La donna allo specchio
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tommybe
Achillu
Albemasia
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La donna allo specchio
La donna davanti allo specchio ha gli occhi del colore del mare.
La luce che entra dalla finestra si rifrange sulla superficie vitrea macchiata dagli anni, che restituisce un’immagine velata dalla patina del tempo. Gli occhi vacui della donna fissano quell’immagine, trapassandola come se non la vedessero.
Poi la sua mente vola lontano, a quando la luce era sacra e i colori delle stagioni dorati, quando il treno della vita era appena partito e volava veloce sulle rotaie. Il paesaggio dai finestrini procurava infinita meraviglia e quegli stessi occhi riflettevano il cielo sfrontato, come pozze dopo il temporale. Le dita rosate erano petali di fiori delicati che emanavano la loro fragranza e tutto era fresco, splendente e preteso.
Ad ogni fermata, un nuovo carico di compagni di viaggio e di vita e di amori erano acqua fresca cui dissetarsi come a una fonte sempre viva e inesauribile, un porto certo a cui fare ritorno, un rifugio sicuro dopo la furia dell’amore.
Gocce di vino novello erano le labbra vermiglie. Su di esse, quasi fossero fiocchi di neve, si scioglievano baci innocenti in quel viso d’alabastro incorniciato da una chioma lucente come ali di corvo.
Rimpiange, la donna, l’eco di una risata argentina che ormai risuona lontana nel tempo, quando, con la testa riversa all’indietro, la gola si mostrava pallida ai raggi bianchi della luna.
Quando è stato - non lo ricorda - che le stagioni hanno perso colore e la luce la sua sacralità? Quando i petali delicati della sua pelle diafana hanno cominciato a sgualcirsi? Quando il cielo degli occhi velarsi di nubi leggere?
Durante la corsa impetuosa del treno – rammenta - è scesa alla fermata sbagliata e invano è rimasta lì, sotto la pensilina di vetro, a fissare i binari vuoti con occhi del colore del mare…
Un colpo di vento spalanca la finestra e gonfia la tenda che le sfiora il volto appassito. La donna si riscuote e col dorso della mano sciupata si asciuga una lacrima scivolata dagli occhi spenti. Sospira e, mentre si alza lentamente, lo specchio riflette ancora una volta la sua immagine sottile e scura che chiude la finestra, china il capo e se ne va.
La luce che entra dalla finestra si rifrange sulla superficie vitrea macchiata dagli anni, che restituisce un’immagine velata dalla patina del tempo. Gli occhi vacui della donna fissano quell’immagine, trapassandola come se non la vedessero.
Poi la sua mente vola lontano, a quando la luce era sacra e i colori delle stagioni dorati, quando il treno della vita era appena partito e volava veloce sulle rotaie. Il paesaggio dai finestrini procurava infinita meraviglia e quegli stessi occhi riflettevano il cielo sfrontato, come pozze dopo il temporale. Le dita rosate erano petali di fiori delicati che emanavano la loro fragranza e tutto era fresco, splendente e preteso.
Ad ogni fermata, un nuovo carico di compagni di viaggio e di vita e di amori erano acqua fresca cui dissetarsi come a una fonte sempre viva e inesauribile, un porto certo a cui fare ritorno, un rifugio sicuro dopo la furia dell’amore.
Gocce di vino novello erano le labbra vermiglie. Su di esse, quasi fossero fiocchi di neve, si scioglievano baci innocenti in quel viso d’alabastro incorniciato da una chioma lucente come ali di corvo.
Rimpiange, la donna, l’eco di una risata argentina che ormai risuona lontana nel tempo, quando, con la testa riversa all’indietro, la gola si mostrava pallida ai raggi bianchi della luna.
Quando è stato - non lo ricorda - che le stagioni hanno perso colore e la luce la sua sacralità? Quando i petali delicati della sua pelle diafana hanno cominciato a sgualcirsi? Quando il cielo degli occhi velarsi di nubi leggere?
Durante la corsa impetuosa del treno – rammenta - è scesa alla fermata sbagliata e invano è rimasta lì, sotto la pensilina di vetro, a fissare i binari vuoti con occhi del colore del mare…
Un colpo di vento spalanca la finestra e gonfia la tenda che le sfiora il volto appassito. La donna si riscuote e col dorso della mano sciupata si asciuga una lacrima scivolata dagli occhi spenti. Sospira e, mentre si alza lentamente, lo specchio riflette ancora una volta la sua immagine sottile e scura che chiude la finestra, china il capo e se ne va.
