Chi muore si rivede
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Chi muore si rivede
Marzo 2128
- Hai deciso, dunque.
- Ho deciso, padre, lo amo e quella adesso è la mia vita. Non può che essere questa la decisione giusta.
-Bene figliola. Citerò un vecchio poeta umano che ritengo saggio come un elfo: “Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c'è un campo. Ti aspetterò laggiu”.
- E io ci arriverò, padre.
- Puoi lasciare un dono per Miranda, con la tua rinuncia all'immortalità. Cosa scegli, Vidoranda?
- Cento vite, padre.
- Molto bene, figlia mia. Sei sicura che Miranda possa sopportarle?
- Non lo so, ma così ho deciso, padre.
- Non approvo ma accolgo la tua decisione. Così sarà, e nessuno lo saprà mai. Ora sei mortale, fai attenzione, figlia. Ti prego.
- Ci proverò, padre. Ci proverò con tutte le mie forze.
Marzo 2160
Raymond Pettibon era sempre stato un tipo paziente. Dalla nascita. Si narrava che avesse aspettato con calma che sua madre decidesse quando allattarlo senza lamentarsi mai, tranquillo e senza ansie.
La sua pazienza lo aveva sempre portato un passo avanti nel lavoro.
Le Onoranze Funebri Pettibon & Myself, legalmente riconosciute dal 2110, erano in cima alle preferenze di tutti i newyorchesi, senza distinzione di specie. E le lodi per il “sempre impeccabile Pettibon” lo rendevano se non felice, quantomeno pienamente soddisfatto del proprio operato.
Ma quel giorno non ne poteva davvero più. La giornata si era presentata piena di difficoltà, di richieste assurde e di pretese ancora più assurde; e dire che negli ultimi duecento anni di cose strane se ne erano viste tante.
Aveva deciso di chiudere dieci minuti prima e di tornarsene a casa senza pensare più ai morti. La porta del suo ufficio si era spalancata prima che avesse il tempo di chiuderla a chiave.
- Buonasera, emerito Pettibon, ho bisogno di lei. È una questione di vita o di morte.
- Se è un questione di vita, non posso fare molto. In caso di morte, sono al suo servizio, dottor Flapper. Come posso aiutarla?
- Si tratta di mia figlia Miranda. È morta.
Di nuovo? Pensò Pettibon. Era già la terza volta, quell'anno.
I sanguemisto umani-elfi sviluppavano sempre strane mutazioni, misteriosi doni dal mondo elfico; in questo caso la figlia del dottor Flapper moriva e rinasceva ciclicamente. Per quante volte poteva accadere, nessuno lo sapeva.
Per le onoranze funebri della città, però, questa storia stava diventando un po' pesante.
All'inizio i funerali erano puro lavoro di routine, ma poi Miranda aveva cominciato a fare “testamento” e quindi ogni funerale aveva diversi livelli di difficoltà. Ormai nessuno voleva più avere a che fare con quella famiglia della morte perpetua. Se li rimbalzavano da un'agenzia all'altra con qualsiasi tipo di scusa.
Pettibon non lo faceva mai. Non diceva mai di no a un cliente.
Quando hai davanti un essere vivente che sta attraversando un lutto, anche se momentaneo (o forse no), non puoi pensare ai tuoi problemi. Se pensi ai tuoi problemi, hai sbagliato mestiere.
E Raymond non sbaglia, mai.
- Mi spiace moltissimo, dottor Flapper. Ci sono speranze per il ritorno?
- Non lo so, emerito. Non lo so. Vorrei poterne parlare con qualcuno, qualcuno che abbia avuto la stessa esperienza, ma al mondo non c'è nessuno che mi sappia dare una risposta. Oh, certo, io ho provato qualsiasi tipo di esperimento, ricerca, macumba, riti elfici, lettura delle stelle, incantesimi. Ho provato tutto sommato al tutto più qualcosina, ma non c'è risposta. Solo probabilità.
- E queste probabilità danno speranze?
- Siamo a un cinquanta e cinquanta. Devo comportarmi come se Miranda non dovesse tornare più. E ci ho fatto il callo, lei lo sa, emerito. Ormai quando muore neanche mi sussulta più il cuore. Eppure lo so, che potrebbe non tornare. Ma non riesco a struggermi. La speranza del ritorno cavalca sovrana dentro di me. Ma cavalca insieme all'ansia di non fare tutto come si deve. Se Miranda torna e si accorge che non ho seguito le sue volontà testamentarie, il prossimo funerale potrebbe essere il mio. Ma non si preoccupi, il mio sarebbe poco impegnativo.
I due scoppiarono in una risata che rese l'atmosfera rilassata.
Pettibon si sistemò più comodamente sulla sedia, mani giunte sul ventre prominente e viso teso all'ascolto.
- Di cosa si tratta questa volta, dottore?
- Miranda vuole essere tumulata nella sala da ballo, precisamente al centro della stanza, e in quel punto dovrà suonare un violino elfico una volta al mese.
- Ma in casa sua non c'è una sala da ballo, dottore.
- Non c'era, emerito. Ora c'è. Miranda non ha lasciato nulla al caso.
I due si guardarono a lungo, in silenzio.
Entrambi sapevano molto uno dell'altro ed entrambi erano due esseri viventi di intensa e vividissima discrezione. Si guardarono e basta. Pettibon annuì con solennità e il dottor Flapper, finalmente, rilassò le spalle.
- Quando vogliamo celebrare la funzione, dottore?
- Sabato pomeriggio, emerito.
- Manca poco ma possiamo farcela. Saranno due giorni molto intensi e avrò bisogno del suo aiuto. Ora lei se ne torna a casa e io comincio a prendere un po' di contatti. Domani mattina alle nove sarò a Villa Vidoranda per il sopralluogo. Tutto chiaro, dottore?
- Cristallino, emerito. Allora ci vediamo domattina.
Si salutarono con una stretta di mano bella vigorosa.
Poi la frenesia colse Pettibon, che si chiuse a chiave nell'ufficio a lavorare fino a notte inoltrata. Due giorni sono nulla, per un perfezionista. Non c'era tempo per riposare.
Pettibon si fece carico di tutta la gestione.
Il dottor Flapper si era fatto travolgere dalle emozioni che gli umani provano da sempre ma che non hanno ancora imparato a gestire. Erano sentimenti troppo complicati per Pettibon, i nani sono pragmatici e per lui comprendere gli umani era molto al di là della nanesca comprensione. Cercava di star loro vicino nei momenti della sofferenza, era sempre disponibile e su di lui si poteva contare per tutto il tempo necessario e anche di più, ma che potesse comprenderli era davvero impossibile.
Il sopralluogo gli aveva fatto scoprire tutte le modfiche che erano state apportate alla grande villa dopo la morte di Madame Flapper; erano passati vent'anni da quando l'aveva percorsa in lungo e in largo per organizzare il funerale di Vidoranda Flapper, elfa di nobile stirpe che aveva rinunciato all'immortalità (ed era stata portata “altrove” da un brutto male squisitamente mortale), e a quei tempi al piano terra c'era solo il grande studio del dottore, medico biologo infettivologo ricercatore e chiururgo estetico. Ma il dottore non praticava da moltissimo tempo e lo studio si era rimpicciolito, lasciando giusto lo spazio per un laboratorio di ricerca sui mezzosangue e una biblioteca piccola ma ben fornita.
La vera sorpresa era stata la sala da ballo, che Pettibon si era immaginato come una stanzetta con pavimenti lucidi e poco di più, dove “sala da ballo” era giusto un nome. Invece, con enormi vetrate che affacciavano sul giardino, aveva trovato una vera sala da ballo, di quelle di una volta, con lampadari a goccia che scendevano dal soffitto, stucchi finemente cesellati alle pareti, dorature sistemate ad arte, soffitti affrescati e pavimenti di lucido parquet elfico, pieno di vibranti venature che agitano le gambe in movimenti danzanti.
Una vera meraviglia, quasi un peccato seppellirci qualcuno.
Miranda Flapper aveva pensato a ogni cosa: al centro della stanza aveva fatto sistemare una botola, bastava aprirla e si accedeva a una piccola cripta, dove sistemare il corpo. Al possibile risveglio, Miranda, in pochi movimenti e senza chiedere aiuto, poteva risalire in superficie. Una perfezionista anche lei.
Il lavoro di Pettibon si rivelò quindi di una semplicità disarmante e il sabato tutto era pronto, come da ultime volontà della defunta.
