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La lanterna cometa Empty La lanterna cometa

Messaggio Da Different Staff Gio Dic 16, 2021 11:43 am

onde si muovono a diversi porti per lo gran mar de l’essere, e ciascuna con istinto a lei dato che la porti.
Paradiso, Canto I, vv. 112-114

Prologo
Il cielo era livido di rabbia.
Come inchiostro allargatosi su un foglio di pergamena ingiallita nubi nere disegnavano sinistri presagi nella volta celeste.
La sera sopraggiunta all’improvviso non poteva essere una scusa per il sole che, inghiottito dietro quella uniforme coltre compatta, non era più in grado di dare punti di riferimento al comandante.
Raffiche di vento sferzavano senza pietà la prua del veliero, rovesciando sul ponte di coperta secchi colmi d’acqua salmastra.
I marinai, completamente fradici, tentavano con coraggio di ammainare le vele prima che fossero squarciate dalla furia della tempesta.
Ogni tanto il loro sguardo volgeva oltre la torre di comando alla disperata ricerca di una speranza che aleggiava sopra la nave come uno spettro sempre più sbiadito e lontano.
Con forza il capitano Bright teneva le mani ferme e salde sul timone nel tentativo sempre più improbo di mantenere la rotta dell’imbarcazione.
Aspettava che dall’albero maestro giungesse il segnale di avvistamento della terraferma. Nel frattempo le grida disperate dell’equipaggio venivano inghiottite dal vento che innalzava oltre l’instabile linea di galleggiamento cortine d’acqua schiumanti di collera.
Le assi di legno scricchiolavano sotto la pioggia battente, mentre le sartie cigolavano nella tensione a cui erano costrette quasi fossero prigionieri alla ruota.
- Temo sia la fine - il pensiero del capitano rimbalzava senza tregua o consolazione nella sua testa in attesa di uscire dalle labbra in segno di resa finale.
Pensò alla sua famiglia che lo aspettava per festeggiare il Natale da qualche parte oltre quell’orizzonte che fino a poco prima sembrava così vicino, ma che ora si era smarrito in un cielo di pece inghiottito oltre la superficie del mare.
Chiuse gli occhi e, inspirando la salsedine che con violenza graffiava la sua pelle, cercò di trovare conforto nei ricordi della moglie Claire e della loro figlioletta.
Soltanto l’anno prima si erano trasferiti dalla lontana Inghilterra nella laguna veneta e lì era avvenuto il miracolo.
Quel primogenito tanto atteso dopo anni di matrimonio era finalmente arrivato.
E con gli occhi colmi di gioia ed emozione fissi su quella piccola creatura che riposava tra le braccia affettuose della mamma avevano deciso di chiamarla come la santa venerata il giorno della sua nascita. Lucia.
Un lampo improvviso squarciò il cielo.
Colpita dal fragore assordante del tuono che seguì quasi immediato, la nave tremò sin dalle fondamenta più remote della stiva.
In quell’illusoria luce il capitano Bright riuscì soltanto a scorgere la paura dipinta sul volto del suo equipaggio, mentre un’enorme onda si stava abbattendo rabbiosa contro la fiancata del veliero.
13 dicembre, Monza
Il freddo pungente di quella giornata prossima all’inverno aveva regalato una sottile cornice bianca intorno ai rami spogli degli alberi che correvano lungo il Lambro.
Valeria era appena uscita dall’ufficio e, stretta nel cappotto nero che indossava, si stava avviando verso la piazzetta antistante il duomo.
Nel cielo limpido di quella sera appena iniziata le stelle strizzavano l’occhiolino sulla superficie leggermente increspata del fiume che silenzioso scorreva verso la periferia della città.
Ancora una volta il lavoro l’aveva trattenuta più a lungo del previsto davanti alla sua scrivania e sperava che quel ritardo non avesse conseguenze sull’appuntamento a cui stava andando.
Mentre il rumore dei tacchi accompagnava i suoi passi lungo l’acciottolato, i dubbi ancora una volta avevano preso ad assillarla.
Era proprio ciò che voleva?
In passato si era interrogata più volte sulla decisione che avrebbe dovuto prendere, ma ora che se ne era convinta il senso di colpa o forse i rimorsi si erano intrufolati furtivi tra le sue certezze come spifferi d’aria tra le fessure di una finestra.
Scosse la testa per allontanare quei pensieri.
- Sì, è la cosa giusta - cercò ancora una volta in quelle parole il conforto della propria scelta. Le voci allegre intorno a lei, anticipo delle imminenti festività, la riportarono alla realtà.
Di fronte a lei lo sguardo si posò su alcuni addetti alle luminarie che, in cima a scale di metallo, erano intenti ad appendere tra i muri degli edifici storici della via gli addobbi e le decorazioni natalizie che l’amministrazione comunale e i commercianti locali avevano deciso, anche per quell’anno, di regalare ai cittadini e ai turisti che affollavano le strade.
Il suo umore si incupì ancor di più.
I ricordi dell’infanzia che aveva voluto lasciare fuori dalla porta della propria memoria tornarono infatti a bussare con insistenza.
- Sì, è la cosa giusta - ripeté questa volta a voce alta, allungando il passo verso l’ingresso del bar in cui tutto avrebbe avuto finalmente fine.
La sua entrata fu accompagnata dall’allegro tintinnio di una campanellina appesa sulla porta di ingresso.
L’aria era satura delle parole che si stavano consumando, insieme agli aperitivi, tra i tavoli affollati.
Un senso di oppressione la investì e sentì l’aria mancarle.
Si tolse così il soprabito, mentre i suoi occhi cercavano febbrilmente la persona che avrebbe dovuto incontrare.
Tra i volti per lo più sconosciuti che riempivano ogni singolo spazio libero non riusciva a riconoscerla.
Poi alla fine la vide.
Seduta in disparte, in fondo al locale, davanti all’ultimo tavolino che dava sull’ampia vetrata aperta sulla piazzetta in cui incombeva la rassicurante presenza della basilica cittadina.
Sospirando la ragazza allungò il passo per raggiungerla.
- Buonasera, mi perdoni. Sono mortificata, ma un imprevisto in ufficio…


