La gloria
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 5 - Sala da Ballo
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La gloria
Il vascello regale fendeva maestoso le acque scure della laguna, preceduto da due imbarcazioni leggere e protetto ai fianchi da quattro navigli armati di balestre da battaglia.
Pochi metri sopra l’albero maestro il cielo era percorso da dense nubi di vapore opaco, attraverso le quali si riuscivano appena a distinguere le sagome squadrate di edifici scheletrici che dall’acqua di innalzavano fin oltre la vista, avvolti in ampie spire di vegetazione lussureggiante e immensa. Dalle enormi foglie traslucide che pendevano dalle antiche costruzioni cadevano gocce di condensa che attraversavano l’aria calda e carica di umidità e d’insetti.
I remi che sospingevano le imbarcazioni smuovevano l’acqua e rivelavano lo splendore subacqueo di miriadi di animaletti fosforescenti raggruppati in dense formazioni sommerse. Tra i mulinelli e le scie si intravedevano le sagome degli edifici che proseguivano sott’acqua verso oscure profondità.
Il sole che penetrava l’umidità dell’aria risplendeva opalescente sulle armature dei settanta elfi armati. Erano rigidi sull’attenti con le picche argentee e le balestre doppie rivolte verso l’alto, schierati a difesa della Regina Hayao, sovrana del Regno Elfico Americano Orientale, che viaggiava sicura nella protezione del vascello.
L’elegante sincronismo dei movimenti della flotta regale fu turbato da un profondo e prolungato stridore che improvviso percorse il cielo. Gli elfi armati, con preciso rumore di armature, reagirono al suono e si misero rapidi in posizione di combattimento. Il teso silenzio che seguì era sporcato dal ritmo dei tamburi dei rematori e dal ronzare degli insetti.
Il cielo sopra le nubi risuonò ancora di un rombo più vicino e più forte. Il capitano degli elfi alzò una mano e anche i tamburi tacquero. Le corde delle balestre si tesero, i remi si alzarono e la flotta si arrestò, pronta all’azione.
Lampi improvvisi apparvero sopra le nuvole, accompagnati da ruggiti e boati. Fulminei bagliori rossi si rifletterono in alto sulle poche finestre rimaste attaccate alle ossature metalliche degli edifici in rovina.
Mentre tutti gli elfi guardavano verso il cielo, un boccaporto si aprì e un’esile figura avvolta in bianchi veli fluttuanti comparve sul ponte.
Una voce soave ma ferma, argentea come il risuonare di due lame affilate che si incrociano, risuonò sull’imbarcazione: - Capitano Duinhir, cosa succede? Perché ci siamo arrestati?
Il capitano si girò e quando trovò lo sguardo accigliato della Regina si piegò repentino su un ginocchio. Disse: - Mia Regina, siamo attaccati dai draghi.
La regina mosse stizzita un sopracciglio. – Non perdiamo tempo, capitano. – Rispose lei. - Sapete quanto sia importante arrivare in fretta al Ricevimento.
- Ma mia Regina, i draghi… - rispose balbettando il capitano.
La regina si girò verso la porta da cui era uscita e, senza nascondere la sua irritazione, aggiunse: - Queste grida di draghi non sono di guerra, capitano. Andiamo ora.
La regina scomparve sottocoperta e lasciò sul ponte Duinhir che, con un gesto meno imperioso del precedente, fece ripartire i rematori.
La piccola flotta regale in pochi attimi si mosse e sparì nella nebbia.
-oOo-
Sigùr, antico cavaliere di draghi, era ancorato al suo animale con finimenti avvolgenti, legati con sapienti nodi che lo rendevano tutt’uno con il suo destriero. Si godeva il sole caldo del pomeriggio, appoggiato sulla cima di un ramo rampicante che, dalla sommità di uno degli antichi grattacieli, si estendeva verso l’alto a ricercare ulteriori appigli, invano.
Sotto, molto più in basso, la nebbia che copriva la laguna era trafitta dagli innumerevoli edifici avvolti nelle lussureggianti formazioni vegetali, che fuoriuscivano dall’umidità come aghi infilati nella bambagia. Lontano, a oriente, si intravedeva il mare infinto salutato da una statua incoronata e semisommersa che elevava in alto la sua torcia simbolo di un passato splendore, e da cui pendeva ora un’enorme infiorescenza verde scuro.
Ciascuno di questi decadenti grattacieli era fittamente abitato. Umani, troll, elfi e urgùdi, di ogni religione ed etnia, si affollavano in quei precari edifici, tra parassiti e malattie. Solo i draghi e i loro cavalieri potevano librarsi più in alto, liberi di scegliersi dove dormire e mangiare.
Sigùr adorava guardare quel mondo da quell’altezza, per poi tuffarsi e volteggiare tra le enormi foglie e le lamiere contorte. E così fece. Con un movimento del piede spronò il drago che si lasciò cadere nel vuoto. Percorsero qualche centinaio di metri in caduta libera, drago e cavaliere come un unico essere, con l’aria che fischiava e l’eccitazione che riempiva le vene.
Man mano che scendevano la temperatura e l’umidità aumentavano e la densità delle nuvole di insetti cresceva. Il drago aprì le fauci per raccogliere qualche boccone di moschini e la velocità di caduta diminuì. Con un leggero movimento, Sigùr fece compiere al suo destriero un’ampia virata, per poi inclinarsi di lato e infilarsi in uno strettissimo varco tra due edifici e infine passare sotto un arco vegetale teso tra due palazzi da cui pendevano giganteschi racemi violacei. Quando però il gusto della velocità e dell’acrobazia fu massimo, l’animale si fece improvvisamente inquieto e iniziò a sbuffare non più docile ai comandi come prima.
Sigùr a malincuore lo fece arrestare su un graspo sporgente e gli sussurrò: - Cosa c’è Albaraan? Qualcosa non va? È come se avessi percepito la presenza di elfi.
L’animale scosse la testa teso ed emise dalle prodigiose narici un nuvola di fumo azzurrognolo.
In quel mentre, il ruggito possente di un altro drago fece vibrare l’aria umida. Albaraan rispose con un verso altrettanto profondo, e con un battito d’ali si levò in aria.
I due animali e i rispettivi cavalieri si incontrarono in volo. Le due robuste paia di ali sbattevano all’unisono mantenendo i draghi fermi a mezz’aria, con i mostruosi musi che si avvicinavano fino quasi a sfiorarsi in un segreto saluto. Sigùr alzò una mano e l’altro cavaliere rispose con un gesto della testa, poi insieme si lanciarono in un gioioso inseguimento tra le torri e le infiorescenze arboree, sfiorando lo strato di nebbia sottostante. I draghi emettevano felici stridii e schicchi cavernosi mentre giocavano in volo trai palazzi. Allegri spruzzi infuocati fuoriuscivano dalle loro fauci, riflessi in mille scintille rosse nei vetri sopravvissuti degli edifici.
Finito di giocare, i due possenti animali e i loro cavalieri si posarono su un ramo intrecciato, sottile e lungo, che sporgeva tra i metalli e i vetri delle costruzioni grondanti licheni e muschi.
Sigùr si tolse il copricapo, liberò i lunghi capelli grigi e disse: - Salute Ros! Quanto tempo. Cosa ti porta qui, nel libero regno di Nyc, così lontano dalla tue terre?
Ros si tolse gli occhiali e rivelò un paio di fantastici occhi azzurri, di donna.
- Sono venuta per il Grande Ricevimento di questa sera, cos’altro? – Disse. - Tu ci sarai?
- Non so cosa sia. – Rispose Sigùr.
- Il solito anacoreta selvatico. – rispose la ragazza. Poi estrasse una tavoletta di creta dalla bisaccia, su cui erano incise ampie rune elfiche e che porse all’altro cavaliere.
- Guarda! – Gli disse. – Non puoi non venire, pare accadrà qualcosa di eccezionale.
Sigùr lesse e rispose: - Sembra interessante in effetti. Ci sarò.
- Bene. – Disse Ros, e si avvicinò per dargli un amichevole bacio.
Il gesto affettuoso sorprese Sigùr che, emozionato, si lasciò sfuggire la tavoletta.
- L’invito! – disse Sigùr, pronto a spronare il drago per lanciarsi e recuperare l’oggetto in volo.
- Lascia stare, non c’è tempo, – disse Ros. – Ci faranno entrare lo stesso.
I due cavalieri si levarono in aria e si diressero verso la loro destinazione, mentre la tavoletta precipitava.
Cadde e cadde. Prima trafisse la nebbia, poi con un tonfo sordo toccò l’acqua vicino a una precaria barchetta spinta da un invisibile vento.
-oOo-
Il cappello era sempre l’ultima cosa che Amir prendeva prima di uscire di casa per andare a lavorare.
Guardò suo figlio Cona, il più grande, che stava costruendo un giocattolo legando insieme, con pochi tocchi di magia, delle antiche monete e un cubo intagliato nel legno. Gli si avvicinò da dietro e gli baciò i capelli. Il piccolo rispose girandosi e dandogli un bacio sulla guancia. Poi accarezzò il viso di Lana, che intrecciava un vestitino di alghe. La ragazzina non si girò ma bofonchiò un “ti voglio bene papà”. Andò poi da Nausicaa, che dormiva nel lettino. Si avvicinò e ne inalò il profumo di neonata, sfiorandola con le labbra per non svegliarla. Infine sbirciò nella camera per vedere se Angeles dormiva. La moglie rispose con un grugnito amichevole così lui osò entrare e darle un bacio. Oggi toccava a lei stare a casa. Aveva lavorato tutta la notte e ora si riposava. Domani avrebbe ancora lavorato, e Amir sarebbe rimasto a casa con i ragazzi.
- Serata importante oggi? – Chiese Angeles.
- Pare di sì. Si dice che al Ricevimento avverrà qualcosa di sensazionale.
- Saranno tutti affamati allora, avrai tanto da lavorare.
- Abbiamo preparato quasi tutto i giorni scorsi per fortuna, oggi si tratta solo di scaldare e rifinire.
- Buon lavoro. Speriamo che avrai la gloria di avere i tuoi piatti apprezzati anche dal viceré in persona.
- Se avrò soldi in più da portare a casa, viva la gloria. – Rispose Amir. Poi baciò un’altra volta la moglie, accostò la porta, prese il suo cappello da cuoco e uscì.
L’appartamento era ricavato all’interno di uno dei grattacieli. Si trovava appena sopra lo strato di nebbie, protetto dagli spessi rami cresciuti intorno alle colonne di metallo e chiuso da antichi fogli di plastica pagati a caro prezzo. Non era troppo in alto per non essere disturbato da draghi e grifoni, ma neanche così vicino all’acqua da non dormire per l’umidità e gli insetti.
Scese le scale che lo separavano dalla laguna e salì sulla sua barchetta. Conosceva qualche rudimento di magia così fece gonfiare la sottile vela da un leggero vento magico e l’imbarcazione iniziò a muoversi. In alto ruggivano dei draghi ma lui non se ne curò e si allontanò tranquillo dal suo approdo. Dal cielo cadde improvvisamente un oggetto che per poco non colpì l’imbarcazione e che si inabissò velocemente. Amir alzò le spalle e si avviò velocemente verso il suo luogo di lavoro, la Residenza del Vicerè.
-oOo-
La Residenza del Vicerè era un palazzo costituito da un formidabile intreccio di rami e corde teso trai vecchi grattacieli. Era appena al disopra della nebbia perenne ed era collegata alla laguna da un complesso sistema di carrucole ed ascensori azionati da forze magiche e da schiavi urgùdi.
Si estendeva in alto per quattro piani in un contorto sovrapporsi di rampicanti, lastre di metallo recuperato e vetri iridescenti. Emanava una legnosa maestosità decadente e multicolore.