Il dottore aveva perso tutta la sua concentrazione e si aggirava come un folle nel giardino in attesa che arrivassero i convenuti per l'ultimo (ma no che non sarà l'ultimo, pensava) saluto a Miranda.
Era agitato.
Non riusciva ancora a gestire tutta la pressione che lo schiacciava quando Mirando moriva e all'improvviso nessun sapeva dirgli se sarebbe tornata o no, se doveva piangere o no.
Quando Vidoranda era ancora con loro, le bastava sfiorare la fronte della bambina con la mano per voltarsi verso di lui con un sorriso e dire: tornerà. Lui neanche riusciva a ricordare con esattezza quante volte fosse morta la sua bambina, un numero tra cinquanta e sessanta, ma aveva perso il conto, non era stato abbastanza attento, non aveva prestato la giusta attenzione a tutte le cose che lo circondavano, aveva provato troppo a capire e alla fine non solo non aveva capito ma aveva perso totalmente il controllo della situazione.
Per fortuna Raymond Pettibon era come un grande scoglio al quale aggrapparsi. Gli invidiava la calma, la pazienza e il saper tenere tutto sotto controllo, senza farsi assorbire dagli eventi. Mentre si muoveva agitato e scomposto davanti alle grandi vetrate, si accorse che gli bastava guardare l'emerito Pettibon per calmarsi. Doveva solo continuare a guardarlo, non perderlo mai di vista. Più lo guardava e più sentiva, nel profondo del suo cuore, che tutto sarebbe andato bene. Che Miranda sarebbe tornata. Che finalmente ci sarebbe stato qualcuno a dirgli: funziona così e così, ecco qua.
La salma era avvolta in un drappo color avorio con piccoli ricami di un delicato blu pervinca.
La funzione durò un battito di ciglia, poche parole brevi pronunciate dal dottore, un canto corale per salutare Miranda, poi avevano calato il corpo nella cripta.
Mentre Pettibon stringeva il dottore in un lungo abbraccio, il suo pensiero era rivolto a quell'uomo ormai fragile nella sua mortalità breve, che combatteva contro un mondo molto più complicato di quello umano e che continuava a soffrire, a resistere. Gli sarebbe bastata un briciolo della sofferenza del dottore per morire di dolore. La forza degli umani è questo superpotere – pensò Pettibon – la quantità di sofferenza che possono sopportare e trasformare in bellezza e sorrisi li rende simili a divinità.
Sapeva di dover fare qualcosa per salvare questo umano. Era una delle poche volte che Raymond Pettibon, emerito impresario di pompe funebri e nano tutto d'un pezzo, sentiva un guizzo nel cuore. E sapeva di non poterlo trascurare. Era un perfezionista, lui.
Al momento di prendere commiato, convocò il dottore nel suo ufficio per la settimana successiva. Pettibon sapeva che Miranda a quel punto sarebbe già stata di ritorno. Doveva aiutarli.
Aprile 2160
Miranda aveva lo sguardo luminoso degi elfi e due orecchie meravigliosamente cesellate ma non a punta. Raymond Pettibon avvertiva in lei quell'alone magico e anche un po' fastidioso delle sue origini, ma come un profumo evaporato: c'era solo un lieve sentore, poco di più.
Somigliava in maniera impressionante a sua madre Vidoranda e, assurdamente, anche al dottor Flapper; come in un gioco di illusioni, se la guardavi da destra era sua madre, se la guardavi da sinistra era suo padre. Aveva una certa potenza che la circondava, nonostante il sangue mescolato con quello umano. Ma di quello avrebbero parlato in un altro momento. Ora c'erano cose più urgenti che dovevano sapere.
- Dottore, Miranda. C'è qualcosa di cui vorrei parlarvi, una tradizione elfica che condiziona le vostre vite ma che non conoscete. E oggi ho deciso di svelarvi una piccola parte di una storia che vi riguarda. Non chiedetevi perché io la conosca e voi no, io sono un nano da tempo immemore, da prima che tra i due mondi cadesse la barriera e si tornasse a vivere come alle origini, e conosco tutto del prima del durante e del dopo. Vi basti sapere che sono un sostenitore di questo Mondo e che ho combattuto per lui. Il tempo ci permetterà di parlare del resto, ma ora parliamo di voi. Quando un elfo rinuncia al'immortalità, può lasciare alla sua progenie dei doni. Sono doni di ricchezza, di abilità particolari o doni di protezione. Miranda ha ricevuto in dono “cento vite”, una protezione che permette di ritornare in vita per cento volte. Un dono d'amore. Un fardello d'amore, ecco. Ma ora voi sapete. Ora voi conoscete la verità e potete cominciare a vivere davvero.
Miranda stava piangendo; curioso come i suoi occhi sembrassero stelle ora che erano pieni di lacrime.
Il dottore si era alzato di slancio e aveva abbracciato Pettibon.
- Ora ricordo, emerito, ora ricordo... – gli aveva sussurato nell'orecchio. - è morta cinquantasei volte.
Il sempre impeccabile Pettibon si accorse che non solo era pienamente soddisfatto del suo operato. Quel nodo caldo che gli stringeva il cuore era una sensazione nuova per lui, ma comprese subito di cosa si trattava: felicità.
Different Staff- Admin
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Re: Chi muore si rivede
Mi ero ripromessa di non avviare I commenti. Non posso farlo. Questo racconto mi ha stregata.
Scritto benissimo, ottima la storia e l’inserimento dei personaggi. Dialoghi asciutti e credibili.
Il patto finzionale col lettore funziona e mi sono subito sentita a mio agio nella lettura e catapultata nella storia. Tutto bene dunque?
Non tutto. La parte finale, a differenza del resto, è piuttosto “raccontata” forse perché la difficoltà maggiore di un fantasy è proprio quella di “frenare” il cavallo per tempo. Si avverte la necessità di spiegare al lettore, di dare un senso compiuto alla storia che, in sincerità, trovo non fosse così necessario.
Resta il fatto che la lettura è appagante, la fantasia messa in campo illumina la storia, la capacità di rendere vivi i personaggi attraverso dialoghi asciutti e credibili è induscutibile.
Un ottimo testo, per quanto mi riguarda. Complimenti.
Scritto benissimo, ottima la storia e l’inserimento dei personaggi. Dialoghi asciutti e credibili.
Il patto finzionale col lettore funziona e mi sono subito sentita a mio agio nella lettura e catapultata nella storia. Tutto bene dunque?
Non tutto. La parte finale, a differenza del resto, è piuttosto “raccontata” forse perché la difficoltà maggiore di un fantasy è proprio quella di “frenare” il cavallo per tempo. Si avverte la necessità di spiegare al lettore, di dare un senso compiuto alla storia che, in sincerità, trovo non fosse così necessario.
Resta il fatto che la lettura è appagante, la fantasia messa in campo illumina la storia, la capacità di rendere vivi i personaggi attraverso dialoghi asciutti e credibili è induscutibile.
Un ottimo testo, per quanto mi riguarda. Complimenti.
Petunia- Moderatore
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Re: Chi muore si rivede
Scusa ma ho trovato la storia parecchio confusa e difficile da leggere. Forse perché on sono abituato ai fantasy.
Vidoranda è immortale ma Miranda non lo è? Perché è un sanguemisto? All'inizio non ho capito chi fosse Miranda, nè Flapper. Ho dovuto rileggerlo un paio di volte.
Come mai Miranda perde 50 vite in 32 anni?
Anche la fine con la rivelazione del nano sembra un po' calata dall'alto.
Mi è invece piaciuto il tono di ilarità che permea gran parte dei dialoghi.
Vidoranda è immortale ma Miranda non lo è? Perché è un sanguemisto? All'inizio non ho capito chi fosse Miranda, nè Flapper. Ho dovuto rileggerlo un paio di volte.
Come mai Miranda perde 50 vite in 32 anni?
Anche la fine con la rivelazione del nano sembra un po' calata dall'alto.
Mi è invece piaciuto il tono di ilarità che permea gran parte dei dialoghi.
FedericoChiesa- Padawan
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Re: Chi muore si rivede
Che bello questo racconto.
Costruito e modellato su una storia originale, particolare, affascinante.
Hai speso poco sul contestualizzare la situazione e non spieghi quasi nulla di questo mondo in cui uomini, nani ed elfi convivono, ma in realtà neppure lo si sente il bisogno di saperne di più: e un fantasy che non ha bisogno di spiegarsi è un ottimo fantasy, per me.
