Valerio
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: LA FOLGORE! :: 2- Sport e disabilità
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Valerio
Valerio sta seduto a gambe aperte facendo mucchietti di terra, così concentrato che gli sta calando la bava dalla bocca.
Ha polvere di gesso appiccicato ai polpacci perché non è lontano dalla fascia laterale.
Sta ogni volta lì, ma oggi ha voglia di giocare. Sarà che la mamma gli ha messo le scarpe coi tacchetti, sarà che il sole non picchia, con quelle nuvole stanche che lo oscurano a tratti.
E poi, il pallone lo porta sempre lui. È il regalo del nonno, quello che abita a Pavia.
Valerio si alza, si dà delle pacche sui calzoncini e s'asciuga la bava con la maglietta.
«Ma devi già andare via?» gli chiede qualcuno, che l'ha visto in piedi e si è preoccupato.
Valerio scuote la testa, pensa per un momento di rimettersi a giocare con la terra, poi farà come sempre, si metterà a correre per tornare a casa e la mamma lo vedrà sudato e penserà che tutto è andato bene. Invece fa un passo dentro al campo.
«Gioco anche io» dice. Forse lo dice piano, però, perché nessuno gli dà ascolto.
Giorgio gli passa vicino, correndo, con la faccia contrita, i capelli tutti appiccicati sulla fronte.
«Spostati, scemo» urla e si sbraccia, chiamando la palla.
Valerio fa un altro passo in campo.
«Gioco anche io» dice. Sente qualcuno che ride. Si mette a correre, grugnendo, con l'andatura sbilenca e la pancia che ballonzola.
«Quello fa sul serio» dice Luigi, sconsolato. Tutti si fermano, qualcuno sputa in terra, altri ne approfittano per bere.
Valerio si fionda sul pallone e lo calcia, prendendolo di punta e spedendolo fuori dal campo.
«Non si sa neanche in che squadra sei» gli dice Filippo, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«E mandatelo via!» urla Giorgio.
«Certo, via… che il pallone è il suo» sentenzia Filippo.
«Lo facciamo stare nella porta» dice Luigi.
«Certo, nella porta vostra» ribatte Filippo.
«No, nella porta e basta, tre minuti basteranno» dice Luigi, mentre fa l'occhiolino.
Si avvicina a Valerio e lo prende sottobraccio.
«Adesso stai in porta e devi parare, va bene?»
Valerio annuisce.
Dalla porta vede tutto il campo, fino all'altra parte. Si incanta un poco a osservare quello che rimane della rete: qualche filo appeso alla traversa, come una ragnatela abbandonata.
Qualcuno fischia, lui si volta e il pallone lo centra sulla guancia. Barcolla un attimo, si tocca il viso, dove lo sente caldo.
«Bravo scemo, bella parata!» urla Luigi. Tutti applaudono e cominciano a rincorrersi per prendere la palla. Appena se ne impossessano tirano in porta, cercando di colpire Valerio. Lui scatta, goffo, si ripara la pancia, una coscia, si gira di schiena.
«Andateci piano» ammonisce Filippo, «che se la sua mamma s'accorge di qualcosa addio pallone.»
«Tanto altre due pallonate e si rimette a cuccia» dice Giorgio, tirando una bordata di sinistro. La palla si alza, indirizzata sotto l'incrocio. Valerio la vede, fa un passetto di lato, salta e la smanaccia fuori.
«Te l'ha parata, cazzone!» ride Luigi.
Giorgio diventa tutto rosso, prende il pallone e lo tira addosso a Valerio, da due metri, centrandolo sulle costole.
«Parata!» esulta Valerio, muovendosi come un granchio sulla linea di porta, un poco dolorante, ma felice.
Intanto il cielo s'è oscurato e cade qualche goccia di pioggia.
Giorgio insiste a prendere a pallonate Valerio, il vento aumenta d'intensità, la pioggia pure e qualche ragazzo salta sulla bicicletta e lascia il campo.
«Dai, andiamo via anche noi» dice Filippo, ha gli occhiali appannati e la maglietta fradicia appiccicata al petto.
Giorgio ansima. Senza dire una parola si allontana, calciando la terra bagnata.
