Il bagno
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Il bagno
Aveva dichiarato che avrebbe rinunciato a fare il bagno fino a quando non avesse trovato lavoro.
I parenti pensavano che fosse un gesto scaramantico. Sorrideva, insieme agli altri, ogni volta che si discuteva delle offerte di lavoro e leggeva le email di rifiuto come se fosse a teatro.
«Sarà per la prossima volta.»
«Non era il lavoro adatto.»
«Ci vuole perseveranza.»
Intanto la casella di posta si riempiva di continui rifiuti, mentre lui si ostinava a non fare il bagno: solo docce veloci.
Al trentaseiesimo rifiuto, esausto, decise di immergersi nella vasca e l’umiliazione che provava svanì solo quando l’acqua cambiò completamente colore.
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Re: Il bagno
Un cento che non mi ha convinto del tutto. Non fa il bagno ma fa le docce veloci eppure la chiusura fa pensare che non si lavasse da tempo. Non ho molto bene compreso a cosa si riferisce il "comd fosse a teatro": al modo di leggere le mail? Oppure a come sorrideva? Troppi punti interrogativi per un cento, perdonami.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Il bagno
Qui c’è un finale da urlo. Un estremo gesto di autodistruzione.
Sì parte con una certa leggerezza, non fare il bagno, ma in realtà quel “non fare il bagno” sottende a un progetto autolesionista e acquista un sapore di oscuro presagio.
Molto inquietante ed esserci riuscito (a inquietare) in così poche parole, dicendo tanto senza in pratica descrivere niente, vuol dire esser bravo a usare la penna.
Sì parte con una certa leggerezza, non fare il bagno, ma in realtà quel “non fare il bagno” sottende a un progetto autolesionista e acquista un sapore di oscuro presagio.
Molto inquietante ed esserci riuscito (a inquietare) in così poche parole, dicendo tanto senza in pratica descrivere niente, vuol dire esser bravo a usare la penna.
Petunia- Moderatore
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Re: Il bagno
A me è arrivata la descrizione pure accurata di un suicidio.
Dopo tante delusioni nemmeno mi ha meravigliato.
D'altra parte cento parole ispirano scene forti per farle restare impresse.
Dopo tante delusioni nemmeno mi ha meravigliato.
D'altra parte cento parole ispirano scene forti per farle restare impresse.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: Il bagno
Un racconto che mi lascia perplessa. Accettiamo l’idea di non fare il bagno – di cose strane ne abbiamo fatte tutti nella vita – sostituito però con docce veloci, che alla fine qualcosa lavano, quello che non riesco a comprendere, e me ne scuso con la Penna, è come possa un bagno lavare dall’umiliazione. Forse l’acqua ha il colore del suo sangue?
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Re: Il bagno
Torno da te aut* dopo aver letto il commento di Petunia e con il capo cosparso di cenere.
Non avevo proprio capito quell'immagine finale del colore dell'acqua, che da un senso e una forza a tutto il racconto, che lo denota di tutta la sua drammaticità.
Non è sufficinete essere buoni scrittori, anzi, spesso è più difficile essere buoni lettori e in questo caso io non lo sono stato proprio: scusami ancora.
Non avevo proprio capito quell'immagine finale del colore dell'acqua, che da un senso e una forza a tutto il racconto, che lo denota di tutta la sua drammaticità.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Il bagno
Anch'io sono convinto che il protagonista si sia suicidato dopo l'ennesimo rifiuto ricevuto per la ricerca di un lavoro. Ciò che mi è meno chiaro, forse perché è lo stesso Autore che ha volutamente fatto poca chiarezza, è se il gesto estremo fosse premeditato o meno, dato che comunque si parla del "bagno" e il fatto che fosse associato alle "docce veloci" può essere fuorviante.
Tuttavia, il pezzo ha un suo perché. Grazie
Tuttavia, il pezzo ha un suo perché. Grazie
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"Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci lectorem delectando pariterque monendo."