La sala da ballo, dove quella sera si teneva il tradizionale ricevimento per il compleanno del Viceré, occupava quasi tutto il primo piano. Gli ospiti, qualche centinaio tra le più eminenti personalità del regno, giunti in barca, su draghi o su carrozze volanti sospinte da forze magiche, affollavano ogni spazio a disposizione. Una decina di maghi assoldati per l’evento aveva il compito di tenere accesi i globuli luminosi e di raffrescare l’aria con brezze magiche. Una piccola orchestra suonava liuti e clavicembali e qualcuno azzardava un incerto passo di danza, ma la festa non era ancora sbocciata per l’attesa irrequieta del grande evento di cui tanto si vociferava. Il Viceré, un omino curvo e canuto, si aggirava tra gli ospiti salutando e bevendo idromele allungato con acqua.
Amir sbirciò dalla cucina per verificare che i suoi piatti fossero ben apprezzati, quando un silenzio carico d’attesa calò tra i tendaggi e gli arazzi. Tutte le teste si girarono verso il palco dove la regina degli elfi, Hayao, con al fianco il Viceré, stava prendendo parola.
La sua voce affilata e cristallina risuonò in tutta la sala da ballo: - Amici, nobili abitanti del felice Regno di Nyc. Sono qui questa sera in pace, ma non per ballare. – Qualche risatina si levò dalla sala. - Il motivo che mi ha condotto tra voi è un pericolo imminente. I nani! I maledetti nani degli Appalachi si dice che stiano ricominciando ad armarsi. Questo non è più il tempo di ballare! Non possiamo permettere che quei mostriciattoli arrivino a minacciare le nostre vite e le vostre libertà. Una volta, più di cento anni fa, subito dopo l’eruzione del vulcano Cumbre Vieja che ci ha portato su questa terra insieme alle altre razze arcane, una volta i nostri popoli erano alleati. Dobbiamo tornare a esserlo. Dobbiamo attaccare per primi e sterminare i malefici nani una volta per tutte!
Un brusio teso percorse la sala, ma la regina continuò: - In cambio dell’alleanza vi offro un’opportunità: il comando dell’esercito. I miei indovini hanno vaticinato che qui, questa sera, tra voi, c’è il più grande dei condottieri, il più valoroso degli eroi che ci porterà alla vittoria schiacciante, all’annientamento definitivo dei nostri nemici. E alla fine, alla conquista del mondo. Uno di voi è destinato a glorie imperiture e sublimi!
Dai presenti si levarono applausi e grida di approvazione, che la regina interruppe con un gesto imperioso, mentre il Viceré terminava il suo calice e ne prendeva un altro da un vassoio.
- Chi è il prescelto sarà la magia a dircelo, come scritto nelle rune. Colui che sarà in grado di entrare nell’armatura di cristallo, di tendere l’arco che fu del grande Lavater e di colpire con una freccia il centro del bersaglio posto a dieci pali di distanza sarà il condottiero che ci guiderà alla vittoria e che per sempre sarà coperto di onori. E scopriremo questa sera chi è. Così hanno detto gli indovini.
Dopo che l’armatura fu portata nella sala, e che i suoi mille riflessi del cristallo colpirono le facce stupefatte e ansiose dei presenti, la Regina disse: - Colui che sa di essere il Condottiero si faccia avanti, per avere la prova magica.
Inizialmente nessuno rispose all’appello. Poi una voce di donna si levò dalla massa degli invitati: - Eccomi, sono Ros, cavaliere di draghi e Libera Viaggiatrice dell’est. Sono io la prescelta.
In pochi passi raggiunse l’armatura, mentre centinaia di sguardi la seguivano ammirati. Provò a infilarsi nel cristallo, ma le calzava evidentemente male. E ogni sforzo di tendere l’arco fu vano. Provò e riprovo, ma non riuscì a smuovere la corda neanche di un’unghia. La giovane si allontanò avvilita. I suoi occhi, prima azzurri e luminosi come il cielo, erano ora grigi e spenti per la delusione.
Un alto uomo con una lunga chioma grigia si fece allora avanti: - Se ci ha provato Ros, ci proverò anche io. Noi cavalieri di draghi siamo naturalmente condottieri. Sono Sigùr, cavalco Albaraan il drago, e tra poco sarò il vostro condottiero.
Ma anche Sigùr non riuscì a tendere l’arco a sufficienza per far scoccare la freccia. Quando si allontanò sembrava invecchiato di dieci anni.
Quasi tutti i presenti tentarono, ma nessuno riuscì nell’impresa. Persino la Regina provò, e anche il capitano Duinhir. Addirittura il Vicerè cercò di infilarsi nell’armatura, ma nessuno risultò essere il prescelto.
La Regina era sempre più inquieta ma mano che gli aspiranti eroi fallivano, e l’affievolirsi delle sue speranze accresceva la sua ira.
- Non è possibile che l’eroe non si trovi! I miei indovini e le sacre rune non sbagliano mai! Che siano portati qui anche i servi, i cuochi e persino gli schiavi. Tutti devono poter tentare la prova magica. Dobbiamo assolutamente trovare questa sera il condottiero o la condottiera che ci guiderà alla conquista del mondo.
La guardia degli elfi fece mettere in fila i camerieri e i cuoci. Amir era in mezzo a loro. Guardava tutti provare: prima di salire sul palco e infilarsi l’armatura erano speranzosi e tronfi, convinti che finalmente la magia avrebbe riconosciuto le loro qualità che nessuno era riuscito ad apprezzare prima. Poi, quando fallivano, si allontanavano più avviliti che mai, abbattuti e delusi di tornare alle loro vite.
Le prove continuavano e venne infine il turno di Amir. Era dubbioso, ma si fece avanti.
Infilò prima i guanti, poi il corpetto. Con sua grande sorpresa notò che tutto gli calzava alla perfezione. Ogni muscolo si adattava alle forme del cristallo. Anche l’elmo gli copriva la testa senza impedirgli alcun movimento ma anzi, conferendogli forza e sicurezza. Ogni gesto veniva amplificato e reso maestoso dall’armatura. La sua espressione acquistò nobiltà e splendore. Prese l’arco. Sentiva l’arma tra le dita, il legno come un’estensione del suo braccio. Incominciò a tendere la corda che rispondeva perfettamente ai suoi movimenti. La freccia era pronta per essere alzata. Il bersaglio era lì, a un passo, facile da colpire come allungare una mano. Poi improvvisamente si ricordò dei colori della sua casa, del profumo di sua figlia. Dei capelli dei suoi bambini. Delle labbra di sua moglie. La lontananza da loro, il non vederli per anni mentre guidava l’esercito in terre lontane e sconosciute. Le battaglie, il sangue, la gloria. Cos’è la gloria? Dov’è la gloria?, pensò. Abbassò l’arco.
- No, non ci riesco. – disse. – Non posso. – E si allontanò.
Nessuno si accorse del prodigio che stava per avvenire in Amir mentre indossava l’armatura, e della grande scelta che aveva compiuto, tutti presi dalle proprie speranze e dalle proprie delusioni magiche.
Amir si allontanò, abbandonò la sala ancora gremita, salì sulla barchetta e, con una soddisfatta espressione di felicità che non si spegneva sul viso, tornò a casa.
Pochi metri sopra l’albero maestro il cielo era percorso da dense nubi di vapore opaco, attraverso le quali si riuscivano appena a distinguere le sagome squadrate di edifici scheletrici che dall’acqua di innalzavano fin oltre la vista, avvolti in ampie spire di vegetazione lussureggiante e immensa. Dalle enormi foglie traslucide che pendevano dalle antiche costruzioni cadevano gocce di condensa che attraversavano l’aria calda e carica di umidità e d’insetti.
I remi che sospingevano le imbarcazioni smuovevano l’acqua e rivelavano lo splendore subacqueo di miriadi di animaletti fosforescenti raggruppati in dense formazioni sommerse. Tra i mulinelli e le scie si intravedevano le sagome degli edifici che proseguivano sott’acqua verso oscure profondità.
Il sole che penetrava l’umidità dell’aria risplendeva opalescente sulle armature dei settanta elfi armati. Erano rigidi sull’attenti con le picche argentee e le balestre doppie rivolte verso l’alto, schierati a difesa della Regina Hayao, sovrana del Regno Elfico Americano Orientale, che viaggiava sicura nella protezione del vascello.
L’elegante sincronismo dei movimenti della flotta regale fu turbato da un profondo e prolungato stridore che improvviso percorse il cielo. Gli elfi armati, con preciso rumore di armature, reagirono al suono e si misero rapidi in posizione di combattimento. Il teso silenzio che seguì era sporcato dal ritmo dei tamburi dei rematori e dal ronzare degli insetti.
Il cielo sopra le nubi risuonò ancora di un rombo più vicino e più forte. Il capitano degli elfi alzò una mano e anche i tamburi tacquero. Le corde delle balestre si tesero, i remi si alzarono e la flotta si arrestò, pronta all’azione.
Lampi improvvisi apparvero sopra le nuvole, accompagnati da ruggiti e boati. Fulminei bagliori rossi si rifletterono in alto sulle poche finestre rimaste attaccate alle ossature metalliche degli edifici in rovina.
Mentre tutti gli elfi guardavano verso il cielo, un boccaporto si aprì e un’esile figura avvolta in bianchi veli fluttuanti comparve sul ponte.
Una voce soave ma ferma, argentea come il risuonare di due lame affilate che si incrociano, risuonò sull’imbarcazione: - Capitano Duinhir, cosa succede? Perché ci siamo arrestati?
Il capitano si girò e quando trovò lo sguardo accigliato della Regina si piegò repentino su un ginocchio. Disse: - Mia Regina, siamo attaccati dai draghi.
La regina mosse stizzita un sopracciglio. – Non perdiamo tempo, capitano. – Rispose lei. - Sapete quanto sia importante arrivare in fretta al Ricevimento.
- Ma mia Regina, i draghi… - rispose balbettando il capitano.
La regina si girò verso la porta da cui era uscita e, senza nascondere la sua irritazione, aggiunse: - Queste grida di draghi non sono di guerra, capitano. Andiamo ora.
La regina scomparve sottocoperta e lasciò sul ponte Duinhir che, con un gesto meno imperioso del precedente, fece ripartire i rematori.
La piccola flotta regale in pochi attimi si mosse e sparì nella nebbia.
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Sigùr, antico cavaliere di draghi, era ancorato al suo animale con finimenti avvolgenti, legati con sapienti nodi che lo rendevano tutt’uno con il suo destriero. Si godeva il sole caldo del pomeriggio, appoggiato sulla cima di un ramo rampicante che, dalla sommità di uno degli antichi grattacieli, si estendeva verso l’alto a ricercare ulteriori appigli, invano.
Sotto, molto più in basso, la nebbia che copriva la laguna era trafitta dagli innumerevoli edifici avvolti nelle lussureggianti formazioni vegetali, che fuoriuscivano dall’umidità come aghi infilati nella bambagia. Lontano, a oriente, si intravedeva il mare infinto salutato da una statua incoronata e semisommersa che elevava in alto la sua torcia simbolo di un passato splendore, e da cui pendeva ora un’enorme infiorescenza verde scuro.
Ciascuno di questi decadenti grattacieli era fittamente abitato. Umani, troll, elfi e urgùdi, di ogni religione ed etnia, si affollavano in quei precari edifici, tra parassiti e malattie. Solo i draghi e i loro cavalieri potevano librarsi più in alto, liberi di scegliersi dove dormire e mangiare.
Sigùr adorava guardare quel mondo da quell’altezza, per poi tuffarsi e volteggiare tra le enormi foglie e le lamiere contorte. E così fece. Con un movimento del piede spronò il drago che si lasciò cadere nel vuoto. Percorsero qualche centinaio di metri in caduta libera, drago e cavaliere come un unico essere, con l’aria che fischiava e l’eccitazione che riempiva le vene.
