Accadde un giorno a “La Pulce”
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Accadde un giorno a “La Pulce”
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Accadde un giorno a “La Pulce”
Con l’arrivo del nuovo millennio, il mio trentennale impiego bancario si era evoluto in quello del promotore finanziario: una professione al passo con i tempi, come l’aveva magnificata il mio capo filiale, e certamente rispettabilissima, ma assai poco confacente alle mie scarse doti d’imbonitore.
Ecco la ragione principale che mi spinse ad accettare, senza rimpianti, la proposta della Direzione per una sorta di pensionamento anticipato.
Giovane cinquantenne, andavo scoprendo numerosi luoghi, e uno, in particolare, era da me frequentato con singolare insistenza.
Si chiamava “La Pulce – Merce usata”. S’incontravano tanti individui, sovente forestieri, spinti da una comune condizione di povertà e bisogno, ma non mancavano clienti, tra i quali anch’io, semplicemente divertiti dal traffico arruffato di mercanzie usate. Il mio interesse, però, non era per le cose in mostra, quanto per le persone.
Girovagando tra scaffali polverosi, traboccanti di piccole e grandi carabattole, la speranza era quella d’imbattermi in qualche buona fonte d’ispirazione: il tempo non mi mancava e la pazienza nemmeno!
Fu così che una mattina di marzo mi capitò di assistere all’ingresso di una donna molto avanti negli anni, che trascinava, a fatica, una voluminosa valigia.
Vestiva con un’eleganza d'altri tempi, il viso minuto ornato di candidi capelli, raccolti con cura. Tradiva un turbamento leggero, da me associato, lì per lì, al naturale imbarazzo causato in chiunque si fosse trovato, per la prima volta, in questo luogo caotico.
D’istinto l’aiutai a posare la valigia sul bancone riservato alla verifica degli oggetti in consegna. La donna mi ringraziò e, con esitazione, aprì il suo scrigno: era pieno fino all’orlo! C’erano riviste, bicchieri, una tazzina, una sveglia, un binocolo, una scatola di bottoni, dei ferri da maglia, delle bambole di stoffa e molto altro, tutto riposto con cura. Nulla di pregiato, ovviamente. Piccole cose, compagne discrete dell’esistenza di ciascuno, ma per lei memoria palpabile di un’intera vita.
A una a una iniziò a estrarre quelle reliquie. Le contemplava un ultimo istante e le posava davanti alla giovane commessa che le catalogava nel suo computer per tipologia e quantità.
Per le descrizioni, era prassi alla “Pulce” lasciare al venditore la libertà di definirle, e mai come in questo caso l’incombenza fu più spinosa. La signora rigirava nelle mani un piattino dipinto o una teiera sbeccata, tentando di cavare una frase coerente dalle sue indecifrabili elaborazioni mentali.
La ragazza, impassibile, ascoltava, registrava e suggeriva abilmente il prezzo di vendita.
A quel consiglio interessato, l’anziana nonnina annuiva debolmente, con lo sguardo malinconico di chi non avrebbe mai voluto separarsi dal suo tesoro.
Era entrato, nel frattempo, un attempato signore dall’aria distinta. La sua era una presenza abituale; altre volte l’avevo notato indugiare tra gli scaffali straripanti di libri usati, dispiaciuto per la desolazione in cui giacevano, in quest’ambiente derelitto. Non mancava poi di riunirne alcuni, sborsare soddisfatto pochi spiccioli alla cassa, e allontanarsi col suo fardello di capolavori strappati alla rovina.
Vide la signora intenta al suo ingrato compito e la riconobbe. I due si salutarono con la familiarità di vecchi amici.
Fingendomi attirato dalla raccolta di orologi, custodita sotto chiave a lato del bancone, mi fu possibile ascoltare, incuriosito, i loro discorsi. Discorsi, oltretutto, forse a causa dell’età e di una probabile debolezza d’udito, pronunciati a voce alta, dai quali appresi che i due erano stati compagni di scuola.
Frugando tra le mille cose allineate, l’uomo aveva intravisto un libro sul quale avevano studiato assieme. Si mise dunque a cercare con maggior impegno.
Ogni cosuccia riconosciuta si trasformava allora in un ripasso della remota gioventù.
«Angelina», le chiese, «perché dai via tutto?»
«Parto», rispose lei, con un groppo alla gola, «Vado a Montreal, in Canada, a raggiungere il mio unico figlio, sposato laggiù. Io vivo sola e lui mi vuole con sé. Capirai, tante cose non me le posso portare fin là».
Senza che se ne accorgessero, si era avvicinata una bambina. Il visino smunto e l’umile abitino ne rivelavano la modesta condizione, forse straniera. Afferrata una bambolina e due collanine, era corsa dalla mamma, chiedendole in dono.
Angelina, così l’aveva chiamata il suo compagno, colse unicamente il finale della scena, rimanendo incerta sul da farsi, ma di fronte all’esitazione di quella mamma, nell’evidente impossibilità di spendere del denaro per l’innocente capriccio della figlia, disse:
«La bambola e le collane sono tue, promettimi di conservarle con amore, come ho fatto io, fino a oggi».
