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Messaggio Da Different Staff Ven Feb 18, 2022 3:41 pm

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Messaggio Da paluca66 Sab Feb 19, 2022 9:12 am

Dopo la lettura di questo racconto sono andato a documentarmi a proposito della Marrabecca, questa figura della tradizione siciliana che vive nei pozzi e che le mamme "utilizzavano" per spaventare i bambini affinché si tenessero lontani dagli stessi (e la cronaca, purtroppo, ogni tanto ci ricorda quanto siano pericolosi).
Molto interessante questa idea di trasferire ai giorni nostri questa "favola" nera; la voce che racconta è quella di un adolescente, un po' cresciuto rispetto ai tradizionali destinatari della leggenda, ma questo permette di contaminare la storiella originale con idee quali onore, sgarro e, in sostanza la violenza umana, molto più vera e pericolosa di quella della donna misteriosa dei pozzi.
È forse questo l'unico limite che ho trovato nel racconto, una rappresentazione della Sicilia un po' scontata, se l'autore mi consente l'uso di questo termine senza offesa.
Trovo perfettamente riuscita la miscela dei paletti, così ben integrati nel racconto da far pensare che lo stesso preesistesse nella mente dall'autore anche prima dello step.
ben scritto, scorrevole, anche gli inserti in dialetto ci stano benissimo e non disturbano minimamente, non ho trovato refusi, l'unico dubbio ce l'ho sull'uso di "sé" in questa frase:
«Papà» dissi «non più saputo nulla di mamma, vero?»
Giudizio complessivamente più che positivo, l'orrore, purtroppo, sta nella normalità e nell'accettazione di molti comportamenti umani, di tutti i giorni.

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Messaggio Da Arunachala Sab Feb 19, 2022 11:39 am

come Paluca, pure io ho dovuto ricorrere a Google per capire di cosa si parla nel racconto.
vero, tradizione siciliana e, del resto, la frase di Bufalino annunciava qualcosa del genere.
il racconto è scorrevole e si legge con piacere, anche se alcune parti in dialetto sono un po' troppo oltre la norma, secondo me. sarebbe stato meglio ridurre.
mia moglie è siciliana e non ho problemi a capire, ma non è così semplice per tutti.
come errori segnalo anchio quel sè, che ritengo un errore di battitura, altrimenti non capirei proprio cosa intende l'autò@.
però ci sono due cose che non trovo chiare, o comunque strane.
come mai il padre accetta facilmente la richiesta di Carlo
per che motivo Maria se ne va, lasciando Carlo da solo.
se alla fine me lo spieghi mi fai una cortesia.

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Messaggio Da Mac Sab Feb 19, 2022 5:05 pm

Cara penna, il tuo racconto è piacevole, scorre bene e non ho trovato refusi, se non, forse, qualche virgola mancante.
Sinceramente da una storia horror mi sarei aspettata un po’ più di spinta. Per il resto i paletti ci sono e tra loro sono ben amalgamati. È il secondo racconto che leggo ed è il secondo ambientato in Sicilia, comincio ad affezionarmi al dialetto e non ho avuto difficoltà a comprenderlo, è stato dosato bene. Anche a me è parso strano che il padre, reticente a parlare, di tutto colpo abbia acconsentito a piantare lo zafferano sapendo cosa lo aspettava.
Avrei dato un po’ di più di importanza alla figura della Marrabecca che ho trovato molto interessante.
Grazie


Ultima modifica di Mac il Sab Feb 19, 2022 5:17 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da giuseppe.bignozzi Sab Feb 19, 2022 5:10 pm

