Il deserto, dentro
+27
Hellionor
Byron.RN
SuperGric
Achillu
vivonic
Resdei
Claudio Bezzi
Gimbo
ImaGiraffe
Arianna 2016
CARLA EBLI
CharAznable
Arunachala
Giammy
Fante Scelto
M. Mark o'Knee
mirella
tommybe
gipoviani
FedericoChiesa
paluca66
Susanna
caipiroska
Petunia
Albemasia
Micaela
Different Staff
31 partecipanti
Pagina 1 di 2
Pagina 1 di 2 • 1, 2
Il deserto, dentro
La porta si aprì di schianto, mostrando in controluce una sagoma scura sullo sfondo del tramonto. Peppe, dietro il bancone, alzò lo sguardo e fece mezzo sorriso.
- Guarda un po’ chi è arrivato… Gino! Ti aspettavo un paio di settimane fa…
Gino, con passo malfermo, entrò, e arrivò, con procedere incerto, fino al bancone.
- Ciao Peppe… - Disse con un filo di voce. - Mi piacerebbe molto avere un bicchiere d’acqua…
Peppe la stava già versando, e posò bicchiere e caraffa davanti al nuovo arrivato. Alcuni tardivi avventori dello spaccio guardavano la scena, muti. Era arrivato Gino. Anche quest’anno ce l’aveva fatta. Appariva invecchiato, a quelli fra i presenti che lo conoscevano; piegato, affaticato. Mezza dozzina di paia d’occhi lo scrutava per cogliere segnali, indizi, storie taciute, per avere di che raccontare, la sera, a cena.
L’uomo bevve. Si versò un altro bicchiere e bevve anche quello, più lentamente. Poi tirò un lungo sospiro e si guardò attorno. Il viso era scavato, la barba di diversi giorni, i pochi capelli erano più bianchi dell’ultima volta. La magrezza dell’uomo era impressionante, ben visibile sotto la camicia di cotone, ma si capiva che c’era un fascio di nervi ancora vigoroso, sotto quella figura apparentemente fragile.
- Come mai in ritardo, questa volta?
- Ho avuto alcuni problemi…
- Niente di grave, spero.
L’uomo sogghignò. - Come definisci ‘grave’?
- Beh… non saprei… Immagino che se ti rompi una gamba sarebbe grave.
- Oh, sì. Direi che sarei morto.
- Oppure una malattia, che ne so…
- Ecco, una malattia.
- Sei stato malato?
- Sì.
- E adesso come stai?
- Male. Mi sa che questa volta non guarisco.
Peppe meditò qualche istante: - Ma allora, perché non ti fermi, questa volta? Ma cristodiddio cosa ci stai a fare là in quel buco, tutto solo? Eh? Quanti chilometri sono, centocinquanta, duecento?
- Credo centonovanta…
- Ma santiddio, centonovanta chilometri di deserto, a piedi…!
- A me piace così.
Uno dei ragazzi seduti nello spaccio si fece ardito e intervenne.
- Signor Gino! Peppe ha ragione, perché non si ferma qui? Abbiamo tutto…
- Tutto?
- Ma sì, qui abbiamo l’acqua e il deserto si è fermato, poi c’è il porto, e dal nord ci arrivano rifornimenti abbastanza regolari… Abbiamo il medico…
- Non è davvero un medico, - interruppe Peppe; - diciamo che è una via di mezzo fra un infermiere e un veterinario, ma sa aggiustare le ossa e riconoscere una polmonite…
- Quindi, tu dici - fece Gino rivolto al ragazzo - che dovrei mollare tutto e stabilirmi qui? Perché avete l’aggiustaossa e arrivano le barche coi rifornimenti, è così?
- Mi sembrerebbe logico…
- Allora spiegami, ragazzo: tu di cosa ti occupi?
- Beh… sono addetto alla concimazione nelle colture idroponiche comunali.
- Mmh… Una cosa importante, mi pare di capire…
- Beh, insomma… qui ognuno fa la sua parte…
- E dopo che hai concimato per bene, cosa fai?
- Mah… Sto con gli amici…
- Qui, nello spaccio di Peppe?
- Qui, o al circolo… Abbiamo un circolo, sa? Si gioca a carte… c’è anche un biliardo!
- Una vita fantastica! - Concluse Gino con un sarcasmo che non fu colto.
- No, davvero, Gino… - riprese Peppe. - Si vede che sei uno straccio. E dici di essere malato. Come fai a ritornare?
- Immagino nello stesso modo che ho usato per venire qui…
- Centonovanta chilometri… Almeno una settimana di camminata…
- Dieci giorni, in realtà.
- Dieci?
- Sette giorni li impiegavo anni fa. Poi sono diventati otto, questa volta dieci… e penso che al ritorno ne impiegherò di più…
- E comunque vuoi andare!
- E comunque voglio andare.
- E ti serve la solita roba, immagino?
- Più o meno, ma stavolta c’è qualche differenza…
- Cioè?
- Beh… meno viveri in scatola e qualche medicina in più; meno attrezzi da lavoro e qualche libro in più; meno petrolio e più grappa. Questa è la lista.
Gino posò il foglio sul bancone. - Sul carrello fuori ci sono le pelli di coniglio e di serpente, anche alcune di volpe. Troverai anche le solite piante grasse e l’olio di palma. Vedi tu di fare il prezzo e cosa riesci a darmi di quella lista. Le preferenze sono per la grappa e i libri.
- Grappa non ne ho…
- Gin?
- Quello sì.
- Vada per il gin. E adesso ti chiedo di potermi stendere e passare la notte qui da te.
- Come sempre.
- Come sempre.
- La stanza è sempre quella. Al tuo carrello ci penso io, vai tranquillo.
L’uomo fece un leggero cenno con la testa e si incamminò verso il retro, dove c’era una stanzetta dove usualmente riposava quando arrivava a Otranto. Si buttò sulla branda e crollò, vinto dalla stanchezza.
Nella bottega, Peppe lesse mentalmente la lista scuotendo la testa.
- Che succede, Peppe? - Chiese uno degli uomini seduti.
- Ha cambiato la lista.
- Cioè?
- Gino viene qui da trent’anni. C’era ancora mio nonno, pensa tu… Porta i suoi prodotti, le sue pelli, due volte l’anno, prima dell’estate e prima dell’inverno, e più o meno la lista è sempre quella… Petrolio per il generatore, poco perché pesa, lui lo usa solo per le emergenze… Poi scatolame, cibi a lunga conservazione, capite? Si stufa di mangiare carne di lepre e altri animali selvatici, lo capisco… Poi qualche attrezzo, trappole… Invece questa volta chiede medicine, liquori e libri. Libri, capite?
- No…
- Si prepara a morire, stupido! Ha chiesto cose per trascorrere gli ultimi mesi, o forse le ultime settimane, passando il tempo su un letto, aspettando la morte.
- Ma è scemo? E perché torna ad attraversare il deserto per andare… dove poi?
- Su a nord… Il paese si chiamava Gioia del Colle, un tempo…
- E perché sta là? Non c’è più nessuno, che io sappia…
- Nessuno. Per molti chilometri tutt’intorno, solo deserto, città abbandonate, case distrutte.
- E allora? È vecchio, è malato, è solo… Deve essere pazzo!
***
Il mattino dopo, quando Gino fece il suo ingresso dopo una notte inquieta sulla branda nel retro, lo spaccio era affollato. La notizia aveva fatto il giro del paese e diverse persone volevano vedere il pazzo, Gino, che tutti conoscevano di nome, di fama, che aveva deciso di stare fuori dal mondo, nel mezzo del nulla, e fare qual viaggio rischioso e infame. Adesso, poi, che era vecchio e malato!
- Ciao Gino. Dormito?
- Poco.
- Ti preparo qualcosa da mangiare?
- Mmh… Uova ne hai? Pancetta? Sono mesi che mi sogno le uova fritte con la pancetta.
- Arrivano.
Gino fece un cenno con la testa, indicando la piccola folla assiepata nello spaccio. - E questo comitato di benvenuto?
- Beh, lo capisci… - rispose Peppe. - Non capita tutti i giorni di incontrare uno come te…
- Uno come me?
- Un folle, sì. - Rispose Peppe sogghignando.
- La roba l’hai trovata?
- Quasi tutto. Per i libri ho chiesto a Marisa, la nostra maestra. Ha detto che manderà la cugina appena possibile, che lei non si può spostare. Le medicine ci sono quasi tutte, il gin… C’è più o meno tutto.
- Lo scambio era sufficiente?
- Ma sì, non preoccuparti Gino… Siamo a posto così… Io adesso vado a prepararti le uova. Quante ne vuoi?
- Quattro.
- Ah!
- Beh… Mi devo togliere la voglia, no? Con tanto pane scuro e una bella birra, se la fai ancora…
- Certamente. Tu siediti.
Gino si sedette a un tavolino d’angolo, e in attesa delle uova passò lo sguardo, divertito, sui presenti, che lo guardavano a occhi sgranati, non osando parlare o muoversi, quasi senza respirare.
- Avanti, forza! - Fece Gino - Morite dalla voglia di farmi una decina di domande stupide. Avete tempo fino alle uova, che dopo voglio mangiare in santa pace.
I presenti, una ventina, stavano zitti, finché una ragazza alzò la mano. - Signor Gino…?
- Spara.
- Ecco, mi chiedevo… Ci chiedevamo… Perché lei attraversa questo deserto per tornare non si sa dove, restare da solo, senza comodità…
- E questa è la domanda delle domande, giusto?
- Come?
- Lascia stare… Intanto non torno “non si sa dove”. Siete voi che non lo sapete. Io torno a casa mia, e so benissimo dov’è.
- Casa sua?
- Già. Era la casa dei miei nonni, in realtà, poco fuori da una città che si chiamava Gioia del Colle.
- È molto distante, vero?
- Poco meno di duecento chilometri… Una volta non era considerata una grande distanza. Lo sapete com’era il mondo una volta, vero?
La ragazza rispose un po’ risentita: - Ma certo, studiamo storia a scuola!
