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Messaggio Da Different Staff Dom Dic 04, 2022 4:30 pm

Samuel Bainard non era certo quello che si sarebbe potuto definire un amante della poesia. Sapeva a malapena leggere e scrivere e non aveva mai aperto un libro in vita sua. D’altra parte, come soldato dell’esercito britannico, l’unica cosa che doveva fare era uccidere il maggior numero possibile di nemici. Il portare a casa la pelle al termine di ogni scontro era un qualcosa di più, che riguardava lui soltanto. Samuel aveva cercato di non disattendere mai quel precetto personale e c’era sempre riuscito, spesso per sue abilità e talvolta solo per fortuna.
Anche a Waterloo, nell’ultima battaglia a cui aveva preso parte, era riuscito nell’impresa di non smettere di respirare. Il fatto che nell’occasione il suo braccio sinistro fosse rimasto sul campo era un dettaglio di scarsa importanza.
E così, con un braccio di meno, aveva errato ramingo per l’Inghilterra fin quando, nell’ottobre del 1815 aveva incontrato il signor Mcmillan e il suo circo.
Alistair Mcmillan l’aveva accolto nella sua stramba famiglia itinerante e, come se già quello non fosse sufficiente a garantire allo scozzese la sua gratitudine eterna, gli aveva fatto dono di un arto nuovo di zecca.
Non un braccio in carne e ossa, bensì un aggeggio meccanico costruito su misura per lui, un accrocchio di rotelle, ingranaggi, molle, ganci, spirali e carrucole a cui erano fissati un moschetto a quattro canne e una balestra.
Due armi letali, unite fra loro eppure indipendenti, due sentenze che Samuel utilizzava nel suo straordinario numero di precisione. Da quando era stato arruolato nel circo di Mcmillan non aveva mai fallito un solo bersaglio. Tutti centri.
Sparare. Quella era tutta la sua vita.
Poi, nell'aprile del 1816, George Gordon Noel Byron incrociò la sua strada e bastarono solo due giorni perché la poesia gli esplodesse come una pallottola nella testa e nel cuore.

Il circo si era fermato in un'ampia radura erbosa alla periferia nord di Londra. Dopo le esibizioni in Scozia e nelle cittadine dell'Inghilterra settentrionale era il debutto nella grande città.
Mentre Alistair Mcmillan era andato in centro per pubblicizzare la sua favolosa creatura, gli artisti occupavano il tempo nei modi più svariati: alcuni a fumare oppio, altri a provare i numeri per lo spettacolo e i più agitati a sistemare il tendone e le panche per il pubblico.
Allegria, orgoglio e tensione inondavano di energia la piccola comunità.
«Anurag, fai attenzione con quella roba o ti verrà il mal di pancia» disse Samuel sorridendo.
Il fachiro indiano non perse la concentrazione e mandò giù un'altra manciata di chiodi e vetro. Poi, dopo aver bloccato la respirazione, prese un chiodo e lo piantò nel palmo della mano. Neppure una goccia di sangue fuoriuscì dalla carne. Samuel sapeva che Anurag riusciva a controllare il sanguinamento semplicemente fermando la respirazione, ma la cosa lo sconcertava ogni volta. L'indiano poteva restare in apnea per oltre sei minuti, tutta la durata del suo numero. Poi, una volta abbandonata la scena, avrebbe ripreso a respirare. E allora il sangue avrebbe cominciato a sgorgare dalla ferita.
Samuel raggiunse lo spiazzo che aveva scelto per l'allenamento, posizionò il pannello di legno a cui aveva fissato con dei laccetti di cuoio il fantoccio e le bottiglie vuote, quindi si voltò e contò dodici passi. Afferrò la polvere da sparo e ne mise un po' alla base del moschetto che aveva per braccio, poi inserì le cartucce con le pallottole all'interno delle quattro canne e, in ultimo, pressò il tutto con la lunga asta di ferro che portava sempre con sé e utilizzava a mo’ di bastone da passeggio. Aveva sempre dimostrato una certa abilità nello sparare, ma l’aggeggio che gli aveva attaccato Mcmillan al posto dell’arto sinistro era semplicemente infallibile.
Alzò l’arma in direzione dei bersagli, prese la mira e sparò.
Le quattro bottiglie alla sinistra del fantoccio esplosero in piccoli pezzi.
Caricò l’arma ancora una volta, come aveva fatto in precedenza, sparò altri quattro colpi e toccò alle bottiglie di destra frantumarsi al suolo.
Scrollò il braccio, facendo ruotare la balestra al posto del moschetto.
Caricò una freccia e la scoccò verso il fantoccio. Poi una seconda, una terza e tantissime altre. I dardi andarono a conficcarsi attorno al pupazzo riempito di paglia, vicinissimo alle membra inanimate, ma senza scalfirle.
«I miei complimenti, signore. Sono stupefatto, non ha sbagliato un colpo.»
Samuel si girò verso la voce: apparteneva a un curioso damerino, agghindato con una redingote dal colore violaceo e degli stivali bianchi che gli arrivavano al ginocchio.
«Grazie, Sir» rispose Samuel. «Con chi ho l’onore di parlare?»
«Il mio nome è George Gordon Noel Byron, barone di Byron, rappresentante della Camera dei Lord e soprattutto poeta.»
«Ah, un nobile. E un poeta.»
Il fante pronunciò l’ultima parola con una nota d’ilarità.»
«Devo dedurre dal vostro sarcasmo che non amate molto la poesia, signor…»
«Bainard. Samuel Bainard. E in verità non la amo affatto. Che c’è di poetico nel mondo? Ve lo dico io. Nulla.»
«Ma la poesia è dappertutto, basta saper guardare col cuore.»
Samuel scosse la testa e sputò per terra.
Il poeta da par suo iniziò a declinare alcuni dei suoi versi.
«Vi è un piacere nei boschi inesplorati e un’estasi nelle spiagge deserte, vi è una compagnia che nessuno può turbare presso il mare profondo, e una musica nel suo ruggito; non amo meno l’uomo ma di più la natura dopo questi colloqui dove fuggo da quel che sono o prima sono stato per confondermi con l’universo e lì sentire ciò che mai posso esprimere né del tutto celare.»
Samuel provò a ridere in segno di scherno, ma non vi riuscì. La sua intenzione mal si accoppiava con ciò che provava. Al centro del petto una sconosciuta onda di calore stava cercando di sciogliere le sue certezze.

