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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: 100x100 :: 100x100 - Il Ritorno
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Di niente @Susanna.
Comunque è facile trovare esempi tipo "tiro ad effetto" anche nei libri degli editori più quotati (Einaudi, Mondadori...).
Un'altra espressione molto usata, anche se sbagliata, è "ad esempio", facilmente evitabile con "per esempio", che è anche più corretto.
Non ci sono più gli editor di una volta...
M.
Comunque è facile trovare esempi tipo "tiro ad effetto" anche nei libri degli editori più quotati (Einaudi, Mondadori...).
Un'altra espressione molto usata, anche se sbagliata, è "ad esempio", facilmente evitabile con "per esempio", che è anche più corretto.
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M. Mark o'Knee- Padawan
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Le norme ortografiche si modificano nel tempo. La lingua italiana solo di recente ha acquisito una certa regolarità di base che comunque non è immutabilità. In realtà, la "d" eufonica era non solo strausata ma addirittura considerato non corretto non usarla fino a qualche decennio fa. Io sono cresciuta abituata ad usarle (anche qui, ad esempio, mi viene naturale metterla; devo pensarci coscientemente, per toglierla: "a usarle") e, se si leggono libri pubblicati non di recente, si trovano ovunque, proprio nei grandi autori. Adesso si è abbastanza stabilizzata la norma di lasciarla solo appunto, come dicevate, per separare vocali uguali, però ricordo di avere trovato che ci sono alcune eccezioni. Una di queste è proprio "ad esempio", che infatti io ho deciso di continuare a scrivere così.
Comunque secondo me le "d" eufoniche non sono da stigmatizzare in assoluto: al momento, non sono considerate un errore ortografico (a meno che siano messe proprio in quei casi assolutamente vietati) ma semplicemente una grafia un po' antiquata che gli editori adesso cercano di evitare.
Addirittura si arriva a degli eccessi, cioè a toglierle ovunque, anche dove invece svolgono davvero la funzione di agevolare e rendere più piacevole la lettura, cioè tra vocali uguali. In realtà, un utilizzo di questo genere si trova anche in certi autori dell'Ottocento, dove forse, all'interno di una lingua che si stava creando come lingua d'uso, la norma ortografica era davvero variabile e personale.
Ho letto di recente La famiglia Manzoni di Natalia Ginzburg, e ho trovato davvero interessanti gli stralci delle lettere della seconda moglie di Manzoni, Teresa, piene di indicazioni al figlio di primo letto (quindi figliastro di Manzoni), Stefano, perché correggesse il suo uso linguistico adeguandosi all'uso toscano, dato che il marito stava appunto facendo questo con la lingua del romanzo. La cosa interessante è che le correzioni di Teresa andavano di solito nel senso opposto a quello in cui invece poi sarebbe andata la lingua italiana. Ad esempio, scriveva a Stefano di non dire "buonissimo", ma "bonissimo", perché così era nell'uso toscano.
Comunque secondo me le "d" eufoniche non sono da stigmatizzare in assoluto: al momento, non sono considerate un errore ortografico (a meno che siano messe proprio in quei casi assolutamente vietati) ma semplicemente una grafia un po' antiquata che gli editori adesso cercano di evitare.
Addirittura si arriva a degli eccessi, cioè a toglierle ovunque, anche dove invece svolgono davvero la funzione di agevolare e rendere più piacevole la lettura, cioè tra vocali uguali. In realtà, un utilizzo di questo genere si trova anche in certi autori dell'Ottocento, dove forse, all'interno di una lingua che si stava creando come lingua d'uso, la norma ortografica era davvero variabile e personale.
Ho letto di recente La famiglia Manzoni di Natalia Ginzburg, e ho trovato davvero interessanti gli stralci delle lettere della seconda moglie di Manzoni, Teresa, piene di indicazioni al figlio di primo letto (quindi figliastro di Manzoni), Stefano, perché correggesse il suo uso linguistico adeguandosi all'uso toscano, dato che il marito stava appunto facendo questo con la lingua del romanzo. La cosa interessante è che le correzioni di Teresa andavano di solito nel senso opposto a quello in cui invece poi sarebbe andata la lingua italiana. Ad esempio, scriveva a Stefano di non dire "buonissimo", ma "bonissimo", perché così era nell'uso toscano.
Arianna 2016- Cavaliere Jedi
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Re: 100x100
Un altro esempio di stabilizzazione recente è il "do" non accentato. Se si leggono libri pubblicati fino alla fine degli anni Settanta, "do" è spesso accentato.