Man mano che scendevano la temperatura e l’umidità aumentavano e la densità delle nuvole di insetti cresceva. Il drago aprì le fauci per raccogliere qualche boccone di moschini e la velocità di caduta diminuì. Con un leggero movimento, Sigùr fece compiere al suo destriero un’ampia virata, per poi inclinarsi di lato e infilarsi in uno strettissimo varco tra due edifici e infine passare sotto un arco vegetale teso tra due palazzi da cui pendevano giganteschi racemi violacei. Quando però il gusto della velocità e dell’acrobazia fu massimo, l’animale si fece improvvisamente inquieto e iniziò a sbuffare non più docile ai comandi come prima.
Sigùr a malincuore lo fece arrestare su un graspo sporgente e gli sussurrò: - Cosa c’è Albaraan? Qualcosa non va? È come se avessi percepito la presenza di elfi.
L’animale scosse la testa teso ed emise dalle prodigiose narici un nuvola di fumo azzurrognolo.
In quel mentre, il ruggito possente di un altro drago fece vibrare l’aria umida. Albaraan rispose con un verso altrettanto profondo, e con un battito d’ali si levò in aria.
I due animali e i rispettivi cavalieri si incontrarono in volo. Le due robuste paia di ali sbattevano all’unisono mantenendo i draghi fermi a mezz’aria, con i mostruosi musi che si avvicinavano fino quasi a sfiorarsi in un segreto saluto. Sigùr alzò una mano e l’altro cavaliere rispose con un gesto della testa, poi insieme si lanciarono in un gioioso inseguimento tra le torri e le infiorescenze arboree, sfiorando lo strato di nebbia sottostante. I draghi emettevano felici stridii e schicchi cavernosi mentre giocavano in volo trai palazzi. Allegri spruzzi infuocati fuoriuscivano dalle loro fauci, riflessi in mille scintille rosse nei vetri sopravvissuti degli edifici.
Finito di giocare, i due possenti animali e i loro cavalieri si posarono su un ramo intrecciato, sottile e lungo, che sporgeva tra i metalli e i vetri delle costruzioni grondanti licheni e muschi.
Sigùr si tolse il copricapo, liberò i lunghi capelli grigi e disse: - Salute Ros! Quanto tempo. Cosa ti porta qui, nel libero regno di Nyc, così lontano dalla tue terre?
Ros si tolse gli occhiali e rivelò un paio di fantastici occhi azzurri, di donna.
- Sono venuta per il Grande Ricevimento di questa sera, cos’altro? – Disse. - Tu ci sarai?
- Non so cosa sia. – Rispose Sigùr.
- Il solito anacoreta selvatico. – rispose la ragazza. Poi estrasse una tavoletta di creta dalla bisaccia, su cui erano incise ampie rune elfiche e che porse all’altro cavaliere.
- Guarda! – Gli disse. – Non puoi non venire, pare accadrà qualcosa di eccezionale.
Sigùr lesse e rispose: - Sembra interessante in effetti. Ci sarò.
- Bene. – Disse Ros, e si avvicinò per dargli un amichevole bacio.
Il gesto affettuoso sorprese Sigùr che, emozionato, si lasciò sfuggire la tavoletta.
- L’invito! – disse Sigùr, pronto a spronare il drago per lanciarsi e recuperare l’oggetto in volo.
- Lascia stare, non c’è tempo, – disse Ros. – Ci faranno entrare lo stesso.
I due cavalieri si levarono in aria e si diressero verso la loro destinazione, mentre la tavoletta precipitava.
Cadde e cadde. Prima trafisse la nebbia, poi con un tonfo sordo toccò l’acqua vicino a una precaria barchetta spinta da un invisibile vento.
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Il cappello era sempre l’ultima cosa che Amir prendeva prima di uscire di casa per andare a lavorare.
Guardò suo figlio Cona, il più grande, che stava costruendo un giocattolo legando insieme, con pochi tocchi di magia, delle antiche monete e un cubo intagliato nel legno. Gli si avvicinò da dietro e gli baciò i capelli. Il piccolo rispose girandosi e dandogli un bacio sulla guancia. Poi accarezzò il viso di Lana, che intrecciava un vestitino di alghe. La ragazzina non si girò ma bofonchiò un “ti voglio bene papà”. Andò poi da Nausicaa, che dormiva nel lettino. Si avvicinò e ne inalò il profumo di neonata, sfiorandola con le labbra per non svegliarla. Infine sbirciò nella camera per vedere se Angeles dormiva. La moglie rispose con un grugnito amichevole così lui osò entrare e darle un bacio. Oggi toccava a lei stare a casa. Aveva lavorato tutta la notte e ora si riposava. Domani avrebbe ancora lavorato, e Amir sarebbe rimasto a casa con i ragazzi.
- Serata importante oggi? – Chiese Angeles.
- Pare di sì. Si dice che al Ricevimento avverrà qualcosa di sensazionale.
- Saranno tutti affamati allora, avrai tanto da lavorare.
- Abbiamo preparato quasi tutto i giorni scorsi per fortuna, oggi si tratta solo di scaldare e rifinire.
- Buon lavoro. Speriamo che avrai la gloria di avere i tuoi piatti apprezzati anche dal viceré in persona.
- Se avrò soldi in più da portare a casa, viva la gloria. – Rispose Amir. Poi baciò un’altra volta la moglie, accostò la porta, prese il suo cappello da cuoco e uscì.
L’appartamento era ricavato all’interno di uno dei grattacieli. Si trovava appena sopra lo strato di nebbie, protetto dagli spessi rami cresciuti intorno alle colonne di metallo e chiuso da antichi fogli di plastica pagati a caro prezzo. Non era troppo in alto per non essere disturbato da draghi e grifoni, ma neanche così vicino all’acqua da non dormire per l’umidità e gli insetti.
Scese le scale che lo separavano dalla laguna e salì sulla sua barchetta. Conosceva qualche rudimento di magia così fece gonfiare la sottile vela da un leggero vento magico e l’imbarcazione iniziò a muoversi. In alto ruggivano dei draghi ma lui non se ne curò e si allontanò tranquillo dal suo approdo. Dal cielo cadde improvvisamente un oggetto che per poco non colpì l’imbarcazione e che si inabissò velocemente. Amir alzò le spalle e si avviò velocemente verso il suo luogo di lavoro, la Residenza del Vicerè.
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La Residenza del Vicerè era un palazzo costituito da un formidabile intreccio di rami e corde teso trai vecchi grattacieli. Era appena al disopra della nebbia perenne ed era collegata alla laguna da un complesso sistema di carrucole ed ascensori azionati da forze magiche e da schiavi urgùdi.
Si estendeva in alto per quattro piani in un contorto sovrapporsi di rampicanti, lastre di metallo recuperato e vetri iridescenti. Emanava una legnosa maestosità decadente e multicolore.
La sala da ballo, dove quella sera si teneva il tradizionale ricevimento per il compleanno del Viceré, occupava quasi tutto il primo piano. Gli ospiti, qualche centinaio tra le più eminenti personalità del regno, giunti in barca, su draghi o su carrozze volanti sospinte da forze magiche, affollavano ogni spazio a disposizione. Una decina di maghi assoldati per l’evento aveva il compito di tenere accesi i globuli luminosi e di raffrescare l’aria con brezze magiche. Una piccola orchestra suonava liuti e clavicembali e qualcuno azzardava un incerto passo di danza, ma la festa non era ancora sbocciata per l’attesa irrequieta del grande evento di cui tanto si vociferava. Il Viceré, un omino curvo e canuto, si aggirava tra gli ospiti salutando e bevendo idromele allungato con acqua.
Amir sbirciò dalla cucina per verificare che i suoi piatti fossero ben apprezzati, quando un silenzio carico d’attesa calò tra i tendaggi e gli arazzi. Tutte le teste si girarono verso il palco dove la regina degli elfi, Hayao, con al fianco il Viceré, stava prendendo parola.
La sua voce affilata e cristallina risuonò in tutta la sala da ballo: - Amici, nobili abitanti del felice Regno di Nyc. Sono qui questa sera in pace, ma non per ballare. – Qualche risatina si levò dalla sala. - Il motivo che mi ha condotto tra voi è un pericolo imminente. I nani! I maledetti nani degli Appalachi si dice che stiano ricominciando ad armarsi. Questo non è più il tempo di ballare! Non possiamo permettere che quei mostriciattoli arrivino a minacciare le nostre vite e le vostre libertà. Una volta, più di cento anni fa, subito dopo l’eruzione del vulcano Cumbre Vieja che ci ha portato su questa terra insieme alle altre razze arcane, una volta i nostri popoli erano alleati. Dobbiamo tornare a esserlo. Dobbiamo attaccare per primi e sterminare i malefici nani una volta per tutte!
Un brusio teso percorse la sala, ma la regina continuò: - In cambio dell’alleanza vi offro un’opportunità: il comando dell’esercito. I miei indovini hanno vaticinato che qui, questa sera, tra voi, c’è il più grande dei condottieri, il più valoroso degli eroi che ci porterà alla vittoria schiacciante, all’annientamento definitivo dei nostri nemici. E alla fine, alla conquista del mondo. Uno di voi è destinato a glorie imperiture e sublimi!
Dai presenti si levarono applausi e grida di approvazione, che la regina interruppe con un gesto imperioso, mentre il Viceré terminava il suo calice e ne prendeva un altro da un vassoio.
- Chi è il prescelto sarà la magia a dircelo, come scritto nelle rune. Colui che sarà in grado di entrare nell’armatura di cristallo, di tendere l’arco che fu del grande Lavater e di colpire con una freccia il centro del bersaglio posto a dieci pali di distanza sarà il condottiero che ci guiderà alla vittoria e che per sempre sarà coperto di onori. E scopriremo questa sera chi è. Così hanno detto gli indovini.
Dopo che l’armatura fu portata nella sala, e che i suoi mille riflessi del cristallo colpirono le facce stupefatte e ansiose dei presenti, la Regina disse: - Colui che sa di essere il Condottiero si faccia avanti, per avere la prova magica.
Inizialmente nessuno rispose all’appello. Poi una voce di donna si levò dalla massa degli invitati: - Eccomi, sono Ros, cavaliere di draghi e Libera Viaggiatrice dell’est. Sono io la prescelta.
In pochi passi raggiunse l’armatura, mentre centinaia di sguardi la seguivano ammirati. Provò a infilarsi nel cristallo, ma le calzava evidentemente male. E ogni sforzo di tendere l’arco fu vano. Provò e riprovo, ma non riuscì a smuovere la corda neanche di un’unghia. La giovane si allontanò avvilita. I suoi occhi, prima azzurri e luminosi come il cielo, erano ora grigi e spenti per la delusione.
Un alto uomo con una lunga chioma grigia si fece allora avanti: - Se ci ha provato Ros, ci proverò anche io. Noi cavalieri di draghi siamo naturalmente condottieri. Sono Sigùr, cavalco Albaraan il drago, e tra poco sarò il vostro condottiero.
Ma anche Sigùr non riuscì a tendere l’arco a sufficienza per far scoccare la freccia. Quando si allontanò sembrava invecchiato di dieci anni.
Quasi tutti i presenti tentarono, ma nessuno riuscì nell’impresa. Persino la Regina provò, e anche il capitano Duinhir. Addirittura il Vicerè cercò di infilarsi nell’armatura, ma nessuno risultò essere il prescelto.
La Regina era sempre più inquieta ma mano che gli aspiranti eroi fallivano, e l’affievolirsi delle sue speranze accresceva la sua ira.
- Non è possibile che l’eroe non si trovi! I miei indovini e le sacre rune non sbagliano mai! Che siano portati qui anche i servi, i cuochi e persino gli schiavi. Tutti devono poter tentare la prova magica. Dobbiamo assolutamente trovare questa sera il condottiero o la condottiera che ci guiderà alla conquista del mondo.