Il racconto colpisce e anche duro.
La descrizione è asciutta e senza inutili aggettivi truculenti.
L’autore è riuscito a tenere assieme una storia articolata nel tempo, c’è un buon crescendo e il ritmo, nel complesso, tiene. Non era semplice: bravo!
Il dialetto non disturba: ci sta bene.
L’unica cosa che mi ha un po’ deluso è stato l’intervento “concreto” della Marrabbecca.
L’horror c’era già tutto! La spietatezza inumana della mafia e l’ancor più inumana rassegnazione, quasi accettazione, di Antonio erano già di per sé più che orripilanti.
Non serviva quell’intervento surreale.
Per me sminuisce addirittura l’orrore vero, concreto, quello che ci fa arricciare la pelle della coscienza: vedere fatta a pezzi la propria moglie e dovere e riuscire a continuare la vita “normale”.
Probabilmente la fretta di concludere ha contribuito a questa chiusura, per me vagamente impropria.
Se posso permettermi un suggerimento, direi all’autore di aggiungere, dopo l’intervento della Marrabbecca, il fatto che Carlo si riscuote e si accorge di essere stato lui, la Marrabbecca, perché la rabbia costretta da generazioni vessate e umiliate, è uscita dal pozzo della sua anima e ha risvegliato il mostro annidato nel profondo.
Darebbe anche più senso all’abbandono da parte di Maria Grazia, impaurita da questo nuovo feroce aspetto che lui mostra.
La Marrabbecca potrebbe tornare come figura surreale, dominante, o:
a- come un demone liberato che possiede ormai Carlo, che si avvia a compiere la sua vendetta;
b-come figura metaforica trionfante, in una catarsi finale che chiuda veramente tutto, inevitabile e sanguinosa, perché la mafia non potrà certo accettare l’uccisione dello zio Pino,
Un possibile finale epico che spero proprio che l’autore vorrà scrivere e farci conoscere.
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Messaggio Da Mac Sab Feb 19, 2022 5:19 pm

In realtà la @vivonic aveva chiaramente esplicato che si tratta di horror quando subentra il surreale, altrimenti sarebbe stato noir.
giuseppe.bignozzi ha scritto:Il racconto colpisce e anche duro.
La descrizione è asciutta e senza inutili aggettivi truculenti.
L’autore è riuscito a tenere assieme una storia articolata nel tempo, c’è un buon crescendo e il ritmo, nel complesso, tiene. Non era semplice: bravo!
Il dialetto non disturba: ci sta bene.
L’unica cosa che mi ha un po’ deluso è stato l’intervento “concreto” della Marrabbecca.
L’horror c’era già tutto! La spietatezza inumana della mafia e l’ancor più inumana rassegnazione, quasi accettazione, di Antonio erano già di per sé più che orripilanti.
Non serviva quell’intervento surreale.
Per me sminuisce addirittura l’orrore vero, concreto, quello che ci fa arricciare la pelle della coscienza: vedere fatta a pezzi la propria moglie e dovere e riuscire a continuare la vita “normale”.
Probabilmente la fretta di concludere ha contribuito a questa chiusura, per me vagamente impropria.
Se posso permettermi un suggerimento, direi all’autore di aggiungere, dopo l’intervento della Marrabbecca, il fatto che Carlo si riscuote e si accorge di essere stato lui, la Marrabbecca, perché la rabbia costretta da generazioni vessate e umiliate, è uscita dal pozzo della sua anima e ha risvegliato il mostro annidato nel profondo.
Darebbe anche più senso all’abbandono da parte di Maria Grazia, impaurita da questo nuovo feroce aspetto che lui mostra.
La Marrabbecca potrebbe tornare come figura surreale, dominante, o:
a- come un demone liberato che possiede ormai Carlo, che si avvia a compiere la sua vendetta;
b-come figura metaforica trionfante, in una catarsi finale che chiuda veramente tutto, inevitabile e sanguinosa, perché la mafia non potrà certo accettare l’uccisione dello zio Pino,
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Messaggio Da vivonic Sab Feb 19, 2022 5:38 pm