Albemasia- Padawan
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Re: La donna allo specchio
Ciao, Albemasia.
Un racconto pieno di aggettivi, soprattutto nella prima metà, che obbliga una lettura lenta nonostante la forza e la velocità dei ricordi, un'immagine rafforzata dall'uso della metafora del treno; di sicuro un locale (o un accelerato, come si diceva una volta).
Un racconto che parte e non si capisce dove sarebbe andato a parare, ma alla fine si capisce che è la narrazione di un rimpianto. Tutte le scene rimangono generiche, non vengono trattati eventi precisi; in questo modo io, come lettore, non vengo coinvolto nella vita della protagonista e sviluppo (mi verrebbe da dire) un sentimento di compassione verso il personaggio.
Grazie e alla prossima.
Un racconto pieno di aggettivi, soprattutto nella prima metà, che obbliga una lettura lenta nonostante la forza e la velocità dei ricordi, un'immagine rafforzata dall'uso della metafora del treno; di sicuro un locale (o un accelerato, come si diceva una volta).
Un racconto che parte e non si capisce dove sarebbe andato a parare, ma alla fine si capisce che è la narrazione di un rimpianto. Tutte le scene rimangono generiche, non vengono trattati eventi precisi; in questo modo io, come lettore, non vengo coinvolto nella vita della protagonista e sviluppo (mi verrebbe da dire) un sentimento di compassione verso il personaggio.
Grazie e alla prossima.
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Re: La donna allo specchio
Ciao Achillu, ho lasciato decantare qualche giorno la mia scrittura e ora l'ho riconsiderata alla luce anche del tuo commento.
E' un trucco che uso spesso per far risuonare in modo nuovo parole che mi sono rigirate per la testa per troppo tempo.
In effetti hai ragione, la smania di trasmettere emozioni a volte mi porta ad esagerare con gli aggettivi, un brutto vizio...
Riprenderò in mano il testo "asciugandolo" un po'.
Grazie del consiglio.
E' un trucco che uso spesso per far risuonare in modo nuovo parole che mi sono rigirate per la testa per troppo tempo.
In effetti hai ragione, la smania di trasmettere emozioni a volte mi porta ad esagerare con gli aggettivi, un brutto vizio...
Riprenderò in mano il testo "asciugandolo" un po'.
Grazie del consiglio.
Albemasia- Padawan
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Re: La donna allo specchio
Mi hai ricordato un prestigioso dipinto di Picasso: Ragazza allo specchio. Provai più volte a imitarlo, senza riuscirci.
Imitare un dipinto cubista sembra semplice, ma non lo è.
Perché racconto questo?
Perché mi piacerebbe sapere scrivere, saper emozionare come te, ma non è semplice.
Imitare un dipinto cubista sembra semplice, ma non lo è.
Perché racconto questo?
Perché mi piacerebbe sapere scrivere, saper emozionare come te, ma non è semplice.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: La donna allo specchio
Grazie tommybe per il tuo commento.
Anch'io ho presente quel dipinto, ma è un riferimento che mi hai richiamato tu, perchè mentre scrivevo avevo davanti un'immagine precisa, che ho tentato di rendere a parole.
Anch'io ho presente quel dipinto, ma è un riferimento che mi hai richiamato tu, perchè mentre scrivevo avevo davanti un'immagine precisa, che ho tentato di rendere a parole.