- Brava. All’epoca dei miei nonni il deserto aveva conquistato ormai tutta la Puglia, la Basilicata, il Molise… Sapete cosa erano le regioni, vero? Bene. Era già tutto un deserto, che ormai la desertificazione, inarrestabile, era iniziata molto tempo prima, ma il governo, all’epoca, si sforzava di mantenere i collegamenti fra i principali centri. Io, in realtà, da bambino vivevo a Roma coi miei genitori…
- Roma?
- Già…
- Quanto mi piacerebbe andarci!
- Beh, io abitavo lì. E i miei nonni a Gioia del Colle. E poiché ancora si transitava, qualche estate andavamo da loro, ché i nonni non intendevano muoversi. Ah, quanto si arrabbiava mia padre! Discussioni continue, e perché non abbandonate questo posto, e perché non venite a Roma da noi, che invecchiate e restando qui non possiamo prenderci cura di voi… Ma loro niente, non sentivano ragioni…
- E perché? - Chiese il giovanotto della sera prima.
- Già, perché? Mio padre non lo capì mai. Né io potevo capirlo da bambino… Ma quella villa in campagna, in quella che una volta era stata una campagna, mi piaceva molto. Mi piaceva il nonno, col suo barbone bianco, e la nonna che cercava sempre di prepararmi dolci buonissimi, ché a quell’epoca riusciva ancora a trovare zucchero, farina e quelle cose lì…
Arrivarono le uova.
- E quindi? - Chiese uno in fondo allo stanzone.
- E quindi adesso mi mangio le mie uova e mi bevo la mia birra, e voi state buoni senza rompere i coglioni.
Il vecchio mangiava a piccoli bocconi, masticando a lungo, per far durare il più possibile il sapore. Per i dieci minuti del desinare non degnò d’uno sguardo gli spettatori che, da parte loro, cercavano di non muoversi sulle sedie scricchiolanti, di non respirare, di non fiatare. Poi finì. Posò il boccale di birra, fece un rutto sonoro, si pulì la bocca col dorso della mano e, come niente fosse, proseguì il suo racconto.
***
Man mano che la situazione peggiorava, e succedeva in fretta, un sacco di gente partiva per venire più a nord, dove il deserto non mordeva le terre, e le città, e le vite. Ci furono disordini, e morti, e governi cialtroni che semplicemente non sapevano che fare. Roma era praticamente assediata, ma anche Napoli, Firenze… Io ero molto piccolo, non ho grandi ricordi… Tranne della fila di cadaveri a Piazza dei Cinquecento, dove spararono sulla folla; ah, sì, quelli me li ricordo… A un certo punto chiusero le strade, impedirono gli ingressi. Coi nonni ci sentivamo via Internet. Era… un sistema per comunicare a distanza… Durò pochissimo. Mio padre non si dava pace per i genitori rimasti lontani. Eppure io mi ricordo quando ancora li vedevo al computer… Sorridevano, erano tranquilli… Poi tutto precipitò. Lo sapete, no? Dite che avete studiato, no? Napoli, Roma, tutte le grandi città diventarono “città chiuse”. Chi era dentro era dentro, chi era fuori ci restava. Non si sapeva più nulla di governi o non governi, ogni comunità si arrangiava. Mia madre morì negli scontri per l’acqua del ’72. E poco dopo mio padre decise questa follia, di andare alla casa dei genitori, che sperava ancora vivi e immaginava soli. Che pazzo! Io avevo tredici anni… Mi prese, caricò un po’ di cose sulla macchina, un fucile che non avrebbe saputo usare, viveri, batterie di riserva, e partimmo. Era vietato entrare, ma se volevi uscire gli facevi un favore, potete immaginarlo… E insomma, fu un viaggio complicato. In città non sapevamo nulla della realtà fuori. Specie andando a sud, verso il deserto. Impiegammo cinque giorni, e voi non potete capirne l’assurdità. Anni prima, con un veicolo elettrico, sarebbero bastate alcune ore. Quando partimmo noi, invece, fra strade bloccate, città-fortezza da aggirare, predoni… Onestamente non so come ce l’abbiamo fatta.
I nonni stavano bene. Ci accolsero con grande festa. Avevano una piccola fonte d’acqua che gli permetteva di crescere un orto, qualche gallina… Lì erano andati via tutti tranne loro, e papà disse che erano stati protetti da san Filippo Neri, ché una casa ben messa, con ancora l’acqua potabile e tutto, poteva essere un boccone ghiotto per qualunque malintenzionato. La loro era una casa bellissima, di almeno due secoli e passa, con affreschi che si chiamavano ‘decò’, una grande biblioteca di libri di ogni genere… Ma cosa ve lo dico a fare? Cosa potete capire, voi, di quella bellezza? Di quella libertà?
Poi morirono i nonni. Poi mio padre. Sono tutti sepolti sotto grandi ulivi, secchi e morti ma imponenti. E io, ormai, ero nella casa e, credo, della casa. Luogo meraviglioso di fughe e prospettive, di tramonti maestosi e paesaggi entusiasmanti, silenzi commoventi e colori struggenti. Tutto crollava, e io vivevo nella solitudine, sì, ma anche in una sorta di beatitudine. C’è una bellezza, un fascino nella morte di un mondo…
Rari viandanti mi raccontavano di un mondo in sfacelo, e io non potevo che considerarmi sempre un privilegiato, in quella piccola isola tranquilla. Una volta si fermò una viaggiatrice… è rimasta cinque anni e ci siamo amati, poi, non so… lei volle partire e io la salutai senza rammarico, perché non potevo più staccarmi da quel luogo.
Infine, anche i viandanti cessarono di venire, e l’alternarsi delle stagioni sempre più secche e calde, non ci voleva particolare acume, mi convinsero che il mondo era davvero finito.
E io, come parte di quel mondo, non potevo fare altro che attendere, aspettare, facendo pace con me stesso.
Sapevo di questo presidio a Otranto, e molti anni fa decisi che valeva la pena venire. È difficile spiegare… È stata una sfida, il desiderio di vedere un viso, la voglia di mangiare prosciutto… non lo so… Ma mi misi in viaggio. Avevo fatto un calcolo di massima delle distanze, capite? Avevo ideato questa specie di volano al carrello, per cui una volta messo in moto non si fa molta fatica a tirarlo… E insomma sono arrivato qui. Peppe era ancora giovane ma certamente se lo ricorda… Suo nonno era vecchietto, e la baracca la gestiva il padre. Non era così difficile; imparata la strada, sapendo che servivano sette, otto giorni, bastava portarsi un po’ d’acqua… E così, anno dopo anno, sono venuto e ripartito, e mai ho pensato di cambiare vita. Mi chiedete il perché? Ma che sciocchi siete!
Ho una poltrona di prima fila in questo spettacolo fantastico, la fine del mondo! E credete che me la voglia perdere?
***
Entrò Peppe sfregandosi le mani sul sinale. - La maestra Marisa ha già mandato la cugina a portare i libri, pensando tu avessi fretta… Ha fatto sapere che non ne ha altri, spera che ti piaceranno.
- Andranno benissimo. Il resto?
- Tutto a posto. Il carrello è carico.
- Le cinghie?
- Mi pare siano ben tese; controlla anche tu.
Gino si alzò, si stirò la schiena con una smorfia e si avviò verso l’uscita. La gente dentro lo spaccio lo seguì all’esterno.
Il vecchio controllò le cinghie e si voltò verso Peppe. - Addio Peppe, è improbabile che ci rivedremo. Grazie di tutto.
- Addio, stupido di un Gino. Mi mancherai.
Gino si voltò verso tutti gli spettatori e fece un cenno con la mano. Stava infilandosi l’imbracatura per tirare il carrello quando una voce, dal gruppo, lo richiamò.
- Signor Gino!
Il vecchio si voltò.
- Signor Gino, capisco il suo punto di vista. Davvero. Ma prima che lei parta, col suo permesso, vorrei esporle un punto di vista differente.
- Sentiamo.
- Il mondo soffre, sì, e il pensiero di un vecchio, se posso permettermi, è un pensiero di morte. Io sono giovane, la mia compagna aspetta un bimbo, e io non vedo la morte. Cioè… sì, anche la morte… Ma vedo la vita e la speranza. Noi qui siamo una speranza, mio figlio è una speranza… Una possibilità. Ecco: io credo nella possibilità. Vede signore, io credo che il deserto, in realtà, sia entrato dentro di lei. Lei ha il deserto dentro e percepisce solo il disfacimento e la morte. Io, la mia compagna… tutti noi, qui… vediamo il deserto fuori, un deserto che certamente è una rappresentazione tangibile di morte… Ma dentro, signor Gino, dentro… noi non abbiamo il deserto ma il mare, il cielo, i boschi… la vita, insomma.
Gino guardò il ragazzo per qualche istante, assentì leggermente con la testa storcendo un poco la bocca, come per fare mezzo sorriso. Poi, senza dire una parola, si girò verso nord e cominciò a tirare il carrello, prima lentamente e con sforzo poi, man mano, sempre più spedito.
La gente fuori dallo spaccio, e Peppe fra loro, lo videro allontanarsi fin quando, più avanti, la strada piegava a sinistra e non fu più visibile.
***
Nota dell’Autore: i processi di desertificazione sono in atto da decenni in tutto il mondo. Secondo dati di osservatori istituzionali (p.es. Ministero dell’Ambiente) e di organizzazioni tecnico-scientifiche, questa evoluzione, in Italia, colpirà prevalentemente le regioni del sud: Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise (ma non solo…). Ho collocato la storia in un futuro prossimo, grosso modo fra la fine di questo secolo e l’inizio del prossimo, ma non sarà necessario aspettare così tanto prima di sperimentare gli effetti disastrosi del fenomeno.
11 feb 2024
- Guarda un po’ chi è arrivato… Gino! Ti aspettavo un paio di settimane fa…
Gino, con passo malfermo, entrò, e arrivò, con procedere incerto, fino al bancone.
- Ciao Peppe… - Disse con un filo di voce. - Mi piacerebbe molto avere un bicchiere d’acqua…
Peppe la stava già versando, e posò bicchiere e caraffa davanti al nuovo arrivato. Alcuni tardivi avventori dello spaccio guardavano la scena, muti. Era arrivato Gino. Anche quest’anno ce l’aveva fatta. Appariva invecchiato, a quelli fra i presenti che lo conoscevano; piegato, affaticato. Mezza dozzina di paia d’occhi lo scrutava per cogliere segnali, indizi, storie taciute, per avere di che raccontare, la sera, a cena.