Mac ha scritto:In realtà la @vivonic aveva chiaramente esplicato che si tratta di horror quando subentra il surreale, altrimenti sarebbe stato noir.
giuseppe.bignozzi ha scritto:Il racconto colpisce e anche duro.
La descrizione è asciutta e senza inutili aggettivi truculenti.
L’autore è riuscito a tenere assieme una storia articolata nel tempo, c’è un buon crescendo e il ritmo, nel complesso, tiene. Non era semplice: bravo!
Il dialetto non disturba: ci sta bene.
L’unica cosa che mi ha un po’ deluso è stato l’intervento “concreto” della Marrabbecca.
L’horror c’era già tutto! La spietatezza inumana della mafia e l’ancor più inumana rassegnazione, quasi accettazione, di Antonio erano già di per sé più che orripilanti.
Non serviva quell’intervento surreale.
Per me sminuisce addirittura l’orrore vero, concreto, quello che ci fa arricciare la pelle della coscienza: vedere fatta a pezzi la propria moglie e dovere e riuscire a continuare la vita “normale”.
Probabilmente la fretta di concludere ha contribuito a questa chiusura, per me vagamente impropria.
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Indubbiamente, senza l'intervento di Marabecca, non sarebbe stato un horror...

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Messaggio Da Petunia Dom Feb 20, 2022 7:55 am

Ciao autor@ e complimenti per questa bedda storia. Mi è piaciuta molto. Sorretta da un’ottima scrittura, impreziosita dagli inserti dialettali. L’elemento horror si recupera nel finale proprio con la comparsa della Marrabbecca, altrimenti sarebbe stato soltanto un bel giallo. 
Mi è piaciuta anche la struttura con la parte iniziale che costituisce il prologo della vicenda vista da un narratore esterno; escamotage che ti ha permesso di far visualizzare il luogo a tutto tondo ed effettuare il cambio di pdv col narrato in prima persona nel prosieguo.
Tutto è curato dal lessico ai dettagli, le descrizioni anche più cruente non sono mai splatter e ottengono il loro effetto horror senza scadere nel trucido. 
Che dire? Ti metto nella mia lista dei preferiti, ma devo ancora leggere molti racconti. Chissà…
Brav@ , ottimo lavoro.
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Messaggio Da Arianna 2016 Dom Feb 20, 2022 10:01 am

Questo racconto nel complesso mi è piaciuto.
È interessante come riesca a essere drammatico e poi horror pur mantenendo fino alla fine uno stile estremamente razionale, direi quasi distaccato dalla materia.
La scrittura è buona e corretta (a parte un unico errore che è già stato segnalato).
La parte iniziale sembra il testo di una partitura teatrale. In realtà, pensandoci ora, tutto il racconto ha qualcosa della rappresentazione (quasi sacra, in qualche modo).
Mi ha lasciato perplessa, alla luce di quanto alla fine si scopre di zio Pino, che sia proprio lui a dare al protagonista le prime piantine di zafferano. Poi mi spiegherai.
Altri particolari rimangono nell’indefinito: perché la Marrabbeca intervenga solo in quel momento, ad esempio. Ma in una narrazione un margine di indefinito e non spiegato “ci sta”.
Comunque, la mia valutazione è positiva.
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Messaggio Da Marcog Dom Feb 20, 2022 4:03 pm

Racconto scritto in modo piacevole, scorrevole e senza errori. La Marrabbecca ha una forza tale che anch'io sono andato a documentarmi sulla sua leggenda, ben fatto! Per quanto riguarda i paletti di questa "sfida" direi che ci sono tutti. Quello che mi ha convinto di meno sono le caratterizzazioni dei personaggi, forse un pò deboli e del pathos in generale, che per un racconto del genere mi sarei aspettato più coinvolgente a livello emozionale. Comunque un buon lavoro. Grazie!
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Messaggio Da Antonio Borghesi Dom Feb 20, 2022 6:30 pm

Il racconto è splendido e non mi hanno nemmeno disturbato le frasi in dialetto (mi sun de Milan e lì di siciliani...) All'inizio mi ha colpito solo il fatto che lui riconosce la mano della moglie. Anche dopo averlo terminato e non ho trovato nessun'altra incongruenza, mi sto chiedendo come abbia fatto. Niente di che. Solo la mia mente da pelo nell'uovo (adesso va di modo anche in Cassazione). La tua è una scrittura semplice e molto scorrevole. Si vede che hai un'ottima pratica. Piaciuto e se resiste fino alla fine un voto se lo becca di sicuro.
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Messaggio Da mirella Lun Feb 21, 2022 6:27 pm

