Orgoglio italico
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Orgoglio italico
Alfredo Bergonzi aprì il faldone con attenzione: articoli di giornale, trascrizioni di atti processuali, registrazioni di conversazioni e telefonate.
Dopo quasi quarant’anni spesi tra gessi, cancellini e lavagne a insegnare letteratura a una masnada di ragazzotti con in testa solo il pallone e le ragazze, due anni di pensione passati tra archivi e biblioteche erano bastati a raccogliere le ultime prove. Con i soldi della liquidazione, aveva anche organizzato qualche viaggetto sui luoghi del misfatto, alla ricerca di testimonianze dirette di alcuni personaggi che quei momenti li avevano vissuti per davvero.
Non gli restava che sedersi con calma e cercare di far quadrare il cerchio: quel cerchio che lui, appassionato più di storia che di letteratura, non tollerava fosse stato deformato da ciascuno secondo i propri comodi e gli interessi della propria parte.
Perché la storia che dei tedeschi, quadrati, schematici, avessero potuto escogitare un piano come quello, proprio non gli andava giù.
C’era troppo dell’italico genio e sregolatezza nell’escogitare un attacco di finti soldati polacchi ad una stazione radio tedesca, casus belli ideale per lanciare un’invasione della Polonia in grande stile.
E in effetti…
«Adolf, non mettermi in difficoltà: l’invasione della Polonia…»
«Ma Benito, quelli parlano tutti krukken, come me. Danzica sarebbe ancora nostra, se non fosse per quello stupido trattato di Versailles. Ormai tutto è pronto: le truppe aspettano solo un mio ordine.»
«Ma credi davvero che Francia e Inghilterra ti lascino giocare alla guerra senza reagire? I tuoi carri armati contro soldatini a cavallo?»
«Non mi interessa! Mi sono già preso Austria e Cecoslovacchia e non hanno alzato un dito.»
«Eh, già! Ma quelli erano d’accordo da mesi e ti aspettavano a braccia aperte.»
«A me basta che tu te ne stia nel tuo brodo.»
«Più che un brodo, mi sembra una polpetta avvelenata, come quelle dei tuoi cuochi.»
Silenzio: la telefonata durava ormai da una mezz’ora.
«Ecco, ho un’idea!» riprese il Duce con sguardo furbino (peccato che il Führer dall’altro capo del filo non potesse vederlo). «Fatti attaccare tu: nessuno potrà dirti più niente.»
«Ma bravo! E come faccio a convincere quei babbei dei polacchi ad attaccare la grande Germania?»
«Vedi come sei? Ti manca la fantasia. Ne basta un gruppetto… non ci vuole mica un esercito. L’importante è che tutti lo vengano a sapere, deve fare scalpore. Comunque, teniamo tutto top secret. Tu non devi saperne niente… nel caso le cose non andassero per il verso giusto.»
«Uhm, l’idea non sembra affatto male, diavolo di un italiano.»
«Adesso che mi sovviene… penso di avere anche la persona giusta che potrebbe esserti utile. Ha già svolto per me importanti missioni diplomatiche, mettendo a rischio la sua vita in pericolosissime operazioni sotto copertura.»
«Quando potrebbe raggiungere Berlino?»
«Non ce n’è bisogno: sono diversi anni che si trova in Germania, collaborando con le Sturmtruppen: nuovi metodi di addestramento che, a quanto mi risulta, hanno dato risultati insperati, riuscendo a trasformare persino il milite più codardo in una macchina da guerra.»
Hitler cercò nella memoria chi potesse essere questo rappresentante dell'italico orgoglio in terra crucca, ma il vuoto assoluto rimbombava nella sua testa.
«Non ti deluderà, ma trattamelo bene, mi raccomando. È scaltro: pensa che già alla visita di leva ha presentato un documento medico attestante la totale incapacità a svolgere un qualsiasi lavoro faticoso, oltre a una assoluta intolleranza alimentare agli intingoli preparati dai cuochi delle truppe.»
Il fiero alleato Galeazzo Musolesi era pronto a servire la cena, camuffato dietro la divisa di cameriere nell’elegante Zur Gerichtslaube, a Poststraße 28, nel cuore di Berlino.
Il Führer in persona aveva invitato un ristretto numero di militari, ma per ovvi motivi di sicurezza lui non sarebbe stato presente. Per mantenere l’assoluto riserbo sulla missione, oltretutto, nessuno dei commensali avrebbe dovuto sapere chi altri fosse implicato in quella delicata operazione.
Per l’occasione, pertanto, oltre a chiudere il ristorante ad altri avventori, il locale venne completamente oscurato, lasciando a ognuno il dubbio sull’identità degli interlocutori.
Dovevano esserci alcuni rappresentanti dei vertici dello stato militare tedesco, personalità delle SS e della Gestapo. Sicuramente era presente anche qualche ufficiale superiore delle Sturmtruppen, corpo che era stato già scelto come idoneo per compiere l’azione.
«Dobbiamo individuare una caserma tedesca, vicina al confine, che il manipolo di finti polacchi possa facilmente attaccare dopo avere fintamente sconfinato in terra germanica», disse uno dei commensali.
«Ma i soldati in una caserma sarebbero armati e, all’oscuro dello scopo di questo attacco, reagirebbero con il fuoco», lo interruppe un secondo.
«Vero! I nostri soldati sono sempre pronti e attenti: l’attacco durerebbe troppo poco e la notizia non avrebbe la necessaria diffusione», aggiunse un terzo.
«Se mi permettete…» interruppe Musolesi per dire la sua.
«Ci lasci discutere in pace», lo zittì scocciato uno dei presenti: «… intanto iniziamo a mangiare, la zuppa era sul tavolo già da prima del nostro arrivo e si sta raffreddando.»
Afferrarono i cucchiai nel buio assoluto, portandoli con attenzione dalla fondina alla bocca.
«Ma che è questa brodaglia?»
«Sapore indecifrabile… comunque disgustoso!»
«Cameriere, vada a vedere cosa combina il cuoco.»
