Summerland
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Summerland
Il Paradiso non esiste. È la prima cosa che ti insegnano alla Wicca Inc.
Quando ti tocca dirlo a un’anima non sai mai come la prenderà. Qualcuna ci resta male e nemmeno le va di sapere il resto. Altre fanno spallucce e chiedono di sapere cosa c’è al suo posto. Come se fossero al ristorante e la loro prima scelta sul menù non fosse disponibile. Una volta che sei lì, qualcosa devi pur metterlo sotto i denti.
Esco dall’Ufficio Incarichi con la busta tra le mani. L’apprendista attende fuori, gli occhi chiusi e i piedi sollevati da terra. Di tanto in tanto scendono a sfiorare il pavimento e poi tornano in aria. La sue labbra si muovono anche se dalla bocca non esce alcun suono. Ripete senza sosta “Il Paradiso non esiste… Il Paradiso non esiste”, provando ogni volta un’espressione diversa. Sorridendo radiosa, annuendo seria, scuotendo il viso con aria quasi afflitta.
Poi apre gli occhi e con un colpo d’ali mi viene incontro.
“Posso vederla? L’hai già aperta? L’hai già aperta?”
Le appoggio due mani sulle spalle e la spingo verso il basso. Cerco di riportarla con i piedi per terra.
“Se ho questa busta tra le mani significa che è pur sempre morto qualcuno”, le dico. “Ora ascoltami, c’è un’anima di cui occuparsi. È il nostro lavoro. Siamo fate accompagnatrici. Ho l’abitudine di aprire le mie buste da sola. Non vedo il motivo per cui dovrei fare un’eccezione solo perché questa è l’ultima che riceverò. O perché da domani prenderai il mio posto.”
“Scusami, Mabel. Io pensavo…”
“Pensavi che l’avremmo aperta insieme, vero?” le chiedo senza darle il tempo di finire.
Fa sì con la testa e non aggiunge altro. Le sue ali accennano a muoversi, i piedi si sollevano di qualche centimetro da terra, poi tornano a posarsi.
Sorrido compiaciuta. “Molto bene”, le dico.
Non faccio che ripeterle anche se hai le ali non è detto che tu debba usarle per forza. Poi da domani potrà fare di testa sua.
“Ok, facciamola finita.”
“Allora, come si chiama? Come si chiama?”
“Abbi un attimo di pazienza, per favore.”
Leggo la scheda e gliela porgo.
“Martin Thompson. 840, Mapleton Avenue. Boulder, Colorado”, recita ad alta voce, cercando di adottare un contegno che non le appartiene.
“Boulder”, ripete, arricciando il naso. “Ma sono tutti così vicini gli incarichi?” chiede senza riuscire a nascondere la sua delusione. “Non è che a poche miglia da qui, a nord ovest di Denver”.
“Lo so bene dov’è. E no, certo che no. Non sono tutti così vicini. Dipende. Siamo in tante, ma sono anche in tanti a morire. Non sono io ad assegnare gli incarichi. Che un lavoro sia a Portland, Maine o a Portland, Oregon oppure qui dietro l’angolo che differenza vuoi che faccia?”
“Beh, è sempre un modo per vedere il Paese”, risponde lei, alzando le spalle.
“Non ti illudere”, la redarguisco. “Stiamo parlando di lavoro. Non sei una turista. E non sei un commesso viaggiatore, di quelli che vendono cosmetici porta a porta o cure dimagranti e intanto se ne vanno a zonzo per mezza America.”
“Ho capito, scusami”, dice, restituendomi la scheda.
Non c’era bisogno di sgridarla. Se ne accorgerà presto anche lei. Quando inizierà a viaggiare e lo farà soltanto di notte, per non dare nell’occhio, usando i treni merci, i cassoni dei camion, i portabagagli dei Greyhound. Ogni mezzo disponibile, chiusa in piccoli spazi bui, senza la possibilità di muovere le ali.
Se anche avessimo la fortuna di viaggiare comodamente sedute non ci sarebbe comunque nulla da vedere la notte, se non il nostro riflesso nel finestrino. Quello e centinaia di stazioni di servizio in mezzo al niente, una identica all’altra, e sale d’aspetto pidocchiose dove consumare il tempo in attesa di una coincidenza. Posti dove nessuno ti nota, dove la gente passa il suo tempo a dormire.
“Vicino com’è potremmo andarci volando, non credi?” mi chiede.
“Anche se hai le ali...”
“Non è detto che tu debba usarle per forza. Lo so. Me lo ripeti sempre, Mabel”, dice abbassandole e chinando il capo.
Il Paradiso non esiste. È la prima cosa che ti insegnano alla Wicca Inc.
Il Paradiso non esiste, ma esiste Summerland.
È questa la verità. E che Summerland sia la seconda scelta sul menù o lo speciale del giorno, poco cambia. È quello che c’è, quello che spetta a un’anima che abbandona il corpo, il lasciapassare per tornare sulla Terra.
Forse siamo davvero come quei commessi viaggiatori. Non vendiamo niente di lussuoso, non certo la felicità eterna. Offriamo appena una possibilità, quella di darsi una ripulita e ricominciare da capo.
Sistemate sotto un telo, sul retro di un pickup, ci lasciamo alle spalle le luci della periferia di Denver dirette a nord ovest, verso le Montagne Rocciose. Nevicherà per tutta la notte, me lo sento nelle ali.
Oggi è l’ultimo giorno dell’anno. L’ultimo di un secolo. Ho sentito voci che il mondo finirà domani. Che siano vere o no, non mi riguarda. Quando sono vicini alla fine di qualcosa gli esseri umani si inventano un sacco di storie. Alle volte è più facile pensare che il mondo finirà piuttosto che vivere un giorno di più.
“Parlami ancora di Summerland”, mi chiede l’apprendista, rannicchiandosi contro di me, in cerca di un po’ di calore.
Sono abituata a muovermi da sola. Ma è il mio ultimo viaggio. Posso anche fare un’eccezione, non deve per forza andarmi a genio.
“Dovresti già sapere tutto”, le rispondo, ma poi mi rendo conto che è impossibile, che nemmeno io so tutto quello che c’è da sapere, anche se è una vita che faccio questo mestiere.
“Lo so”, fa lei, stringendomi più forte. “Ma parlamene ancora, ti prego.”
“Summerland è il loro posto preferito sulla Terra”, le dico. “Quando erano ancora in vita. Molti non ricordano nemmeno quale sia prima di tornarci. Potrebbe essere la spiaggia di Crissy Field in una di quelle rare sere d’estate in cui la nebbia non invade la Baia avvolgendo il Golden Gate fino a farlo scomparire. Oppure la terrazza sulla cima dell’Empire State Building un pomeriggio di ottobre dopo un temporale.”
Sono posti dove sono stata. A modo loro sono tutti quanti Summerland. Ma non sono ricordi miei. Ci porti le anime per dimenticare e va a finire che il loro passato ti resta attaccato addosso. Come polvere sulle ali. Se anche ci provi, non c’è modo di toglierla via.
