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Messaggio Da Different Staff Gio Dic 16, 2021 12:48 pm

25: è trascorso solamente un mese, oppure è trascorso già un mese da quella sera! Da quella maledetta sera! Lo sapevate che il 25 di novembre è il giorno del ringraziamento (festività che negli Stati Uniti), risulta più importante dello stesso Natale?
Ma io da ringraziare quel giorno avevo ben poco; a distanza di un mese mi sembra di sentire ancora il suono della sua voce: una voce calda, bella, differente da quella dei ragazzini della nostra età, la voce che mi ha fatto innamorare e che per tre anni, ha accompagnato il mio periodo scolastico portando il mio morale a terra oppure alle stelle a seconda del comportamento del proprietario.
La smetti di rompermi i coglioni?” furono le parole che quella voce mi disse: il tono era irritato, scocciato, violento stufo dell’ennesima telefonata ricevuta in cui io elemosinavo una serata, un momento, qualche minuto del suo prezioso tempo.
Coglioni!” L’ultima parola che ho sentito prima che riattaccasse intimandomi di non cercarlo più.
Su questo rifletto da un mese mentre ogni mattina mi alzo per svolgere le attività quotidiane a cui, con le festività natalizie se ne aggiungono altre: la cena dai nonni la sera della vigilia,i preparativi per il campo invernale, il pranzo di Natale!
Al piano di sotto, mi aspetta un pranzo da sogno: la tavola è imbandita, i posti sono segnati o meglio contrassegnati da piccoli angioletti utilizzati per la decorazione degli addobbi.
Finalmente!” esclama mia madre in tono un poco scocciato.
Mi siedo, tento di mangiare: l’odore dei tortellini è buonissimo; un odore che mi ha accompagnato dall’infanzia sino ad oggi; un brodo caldo, il rumore di tale brodo che la mamma mi versa nel piatto riempiendo lo stomaco e il cuore.
Mi sento vuota!” le dicevo ogni volta che tornavo da scuola con il morale a terra.
Allora lo riempiamo con dei tortellini” ribatteva lei sorridendo.
E anche questa volta i tortellini in brodo tentano di fare il loro sporco lavoro seguiti da una incredibile serie di pietanze, contorni e dolci in quantità industriale.
Ma questo vuoto non si riempie: fingo di interessarmi ai discorsi dei nonni e degli altri parenti rispondendo alle domande in maniera meccanica:“Come va la scuola?” “Ti piace?” “Cosa fai?”
Avrei voluto possedere un registratore premere un bottone registrare domande e risposte riavvolgendo il nastro: questa sequela di domande mi irrita.
Un paio d’ore e 15 portate dopo, arriva il momento dei regali: “Dove vai? Ci sono i regali da aprire” mi apostrofa la nonna in dialetto.
oh avevo dimenticato ma grazie!” ribatto malcelando una rabbia mascherandola di gioia che in certe circostanze è obbligatorio provare .
Conclusa la fase regali, torno in camera mia adducendo come scusa un mal di testa fortissimo (mio compagno di vita ormai da agosto).
Mi metto a letto: questa sera andrà in onda la mia serie preferita (unico momento gradevole di questo Natale).
Intanto il cancello si apre e si richiude: nonni e prozii si congedano lasciando il posto agli amici dei miei genitori ; non ho nessuna voglia di vederli (non ho voglia di vederli in circostanze normali figuriamoci oggi che ho le scatole talmente girate da riempire un albero natalizio).
Eppure intimamente li ringrazio: con i miei impegnati, non fanno caso a me (almeno così spero).
Perché non chiami quella tua amica o quell’altra?” mi domanda mia madre.
Non comprendo se si rende conto dell’immenso dolore che mi accompagna dal mattino quando mi sveglio sino alla sera in cui mi addormento: lo sottovaluta, lo minimizza dal momento che il mio rapporto con lui, era diventato qualcosa a senso unico.
In realtà io non avevo il minimo dubbio, che una sorta di rapporto ci fosse stato: sì, certo, sapevo di non essere corrisposta, ma non avevo mai messo in discussione il suo affetto per me.
A che pro?” ribatto all’invito di mia madre.
Per fare gli auguri di Natale” ribatte lei con naturalezza.
Non ho alcuna voglia di fare telefonate di circostanza, di chiamare amiche che non considero amiche: preparo uno zainetto per un campo invernale a cui non ho nessuna voglia di partecipare.
Il pensiero di condividere la camera con una decina di ragazze fingendo una allegria che non provo, non mi sorride per nulla.