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Re: Il bagno
Sofferenze condivisibili nella loro essenza e spesso la solitudine dagli altri e con se stessi marchia l'anima nel profondo levando quella dignità sognata e mai raggiunta.
Non è semplice affrontare tutte le implicazioni psicologiche della vicenda e la scrittura in questo caso gioca tra metafora e realtà per portare a svelare tutto il dolore interiore che oscura la visione della vita e spesso porta a gesti d'allontanamento dalla propria coscienza che non fa più il suo lavoro razionale sul vissuto.
Forte e d'impatto questo racconto.
Non è semplice affrontare tutte le implicazioni psicologiche della vicenda e la scrittura in questo caso gioca tra metafora e realtà per portare a svelare tutto il dolore interiore che oscura la visione della vita e spesso porta a gesti d'allontanamento dalla propria coscienza che non fa più il suo lavoro razionale sul vissuto.
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Re: Il bagno
Un atto estremo?
Il lavoro nuovamente come unica ragione di vita?
Chi non lavora non mangia? non fa l'amore? (Celentano) non ha dignità?
Non so, non riesco ad entrare in sintonia con il finale che non lascia via di scampo.
Il rifiuto diventa condanna piuttosto che stimolo a cercare altre soluzioni, altre strade.
Il lavoro nuovamente come unica ragione di vita?
Chi non lavora non mangia? non fa l'amore? (Celentano) non ha dignità?
Non so, non riesco ad entrare in sintonia con il finale che non lascia via di scampo.
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Re: Il bagno
Il testo ha una potenza che cresce fino a lasciarti stordito. C'è un non detto che però arriva come un campanello d'allarme.
È uno di quei 100 in cui l'autore sente l'esigenza di sfogarsi, e mai come in questo caso ha il desiderio di fare sentire il suo dolore.
Ottimo lavoro.
È uno di quei 100 in cui l'autore sente l'esigenza di sfogarsi, e mai come in questo caso ha il desiderio di fare sentire il suo dolore.
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ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Il bagno
Splendido, cara Penna. Lo leggerò e rileggerò molte volte. Mi riporta a "Promenade The Puzzle" e "Mr. 9Till 5" della PFM (che sto ascoltando in questo momento dal loro magnifico live del 2002 in Giappone). E per restare in tema musicale, mi sovviene "Il Re non si diverte" di Vecchioni con quel "strano colore del vino" con n cui conclude il brano. Il ritratto di un nerd che prova a uscirne senza soluzione. Mi hai conquistato.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Il bagno
La disperazione di chi non trova lavoro ti porta sempre più in basso, a chiuderti, annullando ogni forza per reagire.
Un buon cento con tragico finale.
Se si fosse lavato di più, avrebbe trovato lavoro? E' questo l'unico dubbio che mi rimane.
Un buon cento con tragico finale.
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FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: Il bagno
Sono stata folgorata sulla via di Damasco: stavo scrivendo un commento non troppo positivo basato sulle incongruenze che avevo rilevato (non fa il bagno ma docce veloci ? Che significa?) quando ho capito il significato dell'acqua della vasca che cambia completamente colore e lui non si sente più avvilito.
Se è quello che credo, il racconto mi ha mollato un "gancio".
Ho appena letto che l'Intelligenza Artificiale in un futuro non più così prossimo porterà via il 60% dei lavori attualmente svolti dalle persone...
Buona prova veramente.
Se è quello che credo, il racconto mi ha mollato un "gancio".
Ho appena letto che l'Intelligenza Artificiale in un futuro non più così prossimo porterà via il 60% dei lavori attualmente svolti dalle persone...
