Syracuse
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 5 - Sala da Ballo
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Syracuse
Il libro sta troppo in alto, con una stampella vuota dell’armadio Salvatore riesce a tirarlo giù dalla libreria.
Non è quello che gli piace, ma può passare benissimo un po’ di tempo a leggerlo, anche senza troppo interesse. Oggi è il suo giorno di riposo, un giorno al mese. A Syracuse ci sono parecchi ristoranti italiani ed è complicato e faticoso tenere alta l’asticella. Basta una pasta scotta, un tovagliolo lavato male e la gente si sposta da un’altra parte, ci vuole molta concentrazione.
Salvatore si affaccia alla finestra, osserva il paesaggio di case e automobili, l’altalena al centro del giardino, la ruota di una bici. L’orizzonte è questo.
- Perché non dai una mano a Tom, deve fare un disegnino per la scuola.
- Tu sai fare meglio di me, Gina.
- Non serve Van Gogh, aiutalo.
- Un disegno è un atto forte di comunicazione, la sua maestra si accorgerà che non è autentico.
- Tu cerca di essere più convincente e non disegnare i soliti aranci e limoni.
- Sarà inevitabile che io disegni qualcosa che appartenga alla Sicilia, non capisco perché l’hanno chiamata Syracuse, questa città non somiglia nemmeno per sbaglio alla nostra terra.
- Ci dà da vivere Syracuse, nessuno ti chiede di ignorare le tue origini, basta solo rispettarla.
- Esco, vado a fare una passeggiata..
- D’accordo, ciao, divertiti.
L’arrivo a Syracuse era stato fondamentale, aveva contribuito a cambiare la vita della giovane famiglia in modo profondo, ma lei ogni volta lo trattava in modo triste, maneggiata da un certo rancore che non si capiva da dove arrivasse. A lui non interessava che Tom fosse bravo nel disegno, che fosse un bambino buono e in salute, sì.
Per sfondare come cuoco si era fatto bendare per un lungo periodo, nulla di più gli importava della vita che essere apprezzato come cuoco. Aveva affidato tutte le sue forze al profumo degli ingredienti e del cibo che la cottura non silenziava, amplificava, per vivere in quel posto così diverso e difficile.
Non aveva altri sogni, altri desideri, non alzava la testa neppure se andava a fuoco la casa accanto, l’alzava solo se sollevava il coperchio di una pentola per sentire bene l’aroma ottenuto.
La sua vita non è stata fornita di lunghi intervalli, tutto è stato veloce, simultaneo: il matrimonio, la nascita di un figlio, e pure diventare un bravo chef.
L’America è ricca di gente che ama la buona tavola, da fessi non cercarla, specialmente ora che il Duemila sta per nascere. Tutti sembrano più legati all’emozione di cibi tradizionali, più rassicuranti.
Il sole sta tramontando, Salvatore si accorge di aver percorso parecchi chilometri grazie a un fastidio a una gamba.
Al ritorno avrebbe preso un taxi, per ora si gode un misto di piacere e tristezza.
Dodici ore al giorno nel ristorante non ti donano una grande forma fisica.
Poco a poco, scopre la capacità che non sapeva di avere: guardarsi intorno.
Ha completamente voltato le spalle al mondo, invece di osservarlo lo ha fatto diventare piccolo e ripetitivo da occupare lo spazio di un tagliere e di quattro fornelli.
Ha voglia di un caffè. Il fangoso torrente Onondaga è così vicino da poterlo prendere a sassate, ma non c’è un bar. Il cuore gli sguscia fuori dal petto quando si rende conto di essersi troppo allontanato da casa. Palpeggia l’aria che esce dai secchioni dell’immondizia, la spazzatura gli indica che c’è vita, e per certi versi lo rassicura. Sua moglie Gina starà stirando i panni. Il piccolo Tom avrà finito il disegnino e guarderà la tv.
Non ha altro da pensare. Non c’è altro nella sua vita da pensare. Ha la solita camicia e la solita riga scura di sudore all’interno del collo. Ha le solite scarpe di un numero in più.
Salvatore, senza ragione, si commuove per tutto quel vuoto imbottigliato dentro.
Le corolle delle margherite spariscono inghiottite dal buio nei giardini.
Gli appare improvviso un andirivieni confuso e eccitato di giovani sotto una scritta : Benvenuti.
A una ragazza qualunque chiede se quella è una festa.
- Magari, non tocco un drink da mezzogiorno e ho pure fame, - gli risponde.
- Ho un panino in tasca, se lo vuoi, te lo cedo.
- Chissà dove l’hai comprato, non mi fido. Comunque grazie, amico, io sono Brenda, è la prima volta che conosco un ragazzo con un panino in tasca.
