Tortellini e lagrime
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Re: Tortellini e lagrime
Cara autrice alcuni spunti interessanti, ma per un romantico come me non riesco ad immedesimarmi nel racconto. Troppo forte la rottura con un momento che ho avuto la fortuna di vivere sempre magicamente. Da un punto di vista grammaticale e sintattico mi permetto di segnalarti alcuni errori. Alcuni passaggi temporali sono poi discontinui. Ad ogni buon conto mi ha permesso di riflettere su alcuni temi da una prospettiva diversa. il mio augurio è che, qualora autobiografico, tu sia riuscita a superare il momento: spesso da ragazzi le difficoltà sono dilatate dalla nostra fragilità. Un saluto.
alessandro parolini- Viandante
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Re: Tortellini e lagrime
ciao.
Racconto valanga, che per molti aspetti mi ha coinvolto, per altri mi rimane oscuro.
Una delusione giovanile non sarà la prima né l’ultima, anche se quando si vive in prima persona è una vera tragedia.
Non credo che una corte, anche se insistente, si possa definire stalking, mi sembra esagerato.
Non ho nemmeno capito lo sfogo finale, condivisibile, certo, ma lo trovo leggermente slegato al resto del racconto.
Lei credo sia ipovedente, la lettera gliela ricopia un’amica (allora ne ha qualcuna!?) a lei rimane la copia in braille, un bastone bianco…
La cuginetta mi offre un bicchiere di spumante: lo accetto, lo sorseggio; è caldo e dolce.
Lo spumante caldo noooo! Non si può bere.
Insomma, come spesso si dice, è un racconto con molte potenzialità ma che potevano essere sfruttate meglio per una resa migliore. Ma se sei giovane, o acerbo come scrittore, coraggio, sei sulla strada giusta.
Racconto valanga, che per molti aspetti mi ha coinvolto, per altri mi rimane oscuro.
Una delusione giovanile non sarà la prima né l’ultima, anche se quando si vive in prima persona è una vera tragedia.
Non credo che una corte, anche se insistente, si possa definire stalking, mi sembra esagerato.
Non ho nemmeno capito lo sfogo finale, condivisibile, certo, ma lo trovo leggermente slegato al resto del racconto.
Lei credo sia ipovedente, la lettera gliela ricopia un’amica (allora ne ha qualcuna!?) a lei rimane la copia in braille, un bastone bianco…
La cuginetta mi offre un bicchiere di spumante: lo accetto, lo sorseggio; è caldo e dolce.
Lo spumante caldo noooo! Non si può bere.
Insomma, come spesso si dice, è un racconto con molte potenzialità ma che potevano essere sfruttate meglio per una resa migliore. Ma se sei giovane, o acerbo come scrittore, coraggio, sei sulla strada giusta.
Resdei- Cavaliere Jedi
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Re: Tortellini e lagrime
Cara autrice, mi permetto di azzardare che tu sia donna proprio perché penso che il tuo sia un racconto in gran parte autobiografico. Il che spiegherebbe la cecità (totale o parziale) della protagonista che apparentemente non ha nessuna funzione nell'economia del racconto. Sulla punteggiatura, le parentesi da eliminare e i vari refusi direi che si sono già dilungati abbastanza i commentatori che mi hanno preceduto.
Io vorrei invece farti notare due cose:
1: ci sono alcune frasi un po' ridondanti che andrebbero riscritte. Ad esempio:
"un brodo caldo, il rumore di tale brodo che la mamma mi versa nel piatto riempiendo lo stomaco e il cuore." Ripetere "brodo" nella stessa frase non è il massimo. "un brodo caldo, il rumore che fa quando mamma lo versa nel piatto riempiendo lo stomaco e il cuore" va già meglio, non trovi?
Seconda cosa: racconto autobiografico. E allora perché si ha l'impressione, a fine lettura, di non riuscire a conoscere molto bene la nostra protagonista? Forse perché tu ometti alcuni particolari della sua vita, e non si sa perché. Mi spiego meglio con alcuni esempi:
“Dove vai? Ci sono i regali da aprire” mi apostrofa la nonna in dialetto. Ok, ma questo dialetto io lo vorrei sentire, conoscere. Perché non provi a scriverla in dialetto, appunto, la frase? In questo modo ci faresti toccare subito con mano la realtà familiare di cui stiamo parlando.
Altro esempio: "Mi metto a letto: questa sera andrà in onda la mia serie preferita (unico momento gradevole di questo Natale)". Ok. Come mai non ci dici il nome di questa serie televisiva? Così rimane tutto molto vago.
"Perché non chiami quella tua amica o quell’altra?” Quali sono i nomi delle amiche della protagonista? Questa frase, scritta così è irrealistica. Se scrivi "Perché non chiami la tua amica Giovanna? o Maria?" lo vedi anche tu che diventa tutto molto più veritiero.
Ah, un'altra cosa: una ragazza emiliana, che mangia i tortellini come mai il 25 di novembre pensa "oggi è il giorno del ringraziamento ma io non ho nulla per cui ringraziare" visto che non è americana? Ecco questa è una piccola incoerenza che ti segnalo.