Alistair Mcmillan tornò all’accampamento che mezzogiorno era già scoccato da tempo; tra le braccia teneva bottigliette, ampolle e scatolette di latta, frutto degli acquisti fatti nella zona del porto.
Il suo volto era raggiante.
«Allegri, ragazzi. Se l’istinto non m’inganna penso che ci fermeremo qui diverse settimane. Ho avuto la sensazione che tutta Londra frema dalla voglia di assistere al nostro spettacolo.»
Il suo sguardo si soffermò con curiosità sul visitatore tutto agghindato che parlottava con Samuel.
«Bentornato signor Mcmillan» lo salutò Samuel. «Lui è George Byron, un poeta. Vorrebbe assistere allo spettacolo.»
«George Byron» bofonchiò l’impresario, sorridendo.
«Devo dedurre che voi conosciate me e le mie opere, signore?» domandò il poeta.
«In tutta onestà no davvero, ma un grande artista da noi è sempre il benvenuto.»
«Grande artista!» esclamò Byron. «Ma se avete appena affermato di non conoscermi.»
«È vero, ma il vostro modo di abbigliarvi denota quantomeno una grande personalità. Vi fermate a pranzo da noi, signor Byron?»
Il poeta parve rimuginare oltremodo su quella proposta, poi acconsentì.
«Bene. Seguitemi in cucina allora, che facciamo due chiacchiere.
La cucina era un grosso carrozzone in legno situato al centro dell’accampamento. All’interno l’ambiente risultava diviso in due parti ben distinte. In quella anteriore, in prossimità dell’entrata, c’erano la grande stufa di ghisa col tubo che scompariva oltre il tetto della carrozza, i mobiletti per le provviste e le spezie, la credenza con pentole, vasellame e stoviglie. Quella posteriore invece era occupata da una grossa vasca in rame e da tutta una serie di strambe attrezzature: alambicchi, distillatori, imbuti, bilance, recipienti di forma cilindrica, cannule, crogioli, beute, capsule, mortai, tubi, tubicini e altre diavolerie varie.
Sopra il ripiano della stufa a legna gorgogliava un pentolone nero consunto dall’uso.
«Spero proprio che vi piaccia lo stufato. Anzi, fatemi la cortesia, aggiungete un po' di spezie» disse Mcmillan, indicando il mobiletto situato proprio di fronte a Lord Byron. «La numero quindici.»
Il poeta rovistò nel mobile finché non trovo un vasetto contrassegnato con quel numero.
«Perfetto, è quello. Si tratta di un miscuglio di origano, pepe e aglio tritato. Conferisce alla carne un sapore deciso. Buttate giù una bella manciata, per favore.»
Byron fece come gli era stato detto e gettò la polverina sullo stufato.
«E ora una bella mescolata.»
Mcmillan tirò una corda e un bizzarro meccanismo si mise in moto sotto il soffitto. Si trattava di un complicato groviglio d’ingranaggi terminante con due cucchiaioni di legno, tarati per affondare dentro il pentolone e girare in tondo per almeno un minuto.
«Il segreto per ogni stufato degno di questo nome è una bella rimestata vigorosa.»
Il proprietario del circo si lasciò scappare una risata e armeggiò col materiale che aveva reperito al porto di Londra.
«Questo invece è il segreto per uno spettacolo perfetto. Conoscete le proprietà delle foglie di coca?»
Byron lo guardò assorto, facendo cenno di no con la testa.
«Ho viaggiato tanto, amico mio, e in ogni posto in cui sono stato ho trovato qualcosa di eccezionale. Queste per esempio le ho scovate nelle Americhe del Sud» continuò Mcmillan, tirando fuori le foglie. «Sono capaci di rinvigorire il corpo e lo spirito.»
«Parlate sul serio?»
«Certo. Possono raddoppiare la forza fisica in un uomo, aumentano la concentrazione e l’attenzione e non fanno sentire la fatica. In pratica regalano un benessere intenso e totale per qualche ora. È anche grazie a questo portento se i miei artisti sono infallibili.»
Il volto di Lord Byron si illuminò.
«Credete che il mio estro, la mia immaginazione possa trovare giovamento?»
Il proprietario del circo si limitò a sorridere.
«E come si assumono queste foglie?»
«Si possono anche masticare, come fanno le popolazioni andine, ma l’effetto benefico svanisce quasi subito. Io ho affinato un procedimento, anche se è un po' lungo. Guardate. Fate come me.»
Alistair Mcmillan prese del salgemma e iniziò a romperlo in piccoli pezzetti, imitato da Byron.
«Ora prendiamo i cristalli di salgemma e li gettiamo nella vasca di rame.»
Fu poi la volta delle foglie verdi a essere fatte a pezzetti.
«Adesso riempiamo la vasca con cinque secchi d’acqua per preparare la salamoia e in ultimo aggiungiamo le foglie.»
«E ora?» domandò Byron con una strana eccitazione nella voce.
«Adesso è necessario aspettare qualche giorno perché le foglie macerino ben bene.»
L’uomo fece una pausa, quindi indicò gli altri acquisti di quella mattina.
«Dopodiché si aggiunge all’acqua olio di balena e successivamente i reagenti, come la polvere di gesso e i grani di magnesio.»
«Qualche giorno? Ma io non ho il tempo di aspettare. Domani lascerò l’Inghilterra. Per sempre.»
«Mi dispiace, amico mio. La chimica ha regole e tempi tutti suoi, così come la poesia.»
Mcmillan frugò nella tasca del pastrano ed estrasse una tabacchiera in argento dalla forma ovale. Sul coperchio erano incise le sue iniziali.
«Tuttavia non dovete preoccuparvi; non vi farò lasciare il paese senza prima farvela assaggiare. Parteciperete con noi al rituale collettivo che precede lo spettacolo.»
L’uomo fece un cenno a Samuel Bainard, che fino a quel momento li aveva spiati dalla finestra del carrozzone.
Il fante entrò in cucina e, seguendo le disposizioni del padrone, andò a chiamare gli altri.
Mcmillan intanto prese dalla tabacchiera una polverina biancastra e la inserì nel fornelletto di una grossa pipa assieme a del tabacco.
Quando finalmente tutti gli artisti furono al suo cospetto, sfregò un fiammifero e accese la pipa.
«Ora fumeremo tutti, due belle boccate ciascuno. Il rito collettivo della pipa garantirà che lo spettacolo si svolga in maniera esemplare.»

