I miracoli di Via Pré
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I miracoli di Via Pré
https://www.differentales.org/t377-essere-intera
Che bella idea quella di Susanna! Non avevo pensato di mettere un videoracconto. Questo è il mio che ho allestito per Natale, per fare gli auguri agli amici più cari e per salutare, in fondo, la nascita di mio nipote. È una favola moderna alla De André.
https://youtu.be/P3DagsgnMak
Che bella idea quella di Susanna! Non avevo pensato di mettere un videoracconto. Questo è il mio che ho allestito per Natale, per fare gli auguri agli amici più cari e per salutare, in fondo, la nascita di mio nipote. È una favola moderna alla De André.
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digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: I miracoli di Via Pré
Gran bel video. Piaciuto molto.
mirella- Padawan
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Re: I miracoli di Via Pré
Molto bello davvero. Potresti mettere anche il testo, mi piacerebbe leggerlo con più calma, visto che è anche piuttosto lungo qualcosa mi si è perso.
Bravo anche chi ha preparato il montaggio: opera tua?
Bravo anche chi ha preparato il montaggio: opera tua?
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: I miracoli di Via Pré
Ciao Susanna. No, il montaggio non è mio. Non saprei nemmeno come farlo. Giulia è stata bravissima a montarlo con filmati non coperti da copyright. Senza il limite del copyright avrebbe creato un filmato anche più efficace e puntuale. Si, più tardi metterò il testo. Grazie.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: I miracoli di Via Pré
Grazie Mirella.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: I miracoli di Via Pré
Susanna ha scritto:Molto bello davvero. Potresti mettere anche il testo, mi piacerebbe leggerlo con più calma, visto che è anche piuttosto lungo qualcosa mi si è perso.
Bravo anche chi ha preparato il montaggio: opera tua?
Ecco il testo @Susanna
I Miracoli di Via Prè
Chopin era accucciato al fianco del vecchietto. Non lo guardava con l’occhio languido dei cani col pedigree, era un bastardino sgamato per quanto potesse esserlo la sua specie e - in fondo - gli bastava che il suo padrone e compagno ci fosse. Non è che non l’amasse, anzi, ma badava al sodo, si faceva nutrire, abbeverare, andava in calore senza avere uno sfogo.
Che poi non si conosceva davvero il suo nome, nessuno l’aveva mai sentito chiamare dal suo custode e padrone, che era certamente muto perché nessuno lo aveva mai sentito parlare. Lo chiamarono così i vicini di casa che a una certa ora lo sentivano guaire, Chopin dei Chiari di Luna. Il vecchio, al secolo Parodi Baciccia, quando il rintocco religioso della Chiesa di San Lorenzo annunciava il calar del caldo, nel mentre che un fresco refolo portava conforto e i passanti diradavano, usciva da quella stanza umida - dove mangiava e dormiva - e si sedeva silenzioso sui gradini d’accesso alla sua abitazione riempiendo la ciotola del cagnolino e una sua tazza col vino sfuso e sciatto della piccola drogheria. Era un negozietto con ancora l’insegna dell’Oro Pilla, con una barra arrugginita ma resistente sullo stipite che mostrava il livello dell’acqua raggiunto dalla terribile alluvione del 1822 e con segni illeggibili di pittura in calce che nel 1915 celebravano le vittorie turche e i funerali della Belle Époque. A Chopin piaceva quel vino, lo lappava con calma, aveva imparato a farselo bastare e quando lo finiva il cielo era diverso. Allora si scostava dal caldo contatto umano, provava a ergersi sulle zampe malferme, ricadeva a terra ubriaco e cominciava a mugolare rivolto al chiaro di luna e a una cagnetta che non c’era.
Il vecchietto, sia d’estate che d’inverno, non era mai stato visto vestito in altro modo. A coprire una postura rattrappita e abbandonata, una pelle scura e cotta d’avventure vissute chissà dove, erano un maglione grigio tarmato, una giacca di cotone che tanti anni prima era stata verde, un pantalone marrone senza pieghe, così corto da mostrare i rilievi preoccupanti delle vene bluastre nelle gambe, e una coppola nera troppo grande e floscia che gli nascondeva ben bene il volto. Era il cappello giusto per quel difetto ereditario che portava a corredo: lo strabismo.
