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Come lei desiderava
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Scoccava mezzogiorno del 15 febbraio 1919 quando piantai l’ultimo chiodo nella mia creazione: un piccolo garage di fianco a casa mia, la cui realizzazione, negli ultimi mesi, mi aveva prosciugato il portafoglio e l’energia. In realtà, il materiale non era troppo costoso, la spesa maggiore fu quella per oliare certi impiegati e assicurarmi le licenze necessarie alla costruzione.
Un bel bancone con tutti gli attrezzi necessari messi in bell’ordine dal più grande al più piccolo. Il pavimento a prova di chiazze d’olio, alle pareti poster di tutte le località che desideravo visitare. Immaginavo di mettere un piccolo cordone rosso sotto a ognuno di essi ogni volta che avessi raggiunto l’obiettivo.
L’esterno lo dipinsi di bianco, pensai che quel colore sarebbe stato molto bene col verde della siepe. Il portone invece lo volli colorare di azzurro, come le persiane di casa.
La mia Tin Lizzie, la lucertolina di latta ambita e sognata per anni, avrebbe potuto, finalmente, mordere la ghiaia del vialetto e stare sicura al riparo dalle intemperie e dai malintenzionati con buona pace di Melany, mia moglie.
“Timothy” mi disse un giorno - il fatto che non mi chiamasse Tim, la diceva già lunga sul suo umore - “pensi che potrei usare il garage come camera oscura? Che ce ne facciamo di un ammasso di ferraglia puzzolente?”
Non le piaceva proprio destinare i nostri risparmi all’acquisto di un’auto. Tentò di convincermi a cambiare idea in ogni modo. Mel aveva un vero talento per la fotografia e ammetto che, pur comprendendo il desiderio di avere uno spazio tutto suo, non avrei cambiato i miei progetti per nulla al mondo. Magari un giorno avrei costruito anche un laboratorio per lei.
Il contratto di acquisto della mia auto occhieggiava da mesi sopra il comodino accanto alla foto del nostro matrimonio ed era il momento che venisse onorato.
“Faremo moltissimi viaggi e potrai scattare tante belle foto. Promesso”.
Distoglieva lo sguardo e stava ore senza rivolgermi la parola, ma, alla fine, fu proprio Melany stessa ad aprire la porta dell’autorimessa e assistere all’ingresso trionfale della nostra Ford Model T.
Munita di un panno morbido, prima ancora di abbracciarmi, si affrettò a rimuovere con delicatezza il velo di polvere dalla carrozzeria nera, preziosa come il petrolio.
Ora, esattamente a distanza di quattro anni, al 4406 di Kingswell Avenue, nel quartiere di Los Feliz a Kansas City, l’autorimessa non è che un’immagine traballante attraverso il vetro smerigliato di lacrime che, fregandosene del mio orgoglio, mi scorrono calde sulle guance.
Una folata di vento gelido mi distoglie dai ricordi, alzo il bavero del giaccone, deve essere sottozero.
Mi avvicino zoppicando fino alla porta socchiusa del garage. Dalla fessura posso vedere Robert Disney che sta sistemando il bancone a capo chino. Mi schiarisco la voce.
«Timothy, entra o ti buscherai un malanno!» dice appena si accorge della mia presenza.
Mi guardo intorno, se mi avessero portato qui a occhi chiusi, non avrei mai riconosciuto il mio garage. Neppure l’ombra di una chiave inglese, o il ricordo di uno schizzo d’olio. Anche l’odore non è quello che ricordavo. È piuttosto acre mi fa venire in mente quello di certe soluzioni chimiche usate da Melany per sviluppare le foto.
«Robert, che fine ha fatto la tua auto?»
«L’ho venduta… troppo costoso mantenerla. Ma se le cose andranno come spero, prima o poi vedrai che ne comprerò una migliore. Tu come stai?» chiede posando lo sguardo sul mio bastone.
«Me la cavo, non è la gamba che fa male.»
Lo vedo rovistare in un cassetto. Di certo si è reso conto di aver toccato un tasto dolente, anche se siamo in penombra, sono certo che sia arrossito.
«Eccola qua! Sai, l’ho trovata rimettendo a posto dopo il trasloco. Devi averla dimenticata.»