Qualche anno fa si gridò allo scandalo, durante una prova di Italiano di terza media, perché nella traccia utilizzata c'era un "do" con l'accento, senza tenere conto che, appunto, il testo di narrativa proposto era di alcuni decenni prima.
Stesso discorso per i plurali delle parole che finiscono in "cia" e "gia". Adesso nelle grammatiche si trova una certa norma, ma fino qualche decennio fa la grafia era variabile, "cie", "ce", "gie", "ge" (tranne nei casi in cui la "i" porta a un vero cambio di vocabolo, "càmice", "camìcie").
Comunque sul dizionario alcune parole hanno il doppio plurale.
Qualche anno fa si gridò allo scandalo, durante una prova di Italiano di terza media, perché nella traccia utilizzata c'era un "do" con l'accento, senza tenere conto che, appunto, il testo di narrativa proposto era di alcuni decenni prima.
Stesso discorso per i plurali delle parole che finiscono in "cia" e "gia". Adesso nelle grammatiche si trova una certa norma, ma fino qualche decennio fa la grafia era variabile, "cie", "ce", "gie", "ge" (tranne nei casi in cui la "i" porta a un vero cambio di vocabolo, "càmice", "camìcie").
Comunque sul dizionario alcune parole hanno il doppio plurale.
Arianna 2016- Cavaliere Jedi
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Re: 100x100
Che io sappia ad esempio fa eccezione e non è considerato errore, perché ormai è una forma "congelata". Poi, come consigliato da Mark, basta ovviare con per esempio e via il dente, via il dolore.
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: 100x100
Ci provo anch'io:
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caipiroska- Cavaliere Jedi
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Per me sarà:
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Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: 100x100
Caipi ne ha beccato uno!
Qualcuno mi ha evocato?
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REACH OUT AND TOUCH FAITH! Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai
del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
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sarà libera mai!
Quel vizio che ti ucciderà
non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere.
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Re: 100x100
Vi lascio anche qui il link ai temi svelati:
https://www.differentales.org/t1888-100x100-il-ritorno-svelamento-temi
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Re: 100x100
[quote="The Raven"]Caipi ne ha beccato uno!
Ma dai! Che C...
Visto il periodo sono andata sul classico...
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Re: 100x100
I racconti devono avere un massimo di 100 parole, con uno sforamento tollerato di non oltre 10 parole (da 90 a 110, per intenderci).
Forse faccio una domanda superflua e, nel caso, me ne scuso; ho bisogno, però, di un chiarimento laddove le 100 parole sono un massimo da raggiungere o sono l'obiettivo?
Nel primo caso, un racconto di 70 battute, per assurdo, verrebbe ammesso, nel secondo caso, invece, il range è 90 - 110.
Penso sia giusta la seconda ipotesi ma preferisco esserne sicuro.
Grazie come sempre in anticipo per la pazienza...
Forse faccio una domanda superflua e, nel caso, me ne scuso; ho bisogno, però, di un chiarimento laddove le 100 parole sono un massimo da raggiungere o sono l'obiettivo?
Nel primo caso, un racconto di 70 battute, per assurdo, verrebbe ammesso, nel secondo caso, invece, il range è 90 - 110.
Penso sia giusta la seconda ipotesi ma preferisco esserne sicuro.
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Re: 100x100
DenghiùArunachala ha scritto:se la tolleranza è di dieci + o -, settanta non può essere accettato se non con l'accetta

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Re: 100x100
@paluca66 per la precisione si tratta di 100 parole non battute…paluca66 ha scritto:I racconti devono avere un massimo di 100 parole, con uno sforamento tollerato di non oltre 10 parole (da 90 a 110, per intenderci).
Forse faccio una domanda superflua e, nel caso, me ne scuso; ho bisogno, però, di un chiarimento laddove le 100 parole sono un massimo da raggiungere o sono l'obiettivo?
Nel primo caso, un racconto di 70 battute, per assurdo, verrebbe ammesso, nel secondo caso, invece, il range è 90 - 110.
Penso sia giusta la seconda ipotesi ma preferisco esserne sicuro.
Grazie come sempre in anticipo per la pazienza...
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Re: 100x100
Grazie alla mia proverbiale pignoleria, ho trovato una contraddizione nel post di apertura di questo "100".
Nel testo viene detto che "dalle ore 20.00 di mercoledì 9 fino alle ore 24.00 di domenica 13 novembre 2022 (altre 100 ore) ogni partecipante dovrà commentare tutti i racconti presenti in gara, compreso il proprio, pena l’eliminazione".
Mentre, poco più sotto, nei dettagli, viene specificato che "gli autori potranno commentare il proprio racconto con una critica fine a se stessa, sulla base dei commenti degli altri. Tale commento non è obbligatorio".
