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Ciao  @Giancarlo Gravili quanta poesia in questi versi così malinconici, scuri, decadenti.
La musica che hai scelto sottolinea e amplifica il contenuto.
Tu vedi il suonare lontano, ascolti il colore di un perduto mare. Dentro un vascello che fende le onde tempestose ti lasci andare fino in fondo, fino a sbattere sulla sponda. E quella speranza di ripartire con la prossima onda dà un senso di completo abbandono di ogni volontà per permettere all’inchiostro di tornare a fluire in sintonia col tuo essere.
Ecco, in tutto leggo una “critica” raffinata al mondo della scrittura, a chi vuole imbrigliare l’animo del poeta o dello scrittore in regole che impediscono all’anima di rivelarsi per quel che è.
Per molti può essere così, ma non certo per te.
Questo è ciò che mi hanno trasmesso i tuoi bellissimi versi.

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Ascolti il colore di un perduto amore.

Avevo capito questo. E lo so bene che i colori non possono essere ascoltati.
Ognuno sente quel che vuole sentire.
Ti ringrazio per le belle sensazioni che dai, Gian.

Un abbraccio