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Messaggio Da Hellionor Dom Feb 14, 2021 1:52 pm

racconto scritto da me e  @Phoenix per lo step INK Horror di SPS






“Voglio tagliarmi un braccio. Ci penso giorno e notte, giorno e notte.
Se mi taglio un braccio divento eroina, niente potrà fermarmi. Senza un braccio fa figo e sarò un'eroina.
Sarò Lucia la figa, Lucia la guerriera, Lucia l'impavida.
Quanti nomi, quanti, solo per me. Senza un braccio nessuno oserà toccarmi.
Lucia la strafiga amputata. Ecco quello che più mi si addice. Quello che nessuno sa. Voglio tagliarmi un braccio e nessuno potrà fermarmi.
Solo io, eroina fra le eroine.
E loro, certo. Ma loro sono morti. Tanti, pochi. Sicuramente più di dieci, poco meno di buh… a chi importa? Divento più brava ogni giorno e saprò tagliare il moncone perfetto. Non ne moriranno altri, no. Almeno non molti, ecco. Ma sì, a chi importa se sbaglio a usare il seghetto? Non a me, no di certo. Sbagliando si impara.
E loro, be', si lasciano portare a casa con una facilità imbarazzante, come se lo sapessero e non gliene importasse. Non è colpa mia, è colpa loro, solo loro.
Non gliel'ho nemmeno mai chiesto. A nessuno.
Io compio, mica interrogo. Sono solo una mano che vuole tagliare un'altra mano. Ma in maniera perfetta.
Potrei parlare della mia passione per ore, ma tu che cazzo vuoi capirne, Silvia cara?”
Silvia inizia ad agitarsi, legge negli occhi della sua ex amica che ormai è fuori di testa. I lacci alle mani e ai piedi le segano la carne, il sangue imbratta il pavimento e lei non riesce a muoversi.
“Smettila di agitarti o finirai per amputarti da sola, e non lo sopporterei. Mio nonno mi ha insegnato a fare nodi che manco dio può sciogliere. Sei molto carina, non ho altre amiche donne oltre te, e quindi se ti faccio partecipe di tutto questo è perché confido ormai di poter fare un bel lavoro. Sopravviverai e mi ringrazierai, credimi.”
Persino col bavaglio si riesce a intuire, nel mugolio di Silvia, il 'ti prego, fermati, lasciami andare' che si perde nei corridoi del sotteraneo.
“Non hai motivo di lamentarti, Silvia cara, sei la prima che si offre per la causa avendo la possibilità di inaugurare il mio bellissimo bisturi elettrico. Non l'ho mai usato, ma io e certi gingilli facciamo amicizia in fretta. Molto in fretta.”
Lucia prende un martello da un cassetto e colpisce Silvia sul cranio, col rumore di un grosso ramo che si spezza.
“Meglio dell’anestesia eh?” continua a dire, mentre taglia i lacci ai polsi.
Tira il braccio a sé e lo fissa al supporto di fianco alla lettiga, senza sentire resistenza.
“Cerca di non reagire, – Lucia lo dice lo stesso, come un copione, scoprendole il braccio e prendendo una sudicia bottiglia di Betadine, un asciugamano e un laccio emostatico – se ti agiti l’adrenalina va in circolo e soffri il doppio. Peggio ancora, inizi a muoverti rischiando di rovinare la mia opera d’arte e se tu rovini la mia opera d’arte potrei andar fuori di testa, eh.”
Silvia ha un sussulto impercettibile, quando il bisturi elettrico inizia ad aprirle l’avambraccio. L’odore di barbecue che si diffonde nell’aria le ricorda che non ha fatto colazione, quel giorno. È quasi piacevole come sensazione e quando vede la sua amica prendere il seghetto e chinarsi su di lei, sorride fino a quando i lampi che le passano in mezzo agli occhi smettono del tutto.
Lucia armeggia come un chirurgo con quelle mani snelle, borbottando tra sé continuamente.
“Non devo fallire, non questa volta. È tutto così vicino, così vicino. La meta, finalmente. Lucia la superoina amputata con la sua collezione di mani e piedi amputati in un crescendo continuo di perfezione. In giro per il mondo a portare il nostro credo, e un giorno saremo tanti, i profeti dell'amputazione perfetta, e con le nostre fantastiche protesi domineremo il mondo. Silvia non sarebbe male come vice… non saresti male, Silvia cara,” alzando il tono di voce “penso che riuscirei a farti capire la verità. In fondo, se siamo amiche un motivo ci sarà, non credi? Ah bene, hai perso i sensi, molto meglio per te, amica mia. Ora ripuliamo tutto, suturiamo per benino e fasciamo. Ah che bel lavoretto che ti ho fatto, un lavoro da vera maestra...”
