formattazione a parte, mi è piaciuto davvero il modo in cui la tensione è costruita e viene montata. Forse è per questo che mi aspettavo un finale diverso, carico di più tensione. Nel complesso, sono rimasto soddisfatto solo da questa parte.
Grazie e alla prossima.
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Re: L'avanzata
Ciao autore, temo che anche a te tocchi il commento un pelo critico, ma dopo i molti apprezzamenti ricevuti sono certo che non sarà troppo indigesto.
Sulla forma sorvolo, ti hanno già detto tutto, e il muro di testo è più ostico della nebbia.
Io mi voglio soffermare sul senso della storia e lo svolgimento della trama, che sono i due punti cruciali da affrontare con ogni scritto.
Innanzitutto nel racconto manca una qualsiasi connotazione cronologica e geografica. Sembra ambientato nel 1800 o primi del '900, ma è una pura sensazione. I nomi sono anglosassoni, a parte Luca ed Elena, che unito alla foresta parrebbe collocare il tutto negli USA, ma anche qui, tutte supposizioni. Non è sempre fondamentale sapere queste cose, ma se ci sono denotano sicuramente maggior cura di un testo.
Andiamo avanti.
Penso che tu abbia voluto realizzare un horror, e in questo senso posso accettare alcune scelte illogiche e comportamenti del tutto innaturali dei protagonisti, ma in certi passaggi andiamo ben oltre e si sente la mano dell'autore che non sapeva come gestire la scena.
Mi spiego.
Prendi un passaggio molto semplice, questo qui:
Luca chiede cosa significhi che la foresta è avanzata. Risposta di Will, parafrasata: "è meglio se inizi a capire che quel posto è letale."
Che poi, un posto è letale se la gente ci muore. E se la gente ci muore, io dubito che qualcuno possa mettersi a dire "mannò, tutte leggende, in realtà la foresta è innocua."
Vabbé, è un cliché (un po' fastidioso) degli horror.
Il punto non è questo. Il punto è: sono appena morte/sparite DIECI persone, la foresta avanza in maniera chiaramente innaturale, quando Luca chiede "ma la foresta è davvero così letale?" la risposta di Will può mai essere "ah, non lo so, non ci sono mai stato."
Può?
E' solo una singola frase in un testo, autore, me ne rendo conto, ma quando mi imbatto in queste illogicità mi cascano un po' le braccia, perché davvero fanno sentire l'ingenuità dell'autore spezzando tutta l'atmosfera creata e la credibilità del racconto. E' come quando prendi una buca colossale mentre viaggi in auto: senti la botta, il sobbalzo e, se sei come me, tiri anche un porco di qualche tipo.
Problema di natura diversa, di logica della trama, il pezzo successivo.
Elena invita Will a cena. Motivo?
Sembra una cosa banale, un puntiglio, ma non lo è: dal testo non appare nessun motivo credibile per il quale Elena debba invitare Will a cena. Non hanno un rapporto particolare, Elena sembra persino un po' infastidita dalla sua presenza. Will è anziano, cosa che esclude, a logica, un interessamento sessuale. Se anche ci fosse, dal testo non traspare nulla, e perdipiù Elena è appena rimasta vedova.
Ma sorvoliamo anche su questo.
Cenano, poi la madre di Luca se ne va (?), lasciando il figlio con un uomo che sa perfettamente riempirgli la testa di storie orribili sulla foresta; e tra l'altro Will lo sapeva anche in anticipo, lo aveva preannunciato a Luca quel pomeriggio, così i due possono parlare. Poi Elena ricompare urlando, perché durante la sua passeggiata serale con l'amica Margareth questa ha sentito il bisogno di entrare nella foresta per visitare la tomba del padre in piena notte.
Che posso dire? Prendiamo per buono, ma di nuovo, non è molto credibile.
Salto al pezzo in cui Luca viene portato dal vecchio Jacob.
La parte che mi turba è questa:
A me sembra che non ci sia un solo motivo logico per il quale dei bambini che subiscono il richiamo della foresta, o un Jacob che ci entra bambino e ne esce vecchio, possano far dire a qualcuno "tutto questo è chiaramente collegato al far cessare questa maledizione."
Perché? Su che base?
Davvero, non c'è un singolo elemento che possa portare un personaggio a questa conclusione così sicura e certa. Lo so, nei film horror soprannaturali fanno sempre così, ma non vuol dire che sia una cosa fatta bene, ecco.