Penso che sia giusto l'obbligo dei commenti (Different Rooms docet), ma una precisazione da parte dello staff non ci starebbe male.
Grazie.
M.
Nel testo viene detto che "dalle ore 20.00 di mercoledì 9 fino alle ore 24.00 di domenica 13 novembre 2022 (altre 100 ore) ogni partecipante dovrà commentare tutti i racconti presenti in gara, compreso il proprio, pena l’eliminazione".
Mentre, poco più sotto, nei dettagli, viene specificato che "gli autori potranno commentare il proprio racconto con una critica fine a se stessa, sulla base dei commenti degli altri. Tale commento non è obbligatorio".
Penso che sia giusto l'obbligo dei commenti (Different Rooms docet), ma una precisazione da parte dello staff non ci starebbe male.
Grazie.
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Re: 100x100
Ciao Mark, abbiamo da poco inserito l'obbligatorietà di commentare anche il proprio commento, quel rimando è un'eredità del precedente governo, vado subito a sistemare il post, grazie per la segnalazione!
Sì, confermo che bisogna commentare anche il proprio racconto!
Sì, confermo che bisogna commentare anche il proprio racconto!

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Re: 100x100
Mi sento a casa dopo tanto tempo, al di là di ogni considerazione mi basta esser tornato a scrivere a casa in un concorso e son contento così...
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Re: 100x100
Bentornato @Giancarlo Gravili
Bentornata anche a Geno e Tonton
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Re: 100x100
Scusami @Vivonic, ma con quell'accenno a Zero e Zarrillo mi sono sentito chiamato direttamente in causa e non sono d'accorso sul fatto che le mie letture e successivi commenti siano superficiali.
E ti rispondo qui per non ingombrare lo spazio del racconto stesso.
Sugli Sgorbietti blu mi sono soffermato forse anche più di ciò che effettivamente merita e devo dire che tutta questa chiarezza sul fatto che si parli di ebrei e di stelle di David non mi sembra così lampante.
Il testo parte con un'introduzione nella quale il protagonista ammira le stelle - le vere stelle - nel cielo notturno.
Poi, questa ammirazione diventa "fissazione" e il protagonista prima le disegna e poi comincia a portarle sui propri vestiti. Ma, ci dice l'autore, "Io le vedevo blu, non gialle" e, visto che il giallo non lo usa mai, quasi certamente anche quelle sui vestiti sono blu.
Può essere che il protagonista sia ebreo e che l'idiosincrasia per le stelle gialle stia nell'uso discriminatorio che i nazisti ne hanno fatto.
Giustissimo.
Ma allora qual è il senso della frase finale?
Se le stelle sui suoi vestiti sono blu, Michele, che sia ebreo o no, avrà i suoi motivi per non amarle, ma non certo legati al nazismo.
Se le stelle sui suoi abiti invece fossero gialle, allora la contraddizione è doppia: lui il giallo, per le stelle, non lo usa mai. Perché, essendo ebreo, sa qual è il loro significato. Ma, se anche Michele è ebreo, allora al protagonista dovrebbe essere ben chiaro il motivo per cui a Michele le stelle gialle non piacciono.
È in base a questo ragionamento che ho scritto nel commento che "quel finale rovina tutto". Non certo per superficialità.
Grazie
M.
E ti rispondo qui per non ingombrare lo spazio del racconto stesso.
Sugli Sgorbietti blu mi sono soffermato forse anche più di ciò che effettivamente merita e devo dire che tutta questa chiarezza sul fatto che si parli di ebrei e di stelle di David non mi sembra così lampante.
Il testo parte con un'introduzione nella quale il protagonista ammira le stelle - le vere stelle - nel cielo notturno.
Poi, questa ammirazione diventa "fissazione" e il protagonista prima le disegna e poi comincia a portarle sui propri vestiti. Ma, ci dice l'autore, "Io le vedevo blu, non gialle" e, visto che il giallo non lo usa mai, quasi certamente anche quelle sui vestiti sono blu.
Può essere che il protagonista sia ebreo e che l'idiosincrasia per le stelle gialle stia nell'uso discriminatorio che i nazisti ne hanno fatto.
Giustissimo.
Ma allora qual è il senso della frase finale?
Se le stelle sui suoi vestiti sono blu, Michele, che sia ebreo o no, avrà i suoi motivi per non amarle, ma non certo legati al nazismo.
Se le stelle sui suoi abiti invece fossero gialle, allora la contraddizione è doppia: lui il giallo, per le stelle, non lo usa mai. Perché, essendo ebreo, sa qual è il loro significato. Ma, se anche Michele è ebreo, allora al protagonista dovrebbe essere ben chiaro il motivo per cui a Michele le stelle gialle non piacciono.