L’uomo bevve. Si versò un altro bicchiere e bevve anche quello, più lentamente. Poi tirò un lungo sospiro e si guardò attorno. Il viso era scavato, la barba di diversi giorni, i pochi capelli erano più bianchi dell’ultima volta. La magrezza dell’uomo era impressionante, ben visibile sotto la camicia di cotone, ma si capiva che c’era un fascio di nervi ancora vigoroso, sotto quella figura apparentemente fragile.
- Come mai in ritardo, questa volta?
- Ho avuto alcuni problemi…
- Niente di grave, spero.
L’uomo sogghignò. - Come definisci ‘grave’?
- Beh… non saprei… Immagino che se ti rompi una gamba sarebbe grave.
- Oh, sì. Direi che sarei morto.
- Oppure una malattia, che ne so…
- Ecco, una malattia.
- Sei stato malato?
- Sì.
- E adesso come stai?
- Male. Mi sa che questa volta non guarisco.
Peppe meditò qualche istante: - Ma allora, perché non ti fermi, questa volta? Ma cristodiddio cosa ci stai a fare là in quel buco, tutto solo? Eh? Quanti chilometri sono, centocinquanta, duecento?
- Credo centonovanta…
- Ma santiddio, centonovanta chilometri di deserto, a piedi…!
- A me piace così.
Uno dei ragazzi seduti nello spaccio si fece ardito e intervenne.
- Signor Gino! Peppe ha ragione, perché non si ferma qui? Abbiamo tutto…
- Tutto?
- Ma sì, qui abbiamo l’acqua e il deserto si è fermato, poi c’è il porto, e dal nord ci arrivano rifornimenti abbastanza regolari… Abbiamo il medico…
- Non è davvero un medico, - interruppe Peppe; - diciamo che è una via di mezzo fra un infermiere e un veterinario, ma sa aggiustare le ossa e riconoscere una polmonite…
- Quindi, tu dici - fece Gino rivolto al ragazzo - che dovrei mollare tutto e stabilirmi qui? Perché avete l’aggiustaossa e arrivano le barche coi rifornimenti, è così?
- Mi sembrerebbe logico…
- Allora spiegami, ragazzo: tu di cosa ti occupi?
- Beh… sono addetto alla concimazione nelle colture idroponiche comunali.
- Mmh… Una cosa importante, mi pare di capire…
- Beh, insomma… qui ognuno fa la sua parte…
- E dopo che hai concimato per bene, cosa fai?
- Mah… Sto con gli amici…
- Qui, nello spaccio di Peppe?
- Qui, o al circolo… Abbiamo un circolo, sa? Si gioca a carte… c’è anche un biliardo!
- Una vita fantastica! - Concluse Gino con un sarcasmo che non fu colto.
- No, davvero, Gino… - riprese Peppe. - Si vede che sei uno straccio. E dici di essere malato. Come fai a ritornare?
- Immagino nello stesso modo che ho usato per venire qui…
- Centonovanta chilometri… Almeno una settimana di camminata…
- Dieci giorni, in realtà.
- Dieci?
- Sette giorni li impiegavo anni fa. Poi sono diventati otto, questa volta dieci… e penso che al ritorno ne impiegherò di più…
- E comunque vuoi andare!
- E comunque voglio andare.
- E ti serve la solita roba, immagino?
- Più o meno, ma stavolta c’è qualche differenza…
- Cioè?
- Beh… meno viveri in scatola e qualche medicina in più; meno attrezzi da lavoro e qualche libro in più; meno petrolio e più grappa. Questa è la lista.
Gino posò il foglio sul bancone. - Sul carrello fuori ci sono le pelli di coniglio e di serpente, anche alcune di volpe. Troverai anche le solite piante grasse e l’olio di palma. Vedi tu di fare il prezzo e cosa riesci a darmi di quella lista. Le preferenze sono per la grappa e i libri.
- Grappa non ne ho…
- Gin?
- Quello sì.
- Vada per il gin. E adesso ti chiedo di potermi stendere e passare la notte qui da te.
- Come sempre.
- Come sempre.
- La stanza è sempre quella. Al tuo carrello ci penso io, vai tranquillo.
L’uomo fece un leggero cenno con la testa e si incamminò verso il retro, dove c’era una stanzetta dove usualmente riposava quando arrivava a Otranto. Si buttò sulla branda e crollò, vinto dalla stanchezza.
Nella bottega, Peppe lesse mentalmente la lista scuotendo la testa.
- Che succede, Peppe? - Chiese uno degli uomini seduti.
- Ha cambiato la lista.
- Cioè?
- Gino viene qui da trent’anni. C’era ancora mio nonno, pensa tu… Porta i suoi prodotti, le sue pelli, due volte l’anno, prima dell’estate e prima dell’inverno, e più o meno la lista è sempre quella… Petrolio per il generatore, poco perché pesa, lui lo usa solo per le emergenze… Poi scatolame, cibi a lunga conservazione, capite? Si stufa di mangiare carne di lepre e altri animali selvatici, lo capisco… Poi qualche attrezzo, trappole… Invece questa volta chiede medicine, liquori e libri. Libri, capite?
- No…
- Si prepara a morire, stupido! Ha chiesto cose per trascorrere gli ultimi mesi, o forse le ultime settimane, passando il tempo su un letto, aspettando la morte.
- Ma è scemo? E perché torna ad attraversare il deserto per andare… dove poi?
- Su a nord… Il paese si chiamava Gioia del Colle, un tempo…
- E perché sta là? Non c’è più nessuno, che io sappia…
- Nessuno. Per molti chilometri tutt’intorno, solo deserto, città abbandonate, case distrutte.
- E allora? È vecchio, è malato, è solo… Deve essere pazzo!
***
Il mattino dopo, quando Gino fece il suo ingresso dopo una notte inquieta sulla branda nel retro, lo spaccio era affollato. La notizia aveva fatto il giro del paese e diverse persone volevano vedere il pazzo, Gino, che tutti conoscevano di nome, di fama, che aveva deciso di stare fuori dal mondo, nel mezzo del nulla, e fare qual viaggio rischioso e infame. Adesso, poi, che era vecchio e malato!
- Ciao Gino. Dormito?
- Poco.
- Ti preparo qualcosa da mangiare?
- Mmh… Uova ne hai? Pancetta? Sono mesi che mi sogno le uova fritte con la pancetta.
- Arrivano.
Gino fece un cenno con la testa, indicando la piccola folla assiepata nello spaccio. - E questo comitato di benvenuto?
- Beh, lo capisci… - rispose Peppe. - Non capita tutti i giorni di incontrare uno come te…
- Uno come me?
- Un folle, sì. - Rispose Peppe sogghignando.
- La roba l’hai trovata?
- Quasi tutto. Per i libri ho chiesto a Marisa, la nostra maestra. Ha detto che manderà la cugina appena possibile, che lei non si può spostare. Le medicine ci sono quasi tutte, il gin… C’è più o meno tutto.
- Lo scambio era sufficiente?
- Ma sì, non preoccuparti Gino… Siamo a posto così… Io adesso vado a prepararti le uova. Quante ne vuoi?
- Quattro.
- Ah!
- Beh… Mi devo togliere la voglia, no? Con tanto pane scuro e una bella birra, se la fai ancora…
- Certamente. Tu siediti.
Gino si sedette a un tavolino d’angolo, e in attesa delle uova passò lo sguardo, divertito, sui presenti, che lo guardavano a occhi sgranati, non osando parlare o muoversi, quasi senza respirare.
- Avanti, forza! - Fece Gino - Morite dalla voglia di farmi una decina di domande stupide. Avete tempo fino alle uova, che dopo voglio mangiare in santa pace.
I presenti, una ventina, stavano zitti, finché una ragazza alzò la mano. - Signor Gino…?
- Spara.
- Ecco, mi chiedevo… Ci chiedevamo… Perché lei attraversa questo deserto per tornare non si sa dove, restare da solo, senza comodità…
- E questa è la domanda delle domande, giusto?
- Come?
- Lascia stare… Intanto non torno “non si sa dove”. Siete voi che non lo sapete. Io torno a casa mia, e so benissimo dov’è.
- Casa sua?
- Già. Era la casa dei miei nonni, in realtà, poco fuori da una città che si chiamava Gioia del Colle.
- È molto distante, vero?
- Poco meno di duecento chilometri… Una volta non era considerata una grande distanza. Lo sapete com’era il mondo una volta, vero?
La ragazza rispose un po’ risentita: - Ma certo, studiamo storia a scuola!
- Brava. All’epoca dei miei nonni il deserto aveva conquistato ormai tutta la Puglia, la Basilicata, il Molise… Sapete cosa erano le regioni, vero? Bene. Era già tutto un deserto, che ormai la desertificazione, inarrestabile, era iniziata molto tempo prima, ma il governo, all’epoca, si sforzava di mantenere i collegamenti fra i principali centri. Io, in realtà, da bambino vivevo a Roma coi miei genitori…
- Roma?
- Già…
- Quanto mi piacerebbe andarci!
- Beh, io abitavo lì. E i miei nonni a Gioia del Colle. E poiché ancora si transitava, qualche estate andavamo da loro, ché i nonni non intendevano muoversi. Ah, quanto si arrabbiava mia padre! Discussioni continue, e perché non abbandonate questo posto, e perché non venite a Roma da noi, che invecchiate e restando qui non possiamo prenderci cura di voi… Ma loro niente, non sentivano ragioni…
- E perché? - Chiese il giovanotto della sera prima.
- Già, perché? Mio padre non lo capì mai. Né io potevo capirlo da bambino… Ma quella villa in campagna, in quella che una volta era stata una campagna, mi piaceva molto. Mi piaceva il nonno, col suo barbone bianco, e la nonna che cercava sempre di prepararmi dolci buonissimi, ché a quell’epoca riusciva ancora a trovare zucchero, farina e quelle cose lì…
Arrivarono le uova.