«Obbedisco, ma prima vorrei esporvi la mia idea: se il commando polacco attaccasse una stazione radio, la troverebbe sguarnita di militari e, dopo essersene impadronito, potrebbe lanciare proclami ad ampia diffusione contro il regime nazista, dando il destro a una risposta da parte tedesca.»
Galeazzo Musolesi si diresse verso la cucina, lasciando la tavolata a discutere su questa brillante idea. Tastando porte e pareti, non poté comunque evitare di rovinare sul carrello dei dolci che qualcuno aveva lascito inavvertitamente sul suo percorso.
Rialzatosi, fingendo indifferenza, iniziò a urlare verso le cucine: «Cosa stai combinando, maledetto di un cuoco?»
Quando aprì la porta vide, si fa per dire, il cuoco armeggiare tra pentole e fornelli completamente al buio.
«Ma che fai, stupido di un cuoco? Cucini al buio?»
«Mi hanno detto che la cena è di assoluta segretezza.»
Musolesi sconcertato tornò in sala.
Da lontano sentiva i militari discutere: «… allora è stabilito. L’attacco polacco avverrà alla stazione radio di Gleiwitz, subito al di qua del confine.»
«Perfetto, prepariamo il discorso contro il Führer che il capo del commando farà alla nazione germanica dopo averne preso possesso. L’importante è che parli in un tedesco stentato: deve fingere di essere polacco.»
«Mi scuso… volevo informarvi che il cuoco si attiene strettamente agli ordini ricevuti e cucina nel buio più assoluto.»
«E tu digli che nelle cucine non è necessario attenersi a questo comando», rispose uno innervosito per la nuova interruzione. «… ma come facciamo a recuperare le divise di soldati polacchi? Ce ne vorranno almeno una ventina», continuò la voce diretta al resto della tavolata.
L’italiano tornò alla cucina.
«Cuoco, mi hanno ordinato di accendere la luce: il rancio che stai propinando è immangiabile.»
Senza attendere risposta premette l’interruttore.
Il cuoco si voltò verso il camerata, sorridendo con i quattro o cinque denti che gli rimanevano in bocca. Gli occhi, bianchi come il latte, indicavano la completa cecità fin dalla nascita.
- Mi prende per un coglione? – pensò Galeazzo ritornando tentoni al proprio servizio.
Pensa e ripensa, gli era nel frattempo venuta un’idea, una delle sue.
«So io come recuperare le divise!» esclamò in preda all’entusiasmo.
«Ma tu chi sei?» domandarono in coro.
“Alleato Galeazzo Musolesi ai vostri ordini! Inviato da sua eccellenza Benito Mussolini, duce del Fascismo, per supportarvi in questa difficile missione.”
Galeazzo Musolesi aveva selezionato venti ragazze di teutonica bellezza.
Le prime tre erano arruolate da qualche mese nelle truppe del suo programma di addestramento: il sergente Olga, il caporale Helga e il soldato semplice Tilda, tre predatrici sessuali imboscate nell'esercito con l'unico obiettivo di passarsi e ripassarsi i soldati del battaglione.
Altre tre erano mignotte dedite da sempre al mestiere più antico del mondo, sgamate nell’arte di sedurre, con l’unica pecca di avere visto passare qualche stagione di troppo… ma nell’oscurità e nell’astinenza nessuno ci avrebbe fatto caso.
Le altre erano valchirie, alte, bionde, formose, inebriate dagli ideali dell’uomo dai baffetti neri, dedite senza se e senza ma alla causa del nazifascismo.
Obiettivo era una piccola caserma a qualche chilometro da Breslau, Wrocław da quando, dopo il Trattato di Versailles, era passata alla Polonia: si parlava solo tedesco, rendendo più semplice far credere fossero polacche.
Per non destare sospetti, la comitiva attraversò il confine divisa a gruppetti in tre posti diversi, a bordo di camion che ogni giorno trasportavano prodotti agricoli tra i due paesi. Galeazzo Musolesi preferì arrivare a destinazione a piedi, attraverso i campi di kraut e kartoffen di quelle tristi campagne.
Si ritrovarono sul far della sera a qualche centinaio di metri dalla caserma.
«Tilda, arrampicati lassù e taglia i fili del telefono», disse Musolesi indicando il traliccio poco distante.
Tutte si voltarono verso il comandante della missione: la bocca segnata da un rossetto vermiglio, gli occhi contornati da un ombretto blu notte, i capelli raccolti in una delicata cuffietta. Abbassarono lo sguardo: il corpetto, stretto in vita evidenziava un seno più che abbondante: sotto, una gonna lunga fino al pavimento, lasciava intravedere delle rosse scarpe scollate, con un tacco di almeno sette centimetri.
«Beh, che avete da guardare? È ora di entrare in azione!» e senza attendere risposta si diresse verso la caserma.
«Altolà, chi va là?» domandò la voce dallo spioncino.
«Siamo un gruppo di ragazze…»
«Parola d’ordine!» ordinò imperterrito.
«Siamo un gruppo di ragazze…» ripeté Musolesi con voce in falsetto.
«Parola d’ordine!»
«Se mi lasci spiegare: siamo un gruppo di ragazze diretto a Breslau…»
«Parola d’ordine!»
- Questo deve essere stupido – pensò, meglio non discutere: «Chiama il tuo superiore!»
Dopo poco, lo spioncino si aprì nuovamente.
«Sono il comandante Wojciech Jankowski: cosa posso fare per voi?»
«Il nostro torpedone si è fermato un paio di chilometri più in là e non ne vuole sapere di ripartire. Dovevamo raggiungere Breslau, per uno spettacolo domani sera al Teatro dell’Opera, ma al momento ci basterebbe avere un posto dove passare la notte, fintanto che il nostro autista ripara mezzo.»
«Non è possibile…» prese una torcia e la puntò attraverso lo spioncino in direzione delle ragazze, «… ma lasciatemi vedere cosa posso fare», disse ammirato da tanto ben di Dio.
Tornò dopo dieci minuti buoni, accompagnato da un gruppetto di militari, incuriositi ed eccitati da questo piccante diversivo.