Mi porge una foto, l’unica che Mel mi abbia permesso di scattarle. È tutta sfuocata, non sono mai stato bravo, lei sta in piedi di fronte al portone del garage accanto a Lizzie. Indossa un abito all’ultima moda per una delle rare occasioni in cui avevamo accettato l’invito a una festa.
«Grazie…» riesco a pronunciare a mezza voce.
La foto mi brucia tra le mani, non ho mai avuto il coraggio di tenerla, ma neppure di buttarla e adesso eccola di nuovo tra le mie dita.
Dopo l’incidente che le ha portate via entrambe da me, l’avevo riposta insieme agli arnesi che non avrei usato mai più. Non voglio piegarla, la infilo nella tasca del giaccone lasciandomi andare di nascosto a una specie di carezza.
«Siediti qui» Robert mi porge uno sgabello.
Ne approfitto per riposarmi. Le gambe mi fanno male, sopratutto quella che si è spezzata durante l’incidente. Non so ancora come io sia riuscito a camminare di nuovo.
Ho anche la spalla indolenzita, l’oggetto che sono venuto a consegnare a Robert è piuttosto pesante e delicato, ma ho voluto portarlo di persona. Mi faceva piacere l’idea di rivedere la mia vecchia casa. Lui mi aiuta a togliere la tracolla.
«Sei sicuro di volerla regalare? Guarda che posso pagartela, non sarà molto, ma meglio di niente…»
Depongo la vecchia Ica volta 146, la gloriosa macchina fotografica pieghevole appartenuta a Mel, sul bancone.
«No, non voglio denaro, io non so che farmene, non sono mai stato capace di usarla e poi mi fa piacere che, almeno lei, abbia una seconda possibilità. Purtroppo non ho più trovato il cavalletto, dovrai acquistarne uno.»
«È già tanto così» dice scrollando le spalle, «Walt ne sarà felice! Ha un sacco di idee quel ragazzo, ma pochi dollari per realizzarle. Mi ha chiesto di affittargli questo garage per certi suoi progetti. Cinque dollari a settimana. A me non dispiace, ma come vedi è tutto stravolto qui dentro.»
«Hai acquistato casa e garage, non devi giustificarti con me.»
Quando la mia vita è andata in frantumi in quel burrone, non ho più voluto restare qui.
Al centro del locale, ci sono dei tavoloni pieni di disegni.
«Posso?»
«Certo, ma riponili nella stessa posizione in cui li trovi… non ci crederai, ma c’è una logica.»
Nel primo c’è un gruppo di gatti che suonano e ballano; nel successivo, un topo animato che stuzzica un gatto vero, poi, due topi che si sfidano a pugni…
Devo avere un’espressione strana perché Robert si affretta a spiegare.
Mio nipote vuole mettere a punto una tecnica speciale per unire i disegni e farli muovere insieme agli attori veri. Per questo ha bisogno della macchina fotografica e anche di una cinepresa. Un bell’investimento, ma mi sembra davvero interessante.»
Guardare quelle immagini mi mette di buonumore, il nipote di Robert sembra proprio avere del talento.
«Che storia è?»
«È tratta da un libro per ragazzi. Alice, che sarà interpretata da una bambina vera, sogna di prendere un treno per il Paese dei Cartoni animati e interagisce con loro. Guarda questo… i cartoni le fanno cavalcare un elefante e ballano insieme a lei. Intanto, i leoni scappano dallo zoo e la inseguono attraverso una tana di coniglio. Alla fine, Alice salta in un burrone, ma viene svegliata dalla mamma. Carina, ti pare?»
Sento un leggero brivido sul collo. Non so spiegarmelo, ma secondo me è Melany che sorride. Penso che approvi la mia decisione di donare la sua macchina fotografica a questo giovane.
Alla fine, come sempre, l’ha avuta vinta lei. Il nostro garage non servirà per le automobili.
Prelevo la vecchia foto dalla tasca e, senza alcun pudore, le schiocco un bacio.
Scoccava mezzogiorno del 15 febbraio 1919 quando piantai l’ultimo chiodo nella mia creazione: un piccolo garage di fianco a casa mia, la cui realizzazione, negli ultimi mesi, mi aveva prosciugato il portafoglio e l’energia. In realtà, il materiale non era troppo costoso, la spesa maggiore fu quella per oliare certi impiegati e assicurarmi le licenze necessarie alla costruzione.