- E quindi? - Chiese uno in fondo allo stanzone.
- E quindi adesso mi mangio le mie uova e mi bevo la mia birra, e voi state buoni senza rompere i coglioni.
Il vecchio mangiava a piccoli bocconi, masticando a lungo, per far durare il più possibile il sapore. Per i dieci minuti del desinare non degnò d’uno sguardo gli spettatori che, da parte loro, cercavano di non muoversi sulle sedie scricchiolanti, di non respirare, di non fiatare. Poi finì. Posò il boccale di birra, fece un rutto sonoro, si pulì la bocca col dorso della mano e, come niente fosse, proseguì il suo racconto.
***
Man mano che la situazione peggiorava, e succedeva in fretta, un sacco di gente partiva per venire più a nord, dove il deserto non mordeva le terre, e le città, e le vite. Ci furono disordini, e morti, e governi cialtroni che semplicemente non sapevano che fare. Roma era praticamente assediata, ma anche Napoli, Firenze… Io ero molto piccolo, non ho grandi ricordi… Tranne della fila di cadaveri a Piazza dei Cinquecento, dove spararono sulla folla; ah, sì, quelli me li ricordo… A un certo punto chiusero le strade, impedirono gli ingressi. Coi nonni ci sentivamo via Internet. Era… un sistema per comunicare a distanza… Durò pochissimo. Mio padre non si dava pace per i genitori rimasti lontani. Eppure io mi ricordo quando ancora li vedevo al computer… Sorridevano, erano tranquilli… Poi tutto precipitò. Lo sapete, no? Dite che avete studiato, no? Napoli, Roma, tutte le grandi città diventarono “città chiuse”. Chi era dentro era dentro, chi era fuori ci restava. Non si sapeva più nulla di governi o non governi, ogni comunità si arrangiava. Mia madre morì negli scontri per l’acqua del ’72. E poco dopo mio padre decise questa follia, di andare alla casa dei genitori, che sperava ancora vivi e immaginava soli. Che pazzo! Io avevo tredici anni… Mi prese, caricò un po’ di cose sulla macchina, un fucile che non avrebbe saputo usare, viveri, batterie di riserva, e partimmo. Era vietato entrare, ma se volevi uscire gli facevi un favore, potete immaginarlo… E insomma, fu un viaggio complicato. In città non sapevamo nulla della realtà fuori. Specie andando a sud, verso il deserto. Impiegammo cinque giorni, e voi non potete capirne l’assurdità. Anni prima, con un veicolo elettrico, sarebbero bastate alcune ore. Quando partimmo noi, invece, fra strade bloccate, città-fortezza da aggirare, predoni… Onestamente non so come ce l’abbiamo fatta.
I nonni stavano bene. Ci accolsero con grande festa. Avevano una piccola fonte d’acqua che gli permetteva di crescere un orto, qualche gallina… Lì erano andati via tutti tranne loro, e papà disse che erano stati protetti da san Filippo Neri, ché una casa ben messa, con ancora l’acqua potabile e tutto, poteva essere un boccone ghiotto per qualunque malintenzionato. La loro era una casa bellissima, di almeno due secoli e passa, con affreschi che si chiamavano ‘decò’, una grande biblioteca di libri di ogni genere… Ma cosa ve lo dico a fare? Cosa potete capire, voi, di quella bellezza? Di quella libertà?
Poi morirono i nonni. Poi mio padre. Sono tutti sepolti sotto grandi ulivi, secchi e morti ma imponenti. E io, ormai, ero nella casa e, credo, della casa. Luogo meraviglioso di fughe e prospettive, di tramonti maestosi e paesaggi entusiasmanti, silenzi commoventi e colori struggenti. Tutto crollava, e io vivevo nella solitudine, sì, ma anche in una sorta di beatitudine. C’è una bellezza, un fascino nella morte di un mondo…
Rari viandanti mi raccontavano di un mondo in sfacelo, e io non potevo che considerarmi sempre un privilegiato, in quella piccola isola tranquilla. Una volta si fermò una viaggiatrice… è rimasta cinque anni e ci siamo amati, poi, non so… lei volle partire e io la salutai senza rammarico, perché non potevo più staccarmi da quel luogo.
Infine, anche i viandanti cessarono di venire, e l’alternarsi delle stagioni sempre più secche e calde, non ci voleva particolare acume, mi convinsero che il mondo era davvero finito.
E io, come parte di quel mondo, non potevo fare altro che attendere, aspettare, facendo pace con me stesso.
Sapevo di questo presidio a Otranto, e molti anni fa decisi che valeva la pena venire. È difficile spiegare… È stata una sfida, il desiderio di vedere un viso, la voglia di mangiare prosciutto… non lo so… Ma mi misi in viaggio. Avevo fatto un calcolo di massima delle distanze, capite? Avevo ideato questa specie di volano al carrello, per cui una volta messo in moto non si fa molta fatica a tirarlo… E insomma sono arrivato qui. Peppe era ancora giovane ma certamente se lo ricorda… Suo nonno era vecchietto, e la baracca la gestiva il padre. Non era così difficile; imparata la strada, sapendo che servivano sette, otto giorni, bastava portarsi un po’ d’acqua… E così, anno dopo anno, sono venuto e ripartito, e mai ho pensato di cambiare vita. Mi chiedete il perché? Ma che sciocchi siete!
Ho una poltrona di prima fila in questo spettacolo fantastico, la fine del mondo! E credete che me la voglia perdere?
***
Entrò Peppe sfregandosi le mani sul sinale. - La maestra Marisa ha già mandato la cugina a portare i libri, pensando tu avessi fretta… Ha fatto sapere che non ne ha altri, spera che ti piaceranno.
- Andranno benissimo. Il resto?
- Tutto a posto. Il carrello è carico.
- Le cinghie?
- Mi pare siano ben tese; controlla anche tu.
Gino si alzò, si stirò la schiena con una smorfia e si avviò verso l’uscita. La gente dentro lo spaccio lo seguì all’esterno.
Il vecchio controllò le cinghie e si voltò verso Peppe. - Addio Peppe, è improbabile che ci rivedremo. Grazie di tutto.
- Addio, stupido di un Gino. Mi mancherai.
Gino si voltò verso tutti gli spettatori e fece un cenno con la mano. Stava infilandosi l’imbracatura per tirare il carrello quando una voce, dal gruppo, lo richiamò.
- Signor Gino!
Il vecchio si voltò.
- Signor Gino, capisco il suo punto di vista. Davvero. Ma prima che lei parta, col suo permesso, vorrei esporle un punto di vista differente.
- Sentiamo.
- Il mondo soffre, sì, e il pensiero di un vecchio, se posso permettermi, è un pensiero di morte. Io sono giovane, la mia compagna aspetta un bimbo, e io non vedo la morte. Cioè… sì, anche la morte… Ma vedo la vita e la speranza. Noi qui siamo una speranza, mio figlio è una speranza… Una possibilità. Ecco: io credo nella possibilità. Vede signore, io credo che il deserto, in realtà, sia entrato dentro di lei. Lei ha il deserto dentro e percepisce solo il disfacimento e la morte. Io, la mia compagna… tutti noi, qui… vediamo il deserto fuori, un deserto che certamente è una rappresentazione tangibile di morte… Ma dentro, signor Gino, dentro… noi non abbiamo il deserto ma il mare, il cielo, i boschi… la vita, insomma.
Gino guardò il ragazzo per qualche istante, assentì leggermente con la testa storcendo un poco la bocca, come per fare mezzo sorriso. Poi, senza dire una parola, si girò verso nord e cominciò a tirare il carrello, prima lentamente e con sforzo poi, man mano, sempre più spedito.
La gente fuori dallo spaccio, e Peppe fra loro, lo videro allontanarsi fin quando, più avanti, la strada piegava a sinistra e non fu più visibile.
***
Nota dell’Autore: i processi di desertificazione sono in atto da decenni in tutto il mondo. Secondo dati di osservatori istituzionali (p.es. Ministero dell’Ambiente) e di organizzazioni tecnico-scientifiche, questa evoluzione, in Italia, colpirà prevalentemente le regioni del sud: Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise (ma non solo…). Ho collocato la storia in un futuro prossimo, grosso modo fra la fine di questo secolo e l’inizio del prossimo, ma non sarà necessario aspettare così tanto prima di sperimentare gli effetti disastrosi del fenomeno.
11 feb 2024
Different Staff- Admin
- Messaggi : 797
Punti : 2324
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 26.02.21
Re: Il deserto, dentro
Molto poetico!
Mi piace molto il fatto che, per come la vedo io, sono riuscita ad immaginarmi bene le scene raccontate... come in un film.
Nonostante stia cercando di essere il più obiettiva possibile (trovando pro e contro) non riesco a trovare un lato negativo... veramente complimenti!
Mi piace molto il fatto che, per come la vedo io, sono riuscita ad immaginarmi bene le scene raccontate... come in un film.
Nonostante stia cercando di essere il più obiettiva possibile (trovando pro e contro) non riesco a trovare un lato negativo... veramente complimenti!
Micaela- Viandante
- Messaggi : 9
Punti : 11
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 10.02.24
Età : 29
Località : Zelo Buon Persico (LO)
Re: Il deserto, dentro
Bel racconto, ricco di spunti di riflessione e con una "morale" ben chiara.
L'avrei definito piuttosto pessimista come visione, prima di arrivare a leggere il punto di vista del giovane alla fine del racconto, che - a mio parere - apre alla speranza la quale, nonostante tutto, continua a vivere anche di fronte all'evidenza della morte.
La nota dell'autore a piè di pagina, però, ridimensiona anche questa visione.
Mi ha emozionato.
L'avrei definito piuttosto pessimista come visione, prima di arrivare a leggere il punto di vista del giovane alla fine del racconto, che - a mio parere - apre alla speranza la quale, nonostante tutto, continua a vivere anche di fronte all'evidenza della morte.
La nota dell'autore a piè di pagina, però, ridimensiona anche questa visione.
Mi ha emozionato.