Lucia osserva soddisfatta il taglio preciso, perfetto poco al di sotto del gomito, con i bordi netti, recisioni ad hoc. Un'amputazione da manuale.
Poi osserva il braccio tagliato, che sta diventando rapidamente nero, suturato in maniera praticamente impeccabile, forse meglio del moncone stesso.
“Qualche foto è d'obbligo, cara Silvia. Before and After, magari ne uscirà anche una mostra un giorno, chi può dirlo? Dobbiamo essere pronte a qualsiasi svolta.”
Il resto del lavoro Lucia lo fa in silenzio, velocemente. Come una vera professionista.
Per qualche minuto ancora si perde a osservare incantata il braccio appena amputato, prima di infilarlo in una boccia piena di formalina. Così facendo si scosta dalla visuale di Silvia, che per una frazione di secondo vede il suo braccio, amputato e ormai nero, poco prima di svenire di nuovo.
Lucia posa la boccia su una mensola, attacca la flebo a Silvia e si allontana di un passo, controllando il suo lavoro con sguardo fiero.
“Et voilà, abbiamo finito. Sono davvero soddisfatta. Ci rivediamo tra un po', cara Silvia.”
Cinghie si stringono sul corpo di Silvia, totalmente bloccata. Emette dei mugugni, ma è ancora troppo intontita per rendersi conto della realtà.
Lucia spegne la luce del sotterraneo e la lascia da sola, nel buio.
Percorre un corridoio stretto e corto, entra in uno stanzino per togliersi la tuta protettiva, apre e chiude dietro di sé una porta di ferro, poi sale una scala a chiocciola, apre una porta e si ritrova nel sole di una cucina che odora di candeggina e detersivo all'arancia. Pulita da far lacrimare gli occhi.
La casa è grande, con vetrate che la circondano quasi per intero. In questo momento le tende sono tirate, ma il sole di mezzogiorno illumina tutto. La polvere, in questa casa, non esiste. Non riesce a depositarsi, mai. I pochi elementi d'arredo splendono come fossero stati appena comprati. Tutto impeccabilmente lindo.
Mentre Lucia si avvia verso il bagno, un dlin dlon la fa sobbalzare. Si porta una mano al petto, in una posa altamente drammatica, e cambia direzione e umore nello stesso secondo.
“Chi è?”
“Lucia, sono Antonio, puoi aprirmi per favore?”
Cazzo, pensa Lucia, Antonio il fidanzato di Silvia. Ma non si erano lasciati? Cazzo, cazzo, cazzo.
Si stampa sulla faccia un opportuno sorriso piacevolmente sorpreso e apre la porta.
“Ciao Antonio, vieni, entra pure, scusa il disordine. Qual buon vento ti porta qui?”
Antonio ha un'espressione rabbiosa.
“Dov'è, lei? Eh? Dov'é Silvia?”
Lucia sente il cuore accellerare. Respira a fondo.
Antonio continua: “Perché non mi risponde al telefono? Lucia, ci siamo lasciati ma io devo parlarle, devo spiegarle, e lei non mi risponde da due giorni, io non so come fare. Il gps indica che il suo telefono è qui, quindi dov'è, Lucia? Devo parlarle adesso.”
“Non è qui. È stata qui a cena da me ieri sera, ma poi è andata via. Potrebbe aver dimenticato il telefono qui, Antonio.” Lucia sorride, affabile, osservando meglio il caro Antonio.
È un bel ragazzo – pensa - per quanto un tantinello ossessionato da Silvia, ma tutto sommato non sarebbe male, senza la gamba sinistra. Uh, migliorerebbe notevolmente, e sarebbe fantastico avere anche delle coppie, nel mio esercito di adepti. Be' poi magari Silvia non sopravvive, o non è più interessata alla cosa; ma sì, adesso non pontifichiamo troppo. Non sarebbe male, punto.
“Lucia, tu mi prendi in giro. Dimmi dov'è, per favore.” Lui si siede sul divano e Lucia rabbrividisce pensando a quanto dovrà pulire, dopo, per togliere tutti quei fottuti germi.
“Adesso non è qui. Ma tornerà presto. Se vuoi la puoi aspettare.” Lucia è risoluta, ha capito che Antonio è talmente allocco da pendere da qualsiasi possibilità di rivedere Silvia.
“Vuoi bere qualcosa, caro Antonio?”
“È troppo presto per un aperitivo?”
“Non è mai troppo presto per un aperitivo, mio caro. Tu mettiti comodo, Silvia dovrebbe rientrare dopo pranzo, quindi se vuoi puoi pranzare con me.”
“Sei molto gentile, Lucia, davvero.”
“Ma figurati, caro Antonio. Penso che tu e Silvia fareste bene a tornare insieme, io voglio molto bene a Silvia, sai?” Lucia decide di esagerare, tanto la decisione è presa. Ci sarà tempo per la verità più avanti.

