I suoi occhi si aprirono al buio della stanza appena rischiarata dalla luce opalina del pc ancora acceso. Aveva trascorso la nottata a giocare online a Fortnite e ora la testa gli doleva. Si stirò con uno sbadiglio tra le lenzuola sgualcite, infine decise di alzarsi.
L’appartamento era silenzioso, a quell’ora i genitori erano al lavoro e sua sorella a scuola, perciò a piedi nudi si diresse in bagno.
Come ogni volta evitò accuratamente di rivolgere lo sguardo allo specchio, che gli avrebbe rimandato l’immagine di un adolescente stropicciato, come la maglietta stinta e i boxer stazzonati che indossava da giorni. Non ricordava da quanto tempo non si guardava più allo specchio, sicuramente da mesi, considerando che i capelli erano cresciuti così tanto che se li sentiva ricadere in ciuffi unti sulle spalle ossute e pallide.
Ignorò anche il richiamo della doccia di cui il suo corpo avrebbe sicuramente beneficiato; perché sbattersi per lavarsi, se l’unica persona che doveva sopportare la sua presenza era lui stesso?
Andò in cucina e guardò nel microonde: come ogni giorno sua madre gli aveva lasciato un piatto di pasta e una porzione di verdure. Eliminò dal piatto la verdura e accese il microonde per scaldare la pasta.
Mentre se ne stava seduto al tavolo, lo sguardo gli cadde sulla portiera del frigo tappezzata di magneti colorati, post-it e disegni di Rebecca. Al centro, in mezzo a tutti gli altri, spiccava un foglio strappato da un quaderno dove, in uno stampatello irregolare, sua sorella aveva scritto “CIAO LUCA. BUONA GIORNATA”. Il messaggio era suggellato col disegno di un fiore dai petali arcobaleno.
A Luca scappò un sorriso; non era insolito che la sorellina gli lasciasse messaggi simili sparsi in giro. Del resto non lo vedeva praticamente mai, perché quando lei era a casa, lui era perennemente chiuso in camera e quando lui si svegliava, la sorella era a scuola da un pezzo.
Però qualche volta Luca era entrato in piena notte nella stanza di Rebecca, rimanendo in piedi a guardarla dormire. Si stupiva di quanto stesse crescendo in fretta e questo gli ricordava, con una punta di apprensione, che il tempo non risparmiava nessuno, nemmeno lui, recluso volontario nella sua stanza. Allora una sorta di ansia vibrante lo afferrava alla gola, così sgusciava fuori da quella cameretta sotto gli sguardi ammiccanti degli unicorni colorati, per rifugiarsi tra le quattro mura buie, ma rassicuranti, della propria stanza. Lì si sentiva al sicuro.
Per sottrarsi a quel pensiero si sedeva al pc, apriva l’icona del gioco e si calava nella vita virtuale del proprio avatar, pronto a ingaggiare battaglie che a Luca parevano più vere della vita reale. Era il solo modo che conosceva per mettere a tacere il dolore e il senso di colpa verso tutti. Anche verso se stesso.
E pensare che fino a un paio d’anni prima sua madre gli aveva dato il tormento perché stesse a casa a studiare, invece di passare interi pomeriggi fuori con gli amici a scorrazzare in giro per la città in motorino.
Poi l’ansia aveva preso a tormentarlo ogni mattina; non sapeva da dove venisse quella sensazione, ma ogni giorno che passava si sentiva sempre più inadeguato. Lui e il mondo ormai correvano a velocità diverse e così aveva smesso di giocare a calcio, di uscire con gli amici e una mattina aveva cominciato perfino a saltare la scuola. I suoi non la smettevano di stargli addosso, finché una sera suo padre gli aveva staccato il pc, urlandogli dietro che era stufo di vederlo attaccato a internet invece che sui libri. Quella volta la sua rabbia era esplosa e Luca aveva inveito contro il padre, vomitandogli in faccia: “Ti odio!”.
Da allora qualcosa si era rotto dentro e col tempo la sua stanza era diventata il suo rifugio dal mondo.
Da due anni tutto il suo universo era racchiuso lì.
Il rumore della chiave nella serratura raschiò il silenzio dell’appartamento e Luca capì che stava rientrando qualcuno. Mise il piatto nel lavandino, afferrò una bottiglia di Coca Cola dal frigo e scivolò in camera sua.
«Sono tornata». Era sua madre. Luca sapeva che ce l’aveva con lui. Spesso lei gli parlava attraverso la porta della sua stanza chiusa, senza aspettarsi una risposta. Doveva essere straordinariamente ostinata, pensò Luca, che come sempre non rispose.
«Oggi c’era una coda in centro…» continuò lei.
Lui sentì che si stava sfilando le scarpe.
«Piove che Dio la manda e c’è un ingorgo pazzesco».
Luca pensò alla pioggia, al ricordo della sensazione delle gocce sulla pelle. Sospirò.
Poi avvertì la presenza della madre dietro la porta, ne sentiva il respiro. Per un attimo fu tentato di avvicinarsi, aprire quella porta e abbracciarla.
Invece fece una mezza giravolta sulla poltrona da gaming, si calcò le cuffie in testa e si tuffò in quel mondo digitale che gli era così familiare. Sarebbe stata un’altra lunga notte di battaglie.
Luca sbadigliò e con lo sguardo appannato lanciò un’occhiata al cellulare: quasi le cinque di pomeriggio. Di nuovo.
Tra poco sua madre sarebbe rientrata dal lavoro e un borbottio allo stomaco gli ricordò che non mangiava dalla sera prima.
Si alzò e, stropicciandosi gli occhi, trascinò i piedi fino alla cucina. Nel microonde un altro piatto di pasta, ma sul tavolo dove sedeva di solito stavolta c’era qualcosa di nuovo. Si avvicinò per osservare meglio: era una minuscola piantina, un cactus in miniatura con un fiore giallo in cima. Accanto era posato un biglietto con la solita grafia di Rebecca: “È UN REGALO. MI PIACE PERCHE’ PUNGE COME TE, MA LE SPINE SERVONO A PROTEGGERE IL FIORE.”
Luca la esaminò con curiosità, infine prese delicatamente il vasetto e lo portò in camera sua. Sedette davanti al computer in cerca di notizie su come prendersi cura del minuscolo cactus col fiore giallo. Fissò lo schermo per un po’, poi andò alla finestra, l’aprì e sollevò la tapparella quel tanto che bastava perché un raggio di sole colpisse la piantina posata sul davanzale. Arretrò e guardò la scena soddisfatto.
Grazie a un fiore - dopo settecentosettantacinque giorni di buio - luce e aria erano entrati di nuovo nella stanza.
Da dietro i vetri ora Luca poteva osservare la strada che pulsava di vita.
Ultima modifica di Albemasia il Mar Giu 25, 2024 11:58 pm - modificato 1 volta.