Insomma, ho deciso di concentrarmi su questi "dettagli" perché credo che tu abbia molte potenzialità e moltissimo margine di miglioramento. Spero che questo forum sia per te un'occasione per crescere come autrice e imparare, come lo è per tutti noi, non vedo l'ora di rileggerti.
Io vorrei invece farti notare due cose:
1: ci sono alcune frasi un po' ridondanti che andrebbero riscritte. Ad esempio:
"un brodo caldo, il rumore di tale brodo che la mamma mi versa nel piatto riempiendo lo stomaco e il cuore." Ripetere "brodo" nella stessa frase non è il massimo. "un brodo caldo, il rumore che fa quando mamma lo versa nel piatto riempiendo lo stomaco e il cuore" va già meglio, non trovi?
Seconda cosa: racconto autobiografico. E allora perché si ha l'impressione, a fine lettura, di non riuscire a conoscere molto bene la nostra protagonista? Forse perché tu ometti alcuni particolari della sua vita, e non si sa perché. Mi spiego meglio con alcuni esempi:
“Dove vai? Ci sono i regali da aprire” mi apostrofa la nonna in dialetto. Ok, ma questo dialetto io lo vorrei sentire, conoscere. Perché non provi a scriverla in dialetto, appunto, la frase? In questo modo ci faresti toccare subito con mano la realtà familiare di cui stiamo parlando.
Altro esempio: "Mi metto a letto: questa sera andrà in onda la mia serie preferita (unico momento gradevole di questo Natale)". Ok. Come mai non ci dici il nome di questa serie televisiva? Così rimane tutto molto vago.
"Perché non chiami quella tua amica o quell’altra?” Quali sono i nomi delle amiche della protagonista? Questa frase, scritta così è irrealistica. Se scrivi "Perché non chiami la tua amica Giovanna? o Maria?" lo vedi anche tu che diventa tutto molto più veritiero.
Ah, un'altra cosa: una ragazza emiliana, che mangia i tortellini come mai il 25 di novembre pensa "oggi è il giorno del ringraziamento ma io non ho nulla per cui ringraziare" visto che non è americana? Ecco questa è una piccola incoerenza che ti segnalo.
Insomma, ho deciso di concentrarmi su questi "dettagli" perché credo che tu abbia molte potenzialità e moltissimo margine di miglioramento. Spero che questo forum sia per te un'occasione per crescere come autrice e imparare, come lo è per tutti noi, non vedo l'ora di rileggerti.
Ultima modifica di SisypheMalheureux il Lun Gen 10, 2022 9:58 am - modificato 1 volta.
SisypheMalheureux- Padawan
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Re: Tortellini e lagrime
Cara Autrice. Ci vedo anch'io molto di autobiografico in questo racconto. Risulta interessante, con diversi punti da sistemare. Per il discorso punteggiatura e parentesi potresti trovare un amico lettore da utilizzare come correttore di bozze (molti di noi hanno una persona dedita a questa punizione :-) ). Il racconto poi fila, con qualche discrepanza già segnalata dagli altri amici prima di me. In qualche modo toglierei l'appendice dei 25 anni dopo. Il racconto è già completo al "E ripredo a respirare" senza ultriori aggiunte.
Complimenti.
Grazie
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Re: Tortellini e lagrime
INTERVENTO DI MODERAZIONE
Il racconto, squalificato dal concorso "Natale Bifronte" per mancato rispetto del Regolamento da parte dell'autore, viene spostato in questa sezione.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Tortellini e lagrime
Orbene, ciò che è tecnicamente migliorabile di questo testo è già stato ampiamente segnalato. In ogni caso l'ho letto agevolmente, segnale che la scrittura, ancorché migliorabile, possiede un discreto grado di fluidità.
Per quanto riguarda il testo, la trama in sé, non sono però soddisfatto. Non ho capito una cosa, che credo sia fondamentale: la protagonista è o non è non vedente? Spesso viene descritta come una persona normale, guarda la TV, osserva le persone, ciò che accade intorno a lei. Il fatto che soffra di pene d'amore in età adolescenziale non penso che abbia a che fare con la presunta cecità della protagonista. Eppure non ho capito, o meglio, non ho la chiave per leggere il racconto in profondità. Sono sicuro che l'Autore ci spiegherà perché, io per ora rimango con questo dubbio.
Il Natale c'è con la sua atmosfera anche se in questo caso non è "ben visto", come peraltro è capitato anche in altri racconti.
Grazie, comunque.
Per quanto riguarda il testo, la trama in sé, non sono però soddisfatto. Non ho capito una cosa, che credo sia fondamentale: la protagonista è o non è non vedente? Spesso viene descritta come una persona normale, guarda la TV, osserva le persone, ciò che accade intorno a lei. Il fatto che soffra di pene d'amore in età adolescenziale non penso che abbia a che fare con la presunta cecità della protagonista. Eppure non ho capito, o meglio, non ho la chiave per leggere il racconto in profondità. Sono sicuro che l'Autore ci spiegherà perché, io per ora rimango con questo dubbio.
Il Natale c'è con la sua atmosfera anche se in questo caso non è "ben visto", come peraltro è capitato anche in altri racconti.
Grazie, comunque.
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
Italo Svevo - La coscienza di Zeno
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