La ragazza non ha affatto l’aria felice, sembra aver patito, oltre che la fame, una delusione.
- Sono Salvatore, e il panino l’ho fatto io, puoi fidarti.
- Se fai panini sei un uomo felice,’ tutti quelli che fanno panini sono felici’, canticchia con voce melodiosa.
- Hai bevuto, Brenda? Salvatore ride.
- Ci sto provando da un mese a stare lontana dall’alcool, soprattutto per la linea.
Sulla porta della villa c’è un pezzo d’uomo vestito di nero che fa da campanello, la strada che gli passa accanto desertificata dalla chiusura dei negozi ora appare di nuovo vivente.
- Che aspetti a darmelo quel panino.
Lo morde con discrezione, sembra non masticare.
- Ma lo sai che è proprio buono, finalmente un panino senza maionese.
- Non uso mai la maionese.
- Sei un cuoco?
- Sì.
- Ecco, mi pareva. Però inganni, non hai la pancia, tutti i cuochi sono grassetti.
- Se è per farti contenta ingrasserò pure io.
- Hai una fede al dito che pesa due quintali, non puoi fare sacrifici per un’ altra donna.
- Ingrassare non lo vedo proprio come un sacrificio.
All’interno un divano di pelle in tinta con le pareti li fa sedere e mimetizzare proprio sotto una palla gigante, stroboscopica. La pista è già piena, la musica è funky.
La ragazza ha buttato via metà del suo pallore. Per avere Salvatore di fronte senza mostrargli nulla si aggiusta la gonna in mezzo alle gambe. Il bicchiere che ha in mano è rosso, pure quello di Salvatore è rosso e odora di Gin.
Cercando di non dare nell’occhio Salvatore raggiunge il bagno. Ci sono tanti lavandini e uno specchio enorme, molto elegante. La porta alle sue spalle si spalanca, entra Brenda nel bagno.
-Ti sei nascosto qui?
- Mi sono sciacquato il viso, sono due notti che non dormo.
Salvatore ha un fiammifero acceso nello stomaco, ma non è l’alcol, è il disagio.
Non è mai stato in un bagno per uomini con una donna, non è mai stato in una sala da ballo, non ha mai avuto il tempo per qualsiasi tipo di relazione.
Si sente le gambe flosce, sfilacciate, dopo aver ballato un paio di lenti con la pettinatura profumata di Brenda appoggiata sulla sua spalla sinistra.
Salvatore non avrebbe potuto tornare a casa e mettersi in pigiama senza raccontare quello che gli stava accadendo.
Per lui è strano solo pensare a una donna che non sia sua moglie.
Ora la musica viene sostituita da quella dei fiati di un gruppo che si è impossessato di un palchetto laterale.
Salvatore non cerca sviluppi e nella calca si allontana, che a avere un contatto sessuale con la piacevolissima Brenda sarebbe stato un piacere e anche un disastro su vasta scala.
Fuori l’aria è fredda, Salvatore ha memorizzato, imparato la strada e torna a casa veloce.
Racconta tutto alla moglie.
- Mi cerchi solo quando hai qualcosa di terribile da raccontare, magari torni in quel posto e la ritrovi, Brenda.
- Ma finiscila, un paio di balli non sono una cosa terribile.
- Tu avveleni tutti i miei corsi d’acqua, e lo sai che la mia acqua è fresca e pura.
- Quando sei rabbiosa ti diventano le narici a triangolo, sono bellissime.
-Ti tiro il ferro da stiro, non scherzare con me, non scherzare con me, Salvatore.
Si asciuga gli occhi con il pizzo di un lenzuolo stirato.
- A quest’ora sarebbe meglio dormire, siamo tutti stanchi. Sei un brav’uomo, Salvatore, ma io sono stanca e stufa. E a Tom non ci hai pensato? Quando ti prende la smania di fuggire a lui non pensi? Io non ho il manuale delle istruzioni per farlo vivere meglio, ma ci provo, anche con tutte le difficoltà. Tu te ne freghi, lui conta meno del tuo piatto peggiore. Che succederà se non ci sarò più? Chi lo infilerà tutte le mattine lavato e pettinato dentro il pulmino della scuola? Chi controllerà che abbia indossato bene i suoi abiti? Quello che lo accompagna a scuola è più deficiente di te, gli fa ascoltare i Radiohead. A un bambino i Radiohead. Pazzesco. La musica guarisce la mente, dice. Ma per favore! E tu che fai, tu non fai nulla, te ne vai nelle sale da ballo a farti raccontare cose, a offrire panini. Che poi quello era il mio panino, l’avevi inventato per me. Porca miseria, quello era il mio panino.
- Ti prego.