Mi è piaciuto molto come hai reso l'ambiguità del padre di Miranda che ha affrontato così tante volte la morte della figlia da non esserne più addolorato, e assieme avere il dubbio che stavolta possa non tornare.
Bellissima anche quella descrizione finale di Miranda che se la guardi da un lato assomiglia al padre e dall'altro alla madre.
Mi lascia solo un po' stranito il numero spropositato di volte che Miranda è morta, senza avere alcun indizio sulle cause: fosse una guerriera, potrebbe morire molte volte in battaglia. Ma così, come si spiega? E' tanto cagionevole di salute?
Un accenno alle cause poteva rendere tutto più accettabile per il lettore.
Ci sono un paio di fastidiosi refusi che ora non ritrovo più (uno era Miranda che diventa Mirando), ma per il resto nulla da segnalare.
Lo stile è ottimo e il racconto è scritto benissimo.
Mi è piaciuto da matti.
EDIT - dimenticavo: il titolo non mi piace, non rende giustizia alla bellezza della storia.
Costruito e modellato su una storia originale, particolare, affascinante.
Hai speso poco sul contestualizzare la situazione e non spieghi quasi nulla di questo mondo in cui uomini, nani ed elfi convivono, ma in realtà neppure lo si sente il bisogno di saperne di più: e un fantasy che non ha bisogno di spiegarsi è un ottimo fantasy, per me.
Mi è piaciuto molto come hai reso l'ambiguità del padre di Miranda che ha affrontato così tante volte la morte della figlia da non esserne più addolorato, e assieme avere il dubbio che stavolta possa non tornare.
Bellissima anche quella descrizione finale di Miranda che se la guardi da un lato assomiglia al padre e dall'altro alla madre.
Mi lascia solo un po' stranito il numero spropositato di volte che Miranda è morta, senza avere alcun indizio sulle cause: fosse una guerriera, potrebbe morire molte volte in battaglia. Ma così, come si spiega? E' tanto cagionevole di salute?
Un accenno alle cause poteva rendere tutto più accettabile per il lettore.
Ci sono un paio di fastidiosi refusi che ora non ritrovo più (uno era Miranda che diventa Mirando), ma per il resto nulla da segnalare.
Lo stile è ottimo e il racconto è scritto benissimo.
Mi è piaciuto da matti.
EDIT - dimenticavo: il titolo non mi piace, non rende giustizia alla bellezza della storia.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Un fantasy con i controfiocchi. Scritto per chi legge velocemente senza interruzioni date da errori o sgrammaticature. L'idea del dono della morte è assolutamente affascinante. Poi dai anche un limite alle resurrezioni e così diventa perfetta. C'è molta ironia nel tuo racconto ed è un tratto che a me piace. C'è quella particolare, forse involontaria, del nano che abbraccia (lo fa ben due volte) l'umano. Mi sono immaginato la scena: terribile. Brav@
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Ciao Penna.
Il prologo fatto così non serve; o meglio può anche servire, ma poi non occorre ripetere i concetti nel resto del racconto. Le parti essenziali del prologo sono però ripetute ed è un peccato, perché in realtà la costruzione sarebbe stata interessante. Un altro problema per me è l'uso di "emerito" come titolo onorifico quando in realtà non lo è, per lo meno non per qualcuno che sia ancora in attività.
Due refusi: "un questione" e "nessun sapeva".
Ho trovato curioso il fantasy con elfi e nani in un futuro grossomodo paragonabile alla proiezione del nostro presente; mi sarei aspettato un urban fantasy, diciamo la soluzione più comune in letteratura. Hai dato anche una spiegazione e mi sono piaciute piaciuta sia l'idea, sia la frase usata che il momento in cui è apparsa.
Sistemati quelli che, per il mio gusto, sono dei problemi, secondo me il racconto fila molto bene sia come idea che come realizzazione.
La stanza c'è, il genere è fantasy, lo spazio è gli USA, il tempo è il XXII secolo, il personaggio è l'impresario di pompe funebri.
Grazie e alla prossima.
Il prologo fatto così non serve; o meglio può anche servire, ma poi non occorre ripetere i concetti nel resto del racconto. Le parti essenziali del prologo sono però ripetute ed è un peccato, perché in realtà la costruzione sarebbe stata interessante. Un altro problema per me è l'uso di "emerito" come titolo onorifico quando in realtà non lo è, per lo meno non per qualcuno che sia ancora in attività.
Due refusi: "un questione" e "nessun sapeva".
Ho trovato curioso il fantasy con elfi e nani in un futuro grossomodo paragonabile alla proiezione del nostro presente; mi sarei aspettato un urban fantasy, diciamo la soluzione più comune in letteratura. Hai dato anche una spiegazione e mi sono piaciute piaciuta sia l'idea, sia la frase usata che il momento in cui è apparsa.
Sistemati quelli che, per il mio gusto, sono dei problemi, secondo me il racconto fila molto bene sia come idea che come realizzazione.
La stanza c'è, il genere è fantasy, lo spazio è gli USA, il tempo è il XXII secolo, il personaggio è l'impresario di pompe funebri.
Grazie e alla prossima.
Re: Chi muore si rivede
Non so, questo racconto mi lascia tante perplessità. La prima è il perno su cui si muove il racconto: perché nessuno conosce il motivo per cui Miranda resuscita? Perché Vidoranda non ha avvisato nemmeno il padre, suo marito? Non lo capisco. E questo dubbio, quando un po' a pera Pettibon spiattella tutto, mi ha assalito, insieme ad altre domande: perché Pettibon non parla subito a Flapper di ciò che sa? Perché nel secondo paragrafo, dove il pdv è su Pettibon, non c'è il minimo accenno al fatto che lui sappia qualcosa, nonostante buona parte del paragrafo è un pensiero suo? Anzi, in un passo scrivi: "Per quante volte poteva accadere, nessuno lo sapeva." Ma non è vero! Ci sono anche altre cose strane: perché Miranda muore in continuazione? Di cosa muore? Se si trattasse di incidenti violenti il suo corpo sarebbe danneggiato e tornare in vita avrebbe qualche problema in più di una semplice "uscita" dalla tomba. Anche il numero di morti è spropositato e ha iniziato a morire da bimba! È malata, per caso? Se fosse malata, resuscitando guarirebbe. O no? Visto che continua a morire, forse no, ma che cos'ha?
Anche il modo in cui viene tirata in mezzo la sala da ballo è un po' tirata per i capelli, avrebbe potuto essere qualunque altra stanza e non sarebbe cambiato nulla. Il fatto poi che la stanza sia stata creata per l'occasione ci fa intravedere in Miranda una personalità distorta. Insomma,ogni volta testamento, e ogni volta chiede un rito diverso. Vive in funzione di quando dovrà morire. Mamma mia. Eppure, e arrivo all'ultimo punto che non mi ha convinto, di Miranda alla fine del racconto non sappiamo nulla, di lei non abbiamo neanche una parola, un cenno, nulla. È un incidente della storia, mentre approfondire il suo personaggio, che avrebbe potuto avere mille sfumature, avrebbe arricchito il testo in maniera notevole.
Insomma, il racconto, pur essendo scritto bene, a parte qualche refuso di battitura (chiururgo per dirne uno) non mi ha entusiasmato. A rileggerci!
Anche il modo in cui viene tirata in mezzo la sala da ballo è un po' tirata per i capelli, avrebbe potuto essere qualunque altra stanza e non sarebbe cambiato nulla. Il fatto poi che la stanza sia stata creata per l'occasione ci fa intravedere in Miranda una personalità distorta. Insomma,ogni volta testamento, e ogni volta chiede un rito diverso. Vive in funzione di quando dovrà morire. Mamma mia. Eppure, e arrivo all'ultimo punto che non mi ha convinto, di Miranda alla fine del racconto non sappiamo nulla, di lei non abbiamo neanche una parola, un cenno, nulla. È un incidente della storia, mentre approfondire il suo personaggio, che avrebbe potuto avere mille sfumature, avrebbe arricchito il testo in maniera notevole.
Insomma, il racconto, pur essendo scritto bene, a parte qualche refuso di battitura (chiururgo per dirne uno) non mi ha entusiasmato. A rileggerci!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Scritto benissimo al netto di un paio di refusi di poco conto già segnalati, il racconto non mi ha convinto e coinvolto particolarmente a livello di trama.