Lo spettacolo si svolse in modo esemplare anche quel pomeriggio.
Come ogni volta.
Samuel Bainard sparò e scoccò frecce contro il bersaglio umano costituito dallo stesso Alistair Mcmillan senza scalfire la sua figura, abbattendo solo bottiglie e barattoli. Anurag si trafisse le carni senza farle sanguinare. I giocolieri eseguirono i loro numeri di abilità alla perfezione. L’uomo più forte del mondo spaccò tronchi, lastre di pietra e blocchi di marmo con la sola forza delle mani. I freak incantarono e inorridirono il pubblico con movimenti ipnotici e disturbanti. La vampira Clarinda uscì dalla cassa da morto in cui era stata rinchiusa in meno di tre minuti, migliorandosi di molto. Gli acrobati effettuarono salti ed esercizi pericolosi ad altezze impossibili. L’uomo torcia si diede fuoco in mezzo alla pista, la percorse per tutto il diametro, poi s’immerse in un barile colmo d’acqua uscendone fresco come una rosa.
Allo spettacolo prese parte anche Byron, declamando versi e dando un saggio della sua abilità pugilistica a un bifolco che aveva denigrato le sue poesie.
«Roba per donnette e invertiti» aveva gridato un omone del pubblico, invitando il poeta a dimostrargli di essere un uomo.
George Byron non si fece pregare e lo stese lì davanti a tutti.
E poi ci fu il gran finale. La luce del pomeriggio era già stata assorbita dalle ombre della sera e le fiaccole accese per illuminare a giorno la tenda del circo, quando un mormorio di stupore si diffuse tra il pubblico.
Un uccello meccanico, elegante, dal corpo snello e affusolato prese a camminare nell’arena. Le lunghe zampe avanzarono sulla superficie in terra battuta sino a raggiungere il centro, poi si fermarono. L’uccello meccanico allargò le ali e si mise in equilibrio su una zampa. Poteva assomigliare a un’aquila, a un fagiano, magari a un pavone. O forse era la summa di tutti gli uccelli del creato.
Il piumaggio, simulato con della carta colorata, era incredibilmente variopinto e realistico. Le ali e il corpo erano un tripudio di giallo, ocra, rosso e arancio, mentre la coda e i ciuffi della testa risplendevano di pigmenti verdi, celesti e violetti. I colori scintillavano nella luce delle torce incandescenti. Quando l’uccello provò a sbattere le ali come a voler prendere il volo, Mcmillan entrò in scena. Nella mano destra reggeva una fiaccola accesa. Appena l’avvicinò a un’ala del volatile artificiale la carta s’incendiò all’istante. Un odore come d’incenso si sparse subito nell’aria; l’aroma, all’inizio dolce, virò verso un sentore più acre, a causa del trattamento fatto alla carta con fibre di canapa.
«Signori e signore» esordì l’impresario, «la fenice ardente qui al mio fianco sta a indicare che lo spettacolo volge al termine. Tra pochi istanti rimarrà solo uno scheletro ferroso ricoperto d’ingranaggi e un mucchietto di cenere. Ma ricordate, la cenere non sempre è un simbolo di distruzione, talvolta, come per la fenice, può rappresentare una rinascita. Spero che lo spettacolo vi sia piaciuto. Domani ci sarà una nuova esibizione alla medesima ora. Grazie per avere onorato il circo Mcmillan con la vostra presenza.»
L’impresario gettò una coperta sulla creatura scheletrica, come volesse celare agli occhi degli spettatori la vista di un cadavere. Si trattava di un colpo di teatro, perché il meccanismo non aveva subito alcun danno.
Non poteva rovinarsi, il ferro e gli ingranaggi erano stati cosparsi con una soluzione protettiva di sua invenzione.
Fece un inchino e uscì tra gli applausi di tutti gli astanti.