Valerio rimane ancora un po' tra i pali, con i goccioloni che dalla traversa gli cadono dritti tra i capelli.
Si sente bene. Recupera il pallone e apre l'ombrello che sua mamma gli ha dato, che non si sa mai in questo periodo.
Quando esce dal campo vede Filippo al riparo sotto un albero.
Gli mette l'ombrello sulla testa.
«Andiamo?» gli chiede.
«Mi ha lasciato qua, quello, mi doveva portare sulla stecca, ma era troppo incazzato.»
Valerio piega un poco la testa di lato.
«Mi è piaciuto stare nella porta» dice.
«Ma come ti è piaciuto?»
«Perché c'ero anch'io con voi. Eravamo insieme, per davvero.»
Filippo scuote la testa e si pulisce gli occhiali.
«Andiamo» dice.
«La prossima volta mi rimetto nella porta e le paro tutte» sussurra tra sé Valerio.
È stato fortunato che suo nonno di Pavia gli ha regalato quel pallone, proprio fortunato.
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Re: Valerio
Racconto delicato, in cui ci si immedesima facilmente perché può riguardare disabilità ma anche situazioni di bullismo in generale, con quali molti hanno avuto a che fare almeno una volta nella vita.
Si avverte l'atmosfera del campetto da oratorio, dei ragazzi combattuti tra il difendere il debole e ottenere l'approvazione del capetto.
Bello.
Si avverte l'atmosfera del campetto da oratorio, dei ragazzi combattuti tra il difendere il debole e ottenere l'approvazione del capetto.
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FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Valerio
Davvero molto bello Aki. Posso dirti che mi sono commossa leggendo. La disabilità è trattata con una sensibilità estrema e le immagini si dipanano dirette dalla pagina al cuore. È tutt’altro che un racconto edulcorato ma riesce a smuovere delle corde profonde. Lo definirei un arpeggio.
Bravissimo come sempre.
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Re: Valerio
CR7 @Akimizu, come al solito, dribbla tutti. Tutti gli altri autori. Però, stavolta, con il suo personaggio non c'è riuscito, perché Valerio l'ha superato. Non ho ancora letto gli altri racconti, ma qui non siamo in qualche gara importante o alle paralimpiadi, ma nel campetto sgangherato sotto casa. Ecco il vero pregio del racconto, una voce data alla disabilità di periferia, quella silenziosa di cui nessuno s'accorge perché è indifferente. Grande Valerio.
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"Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci lectorem delectando pariterque monendo."
"Ottiene il risultato migliore chi - nell'opera letteraria - ha saputo unire l'utile col piacevole, divertendo e ammaestrando nello stesso momento il lettore."
Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344
Avei l'amel su i laver e 'l cutel an sacòcia.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Valerio
Ho lasciato tra gli ultimi il tuo racconto immaginando di trovare un'altra delle tue tante perle e anche stavolta non mi hai tradito.
Racconto duro e delicato allo stesso tempo, immagino Valerio affetto dalla sindrome di down, ma in Valerio dipingi tutta una serie di ragazzini che ogni giorno devono combattere e affrontare atti di bullismo e di sopraffazione.
Scrittura perfetta, scorrevole e ricca di immagini che ti portano direttamente sul campetto.
Con la massima umiltà ti dico che io avrei evitato l'ultima frase, ma è solo un mio parere personale.
Racconto duro e delicato allo stesso tempo, immagino Valerio affetto dalla sindrome di down, ma in Valerio dipingi tutta una serie di ragazzini che ogni giorno devono combattere e affrontare atti di bullismo e di sopraffazione.
Scrittura perfetta, scorrevole e ricca di immagini che ti portano direttamente sul campetto.
Con la massima umiltà ti dico che io avrei evitato l'ultima frase, ma è solo un mio parere personale.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Valerio
Bel racconto, senza sbavature (ma che lo dico a fare?), veramente il massimo che si può fare in due paginette. Hai parlato dell’handicap, di bullismo, di quanto poco sia sufficiente per far felice una persona affetta da certi problemi, a cui certamente manca qualcosa ma non la sensibilità. Nel finale c’è un po’ di libro Cuore ma senza forzature, lo stretto indispensabile per far passare l’emozione.