Circa trent’anni prima, Natale, Murano
- Vediamo che nome c’è scritto su questo bigliettino.
Gli occhi della bambina seduta sul pavimento davanti all’albero di Natale brillavano di attesa. La luce pallida del mattino filtrava attraverso la finestra rimbalzando sulla superficie stranamente immobile, quasi il tempo si fosse fermato, del canale dei Marani.
Alla fine non riuscendo a trattenere la propria impazienza si alzò, avvicinandosi al padre.
- E’ il mio? E’ il mio? - ripeté impaziente, appoggiando le sue minute manine sulla spalla del genitore.
Poco distante la mamma seduta sul divano assisteva alla scena, felice e con trattenuta commozione.
Il marito si voltò cercando complice il suo sorriso.
- Come hai fatto a indovinare? - la fissò, dissimulando meraviglia e stupore, il papà. - Ebbene sì, c’è proprio scritto Valeria.
E sorridendo le diede il piccolo pacchetto, accarezzandole i lunghi capelli biondi.
Con il regalo tra le mani la bambina si precipitò tra le braccia della mamma per scartarlo.
I suoi occhi si illuminarono non appena scoprì cosa si nascondeva dietro la preziosa carta dorata e il ricercato fiocco rosso.
- Oh!!! Ma è bellissima!!! - esclamò la bambina.
- Che città è?
- Helsinki - le sussurrò il papà, quasi a volerle confidare un segreto.
Valeria girò tra le proprie dita la palla di vetro in cui era racchiuso quel luogo che non conosceva, ma che più tardi il papà le avrebbe mostrato sul mappamondo.
La neve tornò nel cielo liquido per poi ricadere lentamente e silenziosa sul campanile della Kristuskyrkan, la chiesa del Cristo.
La bambina rimase incantata durante quegli attimi sospesi, finché tutto tornò bianco ai piedi del piccolo monumento.
- Vado a metterla con tutte le altre - disse alla fine, sciogliendosi dolcemente dall’abbraccio della mamma e precipitandosi verso la sua cameretta.
Nel frattempo il papà si era avvicinato alla moglie.
- Ti prometto che quello di gennaio sarà l’ultimo viaggio.
La donna guardò riconoscente il marito.
Sapeva quanto gli piacesse il suo lavoro di comandante, ma Valeria e lei avevano bisogno di lui.
Non erano più in grado di riempire i vuoti lasciati dalle sue partenze in attesa di un ritorno sempre più lungo da sopportare.
Lei si alzò e si abbracciarono.
Oltre la finestra una gondola, quasi fosse un galeone fantasma, pareva avesse preso il volo sulla superficie a tratti ghiacciata della laguna.
Fine novembre, Monza
- Signorina Valeria c’è un ospite per lei.
- Prego, lo faccia entrare.
La segretaria aprì la porta che aveva appena socchiuso, lasciando così spazio all’uomo che aveva appena annunciato.
- Piacere, Edoardo - si presentò il nuovo arrivato.
- Piacere mio, Valeria - rispose la donna alzandosi dalla poltrona.
- Desidera un caffè? - gli offrì, invitandolo nello stesso istante ad accomodarsi sulla sedia di fronte a lei.
- No, grazie mille - declinò l’offerta Edoardo.
Togliendosi gli occhiali Valeria fece cenno all’assistente in attesa sulla soglia dell’ufficio che poteva congedarsi.
Con permesso - salutò così la segretaria, mentre sulla porta di vetro che si stava richiudendo alle sue spalle gli ultimi raggi del sole annunciavano il tramonto.
- Grazie per essere riuscito a passare. Purtroppo per me è un periodo… - disse la ragazza allargando in segno di scusa le mani verso tutti i plichi e i documenti che erano impilati sulla scrivania.
- Non si preoccupi avvocato. Comprendo.
Il sorriso di Edoardo sciolse per un attimo la visibile tensione del giovane legale.
Valeria infilò nuovamente gli occhiali e con entrambe le mani recuperò una cartellina che giaceva all’interno del cassetto sotto la scrivania.
- Ecco alcune foto della proprietà e le planimetrie dei diversi livelli della casa.
Edoardo prese la documentazione e le sue dita toccarono inavvertitamente quelle di lei.
Un brivido percorse la schiena dei due ragazzi senza che nessuno potesse indovinare che lo stesso stava capitando all’altro.
Per evitare qualsiasi possibile imbarazzo Edoardo abbassò lo sguardo, passando in rassegna uno dopo l’altro quei fogli che si era ritrovato tra le mani.
- Sono stata incerta fino all’ultimo se venderla, ma la consapevolezza che il mio lavoro e che la mia vita sono ormai qui mi ha alla fine convinto. Parlandone per caso con il titolare dello studio ho appreso che poteva interessarle.
- In effetti come le avrà spiegato Paolo mi occupo di immobiliare e sono alla ricerca proprio nel capoluogo veneto di opportunità per alcuni miei clienti.
Gli occhi del ragazzo scivolarono in un attimo dalla foto dell’ultimo piano del palazzo, da cui si godeva una magnifica vista sulla laguna, al piano terra, da cui tramite una piccola darsena rientrante si poteva accedere direttamente al canale dei Marani.
La dimora risaliva al periodo rinascimentale ed era mantenuta in perfetto stato. Una delle poche che non risaltava per il colore acceso della propria facciata, ma che riusciva comunque a trasmettere allo stesso tempo un senso di eleganza e di riservatezza.
Le travi a vista su cui spiccavano dipinti in cui le tonalità pastello dei colori ravvivavano gli ambienti, i drappeggi di velluto rosso al fianco delle ampie vetrate, i mobili in legno massello conferivano a quell’abitazione un fascino unico.
Secondo solo alla persona che gli stava davanti pensò per un attimo Edoardo.
- Mi interessa - disse alla fine guardandola dritta negli occhi. Valeria ricambiò uno sguardo lucido.
Non sapeva se essere contenta. Era ancora in tempo per rinunciare, ma era altrettanto consapevole che doveva lasciarsi alle spalle il passato.
Circa trent’anni prima, il gennaio successivo, Murano
Nooo!!!
L’urlo disperato della donna riecheggiò tra le pareti del soggiorno.
Quando Valeria accorse trovò la mamma appoggiata al petto dello zio, scossa da profondi sussulti di dolore e in attesa di una consolazione che non sarebbe mai riuscita a colmare il senso di vuoto che stava provando.
Mamma…
A quel richiamo gli occhi della donna colmi di lacrime si voltarono.
La mamma si precipitò subito dalla figlioletta e, inginocchiandosi davanti a lei, la avvolse protettiva tra le proprie braccia come un caldo mantello.
Mamma, cosa succede…
La donna non riusciva ad articolare alcun suono, quasi avesse improvvisamente perso la parola.
Soltanto i suoi singhiozzi rompevano il silenzio terribile che si era impossessato della stanza.
Amore mio il papà purtroppo non tornerà più…
Cosa vuoi dire? - esclamò la bambina con un’espressione interrogativa disegnata sul volto.
Come poter spiegare a una bambina di soli sette anni che la nave su cui si trovava per lavoro il suo adorato papà si era inabissata portandolo con sé nelle profondità di un mare ghiacciato di cui non conosceva nemmeno l’esistenza?
- C’è stato un incidente…
In quella sospensione di parole non dette la bambina capì e nello stesso istante perse tutta la gioia del Natale appena trascorso e tutta l’innocenza della propria infanzia.
Lucciconi iniziarono a ingrossarsi intorno ai suoi occhi color ambra. Serrò i pugni contro i fianchi e gridò con rabbia:
No, non può essere. Mi aveva promesso che sarebbe tornato presto prima di partire.
Quasi a voler sfogare tutta la collera che si stava impadronendo di lei, Valeria si staccò dalla mamma e uscì di corsa dal soggiorno.
La donna si alzò e fece per andarle dietro.
Il fratello che fino a quel momento aveva assistito silenzioso e inerme alla scena però la trattenne.
- Lasciala da sola per un po’.
Quando più tardi la donna si affacciò sulla porta della cameretta vide la piccola Valeria di fronte alla parete sulla cui mensola erano allineate tutte le palle di vetro che il marito aveva fino a quel giorno portato in dono alla figlia dai suoi viaggi di lavoro.
C’era ancora così tanto spazio.
Emise un sospiro prima di avvicinarsi alla bambina.
- Come stai? - riuscì a chiederle cercando di non tradire la propria sofferenza.
- Questa è la prima - rispose la bambina, alzandosi in punta dei piedi e prendendo con cautela uno di quei preziosi ricordi.
La mamma la guardò ed ebbe un tuffo al cuore.
- Mi leggerai ora tu il libro che avevo iniziato con il papà la sera prima di addormentarmi? E con un cenno Valeria indicò un volume aperto sul piccolo scrittoio affacciato anch’esso sul canale.
I riflessi del sole di quel pomeriggio ferirono gli occhi della mamma che, abbracciando con affetto e tenerezza la figlioletta, le promise:
- Certo, tesoro mio.
13 dicembre, Monza
- Nessun problema. Ne ho approfittato per fare alcune telefonate.
Nello sguardo di Edoardo la ragazza riuscì a leggere quell’innocente bugia che le aveva detto per non farla sentire in colpa.
Ma vide anche qualcos’altro.
Prego. Accomodati.
Poi, quasi a volersi scusare di una libertà che si era concesso, continuò:
Sempre che per te vada bene darci del tu.
- Certo - rispose Valeria prendendo posto di fronte a lui.
La ragazza si sentiva allo stesso tempo a suo agio e fuori posto.
Quel ragazzo, poco più grande di lei e che aveva visto prima di allora soltanto una volta nel suo ufficio, le infondeva una serenità che soltanto … no, non poteva ammettere chi gli ricordava.
Posso offrirti qualcosa? - le propose lui.
Doveva assolutamente uscire da lì il prima possibile. Si sentiva soffocare.
Le parole allegre e festose degli altri avventori sembravano dilatarsi e Valeria iniziò ad avvertire vertigini trascinarla a terra.
Frugò allora nella propria borsetta alla ricerca dell’amuleto che avrebbe posto fine a quella storia.
No grazie. Ecco - e con un gesto istintivo gettò con forza il mazzo di chiavi sul tavolinetto che separava i due ragazzi.
Edoardo non fece in tempo a prenderle e quelle caddero tintinnando. Gli occhi mortificati di Valeria anticiparono le sue scuse.
Perdonami.
Il ragazzo ancora una volta le sorrise e senza dire nulla, ma intuendo che lei gli stava nascondendo qualcosa, si chinò a recuperare da terra una parte di passato trascorso che sarebbe diventato un nuovo futuro.
Fuori intanto le luminarie appena appese si accesero, anticipando così il Natale.
Edoardo e Valeria videro gli addetti alla manutenzione recuperare i propri attrezzi prima di avviarsi soddisfatti verso il furgoncino con cui erano arrivati.
Forse è arrivato il momento che tu mi racconti il vero motivo per cui vuoi vendere la casa di Murano. O forse non vuoi vendere.
Senza il permesso di Valeria il ragazzo le prese le mani tra le sue, cercando di infonderle il proprio calore.
- Prima però cosa ne dici se ordiniamo una cioccolata?
Gli occhi di lei si tuffarono in quelli di Edoardo alla ricerca di un faro che potesse illuminare i suoi passi.
- Va bene - rispose Valeria senza sottrarsi alla presa delicata del ragazzo.