La guardia degli elfi fece mettere in fila i camerieri e i cuoci. Amir era in mezzo a loro. Guardava tutti provare: prima di salire sul palco e infilarsi l’armatura erano speranzosi e tronfi, convinti che finalmente la magia avrebbe riconosciuto le loro qualità che nessuno era riuscito ad apprezzare prima. Poi, quando fallivano, si allontanavano più avviliti che mai, abbattuti e delusi di tornare alle loro vite.
Le prove continuavano e venne infine il turno di Amir. Era dubbioso, ma si fece avanti.
Infilò prima i guanti, poi il corpetto. Con sua grande sorpresa notò che tutto gli calzava alla perfezione. Ogni muscolo si adattava alle forme del cristallo. Anche l’elmo gli copriva la testa senza impedirgli alcun movimento ma anzi, conferendogli forza e sicurezza. Ogni gesto veniva amplificato e reso maestoso dall’armatura. La sua espressione acquistò nobiltà e splendore. Prese l’arco. Sentiva l’arma tra le dita, il legno come un’estensione del suo braccio. Incominciò a tendere la corda che rispondeva perfettamente ai suoi movimenti. La freccia era pronta per essere alzata. Il bersaglio era lì, a un passo, facile da colpire come allungare una mano. Poi improvvisamente si ricordò dei colori della sua casa, del profumo di sua figlia. Dei capelli dei suoi bambini. Delle labbra di sua moglie. La lontananza da loro, il non vederli per anni mentre guidava l’esercito in terre lontane e sconosciute. Le battaglie, il sangue, la gloria. Cos’è la gloria? Dov’è la gloria?, pensò. Abbassò l’arco.
- No, non ci riesco. – disse. – Non posso. – E si allontanò.
Nessuno si accorse del prodigio che stava per avvenire in Amir mentre indossava l’armatura, e della grande scelta che aveva compiuto, tutti presi dalle proprie speranze e dalle proprie delusioni magiche.
Amir si allontanò, abbandonò la sala ancora gremita, salì sulla barchetta e, con una soddisfatta espressione di felicità che non si spegneva sul viso, tornò a casa.
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Re: La gloria
Se dovessi descrivere questo racconto un due parole mi verrebbe da dire: “sontuoso” e “opulento”.
Una narrazione affollata di personaggi, ricca di dettagli e ricercata nella parola. Talmente carica di che si rischia di perdere di vista il filo conduttore della storia. L’atmosfera fantasy ė palpabile. Ci sono tocchi da Trono di Spade, ci sono i feaci a Itaca, draghi, nani, cavalieri e una New York del futuro con tanto di statua della libertà sommersa e ingloriosamente coperta di alghe.
C’è la promessa di una festa, rimane sommersa come la città da un fiume di aggettivi ed eventi. Forse un po’ troppe cose per un racconto tutto sommato breve considerate le battute concesse.
Potrebbe uscirne un romanzo interessante.
Ti segnalo un refuso
fila i camerieri e i cuoci.
Ottima penna in ogni caso. Complimenti.
Una narrazione affollata di personaggi, ricca di dettagli e ricercata nella parola. Talmente carica di che si rischia di perdere di vista il filo conduttore della storia. L’atmosfera fantasy ė palpabile. Ci sono tocchi da Trono di Spade, ci sono i feaci a Itaca, draghi, nani, cavalieri e una New York del futuro con tanto di statua della libertà sommersa e ingloriosamente coperta di alghe.
C’è la promessa di una festa, rimane sommersa come la città da un fiume di aggettivi ed eventi. Forse un po’ troppe cose per un racconto tutto sommato breve considerate le battute concesse.
Potrebbe uscirne un romanzo interessante.
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Ottima penna in ogni caso. Complimenti.
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Re: La gloria
Un meravigliosa fiaba che si può raccontare pure ai nipotini. Io lo farò ma con i i bis-nipotini che però son già digitali e quindi bisognerebbe trasformarla in un video. Ci potrebbe anche stare. Magari in un cartone animato. Il finale è quello proprio di una favola: insegna qualcosa. Ci sarebbe invece, prima di darlo allo stampa, qualche refusino da sistemare: il mare infinto, un nuvola, trai palazzi. Inoltre mi è sembrata un po' ripetitivo il particolare della vegetazione che avvolgeva i palazzi. Tutto qui. Piaciuto.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
Racconto particolare.
Penso che tu abbia una buona conoscenza dell'high fantasy, vista la quantità di dettagli tipici del genere che hai inserito, col risultato di creare un'atmosfera davvero molto fantasy e del tutto calzante con la storia.
Tra l'altro, ho visualizzato molto bene ogni singola scena, proprio come in certi film sul genere.
Narrativamente parlando, la storia è alquanto immobile: c'è l'attesa dell'evento, c'è l'annuncio della guerra imminente, c'è la scelta finale di Amir che va contro il classico impianto del fantasy gotico (l'eroe è un tapino generico che non sa di esserlo e ascende alla gloria dopo un evento magico).
Il che va bene per creare un piccolo colpo di scena, meno per il destino del regno di Nyc/New York City.
Amir, come ragioni? Ti sottrai al tuo destino per stare con la famiglia, ma non è che perderai poi tutto quando i nani attaccheranno? E allora potresti ben rimpiangerla quella scelta!
Però un po' ti capisco, forse al tuo posto avrei fatto lo stesso. Non tanto per la famiglia ma perché condurre una guerra è una discreta sbatta.
Sì, sono il tipo che avrebbe risposto alla platea nobiliare "No, vabbé ragà, nun c'ho voja. Ciaone."
E poi i nani. Diciamocelo, dai, i nani non sono simpatici.
Si ostinano tutti a vederli come dei buoni assieme a umani ed elfi, ma in realtà i nani sono bassi e brutti e basta. Quando frequentavo l'high fantasy, secoli orsono, non li potevo reggere, soprattutto militarmente.
Tutti inquadrati sulle colline, inamovibili, manco capaci di correre, stavano lì a sparare e tirare frecce e bere birra.
Mammamia che brutti e noiosi i nani.
Lieto che stavolta siano i cattivi della storia.
Fesserie a parte.
Mi trovo combattuto sul giudizio stilistico.
Non mi piace molto la scrittura ampollosa e densa di aggettivi che hai scelto, sebbene:
1) si intoni comunque al tipo di storia che hai scritto, persino nelle rare scene d'azione;
2) non mi abbia creato problemi di visualizzazione, anzi, ho immaginato tutto molto agevolmente.
Avrei voluto dirti che mi resta la curiosità di leggere questa storia scritta con uno stile più moderno, ma alla fine va bene così.
Ottimo lavoro, nel complesso mi è piaciuto.
Penso che tu abbia una buona conoscenza dell'high fantasy, vista la quantità di dettagli tipici del genere che hai inserito, col risultato di creare un'atmosfera davvero molto fantasy e del tutto calzante con la storia.
Tra l'altro, ho visualizzato molto bene ogni singola scena, proprio come in certi film sul genere.
Narrativamente parlando, la storia è alquanto immobile: c'è l'attesa dell'evento, c'è l'annuncio della guerra imminente, c'è la scelta finale di Amir che va contro il classico impianto del fantasy gotico (l'eroe è un tapino generico che non sa di esserlo e ascende alla gloria dopo un evento magico).
Il che va bene per creare un piccolo colpo di scena, meno per il destino del regno di Nyc/New York City.
Amir, come ragioni? Ti sottrai al tuo destino per stare con la famiglia, ma non è che perderai poi tutto quando i nani attaccheranno? E allora potresti ben rimpiangerla quella scelta!
Però un po' ti capisco, forse al tuo posto avrei fatto lo stesso. Non tanto per la famiglia ma perché condurre una guerra è una discreta sbatta.
Sì, sono il tipo che avrebbe risposto alla platea nobiliare "No, vabbé ragà, nun c'ho voja. Ciaone."
E poi i nani. Diciamocelo, dai, i nani non sono simpatici.
Si ostinano tutti a vederli come dei buoni assieme a umani ed elfi, ma in realtà i nani sono bassi e brutti e basta. Quando frequentavo l'high fantasy, secoli orsono, non li potevo reggere, soprattutto militarmente.
Tutti inquadrati sulle colline, inamovibili, manco capaci di correre, stavano lì a sparare e tirare frecce e bere birra.
Mammamia che brutti e noiosi i nani.
Lieto che stavolta siano i cattivi della storia.

Fesserie a parte.
Mi trovo combattuto sul giudizio stilistico.
Non mi piace molto la scrittura ampollosa e densa di aggettivi che hai scelto, sebbene:
1) si intoni comunque al tipo di storia che hai scritto, persino nelle rare scene d'azione;
2) non mi abbia creato problemi di visualizzazione, anzi, ho immaginato tutto molto agevolmente.
Avrei voluto dirti che mi resta la curiosità di leggere questa storia scritta con uno stile più moderno, ma alla fine va bene così.
Ottimo lavoro, nel complesso mi è piaciuto.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
Devo dire che generalmente preferisco uno stile più semplice, diretto, sobrio ma comunque le descrizioni ridondanti che hai usato rendono l'ambiente e l'atmosfera.
Il colpo di scena finale ha dato brio e dinamismo ad un racconto generalmente piuttosto statico.
L'epilogo mi ha sorpreso e mi è piaciuto; non me l'aspettavo.
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FedericoChiesa- Padawan
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Re: La gloria
Un fantasy classico con elfi, nani, draghi e cavalieri.
Non sono un appassionato e un conoscitore del genere, però Il signore degli anelli credo che lo consociamo tutti e tu ti sei rifatto a quel filone classico, rivisitandolo in chiave più moderna.
Nel complesso il mio giudizio è positivo, per quanto riguarda le atmosfere, quel sentore epico che trasuda dal genere e che qui ho avvertito, anche per le descrizioni ricche.
Per le descrizioni ti faccio un appunto, ho notato che all'inizio molte si susseguono quasi in fotocopia nei vari passaggi, quando descrivi i palazzi e la vegetazione che ha contaminato le strutture.
Un altro difetto forse è che c'è poca azione, ci sono dei personaggi in viaggio per raggiungere il palazzo del Viceré per una festa che poi viene interrotta per comunicare l'inizio della guerra.
Il finale mi lascia un pò perplesso, per il fatto che fa strano che nessuno si sia accorto che Amir fosse il prescelto. sebbene fossero preda delle proprie delusioni.
Non sono un appassionato e un conoscitore del genere, però Il signore degli anelli credo che lo consociamo tutti e tu ti sei rifatto a quel filone classico, rivisitandolo in chiave più moderna.
Nel complesso il mio giudizio è positivo, per quanto riguarda le atmosfere, quel sentore epico che trasuda dal genere e che qui ho avvertito, anche per le descrizioni ricche.
Per le descrizioni ti faccio un appunto, ho notato che all'inizio molte si susseguono quasi in fotocopia nei vari passaggi, quando descrivi i palazzi e la vegetazione che ha contaminato le strutture.
Un altro difetto forse è che c'è poca azione, ci sono dei personaggi in viaggio per raggiungere il palazzo del Viceré per una festa che poi viene interrotta per comunicare l'inizio della guerra.
Il finale mi lascia un pò perplesso, per il fatto che fa strano che nessuno si sia accorto che Amir fosse il prescelto. sebbene fossero preda delle proprie delusioni.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
Il racconto mi è piaciuto, centratissimo il genere e, tutto sommato anche la sala da ballo e la figura del cuoco, sicuramente centrali.
La scrittura è buona al netto di qualche refuso sparso qua e là, anche se molto (forse troppo?) ricca, soprattutto nelle descrizioni della prima parte che ti sono servite, è vero, per creare l'atmosfera, ma che in un racconto rischiano di essere eccessive: sarebbero perfette se queste fossero le pagine iniziali di un romanzo, se riesco a spiegarmi.