- Se sei di riposo meglio se te ne stai a guardare le nuvole, a guardare lo steccato riparato, lo steccato che io ho riparato. A guardare l’erba che cresce. Quando parli con Tom fai le facce, muovi le mani, imiti le voci, diventi immaginifico il più possibile e Tom ti segue.
- Allontanarci dalla nostra terra è stata una mezza sconfitta, Gina, abbiamo trovato un ambiente provocatorio, è stata rinascita e apocalisse. Che poi l’America ha troppi nemici, fuori e dentro. Fanno guerre in mezzo alle strade e fanno guerre in mezzo a montagne assurde, in posti che nessuno conosce.
Un posto diventa un posto quando uno lo guarda, o almeno in fotografia lo vede. Altrimenti quel posto non esiste. E questi hanno iniziato la guerra in Afghanistan, un posto che per me non esiste. Con il culo che ho mi toccherà pure andarci a combattere.
- Condivido questa tua invettiva personale, soprattutto perché tanti ragazzi ci rimettono la pelle, e sono gli stessi che ballano, ascoltano musica, flirtano come te nelle sale da ballo. Sembra non saperlo la gente che sono gli stessi. I nostri fratelli, i nostri figli,i nostri padri. Un miscuglio di affetti dispersi, snaturati tra quelle montagne.
- Ah ecco, mi sembrava strano che tu fossi diventata improvvisamente saggia, stavo pure a ascoltarti.
Io non flirto con nessuna.
- Sorridiamo giovanotto, sorridiamo, abbiamo tanto tempo a disposizione per essere sofferenti, il mondo andrà sempre peggio, purtroppo, ma noi ce la caveremo, vero Salvatore?
- Brenda, da bambino la prima notte che ho dormito in un letto a castello sai quale è stata la mia paura?
- Di cadere?
- No, di volare. Mi sentivo talmente in alto, invincibile come mi fai sentire tu. I tuoi abbracci, le tue parole, hanno lo stesso effetto, mi fanno volare. Preso dal demone della passione non mi sono mai accorto di quanto fosse bella la tua mente e il tuo modo di pensare.
- Dici che è un demone? Ride.
Salvatore inghiotte a vuoto, accompagnato dal suo sguardo amorevole.
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Re: Syracuse
Credo di capire che la ragione del fuori concorso stia nella mancanza di uno dei generi proposti. Non è fantasy, non è pamphlet. La sala da ballo c’è anche se un po’ marginale.
Il vero problema però mi pare la forma che avrebbe bisogno di una completa rivisitazione. Ci sono alcuni passaggi interessanti e qualche idea gradevole ma la sensazione che ho avuto nel leggere è stata quella di un testo scritto in una lingua straniera tradotto in italiano con un traduttore automatico.
Il vero problema però mi pare la forma che avrebbe bisogno di una completa rivisitazione. Ci sono alcuni passaggi interessanti e qualche idea gradevole ma la sensazione che ho avuto nel leggere è stata quella di un testo scritto in una lingua straniera tradotto in italiano con un traduttore automatico.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Syracuse
Ho letto più volte questo racconto e trovo che sia di una poesia infinita. Certo non risponde ai requisiti richiesti, non è un pamphlet (anche se in alcuni passaggi potrebbe esserlo) non è un fantasy ma certo, autore, ci hai messo fantasia nell’immaginare una vita da emigrante. Di sicuro ci sono aspetti da curare nel lessico non sempre appropriato e in altri aspetti formali ma nulla toglie alla sensazione di aver letto qualcosa di autentico e pieno di umanità.
Ci sono frasi che mi hanno colpita nel profondo e che mi hanno fatto pensare.
Poco a poco, scopre la capacità che non sapeva di avere: guardarsi intorno.
Ha completamente voltato le spalle al mondo, invece di osservarlo lo ha fatto diventare piccolo e ripetitivo da occupare lo spazio di un tagliere e di quattro fornelli.
Oppure questa che potrebbe essere la battuta di un grande film:
Se fai panini sei un uomo felice,’ tutti quelli che fanno panini sono felici’, canticchia con voce melodiosa.
O questa: Un posto diventa un posto quando uno lo guarda, o almeno in fotografia lo vede. Altrimenti quel posto non esiste.
Mi è piaciuto molto leggerti. Quando un racconto ti lascia delle belle sensazioni, è un buon racconto.
Ci sono frasi che mi hanno colpita nel profondo e che mi hanno fatto pensare.
Poco a poco, scopre la capacità che non sapeva di avere: guardarsi intorno.
Ha completamente voltato le spalle al mondo, invece di osservarlo lo ha fatto diventare piccolo e ripetitivo da occupare lo spazio di un tagliere e di quattro fornelli.
Oppure questa che potrebbe essere la battuta di un grande film:
Se fai panini sei un uomo felice,’ tutti quelli che fanno panini sono felici’, canticchia con voce melodiosa.