Intanto sento salire le scale: la mia cugina di tre anni minore di me, viene a salutarmi o meglio a staccarsi dei discorsi dei genitori.
Fingo di prestarle attenzione, mi infilo una cuffia ed una maschera immaginaria con cui tento di proteggermi dal mondo.
La cuginetta mi offre un bicchiere di spumante: lo accetto, lo sorseggio; è caldo e dolce.
Scendo le scale con il pretesto di salutare gli altri parenti: frego un altro bicchiere.
Al terzo round, il mal di testa, è abbastanza forte da costringermi a mettermi a letto.
L’atmosfera giù è simpatica: i miei e i loro amici discutono di politica, di sport e spettegolano.
Si da il via ad una partita a carte: io me la svigno, buttandomi a pesce sul letto, ma siccome non riesco a dormire, accendo la radio.
Buon Natale! Come festeggiate il Natale?”
NA-TA-LE: questa parola mi rimbomba come una martellata in testa.
Cerco la musica che mi piace: la trovo e finalmente chiudo gli occhi cadendo in un sonno profondo.
Stringo forte al cuore una lettera: la lettera che gli ho scritto qualche giorno fa.
Non potevo permettere che la sua ultima parola potesse essere “Coglioni” senza lasciarmi parlare, senza permettermi di spiegare.
Così mercoledì scorso, gli ho scritto una lettera facendola ricopiare in bella dalla mia amica del cuore.
Ne ho tenuto con me una copia: un foglio in braille che ho deciso di custodire come un tesoro.
La stringo, la leggo e la rileggo: è l’unico legame che ho ancora con lui, il mio ultimo tentativo fingendo che d’ora in poi avrei rimesso insieme i pezzi, ma non c’è stato squillo di telefono che non mi abbia fatto sussultare, sperando che si trattasse di lui.
Parenti! Parenti! Sempre soltanto parenti!
Arrivano le otto: inizia il mio telefilm e per due ore rimango incollata davanti al televisore; nonostante il tema sia sempre quello, provo allegria davanti a tutti quegli adolescenti che organizzano il loro Natale insieme.
Alla lista si aggiunge una nuova amara riflessione: non ho amiche con cui uscire!
Sì, ho le mie amiche storiche, ma frequentano giri differenti: sono sicura che la compagnia di una di loro, avrebbe giovato al mio spirito.
Giorno nuovo rottura nuova: il mal di testa mi invade con la sua insopportabile presenza, ma decido di sottopormi a questa nuova incombenza.
Qualche settimana or sono, ci hanno comunicato che l’ultimo giorno del campo invernale, avremmo svolto una gara di cucina: così eccoci a fare la spesa!
Non sono in grado di fare bollire l’acqua per la pasta; il fuoco mi terrorizza e tra meno di 48 ore, dovrò essere in grado di cucinare primo secondo e dessert.
Confido nella bravura dei miei compagni di squadra e mi chiedo “Ma perché dobbiamo sprecare una vacanza cimentandoci in cucina? Cosa dobbiamo dimostrare?”.
Arriva il momento di partire:il Natale gioca un ruolo da protagonista in tutto il posto; un magnifico presepe accompagnato da profumi e il calore tipico solamente dei posti di montagna è pronto ad accoglierci!
L’aria fresca, le passeggiate le canzoni natalizie alleggeriscono il mio umore.
Due giorni e una infinità di passeggiate dopo, arriva la mitica gara di cucina: mi immergo completamente nella farina perdendomi nell’odore e nel profumo che emana, nella fragranza dei biscotti al cioccolato che ci vengono offerti, nello sfrigolio delle cotolette impanate da me e nel sapore del tè caldo preparato per noi ogni sera.
La vittoria della nostra squadra conclude la permanenza al campo riaprendo le porte del quotidiano: l’ambiente universitario ha sostituito quello scolastico così posso prendermela comoda non dovendo più alzarmi all’alba tutti i giorni.
Da qualche tempo ho preso possesso di un alloggio presso l’università: l’ambiente è austero e non mi piace.
Continuo a svolgere gesti meccanici quali alzarmi la mattina, studiare, qualche uscita, ma lui rimane lì imperterrito ed immobile.
Il martedì che segue la Pasqua decido di comporre il numero: quel maledetto numero che da mesi mi impongo di non comporre infliggendomelo come una tortura.
Lui risponde:finalmente odo la sua voce; quella stessa voce che mi ha respinto così tante volte, ora è dall’altro capo di un telefono.
Ho quasi voglia di riattaccare e invece butto giù come fosse latte:“Ciao! Volevo augurarti buona Pasqua e sapere come stavi”.
Pasqua è già passata” ribatte lui un poco imbarazzato mentre io ridendo tra le lagrime che ora non voglio più nascondere dico “Lo so Lo so!”
E riprendo a respirare.