Un bel bancone con tutti gli attrezzi necessari messi in bell’ordine dal più grande al più piccolo. Il pavimento a prova di chiazze d’olio, alle pareti poster di tutte le località che desideravo visitare. Immaginavo di mettere un piccolo cordone rosso sotto a ognuno di essi ogni volta che avessi raggiunto l’obiettivo.
L’esterno lo dipinsi di bianco, pensai che quel colore sarebbe stato molto bene col verde della siepe. Il portone invece lo volli colorare di azzurro, come le persiane di casa.
La mia Tin Lizzie, la lucertolina di latta ambita e sognata per anni, avrebbe potuto, finalmente, mordere la ghiaia del vialetto e stare sicura al riparo dalle intemperie e dai malintenzionati con buona pace di Melany, mia moglie.
“Timothy” mi disse un giorno - il fatto che non mi chiamasse Tim, la diceva già lunga sul suo umore - “pensi che potrei usare il garage come camera oscura? Che ce ne facciamo di un ammasso di ferraglia puzzolente?”
Non le piaceva proprio destinare i nostri risparmi all’acquisto di un’auto. Tentò di convincermi a cambiare idea in ogni modo. Mel aveva un vero talento per la fotografia e ammetto che, pur comprendendo il desiderio di avere uno spazio tutto suo, non avrei cambiato i miei progetti per nulla al mondo. Magari un giorno avrei costruito anche un laboratorio per lei.
Il contratto di acquisto della mia auto occhieggiava da mesi sopra il comodino accanto alla foto del nostro matrimonio ed era il momento che venisse onorato.
“Faremo moltissimi viaggi e potrai scattare tante belle foto. Promesso”.
Distoglieva lo sguardo e stava ore senza rivolgermi la parola, ma, alla fine, fu proprio Melany stessa ad aprire la porta dell’autorimessa e assistere all’ingresso trionfale della nostra Ford Model T.
Munita di un panno morbido, prima ancora di abbracciarmi, si affrettò a rimuovere con delicatezza il velo di polvere dalla carrozzeria nera, preziosa come il petrolio.
Ora, esattamente a distanza di quattro anni, al 4406 di Kingswell Avenue, nel quartiere di Los Feliz a Kansas City, l’autorimessa non è che un’immagine traballante attraverso il vetro smerigliato di lacrime che, fregandosene del mio orgoglio, mi scorrono calde sulle guance.
Una folata di vento gelido mi distoglie dai ricordi, alzo il bavero del giaccone, deve essere sottozero.
Mi avvicino zoppicando fino alla porta socchiusa del garage. Dalla fessura posso vedere Robert Disney che sta sistemando il bancone a capo chino. Mi schiarisco la voce.
«Timothy, entra o ti buscherai un malanno!» dice appena si accorge della mia presenza.
Mi guardo intorno, se mi avessero portato qui a occhi chiusi, non avrei mai riconosciuto il mio garage. Neppure l’ombra di una chiave inglese, o il ricordo di uno schizzo d’olio. Anche l’odore non è quello che ricordavo. È piuttosto acre mi fa venire in mente quello di certe soluzioni chimiche usate da Melany per sviluppare le foto.
«Robert, che fine ha fatto la tua auto?»
«L’ho venduta… troppo costoso mantenerla. Ma se le cose andranno come spero, prima o poi vedrai che ne comprerò una migliore. Tu come stai?» chiede posando lo sguardo sul mio bastone.
«Me la cavo, non è la gamba che fa male.»
Lo vedo rovistare in un cassetto. Di certo si è reso conto di aver toccato un tasto dolente, anche se siamo in penombra, sono certo che sia arrossito.
«Eccola qua! Sai, l’ho trovata rimettendo a posto dopo il trasloco. Devi averla dimenticata.»
Mi porge una foto, l’unica che Mel mi abbia permesso di scattarle. È tutta sfuocata, non sono mai stato bravo, lei sta in piedi di fronte al portone del garage accanto a Lizzie. Indossa un abito all’ultima moda per una delle rare occasioni in cui avevamo accettato l’invito a una festa.
«Grazie…» riesco a pronunciare a mezza voce.