Una nota sulla “stecca” della bicicletta. Dalle nostre parti si chiama “canna”.
Una nota sulla “stecca” della bicicletta. Dalle nostre parti si chiama “canna”.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Valerio
Chiedo scusa agli admin se intervengo adesso e non alla fine del concorso, ma si sta fraintendo il senso del mio racconto e ci tenevo a intervenire. Anche perché, come si dice in questi casi, è tratto da una storia vera e mi piacerebbe non fosse travisato (naturalmente ho romanzato un attimo e cambiato il nome di Valerio, ma ho raccontato un fatto successo davvero).
Questo testo non è un racconto sull'integrazione. È un racconto sulla totale assenza di integrazione. Nessuno dei ragazzi del campetto prova empatia per Valerio. Neanche Filippo, l'unico suo interesse è non perdere il pallone. Il finale da libri cuore e l'ultima frase superflua non esistono, sono solo nella mente di Valerio, e servono a rimarcare ancora di più la differenza con la realtà, che invece lo respinge.
Questo testo non è un racconto sull'integrazione. È un racconto sulla totale assenza di integrazione. Nessuno dei ragazzi del campetto prova empatia per Valerio. Neanche Filippo, l'unico suo interesse è non perdere il pallone. Il finale da libri cuore e l'ultima frase superflua non esistono, sono solo nella mente di Valerio, e servono a rimarcare ancora di più la differenza con la realtà, che invece lo respinge.
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Valerio
Questo racconto mi ha fatto arrabbiare. Avete presente quella sensazione di pugni che si stringono, di fiato che si blocca, quando si vorrebbe avere il coraggio di prendere dei ragazzini a schiaffoni, a due a due finchè non diventan dispari? Loro e, faccio purtroppo di tutta un’erba un fascio ma fa niente, non siamo su FB che poi mi massacrate, i genitori che perdono l’enorme opportunità di veicolare, attraverso lo sport, il senso della solidarietà, dell’inclusione, dell’accettazione. Ho visto un filmato, che poi ho condiviso, di bimbette dell’asilo che fanno il girotondo tenendo per mano un compagno in sedia a rotelle. Molto più piccole, sicuramente con buoni esempi attorno: forse crescendo cambieranno, ma se la base è buona...
Caro Aki, hai scritto “importante”, hai colto il segno come in tanti altri tuoi lavori, mai stucchevoli e di alta classe.
Grazie per avermi fatto arrabbiare (e piangere, che dicono rende gli occhi belli: a me si appannano le lenti).
Caro Aki, hai scritto “importante”, hai colto il segno come in tanti altri tuoi lavori, mai stucchevoli e di alta classe.
Grazie per avermi fatto arrabbiare (e piangere, che dicono rende gli occhi belli: a me si appannano le lenti).
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: Valerio
Bello anche questo, delicato e soprattutto nostalgico, perché giocoforza fa breccia nella memoria di molti di noi, di me sicuramente. Ho rivisto le partite di quei pomeriggi di quand'ero bambino, con nostalgia appunto, dove per fortuna non c'erano atteggiamenti di bullismo, ma solo voglia di divertirsi e scaricare l'energia. Come detto è un racconto delicato e allo stesso tempo forte, dove emergono la bassezza dei compagni di Valerio e la determinazione e il coraggio dello stesso Valerio. E la sua dolce ingenuità.
Piaciuto e ora per il voto sono cazzi.
Questo racconto come detto mi ha risvegliato la memoria quindi vi regalo questo piccolo aneddoto.
Avrò avuto sette o otto anni, vicino alla scuola elementare c'era un piccolo campetto tutta terra, con una sola porta senza rete tutta scalcagnata. Davanti al campetto c'era una latteria dove andavamo a prendere da bere o il gelato per fare merenda. Da molti anni al posto del campetto c'è un piccolo centro commerciale, con uffici e poche attività. Comunque non ci conosciamo bene tutti, ma uno porta il pallone e più siamo e più ci divertiamo, quello era il tenore della situazione. A un certo punto ho il ricordo di un ragazzino di colore, più alto di noi e secco, molto timido, non dice niente e ci guarda giocare. Gli diciamo se vuole provare e lui dici di sì. Coi piedi non ci sa fare molto(ci sarà poi da fidarsi del giudizio di una masnada di settenni?)quindi lo spediamo in porta, è la prassi. In porta è bravo, ma forse dopo un pò si stanca e non lo vediamo più. Quel ragazzo si chiama Carlton Myers, per chi non lo conoscesse uno dei giocatori italiani di basket più forti di sempre.