Il racconto vero e proprio è preceduto da un prologo che spiega l’antefatto. Ci sta, ma forse è troppo lungo e si finisce col notare la differenza di stile col resto del narrato. Nondimeno il racconto mi è piaciuto moltissimo.
C’è la Sicilia, terra di miti e di mostri, se ne respira l’atmosfera; c’è la mentalità di personaggi legati a concetti atavici come lo sgarro, o i cumanni del potente locale, cui si deve obbedienza per non incorrere in punizioni cruente. C’è anche chi lotta contro quella mentalità, come il protagonista di questo racconto.
Che dire di più? Mi sembra il più bel racconto letto finora e mi pare perfino superfluo aggiungere che rispetta le linee guida del contest e che la scrittura è adeguata al narrato e all’ambientazione.

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Messaggio Da tommybe Lun Feb 21, 2022 8:44 pm

Belle e ficcanti le parole di Bufalino usate dall'autore.
Tanti significati esposti nella vicenda, cose che conosciamo e che accompagnano malamente la bellezza dell'Isola da sempre.
I passaggi dialettali non mi disturbano, tutt'altro, sono troppo abituato ai debutti televisivi dell'indimenticabile Camilleri, per non amarli.
La vicenda è amara e ben descritta, si fa scorta di orrore.
Forse troppo.
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Messaggio Da Susanna Lun Feb 21, 2022 11:26 pm

Titolo: Curioso e anch’io sono andata a cercarne il significato. La fantasia popolare è un’enorme riserva di idee per racconti di ogni genere.
Paletti: soddisfatti in pieno.
Personaggi: tutti ben delineanti. Quella che è poi la protagonista vera e propria, questa creatura leggendaria sulle cui apparizioni verte la trama, compare solo nel finale, pur essendo stata presente nell’ombra fin dall’inizio.
I primi racconti letti di questo step sono tutti declinati in prima o seconda persona, modalità complessa da gestire, ma anche in questo pezzo lo stile si mantiene bene per tutto il racconto.
La scrittura è scorrevole, sicura, il ritmo non ha momenti di stanca. Una bella Penna. Ho trovato un paio di refusi e qualche virgola ballerina, ma si perdono volentieri per strada.
Anche la storia mi è piaciuta: si racconta con “tranquillità”: quotidianità, sogni per un futuro diverso, momenti di vita famigliare in cui la serenità risente sempre di quella mancanza lontana e inspiegabile, fino al momento in cui tutto crolla e diventa crudele: persone che abbassano la maschera, la spietatezza di una verità nascosta, e la tragedia finale, che si tinge di horror e soprannaturale.
Concordo che se Marrabbecca non fosse apparsa dal pozzo il racconto non sarebbe stato horror, forse sarebbe rimasto tra giallo e thriller.
Mi sento di fare solo un appunto alla Penna, ma questo risente delle mie aspettative per il genere horror. Ne ho letti qualcuno e, pur non essendo il mio genere preferito, a piacermi è la tensione, l’aspettativa per qualcosa che deve succedere.
Il prologo del racconto mi ha tolto l’effetto sorpresa: se fosse stato inserito alla fine, sempre in corsivo e con cambio di declinazione, sarebbe stato davvero perfetto, anche se in parte anticipato dalla confessione dello zio. Un po’ come mettere in un cassetto proprio l’ultima cosa necessaria per chiuderlo definitivamente, quella che tiene in ordine tutto.
Riletto in tale modalità, il racconto prende maggiormente.
Quindi: bella trama, bella scrittura, bel lavoro

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Messaggio Da vivonic Mar Feb 22, 2022 5:43 pm

