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Messaggio Da Different Staff Dom Set 03, 2023 10:30 am

La vecchia è seduta sulla poltrona, nella mano destra una matita e nella sinistra La Settimana enigmistica.  




In quella casa tutti la riconoscono come “la vecchia”, un nomignolo che non le da alcun fastidio. A 98 anni sono poche le cose per le quali ci si offende, e quel soprannome, a suo avviso, non è nient’altro che un’affermazione veritiera. Raramente il suo nome, Sofia, viene utilizzato.




NON COSI' VECCHIA - PHOENIX




Quello sì che è un nome fastidioso, altroché, per l’intera sua famiglia, molto più dell’appellativo di “vecchia”, da quando dieci anni prima, nel 2023, venne fuori quello scandalo socio politico la cui eco – Sofia ne è certa - rimarrà impressa nella memoria delle persone più di tanti suoi film.
Soprattutto dopo oggi.

Posa la settimana enigmistica e la matita, Sofia, si tira su a fatica e ignorando lo scricchiolio della protesi all’anca si pone davanti allo specchio. 
Mancano pochi minuti prima che l’autista venga a prenderla per portarla a una di quelle cene di gala studiate apposta per scucire qualche migliaio di euro alle vecchie bacucche come lei. Lei che non si occupa di gestire il suo denaro da molto tempo, ormai. 
Quando ti avvicini al secolo di vita hai già fatto testamento da mezzo secolo e a un certo punto ti basta solo riuscire a goderti un bicchiere di buon vino alla sera senza restarci secco. Il denaro è il possesso diventano sciocchezze.

Nello specchio è riflessa una sua stampa di parecchi decenni prima. Una delle sue foto più famose, dove sorride con una pizza in mano, di quel sorriso che ha per tanti anni stregato il mondo.
Ne va fiera, Sofia, va fiera di quello che è e di quello che ha fatto. Va fiera di quello che avrebbe fatto di lì a poco, davanti alla stampa, che la aspetta come si aspetta una diva del suo calibro, con i giornalisti ignari di cosa sarebbe scoppiato loro fra le mani.
Si sistema l’elegante vestito nero. 
Le dona molto il nero.
Bussano alla porta, l'autista attende.
La vecchia è pronta.
Sorride.



















BASTA SETTIMANA ENIGMISTICA - SUPERGRIC


















Il tragitto è breve. Anche se la macchina è lussuosa, l’aria condizionata riesce a stento a vincere l’asfissiante caldo novembrino che preme sui finestrini.
Sofia guarda l’autista, anziano anche lui e così arcaico con il suo cappello e i guanti. Forse gli organizzatori hanno pensato che un autista e una macchina con il motore a scoppio le avrebbero fatto piacere, a lei “vecchia”. Un auto con il motore a scoppio, tanto inquinante, proprio a lei…
Le solite canzoni trasmesse dalla radio, sempre uguali, sono interrotte da un notiziario. “Dopo l’estate più calda del secolo, anche questo autunno 2033 si preannuncia come il più torrido. Gli esperti dicono che il cambiamento climatico…”  L’autista spegne la radio.
“Basta esperti”, dice lui, guardando Sofia dallo specchietto e cercando complicità con un occhiolino. “Questa storia del cambiamento climatico ci ha stufato, vero signora? Se fa caldo mica è colpa nostra. Chi se ne frega, dico io.”
Sofia allontana lo sguardo con un’espressione disgustata, che spera lui abbia colto.
Infila la mano nella borsetta di vernice nera e impugna l’oggetto metallico che vi trova dentro. È fresco, pesante e solido. Rassicurante e pericoloso. Aveva programmato di tirarlo fuori durante il ricevimento, davanti alla stampa e alle altre vecchiette sue pari, per riprendere ciò che aveva iniziato dieci anni prima. Invece la tentazione di usarlo contro di lui si fa sempre più forte. Possibile che questo negazionista non ricordi cosa lei avesse fatto nel 2023, con quelli della Resistenza Climatica, scandalizzando e sensibilizzando mezzo mondo?
Crede che da vecchi non ci si debba preoccupare per il futuro? Che non si debba fare comunque la propria parte per il pianeta?
Il flusso di pensieri è interrotto. L’auto si arresta di fronte a un tappeto rosso. I flash l’abbagliano e qualcuno le apre la portiera. Sofia si dimentica dell’autista e lascia l’oggetto. Avrebbe avuto modo di riprenderlo a breve.
Scende. Nonostante un vento che sembra un phon e a dispetto dei dolori all’anca, torna a sorridere. Basta Settimana enigmistica, per un po’.











ELISIR - MOLLI REDIGANO









Tante volte la vecchia Sofia aveva calcato i red carpet di tutto il mondo. Dispensava sorrisi, salutava e mostrava il viso ai fotografi. I flash immortalavano la sua bellezza senza tempo facendosi strada tra le rughe riempite di cerone. Si fermò davanti al pannello degli sponsor per qualche altra foto poi, circondata dai bodyguard, s’infilò nel corridoio laterale dell’Home Theatre.


Le parve di essere entrata in un tunnel. Procedeva a passo lento, nel suo orecchio scandiva ogni singolo scricchiolio della protesi. Le urla dei fans erano ormai un disturbo ovattato. Mise la mano nella borsetta e stinse l’oggetto metallico nel palmo: era freddo come il ghiaccio.


