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Messaggio Da Different Staff Dom Dic 04, 2022 4:15 pm

Shanghai, 15 giugno 1872
«Salve, signor Parker. Le ho portato quanto promesso». L’uomo estrae da una tasca un cofanetto e lo apre lentamente. La bettola del porto di Wusong in cui si sono dati appuntamento è scarsamente illuminata da un paio di candele ma un pallido raggio di luce fa scintillare il contenuto della scatola.
«Come vede, è un rubino cinese, tagliato a goccia. Il taglio non ha la raffinatezza di quello dei tagliatori europei, ma la purezza e le dimensioni della gemma sono veramente fuori dal comune. Quando sarà di nuovo a Londra ne potrà ricavare una cospicua somma».
L’oggetto passa rapidamente di mano e il nuovo proprietario si alza dal tavolo, mormorando un frettoloso “grazie”.
«Signor Parker! Buon viaggio, mormorò l’uomo.
«Come?»
«Buon viaggio. Fra due giorni si parte. Buona fortuna».
«Ah sì, grazie», risponde Parker con un certo imbarazzo e raggiunge in fretta l’uscita.


A bordo del Cutty Sark, 18 giugno 1872
Sono Timothy Parker, il cuoco di bordo del Cutty Sark. Ho deciso di scrivere queste note di viaggio un po’ per sconfiggere la noia e un po’ la nostalgia della mia Cornovaglia. Ho lasciato a Falmouth mia figlia Emily, l’unico bene prezioso che mi è rimasto dopo la morte di mia moglie Ann. Siamo partiti ieri dal porto di Wusong a Shanghai con un carico di circa ottomila balle di tè e ci stiamo avvicinando allo stretto passaggio fra la costa cinese e l’isola di Taiwan.
La nave corre veloce: il solcometro ha fatto segnare punte di 16 e 17 nodi.
Dicevo della noia. Il mio lavoro non è facile: si tratta di sfamare nel miglior modo possibile una trentina di uomini; uomini che passano la giornata a mettere a segno trentaquattro vele, tante ne conta il Cutty Sark. Le scorte per il momento sono abbondanti ma andranno man mano assottigliandosi con il passare del tempo e delle miglia e nella rotta di circumnavigazione dell’Africa non sono molti i posti in cui è possibile attraccare con una certa sicurezza per fare rifornimenti. Per questo il mio lavoro richiede una certa fantasia.
Nonostante tutto credo di saperlo fare bene e, dopo tanti anni di attività, riesco anche a ritagliarmi alcune ore di riposo assoluto durante la giornata.
Il mio regno incontrastato è la cucina ed è qui che passo la maggior parte del tempo. Avrei potuto dormire insieme agli altri marinai, ma ho preferito ricavarmi un giaciglio nella stessa cucina, dove ho anche un tavolo, una sedia e l’occorrente per scrivere.
Ho un compagno di viaggio, piuttosto rumoroso, che non mi abbandona mai. È un corvo indiano che mi ha scelto come padrone due anni fa in uno scalo nel sud dell’India. Non è frequente questa strana scelta da parte di un uccello abituato a vivere in gruppi o colonie di simili. L’ho chiamato Albert in onore del compianto consorte della Regina.

22 giugno 1872
Stiamo navigando, con rotta sud-ovest, in direzione dello Stretto della Sonda, l’angusto passaggio fra Sumatra e Giava. Si procede ancora con piena velatura, visto che siamo riusciti a ottenere un certo vantaggio sul Thermopylae nella “Gara del tè”. C’è in palio il titolo di nave più veloce per il trasporto del tè. Il primo carico che arriva a Londra è quello che è pagato di più perché si presume che sia il primo raccolto e pertanto il migliore di qualità. Il capitano Moodie si sta impegnando al massimo, anche perché a lui spetterebbe, in caso di vittoria, un premio speciale di 100 sterline, una somma enorme.
Ieri l’equipaggio ha mangiato stoccafisso con legumi e gallette. Oggi sto preparando una zuppa nella quale c’è un po’ di tutto: patate, cipolle, pezzi di carne di maiale essiccato e gallette. È il piatto che è visto con maggior diffidenza, perché sanno che in quella che chiamano “sbobba” di solito ci vengono messi tutti gli avanzi dei giorni precedenti.
L’unico interessato alla preparazione è Albert che non perde mai di vista la carne: sa che qualcosa toccherà anche a lui. È abbastanza educato, Albert, ma è meglio non lasciare in giro incustodito qualche pezzo di carne, se non si vuole che sparisca in fretta. Proprio non sa resistere.