“I luoghi sono sempre legati alla memoria”, continuo. “Ma a Summerland non c’è spazio per i ricordi. Si va lì per dimenticare. Quando arrivano è tutto come lo avevano lasciato. Prendi quella terrazza in cima all’Empire. Ci trovi i turisti, le gocce di pioggia sospese nel cielo, Manhattan che si estende tutt’attorno a perdita d’occhio. È solo un’illusione ma è di quelle che funzionano. Nessuno di loro riesce a distinguerla da quella vera. Magari da vivi ci andavano per incontrare qualcuno, una ragazza di cui erano innamorati. Solo che a Summerland non c’è nessun altro oltre a loro, niente di reale. Pensano di essere lì, in attesa di quella persona, ma intanto le gocce di pioggia iniziano a sparire, i turisti che affollano la terrazza svaniscono, le luci si spengono invece di accendersi e Manhattan sbiadisce un grattacielo alla volta. La persona che aspettavano, quella di cui erano innamorati, non arriverà mai. Ma non importa, perché anche il loro desiderio di vederla sparirà con tutto il resto. E alla fine non resterà più nulla. Solo la loro anima. Non quella con cui sono arrivati, ma la sua versione ripulita. Tirata a lucido per una nuova vita.”
Per un po’ me ne sto zitta, chiudo gli occhi ascoltando il rumore della neve che batte contro il telo sotto cui siamo nascoste.
Quando ormai penso che si sia addormentata, mi chiede “Dimmi la verità: ti mancherà tutto questo?”
Non le rispondo. Non so se mi mancherà o no. Non so nemmeno dove sarò domani. Se ci sarà ancora il mondo e la gente continuerà a morire.
“Cosa c’è dopo?” chiede ancora. “Dopo questo lavoro. Dove va una fata accompagnatrice quando va in pensione?”
“Non lo so. Non ci pensare ora. Hai davanti anni di lavoro, conoscerai migliaia di anime. Non è abbastanza per te? Alla fine è un po’ come viaggiare. Solo che non vai mai nel posto che vorresti tu.”
All’840 di Mapleton Street c’è un’agenzia di pompe funebri.
“Pensavo che recuperassimo le anime a casa loro”, dice l'apprendista.
Di solito è lì che vanno dopo il funerale. Guardano il loro corpo finire sotto terra e a quel punto se ne tornano a casa, nemmeno avessero assistito alla sepoltura di qualcun altro. Ma è una specie di istinto. Come se sapessero che quello è il punto di raccolta, anche se non hanno la certezza che verrà qualcuno a prenderli o che alla fine esista alcun posto dove andare.
“È così”, le rispondo. “A meno che…”
“Che cosa?”
“A meno che questa non sia casa sua.”
L’anima ci aspetta seduta in un angolo di una grande sala, un posto triste che sembra un concessionario di auto usate, solo che al posto delle macchine ci sono le casse da morto.
Mi avvicino. “Ciao Martin”, gli dico.
Mi sorride, sembra sollevato. In fondo qualcuno è venuto a prenderlo.
“Dobbiamo parlare di quello che ti è successo.”
Ci pensa su, poi mi sorride di nuovo.
“Sono morto?” chiede.
“Sì, Martin.”
“E ora?”
“Ora andiamo in un posto.”
“Mi piacerà?”
“Ne sono certa.”
“È il Paradiso?” chiede.
“No, Martin. Il Paradiso non esiste.”
Sbatte gli occhi, inclina la testa. “Chissà perché me lo aspettavo”, dice.
“Ma esiste Summerland”, aggiungo, anche se lui si è già alzato, come un viaggiatore alla fermata quando scorge il suo autobus in lontananza.
“Andiamo”, dice.
Poso la mia piccola mano sulla sua, afferro quella dell’apprendista e saltiamo. Mi piace pensare che sia un salto, quello che faccio per portarli via. La fata che mi ha istruito quando ero giovane lo chiamava lo sternuto. Scommetto che la mia apprendista avrà un modo tutto suo di chiamarlo.
La Summerland di Martin Thompson è la stessa stanza da dove siamo partiti.
“Non è cambiato nulla”, mi bisbiglia nell’orecchio l’apprendista.
“Guarda meglio”, le dico.
Qualcuno ha spostato le casse da morto in un angolo. Dal lato opposto della sala è spuntato un giradischi, uno di quei vecchi grammofoni a tromba, da cui esce un motivetto ballabile. Da fuori il sole caldo del tardo pomeriggio filtra attraverso le finestre e la polvere sospesa in aria danza entrando e uscendo dai raggi di luce.
“Ma è soltanto una stanza.”
“Non per lui. Anche questa è Summerland.”
“Sembra una sala da ballo.”
“Qualcosa del genere, sì”, le rispondo. “Ora lasciami lavorare. Devo raccogliere i suoi ricordi.”
“È carino questo posto”, dico a Martin.
Non lo chiamo più per nome. Deve iniziare a scordarsi di averne avuto uno.
“Puoi ballare se vuoi. C’è tanto spazio.”
Mi guarda, cercando la risposta a una domanda che non ha il coraggio di fare.
Scuoto la testa. “Lei non sarà qui”, dico. “Lo sai questo, vero?”
Sta pensando a sua madre. Aveva sedici anni quando i suoi hanno divorziato. Poteva scegliere con chi stare. Ha scelto lei e questa strana vita. Prendersi cura della gente morta, renderli presentabili per il loro ultimo viaggio.
Accenna qualche passo, seguendo con attenzione la musica. È bravo, ma non conta più nulla ormai.
“Ora mettiamo qualcosa di più lento, che ne dici?”
Annuisce. È stata sua madre a insegnargli a ballare. Un giorno gli ha detto prima o poi dovrai pur trovarti una ragazza, no? Alle ragazze piace ballare. Ma lui ha capito che stava parlando di se stessa. Che non ci sarebbe mai stata nessuna ragazza, non per lui. Che lei sarebbe stata l’unica con cui avrebbe mai ballato.
La luce che arriva da fuori si fa meno intensa. È lo stesso sole, la stessa ora del giorno, ma sta iniziando a sbiadire.
“Il disco è quasi finito”, dico.
Sono andati avanti per mesi, tutti i pomeriggi. Spostavano le casse in un angolo, tiravano fuori il vecchio giradischi e passavano qualche ora così. Era la loro sala da ballo privata.
Poi la signora Thompson si è ammalata, le sue gambe hanno smesso di funzionare.
Se n’è andata nel giro di qualche mese. Il suo è stato il primo cadavere che Martin ha preparato tutto da solo.
Al funerale il padre gli ha proposto di disfarsi dell'agenzia, andare a vivere con lui. Vuoi davvero stare in mezzo ai morti per il resto della tua vita? gli ha chiesto.
Martin ha pensato al cadavere di sua madre. A come si era sentito mentre la vestiva e la truccava. Anche se non era più lei, ma solo il suo corpo.
Ha detto al padre di andarsene. Che preferiva stare con i morti che con i vivi come lui.
“Hai sempre ballato solo dal quel giorno, vero?”
Non dice nulla. Non sa più di che giorno parlo.
La musica si spegne. La sala da ballo si fa ancora più sbiadita.
“Chissà se anche lei è venuta qui”, mi chiede. Ma forse non è una vera domanda. Più una specie di riflesso. L’ultimo pensiero per sua madre.
“Sono sicura di sì”, gli rispondo, a bassa voce, perché non possa sentirmi.
Immagino che fosse il posto preferito anche per lei. La sua Summerland.
Ora la stanza è scomparsa. Nel vuoto ci siamo soltanto io, l’apprendista e una figura bianca, senza volto, senza un confine preciso.
“Possiamo andare”, dico. “Il nostro lavoro è finito.”
“E lui?”
“Lui resta qui. Non ha più bisogno di noi. Troverà un modo per tornare da solo. Si chiama rinascere.”
Il salto ci riporta indietro. La sala è come l’avevamo lasciata, ma ancora più triste ora dopo averla vista a Summerland.