«Ci deve essere qualche problema alla linea telefonica: non riusciamo a contattare il comando centrale per avere istruzioni in merito, ma…» l’ardore poté più del dovere «… io e i miei luogotenenti riteniamo sia un delitto non aiutare un gruppo di ragazze gentili e carine, in evidente difficoltà», e così dicendo aprì la porta per farle entrare.
Non era passata neanche mezz’ora, che i militari si erano ritrovati a flirtare con le ragazze nello stanzone della caserma, versando litri di vodka e allungando le mani a palpeggiare le giovinette.
Il capitano Jankowski non era da meno, accomodando sulle sue ginocchia l’alleata Galeazzo Musolesi, perfettamente a suo agio nella parte.
«Abbiamo un po' di barbetta!» disse mieloso accarezzandole il viso.
«Donna barbuta sempre piaciuta», rispose Musolesi con sguardo ammiccante.
«E chi potrebbe darti torto?» Poi prese la bottiglia e ne versò due bicchierini: «Alla nostra!» e buttò giù d’un fiato, senza notare che la sua preda, così come le altre ragazze, fingeva solamente di tracannare il liquore.
Il maresciallo non desisteva e continuava a tenere stretta la sua prescelta.
«Wojciech, stai un po' buono con quelle manine», scherzò Galeazzo, sentendole risalire sotto la gonna.
«Abbiamo anche qualche pelo sulle gambe!»
«Donna pelosa, donna virtuosa».
«E chi potrebbe darti torto?» Versò altri due bicchierini: «Alla nostra!»
Ma quello, incurante degli ammonimenti, era giunto fin quasi alle cosce. Se fosse arrivato oltre, avrebbe trovato i gioielli di famiglia e la copertura sarebbe stata in pericolo.
Musolesi si alzò di scatto richiamando l’attenzione di tutti: «Ho un’idea per un gioco divertente. Andiamo dove sono le camerate!» e, preso per mano il capitano, si avviò al piano superiore.
«Voi state nella camerata qui, noi andiamo là, in quella in fondo al corridoio. Ecco, ognuno di voi dovrà percorrere il corridoio, entrare nella nostra camerata e lasciare un indumento alla sua prescelta. Poi tornando, dovrà fermarsi a bere una vodka» e così dicendo lasciò sul mobiletto a metà corridoio qualche bottiglia e una serie di bicchierini.
«Poi sarà il nostro turno attraversare il corridoio per portarvi un nostro capo, e così via. Vince la coppia che si scambia per prima tutti gli abiti.»
«Questo sì che è divertente!»
«Eccitante!»
«Travolgente!»
«Su… pronti… via!»
Dalle camerate iniziò il putiferio. Militari correvano seminudi avanti e indietro per lo stretto corridoio, scontrandosi con ragazze in tenute sempre più discinte. A ogni incrocio c’era un tentativo di rubare un bacio, di accarezzare un seno, creando mischie e grovigli in cui era difficile distinguere gli uni dalle altre.
Corridoio dopo corridoio, il tasso alcolico degli ignari polacchi aumentava, e percorrere quel budello diventava un’impresa sempre più improba. Quando fu il momento di indossare le calzature del sesso opposto si giunse all’apoteosi: le ragazze inciampavano indossando stivali di quattro o cinque numeri più grandi e i soldati arrancavano con i piedi incastrati alla bell’e meglio in décolleté con improbabili tacchi.
Quando Wojciech Jankowski si presentò da Galeazzo Musolesi in mutande e fece il gesto di sfilarsele, quest’ultimo capì che era giunto il momento. «Ognuno nella sua camerata a rivestirsi, presto!».
Il capitano lo guardò con delusione e fece a malincuore dietrofront, avvicendando il giallo alone sul davanti delle mutande a quello più scuro sul retro: sicuramente dovevano avere passato periodi più candidi, pensò il Galeazzo, contento per lo scampato pericolo.
«Presto: chiudiamoli dentro. Poi rivestiamoci e scappiamo.»
Dopo avere indossato le divise, si accorsero che il capitano era rimasto lì, accovacciato in corridoio, mutande, canotta e scarpette rosse, ad affogare la frustrazione nell’alcol. Appena vide la sua amata, si rialzò e le corse incontro.
«Stupido di un polacco, non hai ancora capito che sono un uomo?», disse Galeazzo sprezzante.
Wojciech diventò di pietra: «Ecco perché non avevo mai incontrato una donna come te!» e incurante della ferale notizia si avvinghiò come un polipo all’oggetto del desiderio.
Ci fu bisogno dell’aiuto di Olga, Helga, Tilda e un paio di altre ragazze, per riuscire a staccare i tentacoli e cacciarlo, botte e spintoni, in un ripostiglio lì vicino.
Poco dopo, venti soldati polacchi, con le divise un po’ troppo larghe e i biondi capelli un po’ troppo lunghi, si inoltravano nella notte, felici e soddisfatti, verso il confine tedesco.
Nello stesso tempo, venti sodati polacchi, con indosso reggiseni e reggicalze, si domandavano come avevano fatto a fare una figura così da cretini.
Il mattino dopo, un manipolo di soldati, con uniformi polacche, era pronto a prendere istruzioni da Alfred Naujocks, ufficiale delle SS, per l’attacco alla stazione radio di Gleiwitz.
Tra questi, alcune delle Sturmtruppen addestrate di persona dal fiero alleato Galeazzo Musolesi. Militi eccezionali, temprati ad ogni privazione, avvezzi ad ogni difficoltà: Humbert, così vorace da apprezzare anche gli intrugli del cuoco cieco; Otto, già sopravvissuto a una esplosione di bomba a mano difettosa; Franz, la sentinella capace di non dormire per 72 ore di fila; Heinz, maniaco della baldanza mentale e fisica; Sigfrid, così stupido da arruolarsi falsificando i suoi dati anagrafici; Heinz, spesso in preda a crisi mistiche.
«Alleato Musolesi,» Naujocks, lo guardò dritto negli occhi, «non partecipa con noi alla missione?»
«Mi piacerebbe ma…» e con un ghigno beffardo estrasse il certificato attestante l’inidoneità a compiere quel genere di azioni. Batté i tacchi e ruotò di 180 gradi.