Venticinque anni dopo


Cammino per le strade da sola
Accompagnata dal mio bastone bianco: devo stare attenta a non incappare nella gente frettolosa, negli escrementi canini non raccolti quando gruppi di persone si accalcano dall’altra parte della strada: chiedo spiegazioni e mi dicono che a qualche metro di distanza c’è il mercato di Santa Lucia.
Mi avvicino, mi informo sui prodotti.
Che cazzo di bisogno c’è di mettere il mercato di Santa Lucia un mese prima di Natale?” mi chiedo mentre mi viene offerto un biscotto al cioccolato. Arrivo davanti all’angioletto: la mia mente Torna al Natale di tanti anni prima.
Immediatamente la fretta che mi ha invaso sino a qualche minuto or sono scompare lasciando il posto ad una dolce sensazione di malinconia: osservo la gente in perenne lotta contro il tempo e decido di trascorrere la giornata o meglio un’ora ammirando il mercato e quanto di magnifico caratterizza la mia città.
Cerco la magia di Natale della mia infanzia: lo cerco tra le voci dei bambini, tra i volti scocciati degli adolescenti, tra le mamme affaccendate e l’indolenza dei padri attaccati al telefonino tra gli argomenti dei consumatori.
Noia, nervosismo, impazienza: questi sono gli elementi che caratterizzano il Natale.
Torno a casa e accendo il televisore: essa mi ricorda che oggi è la giornata contro la violenza (cosa che per una frazione di secondo ho tentato di dimenticare).
Violenza fisica!
Violenza economica!
Violenza psicologica!
Una grande tristezza si impossessa di me pensando ai bambini vittime di un’erba maligna che durante le festività cresce a dismisura:mi domando per quale motivo essi non meritano il loro Natale.
Così mi mordo le mani pensando a tutti quei Natali in cui ho permesso ad un ragazzo di impedirmi di festeggiare: poi mi domando cosa sarebbe accaduto 25 anni prima se fosse esistito il reato di stalking e mi godo questo momento di perfetto relax.


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Messaggio Da Fante Scelto Dom Dic 19, 2021 9:54 pm

L'ho trovato molto carino.
Particolare, anche.
Il Natale non sembra un pretesto, la storia è davvero costruita perché il Natale abbia il suo posto nella narrazione stessa.
Non ho ben capito se la cecità della protagonista abbia un qualche valore nella storia o sia solo un elemento di colore, comunque ben reso, perché descrizioni visive in effetti non ce ne sono.

Stilisticamente parlando, ci sono alcune scelte bizzarre (le tante parentesi, l'uso del desueto "lagrime", alcune costruzioni di frasi un po' strane), ma nel complesso funzionano.
Sanno di vero.
Ecco, alla fine il pregio maggiore di questo racconto è che sembra vissuto, in qualche modo.
Supera la sua semplicità con piccoli elementi di originalità e il suo alone quasi reale.
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Messaggio Da SuperGric Dom Dic 19, 2021 10:00 pm

Un storia e una scrittura un po’ sgarrupata che però rendono perfettamente il disagio di un’adolescente con una terribile delusione amorosa e stufa della famiglia. Una scrittura molto vera e genuina, anche nelle imperfezioni. Mi è piaciuta molto.
Poi si intuisce che la protagonista è cieca (un foglio in braille, Accompagnata dal mio bastone bianco): è un aspetto fondamentale ma che non modifica nulla della storia e viene buttato lì quasi per caso. Ma proprio per questo rende la scritto ancora più vero e originale. E in effetti c'è molta attenzione a descrivere gli odori, e quasi per niente la parte visuale. C’è però un’incongruenza: se cieca, queste parti non mi tornano: “osservo la gente in perenne lotta contro il tempo e decido di trascorrere la giornata o meglio un’ora ammirando il mercato e quanto di magnifico caratterizza la mia città.
Cerco la magia di Natale della mia infanzia: lo cerco tra le voci dei bambini, tra i volti scocciati degli adolescenti, tra le mamme affaccendate e l’indolenza dei padri attaccati al telefonino tra gli argomenti dei consumatori.”: come fa osservare, ammirare e cercare la magia tra i volti degli adolescenti se è non vedente?
Il finale venticinque anni dopo forse è superfluo. Nel complesso un racconto molto interessante.
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Messaggio Da SuperGric Dom Dic 19, 2021 10:04 pm

"Un nuovo messaggio è stato pubblicato mentre stavi scrivendo la tua risposta." ripubblico e mi trovo il commento di Fante molto simile al mio. Bizzarro caso di telepatia. 
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Messaggio Da gipoviani Dom Dic 19, 2021 11:43 pm

Caro autore/autrice, leggere questo racconto mi ha molto spiazzato. 
Ci sono alcune ingenuità stilistiche che visto la prima persona utilizzata magari sono volute anche per rendere più claustrofobica  e sconsolata la condizione del io narrante.
Ma la cosa che mi ha più colpito è il fatto che io percepisca del vero dolore trasparire da queste parole.
Quindi:
a) sei stato molto brava/o nello scrivere il racconto che riesci a trasmettere questa condizione di dolore e conflitto psicologico della protagonista;
b) dietro lo scritto c'è del dolore vero, di una persona vera e non solo di carta (o di bit);
c) io non ci ho capito molto. 
Penso che tutte e tre queste spiegazioni siano in parte vere.
Comunque un bel racconto.