O questa: Un posto diventa un posto quando uno lo guarda, o almeno in fotografia lo vede. Altrimenti quel posto non esiste.
Mi è piaciuto molto leggerti. Quando un racconto ti lascia delle belle sensazioni, è un buon racconto.
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Re: Syracuse
Racconto ruvido dove trionfa il distacco.
Distacco dalla propria terra, distacco nel finale imprevisto dalla propria famiglia.
L'indifferenza è prodigiosa e un po' somiglia a quella per i ragazzi mandati a combattere una guerra lunga quanto la loro età. Ma questo l'autore non lo poteva dire.
Distacco dalla propria terra, distacco nel finale imprevisto dalla propria famiglia.
L'indifferenza è prodigiosa e un po' somiglia a quella per i ragazzi mandati a combattere una guerra lunga quanto la loro età. Ma questo l'autore non lo poteva dire.
Ospite- Ospite
Re: Syracuse
È un racconto che non tocca nessuno dei due generi previsti, neppure per sbaglio.
Sì, per questo è fuori concorso, però è stato bello poterlo leggere.
Quanta poesia c'è nel gesto di cedere un panino a una sconosciuta?
Magari ci si potrebbe chiedere perché uno dovrebbe uscire con un panino in tasca, ma anche dopo che uno se lo è chiesto la poesia rimane.
Mi ha stonato un pò l'invettiva sulle guerre e l'Afghanistan, ma forse mi viene in mente adesso mentre scrivo che l'hai inserita per agganciarti al pamphlet. Forse è per quello che mi stona, non è naturale, è una "imposizione" dovuta al concorso.
Ripeto la sensazione che mi ha dato questo racconto, mi ha fatto piacere leggerlo.
Sì, per questo è fuori concorso, però è stato bello poterlo leggere.
Quanta poesia c'è nel gesto di cedere un panino a una sconosciuta?
Magari ci si potrebbe chiedere perché uno dovrebbe uscire con un panino in tasca, ma anche dopo che uno se lo è chiesto la poesia rimane.
Mi ha stonato un pò l'invettiva sulle guerre e l'Afghanistan, ma forse mi viene in mente adesso mentre scrivo che l'hai inserita per agganciarti al pamphlet. Forse è per quello che mi stona, non è naturale, è una "imposizione" dovuta al concorso.
Ripeto la sensazione che mi ha dato questo racconto, mi ha fatto piacere leggerlo.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Syracuse
Destabilizzante il finale, da quel "non flirto con nessuna" a vedere Salvatore con Brenda. Non lo so, non ne credevo Salvatore capace, non la credevo un'opzione sul tavolo. L'autore avrà avuto i suoi motivi. Dopotutto l'intero testo è pervaso da un senso assoluto di indeterminazione esistenziale. Il punto è che dopo lo sfogo con Gina, Salvatore sembra aver capito, sembra aver scelto. Non è così. Ma lui non è come uno dei ragazzi mandati alla guerra, non è obbligato alla scelta sbagliato. Speriamo cambi idea
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Syracuse
Ciao Penna.
Ti confesso che il primo dialogo lo trovo poco spontaneo; oppure è così vero da non essere letterario. Una delle due, il risultato è che sembra più una scusa per dare informazioni sul contesto piuttosto che un litigio tra sposi-genitori.
“Per sfondare come cuoco si era fatto bendare per un lungo periodo”. Qui ho davvero pensato che partisse il fantasy, poi il fantasy non è partito e quindi ho capito perché il racconto è fuori concorso. Questa non è una cosa negativa, è uno spunto che provo a darti; chissà, magari salta fuori che Salvatore è un vampiro? Non starebbe male come storia, secondo me anzi è coerente con gran parte di ciò che hai scritto. Anche la fiera potrebbe essere qualcosa di paranormale, visibile solo a lui e a Brenda.
L'ultimo dialogo con Gina è surreale, eppure sembra molto più vero del primo dialogo proprio perché è più letterario; nella sua surrealtà diventa un simbolo di incomunicabilità: i due personaggi non si parlano più con il cuore ma solo con la ragione. E questo dà ragione al finale che sorprende: Salvatore mente anche a sé stesso.
Genere che potrebbe diventare facilmente un fantasy; spazio gli Usa; tempo dicembre 1999; personaggio solo il cuoco; stanza da ballo circa, ma anche questa potrebbe diventarlo in una riambientazione fantasy.
Grazie e alla prossima.
Ti confesso che il primo dialogo lo trovo poco spontaneo; oppure è così vero da non essere letterario. Una delle due, il risultato è che sembra più una scusa per dare informazioni sul contesto piuttosto che un litigio tra sposi-genitori.
