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Messaggio Da FedericoChiesa Sab Mag 15, 2021 4:15 pm

CAPITOLO I
  

 
“Padre mi perdoni perché ho peccato”
Consola afferrò don Franco per il cordone della tonaca e lo trascinò letteralmente verso il confessionale.
 
Maria Consolata, Consola come la chiamavano tutti, non poteva avere nome più appropriato. L’aveva scelto sua madre, Anna, sicura che la bimba l’avrebbe ‘consolata’ della perdita del marito, che la prima ondata della spagnola aveva portato via quando era al quinto mese di gravidanza.
Fu proprio così; Consola riusciva a entrare in sintonia così profondamente con amici e conoscenti che chiunque si sentisse preso da sconforto, ne risultava immediatamente rincuorato. Una parola, una carezza, uno sguardo erano per lei sufficienti.
Anche dopo la morte del marito, Anna aveva continuato a prestare servizio alla fattoria dei Malaspina, omonimi dei marchesi di Pavia, ma con i quali non condividevano alcuna goccia di sangue blu.
Pietro e Carla Malaspina si affezionarono immediatamente a quella bimba, sempre pronta e disponibile a ogni minimo favore, con una delicatezza ed una gentilezza che andavano ben oltre la tenera età.
Così quando il Signore chiamò improvvisamente a sé anche Anna, la piccola Consola rimase a vivere alla fattoria, di fatto adottata da Pietro e Carla, che la crebbero insieme al loro unico figlio, di qualche anno più grande di lei.
Ma mentre genitori e nonni Malaspina nutrivano per Consola un vero affetto, per Marco e gli altri figli dei braccianti era oggetto di indifferenza, quando era fortunata, o più spesso ne diventava la vittima sacrificale per scherzi e dispetti. Rane nascoste tra le lenzuola, uccellini morti nel catino smaltato presso il comodino erano disavventure all’ordine del giorno. Consola non se ne curava né se ne risentiva, ed accettava con rassegnazione la situazione, intuendo come il comportamento di quei ragazzi fosse dovuto a sola infantile stupidità piuttosto che non a vera cattiveria.
Solo quando iniziò a trasformarsi in una signorina, la combriccola di delinquentelli smise di tormentarla, iniziando a guardarla con occhi diversi.
 
Darò un milione: quella piacevole serata di maggio i Malaspina si volevano concedere un po’ di svago al cinematografo. Vittorio de Sica interpretava un milionario stanco dell'ambiente frivolo dell'alta società, salvato dal suicidio da un vagabondo. Poco importava che bisognasse sorbirsi anche il cinegiornale Luce, che prima della proiezione propinava agli spettatori gli ingenti preparativi dell’apparato militare in vista della grande campagna di Etiopia. Le truppe abissine cercavano di riconquistare Ual Ual e gli altri territori che l'Italia aveva occupato; Mussolini non poteva permetterlo, e l’Italia intera doveva saperlo.
Ma certo i Malaspina non si sarebbero aspettati che la mattina seguente si presentasse alla porta il Carletto, figlio del panettiere che, fin da quando aveva meno di dieci anni, gli portava in bicicletta il pane per la giornata. Era in missione ufficiale, come Camicia Nera, divisa che portava con grande orgoglio e convinzione, da quando era entrato Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
“Signor Malaspina” disse tenendo gli occhi bassi, non si sa se per rispetto o per vergogna, “le porto la cartolina di chiamata alle armi per Marco” e senza aspettare risposta tese il braccio destro, batté sui tacchi e si girò di 180 gradi.
Come a tutti i coetanei, al piccolo Marco, compiuto l’ottavo anno di età, oltre all’istruzione scolastica era stata impartita anche un’istruzione premilitare, sotto la competenza dell'Opera Nazionale Balilla. E anche se appena diciottenne gli era toccato servire la patria per 18 mesi per il servizio di leva, rimasero sorpresi ed atterriti che, rientrato da neanche un anno, fosse subito richiamato per partire con la 5° Divisione fanteria Cosseria, destinazione Eritrea.
 