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Stefy- Padawan
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Re: Il bagno
Testo molto particolare che necessita quasi di un'esegesi per comprendere appieno la sua forza. Il racconto di una depressione, di quel lasciarsi distruggere, amplificato dell'impossibilità di non trovare un lavoro, vino al gesto estremo. Molto forte.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Il bagno
credo anche io di avervi letto un finale drammatico, con suicidio.
però devo dire che non ho compreso il comportamento del protagonista.
comprensibile il gesto finale, dopo mille rifiuti, ma quello precedentemente tenuto... no.
però devo dire che non ho compreso il comportamento del protagonista.
comprensibile il gesto finale, dopo mille rifiuti, ma quello precedentemente tenuto... no.
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Arunachala- Admin
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Re: Il bagno
Ciao autore, avevo un amico, adesso purtroppo non c'è più, diciamo eccentrico. Aveva deciso di non lavarsi perché aveva letto che il nostro corpo a lungo andare sviluppa una specie di pellicola, un sapone naturale tipo... Non chiedermi di più, non ho mai approfondito. A un certo punto era però diventato impossibile stargli vicino e alcuni buontemponi decisero di lavarlo a forza. Penso che il colore dell'acqua fosse molto simile a quella del tuo protagonista. Sempre che il cambiamento del colore non sottenda altro, ma non credo. Una lettura, quella di questo cento, che lascia con l'amaro in bocca, per la situazione, non per come è scritto sia chiaro. Piaciuto, a rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Il bagno
Ciao Autor.
100 amaro e disperato di chi un lavoro non ce l’ha. Frustranti certi lavori, ma anche stare a casa e aspettare è altrettanto frustrante. Anche i parenti non capiscono fino in fondo, lui con il suo atteggiamento li diverte pure, ma non sospettano nemmeno la sua disperazione.
Davvero tanto in questo bagno. Complimenti
100 amaro e disperato di chi un lavoro non ce l’ha. Frustranti certi lavori, ma anche stare a casa e aspettare è altrettanto frustrante. Anche i parenti non capiscono fino in fondo, lui con il suo atteggiamento li diverte pure, ma non sospettano nemmeno la sua disperazione.
Davvero tanto in questo bagno. Complimenti
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Il bagno
La cosa peculiare di questo 100 è la costruzione, che se da un lato è forzata, dall'altro funziona come un ingranaggio ben oliato.
Sempre che la mia interpretazione sia quella corretta.
La parte del non fare più il bagno di per sé è illogica: che razza di fioretto è? Specie se non fare il bagno può, almeno in qualche misura, diminuire le chance stesse di trovare un lavoro.
Ma poi, fare il bagno penso che oggi sia una pratica molto meno diffusa che in passato, specie tra i maschi.
Da qui il senso delle docce veloci: ovviano al problema dell'igiene e allo stesso tempo confermano ai parenti che il non fare il bagno sia più un gesto simbolico che altro.
Poi però, tornare nella vasca diventa il gesto di purificazione estremo: non ha trovato lavoro ma ha deciso di non provarci neanche più.
Non penso ci siano dubbi sul fatto che l'acqua diventi rossa: facendosi le docce veloci non poteva essere così sporco da farle cambiare completamente colore.
Infine mi sono immaginato che leggere i rifiuti come fosse a teatro indichi una qualche lettura a voce alta e con voce pomposa, tipo "Ci dispiaaaaccciuuueeeeee ma lei non è adatto alla nostra esigente aziendaaaaaaooooaaah."
Sai cosa manca, autore, nel tuo racconto, secondo me?
Il dare una base concreta al fioretto del protagonista. Voglio dire: fare il bagno non è più un'attività canonica, quindi l'impegnarsi a non farlo più implica che il personaggio avesse questa particolare abitudine, peraltro nota ai suoi parenti.
Solo che questo a noi non arriva se non per riflesso, contribuendo a dare un tono un po' strano al senso della vicenda.
Però capisco che 100 parole siano pochissime per farci stare tutto.
Un buon lavoro, tutto sommato.
Sempre che la mia interpretazione sia quella corretta.