“Per sfondare come cuoco si era fatto bendare per un lungo periodo”. Qui ho davvero pensato che partisse il fantasy, poi il fantasy non è partito e quindi ho capito perché il racconto è fuori concorso. Questa non è una cosa negativa, è uno spunto che provo a darti; chissà, magari salta fuori che Salvatore è un vampiro? Non starebbe male come storia, secondo me anzi è coerente con gran parte di ciò che hai scritto. Anche la fiera potrebbe essere qualcosa di paranormale, visibile solo a lui e a Brenda.
L'ultimo dialogo con Gina è surreale, eppure sembra molto più vero del primo dialogo proprio perché è più letterario; nella sua surrealtà diventa un simbolo di incomunicabilità: i due personaggi non si parlano più con il cuore ma solo con la ragione. E questo dà ragione al finale che sorprende: Salvatore mente anche a sé stesso.
Genere che potrebbe diventare facilmente un fantasy; spazio gli Usa; tempo dicembre 1999; personaggio solo il cuoco; stanza da ballo circa, ma anche questa potrebbe diventarlo in una riambientazione fantasy.
Grazie e alla prossima.
Re: Syracuse
Il titolo: Un po’ di geografia, qualche film o romanzo e il titolo è parlante.
Comincio dai paletti. Tranne che per il genere ci sono tutti. È un racconto che non saprei di primo acchito a che genere aggregare: per l’ultima parte, ma solo per quella, l’avrei definito un pamphlet; quando narri della festa, forse arriva tardivamente un fantasy...
Questo racconto - due riletture - alla fine mi ha lasciata perplessa. Da Salvatore mi arriva una sensazione di malessere profondo (lontananza dal suo paese, la fatica per diventare cuoco, i neanche tanto velati rimproveri della moglie) che però non mi trasmette l’emozione che mi aspetterei, quello che sa di condivisione, che ti arriva dritta allo stomaco. Molte parole, ben espresse anche con un lessico particolare, ma non mi ha fatto mancare il fiato.
Arriva la festa, con una Brenda che lo colpisce, bello il gesto del panino, ma poi tutto rimane inanimato, statico.
Se avessi letto la parte in cui lui decide di raccontare dell’incontro alla moglie, quasi una confessione, ho peccato ecc..ecc., tornando indietro mi sarei aspettato un flirt impegnativo, un momento osè... zero.
L’ultima parte, scusa Penna, è quella che mi ha convinto meno. Fosse stato un pamphlet – partendo da questo punto – avrei detto ok. Invece è un parlare di cose molto importanti ma con frasi stereotipate e già lette e rilette. Forse per inquadrare il periodo.
I dialoghi nel loro insieme sono forzati, nel finale troppo sviluppati in blocchi per essere una conversazione in famiglia: più frammentato avrebbe retto tutto l’insieme di concetti esposti, magari anche con frasi interrotte, come capita quando si discute senza avere un punto di vista comune o quando si vuole entrare decisamente su un argomento.
Scusa la sincerità.
Le mie note
Qualcosa nella punteggiatura da sistemare, ma poca roba
Un disegno è un atto forte di comunicazione concordo, ma qui si sta parlando di un semplice disegnino da bimbo
maneggiata ?forse amareggiata
Per sfondare come cuoco si era fatto bendare per un lungo periodo, nulla di più gli importava della vita che essere apprezzato come cuoco. Aveva affidato tutte le sue forze al profumo degli ingredienti e del cibo che la cottura non silenziava, amplificava, per vivere in quel posto così diverso e difficile.
Lo leggo meglio così:
Nulla di più gli importava nella vita che essere apprezzato come cuoco. Per sfondare si era fatto bendare per un lungo periodo, affidando le sue forze.... silenziava ma amplificava. Il resto non so se abbia senso.
di essersi troppo allontanato troppo da casa
Palpeggia l’aria...immagine molto particolare
Dopo imbottigliato dentro avrei messo uno stacco, per aiutare chi legge a cambiare scena, il solo riferimento alle corolle delle margherite non veicola l’immagine di Salvatore che arriva davanti al giardino di una casa
Comincio dai paletti. Tranne che per il genere ci sono tutti. È un racconto che non saprei di primo acchito a che genere aggregare: per l’ultima parte, ma solo per quella, l’avrei definito un pamphlet; quando narri della festa, forse arriva tardivamente un fantasy...
Questo racconto - due riletture - alla fine mi ha lasciata perplessa. Da Salvatore mi arriva una sensazione di malessere profondo (lontananza dal suo paese, la fatica per diventare cuoco, i neanche tanto velati rimproveri della moglie) che però non mi trasmette l’emozione che mi aspetterei, quello che sa di condivisione, che ti arriva dritta allo stomaco. Molte parole, ben espresse anche con un lessico particolare, ma non mi ha fatto mancare il fiato.