Quando Antonio si sveglia, scosso da brividi di freddo, la prima cosa che vede è Silvia, stesa nella lettiga accanto alla sua.
Legata con delle cinghie, bianca come un cadavere
Guarda in alto e vede la flebo. Poi vede il moncone fasciato.
“Ma che cazz…” tenta di alzarsi e si accorge di essere anche lui ancorato a letto con cinghie di cuoio talmente strette che ogni tentativo di liberarsi rischia di ferirlo.
“Silvia, Silvia, svegliati maledizione, rispondi.”
“Lasciala riposare - dice Lucia, aprendo la porta - è forte ma ha subito un intervento notevole e non avevo nemmeno una Tachipirina da darle per il dolore, in quella flebo c’è solo il Bactrim, che ogni tanto uso per i maiali. Non posso mica andare in ospedale a chiedere sempre della morfina.”
“Sempre?” balbetta Antonio, incredulo.
“Non puoi capire, caro. Voi siete cavie d’eccellenza, siete il percorso verso la precisione, verso l’amputazione perfetta. Ovviamente la mia. - fa una risatina soddisfatta - Solo io merito l’amputazione perfetta, dopo tanto lavoro e abnegazione, dopo anni a guardare migliaia di amputazioni fatte senza nessun amore da pseudo medici del cazzo, in quel fottuto reparto di traumatologia. In cambio farò in modo che, qualunque sia la vostra sorte, una parte di voi rimanga eterna e quella parte sarà perfetta. Invece, per chi sopravvive, ci sarà un posto nella storia, caro Antonio.”
“Ma perché colpire Silvia? Lei ti voleva bene.”
“Ancora non capisci? Anche io le voglio bene. Non vedi quanto amore c’è in quello che faccio? Solo amore, solo ricerca della perfezione. Sciocco.”
“Io invece credo che tu abbia bisogno di parlare con qualcuno.”
“Sto parlando con te. Ah, no, tu intendi con uno bravo, vero? Arrivi in ritardo. Ci sono già stata da un tizio che pensava che io avessi qualche problema. Diceva che esistono persone chiamate Devotee, che hanno un’attrazione particolare verso disabili e amputati, e che io sarei parte di una categoria chiamata Wannabe, dei malati che ammirano tanto le amputazioni da desiderare di perdere un arto; ridicolo, non trovi? Io non faccio parte di nessuna categoria, e la mia non è ammirazione. È disciplina. Io mostrerò al mondo l’amputazione perfet…”
Un ronzio interrompe il monologo di Lucia.
“Il campanello. C’è qualcuno alla porta, torno subito.” Appena si allontana, Antonio comincia a urlare aiuto, dimenandosi sulla brandina come se fosse posseduto dal demonio. Non ottiene grandi risultati, in un attimo Lucia è su di lui con un martello da fabbro e lo colpisce in piena fronte.
L'occhio destro schizza fuori dall’orbita e rimane penzoloni, mentre il frontale cranico si frantuma con un rumore simile a quello di un albero spaccato in due da un fulmine.
“Ho detto torno subito” ripete la donna, con un sorriso verso l’uomo agonizzante “ e cerca di non morire o la tua sarà l’amputazione più inutile della mia vita.”
Sale in fretta le scale senza badare a chiudere la porta dietro di sé. Sa che non c'è pericolo.
Non ha notato che Silvia ha cominciato a muoversi.