Ed è un peccato perché la scrittura è il grande pregio di questo racconto e in un contest letterario non può essere considerato un particolare di poco conto.
La trama non mi ha convinto molto perché mi sembra un adattamento a quanto richiesto a livello di paletti di un'idea interessante che avrebbe potuto vivere di vita propria.
Il paletto temporale è indicato solo dai marcatori temporali che inserisci all'inizio di ogni paragrafo, la città, New York, non ha alcuna importanza nello svolgimento, se fosse Roma, Bombay o Melbourne non cambierebbe nulla.
Anche la sala da ballo è inserita perché richiesta ma non svolge quel ruolo centrale richiesto.
per capirci, i paletti ci sono tutti ma se non ci fossero cambierebbe poco, mentre l'idea iniziale avrebbe potuto avere ben altro sviluppo se lo svolgimento si fosse incentrato sulla figura di Miranda che è la protagonista principale ma in sostanza non compare mai.
Fuori dallo step mi piacerebbe rileggere questo racconto scritto dal punto di vista di Miranda, potrebbe uscirne qualcosa di interessante, a maggior ragione considerata l'abilità con cui scrivi.
Ed è un peccato perché la scrittura è il grande pregio di questo racconto e in un contest letterario non può essere considerato un particolare di poco conto.
La trama non mi ha convinto molto perché mi sembra un adattamento a quanto richiesto a livello di paletti di un'idea interessante che avrebbe potuto vivere di vita propria.
Il paletto temporale è indicato solo dai marcatori temporali che inserisci all'inizio di ogni paragrafo, la città, New York, non ha alcuna importanza nello svolgimento, se fosse Roma, Bombay o Melbourne non cambierebbe nulla.
Anche la sala da ballo è inserita perché richiesta ma non svolge quel ruolo centrale richiesto.
per capirci, i paletti ci sono tutti ma se non ci fossero cambierebbe poco, mentre l'idea iniziale avrebbe potuto avere ben altro sviluppo se lo svolgimento si fosse incentrato sulla figura di Miranda che è la protagonista principale ma in sostanza non compare mai.
Fuori dallo step mi piacerebbe rileggere questo racconto scritto dal punto di vista di Miranda, potrebbe uscirne qualcosa di interessante, a maggior ragione considerata l'abilità con cui scrivi.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Mi sono divertito molto a leggerlo. Fantasia e ironia miscelati a dovere. Paletti completamente osservati. Anche la citazione delle date chiarisce inequivocabilmente che l’epoca è il XXII secolo, a differenza di altri racconti ambientati nel futuro che ho trovato vaghi nella definizione temporale.
L’unico difetto più serio è il finale un po’ frettoloso che sarebbe stato meglio ampliare e motivare maggiormente.
Ti segnalo alcune imprecisioni. Mi scuso se già fatto da altri.
“Newyorchesi”, direi “Newyorkesi”
“Modifiche”, anziché modfiche
“Se è un questione di vita ”
“. È una questione di vita o di morte.
- Se è un questione di vita, non posso fare molto. In caso di morte, sono al suo servizio, dottor Flapper. Come posso aiutarla?”
Questo scambio è molto carino. Mi ha fatto pensare che qui, come in altri brani ambientati nel futuro, ho trovato una forma di scrittura che sembra d’altri tempi, che ricorda piuttosto il’700 o l’800 e non so darmene una spiegazione.
L’unico difetto più serio è il finale un po’ frettoloso che sarebbe stato meglio ampliare e motivare maggiormente.
Ti segnalo alcune imprecisioni. Mi scuso se già fatto da altri.
“Newyorchesi”, direi “Newyorkesi”
“Modifiche”, anziché modfiche
“Se è un questione di vita ”
“. È una questione di vita o di morte.
- Se è un questione di vita, non posso fare molto. In caso di morte, sono al suo servizio, dottor Flapper. Come posso aiutarla?”
Questo scambio è molto carino. Mi ha fatto pensare che qui, come in altri brani ambientati nel futuro, ho trovato una forma di scrittura che sembra d’altri tempi, che ricorda piuttosto il’700 o l’800 e non so darmene una spiegazione.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Data di iscrizione : 07.01.21
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Re: Chi muore si rivede
La storia non è affatto male, la lettura è gradevole, però ci sono dei punti su cui soffermarsi.
L'idea che è al centro della storia, ovvero quello delle cento vite di Miranda, è davvero un buonissimo spunto, intrigante.
Sulla questione inerente ai decessi di Miranda non sto a sindacare.
Sin dall'inizio sappiamo che Miranda ha avuto un dono, quello delle cento vite, sul perché quelle vite vengano consumate a me interessa relativamente.
Però, come dice Aki, di Miranda non sappiamo nulla, non di come muore, ma di lei come personaggio, della sua vita. La scelta è bizzarra, poiché anche dal titolo ipotizziamo che è lei la protagonista del racconto, e in un certo senso(come vogliamo dire? da un punto di vista morale?) le cose stanno così.
L'intera narrazione quindi poggia su altri due personaggi, il padre di Miranda e l'impresario Pettibon.
Soprattutto l'impresario è un personaggio degno di nota, ben realizzato, che hai gestito bene sino alla parte finale. Il discorso delle cento vite lo avevi indicato all'inizio, se lo fai ripetere a Pettibon il lettore automaticamente si chiede perché non ha confessato quell'episodio molto prima? Ci dici che lui è avulso dalla potenza dei sentimenti umani, è uno razionale, non vuole farsi trascinare dentro certe dinamiche, allora se sa qualcosa lo dice subito visto che nulla lo tocca, altrimenti perché spifferare tutto dopo l'ennesima cerimonia? Qui ci vedo un'incongruenza, una sorta di espediente narrativo per confezionare il finale, ma non pienamente congruo.
Detto questo il lavoro ha le sue qualità, ma qualche riserva rimane.
L'idea che è al centro della storia, ovvero quello delle cento vite di Miranda, è davvero un buonissimo spunto, intrigante.
Sulla questione inerente ai decessi di Miranda non sto a sindacare.
Sin dall'inizio sappiamo che Miranda ha avuto un dono, quello delle cento vite, sul perché quelle vite vengano consumate a me interessa relativamente.
Però, come dice Aki, di Miranda non sappiamo nulla, non di come muore, ma di lei come personaggio, della sua vita. La scelta è bizzarra, poiché anche dal titolo ipotizziamo che è lei la protagonista del racconto, e in un certo senso(come vogliamo dire? da un punto di vista morale?) le cose stanno così.
L'intera narrazione quindi poggia su altri due personaggi, il padre di Miranda e l'impresario Pettibon.
Soprattutto l'impresario è un personaggio degno di nota, ben realizzato, che hai gestito bene sino alla parte finale. Il discorso delle cento vite lo avevi indicato all'inizio, se lo fai ripetere a Pettibon il lettore automaticamente si chiede perché non ha confessato quell'episodio molto prima? Ci dici che lui è avulso dalla potenza dei sentimenti umani, è uno razionale, non vuole farsi trascinare dentro certe dinamiche, allora se sa qualcosa lo dice subito visto che nulla lo tocca, altrimenti perché spifferare tutto dopo l'ennesima cerimonia? Qui ci vedo un'incongruenza, una sorta di espediente narrativo per confezionare il finale, ma non pienamente congruo.
Detto questo il lavoro ha le sue qualità, ma qualche riserva rimane.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Il titolo: Curioso, per un attimo ho pensato a Zombi, fantasmi e c., ma anche allo slogan, un po’ macabro, per un’impresa di pompe funebri.
Il racconto, Cara Penna, mi ha lasciata perplessa; la lettura è stata in parte faticosa, soprattutto nell’ultima parte, dove tutto è affastellato.
Lo trovo poco orchestrato/organizzato, nel senso che già nella prima parte il lettore sa che Vidoranda, innamorata di qualcuno (si scoprirà solo dopo di un umano) ha lasciato vite alla figlia, quindi il fatto che la stessa non muoia definitivamente alla fine non stupisce più il lettore. Lo sa già che Miranda resuscita e quindi si prepara ad assistere a uno dei suoi funerali, evento non inaspettato, con l'unica alea delle diverse disposizioni testamentarie.
Poi questo dettaglio - vite donate - viene spiegato dal nano, in una lunga dissertazione finale. Personalmente avrei evitato il prologo, strutturando meglio l’esposizione di quanto narrato dal nano alla fine, inserendo in tal modo un minimo di suspense che non avrebbe sfigurato, soprattutto in un fantasy, dove accadono cose che noi umani...
