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Un soffio di vita

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Messaggio Da GENOVEFFA FRAU Lun Gen 11, 2021 11:30 am

















Il viaggio della speranza… parole residue, tra le tante in fondo alla giornata. Le ho lette in farmacia, su un bussolotto di vetro accanto alla cassa, c’era l’asola per infilare i soldi e la fotografia di un bambino appiccicata con lo scotch, uno di quelli da portare lontano per tentare un’operazione, un viaggio della speranza, appunto. Mi giro sul cuscino, macino respiri sonori. Guardo il corpo di Giuliano, fermo, pesante. Dorme come dorme lui, supino, a torso nudo. Dalla bocca ogni tanto cava fuori un piccolo grugnito, come una bestia placida che scaccia moscerini.
Tutto pareva convincermi che l'unica soluzione era quel viaggio per cercare di trovare qualche soluzione a un problema di per sé gravissimo.
Lui dormiva, non voleva farmi pesare la sua preoccupazione, dimostrava coraggio per trasfonderlo in me, allo stremo delle forze, con i peggiori pensieri catastrofici che mi assillavano togliendomi il respiro.
Senza di lui sarei morta di dolore, una vita insieme, ero poco più di una bimba quando lo incontrai, frequentavo la terza media, ricevetti una lettera tramite sua sorella che era in classe con me, una vera e propria dichiarazione d'amore.
Pochi anni di fidanzamento, il matrimonio e i figli.
Una vita colma d'amore, ora che i ragazzi erano sistemati e avevano la loro vita, ecco la terribile diagnosi, neoplasia pancreatica e lui dormiva, allontanando i pensieri.
Ormai era tutto pronto, niente ripensamenti, ancora poche ore e saremmo partiti, in gioco c'era la sua vita, non importava la cifra che avremmo dovuto spendere tra viaggi e visite col grande luminare nel settore pancreatico, nella nostra regione non esisteva quella branca specialistica, non c'era altra alternativa, dovevamo giocare quella carta, l'unica per la vita.
Le valigie erano pronte, la notte appena cominciata, come potevo prendere sonno con l'assillo della morte che alitava al mio fianco in attesa di portarsi via la ragione della mia vita.
-Dio Santo-. Pregai.
-Prendi me e risparmia lui se questo viaggio non ci darà risposte positive alle nostre speranze-
Finalmente giunse l'alba, grigia come i pensieri che ci adombravano ma il mio Giuliano aveva un sorriso dolce, si rendeva conto che lo osservavo preoccupata e mi rassicurava stringendo le mie fredde mani tra le sue calde.
Non era bello come quando lo conobbi, era il mio uomo, lo adoravo nonostante la rotondità pronunciata della pancia che lui d'estate esibiva con fierezza: “Coltivata in casa” diceva sorridendo felice.
Ancora non avevamo compreso che si stava insinuando il mostro che poi avremmo cercato di sconfiggere con le unghie e con i denti.
Eravamo quasi giunti all' areoporto di Elmas, Milano non era poi cosi distante eppure il mare era una barriera col resto della penisola, isolati e penalizzati in quegli anni non facili per le rotte aeree, erano l'unico mezzo celere, in giornata si poteva partire e rientrare salvo complicazioni, in quel caso avremmo dovuto pernottare in qualche albergo vicino alla clinica.
L'aereo rullava, pronto al decollo, avrei voluto smettere di pensare a quel viaggio della speranza, sarebbe potuto essere una bella vacanza da qualche altra parte, magari alle Maldive, in spiaggia rilassati tra un tuffo e l'altro, che sciocca, non sapevo neppure nuotare, magari prendendo un thè freddo sotto una palma e la spiaggia tutta per noi.
Avevamo bellissime spiagge in Sardegna, dovevo smetterla di volare con la fantasia, bastava l'aereo.
In poco meno di due ore stavamo per arrivare a destinazione.
Il cuore in tumulto, finalmente a terra, una fila di taxi in attesa, ne prendemmo uno a caso dando l'indirizzo del centro tumori.
Un percorso interminabile, pareva girassimo sempre nelle stesse vie, sicuramente un furbastro e il tassametro conteggiava al ritmo della mia apprensione.
Niente importava, il pensiero era proiettato al responso della visita, ci attendeva una interminabile giornata, non restava che accomodarci e pazientare dopo aver compilato una lista di domande su stato di salute indirizzo e reddito, cosa c'entrava il reddito con la visita?
Ancora me lo chiedo.
-Numero 17 ambulatorio 3- Eravamo numeri, primi o ultimi, solo numeri.
La visita era terminata, nessuno dei due osava proferir parola per tutto il tragitto di ritorno, non avevamo pranzato ma eravamo sazi e nauseati.
Posai il capo sulla spalla di mio marito, mi accarezzò i capelli e vidi un velo d'ombra sul suo sguardo, non riuscii a trattenere le lacrime mentre l'aereo prendeva quota, dopo un po' Giuliano mi disse:-Il nostro amore è immenso e senza confini, guarda amore-.
Un brivido serpeggiò nel mio cuore.
Alzai la testa. Il mare aperto era sbarrato da un banco di nubi nere, e il quieto corso d’acqua che portava ai confini estremi della terra scorreva cupo sotto un cielo offuscato – pareva condurre nel cuore di una tenebra immensa.