Lucia apre la porta e si trova davanti il timido e giovane Vilmer, il faccendiere, che si occupa praticamente di tutto, in cascina.
“Buongiorno signora, Cleo e Paride stanno guarendo, pare. Ma Cleo ha vomitato di nuovo e guardi cosa ho trovato" dice il giovane, porgendole un anello.
“Ma grazie, lo avrò perso mentre lavavo il porcile, settimana scorsa.”
“Ah, quindi è suo.”
“Ovviamente, e di chi sennò? Grazie ancora.”
“Ma c’è scritto Gino e Maria, giugno 1975.”
Lucia comincia a innervosirsi, Vilmer è molto solerte, forse anche troppo. In ogni caso, potrebbe lavorare benissimo anche senza il piede sinistro. E un piede sinistro, tra parentesi, manca nella mia collezione, pensa.
“Ti confesso, caro Vilmer, che è il regalo di un amante che aveva perso la testa per me un po’ di tempo fa, al punto di regalarmi la sua fede nuziale. Gli uomini sono proprio stronzetti, a volte, non credi?”
Vilmer abbassa gli occhi, imbarazzato. “Ah ok, bene, allora sono felice di averla aiutata”
In quel preciso istante un suono debole ma ben distinto, come un lamento, giunge alle orecchie dei due. Le maledette porte lasciate aperte, pensa Lucia.
“Ma cos’era?” chiede il ragazzo.
“Niente, sarà stata la gatta rimasta chiusa in cantina.”
“Ma lei non ha una cantina, signora Lucia.”
“Ragazzo caro, non essere ridicolo. Siamo in Piemonte, qui tutti hanno una cantina” e chiude la porta senza dismettere il suo sorriso, che diventa una smorfia di odio mentre inizia a scendere le scale.
Per conto suo il giovane si allontana verso il porcile scuotendo le spalle. Perché lui, che lo scemo faceva ma di certo scemo non era, poteva giurare su una montagna di Bibbie che da quando lavorava lì la signora non aveva mai avuto una storia d’amore con nessuno. E questo tarlo non lo fa concentrare sul lavoro. Decide di aspettare una manciata di minuti e tornare alla casa. Sua nonna gli direbbe di lasciar perdere e farsi gli affaracci suoi, ma lui non è sua nonna. E quando la signora Lucia lo ha chiamato caro Vilmer ha sentito un brivido di cattivo presagio.
La signora non lo aveva mai chiamato caro.
Getta un'occhiata all'orologio, le mani che tremano per un'inspiegabile paura. Tra dieci minuti ci torno, si dice. Tra dieci minuti.