Nel complesso l’idea di base è buona, non so se originale ma va bene così, la scrittura è discreta, ma senza picchi che rendano emozionante il racconto. Una bella narrazione, ma poco incisiva, con una trama da rimaneggiare per renderla più organica e che intrighi il lettore.
I dialoghi mi sono piaciuti, anche se quell'emerito viene ripetuto troppe volte.
Ho trovato ripetitivo il rimarcare in più punti le qualità di Pettibon (perché mi viene in mente Pettinengo?): unendo le due sequenze e alleggerendole, sarebbe stato sufficiente. Un piccolo richiamo nella seconda parte, ma solo un accenno.
Quindi è un racconto discreto, ma solo discreto.
Ora le mie note.
Per quante voltepoteva potesse accadere, nessuno lo sapeva.
quella famigliadella dalla morte perpetua
Entrambi sapevano molto l’uno dell'altro
intensa e vividissima discrezione: questi due aggettivi non mi paiono adatti alla “discrezione” e anche l’accenno alla discrezione non la comprendo; sarebbe una sorta di frase ad effetto se tu avessi optato per la suspense di prima, ma ora che si sa che almeno Miranda non è del tutto umana, la discrezione ormai non ha molto senso.
stretta di manobella vigorosa – quel bella è una forzatura: due uomini che si danno una bella stretta di mano, oppure una vigorosa stretta di mano.
Miranda aveva lo sguardo luminosodegi degli elfi e due orecchie meravigliosamente cesellate, ma non a punta.
ma, come un profumo evaporato, c'era solo un lieve sentore, poco di più.
..come alle origini. Conosco tutto del prima del durante e del dopo. la frase è lunga:ti suggerisco di suddividerla con un punto.
Prima parla dei mondi riuniti e del ritorno alle origini. Punto. Poi emerge la sua grande conoscenza. In tal modo si da peso alle informazioni.
I paletti sono centrati solo parzialmente: la sala da ballo non è portante, sono nominale con una bella descrizione, ma poteva essere anche una biblioteca. Emerge bene l'impresario, con le note di prima.
Il racconto, Cara Penna, mi ha lasciata perplessa; la lettura è stata in parte faticosa, soprattutto nell’ultima parte, dove tutto è affastellato.
Lo trovo poco orchestrato/organizzato, nel senso che già nella prima parte il lettore sa che Vidoranda, innamorata di qualcuno (si scoprirà solo dopo di un umano) ha lasciato vite alla figlia, quindi il fatto che la stessa non muoia definitivamente alla fine non stupisce più il lettore. Lo sa già che Miranda resuscita e quindi si prepara ad assistere a uno dei suoi funerali, evento non inaspettato, con l'unica alea delle diverse disposizioni testamentarie.
Poi questo dettaglio - vite donate - viene spiegato dal nano, in una lunga dissertazione finale. Personalmente avrei evitato il prologo, strutturando meglio l’esposizione di quanto narrato dal nano alla fine, inserendo in tal modo un minimo di suspense che non avrebbe sfigurato, soprattutto in un fantasy, dove accadono cose che noi umani...
Nel complesso l’idea di base è buona, non so se originale ma va bene così, la scrittura è discreta, ma senza picchi che rendano emozionante il racconto. Una bella narrazione, ma poco incisiva, con una trama da rimaneggiare per renderla più organica e che intrighi il lettore.
I dialoghi mi sono piaciuti, anche se quell'emerito viene ripetuto troppe volte.
Ho trovato ripetitivo il rimarcare in più punti le qualità di Pettibon (perché mi viene in mente Pettinengo?): unendo le due sequenze e alleggerendole, sarebbe stato sufficiente. Un piccolo richiamo nella seconda parte, ma solo un accenno.
Quindi è un racconto discreto, ma solo discreto.
Ora le mie note.
Per quante volte
quella famiglia
Entrambi sapevano molto l’uno dell'altro
intensa e vividissima discrezione: questi due aggettivi non mi paiono adatti alla “discrezione” e anche l’accenno alla discrezione non la comprendo; sarebbe una sorta di frase ad effetto se tu avessi optato per la suspense di prima, ma ora che si sa che almeno Miranda non è del tutto umana, la discrezione ormai non ha molto senso.
stretta di mano
Miranda aveva lo sguardo luminoso
ma, come un profumo evaporato, c'era solo un lieve sentore, poco di più.
..come alle origini. Conosco tutto del prima del durante e del dopo. la frase è lunga:ti suggerisco di suddividerla con un punto.
Prima parla dei mondi riuniti e del ritorno alle origini. Punto. Poi emerge la sua grande conoscenza. In tal modo si da peso alle informazioni.
I paletti sono centrati solo parzialmente: la sala da ballo non è portante, sono nominale con una bella descrizione, ma poteva essere anche una biblioteca. Emerge bene l'impresario, con le note di prima.
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Re: Chi muore si rivede
L'argomento è abbastanza serio, anche se non mi spiego la poca generosità di quelle cento rinascite che potevano benissimo essere donate a qualche altro in un impeto mucciniano. E mi resta indigesto pure il cognome. dell'impresario, perché l'hai scelto?
Non mi intendo molto di letteratura, di sale da ballo sì perchè ne ho frequentate parecchie. Poi conquistato dalle discoteche le ho abbandonate. La tua sala da ballo è aggiustata per entrare nel racconto, si sente troppo che l'hai fabbricata tu.
L'invenzione della somiglianza del lato sinistro di Miranda alla madre e lato destro al padre sembra qualcosa di politico, e mi è piaciuta molto.
Nel complesso clamorosa dolcezza, anche se espressa a tratti.
Non mi intendo molto di letteratura, di sale da ballo sì perchè ne ho frequentate parecchie. Poi conquistato dalle discoteche le ho abbandonate. La tua sala da ballo è aggiustata per entrare nel racconto, si sente troppo che l'hai fabbricata tu.
L'invenzione della somiglianza del lato sinistro di Miranda alla madre e lato destro al padre sembra qualcosa di politico, e mi è piaciuta molto.
Nel complesso clamorosa dolcezza, anche se espressa a tratti.
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Re: Chi muore si rivede
Così potrei anche quasi far pace con i fantasy.
Ciao, Autore. Finalmente un fantasy che riesco a leggere agevolmente, merito sicuramente di una scrittura da fuoriclasse, ma che te lo dico a fare? Qui siamo a livelli altissimi.
Ogni tanto ti scappa qualche refuso, ma davvero: chi se ne frega.
Io non amo i fantasy e probabilmente lo si noterà dal mio confessionale, ma siccome sono sicuro che almeno uno lo voterò, ecco: il tuo racconto è sicuramente tra quelli.
Poi può darsi che dopodomani io non mi ricordi più la trama, perché davvero non andiamo molto d'accordo come genere: però ricorderò il tuo titolo, originale e calzante, e ricorderò di aver letto un fantasy [chiedo scusa a tutti] che ho capito dall'inizio alla fine e che non mi ha annoiato.
Questo per me è sufficiente per farti tanti complimenti! Finalmente anch'io trovo un racconto che va incontro al mio gusto personale
Ciao, Autore. Finalmente un fantasy che riesco a leggere agevolmente, merito sicuramente di una scrittura da fuoriclasse, ma che te lo dico a fare? Qui siamo a livelli altissimi.
Ogni tanto ti scappa qualche refuso, ma davvero: chi se ne frega.
Io non amo i fantasy e probabilmente lo si noterà dal mio confessionale, ma siccome sono sicuro che almeno uno lo voterò, ecco: il tuo racconto è sicuramente tra quelli.
Poi può darsi che dopodomani io non mi ricordi più la trama, perché davvero non andiamo molto d'accordo come genere: però ricorderò il tuo titolo, originale e calzante, e ricorderò di aver letto un fantasy [chiedo scusa a tutti] che ho capito dall'inizio alla fine e che non mi ha annoiato.
Questo per me è sufficiente per farti tanti complimenti! Finalmente anch'io trovo un racconto che va incontro al mio gusto personale

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Chi muore si rivede
Sono arrivato infondo stupendomi che fosse finito.
Mi sono detto: OK e la storia quando comincia?
Partiamo dal principio.
"Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c'è un campo. Ti aspetterò laggiù".
