L’insegna SALOON – Beer * Whisky * Rooms sbatteva ad intervalli irregolari, disturbando il suo riposo.
Aveva riempito la vasca francese fino al bordo, allagando le assi del pavimento quando vi si era immerso, ma amava ascoltare i rumori ovattati con le orecchie sotto il pelo dell’acqua; la bocca emergeva a mala pena, solo per permettergli di respirare: un rito abituale prima degli ‘impegni di lavoro’.
La luce entrava dalla sola finestra della camera da letto, lasciando la stanza da bagno in una fresca penombra.
Il vento, già caldo per essere solo a maggio, soffiava irregolare, anticipando il clima rovente che nei prossimi mesi avrebbe investito Tombstone.
Ancora non aveva avuto il piacere di assaporare l’afa e la polvere dell’estate; era arrivato in Arizona all’inizio dell’inverno e, neanche il tempo di gustarsi le distrazioni della città, era stato chiamato a prestare i suoi servigi … e le sue pistole, alla miniera di Goodenough, per proteggere le spalle a Mr. Schieffelin. Ed Schiaffelin! Aveva fatto un bel gruzzolo quell’uomo, grazie a quella vena d’argento che sembrava non esaurirsi mai: l’aveva scoperta per caso, grazie alla confessione di un soldato in punto di morte, a Camp Huachuca. Ma se all’inizio l’avventuroso minatore si era dovuto guardare solamente dalla minaccia di Apache con archi e frecce, man mano che scavava ed estraeva aveva dovuto difendere i carichi del prezioso metallo da bande di spietati criminali che si spingevano lì fin dal confine messicano. Anche Patrick era stato chiamato ad entrare nella guardia del corpo di Mr. Shiefflin, un vero e proprio manipolo di mercenari, prezzolati per sparare senza farsi troppi scrupoli o troppe domande.
Non era certo un problema per lui, che aveva lasciato la compassione due decenni prima, tra la miseria dei quartieri di Dublino, quando, non ancora ventenne e senza il becco di un quattrino, aveva deciso di abbandonare quello squallore per cercare fortuna in America.
Ma dopo i mesi passati tra cowboys puzzolenti e minatori ubriaconi, ora voleva riabituarsi alle comodità e all’umanità, meglio se femminile.
“Servizio in camera!”
La porta si aprì senza aspettare la risposta. La mano di Patrick afferrò fulminea la Schofield calibro 44 appoggiata sul bordo della vasca.
“Desi, hai rischiato grosso!” disse lasciando cadere l’arma a fianco della vasca.
La ragazza non ci fece caso. Slacciò il nastro in vita, fece scivolare ai piedi il vestito rimanendo con un bustino a stecche che ne conteneva a fatica il seno.
Lo guardò con malizia: “C’è posto anche per me? Ti lavo la schiena?”
“Lo sai che non mi piace sprecare energie prima del lavoro”; aveva intuito dove la ragazza voleva andare a parare. “Vammi a prendere un whisky semmai, … doppio magari”.
Desirèe lo guardo imbronciata; le piaceva quell’irlandese con gli occhi color di ghiaccio e i capelli rossicci. Tirò su l’abito e se lo sistemò alla bell’e meglio.
“Tutte scuse! Te lo porto … ma stasera recuperi!”
Era una scusa: lo sapeva. Aveva passato belle serate con lei, anche nottate intere. E gli erano costate un bel mucchio di dollari! Madame Florence, al piano di sotto, non faceva sconti a nessuno che chiedesse la compagnia delle sue ragazze.
Ma ora non aveva occhi che per Jane, anche se la sua era una causa persa. Il duello con suo marito era questione di poche ore. Se l’avesse ucciso, lei l’avrebbe odiato per sempre; se fosse stato lui a morire, beh … nulla avrebbe più avuto importanza.
Chiuse gli occhi e si immaginò la scena. Le ombre dei due uomini si stagliavano contro il sole morente; a separarli, dieci passi e un silenzio assordante. Le mani destre immobili all’altezza del cinturone, gli sguardi taglienti come lame di coltello. Lungo la strada, spettatori inerti che aspettavano il momento in cui le pistole avrebbero parlato. E lei? Sarebbe stata lì?
L’aveva vista solo una settimana prima e ne era rimasto stregato. Usciva sottobraccio con un uomo dal teatro dell’opera, lo Schieffelin Hall, come la miniera, proprietà anch’esso del suo ricco magnate. Spettacoli per gente raffinata là! E lui? Insieme a minatori e cowboy al massimo assisteva a dozzinali spettacolini nel Bird Cage Theatre con dubbie ballerine che più tardi avrebbero arrotondato dispensando prestazioni nell’attiguo bordello.
L’aveva rivista il giorno dopo; sulla soglia della scuola aspettava che i mocciosi uscissero per chiudere le porte dell’edificio. La cuffietta in testa ed il vestito castigato non potevano nasconderne l’innata eleganza. L’aveva seguita senza farsi notare, protetto alla vista dall’ombrellino che la donna aveva aperto per ripararsi dai raggi del sole. Poi era entrata nella Pima County Bank; si era avvicinata allo sportello e Patrick aveva riconosciuto l’uomo con lei la sera prima, il marito sicuramente.
“Posso offrirle un gelato? Patrick, Patrick O’Connor” disse accennando un inchino col capo e sfilandosi il cappello.
Il terzo giorno che la teneva d’occhio fuori dalla scuola aveva deciso di passare all’attacco.
“Mi scusi, mi attendono!” fu la secca risposta.
“Posso almeno sapere il suo nome?”
“Jane Cromwell, ma non dovrebbe interessarle” e con passo nervoso si diresse verso la banca.