Albemasia- Padawan
- Messaggi : 397
Punti : 454
Infamia o lode : 11
Data di iscrizione : 23.01.24
Località : Tra le nebbie della Lomellina
Re: Il deserto, dentro
Un altro bellissimo racconto! Quanto mi è piaciuto. Mi è sembrato di vedere una scena di un film dei fratelli Cohen. Stessa atmosfera che adoro.
Il narratore onnisciente è dosato "cum grano salis" e questa credo sia una ricetta vincente perché la narrazione dà sapore ma non appesantisce il piatto. Bello il senso del racconto, bellissimo il titolo. Solo il dialogo finale in cui si spiega cos'è il deserto dentro e fuori l'avrei evitato.
Gino è un bel personaggio, ma anche Peppe non è da meno.
Ci sono tante imprecisioni (qualcuna te la segnalo qui di seguito), ma quelle si possono correggere con una buona revisione. Il contenuto, al contrario, quando manca non si può aggiungere. E qui di ci contenuto ce n'è tanto. E dire che di solito non amo i racconti distopici. Ottimo lavoro.
entrò, e arrivò, (la virgola prima della e puoi toglierla)
-Disse con un filo di voce. disse con un filo di voce
versando, e posò bicchiere e caraffa (come sopra per la virgola)
Guarda un po’ chi è arrivato… Gino! Ti aspettavo un paio di settimane fa…
Gino, con passo malfermo, entrò, e arrivò, con procedere incerto, fino al bancone.
- Ciao Peppe… - Disse con un filo di voce. - Mi piacerebbe molto avere un bicchiere d’acqua…
Peppe la stava già versando, e posò bicchiere e caraffa davanti al nuovo arrivato. Alcuni tardivi avventori dello spaccio guardavano la scena, muti. Era arrivato Gino.
Immagino che se ti rompi una gamba sarebbe grave. Immagino che se ti rompessi una gamba sarebbe grave.
si incamminò verso il retro, dove c’era una stanzetta dove usualmente riposava quando arrivava a Otranto.
Il narratore onnisciente è dosato "cum grano salis" e questa credo sia una ricetta vincente perché la narrazione dà sapore ma non appesantisce il piatto. Bello il senso del racconto, bellissimo il titolo. Solo il dialogo finale in cui si spiega cos'è il deserto dentro e fuori l'avrei evitato.
Gino è un bel personaggio, ma anche Peppe non è da meno.
Ci sono tante imprecisioni (qualcuna te la segnalo qui di seguito), ma quelle si possono correggere con una buona revisione. Il contenuto, al contrario, quando manca non si può aggiungere. E qui di ci contenuto ce n'è tanto. E dire che di solito non amo i racconti distopici. Ottimo lavoro.
entrò, e arrivò, (la virgola prima della e puoi toglierla)
-Disse con un filo di voce. disse con un filo di voce
versando, e posò bicchiere e caraffa (come sopra per la virgola)
Guarda un po’ chi è arrivato… Gino! Ti aspettavo un paio di settimane fa…
Gino, con passo malfermo, entrò, e arrivò, con procedere incerto, fino al bancone.
- Ciao Peppe… - Disse con un filo di voce. - Mi piacerebbe molto avere un bicchiere d’acqua…
Peppe la stava già versando, e posò bicchiere e caraffa davanti al nuovo arrivato. Alcuni tardivi avventori dello spaccio guardavano la scena, muti. Era arrivato Gino.
Immagino che se ti rompi una gamba sarebbe grave. Immagino che se ti rompessi una gamba sarebbe grave.
si incamminò verso il retro, dove c’era una stanzetta dove usualmente riposava quando arrivava a Otranto.
Petunia- Moderatore
- Messaggi : 2371
Punti : 2618
Infamia o lode : 43
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 60
Località : Prato
Re: Il deserto, dentro
Un bel racconto intenso ed evocativo.
Un futuro distopico raccontato con disincanto e quindi molto convincente e verosimile.
Interessante anche la scelta di relegare al dialogo gran parte della trama: di solito è una scelta rischiosa, ma in questo caso la trovo pertinente e ben gestita.
A mio avviso bisognerebbe rivedere l'inserimento di alcune virgole (da togliere quella nel titolo!) e diminuire un pò l'uso dei tre puntini di sospensione.
L'infodum relegato al corsivo e al ricordo può essere una scelta interessante, anche se occupa uno spazio massiccio e appesantisce un pò il racconto che viaggiava su binari più scorrevoli.
Un futuro distopico raccontato con disincanto e quindi molto convincente e verosimile.
Interessante anche la scelta di relegare al dialogo gran parte della trama: di solito è una scelta rischiosa, ma in questo caso la trovo pertinente e ben gestita.
A mio avviso bisognerebbe rivedere l'inserimento di alcune virgole (da togliere quella nel titolo!) e diminuire un pò l'uso dei tre puntini di sospensione.
L'infodum relegato al corsivo e al ricordo può essere una scelta interessante, anche se occupa uno spazio massiccio e appesantisce un pò il racconto che viaggiava su binari più scorrevoli.
caipiroska- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 941
Punti : 1002
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 07.01.21
Re: Il deserto, dentro
Per questo racconto inizio dalle mie note, di solito finali: ci sono troppi, davvero troppi, puntini di sospensione.
In alcuni casi sono necessari, per esempio per come si svolgerebbe un dialogo nella realtà o per dare un attimo di, appunto, sospensione ad un determinato punto; ma in molti casi appesantiscono la lettura perché non si sente il bisogno di uno stacco e il ritmo si perde, appena appena.
Sono eccessivi, in particolare, proprio per come sono inseriti senza ragione, in alcuni passaggi dei dialoghi, che sono davvero ben impostati e meritano di essere valorizzati perché consentono di inquadrare chiaramente i personaggi principali senza necessità di tante descrizioni.
Insomma pare di essere proprio nello spaccio, spettatori curiosi e in attesa del prossimo atto.
Il deserto è ben gestito nella trama, sia come luogo che come tema: all’avanzata fisica del deserto corrisponde anche una desertificazione morale, sociale e politica e la sommatoria è l’inaridimento della società nel suo complesso. Bella questa commistione.
Gino. Eh, come si fa a non voler bene a quest’uomo asciutto, poche parole ma tutte col loro peso, ruvide come talvolta è la verità! E che accetta di essere alla fine del suo viaggio se non con serenità con la consapevolezza di aver vissuto intensamente, ma di essere stanco. E il titolo, voilà, centrato.
Quindi un bel racconto, che regge bene anche con l’intermezzo in corsivo che rompe appena appena il ritmo, ma necessario a spiegare.
Siccome mi piacciono molto i dialoghi… bel lavoro.
Due cose: la filosofia, la visione di vita del ragazzo, il suo punto di vista. Uno spunto discreto di discussione, una sorte di morale, ma messo così, tutto di seguito, stona. Nella realtà lo immagino suddiviso un più parti, intervallati dai gesti di Gino, che sta controllando il carico, che si guarda in giro per un’ultima volta, seppur attento ascoltatore, e anche con un briciolo di timidezza, o meglio ancora, di riguardo per una persona che ha molta esperienza da mettere in contrapposizione alla visione del futuro del ragazzo.
Le note dell’autore: non aggiungono nulla alla trama. Che fosse ambientato nel futuro e che si parlasse di un disastro immane è chiarissimo. Notizie di ogni giorno.
In alcuni casi sono necessari, per esempio per come si svolgerebbe un dialogo nella realtà o per dare un attimo di, appunto, sospensione ad un determinato punto; ma in molti casi appesantiscono la lettura perché non si sente il bisogno di uno stacco e il ritmo si perde, appena appena.
Sono eccessivi, in particolare, proprio per come sono inseriti senza ragione, in alcuni passaggi dei dialoghi, che sono davvero ben impostati e meritano di essere valorizzati perché consentono di inquadrare chiaramente i personaggi principali senza necessità di tante descrizioni.
Insomma pare di essere proprio nello spaccio, spettatori curiosi e in attesa del prossimo atto.
Il deserto è ben gestito nella trama, sia come luogo che come tema: all’avanzata fisica del deserto corrisponde anche una desertificazione morale, sociale e politica e la sommatoria è l’inaridimento della società nel suo complesso. Bella questa commistione.
Gino. Eh, come si fa a non voler bene a quest’uomo asciutto, poche parole ma tutte col loro peso, ruvide come talvolta è la verità! E che accetta di essere alla fine del suo viaggio se non con serenità con la consapevolezza di aver vissuto intensamente, ma di essere stanco. E il titolo, voilà, centrato.
Quindi un bel racconto, che regge bene anche con l’intermezzo in corsivo che rompe appena appena il ritmo, ma necessario a spiegare.
Siccome mi piacciono molto i dialoghi… bel lavoro.
Due cose: la filosofia, la visione di vita del ragazzo, il suo punto di vista. Uno spunto discreto di discussione, una sorte di morale, ma messo così, tutto di seguito, stona. Nella realtà lo immagino suddiviso un più parti, intervallati dai gesti di Gino, che sta controllando il carico, che si guarda in giro per un’ultima volta, seppur attento ascoltatore, e anche con un briciolo di timidezza, o meglio ancora, di riguardo per una persona che ha molta esperienza da mettere in contrapposizione alla visione del futuro del ragazzo.
Le note dell’autore: non aggiungono nulla alla trama. Che fosse ambientato nel futuro e che si parlasse di un disastro immane è chiarissimo. Notizie di ogni giorno.
______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
- Messaggi : 2457
Punti : 2715
Infamia o lode : 23
Data di iscrizione : 03.02.21
Età : 67
Località : Rumo (TN)
Re: Il deserto, dentro
Indubbiamente un bel racconto nonostante il genere distopico non sia tra i miei preferiti: hai creato un mondo credibile pur ambientandolo nel futuro e a casa nostra.
Il racconto si legge facilmente e scorre senza intoppi e anche la parte in corsivo, che avrebbe potuto rappresentare un rischio notevole l’hai superata con grande bravura.
Il vero valore aggiunto, per quanto mi riguarda, è Gino: hai saputo creare un personaggio bellissimo, di quelli che si ricordano a lungo anche una volta terminato lo step.
So che non c’entra nulla ma leggendo io me lo immaginavo come lo Javier Bardem di “Non è un paese per vecchi”.