Ultima modifica di GENOVEFFA FRAU il Lun Gen 11, 2021 12:49 pm - modificato 3 volte.
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Messaggio Da GENOVEFFA FRAU Lun Gen 11, 2021 11:34 am

Non riesco a inserire il racconto con la giusta formattazione, scusate!
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Messaggio Da tontonlino Ven Gen 29, 2021 9:35 pm

Sì, ne so qualcosa. Hanno dei nomi altisonanti, sono stati fondati da luminari, stanno a Nord e quindi solo per questo sono più avanzati, meglio organizzati degli ospedali del Sud e delle isole. Hanno i medici migliori. In un certo senso disprezzano i loro pazienti, specialmente se provengono...
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Messaggio Da Petunia Mer Apr 07, 2021 2:53 pm

Avevo già letto altrove questo racconto Gen e mi aveva commossa. Anche adesso, rileggendolo, mi sono commossa. C’è una forza speciale nelle parole, le sento vere e mi viene voglia di abbracciarti. 
Un racconto toccante. Brava Gen.🌸
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Messaggio Da Susanna Mer Apr 07, 2021 9:46 pm

Descrivere cosa si prova in certi frangenti è sempre molto complicato: c'è un vuoto che viene colmato da pensieri, ricordi, paure, speranze, brutti pensieri... tutto affastellato, che sembra prosciugare il corpo e togliere la forza di pensare, perchè pensare significa andare sempre sulla stessa angoscia.
Dal medico, che sia o no un luminare, ci aspettiamo risposte certe, niente dubbi, ma solo una soluzione, una speranza. Non si è sempre e soltanto numeri, bravi medici anche di fama ci sono: se li incontriamo siamo fortunati anche se a volte scordiamo che sono uomini e donne come noi, non macchine e purtroppo non infallibili. Se incontriamo lo stereotipo del luminare sul piedestallo, che cala dall'altro la sua "sapienza", che si fa strapagare, che ti fa sentire un niente, per la vita di chi amiamo possiamo sopportare: non è giusto, non è civile, non dovremmo accettarlo, ma la salute non la puoi scambiare, ahimè, con un andarse sbattendo la porta, se non hai alternative.

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Messaggio Da Ospite Lun Mag 03, 2021 3:03 pm

Il testo è un testo vero e dentro racchiude tutta una vita che nella prova della sofferenza con tutto il dolore e la forza di volontà ha cercato la sua rinascita dalle ceneri della malattia. La vita ci impone molte cose  e noi diveniamo attori inconsapevoli immersi nell'agire che spesso trova miriadi di ostacoli sul suo cammino. Commovente e toccante l'angoscia che trasmette e tutto il suo carico d'umanità si riversa sul lettore.

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