La parte del non fare più il bagno di per sé è illogica: che razza di fioretto è? Specie se non fare il bagno può, almeno in qualche misura, diminuire le chance stesse di trovare un lavoro.
Ma poi, fare il bagno penso che oggi sia una pratica molto meno diffusa che in passato, specie tra i maschi.
Da qui il senso delle docce veloci: ovviano al problema dell'igiene e allo stesso tempo confermano ai parenti che il non fare il bagno sia più un gesto simbolico che altro.
Poi però, tornare nella vasca diventa il gesto di purificazione estremo: non ha trovato lavoro ma ha deciso di non provarci neanche più.
Non penso ci siano dubbi sul fatto che l'acqua diventi rossa: facendosi le docce veloci non poteva essere così sporco da farle cambiare completamente colore.
Infine mi sono immaginato che leggere i rifiuti come fosse a teatro indichi una qualche lettura a voce alta e con voce pomposa, tipo "Ci dispiaaaaccciuuueeeeee ma lei non è adatto alla nostra esigente aziendaaaaaaooooaaah."
Sai cosa manca, autore, nel tuo racconto, secondo me?
Il dare una base concreta al fioretto del protagonista. Voglio dire: fare il bagno non è più un'attività canonica, quindi l'impegnarsi a non farlo più implica che il personaggio avesse questa particolare abitudine, peraltro nota ai suoi parenti.
Solo che questo a noi non arriva se non per riflesso, contribuendo a dare un tono un po' strano al senso della vicenda.
Però capisco che 100 parole siano pochissime per farci stare tutto.
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Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Il bagno
Non amo i racconti con i verbi all'imperfetto, ma questo è simpatico, surreale, soprattutto il finale. Non riesco però a capire, e trovo tutto sommato poco coerente, il riferimento alle docce veloci quando la scelta del protagonista è quella di non fare il bagno. O la spieghi meglio (ma in un 100 forse non è possibile) o le docce veloci le ometti. Parere mio.
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"Dio è morto, Marx è morto, e nemmeno io mi sento molto bene."
(G. Marx)
Tommaso Landini- Younglings
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Re: Il bagno
Ciao, Penna.
105 parole.
In un altro racconto ho interpretato un suicidio dove pare che non ci sia; in questo racconto non vedo un suicidio dove invece pare esserci. Tu non c'entri, è una annotazione per me.
Secondo me l'acqua cambia colore perché le docce veloci non erano sufficientemente accurate. Però qui c'è un sottinteso molto forte: avendo citato le docce, fare il bagno acquisisce un significato diverso da "provvedere all'igiene personale", ma questo significato resta oscuro e non lo intuisco tra le righe.
Il gesto scaramantico si interrompe quando il protagonista si rende conto che non serve a nulla. Io interpreto anche che il gesto scaramantico sia stato esso stesso la probabile causa dei rifiuti. Se l'interpretazione corretta fosse quella del suicidio, mi scuso per non averla colta.
Grazie e alla prossima.
105 parole.
In un altro racconto ho interpretato un suicidio dove pare che non ci sia; in questo racconto non vedo un suicidio dove invece pare esserci. Tu non c'entri, è una annotazione per me.
Secondo me l'acqua cambia colore perché le docce veloci non erano sufficientemente accurate. Però qui c'è un sottinteso molto forte: avendo citato le docce, fare il bagno acquisisce un significato diverso da "provvedere all'igiene personale", ma questo significato resta oscuro e non lo intuisco tra le righe.
Il gesto scaramantico si interrompe quando il protagonista si rende conto che non serve a nulla. Io interpreto anche che il gesto scaramantico sia stato esso stesso la probabile causa dei rifiuti. Se l'interpretazione corretta fosse quella del suicidio, mi scuso per non averla colta.
Grazie e alla prossima.
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Re: Il bagno
Io sono una di quelli che, all’inizio, aveva interpretato il bagno in senso letterale e il cambiamento del colore dell’acqua come semplicemente un suo scurirsi per lo sporco che si scioglieva. Poi, certo, avevo capito che il bagno aveva comunque un valore simbolico, ma non lo avevo associato a un suicidio.