La foto mi brucia tra le mani, non ho mai avuto il coraggio di tenerla, ma neppure di buttarla e adesso eccola di nuovo tra le mie dita.
Dopo l’incidente che le ha portate via entrambe da me, l’avevo riposta insieme agli arnesi che non avrei usato mai più. Non voglio piegarla, la infilo nella tasca del giaccone lasciandomi andare di nascosto a una specie di carezza.
«Siediti qui» Robert mi porge uno sgabello.
Ne approfitto per riposarmi. Le gambe mi fanno male, sopratutto quella che si è spezzata durante l’incidente. Non so ancora come io sia riuscito a camminare di nuovo.
Ho anche la spalla indolenzita, l’oggetto che sono venuto a consegnare a Robert è piuttosto pesante e delicato, ma ho voluto portarlo di persona. Mi faceva piacere l’idea di rivedere la mia vecchia casa. Lui mi aiuta a togliere la tracolla.
«Sei sicuro di volerla regalare? Guarda che posso pagartela, non sarà molto, ma meglio di niente…»
Depongo la vecchia Ica volta 146, la gloriosa macchina fotografica pieghevole appartenuta a Mel, sul bancone.
«No, non voglio denaro, io non so che farmene, non sono mai stato capace di usarla e poi mi fa piacere che, almeno lei, abbia una seconda possibilità. Purtroppo non ho più trovato il cavalletto, dovrai acquistarne uno.»
«È già tanto così» dice scrollando le spalle, «Walt ne sarà felice! Ha un sacco di idee quel ragazzo, ma pochi dollari per realizzarle. Mi ha chiesto di affittargli questo garage per certi suoi progetti. Cinque dollari a settimana. A me non dispiace, ma come vedi è tutto stravolto qui dentro.»
«Hai acquistato casa e garage, non devi giustificarti con me.»
Quando la mia vita è andata in frantumi in quel burrone, non ho più voluto restare qui.
Al centro del locale, ci sono dei tavoloni pieni di disegni.
«Posso?»
«Certo, ma riponili nella stessa posizione in cui li trovi… non ci crederai, ma c’è una logica.»
Nel primo c’è un gruppo di gatti che suonano e ballano; nel successivo, un topo animato che stuzzica un gatto vero, poi, due topi che si sfidano a pugni…
Devo avere un’espressione strana perché Robert si affretta a spiegare.
Mio nipote vuole mettere a punto una tecnica speciale per unire i disegni e farli muovere insieme agli attori veri. Per questo ha bisogno della macchina fotografica e anche di una cinepresa. Un bell’investimento, ma mi sembra davvero interessante.»
Guardare quelle immagini mi mette di buonumore, il nipote di Robert sembra proprio avere del talento.
«Che storia è?»
«È tratta da un libro per ragazzi. Alice, che sarà interpretata da una bambina vera, sogna di prendere un treno per il Paese dei Cartoni animati e interagisce con loro. Guarda questo… i cartoni le fanno cavalcare un elefante e ballano insieme a lei. Intanto, i leoni scappano dallo zoo e la inseguono attraverso una tana di coniglio. Alla fine, Alice salta in un burrone, ma viene svegliata dalla mamma. Carina, ti pare?»
Sento un leggero brivido sul collo. Non so spiegarmelo, ma secondo me è Melany che sorride. Penso che approvi la mia decisione di donare la sua macchina fotografica a questo giovane.
Alla fine, come sempre, l’ha avuta vinta lei. Il nostro garage non servirà per le automobili.
Prelevo la vecchia foto dalla tasca e, senza alcun pudore, le schiocco un bacio.
Ultima modifica di Petunia il Sab Ago 05, 2023 6:12 pm - modificato 2 volte.
Petunia- Moderatore
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A Hellionor garba questo messaggio
Re: Come lei desiderava
storia d'amore, storia triste.
un incidente che porta via tutto quanto di bello lui ha nella vita e lascia il segno, profondo.
ma il lieto fine di questo raconto è davvero bello: la macchina fotografica di colei che non c'è più, ha una seconda possibilità, e tutto ciò rende il vedovo felice.
sa che la moglie lo sarebbe a sua volta, e forse lo è.
la nascita del cartone animato sarà una vera rivoluzione, lo si scoprirà presto.
piaciuto.
semplice e diretto ma con tanti attimi di profondità
un incidente che porta via tutto quanto di bello lui ha nella vita e lascia il segno, profondo.
ma il lieto fine di questo raconto è davvero bello: la macchina fotografica di colei che non c'è più, ha una seconda possibilità, e tutto ciò rende il vedovo felice.
sa che la moglie lo sarebbe a sua volta, e forse lo è.
la nascita del cartone animato sarà una vera rivoluzione, lo si scoprirà presto.
piaciuto.