Senza chiedere spiegazioni, Consola aveva immediatamente capito che qualcosa non andava: l’aria triste e melanconica che si respirava in casa contrastava in maniera evidente con la splendida giornata di inizio autunno.
Marco non si era visto per tutta la mattina. Consola lo trovò lì, nella sua camera, seduto sul bordo del letto, con la testa tra le mani e grosse lacrime che gli bagnavano le cosce.
“Asmara, ecco dove mi mandano. A combattere una guerra che non mi riguarda neanche da lontano!”
Non le serviva parlare per confortare la gente, non doveva trovare parole speciali o frasi di circostanza; le bastava sedersi in fianco alle persone, tenerne la mano, guardarli negli occhi e chiunque veniva alleviato in breve tempo dal proprio dolore o dal proprio cruccio.
Lo lasciò sfogare: “Ma ci pensi, entrare in un esercito insieme a negri eritrei! Per combattere contro chi? Un negus neghesti... non riesco neanche a ricordare come si chiama”.
Poi alzò la testa e la squadrò; non era più la bimba pelle e ossa che tiranneggiava insieme agli amici ma una giovane donna, l’unica che riuscisse a consolarlo. La guardò negli occhi; occhi profondi di un azzurro così intenso da poter assorbire ogni angoscia e frustrazione.
Vi si perse dentro; vi si abbandonò.
 
“Suvvia, una ragazza come te cosa può avere commesso di così grave da richiedere urgentemente una confessione?” don Franco sorrise, ben conoscendo l’indole ed il cuore della ragazza.
Consola, non curante lo spinse nel confessionale e gli si inginocchiò davanti, come faceva sempre; non amava nascondersi nell’oscurità, tra la grata e la tendina, ma apriva direttamente il suo animo al don e al Signore con innocente candore.
Gli raccontò della cartolina di chiamata dell’esercito, di come Marco fosse disperato e di come si fosse trovata a consolarlo.
“Mi sono seduta sul letto anch’io… Marco mi si è accovacciato in fianco… rannicchiato come un bambino. Mi ha appoggiato la testa sulle gambe; gli ho messo una mano sul cuore … solo per calmarlo!” La fronte di don Franco iniziò a corrugarsi con qualche segno di preoccupazione.
“Siamo rimasti così a lungo, immobili. Poi ha iniziato ad accarezzarmi le ginocchia… le gambe… sotto la gonna, e a salire, salire…  salire, fino alle cosce!”
“Dimmi che l’hai fermato!” esclamò don Franco, mettendo immediatamente la mano sulla sua bocca quasi ad evitare che il suo grido rimbombasse nella chiesa.
“Padre, come facevo? Non sapevo che fare! Si stava finalmente calmando… come un bimbo attaccato alla mamma” replicò Consola sempre più agitata.
“Piccola mia, i figli e le mamme non fanno queste cose. Vi siete fermati lì, vero?” domandò, ma un filo di terrore traspariva dai suoi occhi.
“Non potevo padre! È colpa mia? Si, forse… l’ho lasciato fare, non l’ho fermato! Ci siamo sdraiati, in silenzio, uno accanto all’altro. Si è voltato verso di me … le lacrime ancora gli rigavano il viso. Non trovavo le parole giuste, e lui, lo sentivo, provava un dolore immenso… e ne aveva ragione! Non cercava parole… cercava il mio amore… ed io gliel’ho dato!”
Don Franco non riuscì ad adirarsi, di fronte a tanto candore: “Stai diventando signorina e non devi permettere che nessuno si approfitti della tua innocenza, della tua semplicità, della tua bontà. Consolare il prossimo per te è quasi una missione; è una buona cosa, con le parole, con l’affetto, ma con il corpo no! Non deve diventare uno strumento nelle mani del demonio. Fanne tesoro.
Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Dieci Ave Maria e dieci Pater Noster… e speriamo che siano sufficienti”.
Continua


Ultima modifica di FedericoChiesa il Sab Mag 22, 2021 10:43 pm - modificato 3 volte. (Motivazione : Utili commenti ricevuti)
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Messaggio Da FedericoChiesa Sab Mag 15, 2021 4:42 pm

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Messaggio Da Susanna Sab Mag 15, 2021 4:58 pm

Prima le mie note:

In un altro commento ti avevo fato notare un uso “intensivo” dei punti e virgola. Non so se questo è un racconto ante o post, ma – per il mio modo di leggere – ancora ce ne sono di inopportuni.

… Consola rimase a vivere alla fattoria, di fatto adottata da Pietro e Carla, crescendola insieme al loro unico figlio, di qualche anno più grande di lei.

crescendola: che la crebbero.

Solo quando iniziò a trasformarsi in una signorina, la combriccola di delinquentelli iniziò a disinteressarsene, dirottando i propri interessi verso altri lidi.

il primo pensiero: se lei cresce e diventa signorinella, loro diventano giovincelli, quindi “ormonalmente” interessati al genere femminile

“Darò un milione”; quella piacevole serata di maggio i Malaspina si volevano concedere un po’

questo “darò un milione” abbandonato lì, mi ha disturbato, con il punto e virgola poi. Poi si capisce che è il titolo di un film. Lo avrei messo dopo, oppure un punto dopo il virgolettato di milione. Avrebbe fatto capire che era il titolo del film

Mi sono seduta in fianco; Marco si è accovacciato sul letto, rannicchiato come un bambino, ed ha appoggiato la testa sulle mie gambe. Gli ho messo una mano sul cuore; sentivo i suoi battiti rallentare, il suo respiro farsi meno affannoso e anche la lunga frase successiva..