Addirittura qui Will parla di una maledizione.
Mi ritorna in testa una cosa letta poco fa.
"Will, ma la foresta è davvero così pericolosa?"
"Ah, non lo so, non ci sono mai stato."
[cit.]
Questi tre episodi, nell'economia del testo, possono sembrare solo dettagli: ma il loro peso è tale che se li cambi, viene giù tutto l'impianto della storia. Ed è questo il problema grosso quando mi riferisco alla logica e la coerenza di una trama. Se cambiando tre cosette il racconto scompare, abbiamo un problema.
Ho una considerazione finale anche sul senso ultimo della storia, il messaggio, se vogliamo chiamarlo così.
Certo, l'idea del Tempo che si fa valere su questa umanità che vive il presente e dimentica il passato è interessante, anche suggestiva, ma è credibile?
Intendo dire: ma chi davvero vive dimenticando il passato? E' un essere umano bello fortunato quello che può scordarsi allegramente la sua storia, le sue esperienze, i suoi traumi, i suoi vissuti, tutto ciò che lo ha reso la persona che è oggi.
Penso molto banalmente alla povera Margareth, che voleva andare a visitare la tomba del padre (in piena notte, vabbé): ma cosa stava facendo se non rivivere con dolore un pezzo del proprio passato? Ma questo non le ha risparmiato una fine ingloriosa.
Vivere il presente, tra l'altro, e non il passato o il futuro, è la prima regola per vivere bene in armonia con se stessi. Questo non lo dico io, lo dice la psicologia, e credo abbia ragione. Lo so sulla mia pelle, passato e futuro devono avere un pezzo ridotto della nostra attenzione, o semplicemente si smette di vivere.
Anche la soluzione propiziata dal Tempo, cioè che un ragazzino vada in giro a raccontare alla gente la storia del loro stesso passato, non mi sembra funzionale. Non mi convince, mi sembra una trovata incoerente con il resto della narrazione.
Alla luce di questa considerazione, purtroppo, anche il messaggio di fondo, il contenuto fondamentale della tua storia, per me perde di significato.
Al solito, non voglio solo demolire, perché nel tuo lavoro c'è un aspetto importante che è da elogiare: la crescita graduale della tensione che hai saputo costruire molto bene, in maniera degna di una storia thriller. Tanto che, al netto delle cose molto poco convincenti nelle quali mi sono imbattuto, avevo voglia di andare avanti nella lettura e scoprire dove saresti andato a parare.
Il finale non mi è piaciuto, per i motivi sopra esposti, ma l'impostazione, con questa foresta misteriosa che avanza di metri ad ogni scomparsa di persone, mi era piaciuta moltissimo.
Per cui, ottime le basi, ma bisogna lavorare sul resto, inclusa la forma, tra muro di testo e dialoghi accorpati.
Non demordere.
Sulla forma sorvolo, ti hanno già detto tutto, e il muro di testo è più ostico della nebbia.
Io mi voglio soffermare sul senso della storia e lo svolgimento della trama, che sono i due punti cruciali da affrontare con ogni scritto.
Innanzitutto nel racconto manca una qualsiasi connotazione cronologica e geografica. Sembra ambientato nel 1800 o primi del '900, ma è una pura sensazione. I nomi sono anglosassoni, a parte Luca ed Elena, che unito alla foresta parrebbe collocare il tutto negli USA, ma anche qui, tutte supposizioni. Non è sempre fondamentale sapere queste cose, ma se ci sono denotano sicuramente maggior cura di un testo.
Andiamo avanti.
Penso che tu abbia voluto realizzare un horror, e in questo senso posso accettare alcune scelte illogiche e comportamenti del tutto innaturali dei protagonisti, ma in certi passaggi andiamo ben oltre e si sente la mano dell'autore che non sapeva come gestire la scena.
Mi spiego.
Prendi un passaggio molto semplice, questo qui:
“Che significa che la foresta è avanzata?” Chiese Luca, restando sempre in disparte con il barista. “Che dovresti iniziare a credere a quelle vecchie storielle che danno tanto fastidio a tua madre. Se sei nella foresta e arriva la nebbia non importa se non ci credi, fai la stessa fine di chi ci credeva”. Luca si rassegnò, neanche Will dava tanto peso alle sue domande, tuttavia un’inquietudine iniziò ad avvolgerlo. Nebbia…come in quell’incubo, quell’incubo che ormai veniva a visitarlo sempre più spesso, senza riuscire a capire cosa fosse, senza che potesse sfuggirgli, il confine tra sogno e realtà gli si faceva paurosamente sottile. “Will, è così pericolosa la foresta?”. Will lo guardò. “Bè, questo non lo so, non ci sono mai stato, non ho fatto come tuo padre”.
