Tante volte la vecchia Sofia aveva calcato i red carpet di tutto il mondo. Dispensava sorrisi, salutava e mostrava il viso ai fotografi. I flash immortalavano la sua bellezza senza tempo facendosi strada tra le rughe riempite di cerone. Si fermò davanti al pannello degli sponsor per qualche altra foto poi, circondata dai bodyguard, s’infilò nel corridoio laterale dell’Home Theatre.
Le parve di essere entrata in un tunnel. Procedeva a passo lento, nel suo orecchio scandiva ogni singolo scricchiolio della protesi. Le urla dei fans erano ormai un disturbo ovattato. Mise la mano nella borsetta e stinse l’oggetto metallico nel palmo: era freddo come il ghiaccio.
I gorilla si fermarono sulla soglia di una stanza di cui Sofia vedeva solo la luce soffusa. Strinse gli occhi per guardare oltre, rischiando di far staccare le ciglia finte incrostate di mascara.
«Finalmente ci incontriamo», disse una voce squillante dalla penombra. Sofia non rispose. «È un onore per me…»
«Anche per me» interruppe Sofia la vecchia, «ma come ben sa non amo i convenevoli, per cui, se non le dispiace, verrei subito al dunque poiché mi aspettano in teatro».
L’uomo rise. Uscì dalla penombra mostrando finalmente il viso: «Devo constatare che nonostante tutto non ha perso la sua risolutezza, né il carattere forte». Fece una pausa. Il viso si contrasse in una smorfia maligna: «È conscia di trovarsi dalla parte opposta rispetto alla sua posizione di qualche anno fa?»
La vecchia guardò in alto, poi dritto negli occhi dell’uomo con aria di sfida. Sorrise. Non disse altro, dalla borsetta prese l’oggetto metallico e lo porse al suo interlocutore.
«Oh sì», esclamò lui felice come un fanciullo, «ecco ciò che cerco da anni». Sofia si girò e fece per andarsene.
«Grazie Sofia» mormorò lui. E aggiunse: «Ora fermeremo il tempo e tutto il resto ci sembrerà un inutile capriccio».
Le parve di essere entrata in un tunnel. Procedeva a passo lento, nel suo orecchio scandiva ogni singolo scricchiolio della protesi. Le urla dei fans erano ormai un disturbo ovattato. Mise la mano nella borsetta e stinse l’oggetto metallico nel palmo: era freddo come il ghiaccio.
I gorilla si fermarono sulla soglia di una stanza di cui Sofia vedeva solo la luce soffusa. Strinse gli occhi per guardare oltre, rischiando di far staccare le ciglia finte incrostate di mascara.
«Finalmente ci incontriamo», disse una voce squillante dalla penombra. Sofia non rispose. «È un onore per me…»
«Anche per me» interruppe Sofia la vecchia, «ma come ben sa non amo i convenevoli, per cui, se non le dispiace, verrei subito al dunque poiché mi aspettano in teatro».
L’uomo rise. Uscì dalla penombra mostrando finalmente il viso: «Devo constatare che nonostante tutto non ha perso la sua risolutezza, né il carattere forte». Fece una pausa. Il viso si contrasse in una smorfia maligna: «È conscia di trovarsi dalla parte opposta rispetto alla sua posizione di qualche anno fa?»
La vecchia guardò in alto, poi dritto negli occhi dell’uomo con aria di sfida. Sorrise. Non disse altro, dalla borsetta prese l’oggetto metallico e lo porse al suo interlocutore.
«Oh sì», esclamò lui felice come un fanciullo, «ecco ciò che cerco da anni». Sofia si girò e fece per andarsene.
«Grazie Sofia» mormorò lui. E aggiunse: «Ora fermeremo il tempo e tutto il resto ci sembrerà un inutile capriccio».
Ultima modifica di Molli Redigano il Mer Set 20, 2023 9:37 am - modificato 2 volte.