«Perché non rimani con noi? Alistair potrebbe pensare a un numero anche per te. È un genio.»
Byron accarezzò i capelli di Samuel e scosse la testa. Poi lo baciò.
«Meglio di no. Ho una nave che mi aspetta.»
Il sole mattutino filtrava dalla finestrella del carrozzone, illuminando i volti dei due uomini.
«Allora hai deciso? Non posso fare nulla per convincerti?»
«Credo di no.»
Samuel ripensò alle poesie che Byron aveva declamato per lui quella notte e s’incupì.
«Almeno promettimi che scriverai un poema per me.»
«Magari lo farò. Prenderò spunto dal signor Mcmillan. È un uomo davvero fuori dal comune.»
«E io?»
«Anche tu. Non ho mai conosciuto nessuno con un moschetto al posto del braccio.»
«Un moschetto a quattro canne e una balestra» rimarcò Samuel.
I due si misero a ridere, poi si abbracciarono.
«Quando pensi di metterti in viaggio?»
«Nel pomeriggio, prima del vostro spettacolo. Magari dopo aver partecipato al rituale della pipa.»
«Dove andrai?» chiese Samuel, dopo alcuni minuti di silenzio.
«Non lo so, di sicuro via dall’Inghilterra.» Byron fece scorrere la mano lungo l’arto metallico del suo amante. «Non mi hai ancora detto dove hai perso il braccio.»
«Ha importanza?»
«Sono curioso. È la mia natura.»
«L’ho perso in battaglia a Waterloo, in Vallonia.»
Byron parve perdersi nei suoi pensieri, poi annuì.
«Bene, allora il mio viaggio mi condurrà lì. A Waterloo.»
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Messaggio Da Petunia Mar Dic 06, 2022 7:05 am

Un racconto raffinato in cui niente è lasciato al caso. Ricco di dettagli, molto curato nella forma e nella scelta del linguaggio appropriato per l’epoca descritta. 
Il circo e i circensi, la minuziosa descrizione della produzione artigianale del crack. Tutto senza sbavature, perfetto. 
I paletti sono ben inseriti al punto che quasi non si notano, la cucina ha un proprio ruolo tra i tanti anche se non riveste quello della protagonista della storia. Mi ha un po’ spiazzato il fatto che tu definisca amanti Byron e Samuel. Di questo sentimento nato tra i due non avevo avuto la minima sensazione durante la lettura.
Il finale non sono riuscita ad afferrarlo bene. Di certo c’è poesia.
Comunque si tratta di un ottimo lavoro. Complimenti.
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Messaggio Da Danilo Nucci Mar Dic 06, 2022 4:49 pm

Per esclusione, direi che il genere prescelto sia lo steampunk, di cui confesso di sapere ben poco. Gli altri elementi: Byron, la fenice, il fante mi sembrano ben utilizzati nell’intreccio della storia.
La scrittura mi è sembrata impeccabile con parti dialogate e descrizioni ben equilibrate e bilanciate.
Con i paletti così ostici a disposizione credo che tu abbia fatto veramente il massimo.
Interessante anche l’inserimento del tema della presunta bisessualità di Byron.
Un plauso per una lettura molto molto piacevole.

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Messaggio Da FedericoChiesa Mer Dic 07, 2022 11:39 pm

Sono rimasto un po' sorpreso dal finale: secondo me sarebbe stato meglio introdurre nel racconto molto prima la relazione tra Byron e Samuel.
Ci sono poi aspetti oscure, penso dovuti alla mia ignoranza, come il perché Byron vada a Waterloo.
Il racconto scorre bene, ma non ha trasmesso molto.
Genere e paletti però sono  rispettati alla grande.
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Messaggio Da tommybe Gio Dic 08, 2022 10:17 am

L'incontro scontro di Samuel e Byron è esilarante, sarà il preludio di una lunga amicizia, e forse più.
Il racconto è scritto con mano sicura e con totale assenza di errori. Sicuramente il migliore che io abbia letto nel contesto.
La storia del braccio mi è sembrata un po' forzata, ma è sicuramente servita a fare accomodare il racconto nel genere stabilito. Che aggiungere? Complimenti.
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Messaggio Da Arianna 2016 Dom Dic 11, 2022 11:27 pm

Una lettura piacevole, il che non è scontato per un racconto dove, in realtà, non accade niente di particolare, quindi il rischio potrebbe essere quello di annoiarsi.
Invece la scrittura fluida, il modo in cui le cose vengono raccontate, fa sì che si arrivi alla fine con la sensazione di avere fatto una bella passeggiata, godendosi il paesaggio.
Gli elementi del genere steampunk sono ben armonizzati con la storia.
L’incontro di Samuel con la poesia mi ha ricordato molto la figura del postino di Neruda, di Troisi.
Confesso di non avere colto i riferimenti letterari alle opere di Byron, ma questo è dovuto alla mia totale ignoranza dell’argomento.
Un buon lavoro.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Lun Dic 12, 2022 4:12 pm

Una fantasia sfrenata. Quella d'iniziare alla coca Lord Byron è addirittura tremenda. La tua storia è scritta in maniera eccellente e non contiene nessun intoppo. Ottimo anche il riferimento allo steampunk pur senza esagerare. Insomma con me hai buone possibilità di podio. Ma non ho ancora finito.
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Messaggio Da Arunachala Mer Dic 14, 2022 11:03 am

niente male davvero, questo pezzo.
a parte qualche refuso (mancano caporali, a volte sono in più), è ben scritto e molto scorrevole, per nulla pesante.
sono rimasto di stucco nell'apprendere che i due sono diventati amanti, non me lo aspettavo.
e suppongo che Byron vada a Waterloo per Samuel, visto che là ha perso il braccio. magari avrà qualche ispirazione particolare.
piacevoli le descrizioni e bella l'idea del rituale pre spettacolo.
complimenti

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Messaggio Da Achillu Sab Dic 17, 2022 5:58 pm