Alfredo Bergonzi ora aveva tutto chiaro.
Era riuscito a identificare alcuni dei personaggi che avevano partecipato alla famosa cena, incrociando gli atti del processo di Norimberga con le trascrizioni di alcune interviste di un famoso giornalista britannico: oltre ad Alfred Naujocks che prese poi il comando dell’azione, era presente, senza alcun dubbio, Reinhard Heydrich, che teneva sotto il suo controllo l'intero apparato delle SS e Heinrich Müller, capo della Gestapo. Qualche dubbio rimase su Heinrich Himmler, troppo vicino al Führer per essere coinvolto direttamente.
Il resto era storia, con la S maiuscola, a cominciare da quel “La nonna è morta”, la parola d’ordine pronunciata alle ore 20 del 31 agosto 1939, che diede il via alla Seconda Guerra Mondiale.
La mezzanotte era passata da parecchio. Richiuse il faldone con attenzione: ora poteva andare a dormire soddisfatto.
Different Staff- Admin
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Re: Orgoglio italico
Ma che carino!
Il casus belli più terribile ridotto a un goliardico baccanale orchestrato
da un sopraffino Benito e assecondato da un Hitler privo di fantasia…
Un comico storico distopico ricco di movimento e frizzantino. Mi è sfuggito il corridoio ma la storia così declinata tra un carrello di torte e un cuoco cieco che cucinava al buio ragazze pelose e nazisti infoiati veloce e ritmata come un vecchio film di Ridolini, mi è piaciuta.
I dialoghi sono un po’ ingessati a causa della necessità di dover inserire elementi Storici a beneficio del lettore, ma comunque non interrompono il ritmo che porta il lettore fino alla fine con il sorriso. Impresa tutt’altro che facile.
Ti segnalo
per 72 ore di fila;
Il casus belli più terribile ridotto a un goliardico baccanale orchestrato
da un sopraffino Benito e assecondato da un Hitler privo di fantasia…
Un comico storico distopico ricco di movimento e frizzantino. Mi è sfuggito il corridoio ma la storia così declinata tra un carrello di torte e un cuoco cieco che cucinava al buio ragazze pelose e nazisti infoiati veloce e ritmata come un vecchio film di Ridolini, mi è piaciuta.
I dialoghi sono un po’ ingessati a causa della necessità di dover inserire elementi Storici a beneficio del lettore, ma comunque non interrompono il ritmo che porta il lettore fino alla fine con il sorriso. Impresa tutt’altro che facile.
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per 72 ore di fila;
settantadue…
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Re: Orgoglio italico
Capolavoro l'intrigo di personaggi sui quali svetta Galeazzo che nonostante la barbetta diventa oggetto di desiderio di un povero polacco che non si dà pace. Olga, Helga e Tilda riusciranno ad allontanarlo. La missione è importante e qualcuno vigliacco trova giusto tirare fuori un certificato che attesta di non essere idoneo.
C'è tutto e di tutto in questo stupendo racconto umoristico che narra una personale versione delle cause che scatenarono la "Seconda Guerra Mondiale". Più pretesti che cause, e a pensarci bene cose che stiamo rivedendo nelle immagini contemporanee di guerra.
Si affaccia appena il " corridoio", ma si dimentica facilmente la sua assenza. Autore, sei un campione.
C'è tutto e di tutto in questo stupendo racconto umoristico che narra una personale versione delle cause che scatenarono la "Seconda Guerra Mondiale". Più pretesti che cause, e a pensarci bene cose che stiamo rivedendo nelle immagini contemporanee di guerra.
Si affaccia appena il " corridoio", ma si dimentica facilmente la sua assenza. Autore, sei un campione.
tommybe- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
Molto divertente. Ti sei basato solo su quello scambio di divise per creare una storia leggera e che si legge molto bene dal principio alla fine. C'è solo un piccolissimo refuso "polipo" invece di "polpo". Ottimo.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
comincio col farti i complimeti per l'idea, davvero bella e piuttosto originale.
in linea di massima è abbastanza divertente e, pur non facendo sbudellare dalle risate, parecchi sorrisi li strappa.
buona anche la stesura, non ho notato refusi o, se ci sono, mi sono sfuggiti perché la storia mi ha catturato.
si fa leggere con piacere fino al termine, è davvero scorrevole.
è vero che il corridoio rimane in periferia, nella storia, però c'è, come ci sono anche gli altri paletti.
un bel lavoro, davvero.
in linea di massima è abbastanza divertente e, pur non facendo sbudellare dalle risate, parecchi sorrisi li strappa.
buona anche la stesura, non ho notato refusi o, se ci sono, mi sono sfuggiti perché la storia mi ha catturato.
si fa leggere con piacere fino al termine, è davvero scorrevole.
è vero che il corridoio rimane in periferia, nella storia, però c'è, come ci sono anche gli altri paletti.
un bel lavoro, davvero.
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Re: Orgoglio italico
Un racconto divertente, che esalta la proverbiale italica furbizia e si fa leggere senza inciampi fino alla fine.
Buona l'idea della struttura circolare, con il Bergonzi che apre e chiude la narrazione fantasiosa e un po' stile vaudeville di come sarebbe nata e sviluppata l'idea dell'attaco alla stazione radiofonica.
La scrittura è sicura e sostiene bene tutta la serie di trovate e battute esilaranti che si avvicendano nel testo. Poche le imprecisioni e quasi tutte concentrate verso la fine: un paio di eufoniche sbagliate e un settantadue scritto in cifre anziché in lettere.
Suggerirei di evitare il termina "fondina" per indicare la scodella. C'è un gruppo di militari intorno al tavolo e, leggendo quella parola, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la custodia per la pistola, non certo la stoviglia.
Mi ha lasciato un po' perplesso l'utilizzo dei personaggi di Bonvi (Musolesi, Sturmtruppen). Un piccolo sforzo di fantasia in più non avrebbe guastato.
Ma la vera nota dolente è che tutta la storia si ferma al 30 di agosto, lasciando alla data-paletto solo una parte marginale, un paio di paragrafi quasi alla fine.