Se fossi diversa chiederei all’apprendista di aiutarmi a spostare le casse di legno in un angolo. Da qualche parte deve esserci quel vecchio giradischi. Potremmo ballare un po’. È l’ultimo giorno del secolo, il mio ultimo giorno di lavoro. Il mondo potrebbe anche finire tra poco. Dovrebbe essere un’occasione per festeggiare.
Ma non sono il tipo. Guardo l’orologio sul muro. Mancano pochi minuti a mezzanotte.
“Usciamo”, le dico.
Ha smesso di nevicare. Mi ero sbagliata. Le mie ali non sono più buone nemmeno a questo.
Le strade sono piene di gente. Il cielo illuminato di fuochi d’artificio.
“Sarà difficile trovare un passaggio per tornare.”
“Qualcosa troveremo”, dice l’apprendista.
È diversa. Appena un po’, ma abbastanza perché si noti la differenza. Sono i ricordi degli altri a cambiarti.
Certe volte mi chiedo come sarebbe averne di propri. Una Summerland tutta tua.
Sedute sotto il portico della Thompson Funeral Home aspettiamo che il mondo finisca. Ma quando scocca la mezzanotte è ancora lì.
Il mondo non se ne va da nessuna parte. Sono soltanto le persone a farlo. Eppure credo che ne valga la pena, essere una di loro.
“Assomiglia a uno sternuto, vero?” dice l’apprendista. “Quando passi da qui a là.”
Le sorrido. “Non sei la prima a dirmelo, Leyla.”
Mi guarda stupita.
“Non mi hai mai chiamato per nome.”
“Non sei più un’apprendista ormai.”
“E ora?” mi chiede.
“Ora nulla. Riceverai il tuo primo incarico.”
“E tu?”
Alzo le spalle. Le sorrido di nuovo.
Dove va una fata accompagnatrice quando va in pensione? Se me lo chiedesse di nuovo, potrei anche rispondere. Anche se non lo so. Non fino al punto che vorrebbe lei.
Qualcosa lo so, però. Il resto me lo dirà il Proprietario. Già, lui in persona. Dopo tutto il mondo non è una casa abbandonata. Qualcuno lo ha tirato su dal nulla. E con il mondo la Wicca Inc. e Summerland. Tutta la realtà.
Scuoto le ali. C’è una strana elettricità nell’aria, un’energia nuova. O forse c’è sempre stata ed ero io che non la sentivo più da tempo.
Il pensiero che non troverò un’altra busta ad attendermi al ritorno è quasi un conforto. Non avere un futuro già scritto.
“Hai ragione. Non è poi così lontano”, dico allora. “Potremmo anche tornare a casa volando.”
Leyla spalanca gli occhi.
“Dov’è finito se anche hai le ali non è detto...”
La fermo, posandole un dito sulle labbra. Poi mi sollevo in aria. Muovo i piedi nel vuoto, passi incerti di una danza che avevo quasi scordato di saper ballare.
“Andiamo”, le dico.”Fammi strada”.
Quando mi sveglio il giorno dopo trovo una busta sul pavimento della stanza. Qualcuno l’ha fatta scivolare sotto la porta.
Credevo di aver già aperto l’ultima. Ma qui dentro c’è il mio, di nome. L’indirizzo è quello della Wicca. Il mio appuntamento con il Proprietario.
Davanti alla sua porta esito prima di bussare. Ora avrei un’altra risposta alle domande di Leyla. So che mi mancherà tutto questo. Magari questa sensazione durerà pochi istanti. Smetterò di esistere e non dovrò preoccuparmi più di nulla. Ma intanto è lì. Come polvere sulle ali. La differenza è che non mi va affatto di provare a toglierla.
La porta si apre da sé. Lui mi sorride come se mi conoscesse da tempo. Probabilmente è così.
“Mabel. Finalmente”, dice invitandomi a entrare.
Il suo studio assomiglia a Summerland, quando non è più il posto preferito di qualcuno ma solo uno spazio vuoto. Ma lui riesce a riempirlo tutto con la sua presenza, anche se è piccolo come me.
“Signore.”
“Ti prego, lascia stare quel Signore. Vieni, non avere paura.”
Mi chiedo se ci sia un modo semplice per dire quello che deve dirmi. Qualcosa come Il Paradiso non esiste. Ma esiste Summerland.
“No”, dice lui come se avesse sentito i miei pensieri. “Non c’è. Ma vedrai che sarà semplice comunque. Dimmi la verità, Mabel. Credi che Summerland sia per tutti?”
“Non lo so. Non ci ho mai pensato.”
“Vedi, il Paradiso non esiste. Ma non esiste nemmeno l’Inferno. Questo non vuol dire che tutte le anime abbiano diritto di essere ripulite e rimesse in vita.”
“E cosa ne fate allora?”
“Le ritiriamo, tesoro.”
“Ma così non rischiate...?”
“Cosa, Mabel? Di restare a corto di anime?”
“Sì, una cosa del genere.”
“Ti sei mai chiesta cosa succede alle fate accompagnatrici quando finiscono il loro lavoro?”
“Quando vanno in pensione?”
Ride. Mi sfiora le ali con le dita. Dentro di me si fa strada una certezza che prima non avevo. So che dove sto andando non mi serviranno più.
“Non lo definirei un pensionamento, Mabel. È più una specie di... promozione.”
Lo fisso senza sapere che dire.
“Non ti piacerebbe avere dei ricordi solo tuoi?” mi chiede.
E allora capisco. Sto per diventare un’anima.
“Sei pronta?”
Faccio sì con la testa. Lo sono davvero.
“Allora io vado. Ti lascio sola.”
Lo trattengo. Non mi accompagni? penso.
“Non c’è bisogno. Puoi farlo da sola”.
Ha ragione. Lo sento. Un’altra di quelle certezze che prima non c’erano e adesso sì.
Si chiama nascere. Soltanto questo.
C’è una prima volta per ognuno. Questa è la mia.
Different Staff- Admin
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Re: Summerland
Questo è un racconto incantevole e incantato. Lo trovo di una bellezza e una coerenza con la traccia straordinaria. Di certo non ti sarò molto di aiuto, piuttosto lo sarai tu a me aut perché è leggendo testi di questa levatura che si impara a scrivere.
Delicato, profondo, ben strutturato mai prolisso ed equilibrato nel complesso. Un po’ Trilly di PETER Pan e quel Summerland che ha una bella assonanza con Neverland.
Non posso che farti i miei sinceri complimenti e ringraziarti per questa eccellente lettura.
Delicato, profondo, ben strutturato mai prolisso ed equilibrato nel complesso. Un po’ Trilly di PETER Pan e quel Summerland che ha una bella assonanza con Neverland.
Non posso che farti i miei sinceri complimenti e ringraziarti per questa eccellente lettura.
Petunia- Moderatore
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Re: Summerland
Il racconto è commovente, ho pensato questo fin dalle prime battute.
L'idea che hai avuto è narrativamente molto interessante: le fate che portano via le anime, le svuotano dei loro ricordi, le rendono tavole bianche per poi rimandarle al mondo.
Anche un po' angosciante, devo ammettere, non sono un amante della reincarnazione.
Mi è sfuggito il particolare del non usare le ali, cioé se c'è una ragione o meno; sembra quasi una fisima della protagonista, ma non ne ho intuito il senso. Viaggiare così a lungo nei teloni dei pickup dev'essere abbastanza un incubo.
Ma è l'unica cosa su cui ho una perplessità, tutto il resto scorre via senza problemi di sorta ed è congegnato in maniera perfetta.