Piaciuto e ora per il voto sono cazzi.
Questo racconto come detto mi ha risvegliato la memoria quindi vi regalo questo piccolo aneddoto.
Avrò avuto sette o otto anni, vicino alla scuola elementare c'era un piccolo campetto tutta terra, con una sola porta senza rete tutta scalcagnata. Davanti al campetto c'era una latteria dove andavamo a prendere da bere o il gelato per fare merenda. Da molti anni al posto del campetto c'è un piccolo centro commerciale, con uffici e poche attività. Comunque non ci conosciamo bene tutti, ma uno porta il pallone e più siamo e più ci divertiamo, quello era il tenore della situazione. A un certo punto ho il ricordo di un ragazzino di colore, più alto di noi e secco, molto timido, non dice niente e ci guarda giocare. Gli diciamo se vuole provare e lui dici di sì. Coi piedi non ci sa fare molto(ci sarà poi da fidarsi del giudizio di una masnada di settenni?)quindi lo spediamo in porta, è la prassi. In porta è bravo, ma forse dopo un pò si stanca e non lo vediamo più. Quel ragazzo si chiama Carlton Myers, per chi non lo conoscesse uno dei giocatori italiani di basket più forti di sempre.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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A Hellionor, vivonic e Akimizu garba questo messaggio
Re: Valerio
Non ho mai frequentato oratori o campetti di calcio ma è come se fossi lì. Valerio possiamo vederlo, con il suo ritardo mentale che purtroppo non gli permette di rendersi conto appieno del bullismo dei suoi compagni. Così come è molto bel caratterizzato Fillippo, il classico "gregario", forse un po' succube del capetto Giorgio. Molto bella l'idea di inserire le figure protettive del nonno e della madre attraverso gli oggetti. è un po' come se anche loro fossero lì con Valerio. Ti segnalo sono questa piccola svista:"Ha polvere di gesso appiccicatO ai polpacci", ma è proprio un volerti fare le pulci.
Il tuo racconto è di sicuro uno tra i migliori di questa folgore. Complimenti, davvero!
Il tuo racconto è di sicuro uno tra i migliori di questa folgore. Complimenti, davvero!
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"Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire?
Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."
SisypheMalheureux- Padawan
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: Valerio
Ciao Akimizu.
Quando ho letto il tema della Folgore ho pensato a te, per ciò che avevi scritto in giro per il forum e mi ricordavo bene. Non mi stupisce che ti sia ispirato a una storia vera. Il tuo mi sembra il racconto più affollato di personaggi, ma sono molto chiari in particolare Giorgio, Filippo e Valerio. La capacità di uno scrittore si dimostra anche da quanto "è cattivo" con i propri personaggi e direi che ci sei andato giù duro. Anche se non volevi, Filippo risulta il meno stereotipato dei tre personaggi principali. Quel “Ma come ti è piaciuto?” apre una breccia e lascia intravedere una possibilità di riscatto.
Grazie e alla prossima.
Quando ho letto il tema della Folgore ho pensato a te, per ciò che avevi scritto in giro per il forum e mi ricordavo bene. Non mi stupisce che ti sia ispirato a una storia vera. Il tuo mi sembra il racconto più affollato di personaggi, ma sono molto chiari in particolare Giorgio, Filippo e Valerio. La capacità di uno scrittore si dimostra anche da quanto "è cattivo" con i propri personaggi e direi che ci sei andato giù duro. Anche se non volevi, Filippo risulta il meno stereotipato dei tre personaggi principali. Quel “Ma come ti è piaciuto?” apre una breccia e lascia intravedere una possibilità di riscatto.
Grazie e alla prossima.