Il racconto è in gara e non metto certo in dubbio il giudizio degli admin, ma penso ne terrò conto in fase di voto.
Grazie comunque per la piacevole lettura.
M.
Buona l'idea della struttura circolare, con il Bergonzi che apre e chiude la narrazione fantasiosa e un po' stile vaudeville di come sarebbe nata e sviluppata l'idea dell'attaco alla stazione radiofonica.
La scrittura è sicura e sostiene bene tutta la serie di trovate e battute esilaranti che si avvicendano nel testo. Poche le imprecisioni e quasi tutte concentrate verso la fine: un paio di eufoniche sbagliate e un settantadue scritto in cifre anziché in lettere.
Suggerirei di evitare il termina "fondina" per indicare la scodella. C'è un gruppo di militari intorno al tavolo e, leggendo quella parola, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la custodia per la pistola, non certo la stoviglia.
Mi ha lasciato un po' perplesso l'utilizzo dei personaggi di Bonvi (Musolesi, Sturmtruppen). Un piccolo sforzo di fantasia in più non avrebbe guastato.
Ma la vera nota dolente è che tutta la storia si ferma al 30 di agosto, lasciando alla data-paletto solo una parte marginale, un paio di paragrafi quasi alla fine.
Il racconto è in gara e non metto certo in dubbio il giudizio degli admin, ma penso ne terrò conto in fase di voto.
Grazie comunque per la piacevole lettura.
M.
M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
Certo qualche striscia di Bonvi con Galeazzo Musolesi vestito da donna non sarebbe male.
Il corridoio, al contrario di altri, lo trovo centrale: un corridoio che è un corridoio, non un tunnel, non un corridoio adibito a stanza.
Qui vi capita di tutto, proprio in quanto corridoio.
Piaciuto.
Il corridoio, al contrario di altri, lo trovo centrale: un corridoio che è un corridoio, non un tunnel, non un corridoio adibito a stanza.
Qui vi capita di tutto, proprio in quanto corridoio.
Piaciuto.
FedericoChiesa- Padawan
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Re: Orgoglio italico
Ottima idea quella della rivisitazione fantasiosa e comica del fatto storico usato come pretesto per l’invasione della Polonia.
Il racconto scorre piacevolmente e raggiunge il suo apice nell’azione per il furto delle divise, nel gioco di strip-tease messo in atto da quella “sporca ventina” magistralmente orchestrata dall’italica fantasia del nostro Galeazzo.
Gli elementi della prova sono sufficientemente rappresentati: la data, il corridoio in cui si svolge il gioco, il genere. Buona anche l’idea di inserire il Prof. Bergonzi nelle vesti di ricercatore “storico” inserendo così con naturalezza uno dei personaggi proposti dallo step.
Un po’ più artificiosa la situazione “Dans le Noir” che mi è parsa un po’ tirata dentro a forza, con motivazioni non molto plausibili.
Il lavoro comunque per me è decisamente promosso.
Il racconto scorre piacevolmente e raggiunge il suo apice nell’azione per il furto delle divise, nel gioco di strip-tease messo in atto da quella “sporca ventina” magistralmente orchestrata dall’italica fantasia del nostro Galeazzo.
Gli elementi della prova sono sufficientemente rappresentati: la data, il corridoio in cui si svolge il gioco, il genere. Buona anche l’idea di inserire il Prof. Bergonzi nelle vesti di ricercatore “storico” inserendo così con naturalezza uno dei personaggi proposti dallo step.
Un po’ più artificiosa la situazione “Dans le Noir” che mi è parsa un po’ tirata dentro a forza, con motivazioni non molto plausibili.
Il lavoro comunque per me è decisamente promosso.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
geniale come tu sia riuscito/a a incastrare (quasi)m tutti i paletti, riuscendo in un'impresa quasi impossibile: trasformare l'inizio della seconda guerra mondiale in un racconto comico.
Il racconto è divertente e scorre via che è un piacere, scritto molto bene e praticamente senza refusi.
Ti segnalo soltanto:
Il dubbio rimane solo sui paletti (da cui il mio "quasi" tra parentesi a inizio commento): infatti il professore di letteratura è abbastanza marginale ma quello che soprattutto non posso fare a meno di rilevare è che tutta l'azione si svolge il 30 agosto 1939!
Infine la chicca: il cuoco cieco, davvero spettacolare!
Il racconto è divertente e scorre via che è un piacere, scritto molto bene e praticamente senza refusi.
Ti segnalo soltanto:
sul carrello dei dolci che qualcuno aveva lasciato inavvertitamente sul suo percorso.
oltre al 72 scritto in cifre anziché in lettere.fintanto che il nostro autista ripara il mezzo.
Il dubbio rimane solo sui paletti (da cui il mio "quasi" tra parentesi a inizio commento): infatti il professore di letteratura è abbastanza marginale ma quello che soprattutto non posso fare a meno di rilevare è che tutta l'azione si svolge il 30 agosto 1939!
Infine la chicca: il cuoco cieco, davvero spettacolare!
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Orgoglio italico
Racconto concitato e divertente, che rende abbastanza giustizia al genere a cui appartiene. Sembrano quei vecchi film tipo Sturmtruppen o con Alvaro Vitali e Edvige Fenech improbabile soldatessa. La narrazione è sempre incalzante e ben riuscita, con sprazzi davvero esilaranti. Purtroppo, il registro della scrittura non lo trovo sempre omogeneo, o quanto meno non permeato da quell’ironia che avrebbe caratterizzato meglio la narrazione. In particolare, scusate il gioco di parole, si indugia troppo in particolari trascurabili, che allentano un po’ il ritmo: se si fosse trattato di un racconto storico sarebbe stato necessario che tutte le caselle combaciassero, in un comico si può anche tralasciare qualcosa, secondo me. Molto ben centrati anche i paletti, in particolare è davvero interessante come l’autore sia riuscito ad inserire il ristorante al buio. Langue un po’ solo il professore. Nel complesso, comunque, un racconto che ho gradito particolarmente.