Patrick attese che uscisse, nascosto dietro il campanile, ma la donna si ripresentò con il marito, impettito e guardingo, camicia bianca, cravatta e sovramaniche nere.
Tornò al saloon; non sapeva il perché, ma era convinto di intravvedere uno spiraglio dietro a tanta altezzosità.
“Posso offrirle un gelato? Mi sono permesso di portarglielo io, così non dovrà perdere tempo nel caso fosse attesa anche oggi”
Il giorno successivo Patrick si era presentato all’uscita con una coppetta.
“Lo mangi pure lei. Mi sembra debba raffreddare qualche bollore!” ma l’impertinente risposta non poteva nascondere un leggero sorriso.
“Posso almeno accompagnarla fino alla banca?”
“Altra proposta troppo impertinente… per una donna sposata!”, ed affrettò il passo senza permettergli di replicare.
I ragazzi erano usciti tutti dalla scuola, ma la maestra ancora non si era vista.
Patrick entrò di nascosto facendo attenzione a non fare rumore; la vide in fondo alla classe, voltata di schiena, intenta a cancellare la lavagna, immersa in una nuvola di gesso.
Fece per voltarsi ed uscire prima che lei potesse vederlo, ma urtò una seggiola con lo sperone, facendone tintinnare la stella.
Lei si voltò. “Non può stare qua: se ne vada!” urlo precipitandosi verso di lui.
Sorpreso da un attacco così deciso, Patrick reagì come neanche lui si sarebbe aspettato; appena la donna gli fu appresso, la afferrò per le braccia, la spinse al muro e la baciò, con forza, premendola con il suo corpo per non dare via di scampo alla poveretta.
Dopo un attimo di smarrimento che le sembrò durare una vita, Jane riuscì a divincolarsi, correndo sconvolta verso l’uscita e poi verso la banca. Un dubbio le nasceva dentro: lo aveva respinto con sufficiente veemenza? O aveva atteso troppo prima di allontanare quell’uomo dagli occhi trasparenti?
Stava entrando nel saloon quando una mano sulla spalla lo fermò bruscamente.
Il marito di Jane lo aveva raggiunto, concitato ed ansimante.
“La … la… lasci stare mia… mia… mia moglie!” balbettò, come gli capitava sempre quando si lasciava sopraffare dall’agitazione.
“Altrimenti?”
“A… a… altrimenti mi tro… mi tro… mi troverei costretto a… a… a chiedere soddisfazione!”
“E sia! Domani, al tramonto!”
“Non… non… non mi faccia a… a… aspettare” replicò il bancario simulando la spavalderia che non aveva. Le gambe in realtà gli tremavano più della lingua, ma non poteva, non doveva darlo a vedere.
“Charles, devi rinunciare! Ti farai uccidere!”
La discussione tra i coniugi stava diventando concitata.
“Non posso accettare che venga calpestato il tuo onore e mortificato il mio orgoglio!”
“Lascia stare l’orgoglio; ne ha rovinati più lui che il petrolio!” sentenziò la donna.
“Ti dimentichi che la banca ci ha insegnato ad usare le pistole, oltre che a darcele in dotazione, nella speranza di difendere la nostra vita e i loro interessi nel caso qualche delinquente avesse intenzione di effettuare qualche prelievo non autorizzato” cercò di scherzare Charles.
“Non fare lo stupido! Stiamo parlando della tua vita, … della nostra vita”
“Non ti preoccupare. Ho preso qualche informazione su quell’uomo e ho un piano. Se tutto va bene può darsi che non debba arrivare fino in fondo”.
Cos’aveva voluto dire? Jane non osava chiederlo ma il dubbio del pomeriggio continuava a roderle dentro.
Patrick sentì la porta della camera aprirsi di nuovo. Pregustandosi il bicchiere di liquore, riemerse con il viso dalla vasca quel tanto per vedere l’ombra del bancario avvicinarsi con la pistola in mano.
Lanciò uno sguardo al bordo della vasca per realizzare con terrore che aveva abbandonato la pistola sul pavimento; impossibile raggiungerla! Chiuse gli occhi impotente. Si era immaginato un duello differente!
“Le… le… le avevo detto di… di… di lasciare stare mia… mia… mia moglie!”
Bang! Un colpo solo risuonò nella stanza.
Non aveva nemmeno sentito dolore. Un tonfo! La stanza tremò. Riaprì gli occhi: il corpo dell’uomo giaceva sul pavimento, riverso faccia a terra. Sulla schiena, una macchia di sangue colorava di rosso la camicia.
In piedi, all’ingresso della stanza da bagno, si stagliava controluce la figura di Desirèe, con il bicchiere di whisky in una mano e una minuscola Derringer nell’altra, arma che teneva sempre nascosta nel reggicalze per placare i clienti troppo esuberanti.
Bang!
Il bicchiere cadde, spargendo mille schegge di vetro su tutto il pavimento, seguito dal corpo della ragazza.
Una donna si avvicinò; imbracciava ancora il Winchester a canne mozze con cui aveva sparato il colpo.
‘Quando una donna con la pistola incontra una donna con in fucile, la donna con la pistola è una donna morta!’ pensò Patrick.
“Puttana! Era mio marito!”
Jane riarmò l’arma facendo espellere il bossolo ancora fumante.
Patrick si sentì nuovamente perso. Niente avrebbe potuto salvarlo ora. Si lasciò sprofondare nella vasca come a voler attutire il dolore… insieme al rumore.
Jane scavalcò il corpo della ragazza… scavalcò il corpo del marito: “Stai attento a dove metti i piedi! È pieno di vetri qui” disse tendendo la mano a Patrick, per aiutarlo ad alzarsi.
La donna, la maestrina con la matita rossa, aveva fatto la sua scelta!