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: Valerio
Vedo che non sono il solo ad aver lasciato il tuo racconto per ultimo
Non mi hai deluso, ma neanche folgorato a dire la verità. Sono un figlio degli anni Novanta, quello che racconti non mi colpisce per tutta una serie di motivi che anche Byron conferma, in un certo qual modo: la partita iniziava e finiva quando arrivava e andava via il tizio col pallone, quello scarso andava sempre in porta, piuttosto che giocare dispari si faceva a "porta romana" (come si dice dalle tue parti? Tanto hai capito) e così via.
Io ho sovvertito questi schemi, nel mio piccolo. Il pallone era il mio ma lo lasciavo sempre quando dovevo andare via, perché gli altri non dovevano mai studiare un cazzo e io invece vivevo sui libri; il portiere ero io perché ero il più forte di tutti, e quando si facevano le squadre ero sempre il primo a essere scelto (così chi era in squadra con me aveva la certezza di non dover finire in porta ).
In questo racconto percepisco in modo fortissimo che stai raccontando una storia vera, e forse è questo a non farmi completamente abbandonare al fascino del tuo racconto; quello che dico non va confuso con una mancanza di empatia o di emozioni, perché quelle arrivano lo stesso.
Sarà che ormai ci conosciamo a tal punto da capirci e parlare la stessa lingua anche in 4.000 battute; probabilmente, se io avessi partecipato a questo contest, avrei tentato di sviluppare questa stessa tua idea, e so che mi credi.
Tutto questo per dirti che hai scritto un gran testo, ma che non mi fa strabuzzare gli occhi perché da te questo è il minimo che mi aspetto
Una cosa extra, non da admin ma da Nic: io lo avrei evitato il tuo commento. Capisco perfettamente perché lo hai fatto e sei stato corretto nei modi e nei contenuti, ma lo avrei evitato lo stesso, non fosse altro per vedere se, alla fine dei commenti, tutti avessero travisato il tuo racconto.
Avresti avuto materiale per interrogarti sul perché, anche se io credo che sia davvero difficile travisare il tuo racconto. Adesso questa possibilità non ce l'hai più, e inoltre sei l'unico autore ad aver risposto a contest in corso...
Non mi hai deluso, ma neanche folgorato a dire la verità. Sono un figlio degli anni Novanta, quello che racconti non mi colpisce per tutta una serie di motivi che anche Byron conferma, in un certo qual modo: la partita iniziava e finiva quando arrivava e andava via il tizio col pallone, quello scarso andava sempre in porta, piuttosto che giocare dispari si faceva a "porta romana" (come si dice dalle tue parti? Tanto hai capito) e così via.
Io ho sovvertito questi schemi, nel mio piccolo. Il pallone era il mio ma lo lasciavo sempre quando dovevo andare via, perché gli altri non dovevano mai studiare un cazzo e io invece vivevo sui libri; il portiere ero io perché ero il più forte di tutti, e quando si facevano le squadre ero sempre il primo a essere scelto (così chi era in squadra con me aveva la certezza di non dover finire in porta ).
In questo racconto percepisco in modo fortissimo che stai raccontando una storia vera, e forse è questo a non farmi completamente abbandonare al fascino del tuo racconto; quello che dico non va confuso con una mancanza di empatia o di emozioni, perché quelle arrivano lo stesso.
Sarà che ormai ci conosciamo a tal punto da capirci e parlare la stessa lingua anche in 4.000 battute; probabilmente, se io avessi partecipato a questo contest, avrei tentato di sviluppare questa stessa tua idea, e so che mi credi.
Tutto questo per dirti che hai scritto un gran testo, ma che non mi fa strabuzzare gli occhi perché da te questo è il minimo che mi aspetto
Una cosa extra, non da admin ma da Nic: io lo avrei evitato il tuo commento. Capisco perfettamente perché lo hai fatto e sei stato corretto nei modi e nei contenuti, ma lo avrei evitato lo stesso, non fosse altro per vedere se, alla fine dei commenti, tutti avessero travisato il tuo racconto.
Avresti avuto materiale per interrogarti sul perché, anche se io credo che sia davvero difficile travisare il tuo racconto. Adesso questa possibilità non ce l'hai più, e inoltre sei l'unico autore ad aver risposto a contest in corso...