27 giugno 1872
Siamo molto vicini al Borneo, all’altezza di Sarawak. Il capitano sta cercando la rotta più breve e sembra ormai evidente che continuando con queste andature il Thermopylae non potrà raggiungerci. C’è una certa euforia a bordo.
In questo viaggio mi sono portato anche un grosso vaso di petunie che ho sistemato al giardinetto della nave, insieme alle piante aromatiche che mi servono in cucina. Le petunie sono i fiori preferiti da Emily e prendermi cura di loro è un po’ come essere vicino a lei.
Tutte le sere, all’imbrunire, salgo sul ponte per dare un po’ d’acqua alle piante e a ripulire il vaso di petunie da fiori e rametti secchi. Confesso che provo perfino a parlare con quei fiori, come se parlassi alla mia bambina.
Gli uomini di guardia mi prendono un po’ un giro per questo. Mi dicono: «Che fai Timothy? Parli con i fiori? Non ti bastano più le chiacchierate con Albert?»
Io rispondo loro: «Attenti ragazzi a quello che mangerete domani. Giù in cucina passano dei topi enormi!»
30 giugno 1872
Lo stretto della Sonda si intravede all’orizzonte. Il tempo fino a oggi ci è stato favorevole, così come il vento, un vento fresco da nord-est che ha dato il giusto aiuto al capitano Moodie.
È quasi buio: le piante e le mie petunie mi aspettano. Albert viene sempre con me per questa operazione e capisce sempre, da impercettibili segnali, quando è arrivato il momento.
La mia ragazza soffre da tempo di una grave malattia che le impedisce di muoversi, di camminare. Dovrei portarla a Londra per farla curare da un medico molto famoso per questo genere di malanni ma occorrono molti soldi. Spero proprio che al mio ritorno in Inghilterra, dopo più di otto mesi di lontananza, riuscirò a farla curare; anche grazie ai soldi che riporterò da questo viaggio.
Ho una fotografia di Emily che custodisco come una reliquia. Ogni tanto la tiro fuori dalla scatola in cui conservo anche quella gemma preziosa e la guardo a lungo. Ho notato che ogni volta che lo faccio, Albert vola dal solito sgabello su cui è appollaiato e viene sulla mia spalla: sembra che anche lui guardi con interesse quell’immagine.
Dalla fotografia si vede bene Emily nella solita poltrona che la tiene un po’ sollevata. I suoi lineamenti sono perfetti, come gli occhi, anche se il suo sguardo esprime malinconia. Accanto a lei la mia Ann che la guarda amorevolmente. Dietro di loro un bel vaso di petunie che non mancano mai in casa nostra.


7 luglio 1872

Abbiamo attraversato da alcuni giorni lo stretto della Sonda e ora ci troviamo in pieno Oceano Indiano. Da un bel po’ non c’è più terra in vista da nessuna parte. Il Cutty Sark procede sulla rotta ovest-sud-ovest puntando sull’estremità meridionale del Madagascar. Il tempo è abbastanza fresco, ci avviciniamo al tropico del Capricorno e da queste parti questi sono i mesi invernali.
La novità è che il tempo sta peggiorando ogni giorno di più, cresce l’intensità del vento che supera i 30 nodi, con un mare forza 5. Abbiamo ridotto la velatura.
Non è affatto facile preparare qualcosa in cucina in queste condizioni. Si dovranno accontentare di un pasto freddo. Avevo pensato di fare la festa a qualche pollo di quelli che tengo nelle stie nello sgabuzzino della cambusa. Ne prendo sempre qualche dozzina prima di ogni partenza. Quando tiro il collo ai polli lo faccio sempre quando Albert non mi vede. Sarò stupido, ma la prima volta che l’ho fatto davanti a lui ho percepito nel suo sguardo un po’ di preoccupazione.


15 luglio 1872

Il capitano Moodie ha detto che, secondo i suoi calcoli dovremmo avere un vantaggio incolmabile sul Thermopylae e mi ha ordinato di preparare un pasto speciale per festeggiare. Stavolta i polli non hanno avuto scampo. Ho preparato anche un dolce con quello che avevo a disposizione: farina, uova, zucchero e vaniglia del Madagascar.
Stasera, quando andrò sul ponte, avrò molte cose da fare. Dovrò sistemare un po’ meglio le mie piante e soprattutto proteggere e mettere in sicurezza le petunie dalle raffiche di vento e dalle intemperie.

16 luglio 1872
La notte è stata molto agitata. Alla prima oscurità siamo stati svegliati dalla campana che suonava l’allarme. Si è improvvisamente spezzata la pala del timone e il timoniere si è trovato nell’impossibilità di governare. Il capitano ha fatto ulteriormente ridurre la velatura e stiamo procedendo cercando di mantenere la rotta grazie alle manovre sulle vele.
C’è stato un acceso diverbio a bordo. Sta viaggiando con noi John Willis, il fratello dell’armatore. Il signor Willis ha ordinato al capitano Moodie di fare rotta su Città del Capo per eseguire le riparazioni necessarie, ma il capitano si è rifiutato. Fermarsi vuol dire perdere la Gara del tè e, perso per perso, ha preferito continuare in questo assetto di fortuna, in attesa che il carpentiere di bordo, Henry Henderson, costruisca un nuovo timone utilizzando il legname e la ferramenta disponibile sulla nave.