Mi sembrano frasi troppo curate e forbite per essere detta da una ragazza che corre a confessarsi, che quindi è agitata, consapevole che qualcosa di sbagliato è successo, e che probabilmente non ha ricevuto una istruzione tale da poter comporre un discorso sia così lungo che così perfetto nei verbi e nei vocaboli. L’avrei visto più semplice e spezzettato, per far capire anche l’ansia.

Qui sembra un racconto di giorni dopo, dopo aver rivissuto l’episodio.

 

Detto questo: il racconto scorre bene, la scrittura è elegante – e la vedo bene nel descrittivo, mentre nei dialoghi l’avrei adattata di più ai personaggi, vista anche la giovane età e l’istruzione che potrebbero aver ricevuto -  e ci porti bene nel quotidiano che si poteva vivere all’epoca.

Ora aspetto il seguito.

 

p.s. Non volermene: sto imparando anche a “criticare” (oltre che ad accettare le critiche)

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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Messaggio Da Susanna Sab Mag 15, 2021 4:59 pm

Scusa la dimensione dei font: l'ho scritto su word con carattere TNR 13 ma poi viene fuori così.

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Messaggio Da FedericoChiesa Sab Mag 15, 2021 5:09 pm

Susanna ha scritto:Prima le mie note:

In un altro commento ti avevo fato notare un uso “intensivo” dei punti e virgola. Non so se questo è un racconto ante o post, ma – per il mio modo di leggere – ancora ce ne sono di inopportuni.

… Consola rimase a vivere alla fattoria, di fatto adottata da Pietro e Carla, crescendola insieme al loro unico figlio, di qualche anno più grande di lei.

crescendola: che la crebbero.

Solo quando iniziò a trasformarsi in una signorina, la combriccola di delinquentelli iniziò a disinteressarsene, dirottando i propri interessi verso altri lidi.

il primo pensiero: se lei cresce e diventa signorinella, loro diventano giovincelli, quindi “ormonalmente” interessati al genere femminile

“Darò un milione”; quella piacevole serata di maggio i Malaspina si volevano concedere un po’

questo “darò un milione” abbandonato lì, mi ha disturbato, con il punto e virgola poi. Poi si capisce che è il titolo di un film. Lo avrei messo dopo, oppure un punto dopo il virgolettato di milione. Avrebbe fatto capire che era il titolo del film

Mi sono seduta in fianco; Marco si è accovacciato sul letto, rannicchiato come un bambino, ed ha appoggiato la testa sulle mie gambe. Gli ho messo una mano sul cuore; sentivo i suoi battiti rallentare, il suo respiro farsi meno affannoso e anche la lunga frase successiva..

Mi sembrano frasi troppo curate e forbite per essere detta da una ragazza che corre a confessarsi, che quindi è agitata, consapevole che qualcosa di sbagliato è successo, e che probabilmente non ha ricevuto una istruzione tale da poter comporre un discorso sia così lungo che così perfetto nei verbi e nei vocaboli. L’avrei visto più semplice e spezzettato, per far capire anche l’ansia.

Qui sembra un racconto di giorni dopo, dopo aver rivissuto l’episodio.

 

Detto questo: il racconto scorre bene, la scrittura è elegante – e la vedo bene nel descrittivo, mentre nei dialoghi l’avrei adattata di più ai personaggi, vista anche la giovane età e l’istruzione che potrebbero aver ricevuto -  e ci porti bene nel quotidiano che si poteva vivere all’epoca.

Ora aspetto il seguito.

 

p.s. Non volermene: sto imparando anche a “criticare” (oltre che ad accettare le critiche)
Cacchio hai ragione!
I tuoi commenti sono tutti appropriati.
Domanda: l'autore può modificare il racconto già  pubblicato e deve tenersi i commenti per sé e revisionarselo a uso proprio?
Grazie
Federico 

P.S. Per i punti e virgola mi sto attrezzando, anche per non farmi riconoscere nel prossimo contest!
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Messaggio Da Susanna Sab Mag 15, 2021 5:30 pm

Cacchio hai ragione!
I tuoi commenti sono tutti appropriati.
Domanda: l'autore può modificare il racconto già  pubblicato e deve tenersi i commenti per sé e revisionarselo a uso proprio?
Grazie
Federico 

P.S. Per i punti e virgola mi sto attrezzando, anche per non farmi riconoscere nel prossimo contest!