Lo stile è a sua volta eccellente, con persino la scelta lessicale adeguata al tema e coerente con l'atmosfera dolceamara dello scritto.
Lavoro di alto livello.
Dimenticavo: io mi ricordo, ma forse sbaglio, un altro racconto di un vecchio Ink con lo stesso titolo. Il tema era diverso, ma fino a un certo punto.
Curiosità estemporanea.
L'idea che hai avuto è narrativamente molto interessante: le fate che portano via le anime, le svuotano dei loro ricordi, le rendono tavole bianche per poi rimandarle al mondo.
Anche un po' angosciante, devo ammettere, non sono un amante della reincarnazione.
Mi è sfuggito il particolare del non usare le ali, cioé se c'è una ragione o meno; sembra quasi una fisima della protagonista, ma non ne ho intuito il senso. Viaggiare così a lungo nei teloni dei pickup dev'essere abbastanza un incubo.
Ma è l'unica cosa su cui ho una perplessità, tutto il resto scorre via senza problemi di sorta ed è congegnato in maniera perfetta.
Lo stile è a sua volta eccellente, con persino la scelta lessicale adeguata al tema e coerente con l'atmosfera dolceamara dello scritto.
Lavoro di alto livello.
Dimenticavo: io mi ricordo, ma forse sbaglio, un altro racconto di un vecchio Ink con lo stesso titolo. Il tema era diverso, ma fino a un certo punto.
Curiosità estemporanea.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: Summerland
Che bello! Io mi fermerei qui ma la legge di Taleland m'impone di volare un po' più a lungo. Sei veramente brav@. Una penna straordinariamente leggere che fa apprezzare moltissimo un'idea già di per sé straordinaria. Hai senz'altro un gradino del mio podio ma credo non sarò il solo a considerarti in questo modo. Super.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: Summerland
Ha ragione Petunia quando scrive che racconti come questo aiutano tutti coloro che lo leggono a crescere.
La prima domanda che mi è salita alle labbra alla fine della lettura è stata: ma perché io non so scrivere così bene? E, soprattutto, perché a me non vengono idee così belle, storie così affascinanti? la risposta credo sia una sola: talento innato! Quello che all'Aut* di questo testo evidentemente non manca proprio.
Tutto questo sproloquio apparentemente inutile per dire che in qualche modo bisogna commentare e siccome non ho appunti da fare, critiche da muovere, refusi da segnalare, ecco allora dico soltanto: meraviglioso!
La prima domanda che mi è salita alle labbra alla fine della lettura è stata: ma perché io non so scrivere così bene? E, soprattutto, perché a me non vengono idee così belle, storie così affascinanti? la risposta credo sia una sola: talento innato! Quello che all'Aut* di questo testo evidentemente non manca proprio.
Tutto questo sproloquio apparentemente inutile per dire che in qualche modo bisogna commentare e siccome non ho appunti da fare, critiche da muovere, refusi da segnalare, ecco allora dico soltanto: meraviglioso!
paluca66- Maestro Jedi
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Re: Summerland
Alla faccia di chi si lamenta per il tema astruso e complicato, soprattutto la mia. Tu hai scritto un romanzo, e che romanzo...
Bellissimo lo 'sternuto' a tre, bellissime quelle ali con le quali non conviene volare, ma si può viaggiare in tutti i modi, bellissimo avere un'anima e vivere.
Bellissima la tua capacità, autore, di adattarti a situazioni sfacciatamente insolite e descriverle come vissute, in un contesto vero, metropolitano.
Avere un ' compagno di penna' (perdonami l'orribile appellativo) come te ci fa sentire microbi, ma ci inchiodera' a questo posto a vita.
Non solo per imparare, per orgoglio.
Bellissimo lo 'sternuto' a tre, bellissime quelle ali con le quali non conviene volare, ma si può viaggiare in tutti i modi, bellissimo avere un'anima e vivere.
Bellissima la tua capacità, autore, di adattarti a situazioni sfacciatamente insolite e descriverle come vissute, in un contesto vero, metropolitano.
Avere un ' compagno di penna' (perdonami l'orribile appellativo) come te ci fa sentire microbi, ma ci inchiodera' a questo posto a vita.
Non solo per imparare, per orgoglio.
Ospite- Ospite
Re: Summerland
Il "grazie" all'autrice / autore lo anticipo subito.
Le pulci (anche se sono in imbarazzo a trovarle):
1. "Il Paradiso non esiste...il Paradiso non esiste" "L'hai già aperta? L'hai già aperta?" "Come si chiama? Come si chiama". Ripetizioni che appartengono a Leyla, questa fata giovane, apprensiva. Mi viene facile comprendere la finalità opportuna di queste ripetizioni, non lo segnalo come un errore. Ma proprio perché tipizza il personaggio, mi è mancato un poco che nel proseguo del racconto questa parte "ripetitiva" non abbia proseguito. Forse perché il mantra da seguire è "Il Paradiso non esiste".
2. "E' il nostro lavoro. Siamo fate accompagnatrici." Questo passaggio, forse, avresti potuto saltarlo. Nel corso del racconto emergerà il tutto con molta chiarezza. Questa spiegazione la trovo un poco forzata.
Ecco...due sole pulci per un racconto scritto veramente bene. Due sole pulci, perché ciò che c'è da dire lo riprendo nelle considerazioni finali.
Riferimenti artistici:
1. Letteratura. "Quando ti tocca dirlo a un'anima (...) sotto i denti" Appena ho letto questa sequenza, come una folgorazione ho pensato alla triste e bellissima poesia "Non possiamo saperlo" della Ginzburg. E con questo mi hai da subito fatto scalare dieci piani "in volo" e mi hai calato pienamente nel climax del racconto.
2. Cinema. Principalmente due film: "City of Angels" e Il "Cielo sopra Berlino". Potrei dire qui il motivo per cui associo questi due film al tuo, ma in fondo emergerà quando verrò alla terza parte.
3. Fumetto. La Wicca Inc. mi ricorda tantissimo il fumetto "John Doe", con la sua Trapassati Inc., una azienda istituita dalle "Alte Sfere" per regolare i decessi. E anche il primo numero di E.S.P., col giardino delle anime perdute, con le cimici divoratrici di ricordi destinati a riversarsi nel reggente di quel mondo dell'aldilà.
Considerazioni finali.
Già il nome della "azienda", Wicca Inc., ci porta a un'immaginario di streghe. Poi, però, cercando sul net scopro che Wicca è una religione neo pagana, con valori atei ma legittimamente condivisibili, basata sui cicli naturali e con una ben definita e "altra" idea dell'interpretazione dell'escatologia. Quindi, già con un solo nome ci fornisci una possibile chiave di lettura del tuo racconto.
Ambientazione. Si svolge di notte, in un paesaggio invernale e "freddo" che evoca una poesia in tristezza, c'è neve fuori e "dentro", c'è polvere sulle ali, nulla è lasciato al caso.
Dialoghi. Meravigliosi. L'esperienza di Mabel, al suo ultimo incarico, emerge tutta con la delicatezza ma anche la fermezza che dimostra nell'incontro con Martin. A mio parere, tocca il fulcro e l'apogeo scrittorio nel passaggio che va da - Mi avvicino. "Ciao Martin, gli dico. - a - "Andiamo", dice. -
Cosa sappiamo delle fate? Sono poco importanti, all'apparenza. Ce le descrivi da subito in "minuscolo", sono piccole - Poso la mia piccola mano sulla sua... -, possono volare e hanno il libero arbitrio di usarle o meno. Hanno uno spazio ampio di interpretazione dei sentimenti. Svolgono un lavoro "aziendale" ben definito. Sono destinate alla reincarnazione umana, sono la crisalide poco prima del sfarfallamento, quindi sono "meno" dell'uomo. Sono "fata-liste" Hai creato un nuovo tipo di fata.