Tra le cose meno buone di questo racconto, oltre alla Nota dell’Autore finale che a mio parere c’entra poco e che avrei proprio evitato, ti segnalo l’uso dei tre puntini di sospensione in maniera davvero eccessiva; quando sbarcai su SpS, il padre di DT, al mio primo racconto fu rimproverato proprio l’eccessivo utilizzo dei tre puntini: da allora ho imparato a dosarli con discrezione ma, allo stesso tempo, a non poter fare a meno di notarli quando eccedono nei racconti altrui.
Ti segnalo solo come contributo a una eventuale revisione (visto che la scrittura è ottima):
- Mezza dozzina di paia d’occhi Proprio bruttina come espressione (mi ha costretto a fermarmi a contare: quindi 12 occhi?)
- Immagino che se ti rompi una gamba sarebbe grave o “se ti rompessi una gamba sarebbe grave” o “se ti rompi una gamba è grave”
- dove c’era una stanzetta dove usualmente riposava quando arrivava a Otranto attenzione alle ripetizioni
- Era già tutto un deserto, che ormai la desertificazione, inarrestabile, era iniziata molto tempo prima, ma il governo, all’epoca, si sforzava di mantenere i collegamenti fra i principali centri frase un po’ lunga e complessa, andrebbe snellita
- Ah, quanto si arrabbiava mio padre! Mia padre, refuso.
Il racconto si legge facilmente e scorre senza intoppi e anche la parte in corsivo, che avrebbe potuto rappresentare un rischio notevole l’hai superata con grande bravura.
Il vero valore aggiunto, per quanto mi riguarda, è Gino: hai saputo creare un personaggio bellissimo, di quelli che si ricordano a lungo anche una volta terminato lo step.
So che non c’entra nulla ma leggendo io me lo immaginavo come lo Javier Bardem di “Non è un paese per vecchi”.
Tra le cose meno buone di questo racconto, oltre alla Nota dell’Autore finale che a mio parere c’entra poco e che avrei proprio evitato, ti segnalo l’uso dei tre puntini di sospensione in maniera davvero eccessiva; quando sbarcai su SpS, il padre di DT, al mio primo racconto fu rimproverato proprio l’eccessivo utilizzo dei tre puntini: da allora ho imparato a dosarli con discrezione ma, allo stesso tempo, a non poter fare a meno di notarli quando eccedono nei racconti altrui.
Ti segnalo solo come contributo a una eventuale revisione (visto che la scrittura è ottima):
- Mezza dozzina di paia d’occhi Proprio bruttina come espressione (mi ha costretto a fermarmi a contare: quindi 12 occhi?)
- Immagino che se ti rompi una gamba sarebbe grave o “se ti rompessi una gamba sarebbe grave” o “se ti rompi una gamba è grave”
- dove c’era una stanzetta dove usualmente riposava quando arrivava a Otranto attenzione alle ripetizioni
- Era già tutto un deserto, che ormai la desertificazione, inarrestabile, era iniziata molto tempo prima, ma il governo, all’epoca, si sforzava di mantenere i collegamenti fra i principali centri frase un po’ lunga e complessa, andrebbe snellita
- Ah, quanto si arrabbiava mio padre! Mia padre, refuso.
______________________________________________________
paluca66- Maestro Jedi
- Messaggi : 1468
Punti : 1585
Infamia o lode : 8
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 58
Località : Milano
Re: Il deserto, dentro
Sono un sostenitore dei puntini nei dialoghi: li rendono più naturali. Simenon docet!
E in effetti qui il dialogo è sempre naturale, caratterizzando i due principali personaggi con precisione, senza stufare.
Non mi è piaciuto al contrario che il narratore sia concentrato in una parte del testo, troppo slegata dal resto.
Un racconto piacevole, che scorre bene, ma a mio avviso poco credibile, anche in un futuro di desertificazione "spinta" come quella che hai presentato. Dopotutto c'è chi nel deserto ci vive da secoli.
E in effetti qui il dialogo è sempre naturale, caratterizzando i due principali personaggi con precisione, senza stufare.
Non mi è piaciuto al contrario che il narratore sia concentrato in una parte del testo, troppo slegata dal resto.
Un racconto piacevole, che scorre bene, ma a mio avviso poco credibile, anche in un futuro di desertificazione "spinta" come quella che hai presentato. Dopotutto c'è chi nel deserto ci vive da secoli.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 600
Punti : 665
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 24.04.21
Età : 57
Località : Milano
Re: Il deserto, dentro
Bel racconto. Bravo/a. Ecco come scrivere un apologo naturalistico senza bisogno di sciamani e compagnia cantante.
Il futuro sarà proprio questo. Un mondo sempre più diviso, sempre più in lotta, sempre più povero.
Mia madre morì negli scontri per l’acqua del ’72
Si proprio questo è il mondo che aspetta i nostri figli o i figli dei nostri figli se siete sufficientemente giovani.
E pensare che una volta a Gioia del Colle facevano delle ottime mozzarelle vaccine (che sono molto migliori di quelle di bufala).
Di nuovo i miei complimenti
Il futuro sarà proprio questo. Un mondo sempre più diviso, sempre più in lotta, sempre più povero.
Mia madre morì negli scontri per l’acqua del ’72
Si proprio questo è il mondo che aspetta i nostri figli o i figli dei nostri figli se siete sufficientemente giovani.
E pensare che una volta a Gioia del Colle facevano delle ottime mozzarelle vaccine (che sono molto migliori di quelle di bufala).
Di nuovo i miei complimenti
gipoviani- Padawan
- Messaggi : 324
Punti : 363
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 01.05.21
Re: Il deserto, dentro
Racconto distopico eccellente. La figura di Gino sembra aver conquistato tutti con le sue scarpinate, anche se poco credibili, nel deserto, per procurarsi cibo e medicinali. Ma la fantasia quando non fa male a nessuno è sempre accettata.
Gino si prepara per l'ultimo viaggio di ritorno, questo si capisce per i generi voluttuari che si porterà dietro e che non danno speranza di un ritorno in città, l'unico posto ancora vivibile.
Proprio una bella lettura, ringrazio l'autore.
Gino si prepara per l'ultimo viaggio di ritorno, questo si capisce per i generi voluttuari che si porterà dietro e che non danno speranza di un ritorno in città, l'unico posto ancora vivibile.
Proprio una bella lettura, ringrazio l'autore.
tommybe- Maestro Jedi
- Messaggi : 1417
Punti : 1540
Infamia o lode : 19
Data di iscrizione : 18.11.21
Età : 72
Località : Roma
Re: Il deserto, dentro
Uno spaccio nel deserto, due personaggi principali, Peppe e Gino. Poi comparse e voci: un uomo, un altro uomo, altri avventori dello spaccio.
Si capisce dai precisi riferimenti geografici qual è lo spazio del racconto; che il tempo sia il futuro prossimo venturo si sarebbe capito anche senza la nota dell’autore. C’è chi il deserto lo vede fuori, nella devastazione intorno. Non così Gino. Tutti lo considerano folle, cercano di convincerlo a restare e a rinunciare al ritorno, ma lui sa dove andare e dove tornare ad attendere la fine. Il racconto in corsivo è toccante, ma pochi tra quelli che lo ascoltano sono in grado di comprenderlo.
Ho una poltrona di prima fila in questo spettacolo fantastico, la fine del mondo! E credete che me la voglia perdere?
Tra i presenti si leva una voce di dissenso che apre alla possibilità di sperare ancora.
“Lei ha il deserto dentro e percepisce solo il disfacimento e la morte. Io, la mia compagna… tutti noi, qui… vediamo il deserto fuori, un deserto che certamente è una rappresentazione tangibile di morte… Ma dentro, signor Gino, dentro… noi non abbiamo il deserto ma il mare, il cielo, i boschi… la vita, insomma.” Questa volta è Gino che non può capire e se ne va senza replicare.
Ho apprezzato l’atmosfera e il messaggio. Piaciuto molto.
mirella- Padawan
- Messaggi : 317
Punti : 373
Infamia o lode : 5
Data di iscrizione : 08.01.21
Re: Il deserto, dentro
"Ho una poltrona di prima fila in questo spettacolo fantastico, la fine del mondo! E credete che me la voglia perdere?"
Sì, è vero, Gino - oltre che dagli anni - è appesantito dal deserto che ormai gli è entrato dentro e non può concepire altra possibilità che la fine: la sua e quella del mondo stesso. Un po' come nel pezzo dei R.E.M.: It's the End of the World as We Know It (And I Feel Fine).
Gli fa da contraltare il giovane che, prima che Gino parta, si sente quasi in dovere di esporre il proprio punto di vista, che non può essere che diametralmente opposto: per lui, il deserto è fuori e ci sono ancora opportunità ("possibilità" le chiama lui) da cogliere, nonostante tutto.
Fra questi due estremi, una narrazione convincente e coinvolgente che il lettore può assaporare dalla prima all'ultima parola, godendo di ottime descrizioni, personaggi realistici e indimenticabili e dialoghi vivaci e naturali.
Quasi nulle le imprecisioni. Volendo fare i pignoli, si poteva evitare la "Mezza dozzina di paia d’occhi" che certo non brilla per simpatia; correggere la consecutio di "se ti rompi una gamba sarebbe grave" ("se ti rompessi"); gestire un po' meglio l'intervento finale del giovane, magari con qualche interruzione di Gino (anche silenziosa) qua e là anziché farlo apparire come un monologo; togliere la nota finale che, secondo me, non aggiunge niente a un testo che già rasenta la perfezione.
Ci sono anche tanti puntini di sospensione... Ma che, specialmente nei dialoghi, non stonano più di tanto.
Un racconto davvero molto valido sotto ogni punto di vista: complimenti all'autore.
Grazie
M.
Sì, è vero, Gino - oltre che dagli anni - è appesantito dal deserto che ormai gli è entrato dentro e non può concepire altra possibilità che la fine: la sua e quella del mondo stesso. Un po' come nel pezzo dei R.E.M.: It's the End of the World as We Know It (And I Feel Fine).