Ho deciso di cominciare i commenti da questo racconto, che è uno di quelli che ho letto di più.
Avendo avuto la possibilità di leggerlo già da molto tempo, ho interiorizzato diverse cose e so che cosa non mi torna. 
L'idea era bellissima, e confesso di aver letto con molto interesse i commenti che mi hanno preceduto per cercare di capire se qualcuno percepiva le mie stesse cose. Per fortuna non è così, amico Autore, ma a me questo racconto continua a non piacere e ti spiego perché.
C'è innanzitutto un gran caos col dialetto. La parlata non è distinguibile, e la traslitterazione è infelice. Questo tipo di critiche le smuovo spesso, perché se si vuole ricorrere a una parlata locale è opportuno che essa sia fedele e allo stesso tempo possa risultare in qualche modo comprensibile dal contesto, e funzionale al racconto stesso. I dialetti hanno la loro dignità linguistica, una grammatica e delle regole: non è sufficiente provare a trascriverli così come li sente un orecchio non indigeno. Porto per esempio il bellissimo racconto di Sisifo di Natale Bifronte, che sicuramente hai letto. Deve risultare un quid che arricchisce, non che appesantisce.
Inoltre, il corsivo non è utilizzato con la giusta accortezza, mentre vi è un lunghissimo prologo in corsivo senza nessun motivo.
Prologo che risulta incoerente con la storia che racconti, e questo è il problema principale di questo racconto. Siamo di fronte a una mentalità mafiosa, in questo racconto, del tutto avulsa dalla realtà. Nessuna organizzazione mafiosa al mondo celerebbe i propri atti di forza (dimostrativi, di monito) riconducendoli a misfatti compiuti dalla Marrabbecca. Mi spiego: la mafia, se uccide una persona per qualsivoglia questione, ha tutti i motivi di “rivendicare” il proprio atto: per guadagnare forza nel territorio, per terrorizzare chi non intende conformarsi, per dimostrare che con essa non si scherza, e così via. Nessun mafioso al mondo commetterebbe un atto punitivo per poi attribuirlo alla Marrabbecca, quindi il racconto è tutto sbagliato proprio dal prologo.
Crollando la coerenza narrativa, non capisco quindi che cosa tu mi voglia comunicare. È un problema che in questo step mi sono posto per più di un racconto, ma adesso sto commentando questo quindi lo chiedo a te. Qual era il tuo messaggio? Perché io non ci vedo la descrizione anticipata dalle parole di Bufalino, in questo racconto: non ci vedo folklore, mistero e denuncia sociale. Al contrario, ci vedo un tentativo quasi di leggerezza, ed è particolarmente pericoloso parlare di mafia in un precisissimo e determinato territorio che tu citi (entroterra trapanese) e ridurre tutto al passaggio di Marrabbecca.
Per cui mi dispiace, ma di questo racconto salvo soltanto l’idea, perché è davvero bella e potrebbe essere valorizzata a bomba. Roba da far venire fuori il racconto più bello di tutti gli step di Dr.
Mi fa piacere, comunque, che altri autori abbiano visto qualcosa di diverso da me, in particolare mirella, sicuramente più titolata di me a esporre un pensiero concernente la Sicilia. Probabilmente la mia sensibilità mi ha allontanato dalle atmosfere create dal tuo racconto, ma ribadisco che potrebbe venire fuori un ottimo elaborato, se solo tu decidessi dove vuoi andare a parare. Se vuoi scrivere una denuncia sociale, secondo me la strada da seguire è tutt’altra. E il dialetto va necessariamente rivisto.
Un abbraccio, e in bocca al lupo per il concorso.

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Messaggio Da Menico Mer Feb 23, 2022 10:59 am

Un bel racconto scritto bene e senza inutili fronzoli.
Qualche perplessità su alcuni dettagli:
- il killer della mafia si nasconde dentro al pozzo per soffocare Margherita stringendole il collo?
- un uomo imprecisato, non lo zio che alla fine del racconto si autoaccusa di tutti gli omicidi, dice ad Antonio di averlo avvisato e gli consegna la scatola con dentro la mano di Margherita?
- la Marrabbecca dilania lo zio punendolo per aver usato il proprio nome per coprire i propri delitti?
Concludo con una considerazione personale: la mafia basa la sua potenza sul terrore che incutono le sue reazioni alla disobbedienza. Ha bisogno che si sappia che è lei che punisce chi sgarra, in modo che sia ammonimento per tutti; impensabile che accolli i propri delitti a un mostro.
Comunque un buon lavoro!