Fine estate, Murano
Non ti affaticare mamma.
Valeria era seduta sul bordo del letto e teneva con tenerezza la mano della donna proprio come un tempo lei faceva quando l’accompagnava, bambina, a dormire.
Partita di corsa quella mattina da Monza si era precipitata con il cuore in gola in quella che era stata fino a poco tempo prima anche la sua casa.
Era stata avvertita che le condizioni della mamma erano peggiorate durante la notte precedente e che probabilmente non sarebbe riuscita a superare quella giornata.
La luce del tardo pomeriggio filtrava attraverso la vetrata colorata della finestra regalando sulle pareti arcobaleni in movimento.
La ragazza osservava la madre nella fragilità della malattia che da oltre un anno la stava consumando e ancora una volta si sentì impotente di fronte a quell’ennesima ingiustizia che la vita aveva riservato alla donna.
Non era stato sufficiente strapparle il marito quando era ancora giovane. Non era bastato dover crescere da sola una figlia nel dolore di una perdita così grande e accettare poi il trasferimento di Valeria una volta diventata adulta.
Ancora una volta tra quelle pareti la ragazza sentì la rabbia montare in lei. Le labbra della mamma si mossero in un sussurro.
Valeria si avvicinò per cercare di comprendere le sue parole silenziose.
- Ho un ultimo desiderio da chiederti. Puoi leggermi l’ultima pagina del libro di papà? Non l’ho spostato dall’ultima volta.
La ragazza sussultò.
Da quanto tempo non metteva più piede in quella stanza?
Certo mamma. Vado subito a prenderlo.
Un brivido percorse la schiena di Valeria mentre attraversava il corridoio.
I passi attutiti sul tappeto finemente lavorato accentuavano il battito del cuore che sentiva esplodere nelle sue orecchie.
Si ritrovò davanti alla porta della sua cameretta e indugiò con la mano appoggiata sulla maniglia d’ottone.
Alla fine la spalancò e si ritrovò investita dai ricordi che erano rimasti imprigionati tra quelle pareti.
Nel frattempo la luce di quella calda giornata inondava la stanza rimbalzando su ogni superficie lucida.
Come lucciole i raggi del sole presero a danzare sulle palle di vetro che proprio come un tempo giacevano ancora una accanto all’altra sulla mensola di fronte a lei.
Tutte tranne una.
La prima.
I suoi occhi si posarono quindi sul comodino di fianco al letto e lì, lei, la stava invitando a prenderla tra le mani.
Valeria si fece coraggio e nel pulviscolo che in controluce accompagnava il ballo di immaginarie fate si avvicinò.
Tutto sembrava essersi fermato in quella stanza e per un attimo nella luce che riempiva quel piccolo spazio ritrovò la gioia della sua infanzia.
Si accomodò quindi sulla poltrona di fianco al letto.
Quella in cui la mamma era solita sedersi per leggerle le pagine di quel libro che Valeria aveva imparato a memoria.
Chiuse infine gli occhi e rivisse le risate e gli abbracci della sua famiglia quell’ultimo Natale.


Inizio di dicembre, Murano
Il cielo grigio sembrava essersi impossessato dell’umore cupo di Valeria che in piedi davanti alla finestra stava guardando per l’ultima volta il mare da quella che un tempo era stata la sua cameretta.
Dietro di lei scatoloni impilati sembravano voler fare a gara per toccare il soffitto.
Stringeva con forza tra le sue mani il rotolo di nastro adesivo con cui vi aveva rinchiuso tutti i ricordi.
Tutti tranne due.
Qualcuno suonò al citofono, richiamando all’improvviso la sua attenzione. Sicuramente erano gli addetti della società di trasloco che aveva contattato.
Si girò quindi per raggiungere l’ingresso situato al piano terra e lo sguardo si perse lungo le pareti vuote ai cui piedi giacevano tappeti arrotolati e protetti da teli di plastica.
Anche quelli sarebbero stati portati via.