Si racconta che smise di parlare a causa di un trauma, quando se ne andò per sempre Dolores. Era certamente una leggenda, nessuno aveva mai conosciuto una Dolores, perché quando dieci anni prima arrivò era solamente accompagnato dal cucciolo dal nome sconosciuto. E nemmeno viveva di entusiasmi. L’unico momento di interesse dell’anziano, sempre che si possa accomunare all’entusiasmo, si narra che l’avesse mostrato quando chiese alla sua vicina di casa, in un foglietto scritto con una incerta calligrafia e con tre errori ortografici sulle cinque parole, la ricetta del suo minestrone alla genovese. Il profumo che ne veniva fuori ogni domenica da quella casa al primo piano, quando i tanti invitati si sedevano affamati, era delizioso. Ma quale fosse il segreto di una ricetta tutto sommato semplice, quale fosse l’ingrediente speciale Donna Lucia, sempre allegra e generosa, non l’avrebbe mai rivelato a nessuno, ma proprio a nessuno. Men che meno al Baciccia.
Poteva essere una sera come un’altra nello stretto intersecare di vicoli e caruggi, tra malaffare e povertà, dove le prostitute erano state cantate con affetto da De Andrè. Anzi, fu proprio una sera come un’altra, quantomeno per chi conosce la vita trascorsa nei vicoli del porto genovese. Potremmo chiamare ciò che accadde come “piccoli miracoli di ogni giorno in Via Prè."
Solo Chopin a testimone, ma non l’avrebbe mai raccontato a nessuno nemmeno dopo aver bevuto tanto vino. Altri videro qualcosa, movimenti di persone, niente di sconvolgente. Erano comportamenti appena un po’ curiosi in un contesto dove la quiete viene interrotta da urla e abusi familiari o da bisbigli malavitosi che giungono dalle finestre. Dal primo piano della casa dove abitava Donna Lucia erano mesi che la domenica non si faceva più festa, che dalla finestra non usciva più quel caldo profumo di minestrone. La serenità di quel donnone generoso, era evidente, aveva fatto le valigie e se ne era andata. Ora, avvicinandosi alla casa, si sentivano pianti sommessi e in strada si notava la mancanza di un bambino che era solito giocare rumoroso e spaccare vetri e lampioni con la lippa.
Da uno dei vicoli sbucò la testa. Era di un giovane con gli occhi grandi e lucidi febbricitanti di avventura e di dolore, guardingo. Solo dopo essersi sincerato che non ci fosse nessuno sul caruggio, accortosi però del vecchio che contava zero, la sua figura emerse del tutto. Camminava a fatica simulando la normalità, aveva una chiazza rossa sui pantaloni all’altezza della coscia e sapeva dove andare. Non suonò all’appartamento del primo piano, aprì il portone con le chiavi e entrò. La donna - che da mesi piangeva - urlò per venire zittita subito dalla voce del giovane appena entrato. Tutto accadde in un minuto, era inseguito e non poteva rischiare di farsi raggiungere.
“Tienili tutti, nascondili."
Il vecchio da fuori non sembrava ascoltare, la sua espressione era sempre quella, forse era diventato anche sordo dopo che Dolores…
“Dove li hai presi, delinquente! Togliti i pantaloni - fammi vedere - chiamo un dottore!”
“Non ho tempo, devo scappare, li ho dietro… ”
“No! Stai qui! Chiamo il dottore!”
“Vado, non dirgli che sono passato… spendili per curare Marcellino, vedrai che basteranno… e tu non mi hai visto."
“Avrai fame, prendi questo, mettilo in tasca” e poi urla e pianti di mamma, “Salvatore… stai qui, Salvatore! Chiamo il dottore, non andare!”
“Non mi hai visto, capito?”
Il giovane uscì emaciato, più pallido di quando era entrato, si guardò bene intorno e rivide il vecchio:
“Mi spiace nonno.” e gli rubò la coppola.
Il vecchio non mosse un muscolo, non cambiò espressione. Il giovane calzò il copricapo con la visiera a coprire il più possibile il volto, per camuffarsi. Riprese a camminare cercando di dissimulare la zoppia, si sporcò le mani del suo stesso sangue e lasciò un’impronta sul muro a sinistra all’angolo del caruggio che porta al sobborgo tipico del porto, per sviare gli inseguitori. Imboccò invece il vicolo opposto, addentrandosi ancora di più nel dedalo capace di nascondere un mondo e di frenare l’invasione dei Mori saccheggiatori.
