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La guerra di Sara

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Messaggio Da Petunia Sab Ago 14, 2021 6:38 pm

https://www.differentales.org/t885-una-vacanza-sulla-terra#10453

Inspira, espira. Inspira, espira.
A volte si manifesta con un tremito leggero, altre con un formicolio appena percettibile sotto la pelle. È una crepa sottile nel tumulto dei pensieri da cui filtra una chiarore che illumina il mio buio. È in quell’attimo di eternità che il corpo perde i propri confini. Senza la zavorra del tempo, sospesa e leggera, mi sento fluttuare come un granello di polvere cosmica; una nota che vibra in armonia nel pentagramma dell’Universo. Ma non oggi.
Inspira, espira. Inspira, espira.
Tremendi boati si susseguono senza sosta mentre torri d’acqua e spruzzi si elevano dal mare e investono centinaia di uomini, donne e bambini. 
Corpi mutilati dall’odio rotolano sulla riva, inerti come alberi delle navi spezzati dalla furia della battaglia.
Nella vasta distesa azzurra increspata da una pioggia insistente, una scia bianca e delicata come ali di farfalle è una ferita nel blu. Una miriade di fragili giunche sembrano strette dalla morsa di un gigante. Una possente nave sulla quale campeggia il vessillo della Compagnia delle Indie Orientali sbuffa vapore dalla ciminiera e sputa palle di cannone che devastano la debole flotta cinese.
L’orizzonte è illuminato a tratti da bagliori di fuoco. L’aria umida è una mistura irrespirabile di polvere da sparo, odore di sangue e decomposizione.
Inspira, espira. Inspira, espira.
Una ragazzina dai tratti asiatici, i capelli neri lucidissimi raccolti in uno stretto chignon  abbigliata con un grezzo qipao si avvicina, allarmata e mi strattona.
«Signore, non qui. È troppo pericoloso!» dice invitandomi a entrare in una specie di  baracca fatiscente.
Indosso pantaloni larghi da yoga e una canotta. Il mio scherzo di seno e i capelli corti alimentano l’equivoco: deve avermi scambiata per qualcun altro.
L’interno del piccolo edificio è buio. La giovane orientale ispeziona a tastoni le pareti per assicurarsi di essere sola con me prima di sollevare un lembo della tunica ed estrarre, da un sacchetto cucito all’altezza della vita, una tazzina di porcellana finemente decorata.
Un colpo potente e ravvicinato fa tremare le pareti e fischiare le orecchie. 
Le labbra della ragazza sembrano muoversi al rallentatore.
«Dite al signor Bull che è tutto ciò che mi è rimasto» tende la mano per ricevere il proprio  compenso.
«Mi dispiace, ma non sono la persona che credi. Io non ho niente da darti.»
La mia voce non ha nulla di maschile, nel suo sguardo obliquo leggo paura e disappunto.
«Se devi punirmi fallo in fretta, signora.»
«Punirti? Non sono qui per fari del male. Non so neppure perché mi trovo in mezzo a questo delirio.»
La ragazzina mi guarda con sospetto, ma appare rasserenata. Le porgo la mano.
«Mi chiamo Sara.»
«Il mio nome è Yinuo.» 
«Yinuo, non ti preoccupare. Io sono solo un sogno. Si può avere paura dei sogni?»
«Eppure la pioggia ha inzuppato i tuoi abiti. Può la pioggia bagnare un sogno?»
«No. Non può farlo. Ma tu devi credermi.»
Di nuovo, un rombo potente ci fa trasalire.
Il respiro si fa corto e affannato. Cerco di mantenere la calma e di recuperare il ritmo con la forza di un naufrago che si aggrappa alla boa nel mare in tempesta.
«Devo scappare subito da qui. Se non morirò per mano tua saranno le armi degli inglesi a uccidermi.» La ragazza sta per abbandonarmi all’inferno.
«Yinuo, per favore portami con te. Io non so dove andare.»
Mi osserva dubbiosa. Insisto.
«Dimmi cosa posso fare per te. Voglio uscire prima possibile da questo incubo.» 
Yinuo mi fa cenno di seguirla.
La città si estende maestosa e solida come una grande quercia: il tronco radicato alla terra,  il delta del fiume, una selva di rami che abbracciano il mare.
La pioggia battente rende scivolosa la  strada lastricata in pietra. Sono scalza e a malapena riesco a tenermi in piedi. Yinuo mi precede ondeggiando come un pendolo sui piccoli piedi deformati.
È notte fonda quando raggiungiamo una catapecchia umida, ma distante dal centro della battaglia. All’interno un’aria densa mi fa lacrimare gli occhi e irritare la gola. Non riesco a smettere di tossire.