22 luglio 1872
Dopo sei giorni di lavoro il vecchio Henderson è riuscito a rimettere il timone al suo posto. Non è stato semplice lavorare ininterrottamente con il mare agitato, ma il Cutty Sark, doppiato il Capo di Buona Speranza, ha ripreso la consueta andatura in piena efficienza.
Tuttavia il morale dell’equipaggio non è più quello delle prime settimane.
Tre giorni fa, mentre era in corso la riparazione del timone, è stata avvistata la sagoma inconfondibile del Thermopylae: ci stava raggiungendo, cosa che è avvenuta due giorni fa.
Il sorpasso ha spento ogni speranza sull’esito della gara.

27 agosto 1872
Dopo più di un mese provo a scrivere ancora qualcosa sulla mia vita a bordo. In realtà non è accaduto niente di interessante. Abbiamo costeggiato la parte occidentale del Sud Africa e tagliato il Golfo di Guinea. Alcune giornate di calma piatta equatoriale hanno rallentato molto l’andatura, rendendo tutto più noioso. Più che ci avviciniamo a destinazione e più che aumenta l’impazienza dell’equipaggio e anche la mia. Non ho più notizie di Emily da molto tempo e non desidero altro che rivederla, passare del tempo con lei e fare tutto quello che è necessario per aiutarla.
Quanto alle mie petunie, stanno riprendendo vigore dopo i lunghi giorni di tempesta. La temperatura più calda e le mie cure hanno fatto il miracolo.
Anche Albert mi è sembrato irrequieto. Un giorno, quando eravamo molto vicini alla Namibia, si è alzato in volo, cosa che fa raramente, e l’ho visto sparire. Ho creduto che non tornasse e invece poco dopo l’ho visto rientrare. Anche lui, come noi, aveva bisogno di evadere.

16 ottobre 1872
Abbiamo imboccato la Manica e stiamo già fiutando l’aria di casa. Soprattutto io, che mi sono commosso quando siamo passati proprio davanti a Falmouth. Arriveremo dopodomani al porto di Londra. Dovrò trattenermi un paio di giorni per espletare tutte le pratiche di sbarco, riscuotere il salario dall’armatore e trovare un commerciante di preziosi per vendere il mio rubino. Solo allora potrò tornare a Falmouth dalla mia Emily. Ho deciso che non mi imbarcherò più per periodi così lunghi.

Londra, 19 ottobre 1872

Siamo pronti, io e Albert, ad affrontare l’ultimo tratto di strada che ci separa da casa. Ho venduto la mia gemma a un prezzo più che ragionevole e ora mi trovo con una somma di denaro in tasca che non ho mai avuto in vita mia. Spero davvero che mi sarà utile per dare una vita migliore a Emily.
Siamo arrivati in porto il 17 ottobre, dopo 122 giorni di navigazione, esattamente sette giorni dopo il Theromopylae. Abbiamo perduto la gara ma abbiamo ricevuto un’accoglienza trionfale. Il capitano e l’equipaggio hanno avuto i complimenti per quello che avevano fatto durante la navigazione e Henderson ha ricevuto un premio di 50 sterline per il suo lavoro.
È stata una grande consolazione per me. Mi aiuterà a sopportare meglio il rimorso per essere sceso, per la prima volta nella vita, a compromessi con la mia coscienza e per aver compiuto quell’atto di sabotaggio. L’ho fatto a fin di bene. Che Dio mi perdoni.
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Messaggio Da Arunachala Lun Dic 05, 2022 8:10 pm

punteggiatura da rivedere in molti casi, qualche ripetizione di troppo.
queste le annotazioni sulla stesura.
la storia non manca, anche se un poco oscura, e le descrizioni sono buone.
quel che mi manca è l'emozione dei protagonisti, che proprio non mi arriva.
è vero che si tratta di un resoconto di viaggio, ma è puramente descrittivo dell'accaduto senza riuscire a entrare nello spirito.
un discreto lavoro, certo, ma niente di più

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Messaggio Da SuperGric Lun Dic 05, 2022 10:27 pm

Bel racconto marinaro, colmo di nozioni sul mare, sulle rotte e sulla navigazione ottocentesche. Molto affascinante. Erudito.
La lettura è scorrevole e porta ad andare avanti per la curiosità di conoscere altri dettagli sulla navigazione e sulla storia.
Piaciuto molto il colpo di scena finale che si riaggancia all’incipit e lo chiarisce.
Ho apprezzato meno la narrazione in prima persona. Non capisco perché il protagonista stia scrivendo: non è un diario perché troppo ricco di spiegazioni, non è uno scritto destinato alla divulgazione perché troppo personale e soprattutto, se stampato, la rivelazione finale / auto denuncia non avrebbe senso.
Comunque, a parte questa cosa della prima persona, pollice in su, per me.
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Messaggio Da Petunia Mar Dic 06, 2022 12:16 pm