15 dicembre, Murano
Per la prima volta Edoardo era entrato in quella casa che alla fine sentiva già sua. Aveva infatti deciso che l’avrebbe acquistata per sé.
Quando Valeria gli aveva raccontato la sua storia aveva capito che non avrebbe potuto permettere che finisse in altre mani.
Aveva provato per quella ragazza un sincero e istintivo affetto sin dal primo giorno che l’aveva incontrata e, quando soltanto pochi giorni prima, in quel bar in cui lei gli aveva consegnato le chiavi, Valeria si era confidata con lui, aveva realizzato che non avrebbe potuto tradire quella fiducia.
Lei aveva preferito non accompagnarlo durante quella visita con la scusa di alcune urgenze lavorative, ma sapevano bene entrambi che la realtà era un’altra.
Edoardo aprì la finestra del soggiorno, permettendo così all’aria fresca del mare di rallegrare quegli spazi chiusi e immobili.
Poi si incamminò lungo il corridoio e raggiunse l’ultimo piano.
Entrò alla fine in quella che probabilmente era stata la cameretta di Valeria. Pochi passi e inciampò su un’asse leggermente sollevata.
Incuriosito si abbassò e notò attraverso la fessura del pavimento un doppio fondo. Con delicatezza prese allora la tavola di legno che senza sforzo si staccò dall’assito.
Gli occhi di Edoardo si spalancarono per la sorpresa di quello che stavano osservando all’interno di quel nascondiglio segreto.


Sette anni dopo, Natale, Murano
All’improvviso, quando tutte le speranze sembravano essere state inghiottite dalle profondità oscure del mare, una luce tremolante rischiarò l’orizzonte, facendosi largo tra le nubi dense e nere come il carbone.
Gocce di pioggia si unirono alle lacrime di felicità che avevano preso a scivolare lungo le guance del comandante Bright.
Sarebbe riuscito alla fine a restituire alle loro rispettive famiglie tutti i suoi marinai!
E anche lui avrebbe potuto gioire ancora una volta dell’abbraccio di sua moglie e della loro figlioletta.
Con rinnovato coraggio ruotò così leggermente il timone, indirizzando il veliero verso quello spiraglio di salvezza.
Le sartie sciolte sbattevano contro i corrimani di legno, mentre le vele strappate sventolavano al vento libere di annunciare come fazzoletti sollevati il prossimo arrivo della nave nel porto.
- Forza!!! Prepariamoci all’attracco!!! - incitò il capitano a gran voce l’equipaggio, cercando di sovrastare il ruggito rabbioso del mare.
Sul ponte reso scivoloso dall’acqua portata dalle onde e dal cielo i marinai in precario equilibrio si affrettavano nelle operazioni di avvicinamento al molo in cui sarebbero finalmente approdati.
La luce del fuoco acceso riflessa dagli specchi in cima alla torre di legno dell’isola continuava a segnare la rotta.
Quell’iniziale scintillio ora era sempre più vicino e il comandante quasi riusciva ad avvertire il calore delle fiamme che si innalzavano nel cielo.
Il profumo della legna riarsa, accompagnato da quello della resina che, colando, sfrigolava nelle braci sottostanti, si mescolava a quello dello zolfo dei lampi che imperterriti continuavano a illuminare il cielo.
Quasi volessero rubare la scena al faro e confondere il capitano.
Ma quello senza indugio continuava a condurre l’imbarcazione verso il pontile, incurante dell’inferno che si stava scatenando in cielo e sotto la chiglia.
All’improvviso un’onda oscurò il cielo.
Un ultimo tentativo della sventura di riportare il veliero in mare aperto.
Poi la vista della banchina e del faro, oltre quel sipario che si era definitivamente alzato. Lungo il molo, incuranti della tempesta che si era abbattuta sulla laguna e sui loro cuori, tutti gli abitanti dell’isola di Murano erano pronti a riabbracciare il capitano Bright e il suo equipaggio.
Il comandante riusciva dall’alto del ponte di comando a riconoscere Claire e la piccola
Lucia.
Un tuffo al cuore riempì i suoi occhi più di tutte le immagini dei luoghi che aveva visitato in giro per il mondo.”
Con occhi sognanti, nel caldo del suo lettino, Aurora stata osservando il papà che, seduto di fianco a lei, aveva appena finito di leggerle la storia del libro che le era stato portato in dono quel giorno.
- Buona notte amore mio. Dormi bene.
Mentre si stava rialzando, rimboccandole le coperte e spegnendo la luce della cameretta, la bambina lo fermò e gli chiese:
- Papà puoi per favore girare la palla di vetro che mi ha regalato Babbo Natale e accenderla?
Certo tesoro - rispose Edoardo scompigliandole affettuosamente i capelli biondi e ruotando quel piccolo e racchiuso mondo in miniatura che giaceva sul vicino comodino.
E, mentre finti fiocchi di neve si stavano posando lentamente sul faro di Murano, illuminato da una lucina azionata premendo una levetta, Edoardo si avvicinò alla finestra dove Valeria lo stava aspettando.
I loro occhi lucidi di felicità si incrociarono.
Poi lei gli prese le mani e le posò delicatamente e senza preavviso sul proprio grembo:
Buon Natale…
Intanto, fuori dalla finestra, la lanterna del vicino faro rifletteva, quasi fosse la stella cometa, il chiarore argenteo della luna, guidando così i cuori di tutti gli abitanti dell’isola verso il loro incognito e per questo meraviglioso destino.
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Messaggio Da SuperGric Sab Dic 18, 2021 7:49 am

Ciao Aut*,
inizio dalle cose che mi sono piaciute di più: il prologo che è in realtà il libro letto dal papà a Valeria, e che viene ripreso nel finale. Il finale che restituisce serenità, con un padre che finalmente legge il libro a una figlia e Valeria che ritorna a vivere nella sua casa natale e si riconcilia così con i dolori del suo passato. La scena della comunicazione della morte del padre di Valeria, molto forte e inaspettata.
Mi sono piaciuti meno: la costruzione così spezzettata con a mio avviso troppi salti temporali e di luogo che rendono poco fluida e appassionante la lettura. I dialoghi in corsivo, in un caso anche sottolineati: una scelta tipografica che non capisco.
In definitiva comunque un bel racconto, piacevole e ben scritto.
Ah, il Lambro a Monza fa proprio schifo, a volte puzza che si sente a chilometri. Io non lo avrei inserito, per decenza.
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Messaggio Da Mac Sab Dic 18, 2021 11:15 am