Scopro essere un verso di Rumi. Peccato che quell'incontro non ci sia, penso. La classica briciola di pane lasciata lungo il cammino ma che non serve per tornare a casa. Peccato che Vidoranda Flapper sparisca in una riga.
Immagino che la rinuncia all'immortalità sia l'unico modo per un elfo per sposare un umano ("Ho deciso. Lo amo, padre, e adesso quella è la mia vita"). Non è esplicitato ma si intuisce e forse potrebbe essere la ragione per cui Miranda e il padre non sanno nulla, perché Miranda continua a morire e a tornare in vita, perché il padre si è abituato a questo andare e venire ma teme ogni volta che sia l'ultima (il fatto che si ricordi che sono 56 proprio alla fine l'ho trovato un po' fuori luogo: per quanto diventi un'abitudine, credo che un padre dovrebbe tenere conto delle volte che sua figlia muore, no?)
Il dottor Flapper dice che al mondo non c'è nessuno che gli sappia dare una risposta, ma poi Pettibon all'ultimo salta fuori con la tradizione elfica che spiega ogni cosa. Perché tenerla nascosta?
Ecco, allora la storia che questo racconto non racconta poteva essere quella del come Pettibon viene sapere di questa tradizione.
Ma invece il racconto a suo modo prova a parlare (e ci riesce) di vita e di morte, di un funerale, il cinquantaseiesimo, (anche solo il fatto di aver pagato più di cinquanta funerali, sarebbe stato abbastanza per ricordare quante volte era morta) in una sala da ballo che sala da ballo non è (una sala da ballo improvvisata, sia da Miranda che da te, autor...) e dedica tanto spazio, con affetto e una grazia particolare, alla figura di Pettibon, al suo affetto e alla sua ammirazione per gli umani, per quello che chiami un "super potere", la capacità di trasformare la sofferenza in bellezza e sorrisi. Questo suo vedere gli umani come divinità e il suo puntiglio, il suo perfezionismo. Personaggio riuscitissimo, che da solo riesce comunque a tenere in piedi il racconto, a renderlo estremamente godibile, leggero e profondo allo stesso tempo, pur nelle sue mancanze a livello di intreccio e nel suo finire così, come una delle morti di Miranda.
Scrittura splendida (autrice, azzarderei). Alcuni paletti accennati: ambientazione americana inesistente, direi (una New York di elfi, nani, umani e mezzo-sangue sarebbe stata una splendida opportunità) e sala da ballo poco funzionale. Il tempo è quello richiesto ma potrebbe essere uno qualunque. Personaggio e genere mi sembrano i più centrati.
Ripeto: mi sono stupito che fosse finito e ci sono tante cose che non mi tornano. Ma è comunque una lettura molto piacevole, giusto o sbagliato che sia. Oltre il giusto e sbagliato c'è quel campo. Sicuramente mi hai portato lì.
Mi sono detto: OK e la storia quando comincia?
Partiamo dal principio.
"Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c'è un campo. Ti aspetterò laggiù".
Scopro essere un verso di Rumi. Peccato che quell'incontro non ci sia, penso. La classica briciola di pane lasciata lungo il cammino ma che non serve per tornare a casa. Peccato che Vidoranda Flapper sparisca in una riga.
Immagino che la rinuncia all'immortalità sia l'unico modo per un elfo per sposare un umano ("Ho deciso. Lo amo, padre, e adesso quella è la mia vita"). Non è esplicitato ma si intuisce e forse potrebbe essere la ragione per cui Miranda e il padre non sanno nulla, perché Miranda continua a morire e a tornare in vita, perché il padre si è abituato a questo andare e venire ma teme ogni volta che sia l'ultima (il fatto che si ricordi che sono 56 proprio alla fine l'ho trovato un po' fuori luogo: per quanto diventi un'abitudine, credo che un padre dovrebbe tenere conto delle volte che sua figlia muore, no?)
Il dottor Flapper dice che al mondo non c'è nessuno che gli sappia dare una risposta, ma poi Pettibon all'ultimo salta fuori con la tradizione elfica che spiega ogni cosa. Perché tenerla nascosta?
Ecco, allora la storia che questo racconto non racconta poteva essere quella del come Pettibon viene sapere di questa tradizione.
Ma invece il racconto a suo modo prova a parlare (e ci riesce) di vita e di morte, di un funerale, il cinquantaseiesimo, (anche solo il fatto di aver pagato più di cinquanta funerali, sarebbe stato abbastanza per ricordare quante volte era morta) in una sala da ballo che sala da ballo non è (una sala da ballo improvvisata, sia da Miranda che da te, autor...) e dedica tanto spazio, con affetto e una grazia particolare, alla figura di Pettibon, al suo affetto e alla sua ammirazione per gli umani, per quello che chiami un "super potere", la capacità di trasformare la sofferenza in bellezza e sorrisi. Questo suo vedere gli umani come divinità e il suo puntiglio, il suo perfezionismo. Personaggio riuscitissimo, che da solo riesce comunque a tenere in piedi il racconto, a renderlo estremamente godibile, leggero e profondo allo stesso tempo, pur nelle sue mancanze a livello di intreccio e nel suo finire così, come una delle morti di Miranda.
Scrittura splendida (autrice, azzarderei). Alcuni paletti accennati: ambientazione americana inesistente, direi (una New York di elfi, nani, umani e mezzo-sangue sarebbe stata una splendida opportunità) e sala da ballo poco funzionale. Il tempo è quello richiesto ma potrebbe essere uno qualunque. Personaggio e genere mi sembrano i più centrati.
Ripeto: mi sono stupito che fosse finito e ci sono tante cose che non mi tornano. Ma è comunque una lettura molto piacevole, giusto o sbagliato che sia. Oltre il giusto e sbagliato c'è quel campo. Sicuramente mi hai portato lì.
Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Racconto particolare. Mi piace molto l'idea, anche se forse non viene sviluppata completamente. Mi piacciono i personaggi. Un po' meno i dialoghi, li trovo troppo ingessati. L'incipit/prologo è di troppo. Capisco che l'autore vuole stringere un patto con il lettore però avrei preferito scoprirlo nel corso della narrazione. Il finale è un po' un deus ex machina. Una soluzione calata dall'alto, improvvisa, che toglie un po' di sapore a tutta la storia.
La scrittura è superba.
Complimenti e grazie per aver condiviso questo tuo racconto.
La scrittura è superba.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Un racconto che mi lascia perplesso sotto molti punti di vista. Innanzitutto è un racconto fantastico e non un fantasy ma su questo ci si può passare sopra perché il racconto in se è piacevole, scorre bene e la trama interessante. È un racconto che affronta il tema della morte in un modo intimo e sentimentale.
Quello che maggiormente mi ha disturbato però sono i marcatori temporali. Tolti quelli non si capirebbe che siamo nel XII secolo.
Nessun racconto fino a questo momento mi ha fatto riflettere tanto sui paletti come il tuo. Li ho trovati molto laterali, quasi accessori.
complimenti e grazie.
Quello che maggiormente mi ha disturbato però sono i marcatori temporali. Tolti quelli non si capirebbe che siamo nel XII secolo.
Nessun racconto fino a questo momento mi ha fatto riflettere tanto sui paletti come il tuo. Li ho trovati molto laterali, quasi accessori.
complimenti e grazie.
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Re: Chi muore si rivede
L’elemento più bello del racconto sono indubbiamente i due personaggi principali: la loro caratterizzazione è eccellente. Il dottore, in bilico tra il dolore e la rassegnazione, e il nano impresario funebre preciso, professionale e metodico, sempre impeccabile. Veramente ottimi.
La trama un po’ barcolla, soprattutto nel finale che arriva improvvisamente e lascia un tantino insoddisfatti. Soprattutto perché non è del tutto coerente con i pensieri e le azioni precedenti di Pettibon, che prima pensa ad un “possible risveglio” di Miranda, e poi invece “sapeva che Miranda a quel punto sarebbe già stata di ritorno”, delle due l’una. E perché l’aver saputo il segreto delle rinascita di Miranda fa tornare in mente al dottore il numero esatto delle volte in cui è morta?
Le pulci sulle sviste sono già state fatte ottimamente da chi mi ha preceduto nei commenti. Aggiungo, perché cercavo di capire se anche i nani fossero immortali, ma non l’ho molto capito perché “io sono un nano da tempo immemore” lascia mote ambiguità: prima cos’era? Si diventa nani o si nasce?