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Messaggio Da Danilo Nucci Mer Feb 23, 2022 3:36 pm

Forte della mia esperienza di lettore di Camilleri non ho avuto difficoltà a interpretare e apprezzare gli inserti dialettali che hanno dato freschezza e spontaneità al racconto. Fra i vincoli della prova sono rispettati indubbiamente il contadino, il campo di zafferano e il periodo che è citato in chiaro. La veranda è più volte menzionata nel brano ma non assume l’importanza che forse dovrebbe avere nella storia. Quanto al genere, l’apparizione finale, riconduce in extremis all’horror.
A parte queste osservazioni, ho apprezzato moltissimo il racconto che mi è sembrato equilibrato nella trama e nella descrizione dei personaggi. Sono ancora piuttosto indietro nelle letture ma ti tengo da parte con un occhio di riguardo.
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Messaggio Da M. Mark o'Knee Mer Feb 23, 2022 5:43 pm

Questo racconto è il primo che ho letto, essendo appunto il primo nel pdf scaricabile. Non lo avevo ancora commentato perché, nonostante sia scritto piuttosto bene, avevo delle perplessità. Che mi sono poi rimaste. Non tanto per l'uso del dialetto, che nel contesto ci può stare e non mi sembra appesantisca. Quanto piuttosto per lo strano miscuglio - non proprio riuscito - di horror e storia di mafia. L'impressione è che l'autore sia partito con l'intento di esprimere una sorta di denuncia, di mettere in scena gli orrori, tutt'altro che soprannaturali, di chi terrorizza e uccide coloro che non si sottomettono al volere dell'organizzazione o del capobanda di turno. E poi, in corso d'opera, abbia voluto virare verso l'horror, inserendo l'elemento soprannaturale (e il lungo prologo che cerca di giustificarlo) perché altrimenti non sarebbe rientrato nei famigerati paletti. E ne è venuto fuori qualcosa che non sta in piedi, proprio perché - per quanto ne so - chi compie (o è mandante di) un atto intimidatorio di stampo mafioso molto difficilmente si nasconderebbe dietro un'entità astratta; anzi, penso farebbe di tutto affinché si sapesse bene cosa succede a chi sgarra.
Il racconto ruota tutto intorno a questo errore e non mi convince, nonostante le buone doti di scrittura dell'autore.
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Messaggio Da Nellone Ven Feb 25, 2022 8:58 am

Un horror che si palesa solo nel finale, all’inizio sembra una storia di mafia come tante altre, comunque altrettanto orribili. Si passa sapientemente dal rilassato al concitato, nel finale sono riannodati tutti i fili sparsi per la vicenda e questo è un punto decisamente a favore. Nel complesso mi è piaciuto questo racconto anche se stilisticamente non mi ha entusiasmato; tutto chiaro, per carità, ma forse la scrittura non si adegua a quanto raccontato, oltre a non essere particolarmente ricca e indulgente sui particolari. Data l’intonazione del racconto la cosa non stona più di tanto ma si sarebbe forse potuto osare un po’ di più. I personaggi sono delineati abbastanza bene, ho apprezzato anche il fatto che la natura “losca” dello zio compaia quasi nel finale, in modo da spiazzare il lettore. Nel complesso un ottimo lavoro, comunque, godibile e intrigante.