Gli fa da contraltare il giovane che, prima che Gino parta, si sente quasi in dovere di esporre il proprio punto di vista, che non può essere che diametralmente opposto: per lui, il deserto è fuori e ci sono ancora opportunità ("possibilità" le chiama lui) da cogliere, nonostante tutto.
Fra questi due estremi, una narrazione convincente e coinvolgente che il lettore può assaporare dalla prima all'ultima parola, godendo di ottime descrizioni, personaggi realistici e indimenticabili e dialoghi vivaci e naturali.
Quasi nulle le imprecisioni. Volendo fare i pignoli, si poteva evitare la "Mezza dozzina di paia d’occhi" che certo non brilla per simpatia; correggere la consecutio di "se ti rompi una gamba sarebbe grave" ("se ti rompessi"); gestire un po' meglio l'intervento finale del giovane, magari con qualche interruzione di Gino (anche silenziosa) qua e là anziché farlo apparire come un monologo; togliere la nota finale che, secondo me, non aggiunge niente a un testo che già rasenta la perfezione.
Ci sono anche tanti puntini di sospensione... Ma che, specialmente nei dialoghi, non stonano più di tanto.
Un racconto davvero molto valido sotto ogni punto di vista: complimenti all'autore.
Grazie
M.
______________________________________________________
"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola
M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 888
Punti : 1033
Infamia o lode : 9
Data di iscrizione : 27.01.22
Età : 68
Località : Prato
Re: Il deserto, dentro
Gran bel racconto, autore, e quando qualcosa mi piace difficilmente mi dilungo nel commento.
Sì, ci sono alcune cose che non mi convincono del tutto, come la traversata poco realistica (quanta acqua devi portare per sopravvivere dieci giorni in condizioni di forte disidratazione e intensa attività fisica?), o il parlato del giovane nel finale, che sembra un libro stampato, ma l'insieme funziona ed è accattivante.
La tua scrittura è molto valida e anche i dialoghi, argomento spesso spinoso, li hai resi quasi sempre bene.
Troppi puntini di sospensione. Tante volte, soprattutto nei dialoghi, non servono. E' una mia interpretazione personale, ma i puntini di sospensione implicano anche una certa mimica facciale, che definirei allusiva, da parte di chi pronuncia la battuta.
Se un dialogo è costellato di puntini ne viene fuori un macchiettistico ammiccare di personaggi tra loro, spesso in un contesto in cui questo non c'entra niente, che fa perdere credibilità e atmosfera. Non so se ho spiegato bene cosa intendo.
Li spenderei solo nei momenti più importanti, dove davvero serve un tono allusivo, o un sottinteso, in modo che i puntini diventino un rafforzativo, un qualcosa che valorizza la singola battuta importante all'occhio del lettore.
Non ho invece compreso il senso del corsivo sul paragrafo centrale. E' Gino che parla agli astanti, perché non trattarlo come una normale, anche se lunghissima battuta di dialogo?
Non è una critica, può avere un senso anche come hai fatto tu, mi incuriosiva la scelta di forma.
Per il resto nulla da eccepire. E' davvero un bel lavoro, ben reso, coinvolgente, malinconico ma senza essere melenso.
Poi Gioia del Colle è (era) davvero la casa dei miei nonni, quindi puoi capire che con me l'effetto malinconia è solo aumentato.
Sì, ci sono alcune cose che non mi convincono del tutto, come la traversata poco realistica (quanta acqua devi portare per sopravvivere dieci giorni in condizioni di forte disidratazione e intensa attività fisica?), o il parlato del giovane nel finale, che sembra un libro stampato, ma l'insieme funziona ed è accattivante.
La tua scrittura è molto valida e anche i dialoghi, argomento spesso spinoso, li hai resi quasi sempre bene.
Troppi puntini di sospensione. Tante volte, soprattutto nei dialoghi, non servono. E' una mia interpretazione personale, ma i puntini di sospensione implicano anche una certa mimica facciale, che definirei allusiva, da parte di chi pronuncia la battuta.
Se un dialogo è costellato di puntini ne viene fuori un macchiettistico ammiccare di personaggi tra loro, spesso in un contesto in cui questo non c'entra niente, che fa perdere credibilità e atmosfera. Non so se ho spiegato bene cosa intendo.
Li spenderei solo nei momenti più importanti, dove davvero serve un tono allusivo, o un sottinteso, in modo che i puntini diventino un rafforzativo, un qualcosa che valorizza la singola battuta importante all'occhio del lettore.
Non ho invece compreso il senso del corsivo sul paragrafo centrale. E' Gino che parla agli astanti, perché non trattarlo come una normale, anche se lunghissima battuta di dialogo?
Non è una critica, può avere un senso anche come hai fatto tu, mi incuriosiva la scelta di forma.
Per il resto nulla da eccepire. E' davvero un bel lavoro, ben reso, coinvolgente, malinconico ma senza essere melenso.
Poi Gioia del Colle è (era) davvero la casa dei miei nonni, quindi puoi capire che con me l'effetto malinconia è solo aumentato.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 826
Punti : 974
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 08.01.21
Località : Torino
Re: Il deserto, dentro
A parte qualche imprecisione nella prima parte, evidenziata nei commenti precedenti e la scelta del corsivo, abbastanza discutibile, nella rievocazione del passato, faccio i complimenti all'autore per il suo lavoro. Già solo l'incipit merita un plauso e prepara il terreno per qualcosa di stupendo: La porta si aprì di schianto, mostrando in controluce una sagoma scura sullo sfondo del tramonto. Peppe, dietro al bancone, alzò lo sguardo e fece mezzo sorriso.
Bravo, il tuo racconto è tra i miei preferiti.
Bravo, il tuo racconto è tra i miei preferiti.
Giammy- Younglings
- Messaggi : 128
Punti : 148
Infamia o lode : 4
Data di iscrizione : 01.02.24
Località : Varese
Re: Il deserto, dentro
molto bello e significativo.
sì, ci sono dei refusi, ma non sono nulla di particolare e non interferiscono con la storia.
molto belle le descrizioni.
ottima la ratterizzazione dei personaggi: si Gino che Peppe risaltano e si fanno valere.
condivisibile pienamente il messaggio sulla desertificazione, di cui ci stiamo fregando altamente (non noi, la politica).
complimenti per la storia.
sì, ci sono dei refusi, ma non sono nulla di particolare e non interferiscono con la storia.
molto belle le descrizioni.
ottima la ratterizzazione dei personaggi: si Gino che Peppe risaltano e si fanno valere.
condivisibile pienamente il messaggio sulla desertificazione, di cui ci stiamo fregando altamente (non noi, la politica).
complimenti per la storia.
______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.
Kahlil Gibran
Kahlil Gibran
Arunachala- Admin
- Messaggi : 1405
Punti : 1645
Infamia o lode : 16
Data di iscrizione : 20.10.20
Età : 67
Località : Lago di Garda
Re: Il deserto, dentro
L'inizio mi aveva lasciato freddo e dubbioso. Poi, pian piano, il racconto mi ha catturato e ho apprezzato molto il tutto.
Hai fatto un bel lavoro di ambientazione in questo futuro distopico (ma non troppo), quasi post apocalittico. Bello il personaggio di Gino. Mi piacciono meno i nomi, che mi sanno di commedia (uno dei dettagli che mi hanno fatto sorgere dubbi ad inizio lettura) però rispetto la scelta dell'autore.
Nel complesso un buon lavoro che rileggerò volentieri per vedere se portarlo nella cinquina finale.
Complimenti.
Grazie.
Hai fatto un bel lavoro di ambientazione in questo futuro distopico (ma non troppo), quasi post apocalittico. Bello il personaggio di Gino. Mi piacciono meno i nomi, che mi sanno di commedia (uno dei dettagli che mi hanno fatto sorgere dubbi ad inizio lettura) però rispetto la scelta dell'autore.
Nel complesso un buon lavoro che rileggerò volentieri per vedere se portarlo nella cinquina finale.
Complimenti.
Grazie.
______________________________________________________
I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Maestro Jedi
- Messaggi : 1103
Punti : 1242
Infamia o lode : 13
Data di iscrizione : 22.02.21
Età : 49
Località : Magenta
Re: Il deserto, dentro
Un racconto molto bello.
I dialoghi scorrono ben calibrati.
Molto educativo, ma mai scontato.
Bella l'idea dei cambiamenti delle persone che passano semplicemente attraverso la lista della spesa... i libri e l'avvicinarsi della morte: un pensiero profondo espresso nel racconto con una semplicità disarmante.
Bello il finale improntato alla vita e alla speranza, nonostante l'avanzare del deserto.
I dialoghi scorrono ben calibrati.
Molto educativo, ma mai scontato.
Bella l'idea dei cambiamenti delle persone che passano semplicemente attraverso la lista della spesa... i libri e l'avvicinarsi della morte: un pensiero profondo espresso nel racconto con una semplicità disarmante.
Bello il finale improntato alla vita e alla speranza, nonostante l'avanzare del deserto.
______________________________________________________
dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori
CARLA EBLI- Younglings
- Messaggi : 72
Punti : 102
Infamia o lode : 0
Data di iscrizione : 29.11.23
Re: Il deserto, dentro
Una lettura bella e originale.
Bello l’incipit che incuriosisce, crea un senso di attesa. Vengono buttate tante briciole di pane che si ha voglia di capire da dove vengano e dove portino.
Molto originale (anche se in effetti anche realistico, in un futuro forse non lontano) avere pensato di collocare la desertificazione in Italia e non dove la si pensa di solito.
Originale, interessante e divertente avere trasferito il West in Puglia, perché il tuo racconto sembra proprio un piccolo western, a partire dall’arrivo dell’assetato nel saloon dal deserto, fino alle uova fritte con pancetta, che più western di così non si può.
Buona la scrittura, vivace, corretta.
Il ritmo a volte rallenta troppo nei punti in cui Gino racconta. Forse sono parti che si possono limare e asciugare un po’.
Mi ero annotata la faccenda dei puntini di sospensione ma vedo che te l’hanno già scritto.
A volte hai usato la maiuscola dopo la chiusura del trattino di dialogo, dove invece occorre la minuscola.
Boh, non so se la nota finale dell’autore sia davvero necessaria. Secondo me si può togliere.