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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A Akimizu garba questo messaggio
Re: Valerio
Aki io ti ammiro e credo che tu abbia una mano benedetta. Hai il dono della scrittura e ogni prova la superi alla grande. i tuoi racconti sono sempre impeccabili e io non posso che farti i complimenti.
Questa volta però c'è qualcosa che non è andato, proverò a spiegarmi ma è difficile.
Ho avuto l'impressione che tu fossi troppo coinvolto nella storia che hai raccontato. ci ho trovato una rabbia nelle tue parole che mi ha destabilizzato. Come se la rabbia che dovevi suscitare l'avessi provata tutta tu non lasciando niente al lettore. Leggendo mi è venuta voglia di consolare te piuttosto che provare empatia per Valerio.
Ho la sensazione che sia stato per te difficile, a livello emotivo, scrivere un pezzo del genere perché credo che tu Valerio lo conosci.
Però siamo a livello di sensazioni perché per il resto non ti smentisci mai. Sei di un altro livello. grazie per ogni storia che ci racconti e complimenti per il tuo talento.
Questa volta però c'è qualcosa che non è andato, proverò a spiegarmi ma è difficile.
Ho avuto l'impressione che tu fossi troppo coinvolto nella storia che hai raccontato. ci ho trovato una rabbia nelle tue parole che mi ha destabilizzato. Come se la rabbia che dovevi suscitare l'avessi provata tutta tu non lasciando niente al lettore. Leggendo mi è venuta voglia di consolare te piuttosto che provare empatia per Valerio.
Ho la sensazione che sia stato per te difficile, a livello emotivo, scrivere un pezzo del genere perché credo che tu Valerio lo conosci.
Però siamo a livello di sensazioni perché per il resto non ti smentisci mai. Sei di un altro livello. grazie per ogni storia che ci racconti e complimenti per il tuo talento.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Valerio
Una prima parte cruda, vera. Chi non ha avuto un Valerio tra i compagni di gioco e chi, anche solo per una volta, non ha sperato di non averlo nella propria squadra. La seconda parte è un po' in discesa verso un riscatto, forse un po' telefonato, ma che fa bene al cuore.
La scrittura è ottima come sempre. Davvero un buon lavoro. Complimenti.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Valerio
Ciao Aki
Il racconto dell’innocenza, che solo anime pure sanno vedere e raccontare.
Bellissimo questo tuo Valerio, speciale, che non riesce a sentire la cattiveria degli altri compagni, perché incapace di provarne.
Ha un pallone suo, un regalo importante e adesso pare che abbia anche la certezza di sapersi difendere, nonostante tutto.
In poche battute hai saputo veramente dire molto e lo hai detto nel tuo modo perfetto di arrivare con le parole alla mente e con la tua sensibilità al cuore.
Bravissimo. Complimenti!
Il racconto dell’innocenza, che solo anime pure sanno vedere e raccontare.
Bellissimo questo tuo Valerio, speciale, che non riesce a sentire la cattiveria degli altri compagni, perché incapace di provarne.
Ha un pallone suo, un regalo importante e adesso pare che abbia anche la certezza di sapersi difendere, nonostante tutto.
In poche battute hai saputo veramente dire molto e lo hai detto nel tuo modo perfetto di arrivare con le parole alla mente e con la tua sensibilità al cuore.
Bravissimo. Complimenti!
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Valerio
Ciao Aki,
posso solo farti tanti complimenti per questo racconto, perchè a mio avviso sei riuscito a fare centro in modi diversi.
La prima sensazione che ho avuto a fine lettura è stata una sorta di sfondamento della quarta parete: non so se può definire così, ma l'autore è uscito dal testo, è diventato vivo di fronte a me, ho percepito la fragilità e l'impotenza dell'uomo di fronte al passato, al ricordo, a fatti rotti che non si possono più aggiustare.
Hai descritto una situazione vissuta dalla maggior parte di noi, e perciò vicina a tutti, ci hai messi di fronte a uno specchio implacabile che lascia dietro di sè il suo amaro verdetto. Chi siamo stati? Un Valerio? Un Filippo? Un Giorgio?