Contenuto. C'è un marcato intento filosofico e, più selettivamente, escatologico. Nella parziale rinuncia all'utilizzo delle ali c'è un desiderio inconfessato di "normalità" da declinare come "umanità", e alla fine si scoprirà che la "buon'uscita" del datore di lavoro è proprio quella della rinascita come anima e come umano. C'è una ciclicità della vita, che giustifica e rende geniale il mantra "Il Paradiso non esiste". Il Paradiso (lo scrivo in maiuscolo perché tu lo scrivi in maiuscolo) non può esistere, perché tutto viene "lavato" e ricomincia da capo, sulla terra. Tornando alla poesia della Ginzburg, leggo nel tuo la rassegnazione per un Dio che è ridotto in noi, che non è poi così speciale, che è preda anche lui di ricordi e passioni, che necessita di ripulire la mente per tornare all'essenza dell'anima, e tornare vergine nella reincarnazione in un bambino. Summerland è una stazione di passaggio, non è un vero luogo, ma nemmeno è un limbo, è luogo d'espiazione, come se i ricordi e le passioni siano un peccato da estirpare. La vera morte, propedeutica alla rinascita, è la seconda, coi ricordi e le passioni che svaniscono.
Questo racconto è una cornucopia di idee geniali associate alla poesia e alla filosofia. Posso solamente riconoscerti una assoluta ammirazione.
Le pulci (anche se sono in imbarazzo a trovarle):
1. "Il Paradiso non esiste...il Paradiso non esiste" "L'hai già aperta? L'hai già aperta?" "Come si chiama? Come si chiama". Ripetizioni che appartengono a Leyla, questa fata giovane, apprensiva. Mi viene facile comprendere la finalità opportuna di queste ripetizioni, non lo segnalo come un errore. Ma proprio perché tipizza il personaggio, mi è mancato un poco che nel proseguo del racconto questa parte "ripetitiva" non abbia proseguito. Forse perché il mantra da seguire è "Il Paradiso non esiste".
2. "E' il nostro lavoro. Siamo fate accompagnatrici." Questo passaggio, forse, avresti potuto saltarlo. Nel corso del racconto emergerà il tutto con molta chiarezza. Questa spiegazione la trovo un poco forzata.
Ecco...due sole pulci per un racconto scritto veramente bene. Due sole pulci, perché ciò che c'è da dire lo riprendo nelle considerazioni finali.
Riferimenti artistici:
1. Letteratura. "Quando ti tocca dirlo a un'anima (...) sotto i denti" Appena ho letto questa sequenza, come una folgorazione ho pensato alla triste e bellissima poesia "Non possiamo saperlo" della Ginzburg. E con questo mi hai da subito fatto scalare dieci piani "in volo" e mi hai calato pienamente nel climax del racconto.
2. Cinema. Principalmente due film: "City of Angels" e Il "Cielo sopra Berlino". Potrei dire qui il motivo per cui associo questi due film al tuo, ma in fondo emergerà quando verrò alla terza parte.
3. Fumetto. La Wicca Inc. mi ricorda tantissimo il fumetto "John Doe", con la sua Trapassati Inc., una azienda istituita dalle "Alte Sfere" per regolare i decessi. E anche il primo numero di E.S.P., col giardino delle anime perdute, con le cimici divoratrici di ricordi destinati a riversarsi nel reggente di quel mondo dell'aldilà.
Considerazioni finali.
Già il nome della "azienda", Wicca Inc., ci porta a un'immaginario di streghe. Poi, però, cercando sul net scopro che Wicca è una religione neo pagana, con valori atei ma legittimamente condivisibili, basata sui cicli naturali e con una ben definita e "altra" idea dell'interpretazione dell'escatologia. Quindi, già con un solo nome ci fornisci una possibile chiave di lettura del tuo racconto.
Ambientazione. Si svolge di notte, in un paesaggio invernale e "freddo" che evoca una poesia in tristezza, c'è neve fuori e "dentro", c'è polvere sulle ali, nulla è lasciato al caso.
Dialoghi. Meravigliosi. L'esperienza di Mabel, al suo ultimo incarico, emerge tutta con la delicatezza ma anche la fermezza che dimostra nell'incontro con Martin. A mio parere, tocca il fulcro e l'apogeo scrittorio nel passaggio che va da - Mi avvicino. "Ciao Martin, gli dico. - a - "Andiamo", dice. -
Cosa sappiamo delle fate? Sono poco importanti, all'apparenza. Ce le descrivi da subito in "minuscolo", sono piccole - Poso la mia piccola mano sulla sua... -, possono volare e hanno il libero arbitrio di usarle o meno. Hanno uno spazio ampio di interpretazione dei sentimenti. Svolgono un lavoro "aziendale" ben definito. Sono destinate alla reincarnazione umana, sono la crisalide poco prima del sfarfallamento, quindi sono "meno" dell'uomo. Sono "fata-liste" Hai creato un nuovo tipo di fata.
Contenuto. C'è un marcato intento filosofico e, più selettivamente, escatologico. Nella parziale rinuncia all'utilizzo delle ali c'è un desiderio inconfessato di "normalità" da declinare come "umanità", e alla fine si scoprirà che la "buon'uscita" del datore di lavoro è proprio quella della rinascita come anima e come umano. C'è una ciclicità della vita, che giustifica e rende geniale il mantra "Il Paradiso non esiste". Il Paradiso (lo scrivo in maiuscolo perché tu lo scrivi in maiuscolo) non può esistere, perché tutto viene "lavato" e ricomincia da capo, sulla terra. Tornando alla poesia della Ginzburg, leggo nel tuo la rassegnazione per un Dio che è ridotto in noi, che non è poi così speciale, che è preda anche lui di ricordi e passioni, che necessita di ripulire la mente per tornare all'essenza dell'anima, e tornare vergine nella reincarnazione in un bambino. Summerland è una stazione di passaggio, non è un vero luogo, ma nemmeno è un limbo, è luogo d'espiazione, come se i ricordi e le passioni siano un peccato da estirpare. La vera morte, propedeutica alla rinascita, è la seconda, coi ricordi e le passioni che svaniscono.
Questo racconto è una cornucopia di idee geniali associate alla poesia e alla filosofia. Posso solamente riconoscerti una assoluta ammirazione.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: Summerland
Poetico, dolce ma non sdolcinato, delicato.
I personaggi sono caratterizzati con precisione: l'ingenuo dinamismo dell'apprendista e la calma consapevole di Mabel.
I dialoghi sono naturali, puliti, con ritmi e tempi giusti.
L'idea di fondo, quella della reincarnazione , è sviluppata nel racconto con originalità.
Che altro aggiungere? Solo i complimenti.
I personaggi sono caratterizzati con precisione: l'ingenuo dinamismo dell'apprendista e la calma consapevole di Mabel.
I dialoghi sono naturali, puliti, con ritmi e tempi giusti.
L'idea di fondo, quella della reincarnazione , è sviluppata nel racconto con originalità.
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FedericoChiesa- Padawan
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Re: Summerland
Il racconto mi è piaciuto, parto subito col dirti questo.