Yinuo mi tappa la bocca con la mano. 
«Shhhh! Le guardie imperiali di Lin Zexu hanno occhi e orecchie dappertutto.»
Un flebile lamento lacera il silenzio.
Addossato alla parete al lato opposto dell’ingresso, sdraiato su un pagliericcio fetido, un vecchio si agita in preda a un tremito violento. Il volto è una maschera di cartapesta contorta in un ghigno sofferente. Yinuo si precipita al suo fianco, lo aiuta a sollevare il busto e lo fa appoggiare su un gomito.
«I... i  diavoli rossi ti hanno dato qualcosa per me?» balbetta l’anziano.
«Non ho avuto fortuna oggi. Riproverò domani. Perdonami, padre mio.» 
Yinuo avvicina al letto il tavolinetto dove è appoggiata una lampada ad alcol e l’accende. Con gesti esperti estrae da un piccolo recipiente una piccola quantità di una pasta marrone e l’avvicina alla fiammella per qualche secondo sorreggendola con dei bastoncini finché il composto prende fuoco e si gonfia.
Una pipa da oppio! Ecco cos’è questo odore... È simile a quella che ho acquistato in un mercatino a Istambul due anni fa. Livio non la finiva più di prendermi in giro.
Se ti arresteranno, io dirò che non ti conosco!”. 
Nessuna prigione, per fortuna. Adesso quell’oggetto è un curioso soprammobile accanto a un porta cioccolatini d’argento.
Yinuo avvicina il bocchino alle labbra del vecchio padre. Egli trattiene per un po’ “l’elisir di lunga vita” e poi lo espira lentamente dalle narici.
«Padre, fatti coraggio, vedrai ti sentirai subito meglio.» gli accarezza la fronte imperlata di sudore.
Non posso restare immobile a osservare.
«Ma cosa stai facendo Yinuo?»
«Lo so, sto rischiando molto, ma darei la vita per salvare mio padre dalla sofferenza.»
«No, Yinuo. Se gli vuoi bene devi smettere di fargli fumare questa roba.»
«Ti sbagli. Per i nobili il drago di fumo è solo un elisir contro la noia ma per i contadini come mio padre inseguire il drago è l’unico rimedio per spezzare la fatica.»
«L’oppio è una droga, se sai cosa vuol dire. È subdolo. Ti promette il piacere ma ti fa diventare suo schiavo. È molto più potente del tuo Imperatore Celeste, credimi.»
«È per la paura di perdere il potere che lo ha proibito? È per questo che stiamo versando tanto sangue?»
Un silenzioso fiume di sale le irriga il volto. È bella e coraggiosa Yinuo, fresca e pura come un alito di vento tra la neve. «C’è una guerra qui fuori e non so a chi devo credere. Mio padre non è più in grado di lavorare e io preferirei morire piuttosto che finire a soddisfare i desideri di qualche funzionario corrotto. Ma ormai non ho più nulla da vendere.»
È forte il desiderio di stringerla tra le braccia e rassicurarla. Vorrei tanto una figlia così.
Inspira.
Livio... Dove sei amore mio? Mi manchi da morire. 
Espira.
«Sai Yinuo, anche il mio uomo sta rischiando la vita in una guerra.»
«È qui a Canton?»
«No. Si trova in Afghanistan.»
«Non conosco questo luogo.»
«È molto lontano.»
«Anche laggiù fanno la guerra a causa dell’oppio?»
«Non ci ho mai riflettuto prima... ma chissà, forse è proprio come dici tu.»
Il mugolare dolente del vecchio tiene incatenati i miei pensieri. Se il respiro dell’Universo mi ha portata qui deve esserci un motivo.
«Yinuo, forse posso aiutarvi. Hai mai sentito parlare dello yoga? È una specie di medicina che aiuta a ritrovare l’energia col potere del respiro.»
«Sara, guardati intorno. La guerra ha artigliato tutto quello che avevamo. Non avrei di che pagare.»
«Non ti costerà che un po’ di fiducia in me.»
«E guarirà le crisi di mio padre?»
«Per quello ci vorrà molto esercizio e tanta tenacia, ma di queste doti tu ne hai da vendere.Vero?»
Yinuo mi stupisce inginocchiandosi.
«È il Buddha che ti ha mandata da noi!»
«Se vorrai, ti insegnerò una posizione ogni giorno fino a quando mi sarà concesso di restare qui.»
Inspiro, espiro.
Il nostro abbraccio è più di una promessa. Siamo due combattenti e vinceremo la nostra guerra.
Sento scorrere l’energia, sono tesa come arco pronto a scoccare la freccia.
Il frastuono dei cannoni non è che un’eco lontana e non fa più paura.
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Messaggio Da Ospite Sab Ago 14, 2021 8:39 pm