Ciao,
Il tuo racconto è ben scritto, non ci sono errori, se non la mancanza di alcune virgole, in particolare modo nel prologo.
La trama è bella, ma risente della brevità del racconto. A mio avviso poteva essere un bel romanzo o una novella lunga che permetteva un più ampio respiro.
I continui salti temporali creano molto confusione, alcuni non ben delineati (ad es. “circa trent’anni prima, il gennaio successivo” non è inserito come sottotitolo e non da una data precisa; “sette anni dopo” non è chiaro dopo cosa), ad aumentare la difficolta sono i salti di storia che si intrecciano in periodi diversi (il libro, Valeria).
Ho dovuto rileggerlo per capire alcuni passaggi.
Infine un giudizio mio personale: il tipo di scrittura utilizzata risulta molto ridondante, forse un po’ antica, scusami il termine, è troppo pieno di similitudini che vanno ad appesantire la lettura (soprattutto nel prologo).
Con alcune modifiche di stile, non sostanziali, potrebbe acquisire una potenzialità maggiore.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Sab Dic 18, 2021 5:28 pm

Subito un appunto da marinaio: nel libro del padre si parla di un veliero che subisce una tempesta al largo di Murano e che alla fine con le vele stracciate riesce a entrare in porto guidato dalla luce del faro. Domandina: come fa a governare se ha le vele stracciate e pure il vento di prua? Vabbè! La scena è bella anche se non credibile. Poi altri appunti da lettore: ho fatto fatica a seguirti in tutti i tuo salti temporali anzi a un certo punto ti ho solo letto e non ti ho più seguito. Si vede che hai una buona penna però credo tu abbia esagerato nelle descrizioni a volte troppo leziose. Comunque un bel racconto e quel mio comunque te la dice come penso. PS: L'aveva trattenuta più a lungo del previsto davanti alla sua scrivania. Magari da togliere quel davanti?
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Messaggio Da Arianna 2016 Lun Dic 20, 2021 4:00 pm

Autore, ti confesso che ero partita sfiduciata, leggendo l’incipit del tuo racconto: tutta questa enfasi, questa aggettivazione ridondante, pur al servizio di immagini suggestive, mi avevano, come dicono i miei pargoli a scuola, “fatto scendere la catena”.
Invece sei stato capace di modificare le mie aspettative negative. Arrivata alla fine del racconto, mi sono perfino commossa.
Credo che una parte importante in questo l’abbia avuto l’uso di un registro più “normale”, meno calcato rispetto alla parte introduttiva (anche se a volte qualche aggettivo di troppo comunque ti scappa), che ha lasciato vivere la storia. Una bella storia, tra passato, presente e futuro.
Non ho avuto problemi a capire il concatenarsi cronologico degli eventi, che anzi mi è sembrato funzionale a rendere più interessante una narrazione che avrebbe corso il rischio di risultare piatta, con il solo ricorso alla fabula.
Il particolare più emotivo e commovente è quello delle palle di vetro, ponte tra passato e futuro, luogo fantastico delle emozioni, delle esperienze condivise, delle relazioni affettive.
La forma è complessivamente corretta, con qualcosina da sistemare:
- mancano delle virgole
- ci sono degli “è” apostrofati invece che accentati
- il plurale di corrimano è corrimano e non corrimani
- “strizzavano l’occhiolino”= “strizzavano l’occhio” oppure “facevano l’occhiolino”
- perché hai messo i dialoghi in corsivo?
- perché solo a volte hai inserito uno spazio per separare i paragrafi distanti cronologicamente?
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Messaggio Da Fante Scelto Lun Dic 20, 2021 6:24 pm

Ammetto di essermi un po' perso tra i salti temporali, ma soprattutto, colpa mia, ho fatto casino coi nomi e le date. Pensavo proprio che il capitano Bright fosse il padre di Valeria, figurati, anche se al timone di un veliero e trent'anni dopo siamo nella modernità.
Insomma, mea culpa.
Quando alla fine ho ri-letto "Lucia" m'è cascato tutto il castello.
Il colpo di scena del romanzo ci sta, alla fine è stato una piacevole sorpresa.

Penso che possa essere un racconto rosa o comunque sentimentale, dove in effetti c'è molta emozione, al punto da permeare lo stile stesso.
Ecco, lo stile. 
E' corretto, lineare, non presenta troppe sbavature: però ha il difetto, per me, di essere troppo ampolloso, troppo ricercato, quasi arcaico. Ci avrei visto bene qualcosa di più moderno e vibrante, per dare un tono meno aulico alla suddetta emotività.
Le emozioni, per me, viaggiano meglio con parole dirette, nette, secche.

Anche in questa storia trovo quel momento "strano", forse ingenuo, di passione (di mano femminile?) nell'interazione tra Edoardo e Valeria, precisamente nella scena del caffè. 
Lei si è appena dimostrata reticente, addirittura gli getta le chiavi sul tavolo, gesto che farebbe innervosire un interlocutore, e Edoardo in risposta le prende le mani con dolcezza. Un atto da innamorati più che da semi-sconosciuti.
Ecco, qui ci vedo il tocco di ingenuità (perdonami il termine).

Mi è invece molto piaciuto come hai saputo tratteggiare i paesaggi, gli ambienti, come in un grande quadro di quelli antichi, pitturati benissimo anche se un poco artefatti.
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Messaggio Da Petunia Gio Dic 23, 2021 4:10 pm

Ciao autor@
 No ti nascondo di aver faticato un po’ a “tenere la barra dritta” su questo racconto. La struttura così frammentata con continui balzi nel tempo non mi ha facilitato il compito e mi ha, in certi momenti, creato un certo disagio proprio perché la storia procedeva a singhiozzo. 
La scrittura è quella di una penna capace anche se, per stile, non incontra il mio gusto di lettura. La trovo “affettata”, carica e, in certi momenti poco naturale. 
Ti faccio alcuni esempi per non restare nel vago.
Nel cielo limpido di quella sera appena iniziata le stelle strizzavano l’occhiolino sulla superficie leggermente increspata del fiume che silenzioso scorreva verso la periferia della città.
Oppure questo passaggio “ sulla piazzetta in cui incombeva la rassicurante presenza della basilica cittadina.
Niente da dire, le frasi sono corrette e anche belle se vogliamo, ma non riesco a trovarle vere. Però qui si entra nel gusto personale e dunque considera la mia valutazione come quella di un possibile lettore. Non si può piacere a tutti.
Per quanto riguarda la formattazione, non so se tu abbia mandato il testo così, ma quelle frasi sottolineate non mi piacciono e non ne capisco il motivo.
Tutti questi “orpelli” mi hanno un po’ allontanata dalla storia principale che invece trovo bella e pertinente con il contest. Il prologo, nonostante uno stile da romanzo dell’800, mi è sembrato la parte migliore tant’ė che mi aspettavo di leggere un racconto “in costume” dell’epoca. Invece non è stato così.
Comunque ti faccio i complimenti e ti auguro di centrare l’obiettivo della pubblicazione.
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Messaggio Da miichiiiiiiiiiii Ven Dic 24, 2021 1:33 pm