Da kinghiano ho trovato sparsi qua e là omaggi e rimandi: Boulder(L'ombra dello scorpione; Shining), sulle anime che assistono alla loro sepoltura(Later) e quel Summerland che come dice Petunia può essere Neverland ma io, anche se non c'entra nulla, preferisco associarlo a Christmasland. Magari mi sbaglio, ma è un riflesso incondizionato da lettore kinghiano.
Bella l'idea, delicate e suggestive le atmosfere.
Mentre leggevo la storia, leggevo di Summerland, mi è venuto in mente quel detto: si nasce e si muore soli. In mezzo ai due estremi c'è la vita, si conoscono tante persone, non è neanche detto che ci si senta comunque meno soli, ma l'affollamento può aiutare a confortare.
Abbiamo soli i ricordi e poi piano piano spariscono pure quelli.
Da kinghiano ho trovato sparsi qua e là omaggi e rimandi: Boulder(L'ombra dello scorpione; Shining), sulle anime che assistono alla loro sepoltura(Later) e quel Summerland che come dice Petunia può essere Neverland ma io, anche se non c'entra nulla, preferisco associarlo a Christmasland. Magari mi sbaglio, ma è un riflesso incondizionato da lettore kinghiano.
Bella l'idea, delicate e suggestive le atmosfere.
Mentre leggevo la storia, leggevo di Summerland, mi è venuto in mente quel detto: si nasce e si muore soli. In mezzo ai due estremi c'è la vita, si conoscono tante persone, non è neanche detto che ci si senta comunque meno soli, ma l'affollamento può aiutare a confortare.
Abbiamo soli i ricordi e poi piano piano spariscono pure quelli.
Byron.RN- Cavaliere Jedi
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Re: Summerland
Dopo chi mi ha preceduto, ci vorrebbe una voce fuori del coro ora, ma dovrò deludere chi se lo aspetta. Il racconto è bellissimo e non ho osservazioni da fare. Non posso nemmeno agganciarmi al rispetto dei vincoli dello step che mi sembrano perfettamente osservati: anno 2000, impresario di pompe funebri, USA, genere Fantasy e l’idea geniale della trasformazione dell’impresa di pompe funebri in sala da ballo, così importante nella vita del signor Thompson.
Posto riservato nel mio podio.
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Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Summerland
Il titolo: Terra d’estate. Prima della lettura mi ha evocato un luogo caldo, assolato, dove l’estate non finisce mai, un posto confortevole. Non avrei mai messo in relazione un nome così evocativo con il racconto.
Non c’è che dire, una bella favola, un buon fantasy. Mi ha trasmesso una sensazione di calma e di tranquillità, pur trattando di un argomento non propriamente semplice, grazie a una scrittura fluida e senza intoppi, gradevole.
Ci sono alcune frasi che mi sono piaciute particolarmente:
Alle volte è più facile pensare che il mondo finirà piuttosto che vivere un giorno di più.
Il mondo non se ne va da nessuna parte. Sono soltanto le persone a farlo.
Un racconto "rassicurante", che porta a riflettere su quel qualcosa che ognuno di noi immagina in chissà quanti modi, culturalmente diversi, per l’educazione religiosa in cui siamo cresciuti o che abbiamo scelto, per nostra personalissima interpretazione: se l’anima esiste, cosa le succederà davvero dopo? E se il Paradiso - o luogo analogo - e l’anima non esistessero, allora all’essenza di una persona, ai suoi ricordi, alle sue emozioni cosa succederà? Termina davvero così miseramente? Domande universali.
Ora perdonami Penna un momento di decantazione da un argomento così delicato, nella rinascita di un’anima, ma soprattutto nella nuova vita della fata e per la sua missione svolta in precedenza:alla seconda lettura mi è venuta in mente una massima di un filosofo greco ripresa da Lavoisier “Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Una sorta di riciclo, dopo aver ben ripulito.
Se ti sei offeso/offesa, accetterò la reprimenda, ma capita leggendo di recuperare massime, proverbi ecc.
(Nessuna reminiscenza scolastica per le figure ricordate: semplice ricerca su Internet)
Il ripetere “Il paradiso non esiste. Il Paradiso non esiste.”: non è solo una “nozione” imparata a memoria, e che serve per la missione da compiere, è qualcosa di più sottile, per me. L’ho interpretato come un autoconvincimento, che la fata deve rafforzare perché poi deve passarlo ad altri, e le devono credere perché lei ci crede. Un po’ come quando dici a un bimbo “non devi avere paura del buio”: prima devi aver superato tu quella paura, essere convinto dell’affermazione, e se ancora te ne è rimasta, nonostante tutto, un’ombra di quella paura, non la devi far vedere. Devi essere convincente.
Le mie note sono davvero poche:
pickup l’ho visto più spesso declinato in pick-up, ma anche come l’hai scritto tu viene accettato.
Se ci sarà ancora il mondo e se la gente continuerà a morire
Alle volte è più facile pensare che il mondofinirà finisca piuttosto che vivere un giorno di più. Mi piace di più, ma con un minimo di perplessità.
Non c’è che dire, una bella favola, un buon fantasy. Mi ha trasmesso una sensazione di calma e di tranquillità, pur trattando di un argomento non propriamente semplice, grazie a una scrittura fluida e senza intoppi, gradevole.
Ci sono alcune frasi che mi sono piaciute particolarmente:
Alle volte è più facile pensare che il mondo finirà piuttosto che vivere un giorno di più.
Il mondo non se ne va da nessuna parte. Sono soltanto le persone a farlo.
Un racconto "rassicurante", che porta a riflettere su quel qualcosa che ognuno di noi immagina in chissà quanti modi, culturalmente diversi, per l’educazione religiosa in cui siamo cresciuti o che abbiamo scelto, per nostra personalissima interpretazione: se l’anima esiste, cosa le succederà davvero dopo? E se il Paradiso - o luogo analogo - e l’anima non esistessero, allora all’essenza di una persona, ai suoi ricordi, alle sue emozioni cosa succederà? Termina davvero così miseramente? Domande universali.
Ora perdonami Penna un momento di decantazione da un argomento così delicato, nella rinascita di un’anima, ma soprattutto nella nuova vita della fata e per la sua missione svolta in precedenza:alla seconda lettura mi è venuta in mente una massima di un filosofo greco ripresa da Lavoisier “Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Una sorta di riciclo, dopo aver ben ripulito.
Se ti sei offeso/offesa, accetterò la reprimenda, ma capita leggendo di recuperare massime, proverbi ecc.
(Nessuna reminiscenza scolastica per le figure ricordate: semplice ricerca su Internet)
Il ripetere “Il paradiso non esiste. Il Paradiso non esiste.”: non è solo una “nozione” imparata a memoria, e che serve per la missione da compiere, è qualcosa di più sottile, per me. L’ho interpretato come un autoconvincimento, che la fata deve rafforzare perché poi deve passarlo ad altri, e le devono credere perché lei ci crede. Un po’ come quando dici a un bimbo “non devi avere paura del buio”: prima devi aver superato tu quella paura, essere convinto dell’affermazione, e se ancora te ne è rimasta, nonostante tutto, un’ombra di quella paura, non la devi far vedere. Devi essere convincente.
Le mie note sono davvero poche:
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Re: Summerland
Un racconto estremamente delicato, dolce, ovattato. Scritto molto bene. Una sala da ballo molto particolare ma toccante. Un tema delicato toccato con i guanti di un vero poeta. Ok. Questo racconto mi è piaciuto molto. Forse non è un fantasy convenzionale ma non mi interessa. Ci tengo solo a farti i complimenti.
Grazie
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CharAznable- Cavaliere Jedi
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Re: Summerland
Un racconto perfetto.
Ho poco da dire in merito.