Ho avuto anch'io la sensazione, durante la lettura, di un'eccessiva ripetizione delle parti descrittive relative alla vegetazione.
Il finale secondo me è bellissimo, un piccolo colpo di scena che è servito a dare movimento a un racconto che fino a quel momento era risultato un po' troppo statico.
Nel complesso il mio giudizio è più che positivo.
La scrittura è buona al netto di qualche refuso sparso qua e là, anche se molto (forse troppo?) ricca, soprattutto nelle descrizioni della prima parte che ti sono servite, è vero, per creare l'atmosfera, ma che in un racconto rischiano di essere eccessive: sarebbero perfette se queste fossero le pagine iniziali di un romanzo, se riesco a spiegarmi.
Ho avuto anch'io la sensazione, durante la lettura, di un'eccessiva ripetizione delle parti descrittive relative alla vegetazione.
Il finale secondo me è bellissimo, un piccolo colpo di scena che è servito a dare movimento a un racconto che fino a quel momento era risultato un po' troppo statico.
Nel complesso il mio giudizio è più che positivo.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: La gloria
Per ora il miglior fantasy che ho letto. E non lo dico solo per le citazioni di Miyazaki (Cona(n) e Lana, Nausicaa nella valle del vento) che caso strano si chiama coma la regina, Hayao. Cioè, lo dico anche per quello, ma soprattutto perché la storia mi ha catturato e l'ambientazione è fenomenale. Avrei forse fatto a meno della parentesi dei draghi, che alla fine sono solo un orpello, un ricordo dei lavori di Cornelia Funke e Paolini, anche se devo concedere che la scena del volo è molto avvincente. Lo spazio lasciato libero avresti potuto dedicarlo ad Amir, così che il lettore avesse tempo e modo di affezionarsi a lui. Originale e piacevole il finale, con l'eroe designato che rinuncia, cancellando in un botto solo uno stereotipo del genere e il finale telefonato.
Ottimo davvero, ti faccio i miei complimenti, a rileggerci!
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Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
Un finale che mi ha fatto pensare a un mix tra Cenerentola e La spada nella roccia, il primo per l'armatura di cristallo, come la scarpetta, il secondo perché ci provano tutti con l'arco, ma alla fine ci riesce solo Semola. Volevo dire, Amir. Confesso: avrei voluto vederlo condottiero. Secondo me il finale naturale doveva essere questo, o meglio, era ciò che mi aspettavo. Per carità, lo dico sempre, all'Autore non si comanda, però ci sono rimasto male. Questa cosa mi ha dato fastidio, se così si può dire, mentre, per esempio, non ho minimamente percepito la non azione di questo racconto, nonostante si arrivi a parlare di guerre catastrofiche e imminenti e all'inizio si descriva un esercito armato fino ai denti e una grande flotta. Bravo l'autore a tenermi attaccato al suo racconto.
Una standing ovation voglio farla per le descrizioni e per la ricercatezza del linguaggio. L'ho molto apprezzato.
Mi collego a questo, per fare l'unico appunto tecnico che ritengo necessario, anche perché i refusi li hanno già segnalati [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] e [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link].
Guarda qua:
"Il vascello regale fendeva maestoso le acque scure della laguna, preceduto da due imbarcazioni leggere e protetto ai fianchi da quattro navigli armati di balestre da battaglia.
Pochi metri sopra l’albero maestro il cielo era percorso da dense nubi di vapore opaco, attraverso le quali si riuscivano appena a distinguere le sagome squadrate di edifici scheletrici che dall’acqua di innalzavano fin oltre la vista, avvolti in ampie spire di vegetazione lussureggiante e immensa. Dalle enormi foglie traslucide che pendevano dalle antiche costruzioni cadevano gocce di condensa che attraversavano l’aria calda e carica di umidità e d’insetti.
I remi che sospingevano le imbarcazioni smuovevano l’acqua e rivelavano lo splendore subacqueo di miriadi di animaletti fosforescenti raggruppati in dense formazioni sommerse. Tra i mulinelli e le scie si intravedevano le sagome degli edifici che proseguivano sott’acqua verso oscure profondità.
Il sole che penetrava l’umidità dell’aria risplendeva opalescente sulle armature dei settanta elfi armati. Erano rigidi sull’attenti con le picche argentee e le balestre doppie rivolte verso l’alto, schierati a difesa della Regina Hayao, sovrana del Regno Elfico Americano Orientale, che viaggiava sicura nella protezione del vascello.
L’elegante sincronismo dei movimenti della flotta regale fu turbato da un profondo e prolungato stridore che improvviso percorse il cielo. Gli elfi armati, con preciso rumore di armature, reagirono al suono e si misero rapidi in posizione di combattimento. Il teso silenzio che seguì era sporcato dal ritmo dei tamburi dei rematori e dal ronzare degli insetti.
Il cielo sopra le nubi risuonò ancora di un rombo più vicino e più forte. Il capitano degli elfi alzò una mano e anche i tamburi tacquero. Le corde delle balestre si tesero, i remi si alzarono e la flotta si arrestò, pronta all’azione.
Lampi improvvisi apparvero sopra le nuvole, accompagnati da ruggiti e boati. Fulminei bagliori rossi si rifletterono in alto sulle poche finestre rimaste attaccate alle ossature metalliche degli edifici in rovina.
Mentre tutti gli elfi guardavano verso il cielo, un boccaporto si aprì e un’esile figura avvolta in bianchi veli fluttuanti comparve sul ponte."
E' l'inizio del racconto. Mi è piaciuto tantissimo, lo trovo veramente ben scritto. Però, se dovessi pensare "commercialmente", ovvero se un testo simile possa arrivare ai più, penso che toglierei almeno la metà di tutti gli aggettivi che ci sono. Appesantiscono il testo, anche se ciascuno sta bene dove sta. Lo dico con estrema umiltà, davvero.
E comunque, mi sa che l'autore ce l'ho.
Una standing ovation voglio farla per le descrizioni e per la ricercatezza del linguaggio. L'ho molto apprezzato.
Mi collego a questo, per fare l'unico appunto tecnico che ritengo necessario, anche perché i refusi li hanno già segnalati [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] e [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link].
Guarda qua:
"Il vascello regale fendeva maestoso le acque scure della laguna, preceduto da due imbarcazioni leggere e protetto ai fianchi da quattro navigli armati di balestre da battaglia.
Pochi metri sopra l’albero maestro il cielo era percorso da dense nubi di vapore opaco, attraverso le quali si riuscivano appena a distinguere le sagome squadrate di edifici scheletrici che dall’acqua di innalzavano fin oltre la vista, avvolti in ampie spire di vegetazione lussureggiante e immensa. Dalle enormi foglie traslucide che pendevano dalle antiche costruzioni cadevano gocce di condensa che attraversavano l’aria calda e carica di umidità e d’insetti.
I remi che sospingevano le imbarcazioni smuovevano l’acqua e rivelavano lo splendore subacqueo di miriadi di animaletti fosforescenti raggruppati in dense formazioni sommerse. Tra i mulinelli e le scie si intravedevano le sagome degli edifici che proseguivano sott’acqua verso oscure profondità.
Il sole che penetrava l’umidità dell’aria risplendeva opalescente sulle armature dei settanta elfi armati. Erano rigidi sull’attenti con le picche argentee e le balestre doppie rivolte verso l’alto, schierati a difesa della Regina Hayao, sovrana del Regno Elfico Americano Orientale, che viaggiava sicura nella protezione del vascello.
L’elegante sincronismo dei movimenti della flotta regale fu turbato da un profondo e prolungato stridore che improvviso percorse il cielo. Gli elfi armati, con preciso rumore di armature, reagirono al suono e si misero rapidi in posizione di combattimento. Il teso silenzio che seguì era sporcato dal ritmo dei tamburi dei rematori e dal ronzare degli insetti.
Il cielo sopra le nubi risuonò ancora di un rombo più vicino e più forte. Il capitano degli elfi alzò una mano e anche i tamburi tacquero. Le corde delle balestre si tesero, i remi si alzarono e la flotta si arrestò, pronta all’azione.
Lampi improvvisi apparvero sopra le nuvole, accompagnati da ruggiti e boati. Fulminei bagliori rossi si rifletterono in alto sulle poche finestre rimaste attaccate alle ossature metalliche degli edifici in rovina.
Mentre tutti gli elfi guardavano verso il cielo, un boccaporto si aprì e un’esile figura avvolta in bianchi veli fluttuanti comparve sul ponte."
E' l'inizio del racconto. Mi è piaciuto tantissimo, lo trovo veramente ben scritto. Però, se dovessi pensare "commercialmente", ovvero se un testo simile possa arrivare ai più, penso che toglierei almeno la metà di tutti gli aggettivi che ci sono. Appesantiscono il testo, anche se ciascuno sta bene dove sta. Lo dico con estrema umiltà, davvero.
E comunque, mi sa che l'autore ce l'ho.
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
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Dui di'd vin a dan di causs aij medich.
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Re: La gloria
La qualità della scrittura è innegabile. L’autore/autrice dimostra una grande capacità nella scelta e nell’uso della parola. La dovizia di aggettivi (mai inappropriati), usati nelle descrizioni, tuttavia, appesantisce un po’ la lettura e mi ha dato la sensazione di un certo autocompiacimento.
La costruzione della trama è veramente apprezzabile: prima un’accurata presentazione dei personaggi in campo, del contesto e poi il raccordo finale.
A proposito del finale, mi ha colpito molto il messaggio che ho trovato la parte più bella del racconto: la gloria che si raggiunge non con gesta epiche, ma con la quotidianità della vita e degli affetti.
Nonostante la mia diffidenza verso il genere, non avrei difficoltà a posizionare questo brano ai primi posti nella mia personale classifica. Mi frena un po’ la debole (per me) aderenza ad alcuni paletti della prova: la corretta collocazione temporale che resta piuttosto vaga (XXII secolo) e la sala da ballo che avrebbe dovuto essere centrale nel racconto, ma che è invece ininfluente. Avrebbe potuto essere tranquillamente una sala per ricevimenti o delle udienze.
La costruzione della trama è veramente apprezzabile: prima un’accurata presentazione dei personaggi in campo, del contesto e poi il raccordo finale.
A proposito del finale, mi ha colpito molto il messaggio che ho trovato la parte più bella del racconto: la gloria che si raggiunge non con gesta epiche, ma con la quotidianità della vita e degli affetti.
Nonostante la mia diffidenza verso il genere, non avrei difficoltà a posizionare questo brano ai primi posti nella mia personale classifica. Mi frena un po’ la debole (per me) aderenza ad alcuni paletti della prova: la corretta collocazione temporale che resta piuttosto vaga (XXII secolo) e la sala da ballo che avrebbe dovuto essere centrale nel racconto, ma che è invece ininfluente. Avrebbe potuto essere tranquillamente una sala per ricevimenti o delle udienze.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
Anche questa è stata una lettura piacevole e scorrevole, di un fantasy sicuramente molto "classico", quindi un po' come ce lo si aspetta, con i personaggi, le ambientazioni e perfino il modo di scrivere, forse un po' più "pesante" rispetto a come avresti scritto un racconto di un altro genere. E, ovviamente, è giusto così.
Io non mi emoziono e non mi appassiono alla lettura dei fantasy, ma di questo ce ne frega il giusto, cioè nulla: mi è piaciuto come hai tessuto la tua trama e come hai sviluppato il climax, rispettando peraltro ottimamente tutti i paletti dello step, che è un qualcosa che non è stato per tutti semplice, se si confronta questo con gli altri racconti in gara.
Quindi, per quanto mi riguarda, è sicuramente un gran bel lavoro; forse non da podio, non il mio sicuramente; ma indubbiamente un lavoro più che valido per il quale ti esprimo i miei più sinceri complimenti!
