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Staffetta 2 - Episodio 2

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Messaggio Da CharAznable Lun Giu 03, 2024 11:04 am

Episodio 1





L’uomo camminava a passo spedito, regolare, su strade secondarie e sentieri battuti che attraversavano il bosco sulla dorsale del Monte Busso, a nord di Fascina, paesone pedemontano di scarse attrattive che si era costruita una nicchia industriale nel campo della minuteria meccanica di precisione. La Fascina storica era un buchetto, in realtà, con una brutta periferia di capannoni, centri logistici e direzionali, sorta in fretta e furia negli anni ’60 e ’70. Ben oltre l’oltraggio paesaggistico, invece, generalmente sulle colline a nord, i nuovi ricchi si erano costruite ville e villette, ben protette da mura, cancelli e, specialmente, dai fitti boschi di larici, abeti, pini. E perfino alcuni industriali cinesi, coi quali gli imprenditori fascinesi commerciavano da diversi anni, non avevano disdegnato di comperarsi una villa fra quei boschi profumati, e ogni tanto capitavano e spendevano generosamente, sempre sorridenti.

Il viandante non era di Fascina; anzi, veniva da molto lontano. Ma nelle settimane precedenti aveva fatto diversi sopralluoghi, alloggiando in strutture diverse di paesini della zona, qualche volta anche in sacco a pelo direttamente nel bosco, in modo di dare poco nell’occhio, di passare il più possibile inosservato, mai due volte nello stesso posto. Da vero professionista sapeva bene che non c’era modo di evitare completamente di lasciare tracce che, prima o dopo, potevano diventare compromettenti, pericolose. Ma con un’adeguata preparazione, disciplina e concentrazione, i rischi potevano essere ridotti al minimo. A un livello talmente infimo da potersi considerare trascurabile.

Così era venuto, e ritornato, più volte. Aveva percorso il bosco, individuato le alture che circondavano la villa dove risiedeva il suo obiettivo, valutato le vie di fuga in relazione a differenti scenari, sistemato elementi di equipaggiamento essenziali in punti ben nascosti che aveva impresso nella mente: una coperta termica nel cavo di un pino; alcune razioni energetiche sotto una piccola piramide di pietre al di là del ruscello. Ma, specialmente, le componenti fondamentali del suo lavoro, portate una alla volta per non compromettersi in un eventuale controllo della forestale in cerca di bracconieri. 

Ora, nel suo ultimo viaggio attraverso il bosco, procedendo sicuro verso la sua destinazione, raccoglieva quelle componenti e le riponeva nello zaino: la canna, il calcio, il mirino ottico, il bipode.

Camminava. Camminava senza un reale pensiero. Anche per questo era così bravo. Il tiratore non è bravo solo perché ha mira; ha mira perché ha la mente sgombra. Il resto è questione di tecnica e di pratica, chiunque può acquisirle. Ma la mente sgombra no. La mente sgombra è in parte una questione naturale, personale, caratteriale. In parte è - come si può dire? - una questione filosofica: concepire la vita come assenza di valori e idealità, tendenzialmente superomistica e nichilista; essenziale per portare a conclusione un lavoro come quello. Infine, certo, occorreva una grande disciplina: niente alcol, niente fumo, almeno 5 ore di attività fisica ogni giorno, meditazione, niente sesso almeno nella settimana precedente a una missione; questione trascurabile per lui, visto che raramente si concedeva uno sfogo sessuale a pagamento, e tanto gli bastava. L’uomo pensava che il suo destino fosse assai simile a quello dei monaci medievali, degli asceti orientali… Una vita sostanzialmente di privazione, almeno giudicando col metro della gente comune, a favore della perfezione racchiusa in un solo gesto. E quel gesto, per lui, era premere il grilletto e fare centro.

Aveva quasi sempre fatto centro. Tranne quella volta, quattro anni prima, alla periferia di Parigi. Un errore inaccettabile. L’organizzazione per la quale lavorava l’aveva perdonato, un fatto eccezionale che sottolineava il valore che comunque gli veniva riconosciuto; ma lui non aveva perdonato se stesso e si era inflitto punizioni corporali terribili che, casualmente filtrate nel suo ambiente, avevano suscitato raccapriccio e un definitivo timore reverenziale nei suoi riguardi.

Ma questo era il passato, e all’uomo interessava solo il qui e ora. Quelli erano pensieri e ricordi, e l’uomo non aveva mai permesso ai ricordi, ai rimpianti, men che meno ai rimorsi, di occupare la sua mente sottraendo spazio ed energie all’unica cosa che importava: camminare; raggiungere la destinazione; montare l’arma; attendere il momento giusto; trattenere il respiro; premere il grilletto.

L’uomo, per ora, camminava.

Una brezza leggera soffiava fra gli alberi. L’uomo l’avrebbe detta piacevole, se solo se ne fosse accorto. Ma lui semplicemente camminava in maniera ritmica, meccanica, e la sua mente era sgombra, e i suoi sensi erano tutti indirizzati verso l’unico obiettivo.

Un passo, un altro passo, il guado di un ruscello, il recupero del calcio del fucile, poi altri passi, sempre regolari, sicuri, cadenzati. 

Non mancava molto, ormai, alla sua destinazione. 




Episodio 2



Guardò un’ultima volta l’orologio. Era in perfetto orario. Detestava il ritardo. Un ritardo, anche minimo, comportava delle modifiche al piano previsto, e tutto questo lo infastidiva. Anche un piccolo dettaglio poteva compromettere il buon esito della missione.