Intanto espone una teoria delle anime che in qualche modo si avvicina molto al mio pensiero.
Sono convinta che esista un numero di anime x, e quindi le anime ritornino, ripulite, in nuovi corpi. E forse qualche volte la pulizia non viene fatta poi così bene.
L'incipit cattura subito, lo trovo perfetto come il resto.
Posso davvero spendere poche parole su questo racconto. Commovente, toccante, empatico, coinvolgente; apre anche a interessanti discorsi interiori (mi sono chiesta quale sarebbe la mia Summerland, e onestamente non saprei rispondere).
Solo complimenti, di cuore.
Ele
Ho poco da dire in merito.
Intanto espone una teoria delle anime che in qualche modo si avvicina molto al mio pensiero.
Sono convinta che esista un numero di anime x, e quindi le anime ritornino, ripulite, in nuovi corpi. E forse qualche volte la pulizia non viene fatta poi così bene.
L'incipit cattura subito, lo trovo perfetto come il resto.
Posso davvero spendere poche parole su questo racconto. Commovente, toccante, empatico, coinvolgente; apre anche a interessanti discorsi interiori (mi sono chiesta quale sarebbe la mia Summerland, e onestamente non saprei rispondere).
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Re: Summerland
Un racconto scritto benissimo emozionante e carico di sentimenti ma purtroppo non è un fantasy.
È un bellissimo racconto intimo in una cornice fantastica.
Per me che sono appassionato di fantasy purtroppo non è sufficiente. L'atmosfera, i personaggi e la trama nulla ricorda il genere ma come racconto in se funziona molto bene. Io che tendo sempre a viaggiare con la fantasia avevo intuito che alla fate sarebbe toccato un trattamento del genere ma in ogni caso quando arriva il momento è comunque efficace.
Ora provo a dire come sarebbe diventato un bel fantasy, bastava far fuggire la fata inseguita dalla Wikka Inc. Così mi avresti dato una missione e una sorta di eroina.
In ogni caso mi sento di farti i complimenti perché hai scritto un racconto molto carino quindi grazie.
È un bellissimo racconto intimo in una cornice fantastica.
Per me che sono appassionato di fantasy purtroppo non è sufficiente. L'atmosfera, i personaggi e la trama nulla ricorda il genere ma come racconto in se funziona molto bene. Io che tendo sempre a viaggiare con la fantasia avevo intuito che alla fate sarebbe toccato un trattamento del genere ma in ogni caso quando arriva il momento è comunque efficace.
Ora provo a dire come sarebbe diventato un bel fantasy, bastava far fuggire la fata inseguita dalla Wikka Inc. Così mi avresti dato una missione e una sorta di eroina.
In ogni caso mi sento di farti i complimenti perché hai scritto un racconto molto carino quindi grazie.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Summerland
Questo racconto ha la capacità di creare un mondo e farti volare lì dentro.
Mi è piaciuta molto la scelta delle parole e delle immagini: delicate, sobrie, ben calibrate, donando al testo una sfumatura pastello che mi ha affascinata.
Niente da dire a questo autore, perchè il testo è ben scritto, curato e non ho trovato errori da segnalare.
Non mi convince molto una cosa però (che probabilmente non ho capito io: colpa mia autore! Sono campionessa nel non capire le cose!): le fate aiutano le anime a ripulirsi, a trovare la loro Summerland per poi tornare sulla terra, questo è il loro lavoro.
Mabel come regalo per il suo pensionamento riceve una specie di promozione: l'opportunità di diventare un'anima e quindi poi un'umana? Quindi è meglio essere umani che fate?
Non mi sembra che leggendo traspaia l'ambizione a questo o qualche passaggio velato dove lei voglia essere qualcosa di diverso: non mi sembra una meta ambita, ecco.
E poi (ma questa è una mia personale osservazione) sembrerebbe che essere fate sia meglio che essere umani: vivono nella Wicca a contatto con il Proprietario, possono volare, viaggiano e hanno una vita piena di gratificazioni senza troppi pensieri. Perchè qui dovrebbe essere meglio di lì?
Ma queste mie perplessità sono di poco conto e poco intaccano sul giudizio molto positivo verso questo bel racconto.
Mi è piaciuta molto la scelta delle parole e delle immagini: delicate, sobrie, ben calibrate, donando al testo una sfumatura pastello che mi ha affascinata.
Niente da dire a questo autore, perchè il testo è ben scritto, curato e non ho trovato errori da segnalare.
Non mi convince molto una cosa però (che probabilmente non ho capito io: colpa mia autore! Sono campionessa nel non capire le cose!): le fate aiutano le anime a ripulirsi, a trovare la loro Summerland per poi tornare sulla terra, questo è il loro lavoro.
Mabel come regalo per il suo pensionamento riceve una specie di promozione: l'opportunità di diventare un'anima e quindi poi un'umana? Quindi è meglio essere umani che fate?
Non mi sembra che leggendo traspaia l'ambizione a questo o qualche passaggio velato dove lei voglia essere qualcosa di diverso: non mi sembra una meta ambita, ecco.
E poi (ma questa è una mia personale osservazione) sembrerebbe che essere fate sia meglio che essere umani: vivono nella Wicca a contatto con il Proprietario, possono volare, viaggiano e hanno una vita piena di gratificazioni senza troppi pensieri. Perchè qui dovrebbe essere meglio di lì?
Ma queste mie perplessità sono di poco conto e poco intaccano sul giudizio molto positivo verso questo bel racconto.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Summerland
Che il racconto sia scritto benissimo c'è poco da discutere; la piacevolezza di lettura è invece soggettiva, e io mi sono annoiato parecchio, mi dispiace.
Non mi sembra neanche che sia un fantasy, ma per fortuna sei in buona compagnia, quindi non mi pongo troppo il problema; piuttosto posso dirti che la trama si segue molto bene e i personaggi restano impressi, quindi secondo me il lavoro è ben riuscito.
Non ti servono di sicuro i miei voti, quindi non te li darò; ma questo non mi impedisce di farti i miei sinceri complimenti per il tuo lavoro, coerente e ricercato!
Non mi sembra neanche che sia un fantasy, ma per fortuna sei in buona compagnia, quindi non mi pongo troppo il problema; piuttosto posso dirti che la trama si segue molto bene e i personaggi restano impressi, quindi secondo me il lavoro è ben riuscito.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: Summerland
Forse il racconto scritto meglio tra tutti quelli in concorso. Lo stile, inconfondibile, ti prende per mano dall'inizio alla fine. Anch'io penso che questo fantasy non sia convenzionale, ma un poco fuori dagli schemi classici del genere. Eppure cattura e, ancor di più, fa riflettere. Per esempio, "il paradiso non esiste" mi rimbomba in testa da quando lo lessi per la prima volta. E, a distanza di giorni, la rilettura ha nuovamente accentuato questa piacevole sensazione circa un'affermazione che condivido. Parimenti, le ali. Averle non vuol dire usarle sempre. Il paragone non è calzante credo, ma non ho potuto far a meno di pensare a Icaro. C'è una canzone degli Iron Maiden che si chiama "Flight of Icarus", il ritornello dice: "Fly on your way, like an eagle; fly as high as the sun, on your way like an eagle, fly touch the sun." E qui ho rivisto la (ri)nascita di Mabel.
Complimenti.
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"Già credo che in qualunque punto dell'universo ci si stabilisca si finisce coll'inquinarsi. Bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma anche degli altri veleni che servono di contravveleni. Solo correndo si può sottrarsi ai primi e giovarsi degli altri."