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Messaggio Da The fallen Sab Feb 26, 2022 2:58 pm

Sono siciliano, ma dell'altra parte, sulla costiera ionica, quindi parlo un dialetto molto diverso e nonostante spesso per la diversità delle zone i dialetti siano incomprensibili questo è abbastanza facile da leggere.
E non è poco.
L'idea è eccellente, della marrabbecca ne avevo sentito parlare, ricordo una descrizione differente ma visto che è una leggenda credo che l'aspetto sia un fattore soggettivo.
Non credo che la mafia si aspetti che un uomo creda a un mostro, credo che la minaccia 'ca passa a marrabecca' sia più un eufemismo come quando non paghi il pizzo in un negozio e viene un bambino a dirti che passerà l'angelo della morte, quasi sempre sotto forma di bombola del gas lasciata aperta davanti al negozio di notte.
Quindi per me la struttura della trama regge bene, regge anche se la narrazione rischia in alcuni punti di diventare didascalica.
Ci sta che il padre dia al mostro la colpa della morte della moglie, rivolgendosi al ragazzo. Parlare di certe cose è pericoloso, specie a un bambino.
La marrabecca che poi appare davvero è quasi necessaria per dare una tinta horror più consistente a tutto il racconto.
Curerei di più i dialoghi (non il dialetto) a volte un pelo forzati e il prologo lo girerei al passato, visto che non c'è datazione. Direi che è quasi obbligatorio ma ho visto che hai scelto il corsivo per dividere la sequenza temporale e anche se potrebbe non essere condivisibile è comunque una tua scelta.
Scrivere horror non è facile ma qui l'intenzione c'è e si vede, con un po' più di cura e respiro può venire fuori un bel romanzo breve .
Sicuramente nella mia cinquina attuale, anche perché è il primo racconto che leggo.
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Messaggio Da Byron.RN Sab Feb 26, 2022 9:11 pm

Io non penso che l'autore abbia cercato di scrivere un pezzo di denuncia sociale e poi abbia virato sul soprannaturale per rientrare nel paletto di genere del concorso. Credo che sin dall'inizio abbia avuto in mente l'idea di mischiare la mafia e un elemento del folclore locale e questa è una idea molto valida.
Il dialetto l'ho già detto per un altro pezzo, a me piace e lo trovo comprensibile senza alcuna difficoltà.
La lettura nel complesso mi è piaciuta, anche se ci sono alcune parti che non ho compreso appieno.
Soprattutto mi ha fatto strano che il padre di Carlo abbia acconsentito di procedere alla coltivazione dello zafferano ben sapendo che questo avrebbe portato alla dura reazione mafiosa. Lui sa ciò che è successo veramente alla moglie e sa che il pericolo potrebbe toccare lui e suo figlio e non mi sembra un comportamento sensato, non tanto per lui, quanto perché la vendetta potrebbe raggiungere il figlio Carlo, come in effetti avviene. Anche il fatto che lo zio Pino regali al nipote due piantine di zafferano è curioso: Carlo è un bambino, è difficile pensare che quelle piantine lo avrebbero portato a sognare una coltivazione rivoluzionaria nel suo pezzo di terra, ma perché rischiare? Chi è preposto al controllo di un territorio, deve anche prevedere le implicazioni di qualsiasi azione, anche all'apparenza poco importante. Oppure lo ha fatto appositamente per completare la vendetta sulla famiglia di Carlo? Se così fosse sono passati dieci anni tra il regalo delle piantine e la vendetta di Pino e allora la cosa mi sembra improbabile. Ultima cosa: a fine lettura c'era qualcos'altro che non mi tornava, ma non capivo cosa. Leggendo il commento di Vivonic ho capito, perché ciò che dice è vero: la mafia in un certo senso firma i propri avvertimenti, le proprie azioni, in modo da "istruire" tutti gli altri. Su questo fatto è sempre stata chiara, senza ambiguità di sorta.
La lettura comunque rimane godibile.
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Messaggio Da ImaGiraffe Lun Feb 28, 2022 9:54 am