Nellone- Younglings
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Re: Orgoglio italico
Sono un po’ perplessa su questo racconto e, avendo per una volta letto i commenti degli altri dopo aver preparato il mio, vado controcorrente.
Mi spiace Penna, e mi auguro - vista la fatica di portare a casa questo step - che rimanga l’unico, ma d'altronde la percezione del racconto fa parte del nostro commentare.
Paletto professore in pensione: il personaggio c’è, gli è stato affidato il ruolo di “incuriosire” il lettore per chissà quale storia (ho ancora tanti racconti da leggere e mi chiedo se qualcuno per questa data abbia trovato qualcosa di diverso), ma per la trama è un po’ marginale, quasi un obbligo per rispettare i paletti.
Paletto corridoio, ci sta: carina l’idea di adattarlo ad uso del bi-spogliarello.
Paletto luogo e data: ben incastrati tra loro, ancora una volta collegati all’attacco alla stazione radio. Peccato che la vicenda tu l’abbia sviluppata il giorno prima della fatidica data.
Il genere: qui ho qualche perplessità, ma più che altro legata alla mia percezione di “comico”. Mi spiace, amica Penna, ma proprio non ho trovato spunti per ridere o sorridere. La storia è ben architettata, originale e, avendo scelto il genere comico, anche i personaggi han dovuto essere ad esso asserviti.
Personaggi simpatici, questo sì, e mi piacciono i racconti in cui siano numerosi, ciascuno con la propria particina che alla fine serve, ma l’insieme non mi ha entusiasmato.
Alla fine mi è sembrato di aver assistito a uno di quei film leggeri (tipo gli Alvaro Vitali e c. di cui mi è capitato di vedere qualche spezzone o poco più e che avranno anche fatto parte della storia del cinema italiano ma li evitavo accuratamente), o ai film diretti da Samperi tratti dai fumetti di Bonvi (quello del ’76 sicuramente il migliore).
Il racconto è comunque scritto bene, quanto a lessico e grammatica, anche se l’atmosfera comico/leggera della vicenda viene poi un po’ sprecata nell’ultima parte, con le info storiche, che riporta la vicenda alla tragicità della Storia.
Mi spiace Penna, e mi auguro - vista la fatica di portare a casa questo step - che rimanga l’unico, ma d'altronde la percezione del racconto fa parte del nostro commentare.
Paletto professore in pensione: il personaggio c’è, gli è stato affidato il ruolo di “incuriosire” il lettore per chissà quale storia (ho ancora tanti racconti da leggere e mi chiedo se qualcuno per questa data abbia trovato qualcosa di diverso), ma per la trama è un po’ marginale, quasi un obbligo per rispettare i paletti.
Paletto corridoio, ci sta: carina l’idea di adattarlo ad uso del bi-spogliarello.
Paletto luogo e data: ben incastrati tra loro, ancora una volta collegati all’attacco alla stazione radio. Peccato che la vicenda tu l’abbia sviluppata il giorno prima della fatidica data.
Il genere: qui ho qualche perplessità, ma più che altro legata alla mia percezione di “comico”. Mi spiace, amica Penna, ma proprio non ho trovato spunti per ridere o sorridere. La storia è ben architettata, originale e, avendo scelto il genere comico, anche i personaggi han dovuto essere ad esso asserviti.
Personaggi simpatici, questo sì, e mi piacciono i racconti in cui siano numerosi, ciascuno con la propria particina che alla fine serve, ma l’insieme non mi ha entusiasmato.
Alla fine mi è sembrato di aver assistito a uno di quei film leggeri (tipo gli Alvaro Vitali e c. di cui mi è capitato di vedere qualche spezzone o poco più e che avranno anche fatto parte della storia del cinema italiano ma li evitavo accuratamente), o ai film diretti da Samperi tratti dai fumetti di Bonvi (quello del ’76 sicuramente il migliore).
Il racconto è comunque scritto bene, quanto a lessico e grammatica, anche se l’atmosfera comico/leggera della vicenda viene poi un po’ sprecata nell’ultima parte, con le info storiche, che riporta la vicenda alla tragicità della Storia.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: Orgoglio italico
Anche a me il racconto non ha particolarmente divertito, forse per l'intreccio molto stretto tra dati storici accurati e un umorismo al limite del grottesco, che forse hanno reso il tutto troppo bilanciato: intendo, avrei fatto all-in sul grottesco o piuttosto sulla accuratezza storica (andando quindi più sul genere thriller), in modo da potenziare una delle due componenti.
Nulla da dire sull'idea: è stata molto interessante e mi è piaciuta, nel complesso. Non sono d'accordissimo sull'assunto iniziale, cioè che il piano di simulare un attacco polacco come casus belli fosse geniale: alla fine credo che nessuno possa davvero pensare che i polacchi arrivassero a tanto.

Non mi ha convinto invece la riunione al buio, si sente che è figlia delle necessità di step.
Il professore c'è e non c'è, nel senso che è il protagonista ma fa solo da narratore esterno. Non ha inoltre peso il fatto che insegni letteratura italiana, anzi, si dice che è ben più appassionato di storia.
La data del 30 anziché 31 è stata già rilevata anche da altri commentatori.
Molto buona invece la cura del testo e l'accuratezza storica.
Sono combattuto, perché alla fine mi è piaciuto il contorno ma non molto la portata principale della comicità (sarà colpa del cuoco cieco?)
Nulla da dire sull'idea: è stata molto interessante e mi è piaciuta, nel complesso. Non sono d'accordissimo sull'assunto iniziale, cioè che il piano di simulare un attacco polacco come casus belli fosse geniale: alla fine credo che nessuno possa davvero pensare che i polacchi arrivassero a tanto.

Non mi ha convinto invece la riunione al buio, si sente che è figlia delle necessità di step.
Il professore c'è e non c'è, nel senso che è il protagonista ma fa solo da narratore esterno. Non ha inoltre peso il fatto che insegni letteratura italiana, anzi, si dice che è ben più appassionato di storia.
La data del 30 anziché 31 è stata già rilevata anche da altri commentatori.
Molto buona invece la cura del testo e l'accuratezza storica.