Terminato l’inventario, il computer stampò la lista degli oggetti consegnati e Angelina, scorrendo in fretta quei fogli, chiese timidamente:
«Signorina, mi potrebbe dire, per favore, quanto ci vorrà per vendere tutto? Io parto a breve, e questi pochi soldi mi sarebbero d’aiuto per l’acquisto del biglietto. Sa, andare in aereo fino in Canada costa parecchio!»
La ragazza, presa alla sprovvista, abbozzò: «Non saprei… può darsi un mese, forse due… non dipende da noi, ma da chi acquista!»
La faccia già triste di Angelina diventò di cera e temetti che stesse per piangere!
Era giunto il mio momento d’intervenire e sussurrai alla commessa:
«Compro il contenuto della valigia in blocco. Posso pagare subito, in contanti. Domani ritirerò tutto quanto».
Pochi minuti e l’operazione fu conclusa, mentre Angelina, ignara, continuava a spolverare ricordi con l’amico di un tempo.
All’uscita mi volsi per un attimo; il viso di Angelina era pieno di stupore, e solitaria una lacrima le rigava la guancia.
Quel giorno, passeggiando verso casa, avvertii con sollievo come quella pungente malinconia di vivere, che ancora non avevo imparato a sconfiggere, stesse magicamente svanendo.
almarc- Younglings
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Re: Accadde un giorno a “La Pulce”
Bel racconto @almarc, l’ho letto davvero con piacere. La valigia con i “tesori” dell’anziana, i suoi ricordi, si traferiscono al nuovo proprietario in una sorta di “magico transfert” e un pizzico di felicità allevia la solitudine del protagonista.
È bello il tema affrontato e sicura la scrittura. Mi sarebbe piaciuto leggere anche qualche dialogo tra i due.
È bello il tema affrontato e sicura la scrittura. Mi sarebbe piaciuto leggere anche qualche dialogo tra i due.
Petunia- Moderatore
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Re: Accadde un giorno a “La Pulce”
Ho una versione più lunga, con un tentativo di dialogo dopo che la vecchina è emigrata in Canada, ma sinceramente scade nel banale. Preferisco lasciare che il lettore immagini da sé i possibili sviluppi della storia.Petunia ha scritto:Bel racconto @almarc, l’ho letto davvero con piacere. La valigia con i “tesori” dell’anziana, i suoi ricordi, si traferiscono al nuovo proprietario in una sorta di “magico transfert” e un pizzico di felicità allevia la solitudine del protagonista.
È bello il tema affrontato e sicura la scrittura. Mi sarebbe piaciuto leggere anche qualche dialogo tra i due.
almarc- Younglings
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Re: Accadde un giorno a “La Pulce”
letto pure io con piacere.
scorrevole e ben scritto, descrive bene una situazione particolare.
vendere ogni cosa non è poi così semplice, soprattutto se contiene pezzi della tua vita.
in questo caso serve per recuperare denaro e realizzare un nuovo sogno, e ciò è bello, vista anche l'età della signora.
piaciuto.
faccio solo un appunto: vedo che nei dialoghi metti il punto al di fuori delle virgolette. come mai?
scorrevole e ben scritto, descrive bene una situazione particolare.
vendere ogni cosa non è poi così semplice, soprattutto se contiene pezzi della tua vita.
in questo caso serve per recuperare denaro e realizzare un nuovo sogno, e ciò è bello, vista anche l'età della signora.
piaciuto.
faccio solo un appunto: vedo che nei dialoghi metti il punto al di fuori delle virgolette. come mai?
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Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.
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punto finale al di fuori dei caporali
Accanto alla mia professione di bancario, in una delle mie vite passate ho fatto per qualche anno il lettore e poi l'editor (di fatto gratuitamente, o meglio, rimborso spese di 50 euro a romanzo) e come saprai ogni casa editrice ha i suoi standard da rispettare, uno assai preciso riguardava i dialoghi. Se ci fai caso, qualche casa editrice, anche per distinguersi, segue questa regola. Ricordo a memoria alcuni libri di Neri Pozza e alcuni dell'editrice Camunia poi confluita nel Gruppo Giunti. Anche Franco Forte in "prontuario dello scrittore" (editrice Delos books) sposa questa regola.Arunachala ha scritto:faccio solo un appunto: vedo che nei dialoghi metti il punto al di fuori delle virgolette. come mai?
almarc- Younglings
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Re: Accadde un giorno a “La Pulce”
almarc ha scritto:Accanto alla mia professione di bancario, in una delle mie vite passate ho fatto per qualche anno il lettore e poi l'editor (di fatto gratuitamente, o meglio, rimborso spese di 50 euro a romanzo) e come saprai ogni casa editrice ha i suoi standard da rispettare, uno assai preciso riguardava i dialoghi. Se ci fai caso, qualche casa editrice, anche per distinguersi, segue questa regola. Ricordo a memoria alcuni libri di Neri Pozza e alcuni dell'editrice Camunia poi confluita nel Gruppo Giunti. Anche Franco Forte in "prontuario dello scrittore" (editrice Delos books) sposa questa regola.Arunachala ha scritto:faccio solo un appunto: vedo che nei dialoghi metti il punto al di fuori delle virgolette. come mai?
io seguo la regola opposta.
un motivo su tutti: se all'interno metti punto esclamativo o interrogativo, anche il semplice punto ci può stare.
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