Hai pizzicato uno dei nervi tesi dell'anima e, con la tua bravura, hai fatto male.
posso solo farti tanti complimenti per questo racconto, perchè a mio avviso sei riuscito a fare centro in modi diversi.
La prima sensazione che ho avuto a fine lettura è stata una sorta di sfondamento della quarta parete: non so se può definire così, ma l'autore è uscito dal testo, è diventato vivo di fronte a me, ho percepito la fragilità e l'impotenza dell'uomo di fronte al passato, al ricordo, a fatti rotti che non si possono più aggiustare.
Hai descritto una situazione vissuta dalla maggior parte di noi, e perciò vicina a tutti, ci hai messi di fronte a uno specchio implacabile che lascia dietro di sè il suo amaro verdetto. Chi siamo stati? Un Valerio? Un Filippo? Un Giorgio?
Hai pizzicato uno dei nervi tesi dell'anima e, con la tua bravura, hai fatto male.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Valerio
Chiudo con un commento lampo (per stare in tema). Dovete scusarmi per l'intervento a mezza via, ma a ripensarci adesso ero davvero troppo preso dal testo. Mi capita di rado perché di rado racconto avvenimenti reali, preferisco sempre interiorizzarli e rielaborarli. Qua invece ho scelto di non cambiare molto di una scena a cui ho assistito da bambino. "Valerio" tra l'altro è un ragazzo (è un uomo ormai visto che è più grande di me) che è rimasto tale e quale, come indole e ingenuità, a quando aveva dieci anni, quindi ritrarlo mi è costato fatica, era come se lo avessi davanti. Il tutto si è involontariamente riflesso sullo scritto, compresa la mia rabbia. Anzi, la mia frustrazione, per non aver potuto fare nulla per lui contro i ragazzi più grandi che lo maltrattavano.
La storia è finita poi che lui al campo quando c'erano altri bambini non ci è più andato. Andava da solo e si metteva a giocare da solo, facendo le telecronache inventate delle azioni, usando i giocatori del Milan, visto che è la sua squadra del cuore. Lo si sentiva urlare da fuori e ogni tanto andavamo a vederlo dagli spalti. Ero un bambino, a volte ridevo pure io, e mi faccio un po' pena per questo.
Va be', un abbraccio a tutti, alla prossima!
La storia è finita poi che lui al campo quando c'erano altri bambini non ci è più andato. Andava da solo e si metteva a giocare da solo, facendo le telecronache inventate delle azioni, usando i giocatori del Milan, visto che è la sua squadra del cuore. Lo si sentiva urlare da fuori e ogni tanto andavamo a vederlo dagli spalti. Ero un bambino, a volte ridevo pure io, e mi faccio un po' pena per questo.
Va be', un abbraccio a tutti, alla prossima!
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Re: Valerio
Caro Aki, da bambini un po' tutti siamo stati cattivelli con qualche compagno "strano", passami in termine, non ci siamo comportati proprio da bulli, per fortuna ci siamo fermati prima, magari per qualche saggia sgridata di insegnanti e genitori. Magari lui o lei era soltanto timido ma troppo bravo in disegno, forse parlava da solo perchè nessuno lo ascoltava, oppure era davvero "diverso" ma nessuno lo diceva apertamente e non c'era ancora la cultura dell'inclusione (io sono del 57...). E' bellissima la tua confessione che ti fai un po' pena: mi ci ritrovo pienamente. Sai, anni fa, ho rivisto ad una (penosa) rimpatriata i compagni di classe delle elementari/medie e tanti di quelli che mi avevano presa in giro perchè portavo gli occhiali ora facevano i conti con lenti a contatto che davano fastidio o disperse nell'occhio, con occhiali dalle lenti importanti (lamentandosene) e mi sono chiesta se mai si fossero ricordati di quando deridevano gli occhialuti del passato. Non mi sono sentita solidale con loro, ma nemmeno più arrabbiata: un po' di giustizia aveva fatto centro. (Da quella cena io e un ex bambino terribile siamo scappati a gambe levate dopo il primo: pazienza per la quota già pagata, ma un trancio di pizza in autostrada l'ho goduto i più.)Akimizu ha scritto: Ero un bambino, a volte ridevo pure io, e mi faccio un po' pena per questo.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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