Nel sotterraneo Antonio sta perdendo pezzi di cervello che scivolano inesorabili sul pavimento, e Silvia giace a occhi chiusi.
Lucia le picchia una martellata sulla coscia sinistra.
"Non far finta di dormire, Silvia cara. Antonio è morto, quindi potevi essere solo tu a fare tutto quel baccano."
Silvia urla per il dolore, e finalmente apre gli occhi.
La scena che appena pochi secondi prima l'ha fatta mugolare e urlare è ancora lì. Antonio, o meglio la testa di Antonio, o meglio quello che rimane della testa di Antonio. Silvia distoglie lo sguardo e lo posa su Lucia.
"Sto sognando, vero? Che cazzo di incubo, ma che ci siamo bevute ieri…"
"Silvia cara, non stai sognando. Sei partecipe di un disegno più grande, che se vuoi potrebbe diventare la nostra missione. Non ti senti diversa, già più forte?"
"Lucia, dov'è il mio braccio? Lucia?"
Silvia comincia ad agitarsi, ma è legata talmente stretta che non riesce a muoversi, sente l'odore della morte di Antonio che le striscia addosso, guarda Lucia in faccia ma non la riconosce più. Quella non è la Lucia che conosce lei.
"Lucia, ma tu sei una cazzo di pazza da manicomio… Liberami SUBITOOO!"
Silvia comincia a urlare, a piangere, a sbraitare.
Lucia si siede su una sedia e resta a guardarla, estasiata.
"Sei davvero indomabile, mia cara. Lo sapevo che avrei scelto bene con te. Te la senti di entrare a far parte del mio esercito di amputati? Conquisteremo il mondo, sai? O meglio, io lo conquisterò, voi soldati vi accontenterete delle briciole, ovviamente."
"Tu sei pazza. Pazza. Ti ho sentita, sai, pazza maniaca, mentre parlavi con Antonio. Tu stai fuori, amica mia. Chi pensi che potrà farti l'amputazione perfetta, povera scema? Se conti su di me stai fresca, pazza furiosa che non sei altro. Altro che perfezione. Te le strapperei a morsi quelle braccia di merda, brutta testa di cazzo."
Il pugno spacca il naso di Silvia e le fa perdere i sensi.
"Silvia cara, mi piace il tuo spirito, ma adesso basta."
Lucia controlla Antonio, stecchito sulla sua barella. I maiali staranno di nuovo male, con questo nuovo detrito da smaltire. Maledetto Antonio, poteva anche stare zitto. Il ronzio del campanello interrompe i suoi pensieri.
“E adesso chi diavolo sarà, Silvia cara? Oggi qui c'è un via vai che manco alla sagra del peperone di Carmagnola. Tu riposa tranquilla che al naso ci pensiamo dopo. Intanto un bel bavaglio te lo metto, casomai ti venisse voglia di dire la tua.”
Ride come una ragazzina, Lucia, mentre imbavaglia Silvia.
Stavolta le porte le chiude tutte, mentre rientra in casa.
Sulla porta trova di nuovo Vilmer e sente un brivido di fastidio; non ha la forza di amputare anche Vilmer, oggi, rischierebbe di farlo morire. E lui è il miglior faccendiere che abbia mai avuto, sarebbe un gran seccatura. Ma ha qualcosa nello sguardo che la inquieta e se continua a impicciarsi dovrà al più presto iniziarlo verso la sua missione.
"Vilmer caro, che succede?
Il ragazzo mette la mano in tasca e tira fuori un altro anello.
“E questo dove lo hai trovato, caro?" chiede la donna giungendo le mani con aria riconoscente "Lo cerco da mesi.”
“Se è come dici tu, saprai anche cosa c’è inciso all’interno.”
L’espressione di Lucia è ironica, mentre ribatte: “Non mi pare di averti mai detto che potevi darmi del tu, caro. Ma farò finta di niente.”
“Non cambi discorso.” le risponde il ragazzo, diventando rosso.
“Bene, sembra che io debba dare soddisfazione anche al garzone, adesso. Va bene, seguimi e ti mostrerò quale immenso progetto coltivo, e come anche tu ne sarai protagonista. Be', coprotagonista. Ti faccio strada.”
Lucia conduce il giovane lungo il corridoio.
Apre la prima porta e scende le scale, sempre seguita dal ragazzo. Infine apre la seconda porta ed entra, spostandosi sulla destra e impugnando il machete appoggiato di fianco alla porta, tenendolo lungo il corpo per non farlo vedere.
“Ecco, guarda di cosa sei divenuto partecipe.”
Abbagliato dalla luce improvvisa, Vilmer impiega qualche secondo per realizzare dove è finito. La prima cosa che vede è Silvia, che tende il moncone verso di lui con lo sguardo implorante.
“Cristo onnip…”
Vilmer vede qualcosa nello sguardo di Silvia e d'istinto si abbassa quel tanto che serve a evitare il terribile colpo di machete di Lucia. Questa, quando vede il suo colpo andare a vuoto, inizia a urlare in maniera folle, menando un fendente che fischia nell’aria e che amputa direttamente i piedi di Antonio, ormai disfatto nel letto. Facendosi scudo con la lettiga, Vilmer cerca di spingere la donna all’angolo ma è tutt’altro che facile.
Animata da una furia omicida senza senso, la donna scalpita e cerca di respingere il ragazzo fin quando scivola su un pezzo di cervello, finendo a terra. Ma anche da sotto cerca di colpire con fendenti che però vanno puntualmente a bloccarsi nel telaio del letto.
Entrambi cercano di rimettersi in piedi e quando Vilmer ci riesce con la coda dell'occhio vede il martello che ha ucciso Antonio. Lo afferra ma in quell’attimo di distrazione Lucia riesce ad allontanarlo e a spingerlo sulla lettiga di Silvia.
In un istante Vilmer libera il braccio sano di Silvia.
“Scappa" urla, per poi voltarsi ad affrontare la furia di Lucia che carica un altro fendente con tutte le sue forze. Il giovane alza il braccio con la mazza per difendersi ma riesce soltanto a bloccare il colpo in parte. La lama gli trafigge il braccio, facendolo cadere sull’armadio che si apre in due, rivelando un’altra stanza comunicante, impossibile da vedere a prima vista. Strisciando all'indietro, Vilmer va a sbattere contro un tavolo pieno di bocce di vetro che si rovesciano a terra, spargendo ovunque il loro macabro contenuto: arti amputati a chissà quante altre persone, custoditi in quel santuario della pazzia. Preso dai conati di vomito mentre cerca di liberarsi di quei piedi e di quelle mani vede soltanto all’ultimo Lucia che si lancia su di lui, sempre più furiosa. Riesce a bloccare il colpo, questa volta, ma sa che il braccio ferito non reggerà a lungo la furia cieca della donna. Crede di non farcela, Vilmer, quando vede la nuca di Lucia esplodere come se qualcuno da dietro le avesse tirato un pomodoro in testa. Poi un altro colpo e un altro colpo ancora fin quando l’urlo si spegne nella sua stessa poltiglia. La donna crolla di lato e in controluce Vilmer vede Silvia, nuda e con la mazza in mano.
“Dovevi farmela l'anestesia, puttana.” mormora, con la bava alla bocca. Poi crolla in ginocchio e subito il ragazzo si toglie la giacca per coprirla. Mentre vanno via un rantolo alle loro spalle: “Vi prego, non fatemi morire intera, io non voglio morire intera. Il mio era un bel prog…”
Il sangue che vomita copre la sua voce e quel delirio. E il silenzio in quella casa cala come una mazzata. L’ultima.
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Messaggio Da Phoenix Dom Feb 14, 2021 2:23 pm