Io non mi emoziono e non mi appassiono alla lettura dei fantasy, ma di questo ce ne frega il giusto, cioè nulla: mi è piaciuto come hai tessuto la tua trama e come hai sviluppato il climax, rispettando peraltro ottimamente tutti i paletti dello step, che è un qualcosa che non è stato per tutti semplice, se si confronta questo con gli altri racconti in gara.
Quindi, per quanto mi riguarda, è sicuramente un gran bel lavoro; forse non da podio, non il mio sicuramente; ma indubbiamente un lavoro più che valido per il quale ti esprimo i miei più sinceri complimenti!
______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: La gloria
l titolo: Ci può stare tutto: guerra, l’essere persone fuori dall’ordinario, imprese epiche da ricordare, eroismi di persone normali.
Cara Penna, sul tuo stile hanno già commentato altri e mi accodo nel definirlo ricco, opulento e adatto ad un fantasy. Sulla scrittura e sul lessico, nulla da obiettare, salvo alcune piccole note che poi farò, sai tenere il lettore senza che la ricchezza verbale stanchi o annoi. È un fantasy e la fantasia che deve fare da padrona passa anche attraverso un bello scrivere.
Ora, senza nulla togliere alla fatica di far stare nello spazio previsto una tal ricchezza di linguaggio, per cui ti faccio i complimenti, devo metterci un ma e andare un po’ controcorrente.
Di fatto ci riporti in un mondo popolato di creature fantastiche note, draghi addomesticati, orizzonti oscuri, di cavalieri e dame, nani malefici (poveri, a far sempre da cattivi, o quasi) ma il tutto ricalca un cliché classico, visto in molti film e letto in altrettanti libri cui ritengo ti sia ispirato (e non è un delitto e neanche una negatività): in altri racconti è stato proposto qualcosa di innovativo, anche faticando ma provandoci.
Quando poi arriva l’armatura di cristallo, ecco le scarpette di Cenerentola, e poi l’arco di Ulisse. Forse il finale, con un quasi eroe che preferisce rimanere nell’ombra è una scelta innovativa, almeno per quanto a mia reminiscenza. Certo possiamo capire che lui preferisca l’amore per la famiglia alla gloria, per carità, ma partecipando alla guerra non l’avrebbe comunque difesa, assieme a tante altre famiglie? Anche in quella occasione avrebbe potuto rimanere nell’ombra, come tanti altri eroi, rifiutando onori e ricchezze.
Di fatto, riassumendo il racconto, molto spazio è stato dedicato all'arrivo del vascello, ai giochi del drago, alle descrizioni della città ecc. (belle e curatissime) ma qual'è la storia che ci volevi raccontare? Il semplice rifiuto del cuoco di andare in guerra? Se è questo, lo hai liquidato frettolosamente, annegando il rifiuto nella ricchezza del racconto, ma senza farla emergere e affidandolo a poche righe. A questo punto il tuo racconto lo vedo un di cui di un romanzo, qualche capitolo di una storia che si dipanerà in una trama più lunga.
Quindi, veramente tanti complimenti per la parte strettamente tecnica, ma emozionalmente non mi è rimasto nulla, se non le immagini dolcissime del cuoco quando saluta la famiglia prima di andare al lavoro.
I paletti sono rispettati, emergono bene.
Le mie note, che risentono anche del mio modo di scrivere.
formazionisommerse prima hai parlato di splendore subacqueo, logico che fossero sommerse; potevi inserire qualche riferimento a colori iridescenti o similari, giusto per completare elegantemente la frase.
preciso rumore di armature: questo preciso stride... clangore di armature
il silenzio sporcato... è adatto allo stile opulento che usi, ma un semplice rotto avrebbe reso ugualmente
finestre rimasteattaccate alle sulle ossature
ci siamo arrestati... ci vedo meglio fermati, o forse non è abbastanza regale?
Il capitano degli elfi alzò una mano eanche i tamburi tacquero cos’altro tacque?
una volta una volta ripetuto nella stessa frase, penso un refuso
Manca qualche virgola, ma più che altro rispetto al mio modo di dividere le frasi qualche volta.
Cara Penna, sul tuo stile hanno già commentato altri e mi accodo nel definirlo ricco, opulento e adatto ad un fantasy. Sulla scrittura e sul lessico, nulla da obiettare, salvo alcune piccole note che poi farò, sai tenere il lettore senza che la ricchezza verbale stanchi o annoi. È un fantasy e la fantasia che deve fare da padrona passa anche attraverso un bello scrivere.
Ora, senza nulla togliere alla fatica di far stare nello spazio previsto una tal ricchezza di linguaggio, per cui ti faccio i complimenti, devo metterci un ma e andare un po’ controcorrente.
Di fatto ci riporti in un mondo popolato di creature fantastiche note, draghi addomesticati, orizzonti oscuri, di cavalieri e dame, nani malefici (poveri, a far sempre da cattivi, o quasi) ma il tutto ricalca un cliché classico, visto in molti film e letto in altrettanti libri cui ritengo ti sia ispirato (e non è un delitto e neanche una negatività): in altri racconti è stato proposto qualcosa di innovativo, anche faticando ma provandoci.
Quando poi arriva l’armatura di cristallo, ecco le scarpette di Cenerentola, e poi l’arco di Ulisse. Forse il finale, con un quasi eroe che preferisce rimanere nell’ombra è una scelta innovativa, almeno per quanto a mia reminiscenza. Certo possiamo capire che lui preferisca l’amore per la famiglia alla gloria, per carità, ma partecipando alla guerra non l’avrebbe comunque difesa, assieme a tante altre famiglie? Anche in quella occasione avrebbe potuto rimanere nell’ombra, come tanti altri eroi, rifiutando onori e ricchezze.
Di fatto, riassumendo il racconto, molto spazio è stato dedicato all'arrivo del vascello, ai giochi del drago, alle descrizioni della città ecc. (belle e curatissime) ma qual'è la storia che ci volevi raccontare? Il semplice rifiuto del cuoco di andare in guerra? Se è questo, lo hai liquidato frettolosamente, annegando il rifiuto nella ricchezza del racconto, ma senza farla emergere e affidandolo a poche righe. A questo punto il tuo racconto lo vedo un di cui di un romanzo, qualche capitolo di una storia che si dipanerà in una trama più lunga.
Quindi, veramente tanti complimenti per la parte strettamente tecnica, ma emozionalmente non mi è rimasto nulla, se non le immagini dolcissime del cuoco quando saluta la famiglia prima di andare al lavoro.
I paletti sono rispettati, emergono bene.
Le mie note, che risentono anche del mio modo di scrivere.
formazioni
preciso rumore di armature: questo preciso stride... clangore di armature
il silenzio sporcato... è adatto allo stile opulento che usi, ma un semplice rotto avrebbe reso ugualmente
finestre rimaste
ci siamo arrestati... ci vedo meglio fermati, o forse non è abbastanza regale?
Il capitano degli elfi alzò una mano e
una volta una volta ripetuto nella stessa frase, penso un refuso
Manca qualche virgola, ma più che altro rispetto al mio modo di dividere le frasi qualche volta.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: La gloria
Avrei dovuto leggerlo prima questo bel racconto, almeno prima di scrivere il mio. Un testo che insegna, con umiltà e fantastiche descrizioni, il fantasy, un genere per me sconosciuto.
Ho letto di stile ampolloso, di manierismi, ma il genere proprio di questo ha bisogno, proprio di questo si alimenta.
Le righe iniziali, oserei dire la pagina iniziale, ci mostrano il mare, la vegetazione, il vascello.
Quelle prime righe, da sole, sono un capolavoro.
Solo autori grandiosi riescono a ottenere lo stesso risultato.
Non mi ricordo quanto manca alla fine del contest e conoscendomi potrei cambiare, di poco, idea.
Per ora sei il mio vincitore.
Un grande abbraccio.
Ho letto di stile ampolloso, di manierismi, ma il genere proprio di questo ha bisogno, proprio di questo si alimenta.
Le righe iniziali, oserei dire la pagina iniziale, ci mostrano il mare, la vegetazione, il vascello.
Quelle prime righe, da sole, sono un capolavoro.
Solo autori grandiosi riescono a ottenere lo stesso risultato.
Non mi ricordo quanto manca alla fine del contest e conoscendomi potrei cambiare, di poco, idea.
Per ora sei il mio vincitore.
Un grande abbraccio.
Ospite- Ospite
Re: La gloria
Mi è proprio piaciuto leggere questo racconto!
E quasi mi sono commossa nel leggere i nomi di Cona e Lana: amici del tempo che fu.
Sei riuscito con molta facilità a farmi entrare nel mondo che hai creato, le descrizioni che offri sono vive, molto sentite e il tuo fantasy si svela a poco a poco, nelle scene accurate che hai pensato per noi.
Facile quindi entrare nel tuo mondo che promette epiche battaglie ed emozionanti avventure.
L'unica osservazione che mi sento di fare è lo strano sbilanciamento che si avverte alla fine: tante parole all'inizio per descrivere l'ambiente e poche parole alla fine per narrare i fatti o comunque non lasciarli sospesi. La scelta di Amir è particolare, controcorrente e antieroica: tutti hanno visto che indossava l'armatura, che tende l'arco, ma non riesce a fare l'unica cosa giusta che può fare. L'atteggiamento di Amir ribalta l'archetipo dell'eroe che s'immola per la giusta causa e il fatto che si neghi al suo destino, che lasci cadere tutti (famiglia compresa) nell'oblio della guerra mi lascia un pò perplessa.
Questo è davvero un gran racconto e credo che la chiusa così brusca e inaspettata sia solo una pausa in una narrazione più lunga, dove Amir capirà cosa davvero deve fare: quando si è scelti dalla magia, dalle rune o dal destino non credo si possa dire di no (soprattutto quando sei l'unica chance per la salvezza di un popolo!).
Questo è un testo molto corposo dove c'è un perchè irrisolto di vitale importanza: forse è più adatto come incipit di un romanzo che come un racconto breve.
E quasi mi sono commossa nel leggere i nomi di Cona e Lana: amici del tempo che fu.
Sei riuscito con molta facilità a farmi entrare nel mondo che hai creato, le descrizioni che offri sono vive, molto sentite e il tuo fantasy si svela a poco a poco, nelle scene accurate che hai pensato per noi.
Facile quindi entrare nel tuo mondo che promette epiche battaglie ed emozionanti avventure.
L'unica osservazione che mi sento di fare è lo strano sbilanciamento che si avverte alla fine: tante parole all'inizio per descrivere l'ambiente e poche parole alla fine per narrare i fatti o comunque non lasciarli sospesi. La scelta di Amir è particolare, controcorrente e antieroica: tutti hanno visto che indossava l'armatura, che tende l'arco, ma non riesce a fare l'unica cosa giusta che può fare. L'atteggiamento di Amir ribalta l'archetipo dell'eroe che s'immola per la giusta causa e il fatto che si neghi al suo destino, che lasci cadere tutti (famiglia compresa) nell'oblio della guerra mi lascia un pò perplessa.
Questo è davvero un gran racconto e credo che la chiusa così brusca e inaspettata sia solo una pausa in una narrazione più lunga, dove Amir capirà cosa davvero deve fare: quando si è scelti dalla magia, dalle rune o dal destino non credo si possa dire di no (soprattutto quando sei l'unica chance per la salvezza di un popolo!).
Questo è un testo molto corposo dove c'è un perchè irrisolto di vitale importanza: forse è più adatto come incipit di un romanzo che come un racconto breve.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
l'inizio di questo fantasy, così lento ma carico di tensione mi ha ricordato le atmosfere del libro "il mondo sommerso" di Ballard poi si va nei cieli con i draghi e la mia partecipazione è massima.
Credevo di leggere un fantasy bello classico con i draghi e le Quest vecchio stile ma invece mi hai fregato del tutto con il finale.