Albemasia- Padawan
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Re: La donna allo specchio
In effetti, leggendo, come dice @tommybe si ha proprio l’impressione di stare da davanti a un quadro. L’immagine rimane statica fino alla fine, sono i pensieri che scorrono davanti agli occhi. C’è un tratto decisamente poetico e di sicuro un utilizzo un utilizzo forte degli aggettivi che in un testo così breve breve si nota tanto. Tuttavia devo dire che in questo caso servono per conferire un senso nostalgico altrimenti non desumibile. Non lo si può definire un racconto dai canoni tipici. Oltretutto anche l’utilizzo del narratore è una scelta particolare. Un po’ come se fosse l ‘immagine riflessa dallo specchio a parlarci della donna che si sta osservando. @Albemasia
Petunia- Moderatore
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Re: La donna allo specchio
L'ho letto più volte, e ti dico sinceramente che sì, da un certo punto di vista mi piace, e anche molto, ma da un altro no, perché corre veloce, anzi: frettolosamente. Tu vuoi trattare di sentimenti profondi, e lo fai un po' troppo di fretta. Una bella scrittura, sorvegliata e capace di trasmettere emozioni, sarebbe più attenta alla descrizione, ai tempi, alla sintassi... Ho l'impressione - e adesso parlo in generale - che molti autori abbiano un'idea bellissima, e che si affrettino a concluderla e a pubblicarla. Sarebbe bene lasciare decantare la prima stesura (scusa, semmai tu l'hai fatto), per leggerla e rileggerla, semmai ad alta vice (aiuta moltissimo) per decidere dove soffermarsi, dove indugiare, dove accompagnare il lettore in un percorso di sentimenti che, qui, tu hai sbrigato un pochino troppo in fretta.
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: La donna allo specchio
Io sono uno di quelli frettolosi nel pubblicare, ma non mi sento in colpa, mia moglie mi concede il computer quindici minuti al giorno e obtorto collo devo sempre sbrigarmi.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: La donna allo specchio
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: La donna allo specchio
Ti ringrazio per il tuo commento. In realtà è un racconto che avevo scritto dietro una "consegna" precisa, che prevedeva vincoli stilistici e di lunghezza del testo. L'intuizione che mi era venuta mi era piaciuta subito, ma probabilmente hai ragione tu, avrei potuto dare più spessore al personaggio e sviluppare l'idea in un respiro più ampio. Potrebbe diventare anche il preludio di una storia articolata.Claudio Bezzi ha scritto:L'ho letto più volte, e ti dico sinceramente che sì, da un certo punto di vista mi piace, e anche molto, ma da un altro no, perché corre veloce, anzi: frettolosamente. Tu vuoi trattare di sentimenti profondi, e lo fai un po' troppo di fretta. Una bella scrittura, sorvegliata e capace di trasmettere emozioni, sarebbe più attenta alla descrizione, ai tempi, alla sintassi... Ho l'impressione - e adesso parlo in generale - che molti autori abbiano un'idea bellissima, e che si affrettino a concluderla e a pubblicarla. Sarebbe bene lasciare decantare la prima stesura (scusa, semmai tu l'hai fatto), per leggerla e rileggerla, semmai ad alta vice (aiuta moltissimo) per decidere dove soffermarsi, dove indugiare, dove accompagnare il lettore in un percorso di sentimenti che, qui, tu hai sbrigato un pochino troppo in fretta.
In effetti mi capita spesso di rileggere ad alta voce quello che scrivo, è un ottimo sistema per sentire se la scrittura segue un ritmo regolare o per scovare doppioni o rime indesiderate che sfuggono alla lettura "a mente". E sicuramente lasciare decantare il testo per qualche giorno aiuta a prendere le giuste distanze per riconsiderarlo in maniera obiettiva.
Non riesco però ad individuare criticità nella sintassi. Forse perché il testo riflette il modo in cui ho articolato il pensiero e l'errore mi sfugge.
Albemasia- Padawan
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Re: La donna allo specchio
"Osservarsi" e "Ritrovarsi"...
Ecco le prime nove righe di come l'anima varca il riflesso e si osserva in uno spazio e un tempo che coesistono, passato e presente si fermano nello stesso istante ad osservarsi.
Il tuo usus scribendi è di natura romantica e quindi dà ampio spazio alla descrizione di ciò che si vede e circonda. L'attenzione sul raccontare in prosa poetica serve a dipingere la realtà lasciandole un taglio sulle sensazioni che svelano i sentimenti.
Nell'istante del riflesso una metaforica patina avvolge e ripercorre "tempi dorati".
E quel riflesso comincia a viaggiare col treno della vita e per i primi tratti esso è frenetico, vola sulle rotaie, ingurgita e vive totalmente in pieno.
E nel viaggio compare quel lasciarsi andare all'ebbra incoscienza di fanciulli lidi.
Accanto ecco il riflesso veritiero che nel tempo fermo rimanda un qualcosa di diverso e costringe l'anima a non focalizzare realmente più il passato è il presente, ci si chiede: "Dove sono e chi sono veramente nell'attimo dello specchio?".