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Re: Summerland
per ora è il miglior racconto letto, ma sono all'inizio e quindi staremo a vedere.
scritto davvero bene, senza refusi, a tratti è anche commovente.
splendida l'idea e molto buona la realizzazione.
buone anche le descrizioni.
davvero mi è piaciuto tanto
scritto davvero bene, senza refusi, a tratti è anche commovente.
splendida l'idea e molto buona la realizzazione.
buone anche le descrizioni.
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Arunachala- Admin
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Re: Summerland
E che devo dire? Amico mio sono rimasto incollato alle tue parole, a come scivolano, a come riescono a entrarmi dentro e a rimanerci. Sinceramente che non sia un fantasy mi frega poco, perché è vero, sono d'accordo con Paolo, almeno, non ne rispetta i canoni e la struttura, ma cavoli, la magia c'è e anche se non è l'unico requisito per costruire un fantasy (anche nelle favole c'è la magia, ad esempio), stavolta me la faccio bastare.
Un unico trascurabile appunto, che è anche un peccato veniale e camuffato benissimo, è questa battuta:
“Ora ascoltami, c’è un’anima di cui occuparsi. È il nostro lavoro. Siamo fate accompagnatrici. Ho l’abitudine di aprire le mie buste da sola. Non vedo il motivo per cui dovrei fare un’eccezione solo perché questa è l’ultima che riceverò. O perché da domani prenderai il mio posto.”
Un bell'infodump eheh
Ti abbraccio e a rileggerci!
Un unico trascurabile appunto, che è anche un peccato veniale e camuffato benissimo, è questa battuta:
“Ora ascoltami, c’è un’anima di cui occuparsi. È il nostro lavoro. Siamo fate accompagnatrici. Ho l’abitudine di aprire le mie buste da sola. Non vedo il motivo per cui dovrei fare un’eccezione solo perché questa è l’ultima che riceverò. O perché da domani prenderai il mio posto.”
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Re: Summerland
Sono arrivato all’ultimo racconto da leggere e scopro un tesoro, la gemma più bella.
Racconto eccellente, te lo hanno già detto. Dovresti pubblicare un’antologia con tutti i tuoi racconti, è un peccato che siamo sono noi di DT a leggerli e amarli.
Forse è vero, non è del tutto un fantasy, ma è fantastico (in ciascuno dei sensi).
Mi rimangono due dubbi esistenziali - escatologici: da dove vengono le apprendiste? E Qual’è lo scopo ultimo della Wicca Inc? Tutte le aziende hanno uno scopo: profitti, crescita o semplice celebrazione del Proprietario. Mi piacerebbe sapere di più della Wicca Inc. Ecco, se forse c’è una cosa che forse non ho amato, è stata questo modo di rappresentare il mondo come un’azienda, creata da un demiurgo-imprenditore. Forse si poteva immaginare come una cooperativa, o una comune. Ma questo mio pensiero nulla toglie alla bellezza di questo racconto.
Racconto eccellente, te lo hanno già detto. Dovresti pubblicare un’antologia con tutti i tuoi racconti, è un peccato che siamo sono noi di DT a leggerli e amarli.
Forse è vero, non è del tutto un fantasy, ma è fantastico (in ciascuno dei sensi).
Mi rimangono due dubbi esistenziali - escatologici: da dove vengono le apprendiste? E Qual’è lo scopo ultimo della Wicca Inc? Tutte le aziende hanno uno scopo: profitti, crescita o semplice celebrazione del Proprietario. Mi piacerebbe sapere di più della Wicca Inc. Ecco, se forse c’è una cosa che forse non ho amato, è stata questo modo di rappresentare il mondo come un’azienda, creata da un demiurgo-imprenditore. Forse si poteva immaginare come una cooperativa, o una comune. Ma questo mio pensiero nulla toglie alla bellezza di questo racconto.
SuperGric- Padawan
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Re: Summerland
Ciao Penna.
Mi sono inceppato solo quando ho letto "dal quel giorno", l'unico refuso che ho trovato evidente.
Nel giro di una notte ci sono tanti personaggi che evolvono. Secondo me l'evoluzione più riuscita e quella che mi è piaciuta di più è quella di Leyla, descritta con l'eccitazione di una bambina all'inizio, poi con la tenerezza di una ragazza in mezzo e infine come una giovane donna al termine dell'evoluzione.
Anche Mabel evolve, ma meno. Il passaggio mi ha entusiasmato lo stesso. Ti faccio solo notare che il Proprietario chiama spesso Mabel per nome. Questo già normalmente non ci sta, aggiungo che nel contesto del racconto ci sta ancora meno perché – sia per Layla che per Martin – chiamare qualcuno per nome ha un significato particolare che nel finale non riesco a cogliere.
Genere fantasy, tempo dicembre 1999, spazio gli Usa, personaggi solo l'impresario; la stanza da ballo c'è.
Grazie e alla prossima.
Mi sono inceppato solo quando ho letto "dal quel giorno", l'unico refuso che ho trovato evidente.
Nel giro di una notte ci sono tanti personaggi che evolvono. Secondo me l'evoluzione più riuscita e quella che mi è piaciuta di più è quella di Leyla, descritta con l'eccitazione di una bambina all'inizio, poi con la tenerezza di una ragazza in mezzo e infine come una giovane donna al termine dell'evoluzione.
Anche Mabel evolve, ma meno. Il passaggio mi ha entusiasmato lo stesso. Ti faccio solo notare che il Proprietario chiama spesso Mabel per nome. Questo già normalmente non ci sta, aggiungo che nel contesto del racconto ci sta ancora meno perché – sia per Layla che per Martin – chiamare qualcuno per nome ha un significato particolare che nel finale non riesco a cogliere.
Genere fantasy, tempo dicembre 1999, spazio gli Usa, personaggi solo l'impresario; la stanza da ballo c'è.
Grazie e alla prossima.
Re: Summerland
Eh volevo risponderti da giorniByron.RN ha scritto:Da kinghiano ho trovato sparsi qua e là omaggi e rimandi: Boulder(L'ombra dello scorpione; Shining), sulle anime che assistono alla loro sepoltura(Later) e quel Summerland che come dice Petunia può essere Neverland ma io, anche se non c'entra nulla, preferisco associarlo a Christmasland.

Verissimo quello che dici su Later. Ci ho pensato mentre scrivevo. Era una cosa talmente ovvia e azzeccata il fatto che un defunto se ne torni a casa che non aveva senso inventarsi qualcosa di diverso. Quindi sì, è un omaggio bello e buono.
Su Boulder non ci ho pensato più di tanto. Mi serviva un posto centrale e Denver lo è e mi serviva una città vicina e Boulder lo è. Più che altro a Boulder ho la fortuna di esserci stato un paio di volte. Posto bellissimo. Anche se non devo descrivere l'ambiente cerco sempre di usare una località dove sono stato. Qualcosa mi rimane addosso e di solito mi aiuta a scrivere. Più che altro la scena del pick-up, in questo caso. Quando esci da Denver e ti dirigi a nord ovest ci sono miglia di pianura e poi sullo sfondo le Rocky Mountains. Nel racconto è un'immagine che non c'è, ma io me la vedevo in testa.
Su Christmasland non ho riferimenti invece. Non ho mai letto il libro. Anzi se devo essere sincero non avevo idea di cosa fosse fino a quando non ho letto il tuo commento. Così mi sono comprato il libero e lo sto leggendo ora

Asbottino- Cavaliere Jedi
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» Girotondo (il rosso e il falso)
» Frutto della passione