Luca chiede cosa significhi che la foresta è avanzata. Risposta di Will, parafrasata: "è meglio se inizi a capire che quel posto è letale."
Che poi, un posto è letale se la gente ci muore. E se la gente ci muore, io dubito che qualcuno possa mettersi a dire "mannò, tutte leggende, in realtà la foresta è innocua."
Vabbé, è un cliché (un po' fastidioso) degli horror.
Il punto non è questo. Il punto è: sono appena morte/sparite DIECI persone, la foresta avanza in maniera chiaramente innaturale, quando Luca chiede "ma la foresta è davvero così letale?" la risposta di Will può mai essere "ah, non lo so, non ci sono mai stato."
Può?
E' solo una singola frase in un testo, autore, me ne rendo conto, ma quando mi imbatto in queste illogicità mi cascano un po' le braccia, perché davvero fanno sentire l'ingenuità dell'autore spezzando tutta l'atmosfera creata e la credibilità del racconto. E' come quando prendi una buca colossale mentre viaggi in auto: senti la botta, il sobbalzo e, se sei come me, tiri anche un porco di qualche tipo.
Problema di natura diversa, di logica della trama, il pezzo successivo.
Elena invita Will a cena. Motivo?
Sembra una cosa banale, un puntiglio, ma non lo è: dal testo non appare nessun motivo credibile per il quale Elena debba invitare Will a cena. Non hanno un rapporto particolare, Elena sembra persino un po' infastidita dalla sua presenza. Will è anziano, cosa che esclude, a logica, un interessamento sessuale. Se anche ci fosse, dal testo non traspare nulla, e perdipiù Elena è appena rimasta vedova.
Ma sorvoliamo anche su questo.
Cenano, poi la madre di Luca se ne va (?), lasciando il figlio con un uomo che sa perfettamente riempirgli la testa di storie orribili sulla foresta; e tra l'altro Will lo sapeva anche in anticipo, lo aveva preannunciato a Luca quel pomeriggio, così i due possono parlare. Poi Elena ricompare urlando, perché durante la sua passeggiata serale con l'amica Margareth questa ha sentito il bisogno di entrare nella foresta per visitare la tomba del padre in piena notte.
Che posso dire? Prendiamo per buono, ma di nuovo, non è molto credibile.
Salto al pezzo in cui Luca viene portato dal vecchio Jacob.
La parte che mi turba è questa:
Will sospirò. “Luca” Disse. “Ho paura che dovrai andare nella foresta. Una volta Jacob mi disse che prima di lui già molti bambini avevano subito quel richiamo, se è vero ciò che ha detto significa che tutto ciò è legato alla fine di questa maledizione”.
A me sembra che non ci sia un solo motivo logico per il quale dei bambini che subiscono il richiamo della foresta, o un Jacob che ci entra bambino e ne esce vecchio, possano far dire a qualcuno "tutto questo è chiaramente collegato al far cessare questa maledizione."
Perché? Su che base?
Davvero, non c'è un singolo elemento che possa portare un personaggio a questa conclusione così sicura e certa. Lo so, nei film horror soprannaturali fanno sempre così, ma non vuol dire che sia una cosa fatta bene, ecco.
Addirittura qui Will parla di una maledizione.
Mi ritorna in testa una cosa letta poco fa.
"Will, ma la foresta è davvero così pericolosa?"
"Ah, non lo so, non ci sono mai stato."
[cit.]
Questi tre episodi, nell'economia del testo, possono sembrare solo dettagli: ma il loro peso è tale che se li cambi, viene giù tutto l'impianto della storia. Ed è questo il problema grosso quando mi riferisco alla logica e la coerenza di una trama. Se cambiando tre cosette il racconto scompare, abbiamo un problema.
Ho una considerazione finale anche sul senso ultimo della storia, il messaggio, se vogliamo chiamarlo così.
Certo, l'idea del Tempo che si fa valere su questa umanità che vive il presente e dimentica il passato è interessante, anche suggestiva, ma è credibile?