A mia parziale discolpa devo raccontare che io l’ho provata davvero, l’esperienza dell’acqua della vasca che cambia colore per lo sporco, è qualcosa che io ho vissuto per anni, per cui non mi è risultato strano leggerlo. Quando, nella mia gioventù, andavo via con gli scout, durante i campi di quindi giorni o le route di dieci, non era possibile farsi bagni completi e nemmeno docce, ci si lavava a pezzi, per cui in effetti il bagno nella vasca, quando si arrivava a casa, donava l’esperienza dell’acqua che cambiava colore.
Leggere i commenti degli altri invece mi ha fatto capire che, in effetti, probabilmente qui si parla di un suicidio. Il rimandare il bagno non viene capito da chi vive attorno al protagonista, e questo è un dramma che si aggiunge al dramma della ricerca del lavoro e alla disperazione del non trovarlo.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: Il bagno
Ciao Autore.
Certe volte mi sorprendo di come parole che sono usate con sapienza al posto giusto possano invece risultare ambigue o creare fraintendimenti in chi le legge; se, da un lato, è un po’ il bello della scrittura (che ognuno la può rendere propria in base alla propria sensibilità), dall’altro credo sia svilente per chi scrive vedere le proprie opere prendere direzioni ambigue, inaspettate e lontanissime da quello che vogliamo dire.
Ora, l’inizio del tuo racconto ci fa capire che abbiamo davanti una persona parecchio depressa, ma non per moda o modo di dire, ma depressa sul serio, da diagnosi di CSM per intenderci (che chiaramente non ha ricevuto perché figuriamoci se lo stigma sociale di farsi chiamare “pazzo” non vince sull’esigenza di farsi aiutare). Il bagno è anche allegoria di qualcosa che è chiaro appannaggio dei ricchi (vogliamo dire benestanti per non offendere nessuno?), perché ci vogliono litri e litri d’acqua calda per riempire una vasca anche piccola, che poi vanno pagati nelle bollette sia dell’acqua sia della luce. Quindi la tua riga iniziale è fondamentale per farci comprendere il tuo protagonista.
L’immagine del “come fosse a teatro” è predittiva di dove andrà a sfociare il suo malessere. Non per forza nel suicidio, ma sicuramente ha compromesso le sue normali attività quotidiane; e, come nei migliori lavori pirandelliano, il tuo protagonista assume una maschera per sorridere tutti i giorni con i parenti, che lo ritengono perfettamente “normale” e in grado di affrontare il suo malessere con qualche gesto scaramantico, e nessuno si accorge che lui viva perennemente su un palcoscenico.
La scena finale può essere fraintesa solo se lui ha trovato lavoro. Un finale lieto, positivo, in cui finalmente inizia una nuova vita. Senonché tu non ci racconti che ha trovato un nuovo lavoro, ma il trentaseiesimo rifiuto, che probabilmente per te è un numero importante: non voglio neanche ipotizzare perché, poiché sarebbe straziante supporre che qualcuno che conosci si sia suicidato a quell’età. Ma in cento parole non si scelgono parole a cazzo, e se hai optato per scrivere trentaseiesimo un motivo c’è, e anche importante.
E così, chiaramente con premeditazione poiché il verbo che scrivi è “decise”, si immerge nella vasca dove finalmente cancella tutte le umiliazioni subite tagliandosi le vene e immergendole nell’acqua in modo da dissanguarsi più velocemente. E l’acqua cambia colore per il sangue, non per lo sporco, perché lo hai scritto chiaramente che lui si lava: fa le docce. Veloci, per non consumare troppo. Ma si lava. E ai colloqui si presenta ordinato.
E, detto questo, smetto di analizzare il tuo racconto perché basterebbe prendersi trenta secondi in più per leggere per capire che hai scritto un capolavoro in cui ogni parola è al suo posto.