Ciao Aut-

"migliorandosi di molto" a mio gusto no: stona con il fatto che tutto il resto ha funzionato "come ogni volta".
La trama secondo me gira poco. Mi spiego: la vita reale non ha una trama e quindi è del tutto possibile che Byron sia annoiato e accetti (nonostante sia un Lord e quindi nobile) di unirsi al pasto serale di gitani sconosciuti (in Italia sarebbero stati considerati anche meno che plebei, probabilmente anche in Inghilterra). Allo stesso modo in una ipotetica vita reale Byron e Bainard potrebbero diventare amanti. Ma in un racconto questi fatti a mio parere non dovrebbero essere proposti come dati di fatto e basta ma possibilmente introdotti o anticipati, in modo che chi legge effettui quella che si chiama "sospensione dell'incredulità" ma non lo faccia in maniera acritica.
"Poi, nell'aprile del 1816, George Gordon Noel Byron incrociò la sua strada e bastarono solo due giorni perché la poesia gli esplodesse come una pallottola nella testa e nel cuore." Questa potrebbe essere l'anticipazione che la mia sensibilità richiede? Secondo me è troppo poco, soprattutto perché tra questa anticipazione e la scena finale non esplode più niente, né nel cuore né nella testa di Bainard.
La cucina appare poco, ma è anche l'ambiente più steampunk di tutto il racconto. Gli altri elementi steampunk non sono ambienti: il braccio di Bainard e la fenice meccanica. Piaciuti molto tutti e tre, li ritengo sufficientemente memorabili, come se li avessi visti davvero eppure descritti in modo da non stancare, anzi in alcuni momenti ero quasi incuriosito di saperne di più.
Intrigante anche l'idea di introdurre la coca per gli artisti e la canapa per gli spettatori, non mi stupirebbe se qualcosa del genere fosse successa davvero.
Ho trovato un fante, Lord Byron e la Fenice. Lord Byron poco nobile, ma fante e Fenice davvero molto originali; tutti e tre i paletti ben inseriti. Sufficiente lo steampunk.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Susanna Dom Dic 18, 2022 12:31 am

Un racconto tutto sommato piacevole, dal ritmo scorrevole ma senza picchi particolari, ben gestito anche se a tratti è stato necessario raccontare molto per inquadrare personaggi, epoca e situazione. Forse qualcosa si potrebbe sintetizzare, senza perdere niente che non sia utile al lettore, per dare più spessore ai protagonisti, facendo in modo che non rimangano, alla fine, solo personaggi ma diventino “persone”.
La trama regge, non ci sono momenti particolarmente emozionanti o adrenalinici, nell’insieme i paletti prescelti sono ben legati tra loro in una storia originale e ambientata in un luogo singolare, adatto a contenere tutti gli elementi.
Il genere steampunk è sufficientemente presente, gestito attraverso elementi importanti per l’economia del racconto: l’arto del fante, decisivo per il suo futuro, i meccanismi utilizzati in cucina e la fenice.
Il genere lo si perde per strada quando si entra nel mondo del circo, coi tanti personaggi e con l’entrata in scena di Lord Byron. Una presenza “ingombrante” quella del poeta, se vogliamo, che prende quasi il sopravvento sugli altri protagonisti, inserendosi nella troupe con estrema facilità, scatenando emozioni inaspettate per il fante, fino al finale con la sua omosessualità.
La cucina… beh, è gestita da meccanismi innovativi, vi si prepara lo stufato, ma diventa poi un laboratorio per la produzione di droga, cui viene iniziato il poeta.
Nonostante queste positività, che contano molto e di cui è doveroso dare atto, è un racconto fine a sé stesso: inizia, si sviluppa e termina. Personalmente di questa vicenda e dei personaggi - soprattutto del Fante che è quello più provato dalla vita, ma la cui vicenda non è resa nella drammaticità che ci si aspetta  - è rimasto ben poco, quando invece, soprattutto nel finale, mi sarei aspettato qualcosa di emotivamente più forte (finalmente!)

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Messaggio Da Fante Scelto Lun Dic 19, 2022 1:43 pm

Io... l'ho detto più volte ma devo ridirlo anche qui. Mi perdonerete, spero.
Per me non siamo nel genere steampunk, del quale manca la componente fondamentale, cioè il fatto che la tecnologia a vapore sia diffusa al punto da caratterizzare il mondo come lo conosciamo in modo totalmente diverso.
Qui tutto questo manca. 
Attenzione: steampunk non vuol dire necessariamente ucronia, cambi nella storia o chissà quale necessità di spiegare complicati meccanismi. Basta accennarli, è sufficiente.
L'importante è che tutto sembri normale. Consueto. E' una realtà alternativa.
In questo racconto io vedo uno spaccato di vita del 1816 con l'aggiunta di geniali invenzioni, prerogativa di un circo, molto innovative per l'epoca. 
Manca proprio il concetto base di steampunk, purtroppo.

Detto questo, la storia in sé non è male, è uno spaccato di vita inquadrato in un paio di giorni specifici. Non succede molto, ma ci può stare.
Appare un po' forzato che Byron, in procinto di salutare per sempre la sua terra natia, decida di spendere le sue ultime ore andando al circo, peraltro presentandosi ben prima dell'orario dello spettacolo, ma è un pensiero mio.
Concordo con chi sostiene che la relazione tra Samuel e Byron andrebbe almeno fatta intuire un po' prima: leggendo sono rimasto spiazzato dall'improvvisa tenerezza tra i due. Ci sta come colpo di scena, volendo, ma avrei preferito che ci fosse una qualche base preparata.