I paletti te lo hanno già detto, sono un po’ forzati, cosa che toglie ulteriore appeal al racconto, che comunque nel complesso ha tanti elementi positivi, soprattutto la fluidità e la forza dei personaggi.
La trama un po’ barcolla, soprattutto nel finale che arriva improvvisamente e lascia un tantino insoddisfatti. Soprattutto perché non è del tutto coerente con i pensieri e le azioni precedenti di Pettibon, che prima pensa ad un “possible risveglio” di Miranda, e poi invece “sapeva che Miranda a quel punto sarebbe già stata di ritorno”, delle due l’una. E perché l’aver saputo il segreto delle rinascita di Miranda fa tornare in mente al dottore il numero esatto delle volte in cui è morta?
Le pulci sulle sviste sono già state fatte ottimamente da chi mi ha preceduto nei commenti. Aggiungo, perché cercavo di capire se anche i nani fossero immortali, ma non l’ho molto capito perché “io sono un nano da tempo immemore” lascia mote ambiguità: prima cos’era? Si diventa nani o si nasce?
I paletti te lo hanno già detto, sono un po’ forzati, cosa che toglie ulteriore appeal al racconto, che comunque nel complesso ha tanti elementi positivi, soprattutto la fluidità e la forza dei personaggi.
SuperGric- Padawan
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Re: Chi muore si rivede
scritto davvero molto bene, a parte un paio di refusi, scivola leggero dall'inizio alla fine.
fantasy lo è, visti i personaggi, e pure originale come collocazione temporale.
a me è piaciuto, anche se non è un capolavoro, e credo sia tra i miei papabili.
sala da ballo un po' relativa, ma il resto è tutto a norma.
fantasy lo è, visti i personaggi, e pure originale come collocazione temporale.
a me è piaciuto, anche se non è un capolavoro, e credo sia tra i miei papabili.
sala da ballo un po' relativa, ma il resto è tutto a norma.
Arunachala- Admin
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Re: Chi muore si rivede
"quando Mirando moriva"
"quando Miranda moriva"
Scrittura di livello, non c'è che dire. A parte quello che segnalo qui sopra ci sono altri refusi già notati da altri. Refusi che passano in secondo piano di fronte a un testo coinvolgente e accattivante.
Peccato però che per me lasci troppe domande senza risposta. Se questo "detto non detto" è voluto, per carità, io sono per lasciare spazio alla libertà fantasiosa e interpretativa di chi legge. Per contro, se mi faccio troppe domande che non dovrei farmi, allora penso a qualcosa che dovrebbe continuare per poter fugare tutti i miei dubbi. Tipo: se Pettibon sa, perché tace? Perché tace e poi, di punto in bianco rivela il "segreto" di Miranda? Taceva prima, forse, per business, ma a quel punto avrebbe potuto aspettare il centesimo funerale, certo che fosse l'ultimo. Se avesse voluto aiutare il dottor Flapper, in nome del sentimento di sofferenza che lui stesso dice di non capire, non mi torna comunque il perché lo faccia a quel punto, dopotutto Flapper non è più sconvolto delle cinquantacinque volte precedenti. Non so se mi sono spiegato e chiedo scusa all'Autore se magari ho fatto considerazioni già fatte da altri prima di me.
Segnalo inoltre il passaggio qui sotto:
"Miranda stava piangendo; curioso come i suoi occhi sembrassero stelle ora che erano pieni di lacrime."
E' molto bello, però io ci vedo una considerazione dell'Autore che stona con il resto del racconto. Un'intromissione nella narrazione attraverso quel "curioso come". Non so e, ovviamente, potrei sbagliarmi e non aver capito un tubo.
"quando Miranda moriva"
Scrittura di livello, non c'è che dire. A parte quello che segnalo qui sopra ci sono altri refusi già notati da altri. Refusi che passano in secondo piano di fronte a un testo coinvolgente e accattivante.
Peccato però che per me lasci troppe domande senza risposta. Se questo "detto non detto" è voluto, per carità, io sono per lasciare spazio alla libertà fantasiosa e interpretativa di chi legge. Per contro, se mi faccio troppe domande che non dovrei farmi, allora penso a qualcosa che dovrebbe continuare per poter fugare tutti i miei dubbi. Tipo: se Pettibon sa, perché tace? Perché tace e poi, di punto in bianco rivela il "segreto" di Miranda? Taceva prima, forse, per business, ma a quel punto avrebbe potuto aspettare il centesimo funerale, certo che fosse l'ultimo. Se avesse voluto aiutare il dottor Flapper, in nome del sentimento di sofferenza che lui stesso dice di non capire, non mi torna comunque il perché lo faccia a quel punto, dopotutto Flapper non è più sconvolto delle cinquantacinque volte precedenti. Non so se mi sono spiegato e chiedo scusa all'Autore se magari ho fatto considerazioni già fatte da altri prima di me.
Segnalo inoltre il passaggio qui sotto:
"Miranda stava piangendo; curioso come i suoi occhi sembrassero stelle ora che erano pieni di lacrime."
E' molto bello, però io ci vedo una considerazione dell'Autore che stona con il resto del racconto. Un'intromissione nella narrazione attraverso quel "curioso come". Non so e, ovviamente, potrei sbagliarmi e non aver capito un tubo.
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
Italo Svevo - La coscienza di Zeno
Dui di'd vin a dan di causs aij medich.
Molli Redigano- Cavaliere Jedi
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Punti : 1006
Infamia o lode : 2
Data di iscrizione : 07.01.21
Età : 43
Località : Torino
Re: Chi muore si rivede
Ciao. Chi non muore si rilegge.
Colonna sonora:
The Fall of the House of Usher di Peter Hammil. Splendida trasposizione in musica del famoso racconto di Edgard Allan Poe, rock sinfonico e ambizione operistica.
Le pulci:
1. – Così sarà, e nessuno lo saprà mai. Ora sei mortale, fai attenzione, figlia. Ti prego. – Due le perplessità che mi prendono. La prima: accade così facilmente? Senza un gesto magico, un elisir elfico, una formuletta di “sganciamento” dall’immortalità? La seconda: è una promessa non mantenuta quella che “nessuno lo saprà mai” visto che il nano lo saprà, come scopriremo più avanti? E sì che il concetto viene poi ribadito: - …in questo caso la figlia del dottor Flapper moriva e rinasceva ciclicamente. Per quante volte poteva (potesse?) accadere, nessuno lo sapeva. –
2. Dall’introduzione: si fatica a capire che Miranda possa essere la figlia di Vidoranda. Ma, una volta scoperto l’arcano, sorge la successiva domanda. Se Miranda era già presente, nata, qual è la regola che fa eludere l’immortalità? Il rapporto sessuale, la “coppia di fatto”, una famiglia già formata non è sufficiente a tale importante rinuncia? Si perde l’immortalità con un matrimonio “ufficiale”?
3. “Pettibon & Myself” è una di quelle invenzioni – chicche che mi entusiasmano sempre.
4. – Ho provato tutto sommato al tutto (,) più qualcosina… - e continuo a perdermici. Quel “al” potrebbe starci, forse toglierei la “l”, ma mi incastra e mi fa perdere la scorrevolezza del racconto.
5. – Il sopralluogo gli aveva fatto scoprire (…) e una biblioteca piccola ma ben fornita. – e qui entriamo nel fantomatico “infodump” che ho scoperto frequentandovi, e che mi serve. Ma ora lo noto.
6. – Non riusciva ancora a gestire tutta (…) dirgli se sarebbe tornata o no. - e la frase intera (scusa se non la riporto tutta) non funziona, sia per mancanza di punteggiatura, sia perché poteva essere congegnata meglio.
7. – Gli sarebbe bastata un briciolo della sofferenza… - Forse, “bastato”?
Suggestioni artistiche / letterarie.
Aforismi di Friedrich Nietzsche. La suggestione mi nasce da un suo passaggio: “Attento a ciò che desideri, potrebbe avverarsi”. Il padre di Vidoranda, pur rispettando il volere della figlia, prova a metterla in guardia delle conseguenze del regalo a Miranda.