Inizio dalla fine: i brividi...
È davvero molto emozionante ciò che ho letto, è un classico natalizio reso nuovo dalla storia del padre che poi muore.
La cosa più bella di questo racconto è che nella mia mente l'ho immaginato e sembra davvero un film molto commovente.
È scritto bene, forse qualche leggera imperfezione nell'uso della punteggiatura in pochissime frasi.
Mi sono completamente persa in questa storia (nel senso più positivo possibile).
Complimenti!
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Messaggio Da Danilo Nucci Ven Dic 24, 2021 11:51 pm

La storia è convincente e molto attraente. Non sono turbato dai salti temporali che, come ho detto altrove, tengono viva l’attenzione e la tensione del lettore, o almeno la mia, tanto più che il passato, prossimo o remoto, ha un ruolo importante in tutta la vicenda. Il genere mi pare decisamente rosa, con un rassicurante finale che lascia con il sorriso.
Hai una perfetta padronanza delle parole che sai usare nel giusto modo, mai fuori posto.
Per tutte queste ragioni il mio giudizio complessivo è più che positivo.
L’unico vero problema che ho riscontrato (ma questo dipende dai miei gusti personali) è la forma barocca e l’uso eccessivo di similitudini, che appesantiscono la scrittura e che alla lunga annoiano il lettore. Faccio degli esempi:
“Come inchiostro allargatosi su un foglio di pergamena ingiallita…”
“… quasi fossero prigionieri alla ruota.”

“i rimorsi si erano intrufolati furtivi tra le sue certezze come spifferi d’aria tra le fessure di una finestra.”
“… quasi fosse un galeone fantasma…”   
“… quasi fosse la stella cometa”
“…  come fazzoletti sollevati il prossimo arrivo della nave nel porto.”
Queste frasi poi sono emblematica di tutto ciò che non mi piace in questo tipo di scrittura:
“La luce del tardo pomeriggio filtrava attraverso la vetrata colorata della finestra regalando sulle pareti arcobaleni in movimento.”
“Il profumo della legna riarsa, accompagnato da quello della resina che, colando, sfrigolava nelle braci sottostanti, si mescolava a quello dello zolfo dei lampi che imperterriti continuavano a illuminare il cielo.”

Sono frasi ineccepibili dal punto di vista stilistico e perfino belle, ma se si ripetono troppo spesso nel testo rendono la lettura molto pesante.
“Di fronte a lei lo sguardo si posò su alcuni addetti alle luminarie che, in cima a scale di metallo, erano intenti ad appendere tra i muri degli edifici storici della via gli addobbi e le decorazioni natalizie che l’amministrazione comunale e i commercianti locali avevano deciso, anche per quell’anno, di regalare ai cittadini e ai turisti che affollavano le strade.”
I tre “che” evidenziati indicano che la frase deve essere semplificata, spezzata.
“… sin dalle fondamenta più remote della stiva”. Cercherei di sostituire “fondamenta” che ritengo si adatti di più a una casa o a un palazzo.
“… mi occupo di immobiliare.” Avrei detto: mi occupo di immobili, oppure lavoro nel settore immobiliare.
Scusa se mi sono dilungato fin troppo, non è mia abitudine, ma mi sono permesso perché ritengo che con qualche ritocco il racconto potrebbe essere ancora più godibile.
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Messaggio Da Valentina Lun Dic 27, 2021 9:10 am

Ciao Autore, l'idea del racconto mi è piaciuta molto, diversa da ciò che ho letto fin ora. Mi è piaciuto scoprire alla fine di tutto che il prologo riguardasse  il libro del padre scomparso di Valeria, una storia simile alla loro, ma con un lieto fine.
Suggerirei di aggiungere le date all'inizio di ogni salto temporale, giusto per aiutare il lettore. Forse è stato solo un problema mio, ma ha disturbato un po' la mia lettura non riuscire subito a collocare gli eventi.

L'infatuazione tra Valeria e Edoardo, avvenuta con un colpo di fulmine solo sfiorandosi e il notevole interesse di lui verso la ragazza, riuscendola anche a capire al volo, l'ho trovata un po' stiracchiata.
Da brava romantica forse avrei voluto qualche cosa di più che collegasse i due personaggi e che giustificasse tutto questo interesse. Magari anche sapere qualcosa di più sulla storia di Edoardo, perché si vuole trasferire.
Ma comunque, la scena finale, con la lettura del libro verso la loro figlia mi ha fatto molto sorridere. Funziona, avrebbe solo bisogno di essere un po' arricchito questo passaggio secondo me.

A livello di scrittura posso dirti di aver apprezzato il tuo modo di scrivere, le tante dettagliate descrizioni, che dipingono con molta delicatezza ogni evento, in particolare il racconto dentro il racconto.
Mancano un po' di virgole qua e là, quello si, ma non ho trovato errori.
Complimenti per l'idea e per il tuo modo di descrivere i luoghi in cui avvengono le vicende.
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Messaggio Da Arunachala Lun Dic 27, 2021 10:39 am

in tutta sincerità devo ammettere di avere avuto qualche problema di lettura.
principalmente a causa dei tanti salti temporali, troppi, a mio parere, e non sempre ben segnalati.
quindi ho mescolato un po' le storie e ho dovuto rileggere più volte per comprendere bene.
la storia è molto bella, davvero meritevole, però darei una bella revisione alla stesura, formattazione compresa, così da rendere più facile e lineare la lettura.
per il resto dico che ci sono delle buone descrizioni e degli splendidi personaggi.
fossi in te farei un pensierino a un allungamento della storia, ne potrebbe uscire qualcosa di bello davvero.

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Messaggio Da tommybe Lun Dic 27, 2021 11:19 am

A stare da solo nel concorso, il tuo racconto avrebbe avuto un successone.
Ci sarebbero stati lettori estasiati dalla scrittura barocca, e poi moderna, dai continui cambi di marcia,
dal passato che si mischia al presente, e dalla commozione per la scena finale che più umana e natalizia non si può.
Intendo dire che per essere giudicato bene il tuo racconto avrebbe avuto bisogno di tutto il palco.
Stare lontano dalla calca della successione massiva delle altre opere protagoniste.
Rannicchiato nella mia bottega, il divano, cerco di dargli la dimensione giusta, cerco di identificarne l'autore.
Cerco di capire il perché di tanto impegno. Cosa l'abbia scatenato.
Sono parole nuove per te, autore, ma almeno per una volta voglio essere spudoratamente sincero.
E spero che ti arrivi nella maniera giusta.
Il mio apprezzamento.
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Messaggio Da paluca66 Lun Dic 27, 2021 5:18 pm

Una bella storia "costretta" in un racconto e per questo motivo risultante in parte confusa.
Il respiro di ciò che hai voluto raccontare è decisamente più ampio e il mio consiglio, terminato questo contest, è di riprenderlo e svilupparlo maggiormente: potrebbe uscirne davvero qualcosa di molto bello.
Una delle critiche che ti hanno mosso è sull'eccesso di ridondanza di alcuni passaggi e anche questo, a mio parere, rientra nel discorso fatto sopra, in un romanzo l'appesantimento rappresentato da certe descrizioni si diluirebbe maggiormente risultando meno faticoso.
Dove dovresti lavorare è sulla formattazione in quanto a me ha creato molte più difficoltà che non i salti temporali: ci sono delle sottolineature nei capoversi ma anche nei dialoghi, ci sono dei corsivi di cui spesso sfugge il significato.
Lo dico sempre, siamo sempre all'interno di un contest letterario per cui non si può soprassedere su questi aspetti.