Dalla finestra del primo piano Donna Lucia non sembrava più quel donnone che era un tempo; mentre guardava alla strada teneva in braccio il figlio pesante, troppo cresciuto, spaventato:
“Tornerà, Marcellino, tornerà presto… quando sarai guarito.”
Dalla scalinata arrivarono minacciosi i bravi, avevano le pistole in mano, procedevano sicuri, i caruggi erano il loro poligono: “Vecchio, dov’è?”
Peccato non ci fosse nessuno, a parte Chopin e Donna Lucia, per raccontare poi alla taverna i fatti. Avrebbero sentito il vecchio parlare, sì parlare!
”Di là.” mostrando l’impronta col sangue e il vicolo a sinistra che in cinque minuti si affaccia sulla zona turistica.
I malviventi, fiduciosi di raggiungere e finire il giovane, nemmeno lo ringraziarono e ripresero a correre.
Ora qualcuno potrebbe obiettare che se dopo dieci o più anni il vecchio disse solamente “di là” non sia stato poi un granché di miracolo, ma quando Baciccia fu sicuro di non essere visto dai delinquenti accennò anche un sorriso prima di tornare alla solita espressione vacua e i due fatti assieme cambiano completamente il quadro.
Fatto sta che, dopo un’ora e dopo tanto che non accadeva, dalla solita finestra provenne il delizioso profumo di minestrone. Donna Lucia uscì sul caruggio, teneva un cappello a larghe falde in mano e nell’altra una bottiglia di plastica senza tappo con l’etichetta "Latte Sole" da cui fuoriusciva il fumo e il profumo di tutt’altro che latte. Si avvicinò al vecchio, gli calzò quel cappello un po’ troppo grande, l’unico che aveva sottomano in casa (lei non lo sapeva ma era il giusto copricapo per nascondergli il difetto agli occhi) e gli lasciò sui gradini la calda bottiglia. Infine gli parlò all’orecchio per un minuto rivelandogli il segreto, la sua ricetta. La ricetta segreta! L’ingrediente particolare era il sedano di montagna che non si sa come a Genova lei riuscisse a procurarselo, si dice che lo spacciassero a Sottoripa (certamente una leggenda perché a Sottoripa non spaccia nessuno). Il vecchio non si mosse e non parlò, peraltro era diventato muto e sordo da quando Dolores…
Quando la luna e i lampioni illuminarono la strada, una donna sui cinquant’anni, mai vista prima in quei vicoli, a piedi e sostenendo a fatica una valigia che conteneva un’avventura, si avvicinò. A guardarla dritta avrebbe mostrato uno strabismo ereditario. Poteva essere Dolores?
“Ciao Pulce!”
“Woof!"
Baciccia alzò il capo: “Sei tu."
Dopo dieci anni aveva sorriso e parlato per due volte. Non avrebbe più smesso.
Per il vicinato sarebbe sempre stato Chopin dei Chiari di Luna, anche perché Pulce era davvero riduttivo per un tale personaggio. E quel trovatello bastardo, quella sera, non si scompose più di tanto, erano situazioni che aveva già osservato in Via Prè. Non avrebbe mai capito gli umani ma d’istinto li amava. Era già ubriaco, era un cane dalla ciucca triste e cominciò a guaire alla sua luna. In fondo era una sera come tutte le altre e a lui stringeva il bisogno di una cagnetta.
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Re: I miracoli di Via Pré
Chopin dei Chiari di Luna sarebbe stato un buon compagno di mio zio Vicente.
C'è tanta anima in questo racconto. I personaggi e il luogo, ben caratterizzati, rendono la storia di solitudine, emarginazione, indigenza, ma piena di umanità, quasi tangibile e reale.
Bravo.
Ho visto anche il video. Un buon lavoro, ma ho preferito la lettura. Con la lettura, si coglie di più.
C'è tanta anima in questo racconto. I personaggi e il luogo, ben caratterizzati, rendono la storia di solitudine, emarginazione, indigenza, ma piena di umanità, quasi tangibile e reale.
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