Arriva la festa, con una Brenda che lo colpisce, bello il gesto del panino, ma poi tutto rimane inanimato, statico.
Se avessi letto la parte in cui lui decide di raccontare dell’incontro alla moglie, quasi una confessione, ho peccato ecc..ecc., tornando indietro mi sarei aspettato un flirt impegnativo, un momento osè... zero.
L’ultima parte, scusa Penna, è quella che mi ha convinto meno. Fosse stato un pamphlet – partendo da questo punto – avrei detto ok. Invece è un parlare di cose molto importanti ma con frasi stereotipate e già lette e rilette. Forse per inquadrare il periodo.
I dialoghi nel loro insieme sono forzati, nel finale troppo sviluppati in blocchi per essere una conversazione in famiglia: più frammentato avrebbe retto tutto l’insieme di concetti esposti, magari anche con frasi interrotte, come capita quando si discute senza avere un punto di vista comune o quando si vuole entrare decisamente su un argomento.
Scusa la sincerità.
Le mie note
Qualcosa nella punteggiatura da sistemare, ma poca roba
Un disegno è un atto forte di comunicazione concordo, ma qui si sta parlando di un semplice disegnino da bimbo
maneggiata ?forse amareggiata
Per sfondare come cuoco si era fatto bendare per un lungo periodo, nulla di più gli importava della vita che essere apprezzato come cuoco. Aveva affidato tutte le sue forze al profumo degli ingredienti e del cibo che la cottura non silenziava, amplificava, per vivere in quel posto così diverso e difficile.
Lo leggo meglio così:
Nulla di più gli importava nella vita che essere apprezzato come cuoco. Per sfondare si era fatto bendare per un lungo periodo, affidando le sue forze.... silenziava ma amplificava. Il resto non so se abbia senso.
di essersi t
Palpeggia l’aria...immagine molto particolare
Dopo imbottigliato dentro avrei messo uno stacco, per aiutare chi legge a cambiare scena, il solo riferimento alle corolle delle margherite non veicola l’immagine di Salvatore che arriva davanti al giardino di una casa
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Syracuse
Forse il fantasy di questo racconto sta nello stile: è scritto in un modo che definirei "etereo". Dice e non dice, mostra ma non descrive, è tutto dannatamente evanescente.
Sì, è uno stile che ci vedrei molto bene per un fantasy.
I dialoghi, te lo hanno detto, sono surreali. Non c'è pathos, non c'è l'aggressività di una donna arrabbiata e tradita, c'è però una lucidissima (e artistica) disposizione delle parole che ti lascia comunque coinvolto, a suo modo.
E' una storia che dice e non dice, e sicuramente lo fa in un modo che non può lasciare indifferenti.
Curioso di sapere chi sei, Autor, perché non riconosco minimamente il tuo tratto.
O forse sì?
Sì, è uno stile che ci vedrei molto bene per un fantasy.
I dialoghi, te lo hanno detto, sono surreali. Non c'è pathos, non c'è l'aggressività di una donna arrabbiata e tradita, c'è però una lucidissima (e artistica) disposizione delle parole che ti lascia comunque coinvolto, a suo modo.
E' una storia che dice e non dice, e sicuramente lo fa in un modo che non può lasciare indifferenti.
Curioso di sapere chi sei, Autor, perché non riconosco minimamente il tuo tratto.
O forse sì?
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Re: Syracuse
A volte basta una contrarietà, una giornata storta e può succedere che se leggi qualcosa ti ritrovi mal disposto nei confronti del povero scrittore che non c'entra niente. E' quello che evidentemente è capitato a me e una seconda lettura più serena mi ha fatto rivalutare il racconto. Restano i dubbi sull'aderenza ai vincoli dello step, ma la scrittura è quella di un autore di razza.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Syracuse
Sei l'autore più onesto e buono di questo posto, non devi scusarti di nulla, e sono convinto che lo scrittore stia dalla parte dei buoni e onesti, anche se nel racconto ha voluto violentare tutti i suoi principi e scrivere un finale che non gli appartiene. Un finale orribile, accompagnandosi con la prima capitata, solo perché lo fa sorridere. Non basterà sorridere per cancellare la sofferenza interiore del bravo cuoco. Ci vuole ben altro, e Salvatore inghiotte a vuoto.
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Re: Syracuse
A prescindere dai paletti, devo dire che il racconto non mi è piaciuto.
Le scrittura è d rivedere in parecchi punti e i dialoghi sono troppo costruiti. Anche la trama è piuttosto surreale: un tipo apatico si ritrova tra un gruppo di ragazzi con un panino in tasca, ecc. ecc.