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Messaggio Da Susanna Mar Dic 28, 2021 12:02 am

La lunga parte in corsivo all’inizio mi aveva un po’ frenata, ma poi mi sono immersa nell’atmosfera del racconto e, riallacciata alla parte finale, l’ho lasciata da parte per la seconda lettura del racconto, trattando l’insieme come un racconto a parte.
Una storia delicata: la bella atmosfera famigliare dapprima, l’amore tra i due protagonisti, la delicatezza di lui nel non vendere la casa... il dolore per la perdita del padre e il volersi disfare della casa... la storia d’amore che sboccia in un battito di ciglia insomma un bel racconto rosa, che parrebbe scritto in altri tempi, dallo stile adottato dalla Penna.
Il Natale è racchiuso nel regalo della palla con la neve e poco più, quasi una forzatura: sono sì regali legati al Natale, ma non solo visto che il padre viaggiava spesso. Comunque è accettato per il tema del contest.
Uno stile pieno il tuo, Penna, elegante e curato ma che a tratti risulta purtroppo ridondante, arcaico, ricco di tante piccole immagini romantiche, in contrappunto a descrizioni/specifiche di cui non si sarebbe sentita la mancanza (ad es. la specifica di chi ha disposto l’allestimento delle luminarie), al pari di piccoli particolari che il lettore può comunque immaginare. Se il racconto fosse ambientato nell’800 o inizio 900 lo stile sarebbe adatto, ambientato oggi e in un’epoca appena passata è troppo da romanzo romanticamente rosa.
Non è un difetto, intendiamoci: descrivere bene gli ambienti è servito, così come presentare gli stati d’animo e le sensazioni dei protagonisti tutti, è stato importante per questo racconto, ma in alcuni punti gli elementi portanti finiscono per passare in secondo piano.
Quindi per quello che attiene trama e lessico, stile e padronanza di linguaggio, nulla da dire: un bel lavoro, magari da sistemare qua e là.
Le mie note, se vorrai prenderne atto:
la punteggiatura in alcuni punti manca di virgole;
i dialoghi in corsivo: generalmente si usano per i pensieri dei protagonisti, e diventa quasi automatico interpretarli in tal modo, rallentando almeno all’inizio, la lettura. Sono scelte personali.
le date: in un romanzo lungo, con capitoli ben delineati anche da un salto pagina, aiutano sicuramente ad entrare nella cronologia della trama (se il lettore non le ignora); in un racconto breve possono essere agevolmente inserite nel testo.
Altalena tra passato e presente, al pari delle note sulle date, è una scelta personale, ma può rompere il ritmo, mancando tra l’altro un anno nella data che collochi precisamente il momento. Non è un modus operandi che non sia stato utilizzato, ma sui testi brevi non funziona molto bene: meglio raggruppare linearmente le vicende: il ritmo del racconto ne avrebbe guadagnato.
Il titolo è curioso, inizialmente pensavo potesse essere ambientato a Genova per via della Lanterna: ma anche il faro di Murano è una lanterna. Azzeccato.

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Messaggio Da CharAznable Mar Dic 28, 2021 11:31 pm

Gli altri amici hanno già detto tutto o quasi sul tuo racconto, e condivido molte delle loro opinioni. Anche quando contrastano. Perché è un racconto con diverse anime spesso in contrasto tra di loro. In prologo, che solo alla fine si svela essere il libro che il padre leggeva alla piccola Valeria, è senza una virgola e si legge a perdifiato risultando un po' ostico. Poi si arriva al tempo moderno, con dei ritmi più posati ma con dei salti temporali che non ti consentono il rilassamento. Lo confesso, non è un genere che leggerei volentieri ma è  indubbiamente molto ben scritto. Se posso trovare un difetto, le parole della piccola Valeria alla notizia della morte del padre mi sono sembrate troppo mature, quasi distaccate.
Direi che il risultato è molto buono.
Complimenti.
Grazie.

P.S. quando ho letto "Capitano Bright" ho pensato al buon vecchio Gundam, ma temo che sia un'omonimia più che una citazione 😁
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Messaggio Da gipoviani Mer Dic 29, 2021 12:25 am

La storia è bella e avvincente. 
La penalizzano oltremodo: 
a) un montaggio piuttosto ardito con troppi - tutti necessari? - salti temporali che costringono il lettore a un'attenzione eccessiva e stancante.
b) una lingua eccessivamente studiata e ridonante che sommata ai salti temporali rende difficile e meno piacevole la lettura.
Bello il finale

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Messaggio Da Byron.RN Mer Dic 29, 2021 11:44 am

Ci sono cose che mi sono piaciute in questo racconto e altre un pò meno.
Il prologo a me è piaciuto parecchio, il modo in cui è stato scritto, le immagini che evoca e la chicca finale dove si scopre sia il libro che il papà legge a Valeria. Davvero, questa scelta è ottima, proprio azzeccata. Mi è piaciuto anche il riferimento alle sfere di vetro natalizie che il papà di Valeria le portava da ogni  suo viaggio, una cosa semplice ma molto dolce e suggestiva.
Ciò che rivedrei invece sono i frequenti salti temporali di cui è infarcito il racconto. A me non danno fastidio a priori, ma nel modo in cui li hai utilizzati secondo me danneggiano il racconto, fanno perdere di vista il filo della narrazione. Poi i personaggi secondo me andrebbero caratterizzati meglio, soprattutto Edoardo che mi pare poco sviluppato.
Le descrizioni a me in linea di massima mi sono piaciute, anche se vedo ti soffermi troppo sulle descrizioni atmosferiche, chiamiamole così. Soprattutto indugi troppo sul sole, sui suoi raggi che penetrano dalla finestra e fanno risaltare di luce le cose, mi pare di averne contate tre o quattro di queste descrizioni, a mio avviso sono troppe, dovresti limitarle, perché a lungo andare possono annoiare. Per me nel complesso è stata una lettura piacevole e godibile, con un paio di spunti molti validi, un racconto che con un paio di accorgimenti potrebbe diventare ancora più interessante.
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Messaggio Da FedericoChiesa Ven Dic 31, 2021 6:26 pm

Scusami autore, ma non è il mio genere, per cui faccio fatica a dare un commento oggettivo.
Lo stile troppo ricercato rende il racconto enfatico, le continue similitudini mi hanno disturbato nella lettura, come i continui salti avanti e indietro nel tempo.
Il sole, i raggi, al mattino, alla sera, nel temporale, che si riflettono… sono per me ridondanti.
I due ragazzi che si intendono sfiorandosi le dita al primo incontro poco credibili, come la cioccolata quando tutti prendono l’aperitivo.
Non avermene.
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Messaggio Da SisypheMalheureux Ven Dic 31, 2021 10:17 pm