Un racconto dai rimandi affascinanti alla letteratura di genere di fine secolo. Il mare, le rotte de te, le gare tra le varie compagnie per ottenere il miglior vantaggio. La storia, per quanto ho potuto informarmi, trae spunto da fatti realmente accaduti e che coinvolgono proprio le navi che hai sapientemente descritto.
Mi è piaciuto il modo in cui ha inserito la gemma, elemento che apre e chiude la storia conferendole appieno il diritto di esserci e dare senso alla narrazione.
Il mare e i termini marinareschi mi affascinano ma purtroppo, come si dice dalle mie parti, “un ci capisco nulla” per cui non sono in grado di giudicare la veridicità di quello che hai scritto, ma a lume di naso, se hai affrontato una storia di questo tipo significa che hai una preparazione accurata in tal senso.
Ottimo racconto, perfetto per il genere. La cucina c’è e il cuoco pure.
Complimenti.
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Messaggio Da Nellone Mer Dic 07, 2022 12:04 pm

Un racconto molto classico, nel senso più puro del termine, che però mi lascia alcune perplessità. La prima: se fosse stata una forma epistolare avrebbe potuto anche starci, ma in un diario (come sembra il racconto) stona decisamente la parte del 18 giugno, in cui si vanno ad elencare le proprie faccende quotidiane; è un po’ come se scrivessi in un diario “mi sono alzato, ho fatto colazione, sono andato in ufficio, ecc…”. La seconda: non si capisce bene il motivo del rimorso di coscienza. Che sia legato all’elargizione della pietra da parte del signor Parker? È una supposizione che faccio, ma non ne ho la certezza. Chiudendo il racconto con un “comunque, signor Parker, grazie di tutto!”, ad esempio, si sarebbe dipanati molti dubbi. La forma di scrittura, semplice e lineare, la trovo perfettamente intonata a un personaggio austero come un marinaio, di certo non troppo incline ai piagnistei o alle raffinatezze stilistiche. I paletti ci sono tutti, pur senza essere i veri protagonisti del racconto. Genere centrato, che offre un punto di vista inaspettato e che si concentra sulla competizione piuttosto che sui luoghi visitati: un’idea senz’altro intelligente e originale. Nel complesso l’autore ci sa fare e ha studiato molto prima di scrivere questo racconto, che tuttavia mi lascia ancora un po’ perplesso.

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Messaggio Da Byron.RN Mer Dic 07, 2022 3:32 pm

Un racconto interessante, scritto in modo lineare e pulito.
All'inizio ho riscontrato questa discordanza verbale:
«Signor Parker! Buon viaggio, mormorò l’uomo.
Ti è scappato un passato, visto che la narrazione è tutta al presente.
E dopo viaggio ti sono scappate pure le caporali che proprio non ci sono.
Per il resto non ho trovato altri errori di forma.
La storia mi è piaciuta, si lascia leggere davvero bene.
Forse manca un pò di mordente. La mancanza di dialoghi dovuta alla forma diaristica che hai adottato probabilmente trasmette questa sensazione, penalizzando un pò lo scritto.
Il finale giunge inaspettato e ci sta bene. Se ho interpretato bene il cuoco ha ricevuto il rubino da quelli del Thermopylae. È una svolta che ci sta davvero bene e l'hai resa plausibile con le problematiche della figlia di Parker.
Chiudo dicendo che mi sarebbe piaciuto che Albert avesse avuto più spazio nella storia, ma questo è solo un mio desiderio.
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Messaggio Da tommybe Gio Dic 08, 2022 10:45 am

Chissà se questa gara ci sia stata davvero. Tu, autore, la racconti molto bene. Certamente chi scrive un diario di bordo non darà mai tutte quelle spiegazioni, ma a me sono piaciute, come tutto il racconto. E quella specie di 'combine' con la nave avversaria non stona affatto.Complimenti.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Lun Dic 12, 2022 3:57 pm

Che bella storia marinara. L'hai saputa rendere alla perfezione. Bella anche l'idea che lui saboti il timone per rientrare in sicurezza altrimenti la foga della corsa del famoso Cutty Sark li avrebbe portati senz'altro al naufragio. Da buon marinaio mi è piaciuto moltissimo e meriti senz'altro un premio.
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Messaggio Da Danilo Nucci Mer Dic 14, 2022 8:52 am