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Messaggio Da tontonlino Lun Dic 20, 2021 9:27 am

Dolenti ricordi di una violenza subita. In pratica, un abbandono. Prima la usi e dopo un po’, quella persona che hai illuso, ti rompe “i coglioni”. Questi colpi te li porti dietro per tutta la via, ti hanno reso incapace di comunicare con gli altri. Il tempo passa ma le cose non cambiano. In qualche modo peggiorano: 25 anni dopo i fatti la protagonista si chiede persino, in una paradossale trasformazione del trauma in senso di colpa, se il suo insistere a chiamare il suo ex ragazzo non fosse in realtà stalking.
E passiamo ai tortellini e al loro potere consolatorio:

Mi siedo, tento di mangiare: l’odore dei tortellini è buonissimo; un odore che mi ha accompagnato dall’infanzia sino ad oggi; un brodo caldo, il rumore di tale brodo che la mamma mi versa nel piatto riempiendo lo stomaco e il cuore.
“Mi sento vuota!” le dicevo ogni volta che tornavo da scuola con il morale a terra.
“Allora lo riempiamo con dei tortellini” ribatteva lei sorridendo.
 
Bellissimo passaggio che ha un non so che di magico. Il cibo è amore quando te lo dà qualcuno che ti vuole bene.
In breve: il racconto ci parla di una ferita ancora viva, del suo rimanere lì e del suo divenire. La protagonista appare da subito come una persona particolarmente vulnerabile, ma è anche vero che, vulnerabili o no, ci siamo passati tutti. È impossibile attraversare lo stritolio della vita indenni.
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Messaggio Da Valentina Lun Dic 20, 2021 2:27 pm


Ciao Autore!
Allora, l'idea del tuo racconto è buona, anche la morale data nel finale è carina. Ammetto di non essermi goduta troppo la lettura, a causa di molti errori trovati e dell'eccessivo utilizzo di punteggiatura con parentesi, punto-virgola e doppi punti. Qualche appunto:
- (festività che negli Stati Uniti), risulta più importante dello stesso Natale? - Sarebbe da mettere tutto nella parentesi
- l’odore dei tortellini è buonissimo; un odore
- "il rumore di tale brodo", la frase mi ha fatto stortare un po' il naso, suggerirei una frase come " il suono del brodo che bolle"
- "Il pensiero di condividere la camera con una decina di ragazze fingendo una allegria che non provo, non mi (fa) sorride per nulla"
-"staccarsi dei discorsi dei genitori", sostituirei "dei" con "dai
- non ho capito la storia del foglio in braille
-lacrime e non" lagrime" come nel testo e nel titolo
-Cerco la magia di Natale della mia infanzia: lo cerco ("la cerco")

Mi hai fatta sorridere con la frase "non ho voglia di vederli in circostanze normali figuriamoci oggi che ho le scatole talmente girate da riempire un albero natalizio"

Insomma, l'idea l'ho trovata buona. Anche la scrittura è molto buona, ma a causa della punteggiatura il ritmo nella lettura veniva interrotto spesso. Anche in alcuni punti ho trovato il racconto lento e fuori dal tema, come quando si è parlato del concorso di cucina.
Non mi ha molto convinto il discorso sulla violenza alla fine, non trovando troppo legame tra le due cose ed anche sul discorso dello stalking.
Insomma, concludo dicendo che sicuramente ci sono degli aggiustamenti da fare, nella forma e della punteggiatura, perché non mi hai convinta al 100%, ma ha comunque un buon potenziale
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Messaggio Da Nellone Mar Dic 21, 2021 3:57 pm

Il tema di un’adolescente e delle sue delusioni amorose, non certo la trovata più moderna della letteratura contemporanea, è qui resa interessante dal fatto che la protagonista sia cieca: forse si mette poco accento proprio su questo particolare caratterizzante (a proposito, perché accende la TV se non può vedere? Magari, come dice mia mamma “tiene compagnia”). I sentimenti sono descritti molto bene, pare quasi di provare molte delle emozioni introdotte, ma sono tutte un po’ slegate, forse si sente la mancanza di un filo narrante forte. Trovo invece superficiale la scrittura, soprattutto a livello di punteggiatura (virgole fra soggetto e verbo, mancanza di virgola fra elenchi di oggetti ecc…). Immagino che dietro la tastiera ci sia magari un’aspirante scrittrice giovane e che deve ancora il modo di imbrigliare ciò che ci vuole dire, ma la strada imboccata è decisamente giusta!