Ma mi resta un profondo rammarico per come si possa passare da un racconto all’altro con una velocità disarmante senza neanche capire che cosa si stia leggendo.
Certe volte mi sorprendo di come parole che sono usate con sapienza al posto giusto possano invece risultare ambigue o creare fraintendimenti in chi le legge; se, da un lato, è un po’ il bello della scrittura (che ognuno la può rendere propria in base alla propria sensibilità), dall’altro credo sia svilente per chi scrive vedere le proprie opere prendere direzioni ambigue, inaspettate e lontanissime da quello che vogliamo dire.
Ora, l’inizio del tuo racconto ci fa capire che abbiamo davanti una persona parecchio depressa, ma non per moda o modo di dire, ma depressa sul serio, da diagnosi di CSM per intenderci (che chiaramente non ha ricevuto perché figuriamoci se lo stigma sociale di farsi chiamare “pazzo” non vince sull’esigenza di farsi aiutare). Il bagno è anche allegoria di qualcosa che è chiaro appannaggio dei ricchi (vogliamo dire benestanti per non offendere nessuno?), perché ci vogliono litri e litri d’acqua calda per riempire una vasca anche piccola, che poi vanno pagati nelle bollette sia dell’acqua sia della luce. Quindi la tua riga iniziale è fondamentale per farci comprendere il tuo protagonista.
L’immagine del “come fosse a teatro” è predittiva di dove andrà a sfociare il suo malessere. Non per forza nel suicidio, ma sicuramente ha compromesso le sue normali attività quotidiane; e, come nei migliori lavori pirandelliano, il tuo protagonista assume una maschera per sorridere tutti i giorni con i parenti, che lo ritengono perfettamente “normale” e in grado di affrontare il suo malessere con qualche gesto scaramantico, e nessuno si accorge che lui viva perennemente su un palcoscenico.
La scena finale può essere fraintesa solo se lui ha trovato lavoro. Un finale lieto, positivo, in cui finalmente inizia una nuova vita. Senonché tu non ci racconti che ha trovato un nuovo lavoro, ma il trentaseiesimo rifiuto, che probabilmente per te è un numero importante: non voglio neanche ipotizzare perché, poiché sarebbe straziante supporre che qualcuno che conosci si sia suicidato a quell’età. Ma in cento parole non si scelgono parole a cazzo, e se hai optato per scrivere trentaseiesimo un motivo c’è, e anche importante.
E così, chiaramente con premeditazione poiché il verbo che scrivi è “decise”, si immerge nella vasca dove finalmente cancella tutte le umiliazioni subite tagliandosi le vene e immergendole nell’acqua in modo da dissanguarsi più velocemente. E l’acqua cambia colore per il sangue, non per lo sporco, perché lo hai scritto chiaramente che lui si lava: fa le docce. Veloci, per non consumare troppo. Ma si lava. E ai colloqui si presenta ordinato.
E, detto questo, smetto di analizzare il tuo racconto perché basterebbe prendersi trenta secondi in più per leggere per capire che hai scritto un capolavoro in cui ogni parola è al suo posto.
Ma mi resta un profondo rammarico per come si possa passare da un racconto all’altro con una velocità disarmante senza neanche capire che cosa si stia leggendo.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Il bagno
Mi trovo assolutamente e totalmente (e se sapete quanto io odi gli avverbi capirete l'intensità di questi) d'accordo con Vivonic.
Qui abbiamo un vero 100, dove in centro parole ci viene raccontata una storia complessa, di prima e di dopo e di durante e di depressione mascherata e di sofferenza truccata da clown e ci sono così tante cose che ne fanno comprendere il senso che mi stupisco di come possa non passare il messaggio.
Riuscite davvero a farmi sentire strana, a volte.