Il finale e chiaramente di forgia romantica e intinta di quel velo malinconico che tra descrizione e melanconia d'un passato che ha vissuto sferzate di dolore o di mancanze. Mi è sembrato di leggere
William Blake:
Da "Il libro di Thel"
«Oh vita di questa nostra primavera! perché il loto d'acqua appassisce?
Perché svaniscono questi figli della primavera, nati soltanto per sorridere e cadere?
Ah Thel è come un acqueo arcobaleno, come una nuvola che si sfilaccia;
Come un riflesso in un vetro; come ombre nell'acqua;
come sogni infantili, come un sorriso su un viso di bambino;
Come la voce della colomba; come fuggevole giorno; come musica nell'aria.
Ah! lievemente potessi distendermi, e lievemente riposare il capo,
E lievemente dormire il sonno della morte, e lievemente udire la sua voce.
Di colui che cammina nel giardino del tempo della sera».
Ho citato William Black perché egli era soprattutto un pittore e incisore e per tal motivo in lui il "Romanticismo" sembra completarsi fra scrittura e pittura, soprattutto acquarelli.
Il moto che ti spinge in questa tua scrittura veleggia su questi canoni e spesso noi che viviamo una realtà complessa come quella odierna non cogliamo gli aspetti interiori di noi stessi.
Un consiglio che posso darti da quel poco che so e quello di ascoltare ogni cosa e tutti ma di non tralasciare mai ciò che sei e che scrivi. Sei tu che vivi dentro non gli altri, gli altri possono vedere con i loro occhi, non con i tuoi.
Io faccio così e spesso sono molto criticato e messo in piccoli cantucci, ma sono LIBERO in ogni senso dentro e fuori.
Grazie per la lettura e alla prossima.
Ecco le prime nove righe di come l'anima varca il riflesso e si osserva in uno spazio e un tempo che coesistono, passato e presente si fermano nello stesso istante ad osservarsi.
Il tuo usus scribendi è di natura romantica e quindi dà ampio spazio alla descrizione di ciò che si vede e circonda. L'attenzione sul raccontare in prosa poetica serve a dipingere la realtà lasciandole un taglio sulle sensazioni che svelano i sentimenti.
Nell'istante del riflesso una metaforica patina avvolge e ripercorre "tempi dorati".
E quel riflesso comincia a viaggiare col treno della vita e per i primi tratti esso è frenetico, vola sulle rotaie, ingurgita e vive totalmente in pieno.
E nel viaggio compare quel lasciarsi andare all'ebbra incoscienza di fanciulli lidi.
Accanto ecco il riflesso veritiero che nel tempo fermo rimanda un qualcosa di diverso e costringe l'anima a non focalizzare realmente più il passato è il presente, ci si chiede: "Dove sono e chi sono veramente nell'attimo dello specchio?".
Il finale e chiaramente di forgia romantica e intinta di quel velo malinconico che tra descrizione e melanconia d'un passato che ha vissuto sferzate di dolore o di mancanze. Mi è sembrato di leggere
William Blake:
Da "Il libro di Thel"
«Oh vita di questa nostra primavera! perché il loto d'acqua appassisce?
Perché svaniscono questi figli della primavera, nati soltanto per sorridere e cadere?
Ah Thel è come un acqueo arcobaleno, come una nuvola che si sfilaccia;
Come un riflesso in un vetro; come ombre nell'acqua;
come sogni infantili, come un sorriso su un viso di bambino;
Come la voce della colomba; come fuggevole giorno; come musica nell'aria.
Ah! lievemente potessi distendermi, e lievemente riposare il capo,
E lievemente dormire il sonno della morte, e lievemente udire la sua voce.
Di colui che cammina nel giardino del tempo della sera».
Ho citato William Black perché egli era soprattutto un pittore e incisore e per tal motivo in lui il "Romanticismo" sembra completarsi fra scrittura e pittura, soprattutto acquarelli.
Il moto che ti spinge in questa tua scrittura veleggia su questi canoni e spesso noi che viviamo una realtà complessa come quella odierna non cogliamo gli aspetti interiori di noi stessi.
Un consiglio che posso darti da quel poco che so e quello di ascoltare ogni cosa e tutti ma di non tralasciare mai ciò che sei e che scrivi. Sei tu che vivi dentro non gli altri, gli altri possono vedere con i loro occhi, non con i tuoi.
Io faccio così e spesso sono molto criticato e messo in piccoli cantucci, ma sono LIBERO in ogni senso dentro e fuori.