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Messaggio Da Antonio Borghesi Mar Dic 21, 2021 5:00 pm

Non mi piace quando non riesco a capire. In un paio di frasi accenni alla cecità del tuo personaggio poi lo descrivi come un normale vedente. E' cieca o no? Nella tua scrittura ci sono parecchie cose da sistemare. Non scorre come dovrebbe. Qualche refuso: a staccarsi dei discorsi , la mia mente Torna al Natale. Il racconto non è male è la forma che non mi ha soddisfatto.
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Messaggio Da Mac Mar Dic 21, 2021 5:21 pm

Ho fatto fatica a leggerlo, lo ammetto. Ho iniziato segnandomi alcune cose, poi ho lasciato perdere. Gli errori di punteggiatura sono innumerevoli, sembrano messi così a caso. Ti faccio alcuni esempi:
..ringraziamento(festività che negli Stati Uniti) risulta più importante dello stesso Natale= le parentesi non hanno senso, e comunque avresti dovuto chiuderle dopo Natale.
violento stufo = qui va una virgola
il pranzo di Natale! = qui va il punto , non c'è esclamazione
al piano di sotto, mi aspetta il .. = qui la virgola non va

Mi fermo qui, ma ce ne sono tantissime altre e ti assicuro rendono difficile la lettura.

nella frase "figuriamoci che oggi ho le scatole che .... = al posto di scatole ci stava bene PALLE.

Per quanto riguarda la storia ci sono momenti in cui l'ho trovata carina (la prima parte), altre che non capisco (l'ultima parte), altre che non c'entrano molto con il racconto (il campo invernale).
Anche il fatto di far capire a metà racconto che è cieca, senza mai nemmeno dare qualche indizio prima non mi è piaciuto. A volte sembra che tu dimentichi la cecità della protagonista. Una persona cieca, sente in maniera diversa più precisa.

Non so sinceramente cosa dirti
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Messaggio Da Susanna Gio Dic 23, 2021 11:22 pm

Francamente, cara Penna, mi sono trovata in difficoltà con questo racconto.
Ho faticato a leggerlo ma anche a rileggerlo: di solito con la prima lettura mi annoto a margine i refusi o le altre cose che non girano, con la seconda rileggo con le mie correzioni IL racconto. Qui, cara Penna, le interruzioni sono state veramente tante, troppe, a causa di una punteggiatura molto traballate: mancherebbero un sacco di virgole, altre sembrano messe a caso. Ti posso consigliare, come suggeritomi ad un corso di scrittura creativa, di rileggere i tuoi pezzi a mezza voce: quando occorre una pausa o quando non serve, te ne accorgi subito. Così come quando con un punto e un a capo creeresti il momento “attenzione”. Hai poi usato le parentesi, una cosa diventata di moda, che personalmente aborrisco per come me ne hanno insegnato l’utilizzo: anche se è di moda non è detto che siano usate correttamente, anzi.
Il racconto, se sistemato a dovere, non è male: la narrazione degli stati d’animo di una ragazza alle prese con un momento molto difficile non è facile da organizzare in modo che il lettore ne sia coinvolto e tu hai messo bene in fila molti piccoli momenti, importanti, determinanti ma la loro forza si è dispersa nella necessità di rivedere continuamente il testo.
Si può intuire che la ragazza è cieca quando parli della scrittura braille e quindi tutto quello che avevi descritto avrebbe assunto un’altra connotazione, più forte, se la struttura fosse stata più curata.
Se sei una Penna all’inizio della meravigliosa avventura dello scrivere, sei stata coraggiosa a partecipare con questo racconto, che pur con i suoi difetti ci presenta uno stile molto particolare. Stile che, se curato a dovere, ritengo possa darti soddisfazioni. Chi sei lo saprò alla fine del contest e vedremo se ho intuito giusto.
 
Ecco alcune delle mie note, l’elenco sarebbe lungo e mi sarebbe spiaciuto dover riprendere tutto il testo in questo commento.
Ora, so che le critiche a un proprio lavoro feriscono, perché crediamo nei nostri sforzi, ma fanne tesoro. Lo spirito di DT, anche all’interno di un concorso in cui tutti stanno concorrendo per vincere, è sempre quello di darsi al contempo una mano a migliorare. Quindi, vietato gettare la spugna, prendere atto dei suggerimenti e provare a rivedere il testo.
 