Conclusioni finali:
È un racconto con delle ottime potenzialità, sono certo che al termine ci farai leggere una versione definitiva ottima. Allo stato, dovuto certamente ai tempi da rispettare, le mie e altrui domande potrebbero essere fugate da una rivisitazione. Mi ha lasciato un po’ così il fatto che non esista traccia di descrizione del mondo come sarà nel 2160. Mi è piaciuto che quel dono, infine, compaia come un “fardello d’amore”, così come l’incertezza sulla morte definitiva, a lungo andare, crei quella situazione per cui “ormai quando muore neanche mi sussulta più il cuore”. E comunque, ok, siamo qui a pettinare le bambole degli altri, e a scoprirvi anche le doppie punte, ma in fin dei conti il tuo (con quello degli altri) è un bel racconto. Il bello è stare qui con te a confrontarci. Io, soprattutto, a imparare da voi. Quindi…a rileggerti. Magari con questo stesso racconto.
Colonna sonora:
The Fall of the House of Usher di Peter Hammil. Splendida trasposizione in musica del famoso racconto di Edgard Allan Poe, rock sinfonico e ambizione operistica.
Le pulci:
1. – Così sarà, e nessuno lo saprà mai. Ora sei mortale, fai attenzione, figlia. Ti prego. – Due le perplessità che mi prendono. La prima: accade così facilmente? Senza un gesto magico, un elisir elfico, una formuletta di “sganciamento” dall’immortalità? La seconda: è una promessa non mantenuta quella che “nessuno lo saprà mai” visto che il nano lo saprà, come scopriremo più avanti? E sì che il concetto viene poi ribadito: - …in questo caso la figlia del dottor Flapper moriva e rinasceva ciclicamente. Per quante volte poteva (potesse?) accadere, nessuno lo sapeva. –
2. Dall’introduzione: si fatica a capire che Miranda possa essere la figlia di Vidoranda. Ma, una volta scoperto l’arcano, sorge la successiva domanda. Se Miranda era già presente, nata, qual è la regola che fa eludere l’immortalità? Il rapporto sessuale, la “coppia di fatto”, una famiglia già formata non è sufficiente a tale importante rinuncia? Si perde l’immortalità con un matrimonio “ufficiale”?
3. “Pettibon & Myself” è una di quelle invenzioni – chicche che mi entusiasmano sempre.
4. – Ho provato tutto sommato al tutto (,) più qualcosina… - e continuo a perdermici. Quel “al” potrebbe starci, forse toglierei la “l”, ma mi incastra e mi fa perdere la scorrevolezza del racconto.
5. – Il sopralluogo gli aveva fatto scoprire (…) e una biblioteca piccola ma ben fornita. – e qui entriamo nel fantomatico “infodump” che ho scoperto frequentandovi, e che mi serve. Ma ora lo noto.
6. – Non riusciva ancora a gestire tutta (…) dirgli se sarebbe tornata o no. - e la frase intera (scusa se non la riporto tutta) non funziona, sia per mancanza di punteggiatura, sia perché poteva essere congegnata meglio.
7. – Gli sarebbe bastata un briciolo della sofferenza… - Forse, “bastato”?
Suggestioni artistiche / letterarie.
Aforismi di Friedrich Nietzsche. La suggestione mi nasce da un suo passaggio: “Attento a ciò che desideri, potrebbe avverarsi”. Il padre di Vidoranda, pur rispettando il volere della figlia, prova a metterla in guardia delle conseguenze del regalo a Miranda.
Conclusioni finali:
È un racconto con delle ottime potenzialità, sono certo che al termine ci farai leggere una versione definitiva ottima. Allo stato, dovuto certamente ai tempi da rispettare, le mie e altrui domande potrebbero essere fugate da una rivisitazione. Mi ha lasciato un po’ così il fatto che non esista traccia di descrizione del mondo come sarà nel 2160. Mi è piaciuto che quel dono, infine, compaia come un “fardello d’amore”, così come l’incertezza sulla morte definitiva, a lungo andare, crei quella situazione per cui “ormai quando muore neanche mi sussulta più il cuore”. E comunque, ok, siamo qui a pettinare le bambole degli altri, e a scoprirvi anche le doppie punte, ma in fin dei conti il tuo (con quello degli altri) è un bel racconto. Il bello è stare qui con te a confrontarci. Io, soprattutto, a imparare da voi. Quindi…a rileggerti. Magari con questo stesso racconto.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Una bella storia dove forse il non detto e il detto troppo (per alcuni concetti) hanno reso il tutto un po' sbilanciato.
Forse ti potrei consigliare di lavorare sul finale e renderlo meno spiegone ( o anche modificare l'incipit per non ripetere lo stesso concetto) e lavorare sul corpo centrale del testo per sistemare le piccole incongruenze che sono sfuggite nella storia. Dire qualcosina di più avvicinerebbe il lettore al mondo che hai immaginato ma che non ci hai mostrato a sufficienza; eppure io lì dietro lo vedo, quel mondo.
Forse ti potrei consigliare di lavorare sul finale e renderlo meno spiegone ( o anche modificare l'incipit per non ripetere lo stesso concetto) e lavorare sul corpo centrale del testo per sistemare le piccole incongruenze che sono sfuggite nella storia. Dire qualcosina di più avvicinerebbe il lettore al mondo che hai immaginato ma che non ci hai mostrato a sufficienza; eppure io lì dietro lo vedo, quel mondo.
Hellionor- Admin
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Re: Chi muore si rivede
Credo che il personaggio di Pettibon (non me ne vogliano gli altri autori) sia quello che mi è piaciuto di più di questo contest. Mi piace molto anche il modo che ha di relazionarsi con il dottore: nello scambio di battute tra i due ho trovato davvero tutta la bravura e l'originalità di questo autore.
E poi la scrittura: bella, leggera, gestita benissimo! Tutto scivola via senza intralci: mi è piaciuto molto leggere questo racconto!
A fine lettura però mi sono detta: "Ma dai! Non può finire così!" e invece finisce così...
Togliendo il prologo che, a giochi fatti, non serve a molto (le stesse informazioni le darà Pettibon, anzi, senza prologo non si noterebbero alcune contraddizioni che saltano fuori nel testo...),avresti avuto molte più battute a disposizione, così da presentarci meglio Miranda che mi sono immaginata come una ragazzina vivace e irruenta, sempre pronta ad affrontare pericoli d'ogni sorta, morendo perchè non riesce a superarli (sarebbe davvero interessante leggere un libro su le cento morti di Miranda!).
Peccato davvero, perchè la penna è una di quelle che leggerei per ore, che non stanca e non annoia, ma la storia ha una struttura che cede in più punti, Miranda non si vede e le sue morti (punto fondamentale del testo) sono avvolte nella foschia mentre Patterson rivela cose che in realtà non avrebbe dovuto sapere e che non sapremmo mai perchè sa.
Peccato per alcune cose sospese, perchè questo testo mi ha davvero conquistata!
E poi la scrittura: bella, leggera, gestita benissimo! Tutto scivola via senza intralci: mi è piaciuto molto leggere questo racconto!
A fine lettura però mi sono detta: "Ma dai! Non può finire così!" e invece finisce così...
Togliendo il prologo che, a giochi fatti, non serve a molto (le stesse informazioni le darà Pettibon, anzi, senza prologo non si noterebbero alcune contraddizioni che saltano fuori nel testo...),avresti avuto molte più battute a disposizione, così da presentarci meglio Miranda che mi sono immaginata come una ragazzina vivace e irruenta, sempre pronta ad affrontare pericoli d'ogni sorta, morendo perchè non riesce a superarli (sarebbe davvero interessante leggere un libro su le cento morti di Miranda!).
Peccato davvero, perchè la penna è una di quelle che leggerei per ore, che non stanca e non annoia, ma la storia ha una struttura che cede in più punti, Miranda non si vede e le sue morti (punto fondamentale del testo) sono avvolte nella foschia mentre Patterson rivela cose che in realtà non avrebbe dovuto sapere e che non sapremmo mai perchè sa.
Peccato per alcune cose sospese, perchè questo testo mi ha davvero conquistata!
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Chi muore si rivede
Grazie a tutti per le letture e i commenti.
Non ho molto da dire, onestamente. Le perplessità che avete sollevato sul racconto le condivido.
Sono rimasta talmente a lungo immersa in questa storia che ho tagliato cose che invece a voi lettori sarebbero state necessarie per entrarci totalmente.
Alla prossima.
Ele
Non ho molto da dire, onestamente. Le perplessità che avete sollevato sul racconto le condivido.
Sono rimasta talmente a lungo immersa in questa storia che ho tagliato cose che invece a voi lettori sarebbero state necessarie per entrarci totalmente.
Alla prossima.
Ele
Hellionor- Admin
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