Grazie per la lettura e alla prossima.
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Io sono quell'effimero scorcio d'arancio e di giallo che al tramonto appare per un istante e s'allunga in cielo, prima che la terra volti la faccia e il sole si ritrovi dall'altra parte del mondo.
Io sono sempre dall'altra parte del mondo quando gli altri mi leggono, per questo non esisterà mai un mio scritto.
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Re: La donna allo specchio
Grazie di cuore per le tue parole. Il tuo commento è di gran lunga più pregevole del mio modesto racconto.
In effetti hai svelato in parte il mio carattere, che mi pone sempre all'ascolto di chi considero avere più esperienza di me, a scapito talvolta di quello che è un po' il mio tratto stilistico.
Mi è capitato di dovere sottostare a determinati canoni, in parte anche per esigenze editoriali, ma mi rendo conto che alla lunga queste "necessità" finiscono con lo snaturare un po' quello che siamo a vantaggio di quello che gli altri sono disposti a leggere di nostro. Perdendo, a lungo andare, anche quel poco di originalità che a volte si ha la fortuna di cercare di esprimere.
Farò tesoro dei tuoi consigli.
In effetti hai svelato in parte il mio carattere, che mi pone sempre all'ascolto di chi considero avere più esperienza di me, a scapito talvolta di quello che è un po' il mio tratto stilistico.
Mi è capitato di dovere sottostare a determinati canoni, in parte anche per esigenze editoriali, ma mi rendo conto che alla lunga queste "necessità" finiscono con lo snaturare un po' quello che siamo a vantaggio di quello che gli altri sono disposti a leggere di nostro. Perdendo, a lungo andare, anche quel poco di originalità che a volte si ha la fortuna di cercare di esprimere.
Farò tesoro dei tuoi consigli.
Albemasia- Padawan
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Re: La donna allo specchio
Sono salito su quel treno da cui ho fatto fatica a scendere.
Molti passaggi non sono chiari, solo abbozzati. Non è una cosa necessariamente negativa. Paragono i racconti alle opere d'arte, magari ai quadri. Non tutti sono definiti, anzi. Non per niente ci sono gli impressionisti e molte altre correnti artistiche. Quindi brava. Però concordo sul fatto che i testi vanno lasciati decantare, a volte asciugati o riformulati.
Ho adorato, da subito, il passaggio in cui dici Gocce di vino novello erano le labbra vermiglie. Quasi fossero fiocchi di neve, si scioglievano baci innocenti. Immagine non originale, ma a me fa sempre effetto. Il resto è davvero "tanta roba" che rischia di appesantire. Va bene il viso di alabastro, ma aggiungere anche la chioma lucente come ali di corvo, tutto insieme, forse, è eccessivo. Il mio è un punto di vista personale, prendilo solo come riflessione. Comunque, si nota che hai un vocabolario ricco, non è da tutti.
Da ultimo, ho contato per 6 volte la parola occhi, un numero esagerato per un testo così corto.
Comunque grazie, è un treno su cui mi piacerebbe risalire.
Molti passaggi non sono chiari, solo abbozzati. Non è una cosa necessariamente negativa. Paragono i racconti alle opere d'arte, magari ai quadri. Non tutti sono definiti, anzi. Non per niente ci sono gli impressionisti e molte altre correnti artistiche. Quindi brava. Però concordo sul fatto che i testi vanno lasciati decantare, a volte asciugati o riformulati.
Ho adorato, da subito, il passaggio in cui dici Gocce di vino novello erano le labbra vermiglie. Quasi fossero fiocchi di neve, si scioglievano baci innocenti. Immagine non originale, ma a me fa sempre effetto. Il resto è davvero "tanta roba" che rischia di appesantire. Va bene il viso di alabastro, ma aggiungere anche la chioma lucente come ali di corvo, tutto insieme, forse, è eccessivo. Il mio è un punto di vista personale, prendilo solo come riflessione. Comunque, si nota che hai un vocabolario ricco, non è da tutti.
Da ultimo, ho contato per 6 volte la parola occhi, un numero esagerato per un testo così corto.
Comunque grazie, è un treno su cui mi piacerebbe risalire.
Giammy- Younglings
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Re: La donna allo specchio
Grazie Giammy per la lettura e per il tuo commento.
Albemasia- Padawan
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