La prendo un po’ alla lontana, poi come sempre potete leggere i miei lunghi post o abbandonare.
Questa è una gran bella discussione e, pur se qualcosa emerge all’interno dei commenti, anche l’occasione per raccontarci come viviamo l’esperienza del commentare e dell’essere commentati.
Nel bene e nel male.
Spero rimanga una discussione da area relax: tranquilla e utile (non ho usato costruttiva perché è una parola abusata).
Tra di noi c’è chi con i commenti è alle prime armi, chi si sta facendo le ossa e chi invece, con anni di esperienza sulla tastiera, può dirsi veterano.
Differentales - Nel nome del forum c’è una parola che la dice tutta: different.
Ogni testa è un piccolo mondo che su entrami i fronti (lettore/commentatore) porta con sé gusti, esperienze, bagagli culturali differenti; un proprio stile che è sicuramente costato fatica coltivare. Sono convinta che, al pari della passione per lo scrivere, ciò rappresenti una vera ricchezza, che abbiamo la fortuna di poter condividere e portare avanti pur tra i tanti impegni del quotidiano.
Tutti più o meno abbiamo sperimentato quanto le “differenze” contino: un racconto che tu pensavi buono, costato tanta fatica, porta a casa qualche primo commento positivo e dici “Daiii che ci siamo!”, poi… stroncato alla grande. E va bene, non è morto nessuno, magari solo l’ego ne esce un po’ ammaccato! Si va avanti, non tutto è assolutamente negativo – anche se qualcuno purtroppo abbandona - così come le lodi vanno gestite: non adagiarsi sugli allori, pensando di essere già arrivato. Penso che non ci si debba mai fermare, ma continuare anche a sperimentare e a rispondere alle sfide.
E il contest di Rooms sta dimostrando quanto sia stimolante tutto ciò, con paletti che a volte hanno messo l’asticella molto in alto.
Scrittura - Se tutti scrivessimo allo stesso modo o come piace agli altri per avere solo risultati positivi, sarebbe un po’ come seguire pedissequamente la moda. Tutti vestiti più o meno uguali quasi in divisa. Scrivere così alla fine è stancante, snaturante e anche un po’ svilente; perderemmo il nostro stile e non penso che saremmo soddisfatti, a torta finita. Ci si perderebbe per strada. Ma chi si fa notare? Chi veste diversamente, magari controcorrente, ma col suo stile, anche a costo di qualche incidente di percorso.
E
@digitoergosum ne sa qualcosa. Io spero che lui davvero non solo non si demoralizzi, ma mantenga il suo modo di rapportarsi con la scrittura, se in primis lui ne esce soddisfatto. Anche le “critiche” possono contenere positività.
C'è un commento ad un racconto dello step in corso in cui
@Asbottino ha meglio di me esposto quest'ultimo concetto. Magari possiamo riprenderlo a step concluso.
Commentare - Allo stesso modo, lo scopo del forum sarebbe fallito miseramente se anche le valutazioni dei racconti risentissero di uniformità, ergo senza differenze di veduta. Non penso che leggere solo bei commenti aiuterebbe, sia chi con la scrittura se la cava già alla grande, che chi – come me – ha trovato una palestra molto valida per affrontare le pecche, crescere, imparare e curare il proprio stile, ma senza snaturarlo per ottenere lodi, voti e consensi.
Un’uniformità non sarebbe crescita né come lettori né come scrittori (posso fregiarmi di questo titolo?) né come lettori/commentatori.
Una cosa che faccio è di non “giudicare” mai l’autore, ma “valutare” – passatemi il termine – il suo lavoro. In primis anche per come viene rispettata la nostra bellissima lingua, così musicale e ricca di vocaboli con cui ci si può giostrare.
Refusi e piccoli errori ci stanno, vedo che tutti facciamo il possibile per evitarli, ma umani siamo!
Frasi rielaborate: mi capita sovente di segnalare a una Penna – nel pieno rispetto del lavoro fatto - una frase che scriverei diversamente. Ovvio che è una mia interpretazione, ma a volte rivisitarla fa scorrere meglio il testo, togliendo una punta di “scontento”.
I racconti degli step sono anonimi: i più attenti, o quelli che si conoscono da più tempo, possono riconoscersi e mi sono chiesta – badate è solo un pensiero volante, non abbiatevene - se questo non influisca un pochino i giudizi. Personalmente cerco, come ho detto più volte, di leggere i racconti come unici e irripetibili. Se (forse) riconosco l’autore, metto il suo lavoro davanti a tutto.
Purtroppo mi è capitato di dare un giudizio poco buono a racconti scritti da autori che stimo molto, magari solo quel racconto non è uscito bene, e mi è spiaciuto per l'autore. I paletti tosti mettono a dura prova l’inventiva e la fantasia, ed è questo che valuto: la storia, i personaggi e la loro profondità, la fantasia. Non l’autore che prima di tutto non conosco personalmente e che molto sovente ha affrontato i paletti da un punto di vista tanto personale che ha fatto venire la pelle d’oca (e sempre
@digitoergosum lo ha provato più volte), volendo scuotere i lettori, andare davvero controcorrente, ma senza essere come il personaggio che ha creato.
Commenti discordanti: è qui che il gioco si fa interessante, che si aprono scenari di lettura inaspettati, proprio perché risentono come ha detto giustamente
@M. Mark o'Knee , dal nostro specifico bagaglio culturale.
I vostri commenti: potrà sembrare una cosa strana, ma leggo i vostri commenti come fossero altri racconti. È bellissimo vedere come certi commenti “moltiplichino” il racconto. Forse è per questo che i miei sono sempre lunghi: mi piace colloquiare con l’autore, dicendogli quello che ho trovato tra le righe. Magari contribuisco a un po' di buon umore!
Mi rifaccio ad una frase appuntata parecchio tempo fa in una sorta di “frasi celebri” che ho da qualche parte:
la magia dei libri (o dei racconti) è trovare sé stessi nelle parole di qualcun altro che non ci conosce.