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L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente


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Re: Come lei desiderava
Grazie @Arunachala del commento e del passaggio. Mi spiaceva lasciare Rooms con l’ultimo atto incompiuto 

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A Arunachala garba questo messaggio
Re: Come lei desiderava
Ovviamente non vado nemmeno a controllare se Walt Disney abbia iniziato così, sono abbastanza sicuro che sia tutto frutto della tua fantasia, ma che bell'idea che hai avuto! Una storia (d'amore) che diventa la Storia (del cartone animato); in più il destino che si accanisce contro Tim, quasi a punirlo per aver scelto l'auto invece che la macchina fotografica (ha, per una volta, anteposto se stesso alla moglie).
Una piccola segnalazione: È piuttosto acre mi fa venire in mente quello di certe soluzioni chimiche usate da Melany per sviluppare le foto. In questa frase tra acre e mi fa venire io avrei messo una virgola o una "e" per rendere più semplice la lettura.
Piaciuto molto.
Una piccola segnalazione: È piuttosto acre mi fa venire in mente quello di certe soluzioni chimiche usate da Melany per sviluppare le foto. In questa frase tra acre e mi fa venire io avrei messo una virgola o una "e" per rendere più semplice la lettura.
Piaciuto molto.
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Re: Come lei desiderava
Beh, carissima compagna di avventure letterarie, il tuo racconto non avrebbe di sicuro sfigurato e mi spiace non sia in lizza: avresti portato a casa dei bei punti con questa storia dolce, seppure triste ma al contempo portatrice anche di speranza. Un grande dolore rimarrà sempre un grande dolore ma, come un questa storia, arriva il momento in cui - anche regalando un oggetto prezioso per chi è mancato - ci si riappacifica con il destino, consentendo a qualcun altro di forgiare il proprio di destino, portandosi appresso un pezzetto di vita vissuta.
Complimenti, ancora più meritati, visto che nonostante l'assenza, stai commentando i racconti in gara.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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A paluca66 garba questo messaggio
Re: Come lei desiderava
Sarà banale dirlo, ma è proprio vero che le persone care che non ci sono più non vivono ancora soltanto nei nostri ricordi ma anche negli oggetti ai quali erano affezionati.
Il centro del racconto sta proprio nell'oggetto, la macchina fotografica di Melanie, che Tim dona al nipote di Robert per i suoi progetti (e che progetti!). Si arriva dunque alla pace interiore del protagonista, concludendo il suo tormento per la perdita della moglie. Non c'è solo la macchina fotografica, ma anche la foto, non nitida, a differenza del ricordo e del sorriso di lei che nel finale pare nuovamente risplendere.
Interessante e originale l'accostamento della storia con gli esordi di Walt Disney.
Lo stile dell'Autrice lo conosciamo bene da queste parti, anche se devo dire che la brevità del racconto mi ha un po' sorpreso. Ma breve non vuol dire meno intenso o meno riuscito.
Vabbè dai, al prossimo step ci sarai!
Il centro del racconto sta proprio nell'oggetto, la macchina fotografica di Melanie, che Tim dona al nipote di Robert per i suoi progetti (e che progetti!). Si arriva dunque alla pace interiore del protagonista, concludendo il suo tormento per la perdita della moglie. Non c'è solo la macchina fotografica, ma anche la foto, non nitida, a differenza del ricordo e del sorriso di lei che nel finale pare nuovamente risplendere.
Interessante e originale l'accostamento della storia con gli esordi di Walt Disney.
Lo stile dell'Autrice lo conosciamo bene da queste parti, anche se devo dire che la brevità del racconto mi ha un po' sorpreso. Ma breve non vuol dire meno intenso o meno riuscito.