Lo sapevate che il 25 di novembre è il giorno del ringraziamento (festività che negli Stati Uniti), risulta più importante dello stesso Natale?--- la frase non gira, via le parentesi: Lo sapevate che in America  il 25 novembre, Giorno del Ringraziamento, pare essere più importante del Natale?
poco; a distanza--- avrei chiuso con un punto dopo poco e sarei andata a capo, per enfatizzare quello che racconterai. Le pause posso essere molto importanti se vuoi tenere il lettore fin da subito
scolastico, portando -  violento, stufo -  lavoro, seguiti ---   Avrei voluto possedere un registratore, premere un bottone, registrare domande e risposte riavvolgendo il nastro: questa sequela di domande mi irrita.

______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Messaggio Da Arianna 2016 Ven Dic 24, 2021 1:03 am

Dopo avere letto la prima frase, sono scesa a guardare se altri ti avevano già segnalato i problemi di forma. Dato che è così, non mi ci soffermo oltre io.
Condivido pienamente l’opinione sul potere risanatore dei tortellini.
Direi che hai reso molto bene il flusso dei pensieri che passano per la testa di un’adolescente, in particolare il senso di insofferenza nei confronti degli adulti e la percezione di distanza tra il loro mondo e le proprie sofferenze.
Se il tuo non è solo un racconto “da esterna”, se tu sei veramente non vedente, ti ringrazio per avermi mostrato il mondo da quella angolazione, perché una persona che vede pensa, inevitabilmente, a una vita “diversa”, invece quella che tu descrivi è esattamente una vita “normale”, comprese le serie tv, i campi (campi scout?), il cucinare.
Non mi è chiarissima la sequenza temporale che porta dal pranzo di Natale all’università.
Nel complesso, il racconto soffre di una scrittura ancora immatura e di una mancanza di coesione generale: leggendolo, si prova una sensazione di frammentarietà, di tanti elementi non bene amalgamati, in modo particolare nel passaggio dalla prima alla seconda parte e nel finale.
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Messaggio Da Petunia Ven Dic 24, 2021 4:35 pm

C’è freschezza in questo racconto, c’è Natale, ci sono sentimenti che bucano il foglio. Genuino ecco l’aggettivo che rappresenta meglio il mio sentire verso questa lettura. 
Ho partecipato alla delusione d’amore della ragazzina, ho trovato deliziosa la descrizione dei tortellini e del brodo. È come se avessi letto una pagina di diario, con le ruvidità, l’ingenuità e l’immediatezza della comunicazione di un’adolescente che ha i suoi ottimi motivi per sentirsi, depressa, sola, irrimediabilmente innamorata, delusa e incazzata.
Non potevo permettere che la sua ultima parola potesse essere “Coglioni” senza lasciarmi parlare, senza permettermi di spiegare.
Il testo necessita di una buona revisione formale, ma, nel complesso l’ho letto volentieri e lo considero una buona prova.
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Messaggio Da tommybe Lun Dic 27, 2021 12:53 pm

Piantatela con tutte queste correzioni, il racconto è un bel racconto, provate a leggerlo in profondità e non solo a leggere virgole e parentesi sbagliate.

Il suono di quella voce ti aveva fatto innamorare.
La delusione si avverte e non solo attraverso le lacrime, attraverso la paura di essere rifiutata.
E ti senti impreparata perfino a averla quella  paura.
Nemmeno il pranzo di Natale aggiusta le cose, nemmeno gli odori, i rumori che conosci lo fanno.
Non hai bisogno di parenti, non hai bisogno di regali.
Quello che ti serve non c'è in quel Natale e non ci sarà nemmeno in quello di venticinque anni dopo.
La tua malinconia sarà la stessa.
Lo stalking c'entra poco.

Non posso fare nulla. O forse sì.
Passami un po' del tuo mal di testa.
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Messaggio Da Arunachala Mer Dic 29, 2021 3:26 pm

beh, la soluzione dei tortellini è magnifica...
magari si potesse riempire ogni vuoto così facilmente.
la storia c'è ed è anche bella, ben esposta e di piacevole lettura.
a tratti colpisce forte e commuove.
però ci sono tanti errori e refusi, la punteggiatura è da rivedere, mancano maiuscole, ecc.
questo non toglie nulla alla bellezza della storia ma la penalizza dal punto di vista formale, del giudizio da parte del lettore.
nel complesso la prova è buona e con una revisione può divenire ottima.

@tommybe sei una persona molto sensibile e lo si vede in ogni tuo intervento, ma siamo in un forum di scrittura. tu puoi comporre il pezzo più bello e straziante del mondo ma se ci sono errori io te lo faccio presente, anche se non ti va.