E be', tanta roba, mi sono persino impressionato leggendolo 😯😎

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Messaggio Da Ospite Dom Feb 14, 2021 2:37 pm

Sparito il mio commemto
Saranno state le Spice Girls? 🤔

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Messaggio Da Phoenix Dom Feb 14, 2021 2:44 pm

tommybean ha scritto:Sparito il mio commemto
Saranno state le Spice Girls? 🤔
Perché le spice girls 😂
Evidentemente non l'ha caricato. 😪

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Messaggio Da Ospite Dom Feb 14, 2021 3:00 pm

Ho parlato della mia diffidenza sui racconti a quattro mani, demolita dalla vostra bravura in questo horror demenziale di grande levatura, scorrevole e corretto. Manca una virgola nel finale, ma vi perdono. Sono anni che voi perdonate me.

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Messaggio Da Phoenix Dom Feb 14, 2021 3:23 pm

tommybean ha scritto: Sono anni che voi perdonate me.
😂😂😂

Grazie tommy, hai ragione per la virgola, colpa di hellionor 😎

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Messaggio Da Petunia Lun Feb 15, 2021 7:23 am

Che storia! Le scritture sono davvero ben amalgamate e, se non lo avessi rivelato, non avrei mai capito che si trattava di scrittura multipla! Lucida follia, ironia, orrore si fondono per dare vita a un racconto dal ritmo incalzante con un finale che lascia pienamente soddisfatti. Bravissimi.
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