Un altro racconto indubbiamente di genere odeporico (quanto mi garba questo aggettivo!)
Gli elementi scelti sono il corvo, le petunie e la gemma, che sono fra quelli più utilizzati anche perché più generali e meno strettamente collegati al Forum.
Ho notato anch’io un passato remoto in un periodo al presente, probabilmente sfuggito al vaglio finale.
Ho apprezzato la storia incentrata su un sabotaggio effettuato dal cuoco per ragioni economiche ma tutto sommato per uno scopo onorevole, quello di salvare la figlia. Elemento che credo sia di fantasia, al contrario della vicenda sullo sfondo che, come ho potuto riscontrare, sembra corrispondere fedelmente alla realtà.
Ho letto che il Cutty Sark è visitabile a Londra e mi hai fatto venire la voglia di vederlo.
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Messaggio Da Arianna 2016 Sab Dic 17, 2022 4:17 pm

Quelli che secondo me sono i punti di forza di questo racconto:
- l’originalità: al momento, è l’unica cucina su una nave che ho trovato
- inserire una sorta di sottotrama “gialla” con finale a sorpresa in un racconto che narra di un viaggio in mare
- la cosa davvero forte: il finale a sorpresa (anche se, lo confesso, per capire bene il riferimento finale, dopo la prima lettura, ho sbirciato i commenti degli altri; ma devo dire che ho letto la prima volta il racconto a notte fonda, un po’ addormentata)
- mescolare storia, viaggio e un piccolo elemento giallo che va a spiegare un fatto storico; unire poi questo elemento giallo alle vicende personali di un personaggio
 
La scrittura è corretta e il racconto si legge bene.
Mi rendo conto che la scelta della narrazione diaristica è stata un po’ obbligata, per dire tutto quello che era necessario, ma forse a tratti diventa eccessivamente dettagliata, perché il lettore percepisce che tutti questi dettagli sono messi per spiegare le cose a lui, suonano come non naturali in una scrittura che sarebbe destinata a se stessi.
 
In sintesi, un buon lavoro, che non mi ha preso molto per gusti personali, ma di cui riconosco i meriti.
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Messaggio Da FedericoChiesa Dom Dic 18, 2022 10:11 am

L'inizo crea un'aspettativa che sembra persa durante tutto il racconto, per ricomparire solo nelle ultime righe.
In mezzo un diario di bordo che trasmette poche emozioni (ma forse è corretto sia così) ma anche pochi avvenimenti, per cui togliendo la descrizione di due o tre giornate niente cambierebbe.
La cucina è perfettamente inserita e nel diario avrebbe potuto essere anche più presente, con qualche rissa o malattia, per dare un po' di brio alla navigazione.
Comunque lavoro positivo e ben scritto.
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Messaggio Da ImaGiraffe Mar Dic 20, 2022 8:28 am

Un racconto onesto. Scorre via con piacere e tutti gli elementi dello step sono stati utilizzati in maniera adeguata e semplice. 
È un piacere leggere un odeporico classico e ben strutturato.
La cucina è una cucina, il protagonista è un cuoco quindi anche in questo caso l'utilizzo della stanza è appena sufficiente ma nulla di più.
Quello che mi sarei aspettato è un pochino più di trama e pancia. Alla fine se lui è stato corrotto nel suo diario magari si poteva scorgere una certa tensione. L'ansia di essere scoperto poteva essere un'emozione adatta su cui giocare. 
Così va tutto liscio, troppo liscio. 
Se lui è l'artefice del sabotaggio poteva essere un sabotaggio culinario. 
Insomma a questo racconto serviva un pizzico di pepe in più.
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Messaggio Da Akimizu Mar Dic 20, 2022 5:25 pm

Ciao autore, ho letto davvero con piacere il tuo racconto. Mi ha ricordato un romanzo che ho letto da poco di Turton, "il diavolo e l'acqua scura", un mistery ambientato nel '600 a bordo di una nave olandese della compagnia delle Indie orientali. Davvero una bomba. Certo, nel tuo racconto non c'è una vera e propria indagine, ma anche il colpo di scena finale, che capovolge ciò che fino a un minuto prima davi per scontato, me lo ha ricordato. A onor del vero ti faccio anche i complimenti perché hai saputo tenere nascoste le carte senza però barare. Insomma, un amo lo hai lanciato, quando ci parli in anticipo del "movente", ovvero Emily, e anche il primo paragrafo, oscuro ma non troppo, è stato gestito benissimo. Unica cosa che non ho molto apprezzato è il diario, anche perché solo una parte del testo lo è, non so, avrei provato a scriverlo senza ricorrere a questo espediente, giusto per vedere come veniva, anche perché alcuni passaggi risultano davvero forzati. Comunque per me questo è davvero un lavoro riuscito, complimenti e a rileggerci!
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Messaggio Da caipiroska Mar Dic 27, 2022 11:02 pm