Ho notato che a volte si creano telepatiche coincidenze tra i racconti in concorso negli step dei nostri concorsi: in un altro racconto ho trovato un Peppino e un Gino.
Mi ricordo un mio racconto in cui il protagonista si chiamava Pietro e in gara trovai un mucchio di altri racconti con dei Pietro.
Non c’entra niente, ma mi ha colpito che tu abbia parlato di Gioia del Colle, perché io del sud conosco poco, ma la scorsa estate ho conosciuto una simpaticissima ragazza proprio di Gioia del Colle. Non aveva mai visto dal vero le montagne ed era rimasta affascinata da Sestola. A un certo punto, muovendo il braccio davanti a sé come a scostarle, mi chiese se non ci dava fastidio avere sempre "quelle cose" davanti agli occhi.
Davvero un buon lavoro.
Arianna 2016- Maestro Jedi
- Messaggi : 1131
Punti : 1191
Infamia o lode : 7
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 55
Re: Il deserto, dentro
Il racconto è una bomba, ma per favore, secondo il mio parere, togli le note d'autore e il pezzo finale che rovinano l'impatto del testo.
Il testo è bello perché affilato e crudo.
Quella sparata finale è buonista, se volevi mostrare la speranza bastava solo l'immagine della famiglia con il bambino o di una donna incinta.
Senza parole, a volte le parole appiattiscono il messaggio e lo rendono indigesto, insomma rischi di rovinare il lavoro che hai fatto.
Detto questo, ho amato molto il tuo testo, complimenti.
Il testo è bello perché affilato e crudo.
Quella sparata finale è buonista, se volevi mostrare la speranza bastava solo l'immagine della famiglia con il bambino o di una donna incinta.
Senza parole, a volte le parole appiattiscono il messaggio e lo rendono indigesto, insomma rischi di rovinare il lavoro che hai fatto.
Detto questo, ho amato molto il tuo testo, complimenti.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
- Messaggi : 871
Punti : 947
Infamia o lode : 2
Data di iscrizione : 04.02.21
Età : 38
Re: Il deserto, dentro
Mi è piaciuta l'atmosfera evocativa e poetica del racconto, che descrive le scene come se fossero parte di un film. Ho apprezzato la ricchezza tematica e la chiarezza della morale del racconto, nonostante la visione piuttosto pessimista. La gestione dei dialoghi è ottima, tuttavia penso che ci sia un uso eccessivo dei puntini di sospensione. Il personaggio di Gino è il più riuscito per la sua profondità e memorabilità. Non ho gradito del tutto la nota dell'autore alla fine.
Ho apprezzato la visione del futuro distopico nel racconto, nonostante alcune parti siano poco credibili. Complessivamente, il racconto è intenso, con una trama che offre spunti di riflessione significativi sulla società e sul futuro.
Ho apprezzato la visione del futuro distopico nel racconto, nonostante alcune parti siano poco credibili. Complessivamente, il racconto è intenso, con una trama che offre spunti di riflessione significativi sulla società e sul futuro.
Gimbo- Padawan
- Messaggi : 175
Punti : 200
Infamia o lode : 1
Data di iscrizione : 20.06.23
Re: Il deserto, dentro
Forse un po’ improbabile il quadro futuro prospettato ma occorre una sospensione di credibilità, come in ogni racconto di fantasia. Interessante il rispecchiamento fra il deserto esterno (che rimanda al mondo fisico, ma anche sociale, in disfacimento) e quello interiore del protagonista (il senso di morte, e quindi l’isolamento, l’asocialità). Cade un po’ nel finale con la “spiegazione pedagogica” dell’ultima scena. Assolutamente non necessaria la nota esplicativa finale
______________________________________________________
L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: Il deserto, dentro
Se volevi crearmi angoscia, caro autore, ci sei riuscito. Forse perché vivo a Roma (mi sarà concesso uscire, vero?)
Che dire? La scrittura è ottima, i dialoghi ben riusciti, il messaggio è bello forte. L’incipit, rispetto al resto del racconto, ha un tono minore, forse preparatorio alla bella botta che segue.
Come anche altri ti hanno fatto notare, non ho gradito la nota dell’autore, l’ho trovata non necessaria, anzi smonta l’atmosfera emozionante che avevi creato.
Nel complesso un lavoro molto ben riuscito. complimenti.
Che dire? La scrittura è ottima, i dialoghi ben riusciti, il messaggio è bello forte. L’incipit, rispetto al resto del racconto, ha un tono minore, forse preparatorio alla bella botta che segue.
Come anche altri ti hanno fatto notare, non ho gradito la nota dell’autore, l’ho trovata non necessaria, anzi smonta l’atmosfera emozionante che avevi creato.
Nel complesso un lavoro molto ben riuscito. complimenti.
Resdei- Maestro Jedi
- Messaggi : 1093
Punti : 1177
Infamia o lode : 5
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 61
Località : Roma
Re: Il deserto, dentro
Ciao Autore. Hai scritto un pezzo fortissimo.
Unici due appunti: controlla un po' meglio la punteggiatura, ed evita gli "spiegoni" finali, che sembrano supporre che tu non ti fidi dei tuoi lettori.
Una delle cose più belle di questo racconto, che ho avuto modo di condividere con il CdL (anzi, a onor del vero non è stata neanche una considerazione mia, ma di Aki, che condivido in pieno), è che il deserto è veramente sempre presente, indiscusso tema e protagonista al tempo stesso, senza che tu lo abbia praticamente mai reso scenario.
Per quanto mi riguarda, è uno dei racconti migliori dello step.
Complimenti davvero!
Unici due appunti: controlla un po' meglio la punteggiatura, ed evita gli "spiegoni" finali, che sembrano supporre che tu non ti fidi dei tuoi lettori.
Una delle cose più belle di questo racconto, che ho avuto modo di condividere con il CdL (anzi, a onor del vero non è stata neanche una considerazione mia, ma di Aki, che condivido in pieno), è che il deserto è veramente sempre presente, indiscusso tema e protagonista al tempo stesso, senza che tu lo abbia praticamente mai reso scenario.
Per quanto mi riguarda, è uno dei racconti migliori dello step.
Complimenti davvero!
______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
- Messaggi : 1583
Punti : 1772
Infamia o lode : 35
Data di iscrizione : 06.01.21
Età : 39
Località : Cesena
Re: Il deserto, dentro
Ciao, Penna.
Che dire? La cosa più brutta in assoluto è la nota dell'autore alla fine del racconto. E aggiungo che è anche l'unica cosa brutta del racconto. Faccio finta che non ci sia.
L'evento che a Otranto dura sì e no un giorno lo usi per raccontare un intero universo. Non solo fai un world building meraviglioso, ma addirittura c'è tutta la vita di Gino dai tredici anni fino alla morte, sappiamo perfino che questo sarà il suo ultimo viaggio.
"Ho una poltrona di prima fila in questo spettacolo fantastico, la fine del mondo! E credete che me la voglia perdere?" Amen. L'unica cosa che fatico a credere è che, nel mondo fuori da Otranto, una villa con acqua a Gioia del Colle sia sopravvissuta indenne ai predoni. Del resto non ci credono nemmeno i tuoi personaggi, nemmeno Gino, perché dovrei crederci io?
Grazie e alla prossima.
Che dire? La cosa più brutta in assoluto è la nota dell'autore alla fine del racconto. E aggiungo che è anche l'unica cosa brutta del racconto. Faccio finta che non ci sia.
L'evento che a Otranto dura sì e no un giorno lo usi per raccontare un intero universo. Non solo fai un world building meraviglioso, ma addirittura c'è tutta la vita di Gino dai tredici anni fino alla morte, sappiamo perfino che questo sarà il suo ultimo viaggio.
"Ho una poltrona di prima fila in questo spettacolo fantastico, la fine del mondo! E credete che me la voglia perdere?" Amen. L'unica cosa che fatico a credere è che, nel mondo fuori da Otranto, una villa con acqua a Gioia del Colle sia sopravvissuta indenne ai predoni. Del resto non ci credono nemmeno i tuoi personaggi, nemmeno Gino, perché dovrei crederci io?
Grazie e alla prossima.
______________________________________________________
Re: Il deserto, dentro
Beh, proprio bello. Fino ad ora il miglior racconto che ho letto.
I dialoghi sono meravigliosi, fluidi e credibili. I personaggi spiccano. Il mondo che hai creato è completo e coerente. Il messaggio forte e condivisibile. Se fosse finito a e voi state buoni senza rompere i coglioni sarebbe stato perfetto. Le spiegazioni successive nel racconto in corsivo, rivolte al pubblico locale che probabilmente conosce già i dettagli della Storia recente, sono un po’ forzate. Se mai dovesse essere pubblicato, ti prego però togli la NdA finale!
I dialoghi sono meravigliosi, fluidi e credibili. I personaggi spiccano. Il mondo che hai creato è completo e coerente. Il messaggio forte e condivisibile. Se fosse finito a e voi state buoni senza rompere i coglioni sarebbe stato perfetto. Le spiegazioni successive nel racconto in corsivo, rivolte al pubblico locale che probabilmente conosce già i dettagli della Storia recente, sono un po’ forzate. Se mai dovesse essere pubblicato, ti prego però togli la NdA finale!
SuperGric- Padawan
- Messaggi : 324
Punti : 355
Infamia o lode : 3
Data di iscrizione : 18.01.21
Età : 52
Località : Milano
Pagina 1 di 2 • 1, 2
Pagina 1 di 2
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
|
|
Oggi alle 12:51 am Da Byron.RN
» Abeti rossi
Oggi alle 12:10 am Da Susanna
» Different Staffetta Autonoma - Settimana del 07/10/2024
Ieri alle 10:00 pm Da Achillu
» Il rumore del mare
Ieri alle 7:54 pm Da Byron.RN
» Il quaderno
Ieri alle 7:02 pm Da paluca66
» I colori del vento
Ieri alle 6:30 pm Da paluca66
» Come ombre nel vento
Ieri alle 6:15 pm Da paluca66
» Non ci sono più le mezze ragioni
Ieri alle 5:24 pm Da Byron.RN
» Il ribelle annoiato
Ieri alle 4:06 pm Da Achillu