È in base a questo ragionamento che ho scritto nel commento che "quel finale rovina tutto". Non certo per superficialità.
Grazie
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M. Mark o'Knee- Padawan
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Re: 100x100
Ciao Mark. Lungi da me parlare di gusto personale o di muovere critiche in questo senso: un racconto può anche fare schifo, e nessuno ha il diritto di dire la propria sul personale e sul soggettivo.M. Mark o'Knee ha scritto:Scusami @Vivonic, ma con quell'accenno a Zero e Zarrillo mi sono sentito chiamato direttamente in causa e non sono d'accorso sul fatto che le mie letture e successivi commenti siano superficiali.
E ti rispondo qui per non ingombrare lo spazio del racconto stesso.
Sugli Sgorbietti blu mi sono soffermato forse anche più di ciò che effettivamente merita e devo dire che tutta questa chiarezza sul fatto che si parli di ebrei e di stelle di David non mi sembra così lampante.
Il testo parte con un'introduzione nella quale il protagonista ammira le stelle - le vere stelle - nel cielo notturno.
Poi, questa ammirazione diventa "fissazione" e il protagonista prima le disegna e poi comincia a portarle sui propri vestiti. Ma, ci dice l'autore, "Io le vedevo blu, non gialle" e, visto che il giallo non lo usa mai, quasi certamente anche quelle sui vestiti sono blu.
Può essere che il protagonista sia ebreo e che l'idiosincrasia per le stelle gialle stia nell'uso discriminatorio che i nazisti ne hanno fatto.
Giustissimo.
Ma allora qual è il senso della frase finale?
Se le stelle sui suoi vestiti sono blu, Michele, che sia ebreo o no, avrà i suoi motivi per non amarle, ma non certo legati al nazismo.
Se le stelle sui suoi abiti invece fossero gialle, allora la contraddizione è doppia: lui il giallo, per le stelle, non lo usa mai. Perché, essendo ebreo, sa qual è il loro significato. Ma, se anche Michele è ebreo, allora al protagonista dovrebbe essere ben chiaro il motivo per cui a Michele le stelle gialle non piacciono.
È in base a questo ragionamento che ho scritto nel commento che "quel finale rovina tutto". Non certo per superficialità.
Grazie
M.
Non voglio neanche parlare di un testo nello specifico. Il mio è un discorso generale. Poi su quel testo in particolare dovremmo essere sinceri: è proprio il discorso in sé di perdere più tempo nell'internet che nella lettura che non mi va. Michele è Michele, un tizio qualsiasi in un racconto, e deve restare questo; altrimenti, come insegnava già Umberto Eco in Lector in fabula del 1979, stiamo rompendo la cooperazione testuale autore-lettore.
Secondo Umberto Eco, un testo prevede il proprio lettore nella misura in cui il primo utilizza delle espressioni capaci di essere attualizzate dal secondo.
Le espressioni testuali devono essere collegate a un contenuto, affinché non restino meramente flatus vocis: quindi il lettore deve possedere tutta una serie di competenze (grammaticali, semantico-enciclopediche, deve saper disambiguare gli impliciti e avere la capacità di compiere inferenze). Questo perché ogni testo è intessuto di “non-detto” e, di conseguenza, necessita di una cooperazione attiva con il lettore. È per questo motivo che Eco definisce il testo un “meccanismo pigro”.
Allora, il testo immagina un proprio destinatario ideale non solo per quanto concerne l’aspetto comunicativo, ma anche per quanto attiene alla sfera del significato stesso del testo; questo non vuol dire che costui debba esistere empiricamente, né semplicemente che l’autore debba sperare che esista: significa invece costruire il proprio testo in modo tale da costruirlo.
Il testo non può giovarsi delle interpretazioni extralinguistiche, quindi diventa ancora più importante interpretarlo e, per questo, è fondamentale da parte dell’autore calcolare le possibili “aberrazioni” interpretative del proprio testo e tentare di costruire una strategia comunicativa che possa permettere al lettore di usufruire della propria serie di competenze in modo da carpire il contenuto del testo. In questo senso, il Lettore Modello deve essere capace di cooperare alla stessa stregua di come l’autore ha presupposto.
Allora chiedo: ci saremmo posti tutte queste domande se il titolo fosse stato 1938 o se invece di Michele ci fosse stato un nome ebreo meno italiano e più stereotipico? Allora ha sbagliato l'autore in questo senso? Io credo di no, perché l'errore a monte è voler a tutti i costi interpretare Michele e "capire" la storia che c'è dietro al 100. Questo è successo almeno in quattro racconti di questo 100x100, ma succede spessissimo anche in DR.