Molto bello questo racconto!
A me è piaciuta l'atmosfera di calma piatta che trapela dalle parole: in definitiva è anche un pò come m'immagino quei lunghi e noiosi viaggi per mare, dove senz'altro passavano settimane senza che succedesse niente, con i nervi sempre all'erta perchè il contrattempo poteva arrivare inaspettato e infausto.
Nel testo trapela con forza il senso d'attesa, dove ognuno si aggrappa al ricordo più caro per dare un senso al lungo viaggio.
La sorpresa del sabotaggio finale è un valore aggiunto non da poco che dona al testo quel guizzo finale che lo rende davvero interessante.
Credo però che la struttura del testo non sia stata perfettamente progettata: a mio parere la forma diaristica non riesce a rendere a tutto tondo le varie emozioni contrastanti che senz'altro albergavano nel cuoco. Forse il testo avrebbe funzionato meglio come flusso di coscienza, dove le preoccupazioni e i turbamenti di Parker avrebbero avuto più spazio di movimento.
Però è anche vero che il signor Parker che trapela dal racconto, così abbottonato, così concentrato nel descrivere le poche cose fuori dall'ordinario durante la traversata, attento a nascondere i suoi veri pensieri e l'ansia per ciò che deve fare, questo cuoco malinconico e perso nel ricordo della figlia ci può anche stare, soprattutto quando scopriamo la vastità del segreto che custodisce.
Un racconto che viene ribaltato all'improvviso dall'ultima riga, da quella rivelazione finale che mi è piaciuta tantissimo e che ha allo stesso tempo il ruolo di destabilizzare il testo e contemporaneamente indirizzarlo nella direzione giusta.
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Messaggio Da Asbottino Mer Dic 28, 2022 10:27 am

Inizio con un dubbio stupido: ma il corvo indiano esiste? Perché io conosco il merlo indiano, ma merlo e corvo sono due bestie decisamente diverse. Oltretutto non credo che il corvo sia facilmente addomesticabile.
Dei tre elementi, corvo petunia gemma, è l'ultima che trovo inserita meglio nella storia. Del corvo mi restano i dubbi di sopra e in quanto al fiore serve come legame con la figlia, ma forse in una storia pensata al di fuori del contest non avresti davvero inserito delle piantine di petunia su una nave. Oltretutto credo siano estremamente delicate.
La cucina a bordo è invece una bella idea, un'altra cucina viaggiante che permette di unire la stanza al genere scelto. Anche se ti concentri in realtà sul cuoco e sul mestiere di nutrire una ciurma più che sulla stanza in sé.
Il genere mi sembra ben centrato. il diario è sicuramente un modo efficace, anche se frammentato, di descrivere le tappe di un viaggio.
La sottotrama gialla è apprezzabile e rende il racconto di viaggio parte di una narrazione più ampia.
Nel complesso è un buon racconto. Forse gli manca un po' di mordente, di confronto, di conflitto. Di nuovo il diario è ottimo per scandire le tappe della navigazione ma ovviamente offre un punto di vista unico e limitato e sbarra la strada a qualunque dialogo. Così il racconto risulta un po' monocorde.

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Messaggio Da Susanna Gio Dic 29, 2022 12:12 am

Che sia un racconto di viaggio non ci sono dubbi. Corvo, gemma sono stati inseriti bene, il corvo ha sostituito il classico pappagallo, mentre la petunia è un po’ forzata. Per di più il corvo indiano, che ben si adatta al vivere con l'uomo (anche sfruttandone le risorse), diventa un comodo "tritarifiuti".