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Messaggio Da Byron.RN Mer Dic 29, 2021 7:52 pm

È un racconto semplice e genuino, forse anche grazie a certe ingenuità come ha detto qualcuno.
Forse nelle sue parti è anche un pò slegato, troppo sfilacciato, per esempio si passa del Natale alla Pasqua, sempre col pensiero al ragazzo da fare da filo conduttore, però la dilatazione del tempo, anche istintivamente, tende a dare questa sensazione di frammentarietà.
La cosa che non ho ben capito è se la protagonista sia non vedente oppure no. Ci sono dei passaggi che un pò confondono, tipo il riferimento al foglio in braille e poi la protagonista che dice di stare incollata al televisore, oppure la parte finale, dove si cita il bastone bianco e poi si passa all'osservazione della gente e del mercato. Non so, la cosa è un pò confusa.
Magari manca qualche scossa, un guizzo importante che stupisca il lettore, comunque la lettura non mi è dispiaciuta.
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Messaggio Da paluca66 Mer Dic 29, 2021 9:56 pm

Ti dico subito che per essere un racconto che partecipa ad un concorso letterario ci sono un po' troppi errori di punteggiatura, un po' troppi refusi sfuggiti a una (distratta? superficiale?) rilettura che spero ci sia quantomeno stata: sarà una mia fissa, non lo nego, ma per me questo è un aspetto importante almeno quanto la storia che si racconta (e lo dico sapendo che anch'io incorro spesso in questi "problemi" e sono ben contento quando me li fanno notare).
Il racconto è perfettamente calato nell'ambientazione natalizia che veniva richiesta e, anche se un po' confuso, ha un significato vero e molto vissuto (spero non dall'aut* in prima persona).
Resta anche a me il dubbio se la protagonista sia non vedente oppure no, ma può anche essere che quando le fai dire che "vede" magari lo intendi in un modo diverso da quello dei nostri occhi: e allora sono io a non essere sufficientemente sensibile da non averlo capito.
Hai qualcosa di molto buono da raccontarci, non fermarti qui, scrivi ancora per te, prima di tutto e per noi se ti va (certo che ti va!)

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Messaggio Da FedericoChiesa Mer Dic 29, 2021 11:55 pm

Le emozioni e gli stati d’animo della protagonista arrivano diretti al lettore, ed è giusto che siano anche disordinati, ma spesso sono troppo sfilacciati, rendendo difficile al lettore seguirne il percorso.
Ti sono già state evidenziati i problemi di punteggiatura, compreso un eccesso di punti e virgola: tieni conto che ne sono un sostenitore, ma qui ce ne sono davvero troppi.
Mi hai ricordato un amico che mi diceva: “Ho avuto tre fidanzate da ragazzo, peccato che loro non lo sapessero!”
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Messaggio Da Danilo Nucci Gio Dic 30, 2021 10:21 am

Difendo prima di tutto l’espressione “vedere” attribuita a un “non vedente”. Credo che ci siano infiniti modi di vedere oltre che con gli occhi e chi ha questo problema lo sa bene.
Sul titolo osservo che l’inversione dei sostantivi mi suonerebbe assai meglio: “Lacrime e tortellini”; per abitudine prediligo la forma “lacrime”, piuttosto che “lagrime” che mi sa di ‘800.
Se, come si dice di solito, i soldi non fanno la felicità ma aiutano, lo stesso vale per i tortellini, se fatti come Dio comanda!
Per il resto confermo quanto già detto da altri sulla grande qualità della storia e sulle molte correzioni da fare nella forma e nella punteggiatura. Mi piace dare sempre il posto d’onore all’idea e alla vicenda, ma il brano con le correzioni suggerite acquisterebbe un sapore più gradevole, proprio come i tortellini.

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Messaggio Da gemma vitali Gio Dic 30, 2021 11:35 am

Ciao autore, quel lagrime sa di antico forse  dire che storie come questa  sono successe  e succederanno. Mi ha fatto  Un enorme tenerezza questa ragazza rifiutata che continua a sperare per anni, mi ha ricordato qualcosa. La scrittura mi è  sembrata buona, come pure lo svolgimento. So una cosa avrei evitato: la protagonista cieca. C'era già  tanto dire dentro lei. Per altri aspetti ti hanno già  fatto notare le parti poco  decise. Io posso solo dirti che il tuo racconto i è  piaciuto molto e mandarti un abbraccio.🤗
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Messaggio Da caipiroska Gio Dic 30, 2021 5:39 pm