Per la prima volta sono rimasto senza parole per quanto ero scioccato. Con quella trovata hai fatto centro pienamente.
Tutto quello che dev'esserci in un fantasy c'è e viene sviluppato al meglio. Forse ti "allungat*" un pochino troppo all'inizio con le descrizioni, le metafore e le immagini che volevi creare. Sacrificando il fulcro del racconto, cioè la ricerca dell'eroe in grado di indossare l'armatura. Quella parte mi sarebbe panciuta più corposa ma vedila solo come una cosa personale.
Mai avrei pensato che si potesse finire un fantasy in 18000 caratteri ma tu ci sei riuscit* con una trovata veramente geniale.
Complimenti!
Grazie!
Credevo di leggere un fantasy bello classico con i draghi e le Quest vecchio stile ma invece mi hai fregato del tutto con il finale.
Per la prima volta sono rimasto senza parole per quanto ero scioccato. Con quella trovata hai fatto centro pienamente.
Tutto quello che dev'esserci in un fantasy c'è e viene sviluppato al meglio. Forse ti "allungat*" un pochino troppo all'inizio con le descrizioni, le metafore e le immagini che volevi creare. Sacrificando il fulcro del racconto, cioè la ricerca dell'eroe in grado di indossare l'armatura. Quella parte mi sarebbe panciuta più corposa ma vedila solo come una cosa personale.
Mai avrei pensato che si potesse finire un fantasy in 18000 caratteri ma tu ci sei riuscit* con una trovata veramente geniale.
Complimenti!
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ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
Procedo per scene
Nella prima scena non succede nulla. Potrebbe succedere, ma non succede. La nave procede, si ferma, riparte. C'è una possibile minaccia, la Regina minimizza, si va avanti. Ho contato quindici righe solo per descrivere la barca che si muove e l'ambiente circostante. Sono tante. La scrittura è carica, davvero carica. Immagino che almeno un po' si potesse asciugare. Non avrebbe reso la scena meno statica, ma avrebbe aiutato a fissarla in modo più efficace nella mente del lettore. Così ci riesci comunque. Mi chiedo sempre quanto un genere pretenda anche la "sua scrittura", quanto siano i personaggi e le storie che raccontiamo a definirlo o quanto siano le parole che usiamo e come le usiamo a farlo. O entrambe le cose. Personalmente sono sempre per un atteggiamento di rispetto ma non di totale adesione. Come suonare un brano di Bach: puoi suonarlo e basta o puoi interpretarlo. Sono due cose diverse. Comunque la scena mi piace. Mi piace come monta la tensione e la smonta.
Scena due
"Sotto, molto più in basso, la nebbia che copriva la laguna era trafitta dagli innumerevoli edifici avvolti nelle lussureggianti formazioni vegetali, che fuoriuscivano dall’umidità come aghi infilati nella bambagia. Lontano, a oriente, si intravedeva il mare infinto salutato da una statua incoronata e semisommersa che elevava in alto la sua torcia simbolo di un passato splendore, e da cui pendeva ora un’enorme infiorescenza verde scuro."
Ti piace la parola lussureggiante. Le parole che usiamo dicono molto di noi, credo. Ma a parte questo mi ricollego a quanto ho scritto nel commento a un altro racconto. Eccola la Statua della Liberta, la tua immagine da Pianeta delle scimmie. Molto molto efficace come immagine, anche se di nuovo la scrittura carica rischia di farla perdere di efficacia. Però è esattamente l'uso dell'ambientazione che mi aspettavo. Ottimo.
In termini di azione succedono tante cose. Sul finale la tavoletta cade, trafigge la nebbia e atterra vicino a una barchetta. Un altra immagine molto efficace, anche se la tavoletta andrà poi a inabissarsi, quindi in sé non ha alcuna importanza e forse ti serve solo come raccordo, una specie di passaggio di testimone tra i cavalieri di draghi e l'umile cuoco. In generale c'è davvero un ottimo lavoro di storyboard. Più che per un film, sembra pronto per un fumetto.
Scena tre
Finisce dove finisce la precedente, con la tavoletta che passa da una all'altra e scompare. Qui sei perfetto. Davvero. Perché di nuovo c'è un lavoro di storyboard eccezionale (mentre passi da un figlio all'altro e poi alla moglie) ma il linguaggio si è improvvisamente fatto più essenziale. COme scrittura lo trovo il più riuscito.
Scena quattro.
La più lunga. tutti i personaggi che hai presentato separatamente tornano insieme: regina, cavalieri, cuoco. Le scene precedenti assumono ancora di più un carattere preparatorio per questa che, anche in termini di spazio, prende quasi metà del racconto. Di nuovo molto bene in termini di storyboard. Linguaggio a metà tra la l'essenzialità della scena 3 e la lussureggiante ricchezza delle prime due. Il passaggio di testimone che dalla due alla tre avveniva con il volo della tavoletta, qui arriva vicino a concretizzarsi, ma la famiglia e una gloria più semplice prevalgono sulla guerra e una gloria che si riserva solo ai grandi guerrieri. Una scelta ben precisa, che mi piace molto. Di nuovo accumuli tensione e poi la risolvi rapidamente.
Nel complesso davvero un ottimo lavoro. Unica pecca l'aver spinto l'aderenza al genere appesantendo il linguaggio in modo eccessivo, specie nella prima e nella seconda scena. Potevi interpretarlo di più come hai fatto nella scena tre e in quel piccolo quadro familiare. E come hai fatto in fondo con la trama, dimostrando che la ricerca di un eroe è vana quando l'eroe prescelto è in cerca di una gloria che nessuna battaglia gli potrà dare e ha nella sua famiglia la gioia più grande. E il fantasy in questo modo si modernizza davvero e si sgancia dalla tradizione, che poi è quello che ognuno di noi nel suo piccolo dovrebbe cercare di fare.
Paletti ottimi, direi. Uno dei più equilibrati, tra i racconti che ho letto.
Davvero complimenti.
Nella prima scena non succede nulla. Potrebbe succedere, ma non succede. La nave procede, si ferma, riparte. C'è una possibile minaccia, la Regina minimizza, si va avanti. Ho contato quindici righe solo per descrivere la barca che si muove e l'ambiente circostante. Sono tante. La scrittura è carica, davvero carica. Immagino che almeno un po' si potesse asciugare. Non avrebbe reso la scena meno statica, ma avrebbe aiutato a fissarla in modo più efficace nella mente del lettore. Così ci riesci comunque. Mi chiedo sempre quanto un genere pretenda anche la "sua scrittura", quanto siano i personaggi e le storie che raccontiamo a definirlo o quanto siano le parole che usiamo e come le usiamo a farlo. O entrambe le cose. Personalmente sono sempre per un atteggiamento di rispetto ma non di totale adesione. Come suonare un brano di Bach: puoi suonarlo e basta o puoi interpretarlo. Sono due cose diverse. Comunque la scena mi piace. Mi piace come monta la tensione e la smonta.
Scena due
"Sotto, molto più in basso, la nebbia che copriva la laguna era trafitta dagli innumerevoli edifici avvolti nelle lussureggianti formazioni vegetali, che fuoriuscivano dall’umidità come aghi infilati nella bambagia. Lontano, a oriente, si intravedeva il mare infinto salutato da una statua incoronata e semisommersa che elevava in alto la sua torcia simbolo di un passato splendore, e da cui pendeva ora un’enorme infiorescenza verde scuro."
Ti piace la parola lussureggiante. Le parole che usiamo dicono molto di noi, credo. Ma a parte questo mi ricollego a quanto ho scritto nel commento a un altro racconto. Eccola la Statua della Liberta, la tua immagine da Pianeta delle scimmie. Molto molto efficace come immagine, anche se di nuovo la scrittura carica rischia di farla perdere di efficacia. Però è esattamente l'uso dell'ambientazione che mi aspettavo. Ottimo.
In termini di azione succedono tante cose. Sul finale la tavoletta cade, trafigge la nebbia e atterra vicino a una barchetta. Un altra immagine molto efficace, anche se la tavoletta andrà poi a inabissarsi, quindi in sé non ha alcuna importanza e forse ti serve solo come raccordo, una specie di passaggio di testimone tra i cavalieri di draghi e l'umile cuoco. In generale c'è davvero un ottimo lavoro di storyboard. Più che per un film, sembra pronto per un fumetto.
Scena tre
Finisce dove finisce la precedente, con la tavoletta che passa da una all'altra e scompare. Qui sei perfetto. Davvero. Perché di nuovo c'è un lavoro di storyboard eccezionale (mentre passi da un figlio all'altro e poi alla moglie) ma il linguaggio si è improvvisamente fatto più essenziale. COme scrittura lo trovo il più riuscito.
Scena quattro.
La più lunga. tutti i personaggi che hai presentato separatamente tornano insieme: regina, cavalieri, cuoco. Le scene precedenti assumono ancora di più un carattere preparatorio per questa che, anche in termini di spazio, prende quasi metà del racconto. Di nuovo molto bene in termini di storyboard. Linguaggio a metà tra la l'essenzialità della scena 3 e la lussureggiante ricchezza delle prime due. Il passaggio di testimone che dalla due alla tre avveniva con il volo della tavoletta, qui arriva vicino a concretizzarsi, ma la famiglia e una gloria più semplice prevalgono sulla guerra e una gloria che si riserva solo ai grandi guerrieri. Una scelta ben precisa, che mi piace molto. Di nuovo accumuli tensione e poi la risolvi rapidamente.
Nel complesso davvero un ottimo lavoro. Unica pecca l'aver spinto l'aderenza al genere appesantendo il linguaggio in modo eccessivo, specie nella prima e nella seconda scena. Potevi interpretarlo di più come hai fatto nella scena tre e in quel piccolo quadro familiare. E come hai fatto in fondo con la trama, dimostrando che la ricerca di un eroe è vana quando l'eroe prescelto è in cerca di una gloria che nessuna battaglia gli potrà dare e ha nella sua famiglia la gioia più grande. E il fantasy in questo modo si modernizza davvero e si sgancia dalla tradizione, che poi è quello che ognuno di noi nel suo piccolo dovrebbe cercare di fare.
Paletti ottimi, direi. Uno dei più equilibrati, tra i racconti che ho letto.
Davvero complimenti.
Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
Ciao.
Colonna sonora: Caravan – In the Land of Grey and Pink. Le atmosfere sognanti e barocche degli esponenti più melodici del panorama musicale Canterbury mi sembrano appropriate per questo bel racconto, bello ma anche troppo lungo.
Salto le pulci, perché le sviste ti sono già state segnalate e perché è scritto molto bene. Ne avrei trovate altre due, ma è chiaro che sono solamente errori di battitura che già avrai da te trovato.
(Mi hai fatto cercare in internet la parola “racemi” e te ne ringrazio, l’ho acquisita).
Riferimenti artistici / letterari:
1. L’immancabile (sembra che non se ne possa fare a meno in questo step) “Il Signore degli anelli”.
2. Le Nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley (consiglio di leggere l’incipit di questo libro, a mio parere uno dei più belli mai letti in un romanzo). Questo perché tratta, in una maniera veramente originale e matura, della storia romanzata di Re Artù raccontata da Morgana, sorella, sposa e sacerdotessa di Artù.
Considerazioni:
Nella mia stampa cartacea, tutta la prima pagina, bellissima, è dedicata al viaggio della Regina e a un temuto attacco da parte dei draghi, che crea aspettativa e termina nel nulla di fatto. Ok, serve per descrivere un mondo in tensione e con caratteristiche fantasy, ma un incipit così sarebbe stato perfetto in un romanzo. Quindi, a mio parere, troppo lungo in una forma racconto. Appare come una esibizione di forza scrittoria, peraltro innegabile, scrivi benissimo, qui sono in molti a scrivere benissimo e davanti a voi mi intimidisco e cresco all’ombra.