Sono combattuto, perché alla fine mi è piaciuto il contorno ma non molto la portata principale della comicità (sarà colpa del cuoco cieco?)
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
Sono combattuto. la scena nella caserma è spettacolare, veramente scritta bene. peccato che le altre non lo siano altrettanto. Il punto più basso è la cena. Quella parte potrebbe essere tolta ma poi verrebbe a mancare un paletto fondamentale.
Anche l'inizio e la fine non mi hanno convinto anche in questo caso era per inserire il paletto del professore.
Sulla data, lo hanno già detto è relegata alle ultime righe.
Insomma sul fronte paletti per me non ci siamo proprio.
Quello che riconosco vincente è la scrittura, lo stile del racconto mi piace molto.
Sono combattuto perché la scena in caserma è un vero gioiello, bella bella bella.
Purtroppo però il resto non è all'altezza, ma neanche lontanamente e questo è veramente un peccato.
Anche l'inizio e la fine non mi hanno convinto anche in questo caso era per inserire il paletto del professore.
Sulla data, lo hanno già detto è relegata alle ultime righe.
Insomma sul fronte paletti per me non ci siamo proprio.
Quello che riconosco vincente è la scrittura, lo stile del racconto mi piace molto.
Sono combattuto perché la scena in caserma è un vero gioiello, bella bella bella.
Purtroppo però il resto non è all'altezza, ma neanche lontanamente e questo è veramente un peccato.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
Racconto ben costruito intorno ai paletti anche se, per i troppi intrecci, a volte risulta pesante da seguire. Non ho sentito il corridoio come stanza vissuta, ma forse ho perso qualche passaggio.
La scrittura è sicuramente molto buona con proprietà e sicurezza anche nell’introduzione degli avvenimenti storici.
Il genere anche in questo caso, se ho ben capito, è comico o un misto tra i due lascia ma purtroppo rimane non pienamente centrato (è proprio difficile far ridere, porca miseria!)
nel complesso comunque un buon lavoro
La scrittura è sicuramente molto buona con proprietà e sicurezza anche nell’introduzione degli avvenimenti storici.
Il genere anche in questo caso, se ho ben capito, è comico o un misto tra i due lascia ma purtroppo rimane non pienamente centrato (è proprio difficile far ridere, porca miseria!)
nel complesso comunque un buon lavoro
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
Durante il surreale dialogo tra i due dittatori ho pensato, qui ci starebbe bene il fiero alleaten Galeazzo Musolesi, ed eccolo comparire solo qualche riga più sotto.
Divertente e carino. Un bel gioco, davvero. Citazione per citazione mi è mancato un "Nessuno è perfetto!" nel momento in cui il fiero alleato ha svelato di essere uomo.
Piacevole parodia.
Complimenti.
Grazie.
Divertente e carino. Un bel gioco, davvero. Citazione per citazione mi è mancato un "Nessuno è perfetto!" nel momento in cui il fiero alleato ha svelato di essere uomo.
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Re: Orgoglio italico
La scrittura di questo testo l'ho trovata particolarmente fluida oltre che corretta dal mio punto di vista. Un buon ritmo con dialoghi non troppo lunghi che ho trovato piuttosto "standard", ma ben adattati sia agli alti ufficiali che alla truppa, per intenderci.
Credo che il genere sia azzeccato, non è troppo spinto, anche qui c'è una comicità piuttosto sottile, ma questo credo sia dovuto al fatto che è molto difficile far ridere ambientando una storia dentro la Storia, a maggior ragione se ci troviamo di fronte a un evento che innescherà una situazione catastrofica. Accade anche in altri racconti, non saprei dire se qui la comicità è più riuscita o meno.
"Diavolo d'un italiano". Complimenti, perché questo imprimatur lo trovo un bel colpo, senza di noi i crucchi non ce l'avrebbero mai fatta. Senza Musolesi e le sue puttane non ce l'avrebbero mai fatta.
Insomma mi sono divertito un sacco a leggere questo racconto. Anche se non mi sono sbellicato dalle risate. Ma non credo che la comicità sia solo questo.
Grazie
Credo che il genere sia azzeccato, non è troppo spinto, anche qui c'è una comicità piuttosto sottile, ma questo credo sia dovuto al fatto che è molto difficile far ridere ambientando una storia dentro la Storia, a maggior ragione se ci troviamo di fronte a un evento che innescherà una situazione catastrofica. Accade anche in altri racconti, non saprei dire se qui la comicità è più riuscita o meno.
"Diavolo d'un italiano". Complimenti, perché questo imprimatur lo trovo un bel colpo, senza di noi i crucchi non ce l'avrebbero mai fatta. Senza Musolesi e le sue puttane non ce l'avrebbero mai fatta.
Insomma mi sono divertito un sacco a leggere questo racconto. Anche se non mi sono sbellicato dalle risate. Ma non credo che la comicità sia solo questo.
Grazie
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
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Re: Orgoglio italico
Sembra un po’ Operazione sottoveste mixato con A qualcuno piace caldo e con un tocco di Bonvi.
Nel complesso divertente, devo dire, soprattutto il dialogo tra Benito e Adolf. Tutto molto forzato e surreale come deve essere un racconto comico.
Il professore in pensione è inserito proprio a forza però. Per dargli un senso si poteva farlo un po’ comico anche lui (magari travestito pure lui da donna), così pare solo un intruso.
Piaciuto.
Nel complesso divertente, devo dire, soprattutto il dialogo tra Benito e Adolf. Tutto molto forzato e surreale come deve essere un racconto comico.
Il professore in pensione è inserito proprio a forza però. Per dargli un senso si poteva farlo un po’ comico anche lui (magari travestito pure lui da donna), così pare solo un intruso.
Piaciuto.
SuperGric- Padawan
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Re: Orgoglio italico
Molto carino! Ho ritrovato con piacere il fiero alleato Galeazzo Musolesi delle letture della mia infanzia.
Bella l’idea che ci voglia un po’ di italico estro per elaborare il piano di quello strano attacco.
In un contesto come questo, così demenzial-umoristico, “ci sta” bene anche il fatto che la cena sia al buio, per non fare riconoscere i partecipanti.