Ciao Autore,
confesso che inizialmente ho letto il racconto come un treno: andavo avanti senza vedere i vari refusi, completamente catturata dalla storia e mi dicevo "Bello, ganzo!"
Poi mi sono ritrovata a una gara di cucina, all'università e addirittura a Pasqua nel giro di qualche riga e... E niente, è finita la magia che avevi creato inghiottita in un mare di "pressappochismo", nel senso che ad una lettura più attenta si colgono tante imperfezioni che col proseguire della lettura diventano davvero pesanti.
C'è qualcosa di profondo che si sente in tutto il testo, la protagonista è ben definita e rispecchia in pieno la confusione e il dolore della sua età (sinceramente pensavo a una quindicenne, ma scoprirla ventenne, va all'università, non mi convince più di tanto...), ma tutto il testo ha il problema di una struttura poco convincente e instabile. La grande incognita sulla cecità ella protagonista è un macigno che affonda il testo stesso: se lo è non lo definisci bene e avrei voluto più incisività al riguardo, avrei voluto sentirne il peso.
Non so, a fine lettura rimango un pò delusa da un bel testo, molto coinvolgente, che rimane troppo vago su struttura, evoluzione e senz'altro sul finale, che non ho proprio capito.
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Messaggio Da digitoergosum Dom Gen 02, 2022 4:20 pm

Ciao Penna. Grazie. Grazie perché (senza entrare nello specifico privato) ho un coinvolgimento con l'associazione bresciana "Bambini in braille". Grazie perché fai emergere la "normalità spuria" di chi non vede o vede poco. Presumo, visto il particolare registro narrativo, che il tuo personaggio sia ipovedente, quasi cieco, che riesca a vedere ombre che comunque lo obbligano alla scrittura braille e al bastone bianco. Quando questo racconto l'avrai aggiustato nella forma, un poco immatura, lo porterò in associazione e lo leggerò ai genitori e ai ragazzi ipovedenti più grandicelli. Per questo, ancora grazie. Grazie. @Tommybe, posso abbracciarti assieme alla nostra Penna autrice?
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Messaggio Da Marcog Dom Gen 02, 2022 6:00 pm

Il racconto si legge bene, qualche disattenzione non ha disturbato più di tanto la mia lettura. La storia non mi ha appassionato, resta lontana e poco coinvolgente. Le pene d'amore della ragazza, si riducono ad episodi più adolescenziali. Qualche salto temporale nel racconto mi ha spiazzato. Il tema mi è piaciuto, l'ho trovato universale, forse raccontato in modo scontato. I problemi alla vista della protagonista andrebbero definiti plù nettamente, non tanto nella tua delicatezza di non dirlo apertamente, ma fino all'ultimo leggo: "Cerco la magia di Natale della mia infanzia: lo cerco tra le voci dei bambini, tra i volti scocciati degli adolescenti". Alla fine mi sono imposto di rileggerlo sapendo che la protagonista ha problemi seri di vista e mi è sembrato molto più bello. Grazie!
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Messaggio Da ImaGiraffe Lun Gen 03, 2022 10:09 am

Qualcosa mi dice che siamo di fronte a un racconto biografico. È tutto così vissuto, si percepisce la realtà delle immagini create e questo è senza ombra di dubbio un pregio. Questo stesso pregio però se non supportato da una mano sicura diventa un difetto. Sembri procedere con il freno a mano tirato per tutto il testo, se il tuo intento era quello di osare... Osa. Ma se lo vuoi fare fallo fino in fondo. 
Quello che mi sento di dirti è di non mollare, ma soprattutto continua a darci dentro perché se questa volta il risultato non è dei migliori il prossimo lo sarà sicuramente.
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Messaggio Da Asbottino Mer Gen 05, 2022 11:05 am

Ha una voce che ti entra in testa.
Giustamente poco visivo, ma lavora bene con tutti gli altri sensi, anche se non credo sia scritto da una non vedente. Magari mi sbaglio, in effetti spesso sa di vissuto, ma mi sembra che ci sia stato soltanto un lavoro molto accurato nel non dare punti di riferimento legati alla vista (però: attaccata al televisore a seguire una serie tv?) esplorando tutto il resto, quasi un esercizio che del semplice esercizio non ha nulla perché risulta molto naturale.
Trovo si imballi un po' nel passaggio dal giorno di Natale al campo invernale e poi dall'ambiente scolastico a quello universitario. Fino a che rimane concentrato sul 25 dicembre lo trovo molto rigoroso, poi perdo un po' i punti di riferimento e anche il finale di 25 anni dopo (25 novembre, 25 dicembre, 25 anni dopo) lo trovo poco sviluppato, poco agganciato al resto.
A parte questi difetti il racconto resta in testa, proprio per via della voce e conquista il lettore come se i ciechi fossimo noi e avessimo bisogno di una guida nel vedere davvero le cose.
Quanto ai tortellini, non si discute.
Curiosa la scelta di usare tante parentesi. A me viene da farlo spesso nei commenti, ma in un racconto non le userei mai.

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