Un testo pubblicato lo puoi modificare, se qualcuno lo ha già letto, compare una dicitura che indica una variazione a cura dell'autore. Io l'Ho fatto con "Il volo", una modifica anche sostanziale. Puoi anche lasciarlo come in origine e poi ragionare per conto tuo sui commenti.

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Messaggio Da Petunia Ven Mag 21, 2021 4:50 pm

Ciao  @FedericoChiesa. Ho letto con piacere il primo capitolo del tuo racconto.
Ti faccio alcune osservazioni, ma se ritieni che io sia troppo “pungente” per favore dimmelo e non proseguirò oltre. Il mio intento è quello di farti notare alcuni aspetti sui quali puoi, a mio avviso, lavorare per affinare il testo.

L’incipit è bellissimo. In poche parole riesci a mettere comodo il lettore e interessarlo a proseguire.

Il testo è abbastanza scorrevole ma ci sono dei punti da asciugare. Ti faccio un esempio:

Poco importava che bisognasse sorbirsi anche il cinegiornale Luce, che prima della proiezione propinava agli spettatori gli ingenti preparativi dell’apparato militare in vista della grande campagna di Etiopia. Mussolini non poteva permettere che le truppe abissine a Ual Ual riconquistassero parte dei territori che l'Italia aveva occupato negli anni precedenti; e l’Italia intera doveva saperlo.
Anche così tagliata la frase rimane troppo lunga, ma comunque distoglie meno dal ritmo di lettura.
Queste informazioni non servono all’economia del racconto, tolgono ritmo e appesantiscono.

Nella parte della confessione della ragazza, ho trovato un uso sovrabbondante dei puntini di sospensione. Decisamente troppi.

Anche sui dialoghi puoi lavorare per renderli più naturali. 
Ti faccio un esempio: Lo lasciò sfogare: “Ma ci pensi, entrare in un esercito insieme a negri eritrei per conquistare la nazione di un negus neghesti che non ricordi neanche come si chiama”.

Se ci pensi, è difficile che ci si possa esprimere così, nella realtà.
Per ora non ti evidenzio altro, ma non ti peritare a dirmi se non gradisci.🙏
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Messaggio Da FedericoChiesa Ven Mag 21, 2021 5:36 pm

Petunia ha scritto:Ciao  @FedericoChiesa. Ho letto con piacere il primo capitolo del tuo racconto.
Ti faccio alcune osservazioni, ma se ritieni che io sia troppo “pungente” per favore dimmelo e non proseguirò oltre. Il mio intento è quello di farti notare alcuni aspetti sui quali puoi, a mio avviso, lavorare per affinare il testo.

L’incipit è bellissimo. In poche parole riesci a mettere comodo il lettore e interessarlo a proseguire.

Il testo è abbastanza scorrevole ma ci sono dei punti da asciugare. Ti faccio un esempio:

Poco importava che bisognasse sorbirsi anche il cinegiornale Luce, che prima della proiezione propinava agli spettatori gli ingenti preparativi dell’apparato militare in vista della grande campagna di Etiopia. Mussolini non poteva permettere che le truppe abissine a Ual Ual riconquistassero parte dei territori che l'Italia aveva occupato negli anni precedenti; e l’Italia intera doveva saperlo.
Anche così tagliata la frase rimane troppo lunga, ma comunque distoglie meno dal ritmo di lettura.
Queste informazioni non servono all’economia del racconto, tolgono ritmo e appesantiscono.

Nella parte della confessione della ragazza, ho trovato un uso sovrabbondante dei puntini di sospensione. Decisamente troppi.

Anche sui dialoghi puoi lavorare per renderli più naturali. 
Ti faccio un esempio: Lo lasciò sfogare: “Ma ci pensi, entrare in un esercito insieme a negri eritrei per conquistare la nazione di un negus neghesti che non ricordi neanche come si chiama”.

Se ci pensi, è difficile che ci si possa esprimere così, nella realtà.
Per ora non ti evidenzio altro, ma non ti peritare a dirmi se non gradisci.🙏
Ciao.
I commenti sono graditissimi.
Sui dialoghi ne ho discusso anche con Susanna; ci sto lavorando ma mi ci vuole tempo. E' vero: devo renderli più adatti ai personaggi che parlano, ma non è così facile cambiare il mio modo di scrivere per adattarlo al personaggio.
I puntini sono un po' colpa di Susanna  Consola 1 1f60b . La versione originale non ne aveva; seguendo il suo consiglio ne ho messi per dare l'idea di una confessione concitata, ma ho sparato troppo alto. Dovrò rivederlo.
I cenni storici sono un mio debole, come i punti e virgola e mi piace inserirli qua e là. Almeno quelli lasciatemeli!! Consola 1 1f602  Consola 1 1f602 
Grazie
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Messaggio Da Susanna Ven Mag 21, 2021 5:48 pm

Per le lacrime da taglia copia e incolla ho un sacco di fazzoletti virtuali!