"Un posto diventa un posto quando uno lo guarda": questo sì, mi è piaciuto, ma non mi sembra sufficiente.
Alla prossima.
Le scrittura è d rivedere in parecchi punti e i dialoghi sono troppo costruiti. Anche la trama è piuttosto surreale: un tipo apatico si ritrova tra un gruppo di ragazzi con un panino in tasca, ecc. ecc.
"Un posto diventa un posto quando uno lo guarda": questo sì, mi è piaciuto, ma non mi sembra sufficiente.
Alla prossima.
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Re: Syracuse
Sarai anche fuori concorso per ragioni assolutamente corrette ma il tuo racconto colpisce anche se avrebbe bisogno di una rilettura per essere migliorato. Mi è piaciuta la storia dell'emigrante che sa disegnare solo arance e limoni in ricordo della sua terra d'origine. Un ottima storia. |
Chissà perchè era fuggito questo mio commento? Misteriosa informatica.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Syracuse
Quando leggo racconti così fuori concorso mi viene una gran tristezza! Mi chiedo, e ti chiedo, Autore: perché partecipare a un concorso a genere vincolato, fregandotene altamente di entrambi i generi proposti? Io capisco che uno possa confondersi o possa osare e non venire accettato, come è capitato negli altri step o in questo stesso con l'altro fc, ma qui pare proprio che ci sia stata l'intenzione unica e sola di andare fc, perché non mi spiego in che modo tu abbia potuto pensare anche solo per un istante di rientrare in gara. E questo non mi piace, non lo trovo corretto nei confronti tuoi in primis, poi degli altri Autori, ma soprattutto nei confronti del CdL. Non voglio neanche pensare per un attimo che questo sia un secondo invio e che quindi tu abbia ricevuto le indicazioni del CdL per sistemarlo per poi riproporlo così, perché sarebbe a mio avviso indice di grande noncuranza da parte tua; preferisco pensare che tu sia arrivato con l'acqua alla gola, non abbia capito cosa fosse un pamphlet e abbia scritto un racconto che quindi non poteva essere rivisto. In questo caso, allora, ti ringrazio per aver provato a partecipare lo stesso.
Non mi viene altro da commentarti, perché questo racconto andrebbe postato nell'apposita sezione del forum dei racconti brevi, più che fc nel quinto step di DR.
Mi dispiace. Voglio abbracciarti, confidando nella tua totale buonafede.
Non mi viene altro da commentarti, perché questo racconto andrebbe postato nell'apposita sezione del forum dei racconti brevi, più che fc nel quinto step di DR.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Syracuse
Molto difficile commentare questo racconto all'interno del contest in cui l'hai proposto perché manca in toto il presupposto principale, ovvero quello del genere.
Uscendo dal contest e commentandolo come un racconto postato nell'apposita sezione, ti dico subito che l'idea non è affatto male ma che proprio per questo, meriterebbe uno sviluppo più attento ed accurato.
La sensazione è di un racconto scritto da chi è arrivato da poco in DT e deve ancora ambientarsi e capire dove si trova (e questo spiegherebbe anche il discorso del "no fantasy" e "no pamphlet".
Ci sono spaziature sbagliate, punteggiatura non sempre adeguata
qualche verbo non perfettamente centrato
che fanno pensare a un "prime armi" e se la mia sensazione è giusta posso dirti solo una cosa: non ti scoraggiare, non arrenderti subito e, soprattutto, non prendere le nostre osservazioni come attacchi personali ma solo come occasioni di crescita (altrimenti perché saresti qui...).
Se ripenso al mio primo racconto che ho scritto arrivato in questo gruppo (in realtà era il precedente sps) e ai commenti che ho ricevuto (tutti correttissimi)... altro che scoraggiarmi! E invece sono ancora qui, ancora devo crescere molto anche perché il confronto è con penne abituate a scrivere da molto più tempo e a ben più alti livelli, eppure leggendo i commenti ai miei scritti non posso fare a meno di notare una continua crescita.
Perché ti scrivo tutto questo papiro? Perché ognuno di noi che partecipa scrivendo in DT porta novità, freschezza e possibilità di confronto e la più grande sconfitta, in primis per lo scrittore, ma non di meno, per i commentatori, sarebbe quella di abbandonare subito il gruppo per non aver saputo comprendere ed accettare nella maniera corretta le critiche costruttive.
A rileggerti (spero) prestissimo.
Uscendo dal contest e commentandolo come un racconto postato nell'apposita sezione, ti dico subito che l'idea non è affatto male ma che proprio per questo, meriterebbe uno sviluppo più attento ed accurato.