La cucina è il luogo di lavoro del protagonista, dove ha trasferito anche quelle piccole attività per cui avrebbe avuto altri spazi ma che, molto prostep devo dire: per esempio redigere una sorta di diario di viaggio.
Mi trovo un po’ perplessa nel definire cosa non mi ha convinto di questo racconto (ho divorato i romanzi di Wilbur Smith, facendo davvero le ore piccolissime su carovane che hanno attraversato l’Africa…). Da un racconto con questa ambientazione fisica e temporale - sia pure considerando lo spazio disponibile - mi sarei aspettata qualcosa di più “forte”.
Con tutti gli inconvenienti che un simile viaggio all’epoca poteva nascondere - rotte difficili e insidiose, mezzi tutto sommato fragili, uomini che potevano contare solo su sé stessi e sull’esperienza dei comandanti, per non parlare dei problemi di convivenze forzate in spazi ristretti - i problemi narrati scivolano via quasi come fossero normale amministrazione.  Eppure potevano decidere della sorta di tutti.
Per il mio sentire, ovviamente, è il racconto di un cuoco che fa il cuoco, che pare vivere superficialmente il tutto, preoccupato sì per il buon esito del viaggio, ma chiuso dentro al suo ruolo, senza una partecipazione “forte” alla vita di bordo e ai problemi che ne derivano.
Spero che la Penna non se ne abbia troppo a male: con lo spazio disponibile, un racconto con questa “succosa” ambientazione  era davvero una sfida.
Non ho ben capito, scusami Penna, il motivo per cui il cuoco ha compiuto il sabotaggio. Per poter fare dell’amico carpentiere un eroe? Un grossissimo azzardo, poteva non finire così bene.
Note
Qualche incertezza sulla punteggiatura, in particolare sulle frasi di una certa lunghezza, e qualche piccolo refuso
una chiusa di dialogo mancante
per sconfiggere la noia e un po’ per la nostalgia
nella stessa cucina ---leggo meglio nella cucina stessa
sistemato al giardinetto --- sistemato nel giardinetto
Albert viene sempre con me per questa operazione e capisce sempre -- due sempre molto ravvicinati
che tengo nelle stie nello sgabuzzino -- leggo meglio che tengo in stie nello sgabuzzino (sgabuzzino mi ricorda un ambiente piccolo, qui si parla di qualche dozzina di galline)
Ci sono poi frasi un po’ infelici nella costruzione, ad es.
Spero proprio che al mio ritorno in Inghilterra, dopo più di otto mesi di lontananza, riuscirò a farla curare;
Forse gira meglio
Spero proprio, al mio ritorno in Inghilterra dopo più di otto mesi di lontananza, di riuscire a farla curare.
detto che, secondo i suoi calcoli, dovremmo --- manca una virgola.

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Messaggio Da Achillu Ven Dic 30, 2022 12:38 pm

Ciao Aut-

Mi fido della tua ricostruzione storica della rotta del Cutty Sark. Ti segnalo però che l’isola di Taiwan nel 1872 si chiamava ancora Formosa, quindi prova a dare una ricontrollata generale.
Ho trovato due ripetizioni molto evidenti: "Il mio regno incontrastato è la cucina [...] ricavarmi un giaciglio nella stessa cucina" e "non perde mai di vista la carne [...] meglio non lasciare in giro incustodito qualche pezzo di carne".
Ho notato anche Thermopylae in corsivo la prima volta che lo citi; non ce n'è bisogno, e infatti nemmeno Cutty Sark è mai scritto in corsivo.
A parte l'inizio e forse la fine, il racconto ha più di un genere: oltre all'odeporico ci sono dentro lo storico e anche il "genere diario" (qui ho bisogno di un ineffabile intervento per sapere il nome corretto). Il tutto secondo me è ben amalgamato; mi resta per l'appunto il dubbio sul finale in prima persona mentre l'inizio è in terza, perché mi sembra evidente che il finale non sia scritto sul diario (o forse lo interpreto io così).
La trama è chiara e non ho trovato buchi. Anche la rivelazione finale mi trova allineato nonostante la gemma non venga citata se non all'inizio e alla fine; il tutto è molto in stile "Agatha Christie". L'unico dubbio, se si può chiamare così, è se il cuoco di bordo potesse avere le competenze per sabotare il timone. Ma non è essenziale.
Per quanto riguarda i paletti, le petunie non si sono integrate con il resto. La cucina c'è, anche se non essenziale. Il corvo invece aggiunge il giusto colore alla narrazione. La gemma invece è protagonista della trama, anche se non del racconto. Genere odeporico "più" e ben architettato.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da paluca66 Ven Dic 30, 2022 4:25 pm

Errori / refusi quasi inesistenti, complimenti!
Segnalo soltanto:
«Signor Parker! Buon viaggio, mormorò l’uomo.
manca la chiusa dei caporali e il verbo è al passato remoto anziché al presente come il resto del racconto.
Gli uomini di guardia mi prendono un po’ un giro per questo
Io rispondo loro: «Attenti ragazzi a quello che mangerete domani. Giù in cucina passano dei topi enormi!»
30 giugno 1872
Lo stretto della Sonda si intravede all’orizzonte.
Hai dimenticato la spaziatura prima e dopo la data.
Una buona scrittura per un giornale di bordo forse un po' troppo acculturato per un semplice cuoco.
Paletti ben presenti, ottimi il genere e la cucina, molto buoni anche gli altri tre con la gemma, per ovvii motivi, in primo piano anche se compare solo all'inizio e alla fine.
La storia mi è piaciuta? ni.
Anche se ultra sfruttata, l'idea del protagonista che si vende a fin di bene ha sempre il suo fascino e a tal proposito inizio e fine del tuo racconto sono "esemplari".
Purtroppo è quello che ci sta in mezzo che mi ha un po' annoiato a lungo andare; non succede quasi nulla e forse è giusto così per dare l'0esatta misura di quanto accadeva in quei lunghi viaggi ma a me lettore rimane molto poco e me ne dispiace.