Penso che ci siano varie cose da rivedere in questo racconto, scusami autore (o autrice).
Innanzitutto l'incipit. Il prologo a mio avviso è eccessivamente lento e raccontato. Ti perdi molto nella descrizione del paesaggio e della tempesta. Quella parte sarebbe da sfoltire di sicuro. Poi lo stile cambia e il racconto diventa un filo più dinamico, per fortuna. Però i continui salti temporali e di spazio non facilitano la comprensione e si rimane abbastanza spaesati durante la lettura. Diciamo che verso la fine poi i pezzi del "puzzle" si incastrano, però sinceramente per circa due terzi abbondanti del racconto quasi non capivo cosa stesse succedendo. Estate, Natale, Murano, Monza, ancora Murano... Insomma avevo quasi l'impressione di essere io in balia delle onde.
Sai cosa? Questo succede, purtroppo, quando di decide di raccontare una storia molto complessa, ricca di avvenimenti e che copre un arco temporale lungo, condensandola in un numero di battute troppo limitato. Peccato perché la trama c'era, era interessate e il prologo, nonostante uno stile a mio parere troppo verboso, aveva una buona atmosfera di altri tempi, un po' alla Moby Dick, se vogliamo... Quindi quello era sicuramente un punto a favore. Un racconto che secondo me merita di essere riscritto senza limiti di battute, in modo da poter essere sviluppato adeguatamente. Così, è troppo penalizzato.

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Messaggio Da tontonlino Mar Gen 04, 2022 10:06 am

A me questo racconto è piaciuto: le immagini, lo stile, il naufragio come una condanna karmica destinata a ripercuotersi su più generazioni. Mi ha fatto tornare in mente una poesia di José Maria De Hérédia, Maris Stella, dove mogli e figlie in preghiera aspettano sulle rocce bretoni il ritorno dei mariti, dei padri pescatori.
Per la forma aggiungerei solo che i vari stili adottati rispecchiano quanto detto e sembrano funzionali a un racconto che si sviluppa su diversi piani.
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Messaggio Da ImaGiraffe Mer Gen 05, 2022 11:38 am

Un racconto molto confuso con troppi cambi e salti temporali. Per fare un esempio nella sola prima parte abbiamo una citazione di Dante, Prologo alla Salgari e poi un altro cambio. Poi quando sembra stabilizzarsi partono i salti nel tempo. Tutta questa confusione sacrifica moltissimo la trama che non riesce a brillare come dovrebbe. Sono passati un paio di giorni dalla lettura e ho solo un lieve ricordo della trama ma ben poche sensazioni. Però ho capito che questo racconto è sacrificato in questa forma. Se fosse stata la trama di un libro ogni segmento sarebbe stato più curato e la storia sarebbe uscita fuori al meglio.
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Messaggio Da caipiroska Mer Gen 05, 2022 5:55 pm

Ciao Autore,
a me il prologo, con la sua sfumature di altri tempi, mi è proprio piaciuto e ritrovarlo nel finale è stata davvero una bella sorpresa (anche perchè continuavo a chiedermi che fine avesse fatto la piccola Lucia!).
Credo che l'intenzione di questo racconto sia davvero buona, solida e degna di attenzione, ma ci sono delle cose che, a mio avviso, andrebbero cambiate o quanto meno sfoltite.
Per esempio trovo perfetto il registro usato nel prologo (quando ho capito che era uno scritto datato, però), ma ripresentare la stessa pesantezza all'interno della narrazione moderna non mi è sembrata una scelta azzeccata. Poteva essere un modo davvero originale per distinguere le due narrazioni, invece fai di tutto per renderle simili.
Un'altra cosa gestita male sono i salti temporali quasi casuali (mi chiedo se il paragrafo della mamma malata poteva addirittura essere saltato...): ci sposti in maniera troppo veloce da una situazione a un'altra completamente diversa e slegata sul piano temporale. Il lettore oltre a districarsi in un linguaggio pesante deve anche raccapezzarsi sulla linea temporale: la storia è molto bella e ben scritta, ma non nego che sia stata un pò impegnativa...
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Messaggio Da Molli Redigano Dom Gen 09, 2022 3:25 pm

Se, a volte, la suddivisione in paragrafi, ciascuna con il proprio "titolo", non inficia la bontà di un racconto, ebbene, credo che in questo caso sia il difetto peggiore. La trama stessa del racconto si presta benissimo all'eliminazione della suddivisione: l'inizio e la fine, ovvero il libro che il papà leggeva sempre alla figlia, sono la storia nella storia, il punto di partenza e la giusta conclusione; due "paletti" all'interno dei quali si sviluppa la storia di Valeria, personaggio ben caratterizzato con i suoi sentimenti, le sue paure e i suoi ricordi. Nonostante personalmente abbia percepito "la telefonata" circa il compimento del rapporto tra Valeria ed Edoardo, devo dire che ho molto apprezzato il basso profilo del ragazzo, nonostante, a livello narrativo, avrebbe forse meritato di più, visto anche l'epilogo.

Apprezzato, ancora di più, il fatto che Valeria abbia deciso di tornare nella casa Natale, nonostante tutto. Anzi, forse è proprio per quello che ci è tornata: non ha potuto farne a meno. La capisco: anch'io un giorno tornerò da dove sono andato via molto tempo fa, è inevitabile.

Scrittura buona ma sicuramente migliorabile.

Grazie.

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"Ottiene il risultato migliore chi - nell'opera letteraria - ha saputo unire l'utile col piacevole, divertendo e ammaestrando nello stesso momento il lettore."

Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344


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Messaggio Da Nellone Lun Gen 10, 2022 1:27 pm

Cinque flash sulla vita di una ragazza come tante altre, Valeria, momenti portatori di gioie e dolori così come in tutti noi. Peccato che non ci sia un filo conduttore, ovvero questi eventi vengono proposti in modo nettamente scisso gli uni dagli altri: purtroppo non basta inserire momenti forti nella vita di una persona per creare una storia, anche perché, se così fosse, ciascuno potrebbe scrivere la sua e saremmo tutti attori! Un colpo di scena finale, una piccola sorpresa o forse una maggiore enfasi forse l’avrebbero reso molto più interessante. Il tema natalizio è del tutto accessorio e non particolarmente presente. La scrittura è davvero di ottimo livello, con una retoriche che denota grande padronanza da parte dell’autore senza tuttavia mai perdere di fruibilità; peccato solo che si vada a capo ad ogni punto e che (francamente non capisco perché, forse è solo un problema di formattazione…) i discorsi diretti siano in corsivo. Nel complesso un’eccellente prova tecnica, che tuttavia non coinvolge più di tanto: scolastico.

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Messaggio Da Marcog Lun Gen 10, 2022 3:18 pm

Racconto scritto benissimo, mi è piaciuto molto. Bellissime le descrizioni e credibili i personaggi, forse non sempre agevoli i salti temporali. Se posso fare un piccolo appunto, ho trovato molte frasi senza virgole che avrebbere permesso una lettura più agevole e una piccola svista proprio alla fine "Aurora stata osservando il papà". Complimenti e grazie! Tra i miei preferiti.
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