Molto simpatica anche tutta la gag del reperimento delle divise.
Se da una parte è una bella idea quella di usare l’escamotage della ricerca storica per creare la cornice al comico e inserire il professore di letteratura, dall’altra l’ho un po’ sentita come un po’ artificiosa. In particolare, ho sentito molto lo stacco tra la fine della parte comica e la chiusura.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Orgoglio italico
Ciao autore, mi sono davvero divertito leggendo il tuo racconto, lo confesso. La comicità triviale non è mai stata la mia preferita, lo ammetto, ma devo dire che tu hai viaggiato sul filo del rasoio per tutto il tempo e non sei mai scaduto in volgarità o esagerazioni. Anche tutte le citazioni e gli omaggi mi sono piaciuti e mi hanno regalato anche un po' di nostalgia: quando ero adolescente mi infilavo sempre in camera di mio zio a leggere i suoi fumetti e le strisce di Bonvi erano tra le mie preferite. Anche lo stile, pur senza particolari guizzi, l'ho trovato schietto e appropriato. Ottimo lavoro. L'unica cosa è che ho trovato strano che il nostro Duce dica "top secret", non è da Lvi, probabilmente l'avrebbe italianizzato in topo segreto o una cosa così. A rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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A Fante Scelto garba questo messaggio
Re: Orgoglio italico
Azzeccato il preludio che maschera il genere divertente/comico del tuo racconto. Che si scopre ben presto con l'improbabile dialogo tra Hitler e Mussolini e la cena riservatissima al buio. Per poi esplodere con il riuscito ratto delle divise. Francamente non è il mio genere, ma sei riuscito a catturarmi con una scrittura fresca e priva di volgarità gratuite. Vista la difficoltà di questo step per me è sicuramente un bel lavoro. Grazie e complimenti!
Marcog- Padawan
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Re: Orgoglio italico
Devo dire che durante il dialogo tra Hitler e Mussolini la mia testa è andata al Grande Dittatore. Lì erano Napoloni e Hynkel, caricature di due personaggi storici per una storia scritta ben prima della data imposta dallo step. Chaplin ci lavorava dal 36. Ma Chaplin era Chaplin e purtroppo quell'umorismo non esiste più. Il racconto comico attinge direi più a una tradizione italiana che personalmente non amo. Fa sorridere, ma non l'ho trovato divertente. Mea culpa.
Per il resto l'autore ha lavorato bene, soprattutto nella scena del corridoio, davvero ben centrata e con una sua valenza narrativa all'interno della storia. Non posso dire altrettanto della cornice in testa e in coda al racconto. Se non fosse per la necessità di aggiungere il personaggio del professore in pensione, narrativamente la trovo superflua.
in generale in racconto è ben scritto, intrattiene senza divertire ma senza scadere mai nel triviale e lavora bene con il paletto più importante, ovvero quello della stanza. Quindi un buon lavoro
Per il resto l'autore ha lavorato bene, soprattutto nella scena del corridoio, davvero ben centrata e con una sua valenza narrativa all'interno della storia. Non posso dire altrettanto della cornice in testa e in coda al racconto. Se non fosse per la necessità di aggiungere il personaggio del professore in pensione, narrativamente la trovo superflua.
in generale in racconto è ben scritto, intrattiene senza divertire ma senza scadere mai nel triviale e lavora bene con il paletto più importante, ovvero quello della stanza. Quindi un buon lavoro
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
Un buon racconto frizzante e con delle trovate davvero interessanti.
La storia rotola via sotto gli occhi, perchè la scrittura è solida, scorrevole e curata.
Il taglio è quasi cinematografico, con scene e battute molto visive e poco introspettive e ben ricorda un certo tipo di cinema di qualche anno fa.
Il racconto è praticamente il prologo di quello che accadrà il 31, anche se, trattandosi di un dopo cena, sia molto probabile che si sfori nel 31, ma questo non lo specifichi.
Carina la gag di Galeazzo scambiato per una donna, mentre la cena rimane un filino poco giustificata.
Trovo la parentesi del professore in cima e in basso adatta, ben inserita: movimenta ulteriormente la storia e offre una spiegazione ai fatti narrati dando loro ulteriore credibilità.
La storia rotola via sotto gli occhi, perchè la scrittura è solida, scorrevole e curata.
Il taglio è quasi cinematografico, con scene e battute molto visive e poco introspettive e ben ricorda un certo tipo di cinema di qualche anno fa.
Il racconto è praticamente il prologo di quello che accadrà il 31, anche se, trattandosi di un dopo cena, sia molto probabile che si sfori nel 31, ma questo non lo specifichi.
Carina la gag di Galeazzo scambiato per una donna, mentre la cena rimane un filino poco giustificata.
Trovo la parentesi del professore in cima e in basso adatta, ben inserita: movimenta ulteriormente la storia e offre una spiegazione ai fatti narrati dando loro ulteriore credibilità.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Orgoglio italico
Ciao, Penna.
Il ristorante al buio non è un ristorante ma nel racconto è una cena, quindi paletto sfiorato.
Il corridoio c'è.
Va bene l'insegnante di letteratura italiana in pensione.
Molto bene il 31 agosto 1939.
Mi sarei aspettato un finale diverso, ma alla fine è giusto anche così.
Il genere è comico. Ben usate le tecniche per generare l'effetto e comunque la scrittura fluida aiuta moltissimo, se non a ridere, almeno a sorridere.
Piaciuto moltissimo il tributo al grande Bonvi.
Grazie e alla prossima.
Il ristorante al buio non è un ristorante ma nel racconto è una cena, quindi paletto sfiorato.
Il corridoio c'è.
Va bene l'insegnante di letteratura italiana in pensione.
Molto bene il 31 agosto 1939.
Mi sarei aspettato un finale diverso, ma alla fine è giusto anche così.
Il genere è comico. Ben usate le tecniche per generare l'effetto e comunque la scrittura fluida aiuta moltissimo, se non a ridere, almeno a sorridere.
Piaciuto moltissimo il tributo al grande Bonvi.
Grazie e alla prossima.
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