Lo stile di scrittura non mi ha entusiasmato. Certi passaggi sono tanto spiegati, specie nelle descrizioni delle meraviglie tecnologiche: sempre in coerenza con quanto dicevo sopra, in realtà non è indispensabile spiegare tutto. Basta accennare, lasciar intuire, il senso poi il lettore lo capisce da sé.
Dialoghi da rivedere, secondo me, troppo impostati, poco spontanei, specie all'inizio.

Chiudo sui paletti. 
La cucina è un po' marginale, ma non so come avresti potuto sfruttarla meglio visto l'impianto narrativo che hai scelto.
Benissimo Lord Byron.
Benino la fenice, ma avrebbe meritato qualcosa di più, anche poco. Che fosse il logo del circo, ad esempio. Almeno se ne sarebbe capito il perché al momento dell'esibizione finale.
Il fante, invece, secondo il mio modesto parere, non è stato reso nel modo giusto. 
Un fante è un soldato di fanteria. Samuel era un soldato di fanteria, non ha più legami con quel mondo e nella storia non fa nulla che in qualche modo sia collegato al suo passato (a parte sparare, ma è qualcosa che potrebbe fare anche un cacciatore, per dire).
Anche il fatto che la voce narrante lo definisca spesso "fante" è del tutto improprio, visto che è un artista del circo e non certo un soldato di Sua Maestà.

Collegandomi a quest'ultimo punto, anche il titolo mi perde d'efficacia e non lo trovo così azzeccato rispetto ai temi portanti del racconto, che sono altri.

Insomma, autore, sei capitato sotto la mannaia di FanteZerbi, mi scuso come sempre se posso sembrare troppo puntiglioso, ma dove ci sono i miei generi di riferimento divento più severo del solito.
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Messaggio Da Asbottino Mar Dic 20, 2022 9:29 am

Non conosco abbastanza il genere, ma mi sarei aspettato una tecnologia fuori posto per il suo tempo. Qui invece le invenzioni si mischiano ai numeri del circo e danno l'impressione di far parte della normale meraviglia di uno spettacolo di quel tipo, uno spettacolo dove lo scarto tra quello che il pubblico vede e la realtà è un trucco ripetuto sera dopo sera.
Il racconto parte molto bene. Tutta la descrizione delle vicende che hanno portato Samuel a unirsi al circo è molto riuscita. L'introduzione di Byron ci sta, ma il rapporto tra i due non è gestito al meglio. La poesia sembra far breccia in Samuel, è l'autore a dircelo, ma i fatti lo mostrano poco. Oltrettutto Byron sembra volersi unire al circo, o comunque fare esperienza di quella vita, ma l'ultimo paragrafo improvvisamente introduce il tema della relazione sentimentale tra i due e Samuel torna ad essere l'unico legame di Byron con la storia. In quest'ottica il primo difetto del racconto è proprio nella gestione della trama.
Il secondo è che la cucina non esiste: è solo un altro elemento del circo.
Se non fosse per questi due punti il racconto meriterebbe molta più attenzione. Ha tanti momenti estremamente riusciti e la scrittura, a di là di qualche refuso, è ottima.
L'impressione generale è che forse l'autore sia riuscito solo all'ultimo a mettere insieme una storia partendo dagli elementi a disposizione e questo abbia influito soprattutto sulla gestione della trama. Il talento per scrivere quello invece c'è e viene fuori comunque. Oltretutto è uno stile di scrittura e un modo di approcciare la narrazione e i personaggi che mi trova molto in sintonia. Peccato per la cucina.

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Messaggio Da Nellone Mer Dic 21, 2022 2:25 pm

Del racconto apprezzo soprattutto la modalità di narrazione, molto calma e particolareggiata, che rimanda ai grandi scrittori dell’Ottocento; peccato però che non sia supportata da una forma altrettanto caratteristica ma, al contrario, risulta un po’ elementare (moltissimi gli “era” presenti, alcuni dei quali eliminabili o sostituibili con qualche altra forma). Mi lascia l’idea di qualcosa di incompiuto, forse per il sopraggiunto limite di battute. Si sarebbe potuto togliere qualcosa (come la descrizione di alcuni acrobati) e soffermarsi su quei particolari che supportano la storia. Pensavo che la storia della pipa tornasse utile nel finale e spiegasse la decisione di Lord Byron di andare via, mentre invece il tutto prende una piega sentimentale francamente inaspettata, ma che viene proposta in modo eccessivamente affrettato.
Veniamo ai paletti: Lord Byron presente, fante presente ma non vincolante (il passato di soldato non modifica la narrazione: il protagonista avrebbe potuto perdere il braccio in qualunque occasione); originale la fenice meccanica. Grande assente la cucina, semplicemente perché…. Non si cucina. Non sono un esperto, ma il genere steampunk mi sembra rappresentato bene.
Nel complesso un racconto che avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per essere sviluppato, così com’è pare di più una sinossi che un racconto completo. Idee molto originali, comunque!

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Messaggio Da paluca66 Ven Dic 23, 2022 10:59 pm

Errori /refusi ne ho trovati soltanto un paio:
«Bene. Seguitemi in cucina allora, che facciamo due chiacchiere.
Hai dimenticato di chiudere le virgolette.
Il poeta rovistò nel mobile finché non trovo un vasetto
trovò
La scrittura è ottima, il racconto scorre senza intoppi e si legge piacevolmente anche se ogni tanto hai inserito dei lunghi elenchi (i marchingegni del braccio, gli alambicchi della cucina, i numeri dei vari artisti del circo) che hanno appesantito la trama finendo con il rubare spazio a qualcosa che avrebbe potuto spiegare meglio il finale.
Paletti:
la cucina mi lascia un po' perplesso in quanto mi sembra inserita a forza e destinata a un compito che non è esattamente il suo. originalissima la fenice, molto meno caratteristico il fante che tutto fa tranne il fante; Byron, invece, è proprio lui.
Sul genere non mi sbilancio, credo siamo nello steampunk ma come ho già scritto nei commenti di altri racconti, non ne sono sufficientemente pratico per darne un giudizio compiuto: posso solo dire che, forse, in almeno un altro racconto l'ho trovato più centrato.
La storia che ci hai raccontato è originale e interessante ma avrebbe dovuto essere sviluppata in uno spazio più ampio e qui mi riallaccio a quanto detto prima a proposito dei lunghi elenchi che potrebbero aver tolto dello spazio al racconto e mi riferisco soprattutto a quel finale tanto bello quanto improvvisato e che mi ha lasciato l'impressione di essere stato attaccato alla bell'e meglio, un po' come il braccio posticcio di Samuel.