Giunse allo spiazzo che aveva scelto come postazione. Lo aveva visionato in una delle sue esplorazioni precedenti. La vista da quel punto era ottimale, proprio sopra l’obiettivo. Nessuna interferenza, nessun impedimento, nessuna distrazione. Non poteva permettersi un nuovo errore. 

Distese la coperta sull’erba e vi appoggiò sopra l’attrezzatura per il suo lavoro. Si sedette a gambe incrociate, come un vecchio monaco in meditazione e, quasi a occhi chiusi, prese e montò i componenti della sua arma. Uno a uno, in silenzio, con calma e lentezza, ripetendo nella mente quei movimenti eseguiti più e più volte. Quasi come un rito, una sorta di preghiera laica. La sua arma, la sua unica fidata compagna di vita. Lei non lo aveva mai tradito. Quell’unica volta era stato lui a sbagliare. Lei il suo lavoro l’aveva fatto egregiamente, come sempre. Invece lui l’aveva tradita. Ancora non riusciva a perdonarselo.  

Si sdraiò e si avvolse nella coperta. Nel fresco della notte anche un minimo brivido avrebbe potuto modificare il tiro. 

Regolò il mirino e vi guardò attraverso. La visuale era perfetta. Una finestra al piano terreno di quella villetta in mezzo al bosco in un piccolo paese del centro Italia. Nel giro di una mezz’ora al massimo il suo bersaglio sarebbe comparso proprio davanti ai suoi occhi. Sorrise. Si meravigliava ogni volta di come il gruppo di ricerca dell’organizzazione per la quale lavorava riuscisse a scovare questi individui nascosti nelle zone più remote del globo.

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Messaggio Da Claudio Bezzi Lun Giu 03, 2024 11:26 am

Caro Char, apprezzo che l'episodio 2 mantenga il mood precedente. Posso dirti che mi sei sembrato un pochino frettoloso? Non te la prendere, ti stimo come autore e proprio per questo mi aspettavo qualcosina di più invece nel tuo episodio il nostro protagonista si siede e monta l'arma. Mi sa che avevi da fare e hai dovuto chiudere un pochino in fretta per rispettare le scadenze, dico bene?  Staffetta 2 - Episodio 2 5ec852a6-1c4b-4157-a79f-81fed2c673da 
Poco male, se la sbrigherà @Albemasia … 
Due piccole cose:
  1. Nel tuo secondo paragrafo scrivi: “Lo aveva visionato in una delle sue esplorazioni precedenti. La vista da quel punto era ottimale, proprio sopra l’obiettivo.”; mi sembra inutile, poiché nel primo episodio si insiste sulle sue precedenti perlustrazioni, quasi ossessive.
  2. “montò i componenti”; il sostantivo ‘componenti’ è maschile e/o femminile in relazione al contesto di riferimento. Poiché è una delle mille parole ambigue in italiano sono andato a controllare e, nel significa 4b della Treccani (“concorre attivamente a formare un sistema complesso”) va al femminile.

Infine (non è una critica) è curioso come tu abbia immaginato la scena nel centro Italia; io immaginavo qualche zona pedemontana in Piemonte o Lombardia…
Cara Albe, adesso vediamo come te la cavi, buona scrittura!

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Messaggio Da CharAznable Lun Giu 03, 2024 11:36 am

Ciao Claudio, ti dico la verità. Non l'ho scritto in maniera frettolosa ma ho cambiato registro in corsa. Come anticipato nel commento al primo Episodio avevo provato a mischiare le carte e a rendelo ironico tendente al comico. Però non mi quadravano delle cose e temevo di rovinare il tuo scritto, quindi mi sono messo in difensiva con questo passaggio.
Altro limite del periodo è una cavolo di cervicale che mi limata il tempo che posso passare al pc. Quindi tante idee e poco tempo per metterle "su carta". (ok, so che sembrano delle banali scuse, tipo le cavallette...)

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Messaggio Da Claudio Bezzi Lun Giu 03, 2024 11:42 am

Va bene, va bene... La staffetta è per divertirci. Ti ringrazio molto di non aver virato sul comico distruggendo l'atmosfera dark-zen-thriller-qualcosa del primo episodio. Questo incipit lo sogno da molti mesi (io spesso sogno quello che poi scrivo) e non ho idea di come si concluda: certamente non va in commedia. Cura la cervicale!

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Messaggio Da Albemasia Lun Giu 03, 2024 10:13 pm

Eccomi!!!
Interessante il prosieguo di CharAznable, un perfetto assist che mi consente di far prendere al racconto la piega che preferisco...
Gli ostacoli per me sono (almeno) due: mantenere lo stile di Claudio e Char (devo rileggere più volte i due episodi per entrare nel mood) e poi, trattandosi del terzo episodio che rappresenta la parte centrale dell'intero racconto, devo obbligatoriamente produrre qualcosa di sostanziale per consentire alla quarta Penna di avviarsi alla conclusione...
Compito non facile.
Mi sa che mi metto subito al lavoro (meno male che ho terminato tutti i commenti del II step...)
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Messaggio Da Susanna Lun Giu 03, 2024 11:29 pm

Concordo che il secondo episodio sia in linea col precedente quanto a sviluppo narrativo. Qualche info sul protagonista, una certa aspettativa per sapere qualcosa sulla persona che fino ad allora era convinta di essersi nascosta bene. Ci sta di tutto e di più.

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