Intendo dire: ma chi davvero vive dimenticando il passato? E' un essere umano bello fortunato quello che può scordarsi allegramente la sua storia, le sue esperienze, i suoi traumi, i suoi vissuti, tutto ciò che lo ha reso la persona che è oggi.
Penso molto banalmente alla povera Margareth, che voleva andare a visitare la tomba del padre (in piena notte, vabbé): ma cosa stava facendo se non rivivere con dolore un pezzo del proprio passato? Ma questo non le ha risparmiato una fine ingloriosa.
Vivere il presente, tra l'altro, e non il passato o il futuro, è la prima regola per vivere bene in armonia con se stessi. Questo non lo dico io, lo dice la psicologia, e credo abbia ragione. Lo so sulla mia pelle, passato e futuro devono avere un pezzo ridotto della nostra attenzione, o semplicemente si smette di vivere.
Anche la soluzione propiziata dal Tempo, cioè che un ragazzino vada in giro a raccontare alla gente la storia del loro stesso passato, non mi sembra funzionale. Non mi convince, mi sembra una trovata incoerente con il resto della narrazione.
Alla luce di questa considerazione, purtroppo, anche il messaggio di fondo, il contenuto fondamentale della tua storia, per me perde di significato.
Al solito, non voglio solo demolire, perché nel tuo lavoro c'è un aspetto importante che è da elogiare: la crescita graduale della tensione che hai saputo costruire molto bene, in maniera degna di una storia thriller. Tanto che, al netto delle cose molto poco convincenti nelle quali mi sono imbattuto, avevo voglia di andare avanti nella lettura e scoprire dove saresti andato a parare.
Il finale non mi è piaciuto, per i motivi sopra esposti, ma l'impostazione, con questa foresta misteriosa che avanza di metri ad ogni scomparsa di persone, mi era piaciuta moltissimo.
Per cui, ottime le basi, ma bisogna lavorare sul resto, inclusa la forma, tra muro di testo e dialoghi accorpati.
Non demordere.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: L'avanzata
Sono perplessa.
Tanti elementi belli, intriganti il questo racconto. Il vecchio sulla sedia a dondolo (mi ha ricordato da subito Mose, nel film “Sentieri selvaggi”) che recita una filastrocca che cattura, la tensione creata fin dall’inizio dalla paura della foresta, che fa da filo rosso del racconto, Mister Bunny e il ticchettio che richiamano Alice e il Bianconiglio.
Buoni lo stile e il ritmo della narrazione, tanto che ho letto con interesse dall’inizio alla fine. Una lettura davvero interessante ma molto faticosa.
Mai un “a capo”: ma perché? Nemmeno per i dialoghi, messi in continuità con tutto il resto. Perché?
La maiuscola invece della minuscola dopo la chiusura dei segni di punteggiatura dei dialoghi (ad esempio “Il mio turno è finito” Disse, “Andiamo a casa”. Disse, “Cosa ti è successo?” Gli chiese Will, ma è un errore che fai sempre).
Tanti piccoli errori; te ne segnalo alcuni:
- Valige: meglio “valigie”
- Bè: be’ oppure beh
- un pianto a dirotto: pianto dirotto (“dirotto” qui è aggettivo), invece si dice “piangere a dirotto”
- Se caliamo troppo la mano: calchiamo
- La foresta era angusta: forse volevi dire “fitta”?
- un eco: un’eco, eco è femminile
- l’albero tremo: tremò
- viene detto “Luca sentiva quei discorsi ogni volta che sua madre lo portava al bar”, poi subito dopo “era arrivato in città il giorno prima”. Sì, ho capito che la madre lavora al bar, ma quel “ogni volta” fa pensare a un’azione ripetuta nel tempo per un certo periodo.
Insomma, un buon contenuto che mi fa pensare a qualcuno che scrive sapendo quello che fa, confezionato però non tanto bene. Boh…
Sul momento ho trovato un po’ cervellotica la spiegazione che il Tempo dà a Luca a proposito di quello che sta succedendo, però poi tutto è risultato un po’ più chiaro quando si è arrivati al punto del raccontare le storie.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: L'avanzata
Un racconto che ti cattura e ti tiene con il fiato sospeso fino all'ultima riga, un'ambientazione tetra, spettrale, ma molto coinvolgente. Secondo me però questo racconto è un po' "compresso", probabilmente per i limiti nel numero di caratteri, ma con un giusto ampliamento può diventare un vero gioiello. Bel lavoro!
Fenix- Viandante
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