Qui abbiamo un vero 100, dove in centro parole ci viene raccontata una storia complessa, di prima e di dopo e di durante e di depressione mascherata e di sofferenza truccata da clown e ci sono così tante cose che ne fanno comprendere il senso che mi stupisco di come possa non passare il messaggio.
Riuscite davvero a farmi sentire strana, a volte.
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A vivonic garba questo messaggio
Re: Il bagno
Drammatico racconto di un giovane che cerca la propria realizzazione e che apparentemente sopporta con filosofia i continui rifiuti. Fino a quando la frustrazione e l'umiliazione diventano insopportabili e lo portano al gesto estremo.
Monito alla società: facciamo in modo che i ragazzi possano realizzarsi facilitando il loro ingresso nel mondo del lavoro. Grazie autore.
Monito alla società: facciamo in modo che i ragazzi possano realizzarsi facilitando il loro ingresso nel mondo del lavoro. Grazie autore.
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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.
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Re: Il bagno
Un 100 cupo, dal finale inequivocabile.
È l'ultimo racconto del contest che commento, e devo dire che questo tema si presta a un'infinità di discussioni.
Il lavoro meriterebbe una discussione ampia per ciò che significa: necessario per vivere, eppure fonte di grandi insoddisfazioni. Essere felici o portare il pane in tavola? Aspettare il lavoro che ci piace o accettare intanto tutto ciò che viene?
Trentasei rifiuti sono tanti, che poi per esperienza posso dire che la maggior parte manco ti rispondono per dirti che hanno scelto qualcun altro.
Probabilmente sto divagando, ma non vedo attorno a me troppa felicità.
Sembra che vivere sia soltanto un continuo adattarsi in attesa di qualcosa che non arriva mai.
Leggendo l'intervento di Nicola mi viene da dire che avevo dato una versione differente al significato delle docce e del bagno. Avevo pensato che le docce veloci lo tenessero ancora attaccato alla vita per la loro dinamicità e che evitasse il bagno non per questioni di risparmio, ma per evitare un confronto definitivo con il proprio stato d'animo. Mi ero immaginato l'acqua calda, bollente, lo stato di torpore provocato dal calore, la coscienza anestetizzata e la decisione finale presa in quello stato di apparente benessere, senza timore e senza rimpianti.
Mi rendo conto di avere scritto un commento molto lungo, forse questo fa il pari con i commenti più brevi che ho dedicato agli altri racconti.
Il tuo 100 mi è piaciuto, te lo dico, ma credo che si fosse capito.
È l'ultimo racconto del contest che commento, e devo dire che questo tema si presta a un'infinità di discussioni.
Il lavoro meriterebbe una discussione ampia per ciò che significa: necessario per vivere, eppure fonte di grandi insoddisfazioni. Essere felici o portare il pane in tavola? Aspettare il lavoro che ci piace o accettare intanto tutto ciò che viene?
Trentasei rifiuti sono tanti, che poi per esperienza posso dire che la maggior parte manco ti rispondono per dirti che hanno scelto qualcun altro.
Probabilmente sto divagando, ma non vedo attorno a me troppa felicità.
Sembra che vivere sia soltanto un continuo adattarsi in attesa di qualcosa che non arriva mai.
Leggendo l'intervento di Nicola mi viene da dire che avevo dato una versione differente al significato delle docce e del bagno. Avevo pensato che le docce veloci lo tenessero ancora attaccato alla vita per la loro dinamicità e che evitasse il bagno non per questioni di risparmio, ma per evitare un confronto definitivo con il proprio stato d'animo. Mi ero immaginato l'acqua calda, bollente, lo stato di torpore provocato dal calore, la coscienza anestetizzata e la decisione finale presa in quello stato di apparente benessere, senza timore e senza rimpianti.
Mi rendo conto di avere scritto un commento molto lungo, forse questo fa il pari con i commenti più brevi che ho dedicato agli altri racconti.
Il tuo 100 mi è piaciuto, te lo dico, ma credo che si fosse capito.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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