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Messaggio Da Byron.RN Sab Dic 24, 2022 6:32 pm

La prima cosa che mi colpisce di questo racconto è la mancanza del vapore. In tutti gli altri racconti letti si accenna all'energia creata dal vapore, qui no.
Non sono un lettore, né tantomeno un esperto del genere steampunk, mi sembrava comunque di aver capito che l'elemento vapore fosse caratterizzante per il genere. Dimenticanza? Scelta consapevole? Non so.
La storia poi ci mostra elementi interessanti come la fenice meccanica, il braccio artificiale del fante e la strana procedura per ricavare la cocaina dalle foglie di coca.
È un aspetto particolare questo della fabbricazione della coca, che ha un suo peso nella storia, anche se la cucina dove viene prodotta nell'economia del racconto non ha una rilevanza centrale. Sì, la cucina è un pò in disparte.
Lord Byron mi sembra invece un personaggio riuscito, pittoresco e imprevedibile come me lo immaginavo. Stranamente però, il personaggio che mi è piaciuto di più è Alistair Mcmillan, una figura che esula dai paletti.   
In quanto alla storia è abbastanza lineare, non ci sono troppi fuochi d'artificio(perdonami la battuta, va a fuoco solo un volatile meccanico  Waterloo 1f600)  ma si lascia leggere con piacere e interesse.
Come ho già scritto per altri racconti, d'altra parte, per scrivere una storia piacevole e accattivante non è necessario inventarsi le cose più astruse e strampalate.
E comunque, come ho già scritto(anche qui) per altri racconti il mix di paletti di questo step era micidiale.
Concludendo un buon racconto, ma la chiosa è un pò quella che ha scritto Asbottino che mi ha preceduto: peccato per quella cucina.
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Messaggio Da SuperGric Mar Dic 27, 2022 8:12 am

Un racconto carino, ma che a mio parere gira un po’ a vuoto. Sorry aut@, mi dispiace sempre quando un racconto non mi prende più di tanto e devo fare più critiche che complimenti, ma DT impone sincerità.
Ci sono tanti elementi e tanti personaggi, ciascuno interessante e bene rappresentato, ma tutti disuniti. Manca una trama vera e propria. La coca è un’intuizione splendida ma non aggiunge nulla alla storia. La passione improvvisa per la poesia di Samuel si risolve in un improbabile rapporto sessuale con Byron. I personaggi non hanno una volontà o un desiderio particolare. Lo steampunk c’è ma non caratterizza il contesto, aggiunge solo qualche elemento bizzarro. La cucina è solo uno dei tanti ambienti in cui avvengono le vicende.  
Di buono c’è una scrittura solida e precisa, anche se con qualche particolare superfluo (es.: inutile spiegarci come Anurag riuscisse a non farsi sanguinare la mano bloccando la respirazione, anche perché non ha senso).
Insomma. Mi dispiace… ma non mi è piaciuto tanto. Alla prossima!
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Messaggio Da Akimizu Mar Dic 27, 2022 10:54 am

Ciao autore, il tuo bel racconto è pieno di luci e ombre. Sul genere non ripeto ciò che ha evidenziato Fante, ma lo condivido in toto. Passo comunque oltre, perché nonostante tutto gli elementi steampunk potrebbero essere presenti "oltre" il testo, insomma, vediamo uno spaccato molto ridotto del mondo che hai creato, forse le innovazioni tecnologiche presenti nel circo hanno influenzato anche altri ambiti della società. Di sicuro nell'ambito delle protesi, per dire. Certo che un accenno a come il mondo è mutato non avrebbe guastato, ma sono scelte. Altro discorso va invece fatto per la chiusa, molto slegata dal resto, concordo in pieno con chi ti ha consigliato di fare qualcosa per renderla più credibile e omogenea, che so, anche un semplice scambio di sguardi complici. Ho trovato invece molto intelligente e originale l'uso della cucina, non certo marginale, sarà che quando sento di cucinare e questo viene associato alla droga mi viene in mente Breaking bad. In questa logica, dove lo stupefacente e quindi anche la sua innovativa preparazione, diventa il perno del racconto, la cucina è fondamentale. L'ambientazione è molto suggestiva, come tutto ciò che riguarda il circo, che ha sempre il suo fascino, e molto curata la scrittura, davvero complimenti. A rileggerci!
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Messaggio Da ImaGiraffe Mer Dic 28, 2022 9:35 am