La paura, che venga da qualcosa di tangibile o dai meandri della mente, ha sempre lo stesso peso. Attanaglia e fa perdere la lucidità. Serve un canale per farla fluire...
E' bello lo scambio, di conforto e di conoscenza (contestualizzata), tra Sara e Yinuo. Risulta pari, nonostante le età diverse. 
Per certi contesti, per certi stati emotivi, non c'è età. C'è solo la risolutezza e la sensibilità.
Un bel racconto.
Ho notato qualche refuso e la mancanza di un po' di respiro (qualche virgola in più non avrebbe guastato) in certe frasi, ma niente di che.

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Messaggio Da Petunia Sab Ago 14, 2021 9:38 pm

Grazie  @FraFree del passaggio e del gradimento ☺
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Messaggio Da Susanna Sab Nov 27, 2021 12:13 am

Commentare Petunia non è mica facile.
Stile e scrittura non si discutono, però questo racconto l’ho trovato strano, forse perché non ho trovato appigli per inserire la storia in un arco temporale preciso sin da subito. Inoltre, giunta alla fine, mi sono detta che sarebbe stato bene come primo capitolo di una storia più lunga, ma anche come capitolo intermedio di una vicenda più complessa. Mi è mancata insomma una trama importante sottostante (pure la rima...)
All’inizio quando dici “io sono solo un sogno” ho pensato ad una ragazzina, Yinuo, che si rifugia in un mondo tutto suo per sfuggire alla drammaticità del momento, e Sara parrebbe essere una sorta di amica invisibile che compare all’improvviso per “aiutarla” in questo momento tragico. Anche il periodo in cui si svolge il racconto inizialmente l’ho posizionato nell’ ‘800 o inizi ‘900, poi l’abbigliamento di Sara mi riporta ai tempi nostri.
Una storia di sostegno reciproco tra una ragazzina che sta diventando adulta troppo in fretta in un contesto molto difficile, e un’adulta cui manca una parte importante del suo mondo: il suo uomo e anche una figlia di cui occuparsi, da proteggere svolgendo degnamente il ruolo di madre. Solo non ho capito cosa ci fa Sara in quel posto.
Letto come testo unico e non capitolo, questo racconto meriterebbe di essere rivisitato per diluire il tutto, magari distribuendo quanto descritto in un arco temporale maggiore, con qualche informazione in più per inquadrare, come detto, tempo e vicenda sottostante. Qui, nel brevissimo spazio di un pomeriggio, affianchi al momento iniziale denso di paure – già tanta roba da sopportare emotivamente, se ne esce frastornati e insicuri - la “lezione” sul pericolo dell’assuefazione alla droga e l’offerta di insegnare le tecniche di respirazione per aiutare il vecchio. Che il tutto si svolga nel brevissimo spazio descritto mi pare non assurdo ma improbabile: si conoscono da qualche ora, per di più si sono incontrate in un frangente particolarissimo, e Sara già si “permette” di criticare – sia pure per ottime ragioni – uno stile di vita di persone di cui non conosce praticamente nulla. Vedo una Sara un po’ saccente, che giudica il contesto famigliare di una persona - che alla fine l’ha salvata - dall’alto al basso, quasi un “concedere” le sue conoscenze, da donna istruita e in apparenza sicura, ma che all’atto pratico ha dovuto contare sull’aiuto di una semplice ragazzina per salvarsi. La ragazzina invece è più matura, meno pragmatica perché per il pragmatismo, nella sua vita, in quel momento non c’è posto.
 
Le mie piccole note, che spero vorrai accettare nello spirito di DT
raccolti in uno stretto chignon  abbigliata               dopo chignon metterei una virgola, cambiando l’argomento della descrizione
per fari farti del
una maschera di cartapesta,  contorta in un ghigno dopo cartapesta metterei una virgola, per dare maggior risalto al “contorta”
Nessuna prigione, per fortuna. Adesso quell’oggetto è un curioso soprammobile accanto a un porta cioccolatini d’argento.  Questa frase la toglierei: con la storia non centra nulla, anche la spiegazione del come mai riconosce la pipa ad oppio potrebbe essere superflua, ma alleggerita dalla seconda parte ci può stare
...vedrai ti sentirai    prova a leggere: vedrai che ti sentirai  oppure  vedrai, ti sentirai
Un silenzioso fiume di sale le irriga il volto. È una bella frase, ma irriga è troppo tecnico, sterile: userei riga, più dolce.

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