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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
Italo Svevo - La coscienza di Zeno
Dui di'd vin a dan di causs aij medich.
Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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Re: Come lei desiderava
Super grazie Molli per il passaggio e il commento! Alla prossima!
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Re: Come lei desiderava
C'è molta stima tra di noi, tra tutti noi e commentare un racconto così originale e bello diventa quasi inutile. Potrei chiudere gli occhi a bordo piscina, ficcarmi bene la musica nelle orecchie e recitarla quella musica: Sei bellissima.
tommybe- Cavaliere Jedi
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Re: Come lei desiderava
Eccomi qua da te, Petunia.
Questo è un racconto che cresce man mano che procede, quando pian piano ogni pezzo va al suo posto, si collega al resto e tutto acquisisce il suo senso.
Diventa così, tra l’altro, un triste presagio, la riluttanza di Melany ad acquistare l’automobile. Ciò che invece rimarrà, sarà proprio la sua macchina fotografica.
La prima parte mi ricorda molto la sequenza iniziale del lungometraggio Up, con i progetti di lui e lei per i loro futuri viaggi, che non verranno mai realizzati. Piango tutte le volte che la vedo.
È diventato ormai un tuo marchio di fabbrica muoverti negli interstizi della Storia e rivelarcene angoli misconosciuti.
Il racconto nel complesso mi è piaciuto, anche se trovo la prima parte più rigida, mentre si scioglie di più la seconda.
Per quanto riguarda la forma, ti suggerisco alcune correzioni da fare, perché so che apprezzi e usi questo lavoro:
la spesa maggiore fu quella= occorre il trapassato prossimo, “era stata”
sotto a ognuno= senza la “a”, “sotto ognuno”
fu proprio Melany stessa= questa frase non è che sia sbagliata, ma la trovo ridondante; scriverei “fu proprio Melany” oppure “fu Melany stessa”
Mi avvicino zoppicando fino alla porta= anche questa, è solo un’imperfezione, ma modificherei la frase in uno di questi due modi: “Mi avvicino zoppicando alla porta”, oppure “Arrivo zoppicando fino alla porta”
dolente, anche= qui è meglio usare il punto e virgola
bravo, lei= meglio il punto fermo
sopratutto= non è proprio sbagliato, ma si preferisce “soprattutto”
indolenzita, l’oggetto= meglio il punto e virgola o il punto fermo
Mio nipote= mancano le virgolette di apertura del discorso diretto
Prelevo la vecchia foto= secondo me, “prelevo” è troppo burocratico, quasi da linguaggio poliziesco; è dissonante rispetto alla stile del racconto. Userei un semplice “prendo” oppure “tolgo”.
senza alcun pudore= perché questa precisazione? Per chi la stai facendo? Io la toglierei proprio.
le schiocco un bacio= anche questo “schioccare” è dissonante, anche se in senso inverso, quasi linguaggio da fotoromanzo; anche qui starei sul semplice: “la bacio”
La frase finale sarebbe “Tolgo la vecchia foto dalla tasca e la bacio”.
E, visto che ci siamo, semplificherei anche la frase iniziale: “Scoccava mezzogiorno del 15 febbraio 1919 quando piantai”= “Il 15 febbraio 1919 piantai”
“In realtà, il materiale non era troppo costoso, la spesa maggiore fu quella per oliare certi impiegati e assicurarmi le licenze necessarie alla costruzione.”= anche queste mi sembrano precisazioni superflue all’economia del racconto; mi sembra anche che allontanino dall’atmosfera che invece vuoi creare. Secondo me, puoi tagliare tutta la frase.
Attraverso il vetro smerigliato di lacrime: anche qui, renderei tutto più piano, ad esempio= “attraverso le lacrime”.
mi scorrono calde sulle guance= la trovo una sottolineatura enfatica che si potrebbe togliere; oppure, togliere almeno “calde”
Arianna 2016- Cavaliere Jedi
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Re: Come lei desiderava
EMa grazie!Ariannna. per il tuo passaggio e il prezioso e accurato editing. Quando avrò linea ora è una scommessa riuscire anche a risponderti procederò con gli aggiustamenti che mi proponi e che trovo giustissimi. Grazie di cuore 

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Re: Come lei desiderava
Il racconto è davvero bello, e la trama risulta coinvolgente e intrigante.