Prosegue con una pagina e mezza per raccontarci, con un quadro perfettamente dipinto, l’incontro tra due cavalieri di draghi. E nel quadro di un interessantissimo romanzo, tanta lunghezza sarebbe opportuna. Ma è un racconto, non un romanzo. Peraltro, la tavoletta che cade vicina a una anonima barchetta crea una aspettativa da urlo che poi non sarà compensata, mi aiuterai a capire alla fine, se ne avrai piacere, a cosa occorresse nell’economia del racconto.
- Se avrò soldi in più da portare a casa, viva la gloria. – e solamente questo breve passaggio serve a comprendere, solamente col bel finale, e col concetto della “vera” gloria ripreso in fondo, il titolo azzeccatissimo.
Peraltro, la terza parte, quella della descrizione della famiglia di Amir, è la meglio riuscita, a mio parere. È già, così la vivo, più snella ed efficace rispetto alle prime due parti.
E poi, due pagine per la quarta parte. Con un finale che è veramente nelle mie corde. Ma ancora troppe per un racconto.
Mi chiederai il perché abbia insistito molto sulla lunghezza delle parti descrittive. E posso giusto risponderti che, leggendolo tre volte, mi sono perso a ammirare le bellissime descrizioni ma che arrivavo alla fine chiedendomi: “Cosa succede in questo racconto?” Ok, c’è una celebrazione e si cerca un campione vaticinato da maghi e indovini. Troppo poco per un racconto di cinque pagine stampate, a mio parere. Se fosse “durato” la metà sarebbe stato perfetto.
E qui entro in un’autocritica. Vorrei imparare a scrivere come te, ma anche vorrei giungere più veloce e efficace al lettore, per farlo entrare nella storia e non perché si bei della mia bella scrittura. Lo dico perché faccio fatica a entrare nell’ordine di idee. Di fatto, spulciandoti, mi spulcio da solo perché conosco i miei difetti nello scrivere, e li vedo nei racconti degli altri.
L’ultimo pensiero è a un racconto troppo debitore della spada nella roccia e del romanzo di Tolkien. Mi aspetto (e in questo step qualcosa si è visto) più originalità ambientale.
No. L’ultimo pensiero è questo: scrivi benissimo e meriti ogni complimento sulla forma.
Colonna sonora: Caravan – In the Land of Grey and Pink. Le atmosfere sognanti e barocche degli esponenti più melodici del panorama musicale Canterbury mi sembrano appropriate per questo bel racconto, bello ma anche troppo lungo.
Salto le pulci, perché le sviste ti sono già state segnalate e perché è scritto molto bene. Ne avrei trovate altre due, ma è chiaro che sono solamente errori di battitura che già avrai da te trovato.
(Mi hai fatto cercare in internet la parola “racemi” e te ne ringrazio, l’ho acquisita).
Riferimenti artistici / letterari:
1. L’immancabile (sembra che non se ne possa fare a meno in questo step) “Il Signore degli anelli”.
2. Le Nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley (consiglio di leggere l’incipit di questo libro, a mio parere uno dei più belli mai letti in un romanzo). Questo perché tratta, in una maniera veramente originale e matura, della storia romanzata di Re Artù raccontata da Morgana, sorella, sposa e sacerdotessa di Artù.
Considerazioni:
Nella mia stampa cartacea, tutta la prima pagina, bellissima, è dedicata al viaggio della Regina e a un temuto attacco da parte dei draghi, che crea aspettativa e termina nel nulla di fatto. Ok, serve per descrivere un mondo in tensione e con caratteristiche fantasy, ma un incipit così sarebbe stato perfetto in un romanzo. Quindi, a mio parere, troppo lungo in una forma racconto. Appare come una esibizione di forza scrittoria, peraltro innegabile, scrivi benissimo, qui sono in molti a scrivere benissimo e davanti a voi mi intimidisco e cresco all’ombra.
Prosegue con una pagina e mezza per raccontarci, con un quadro perfettamente dipinto, l’incontro tra due cavalieri di draghi. E nel quadro di un interessantissimo romanzo, tanta lunghezza sarebbe opportuna. Ma è un racconto, non un romanzo. Peraltro, la tavoletta che cade vicina a una anonima barchetta crea una aspettativa da urlo che poi non sarà compensata, mi aiuterai a capire alla fine, se ne avrai piacere, a cosa occorresse nell’economia del racconto.
- Se avrò soldi in più da portare a casa, viva la gloria. – e solamente questo breve passaggio serve a comprendere, solamente col bel finale, e col concetto della “vera” gloria ripreso in fondo, il titolo azzeccatissimo.
Peraltro, la terza parte, quella della descrizione della famiglia di Amir, è la meglio riuscita, a mio parere. È già, così la vivo, più snella ed efficace rispetto alle prime due parti.
E poi, due pagine per la quarta parte. Con un finale che è veramente nelle mie corde. Ma ancora troppe per un racconto.
Mi chiederai il perché abbia insistito molto sulla lunghezza delle parti descrittive. E posso giusto risponderti che, leggendolo tre volte, mi sono perso a ammirare le bellissime descrizioni ma che arrivavo alla fine chiedendomi: “Cosa succede in questo racconto?” Ok, c’è una celebrazione e si cerca un campione vaticinato da maghi e indovini. Troppo poco per un racconto di cinque pagine stampate, a mio parere. Se fosse “durato” la metà sarebbe stato perfetto.
E qui entro in un’autocritica. Vorrei imparare a scrivere come te, ma anche vorrei giungere più veloce e efficace al lettore, per farlo entrare nella storia e non perché si bei della mia bella scrittura. Lo dico perché faccio fatica a entrare nell’ordine di idee. Di fatto, spulciandoti, mi spulcio da solo perché conosco i miei difetti nello scrivere, e li vedo nei racconti degli altri.
L’ultimo pensiero è a un racconto troppo debitore della spada nella roccia e del romanzo di Tolkien. Mi aspetto (e in questo step qualcosa si è visto) più originalità ambientale.
No. L’ultimo pensiero è questo: scrivi benissimo e meriti ogni complimento sulla forma.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
Un racconto fantasy ben condotto, che mi ha convinta.
Concordo con [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sullo sfrondare e alleggerire le prime due parte, ma la prima in particolar modo. Presenta bene il genere e mi fa entrare nella storia, ma è davvero troppo e non ti serve perché sei anche più efficace nella terza e quarta parte, più leggere di parole.
A me il tuo finale convince, e questo racconto, nonostante i piccoli appunti precedenti, trovo che sia perfetto nella costruzione delle scene, nell'inserimento dei personaggi e nella costruzione dell'atmosfera.
Un ottimo lavoro, brav.
Ele
Concordo con [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sullo sfrondare e alleggerire le prime due parte, ma la prima in particolar modo. Presenta bene il genere e mi fa entrare nella storia, ma è davvero troppo e non ti serve perché sei anche più efficace nella terza e quarta parte, più leggere di parole.
A me il tuo finale convince, e questo racconto, nonostante i piccoli appunti precedenti, trovo che sia perfetto nella costruzione delle scene, nell'inserimento dei personaggi e nella costruzione dell'atmosfera.
Un ottimo lavoro, brav.
Ele
Hellionor- Admin
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Re: La gloria
Un bellissimo racconto, sicuramente il più fantasy tra i fantasy. Crei un mondo fantastico senza perderti in spiegazioni superflue, e questo offre più spazio ai personaggi (vogliamo aprire una parentesi tra gruppi musicali islandesi e personaggi di Myazaki? )
Le scene sono intrecciate e ci conducono a un finale epico, con profumo di odissea, ma l'eroe si trasforma in antieroe sorprendendo il lettore. La lettura è scorrevole e interessante. La scrittura ottima.
Non posso che farti complimenti.
Un ottimo lavoro.
Grazie
Le scene sono intrecciate e ci conducono a un finale epico, con profumo di odissea, ma l'eroe si trasforma in antieroe sorprendendo il lettore. La lettura è scorrevole e interessante. La scrittura ottima.
Non posso che farti complimenti.
Un ottimo lavoro.
Grazie
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: La gloria
fantasy classico co tutti i personaggi del genere.
però faccio u appunto: un fantasy con questi protagonisti lo vedo bene in qualsiasi epoca senza tempo, ma non nel futuro, come qui.
trovo anomalo il crearsi di draghi, troll ed elfi dopo l'era tecnologica.
a parte questo, è scritto bene e scorrevole nella lettura, con buone descrizioni.
però faccio u appunto: un fantasy con questi protagonisti lo vedo bene in qualsiasi epoca senza tempo, ma non nel futuro, come qui.
trovo anomalo il crearsi di draghi, troll ed elfi dopo l'era tecnologica.
a parte questo, è scritto bene e scorrevole nella lettura, con buone descrizioni.
Arunachala- Admin
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Re: La gloria
Ciao Penna.
All'inizio gli elfi hanno paura dei draghi, che però nel secondo quadro scopriamo essere solo in volo per gioco. A uno dei cavalieri cade l'invito e... Niente, mi aspettavo che il prescelto lo trovasse e si intrufolasse alla festa, invece l'invito sprofonda insieme ai piani bassi dei grattacieli di Nyc.
Mi sono inceppato leggendo "inquieta ma mano che gli aspiranti eroi" al posto di "man mano".
Carino l'omaggio ai Sigur Rós. Hayao invece per me è un nome maschile, scusami, tutta colpa di Miyazaki.
Il finale è originale ma non so se sia il finale giusto. Mi spiego: cosa sarebbe successo, per esempio, se Gesù non avesse accettato il suo destino? O Maria non avesse accettato di metterlo al mondo? Ecco, queste sono le domande che mi pongo; sì, interessante leggere le motivazioni di Amir, ma a questo punto sarebbe altrettanto o più interessante leggere cosa succede poi. Se termina così il racconto resta sospeso.
Ho riletto diverse volte e mi sembra che il futuro sia indeterminato, addirittura lo percepisco più in là del XXII secolo, nonostante il riferimento all'eruzione del Cumbre Vieja.
Bellissime le descrizioni dei grattacieli semisommersi con la vegetazione che li ricopre (motivo in più per immaginarli molto in là nel futuro).
Il genere è fantasy, lo spazio è gli Usa, il tempo dovrebbe essere il XXII secolo, il personaggio è solo il cuoco, la stanza da ballo c'è.
Grazie e alla prossima.
All'inizio gli elfi hanno paura dei draghi, che però nel secondo quadro scopriamo essere solo in volo per gioco. A uno dei cavalieri cade l'invito e... Niente, mi aspettavo che il prescelto lo trovasse e si intrufolasse alla festa, invece l'invito sprofonda insieme ai piani bassi dei grattacieli di Nyc.
Mi sono inceppato leggendo "inquieta ma mano che gli aspiranti eroi" al posto di "man mano".
Carino l'omaggio ai Sigur Rós. Hayao invece per me è un nome maschile, scusami, tutta colpa di Miyazaki.
Il finale è originale ma non so se sia il finale giusto. Mi spiego: cosa sarebbe successo, per esempio, se Gesù non avesse accettato il suo destino? O Maria non avesse accettato di metterlo al mondo? Ecco, queste sono le domande che mi pongo; sì, interessante leggere le motivazioni di Amir, ma a questo punto sarebbe altrettanto o più interessante leggere cosa succede poi. Se termina così il racconto resta sospeso.
Ho riletto diverse volte e mi sembra che il futuro sia indeterminato, addirittura lo percepisco più in là del XXII secolo, nonostante il riferimento all'eruzione del Cumbre Vieja.
Bellissime le descrizioni dei grattacieli semisommersi con la vegetazione che li ricopre (motivo in più per immaginarli molto in là nel futuro).
Il genere è fantasy, lo spazio è gli Usa, il tempo dovrebbe essere il XXII secolo, il personaggio è solo il cuoco, la stanza da ballo c'è.
Grazie e alla prossima.
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