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Messaggio Da digitoergosum Sab Mag 22, 2021 8:05 pm

Ciao Federico. Non ho ancora cominciato a leggerti. Mi sono trovato con tre o quattro "Consola" senza capire da dove cominciare. Potresti, se credi, rinominare i capitoli con Consola 1, Consola 2 e via dicendo? Ho "beccato" il primo capitolo guardando quale fosse quello con più commenti.
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Messaggio Da gemma vitali Sab Mag 22, 2021 9:14 pm

Molto tenera  la tua consola.Ho cominciato a leggere e trovo incantevole  il suo candore, la sua semplicità  disarmante che la fa essere consolazione  per gli altri. Credo che oltre a Marco altri  approfitteranno  di lei , non si può  essere troppo buoni e ingenui . Appena  posso leggo il seguito.Ciao.


Ultima modifica di gemma vitali il Dom Mag 23, 2021 10:36 am - modificato 1 volta.
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Messaggio Da FedericoChiesa Sab Mag 22, 2021 10:29 pm

digitoergosum ha scritto:Ciao Federico. Non ho ancora cominciato a leggerti. Mi sono trovato con tre o quattro "Consola" senza capire da dove cominciare. Potresti, se credi, rinominare i capitoli con Consola 1, Consola 2 e via dicendo? Ho "beccato" il primo capitolo guardando quale fosse quello con più commenti.
Ciao.
A me compare il sottotitolo (e.g. Consola - Capitolo 1) e poi l'ho scritto anche all'inizio di ogni capitolo.
Comunque provo a vedere se sono capace di scriverlo direttamente nel titolo.
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Messaggio Da digitoergosum Dom Mag 23, 2021 10:00 am

Ciao Federico. Finalmente ti ho letto. Finalmente perché mi è piaciuto. Al momento leggo questo racconto come una favola, Consola come una Cenerentola in un contesto storico diverso. I riferimenti storici non mi hanno appesantito la lettura. Scrivi molto bene e sai incuriosire. Le due cose assieme fanno lo "scrittore". Complimenti. Continuerò a seguire la storia.
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Messaggio Da FedericoChiesa Dom Mag 23, 2021 2:34 pm

digitoergosum ha scritto:Ciao Federico. Finalmente ti ho letto. Finalmente perché mi è piaciuto. Al momento leggo questo racconto come una favola, Consola come una Cenerentola in un contesto storico diverso. I riferimenti storici non mi hanno appesantito la lettura. Scrivi molto bene e sai incuriosire. Le due cose assieme fanno lo "scrittore". Complimenti. Continuerò a seguire la storia.
Grazie.
In realtà sto rivedendo un poco la scrittura per tenere conto degli utili consigli di due attente lettrici, ma il senso generale non cambia.
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Messaggio Da FedericoChiesa Dom Mag 23, 2021 2:37 pm

gemma vitali ha scritto:Molto tenera  la tua consola.Ho cominciato a leggere e trovo incantevole  il suo candore, la sua semplicità  disarmante che la fa essere consolazione  per gli altri. Credo che oltre a Marco altri  approfitteranno  di lei , non si può  essere troppo buoni e ingenui . Appena  posso leggo il seguito.Ciao.
Grazie.
Aspetta adesso aggiorno il capitolo 2. Aveva bisogno di un po' di manutenzione.
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Messaggio Da Achillu Ven Lug 01, 2022 9:30 pm

Ciao, Federico.

Mi sembra che dal punto di vista linguistico sia già stato detto qualcosa di approfondito, quindi non ho nulla da aggiungere se non che concordo in particolare con il taglio rosa-favolistico di questo inizio (mi ricorda vagamente l'inizio de I miserabili, per capirci).

Di tutto ciò che ho letto, mi resta un'unica curiosità: perché la mammana sia un mestiere così odiato dai genitori di Consola. Il resto va come ci si aspetta, con tanto di assoluzione da parte del curato. Insomma tutto bene, tutti buoni, con un'unica eccezione.

Ciò è comunque sufficiente per accendere la curiosità.

Grazie e alla prossima.
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