Mi è piaciuto proprio come hai imbastito la trama di questo racconto che ti accompagna senza lasciare nessun dubbio e dove ti porta è un posto caldo e pieno di speranza.
Tuttavia, per i miei gusti, sembra leggermente troppo breve, quasi compresso, il che potrebbe compromettere un po' il piacere della lettura. Se avessi partecipato allo step, sicuramente non avrei mai indovinato la tua identità.
Mi è piaciuto proprio come hai imbastito la trama di questo racconto che ti accompagna senza lasciare nessun dubbio e dove ti porta è un posto caldo e pieno di speranza.
Tuttavia, per i miei gusti, sembra leggermente troppo breve, quasi compresso, il che potrebbe compromettere un po' il piacere della lettura. Se avessi partecipato allo step, sicuramente non avrei mai indovinato la tua identità.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Come lei desiderava
Grazie Ima del passaggio e del commento. Non ho avuto molto tempo per sviluppare al meglio l’idea ma sono contenta che il racconto tutto sommato ti sia piaciuto 🤩
Petunia- Moderatore
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A ImaGiraffe garba questo messaggio
Re: Come lei desiderava
Grazie Tom dei troppi generoso! Grazie del passaggio e del commento. Posso abbracciarti?
Petunia- Moderatore
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Re: Come lei desiderava
Stavo per chiedertelo io
tommybe- Cavaliere Jedi
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A Petunia garba questo messaggio
Re: Come lei desiderava
Ciao Petunia.
Racconto tenero, storia d’amore dolorosa, ma con un finale rincuorante.
Proprio come lei desiderava, alla fine il sogno di Melany, in qualche modo, viene realizzato.
È vero che le idee migliori vengono e si sviluppano nei posti più disparati!
La lettura è stata piacevole, per cui hai fatto benissimo a postarlo ed essere presente anche a giochi conclusi.
Ci si legge presto, non so dove, non so quando (forse qualcuno ci sta già pensando, eheheheh…)
Un abbraccio
Racconto tenero, storia d’amore dolorosa, ma con un finale rincuorante.
Proprio come lei desiderava, alla fine il sogno di Melany, in qualche modo, viene realizzato.
È vero che le idee migliori vengono e si sviluppano nei posti più disparati!
La lettura è stata piacevole, per cui hai fatto benissimo a postarlo ed essere presente anche a giochi conclusi.
Ci si legge presto, non so dove, non so quando (forse qualcuno ci sta già pensando, eheheheh…)
Un abbraccio
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Come lei desiderava
Grazie Res di essere passata di qua… la sezione racconti soffre della mancanza dei nostri commenti e per questo sono ancora più felice del tuo commento. Ci leggiamo presto 



Petunia- Moderatore
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Re: Come lei desiderava
Con un pò di ritardo passo anch'io a commentare.
Il racconto mi è piaciuto, ammiro sempre la capacità di chi riesce a innescare con naturalezza dei fatti storici, reali, all'interno di una storia inventata.
Mi è piaciuta anche questa tua incursione negli Stati Uniti, un'ambientazione che riesce sempre ad affascinarmi.
L'unico consiglio che ti posso dare è di arricchire questo racconto, allungarlo un pò se ne hai tempo e voglia.
E poi ti esterno l'unico piccolo dubbio che mi è venuto mentre leggevo, dubbio che penso è venuto anche a te e vi hai posto rimedio col "burrone". Le macchine dell'epoca avevano una velocità assai limitata, la circolazione su strada penso abbastanza limitata. Ecco, mentre leggo di lui che zoppica, la moglie che non c'è mi dico: mica sarà successo un incidente? Quelle auto più di un tot non riuscivano a fare. Poi tu, giustamente, ti affretti a inserire il burrone e tutto rientra, però questa considerazione giusto per dirti che lì per lì, all'inizio, un campanello di allarme(se così vogliamo chiamarlo) aveva suonato.
Il racconto mi è piaciuto, ammiro sempre la capacità di chi riesce a innescare con naturalezza dei fatti storici, reali, all'interno di una storia inventata.
Mi è piaciuta anche questa tua incursione negli Stati Uniti, un'ambientazione che riesce sempre ad affascinarmi.