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Messaggio Da Fante Scelto Lun Gen 02, 2023 12:47 pm

Ma quanto mi è piaciuto il colpo di scena finale: e chi se lo ricordava più il paragrafo iniziale!
Secondo me, autore, hai costruito molto bene questo plot twist inaspettato, anche se mi sorge qualche dubbio sul fatto che il premio per la vittoria nella gara del tè possa valere più di una gemma di dimensioni fuori dal comune, rendendo vantaggioso per il Thermopylae proporre l'affare.
Ma è una mia personale perplessità che poco o nulla toglie alla tua intuizione.

Ciò che funziona meno nella storia è la forma diaristica, che da un lato scandisce bene le tappe dando il senso di progressione del viaggio, dall'altro però elimina i dialoghi ed enfatizza il fatto che non succeda poi molto in questa traversata (realistico ma penalizzante per una storia breve, potenzialmente avvincente).
Infine, ma si sposa con il primissimo paragrafo, che non fa chiaramente parte del diario.
Non sono convintissimo, ma non riesco neppure bene a formulare un'alternativa, per cui lo teniamo buono così.

Quando il narratore definisce Emily "la mia ragazza", traducendo forse letteralmente "my girl" come lo userebbe in effetti un anglofono, mi sono confuso per un lungo attimo e ho interrotto la lettura, perché non capivo chi fosse questa fidanzata apparsa improvvisamente dal nulla. Poi ho messo assieme i pezzi e capito l'inghippo.

Bene lo stile, efficace quanto basta.

Molto bene i paletti.
Le petunie sono forse quelle un po' più al servizio della necessità, mentre gemma e corvo sono inseriti con grande naturalezza e quasi non mi sono accorto del loro inserimento.
Non conoscevo il corvo indiano, che esiste davvero, tra l'altro catalogato nel 1817. Qualche tempo fa avevo la mezza intenzione di acquistare un corvo come animale domestico e mi ero documentato sulle varie tipologie.
Per la cronaca ho poi rinunciato causa difficoltà di tenere uccelli ad alto tasso di vocalità in appartamento e virato su altra tipologia di bestia, molto meno rumorosa.

In definitiva, comunque, il racconto mi è piaciuto molto sotto quasi tutti i punti di vista, e prende per parte mia un voto piuttosto alto.
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Messaggio Da Molli Redigano Mer Gen 04, 2023 11:30 pm

Mi perdonerà l'Autore, ma io non ho capito il perché del sabotaggio di Parker. Vero, l'unico motivo plausibile è un atto di corruzione da parte dell'equipaggio avversario, ma perché corrompere i cuoco anziché direttamente il carpentiere di bordo? Vero che Parker aveva bisogno di soldi per curare la figlia, ma non mi sembra che questo aspetto fosse di pubblico dominio.

Non bisogna farsi troppe domande. Un diario di viaggio non riuscito completamente secondo me. Manca di mordente, l'ho trovato piatto un po' come tutti i giorni di navigazione sofferti da Parker e dall'equipaggio della nave. La competizione non sembra sgonfiarsi, ma non gonfiarsi mai, come fosse un aspetto secondario anziché essere il vento che doveva gonfiare le vele della nave in gara.

Grazie

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Messaggio Da vivonic Dom Gen 08, 2023 12:15 pm

A me questo racconto è piaciuto molto.
Trovo che sia un testo in cui ogni cosa è al posto giusto, a cominciare dai fantomatici paletti.
Non c'è qualcosa che non mi convince o che avrei fatto in maniera diversa, quindi è difficile dare un giudizio, perché alla stessa stregua non ho nemmeno esclamato il classico "wow" di quando si legge un pezzo che ti smuove tutto.
Confesso di aver cercato su internet se esistesse il corvo indiano (anche perché, se fosse stato un merlo, avremmo dovuto ritenere il racconto non ammissibile - ma avremmo sicuramente chiesto un secondo invio, corretto il problema).
Alla fine è un buon racconto dal punto di vista formale. Non so se la classifica lo premierà dal punto di vista del gusto personale dei partecipanti, ma sono sicuro che tutti noi lo abbiamo letto con piacere.

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Messaggio Da Menico Lun Gen 09, 2023 4:42 pm

Una bella storia, plausibile e scritta con competenza, anche se trovo la forma poco scorrevole. Mancano i dialoghi che, d'altronde, non sono compatibili con la scelta del diario personale. Bel risvolto umano dell'uomo che va contro i suoi principi morali e la sua coscienza per dare una speranza di vita migliore all'amata figlia.

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La gara del tè Empty Foto di Henry Peach Robinsono 1858

Messaggio Da Danilo Nucci Ven Gen 13, 2023 10:22 am

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Messaggio Da Danilo Nucci Ven Gen 13, 2023 10:23 am

Grazie a tutti per i commenti.
Questa bella foto d'epoca mi ha dato l'idea del racconto.
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