Un racconto che mi ha lasciato con l'amaro in bocca. La trama è molto bella e il testo si segue bene però l'impressione che ho avuto è di leggere un resoconto. Per esempio la seconda parte in cui si svelano tutti i misteri mi è sembrata troppo spiegata e i dialoghi sono risultati quasi forzati. 
Un racconto ambientato in Sicilia, con la Marrabbecca e quella presenza angosciante della mafia dovrebbe essere un vero pugno nello stomaco. Dovrebbe coinvolgermi e sconvolgermi in pieno, invece sono totalmente indifferente.
Per questo step sto dando hai racconti un voto sulla "pancia" e purtroppo questo è ben lontano dall'essere sufficiente.
Un'altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è l'uso della veranda. Praticamente (come in altri racconti in gara) è solo menzionata, a volte ci succede qualcosa sopra, ma non è funzionale al racconto.
Anche l'ambientazione, se non avessi menzionato il 2010, poteva benissimo essere un altro anno.
Chiedo scusa all'autore se magari posso sembrare severo ma purtroppo quando vedo del potenziale non espresso in un racconto mi arrabbio. Questo racconto poteva essere una vera rivelazione se si fosse affrontato con maggior sentimento e passionalità.
In ogni caso rimane un testo che ho letto con piacere e senza lasciarmi fermare dal dialetto.
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Messaggio Da digitoergosum Mer Mar 02, 2022 12:01 pm

Ciao Penna. È proprio vero che il buon giorno si vede dal mattino o dal primo racconto dello step che leggo.
Colonna sonora: Terra in Bocca dei Giganti. E sono abbastanza certo che conosci questo bellissimo e tristissimo concept album del, se ricordo bene, 1972. C'è la possibilità che tu abbia avuto ispirazione anche da questo titolo, e se invece non lo conosci ti consiglio di ascoltarlo tutto, circa 45 minuti, perché le somiglianze col tuo lavoro sono quasi da "plagio", detto con assoluta simpatia.
Il genere: horror. Quasi subito si comprende che ha una struttura complessa, con quella introduzione dal taglio teatrale. Purtroppo, a mio parere, il titolo anticipa molto come andrà a finire, ciò che accade alla fine è già addentellato all'interno del racconto, e mi è mancato il "colpo finale". Sopratutto, l'horror, per come l'intendo, è racchiuso solamente nell'ultima pagina, a prescindere dai comportamenti orribili dei tuoi personaggi, ma non sufficienti a giustificare il genere.
I paletti: ci sono, prova ne è che ha passato la selezione, ma la veranda è a mio parere pretestuosa, poco influente.
La scrittura: mi sembra coerente e non ho notato particolari refusi. Gli inserimenti in siciliano li ho capiti abbastanza facilmente, non lo so parlare ma mia madre era siciliana, così come la ex moglie. A mio parere il siciliano è opportunamente inserito.
In conclusione, al netto del genere emergente solamente in fondo e della poca attinenza alla veranda, il tuo lavoro mi è piaciuto molto e se il buongiorno si vede... Grazie.

https://youtu.be/_Uay215B3Sk

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Messaggio Da FedericoChiesa Sab Mar 05, 2022 7:19 pm

Complimenti.
L'idea di legare mafia e leggende locali mi è piaciuta e, pur capendo sia assolutamente lontana da una reale possibilità, in una finzione ci può stare.
La scrittura è sicura e scorrevole, qualche dialogo un poco costruito, poco naturale, al di là dell'uso del dialetto che non disturba.
C'è  qualche incongruenza, come ti è già stato segnalato, che ne fa perdere la credibilità, ma alla fine è un horror e non un giallo.
Piacevole.
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Messaggio Da SisypheMalheureux Sab Mar 05, 2022 11:06 pm

Caro autore/autrice
il bello di questo racconto è che risulta horror senza esserlo veramente. Nel sesno che il lettore, alla fine della lettura, rimane col dubbio: esiste la marrabbecca? Si è manifestata veramente o i crimini commessi sono futto della malavita, della mafia locale? Non lo sappiamo. Quel che sappiamo è che così facendo sei riuscito (o riuscita) a ricreare perfettamente un clima omertoso che sconfina nella superstizione delle leggende locali ma... davvero raramente ho incontrato un autore che sapesse illustrare il crima chiuso di un paesino e la sua omertà così bene. Per me solo questo ti vale un posto in classifica. Complimenti!

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Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."
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