I gorilla si fermarono sulla soglia di una stanza di cui Sofia vedeva solo la luce soffusa. Strinse gli occhi per guardare oltre, rischiando di far staccare le ciglia finte incrostate di mascara.


«Finalmente ci incontriamo», disse una voce squillante dalla penombra. Sofia non rispose. «È un onore per me…»


«Anche per me» interruppe Sofia la vecchia, «ma come ben sa non amo i convenevoli, per cui, se non le dispiace, verrei subito al dunque poiché mi aspettano in teatro».


L’uomo rise. Uscì dalla penombra mostrando finalmente il viso: «Devo constatare che nonostante tutto non ha perso la sua risolutezza, né il carattere forte». Fece una pausa. Il viso si contrasse in una smorfia maligna: «È conscia di trovarsi dalla parte opposta rispetto alla sua posizione di qualche anno fa?»


La vecchia guardò in alto, poi dritto negli occhi dell’uomo con aria di sfida. Sorrise. Non disse altro, dalla borsetta prese l’oggetto metallico e lo porse al suo interlocutore.


«Oh sì», esclamò lui felice come un fanciullo, «ecco ciò che cerco da anni». Sofia si girò e fece per andarsene.


«Grazie Sofia» mormorò lui. E aggiunse: «Ora fermeremo il tempo e tutto il resto ci sembrerà un inutile capriccio».





FINALE - HELLIONOR




Sofia si voltò di nuovo verso l’uomo, bloccando la sua uscita.
Rise, di una risata sguaiata, di quelle che aveva dovuto dimenticare per non fare la figura della popolana. Che poi è quello che era sempre stata.
«Lei pensa davvero di poter fermare il tempo, esimio Generalissimo? Lei è proprio uno sciocco arrogante. Voi fascisti non cambiate mai. Tocchi quanto è freddo l'elisir. Ogni giorno il tempo si fermerà e lei perderà un po' della sua anima, anche se nel suo caso temo che di anima da perdere ce ne sia ben poca. Ma se lo goda. Le passo la staffetta. Io nuda a 88 anni sulla piazza del Louvre: questo è fermare il tempo per renderlo eterno. Quello che farete voi sarà solo usarlo a vostro piacimento. Ma si ricordi, esimio...» si voltò di nuovo verso l’uscita, con decisione «Spesso sarà il tempo a usare voi».
I passi svelti di Sofia si allontanarono.
La sua mano grinzosa si infilò nella borsetta, stringendo tremante un piccolo telecomando, con un leggero sorriso crudele.
Dopo tutti gli anni in cui aveva dimostrato il suo valore, pensavano ancora tutti che fosse manipolabile. In quanto vecchia. In quanto donna. In quanto vecchia e donna e pertanto evidentemente menomata dalla vita.
L’esimio Generalissimo era convinto di aver vinto.
Sofia, sul palco, sentì l’anca pulsare come un metronomo, e strinse i denti; la sua missione era quasi compiuta.
Nel silenzio rispettoso della sala, la sua voce rimbombò con carisma.
«Grazie, miei cari, per avermi invitata oggi a questo incontro davvero speciale. Siete contenti, sì, vero? Il fascismo da oggi non è più un reato, e finalmente potrete nuovamente goderne tutti.»
Sfilò il telecomando dalla borsetta «Potrete goderne, diciamo, per circa dieci secondi. Che è l’unico tempo che si merita il fascismo. Addio».
L’elisir esplose nelle mani del Generalissimo e l’onda d’urto avvolse tutto l’edificio in meno di dieci secondi. 
I dieci secondi che Sofia la vecchia avrebbe ricordato come i migliori della propria vita.

EPILOGO - VIVONIC


I dieci secondi che, invece, avrebbe dovuto maledire per sempre.
«Dopo il grave attentato di una persona che non merita più memoria, tutta la comunità si stringe attorno alle vittime della strage dell’elisir. Non ci sono parole sufficienti per esprimere lo sdegno e lo sconforto di tutta l’umanità di fronte a questa barbarie, che ha portato via Francesco all’amore dei suoi nonni, nonno Luca all’amore dei suoi nipoti, Marina e Marco all’amore dei loro figli… Padri, madri, nonni, figli, nipoti: l’odio non fa distinzioni. Adesso tutti avete capito quanto siano pericolosi questi folli che si fanno chiamare antifascisti, che negano i nostri sacri principi e diffondono odio, violenza e sofferenza. Non temete, da oggi in poi l’orrore dell’antifascismo è e sarà per sempre di fronte a tutti voi, in modo che nessun altro possa mai più caderne vittima. Per questo ci impegniamo fin da subito a eliminare sul nascere ogni malsana opposizione all’unica strada possibile, all’unico sogno che può accomunare ogni singolo membro del nostro popolo. Sono appena entrate in vigore con decorrenza immediata stringenti disposizioni, che avrete modo di apprezzare già nei notiziari della sera. Combattiamo la disinformazione insieme, combattiamo la corruzione della realtà insieme, combattiamo la disonestà e le falsità di uno sparuto gruppo di deliranti omuncoli insieme. Una sola onda nera, da qui all’eternità! Eja Eja Alalà!»
Al grido finale, ripetuto a gran voce da tutti gli astanti, un pettirosso volò via terrorizzato.

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