L'unico consiglio che ti posso dare è di arricchire questo racconto, allungarlo un pò se ne hai tempo e voglia.
E poi ti esterno l'unico piccolo dubbio che mi è venuto mentre leggevo, dubbio che penso è venuto anche a te e vi hai posto rimedio col "burrone". Le macchine dell'epoca avevano una velocità assai limitata, la circolazione su strada penso abbastanza limitata. Ecco, mentre leggo di lui che zoppica, la moglie che non c'è mi dico: mica sarà successo un incidente? Quelle auto più di un tot non riuscivano a fare. Poi tu, giustamente, ti affretti a inserire il burrone e tutto rientra, però questa considerazione giusto per dirti che lì per lì, all'inizio, un campanello di allarme(se così vogliamo chiamarlo) aveva suonato.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Come lei desiderava
Ciao Petunia, hai scritto una storia tenera e convincente, con un finale inaspettato e carico di speranza, che da un guizzo molto originale alla storia.
Questa frase:
Dopo l’incidente che le ha portate via entrambe da me,...
mi ha lasciato un pò pensierosa in quanto sembra che lui sia rammaricato per la perdita della moglie e della macchina in egual misura: ci avrei visto bene un pò di rancore verso l'oggetto che ha causato la morte di Mel, oppure è stato lui che ha causato l'incidente, ma dal testo non si capiscono bene le dinamiche.
Questa frase:
Dopo l’incidente che le ha portate via entrambe da me,...
mi ha lasciato un pò pensierosa in quanto sembra che lui sia rammaricato per la perdita della moglie e della macchina in egual misura: ci avrei visto bene un pò di rancore verso l'oggetto che ha causato la morte di Mel, oppure è stato lui che ha causato l'incidente, ma dal testo non si capiscono bene le dinamiche.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Come lei desiderava
Grazie @Byron.RN e @caipiroska mi ha fatto molto piacere il vostro passaggio e come sempre apprezzo “le pulci” perché sono un vero toccasana per capire dove lavorare su una storia.
Approfitto di questo momento per ribadire quanto sia utile e davvero arricchente poter contare su lettori che in modo generoso offrono il loro supporto e i loro spunti.
Personalmente trovo che lo spazio dei racconti e delle poesie autopubblicate nel forum siano la vera risorsa e la vera ricchezza di questa comunità.
Una ricchezza che può (e a parte mio deve) essere ancora di più valorizzata e utilizzata da tutti noi come ottima palestra.
Grazie di cuore a tutti. Mi avete fatto sentire partecipe della gara pur fuori dai box.
Approfitto di questo momento per ribadire quanto sia utile e davvero arricchente poter contare su lettori che in modo generoso offrono il loro supporto e i loro spunti.
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Una ricchezza che può (e a parte mio deve) essere ancora di più valorizzata e utilizzata da tutti noi come ottima palestra.
Grazie di cuore a tutti. Mi avete fatto sentire partecipe della gara pur fuori dai box.
Petunia- Moderatore
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Re: Come lei desiderava
Pet, e che te lo dico a fare? Questo racconto mi è piaciuto tanto, con i suoi toni delicati, la sofferenza discreta del tuo protagonista, le pennellate con cui disegni il suo passato,, con quei dettagli che rimandano a una felicità coniugale reale e tangibile.
I personaggi sono caratterizzati con maestria, mi piace quel bacio con schiocco sulla foto, alla fine. Dice molto del tuo protagonista. Come in tutto il testo. Quei piccoli rimandi, alcune frasi, alcuni gesti, riescono a rendere tangibile il tuo protagonista, la sua sofferenza e l'evoluzione del suo dolore.
Un ottimo racconto, Pet.
E che te lo dico a fare?
Ele
I personaggi sono caratterizzati con maestria, mi piace quel bacio con schiocco sulla foto, alla fine. Dice molto del tuo protagonista. Come in tutto il testo. Quei piccoli rimandi, alcune frasi, alcuni gesti, riescono a rendere tangibile il tuo protagonista, la sua sofferenza e l'evoluzione del suo dolore.
Un ottimo racconto, Pet.
E che te lo dico a fare?
Ele
Hellionor- Admin
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Re: Come lei desiderava
Ma grazie @Hellionor

Petunia- Moderatore
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