Un racconto strano difficile da commentare perché sembra non avere un anima definita.
C'è tanto non detto in questo racconto come se anche l'autore si fosse lasciato guidare dal testo senza andare da nessuna parte.
L'inizio non da inizia sul genere. La comparsa di un braccio robotico fa pensare allo steampunk ma lo spunto rimane lì. 
Per tutta una seconda parte c'è l'incontro tra Samuel e Byron, questa parte dovrebbe avere una parte importante. perché tu alla fine li definisci "amanti" ma in quella parte non si percepisce nulla di questo sentimento. anzi, dirò di più, tutta la reazione tra i due mi è sembrata forzata.
Poi entra in campo la cucina. Anche in questo caso c'è molto impegno nel descriverla e immaginarla per poi relegarla a semplice sfondo dell'azione. L'utilizzo che ne hai fatto è bello mi piace ma quello doveva essere il fulcro del racconto quel mondo lì. Mcmillan che cucina per i suoi fenonimi. McMillan e la sua cucina. 
il racconto avrebbe dovuto parlare di quello, tralasciando il resto. 
L'ambientazione è di certo affascinate. I freak show mi piacciono un sacco. Ma doveva concentrarsi su quello e non sul resto. Il personaggio di Byron ha messo una tristezza brutta nel racconto.
Concludo con il titolo che in tutta onesta non mi è piaciuto. Anzi, conferma l'idea che il racconto non avesse un'anima definita.
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Messaggio Da Molli Redigano Lun Gen 02, 2023 12:11 am

Racconto particolare.

Mi è piaciuto molto soprattutto per la dovizia di particolari delle descrizioni. Ho notato una cura al limite del maniacale per tutti i piccoli aspetti del testo, non soltanto tecnici ma anche narrativi. Molto interessanti i personaggi di Samuel e di Lord Byron. Aldilà della loro relazione che si scopre sul finale, io penso che abbiamo molto in comune: Samuel che continua a rapportarsi con il suo stato di mutilato di guerra abilmente "ricostruito" (ottima la veicolazione al genere in tal senso); Byron in continua contrapposizione alla sua fama della quale sembra soffrire una sorta di ansia, aspetto comune a molti artisti, in generale.

Insomma una piacevole sorpresa che mi ha lasciato una sensazione positiva.

Grazie

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Orazio, Ars Poetica, vv. 343-344


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Messaggio Da caipiroska Lun Gen 02, 2023 6:34 pm

Ho letto davvero con molto piacere questo racconto!
Il modo in cui è scritto è davvero ben curato e coinvolgente, con una buona attenzione verso i dettagli e i particolari. Alcune $cene funzionano davvero bene, i dialoghi sono ben gestiti e verosimili e $ei riuscito a creare con il direttore del circo una figura originale e davvero interessante.
Purtroppo non ho trovato la stessa attenzione verso la struttura della storia: a metà racconto ero ancora indecisa su quale genere fosse stato scelto.
La prima parte poi (che reputo una delle migliori del conte$t) mal $i amalgama alla $ucces$iva, dove la fenice, $eppur molto sugge$tiva, non appare ben giu$tificata all'interno della trama e la rela+ione tra i due appare all'improvviso, $en+a nemmeno un piccolo ammiccamento precedente: non è un male, e forse ci può anche stare, ma è una $cena talmente improvvi$a e ina$pettata che ho pen$ato di e$$ermi per$a qualco$a prima.
D'altro canto però que$to pale$ar$i all'improvvi$o incurio$i$ce molto: fuori dal vincolo dei paletti credo che il te$to meriti di e$$ere approfondito e indagato meglio.
Il te$to ini+ia e fini$ce citando VVaterloo, ma non la reputo co$ì fondamentale da meritar$i il titolo.

Mi $cu$o con l'autore e con tutti, ma $ta$era alcune lettere della ta$tiera hanno $me$$o di fun+ionare...
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Messaggio Da vivonic Dom Gen 08, 2023 10:44 am

Ciao, Autore.
Il tuo racconto ha lasciato perplesso qualcuno per quanto riguardava il genere. Dopo una consultazione di qualche giorno, abbiamo deciso per l'ammissione in quanto abbiamo ritenuto sufficientemente rappresentate le caratteristiche fondamentali del genere, per quanto il vapore fosse assente.
La cucina non è piaciuta a qualcuno, ma alla fine è inoppugnabile che fosse presente e che, quindi, rispettava il requisito dello step.
A me sono piaciuti molto gli altri tre paletti, per come li hai inseriti e per come funzionano all'interno del tuo racconto, che reputo di alta qualità e del quale mi è piaciuto scoprire la trama passo passo.
Per me, un buon lavoro. Complimenti.

______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Menico Lun Gen 09, 2023 4:57 pm

Racconto ben scritto con dialoghi curati e parti descrittive efficaci. Lettura piacevole anche se priva di avvenimenti eclatanti.
Ottimo lavoro.

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Messaggio Da Petunia Lun Gen 16, 2023 1:41 pm

Secondo me  @Byron.RN questo racconto meritava di più. L’ho riletto e ti confermo che la scrittura è davvero ottima. Dal punto di vista della trama, forse, merita dedicare qualche pennellata in più sulla evoluzione del rapporto amoroso tra i due. Comunque l’incipit è fantastico e anche le descrizioni del circo.
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Messaggio Da Byron.RN Lun Gen 16, 2023 4:29 pm

Petunia ha scritto:Secondo me  @Byron.RN questo racconto meritava di più. L’ho riletto e ti confermo che la scrittura è davvero ottima. Dal punto di vista della trama, forse, merita dedicare qualche pennellata in più sulla evoluzione del rapporto amoroso tra i due. Comunque l’incipit è fantastico e anche le descrizioni del circo.
Ciao Petunia, non era da primi posti ma neanche da fondo classifica.
Comunque ormai ci sono abituato. Le delusioni sono una costate fissa nella mia vita che quasi non ci faccio più caso, mi sembrano la normalità.
Credo ci sia qualcosa di sbagliato o di diverso in me che non mi permette di brillare o di entrare in sintonia con gli altri. 
Comunque grazie.
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