Se il lettore "usa" a proprio piacimento i testi, allora abbiamo un problema.
Prendiamo Une désolation della scrittrice francese Yasmina Reza, pubblicato nel 1999. Per interpretare questo testo occorrono empatia, conoscenze culturali e sociali, e contestualizzazione spazio-temporale. Le allusioni e i non-detti sono molteplici in questo saggio e, di conseguenza, per interpretare questo testo (come tutti gli altri della stessa autrice) occorre un’attenta osservazione critica, in modo da individuare un mondo, quello degli esseri umani (tutti!), che diventa sempre più doloroso, sempre più nevrotico, e nel quale lo sforzo di un singolo non viene più visto come un tentativo di opporsi a tutto ciò, bensì come un ridicolo affanno verso qualcosa di inutile. Un uso libero e aberrante dei testi di Reza, e di questo in particolare, porterebbe a vedere una critica alla società francese del ventunesimo secolo, di una mera ridicolizzazione della classe borghese del mondo occidentale, con le frustrazioni e le ansie che le sono tipiche.
Oppure Ragazzi di vita, il primo romanzo di Pier Paolo Pasolini, pubblicato nel 1955. Un’attenta lettura di questo romanzo porta il lettore a riflettere sull’emarginazione delle classi sociali più povere (in particolare del sottoproletariato urbano), mettendo in risalto la semplicità e la grande umanità dei ragazzi delle borgate della capitale negli anni dell’immediato dopoguerra. Un lettore critico ritrova facilmente la disapprovazione verso la società borghese che si imponeva nel periodo, giudicata inautentica. Invece il testo, subito dopo la pubblicazione, viene accusato di oscenità e censurato in quanto viene ritenuto un’apologia della prostituzione maschile. Il processo che ne seguì esemplifica l’uso distorto e aberrante che si può compiere di un testo letterario: servirono le testimonianze dei più importanti critici contemporanei per far capire ai giudici che il romanzo non aveva contenuti pornografici, ma che trasmetteva invece un sistema axiologico positivo, equiparabile a quello religioso, in quanto proponeva come valore la pietà verso le persone meno fortunate, con meno mezzi sociali e culturali per affrontare i pericoli del mondo.
Detto questo, ritengo che io abbia sufficientemente espresso il mio pensiero, quindi è giusto che io non protragga oltre la discussione.
Un caro abbraccio.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: 100x100
Purtroppo, e per fortuna, ho letto il racconto su cui è nata la diatriba in questo spazio. A mio parere, fino a bocce ferme, fino al termine della gara, non dovremmo citare i racconti. Sono contento di aver letto "gli sgorbietti" già preparato? Si, perché ho potuto amarlo a tutto tondo. Ma è giusto? Lì mi fermo.
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Re: 100x100
ATTENZIONE ATTENZIONE
Data la gran mole di racconti (ben 29), in deroga al Regolamento abbiamo deciso di portare i racconti da votare da 4 a 5 (come per DR). Di conseguenza, nelle vostre votazioni dovrete esprimere 5 preferenze e non 4 come precedentemente comunicato.
Ci scusiamo con chi ha già previsto 4 voti, ma siamo sicuri che sia più apprezzato così. Grazie!
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Re: 100x100
Veramente splendido e competente il tuo commento, Nicola.
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Re: 100x100
Non penso mi sia sfuggito nulla, dovrei aver concluso. Sono compiaciuto di una così grande partecipazione al contest, che francamente non immaginavo.
Ringrazio tutti per i racconti e per i commenti. Grazie allo staff per il gran lavoro di sempre.
Se dovessi dare una definizione che racchiude il must di questo 100%, direi: "Non facciamoci troppe domande".
Secondo me, s'intende.
Grazie ancora a TUTTI!
Ringrazio tutti per i racconti e per i commenti. Grazie allo staff per il gran lavoro di sempre.
Se dovessi dare una definizione che racchiude il must di questo 100%, direi: "Non facciamoci troppe domande".
Secondo me, s'intende.
Grazie ancora a TUTTI!
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Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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Re: 100x100
Molli Redigano ha scritto:Non penso mi sia sfuggito nulla, dovrei aver concluso. Sono compiaciuto di una così grande partecipazione al contest, che francamente non immaginavo.
Ringrazio tutti per i racconti e per i commenti. Grazie allo staff per il gran lavoro di sempre.
Se dovessi dare una definizione che racchiude il must di questo 100%, direi: "Non facciamoci troppe domande".
Secondo me, s'intende.
Grazie ancora a TUTTI!







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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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