La sensazione è di un racconto scritto da chi è arrivato da poco in DT e deve ancora ambientarsi e capire dove si trova (e questo spiegherebbe anche il discorso del "no fantasy" e "no pamphlet".
Ci sono spaziature sbagliate, punteggiatura non sempre adeguata
(ad esempio in questa frase, la virgola prima di "scopre" non ci sta)Poco a poco, scopre la capacità che non sapeva di avere: guardarsi intorno.
qualche verbo non perfettamente centrato
(qui, mi sbaglierò, ma se stai scrivendo al presente andrebbe meglio "al ritorno prenderà un taxi)Al ritorno avrebbe preso un taxi, per ora si gode un misto di piacere e tristezza.
che fanno pensare a un "prime armi" e se la mia sensazione è giusta posso dirti solo una cosa: non ti scoraggiare, non arrenderti subito e, soprattutto, non prendere le nostre osservazioni come attacchi personali ma solo come occasioni di crescita (altrimenti perché saresti qui...).
Se ripenso al mio primo racconto che ho scritto arrivato in questo gruppo (in realtà era il precedente sps) e ai commenti che ho ricevuto (tutti correttissimi)... altro che scoraggiarmi! E invece sono ancora qui, ancora devo crescere molto anche perché il confronto è con penne abituate a scrivere da molto più tempo e a ben più alti livelli, eppure leggendo i commenti ai miei scritti non posso fare a meno di notare una continua crescita.
Perché ti scrivo tutto questo papiro? Perché ognuno di noi che partecipa scrivendo in DT porta novità, freschezza e possibilità di confronto e la più grande sconfitta, in primis per lo scrittore, ma non di meno, per i commentatori, sarebbe quella di abbandonare subito il gruppo per non aver saputo comprendere ed accettare nella maniera corretta le critiche costruttive.
A rileggerti (spero) prestissimo.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Syracuse
Un racconto delicato, riflessivo, nostalgico. Scritto abbastanza bene con possibilità di miglioramento (lavorerei sui diloghi, un po' ingessati), la sequenza degli eventi è legata a un filo un pochino debole. Non abbiamo il genere, o forse il fantasy sta nel fatto che un tizio se ne va in giro per chilometri con un panino in tasca (e per fortuna non c'era la maionese), e anche l'ambientazione temporale mi sembra mancante (potrebbe essere un errore mio ma parla di guerra in Afghanistan e quindi siamo già in pieno 2000).
Però il racconto mi è piaciuto. Lavorandoci potrebbe diventare qualcosa di veramente interessante.
Non per questo step di DR, purtroppo.
Complimenti.
Grazie.
Però il racconto mi è piaciuto. Lavorandoci potrebbe diventare qualcosa di veramente interessante.
Non per questo step di DR, purtroppo.
Complimenti.
Grazie.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Syracuse
Un racconto delicato e poetico, che parla di emozioni, di privazioni, di scoperte.
Non c'è una vera e propria storia: può essere un giorno qualunque della vita di questi due emigranti tristi e intristiti per tutta una serie di perchè. Ogni tanto ci sono frasi che spiccano per la bellezza e la nota struggente che contengono, e già questo basterebbe per rendere il pezzo davvero indelebile.
Peccato davvero per non aver presentato un testo più in linea con i requisiti richiesti: stoffa e fantasia ci sono tutte!
Non c'è una vera e propria storia: può essere un giorno qualunque della vita di questi due emigranti tristi e intristiti per tutta una serie di perchè. Ogni tanto ci sono frasi che spiccano per la bellezza e la nota struggente che contengono, e già questo basterebbe per rendere il pezzo davvero indelebile.
Peccato davvero per non aver presentato un testo più in linea con i requisiti richiesti: stoffa e fantasia ci sono tutte!
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Syracuse
Onestamente non comprendo davvero la scelta di partecipare con un testo assolutamente fuori genere per poi farlo mettere fuori concorso.
Non lo comprendo.
Detto questo, il racconto è interessante e ben condotto fino al finale spiazzante, andrebbe rivisto perché certi passaggi risultano un po' forzati e potresti lisciarli un po' come sai di certo fare. Se il finale non ti convince, cambialo. Puoi farlo, nessuno ti vieta di scegliere un finale diverso. Almeno nelle nostre storie possiamo anche rifare. E ti assicuro, dà una bella sensazione!
Ele
Non lo comprendo.
Detto questo, il racconto è interessante e ben condotto fino al finale spiazzante, andrebbe rivisto perché certi passaggi risultano un po' forzati e potresti lisciarli un po' come sai di certo fare. Se il finale non ti convince, cambialo. Puoi farlo, nessuno ti vieta di scegliere un finale diverso. Almeno nelle nostre storie possiamo anche rifare. E ti assicuro, dà una bella sensazione!
Ele
Hellionor- Admin
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