L'unicorno e la farfalla
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L'unicorno e la farfalla
C’era una volta una bambina di nome Leila, figlia di due maghi, che aveva un fratello più grande di lei di due anni.
I due bambini frequentavano la scuola di magia della loro città ma mentre Leila era molto studiosa e imparava rapidamente, suo fratello Callen non amava i libri e sprecava il suo tempo a bighellonare con gli amici esibendosi in sciocche magie fini a sé stesse.
Quando all’esame del terzo anno di magia Leila ottenne di gran lunga il miglior risultato di tutta la sua classe i suoi genitori, orgogliosi, le permisero di esaudire il più grande sogno: avere un piccolo pianeta tutto suo.
Così Leila aveva creato un pianeta piccolo piccolo e lo aveva chiamato Sandwood perché vi aveva messo al centro una grande foresta tutta circondata da sabbia, un anello desertico che terminava a sua volta in un mare di acqua dolce che circondava l’intero pianeta.
Aveva popolato il suo piccolo regno di ogni sorta di animali che vivevano nella parte sabbiosa e desertica abbeverandosi al mare e nutrendosi di tutto quello che fornivano loro gli alberi e il suolo che la foresta metteva a disposizione.
Nessun animale aveva, però, il permesso di entrare nella grande foresta che diventava dopo pochi metri così fitta da impedire il passaggio a chiunque.
Quando Leila aveva vinto il suo concorso superando l’esame così brillantemente, Callen invece di prendere esempio dalla sorella, aveva provato prima tanta invidia e poi, quando i loro genitori le avevano dato il permesso di creare il suo pianeta, una gelosia che lo aveva fatto diventare sempre più cattivo.
Callen aveva cominciato a pensare a come fare del male alla sorellina e a quale sarebbe stato il modo di colpirla in ciò cui teneva di più.
La osservò per qualche giorno e non ci mise molto a capire che Sandwood per Leila in quel momento era la cosa più importante.
Cominciò anche lui a osservare il pianeta, a studiarlo e dopo qualche giorno finalmente intuì che il segreto doveva trovarsi in quella grande foresta che ne occupava il centro.
La foresta rappresentava il sostentamento per tutti gli animali ma sicuramente nascondeva a sua volta qualcosa di prezioso che le permetteva di essere così rigogliosa e ricrearsi continuamente: per questo motivo Leila l’aveva resa impenetrabile proteggendone il suo centro.
L’unicorno era, tra gli animali, il più bello, elegante e colorato di Sandwood; maestoso quando camminava sulle lunghe zampe, diventava leggiadro quando dispiegava le ali e si alzava in volo.
Callen lo aveva individuato presto e aveva deciso che l’unicorno sarebbe stata la chiave che gli avrebbe permesso di svelare il segreto di sua sorella e di distruggere il pianeta.
Un mattino presto, quando tutti ancora dormivano, si alzò e scese su Sandwood.
Cercando di non fare rumore per non svegliare gli altri animali si avvicinò all’unicorno e gli bisbigliò all’orecchio.
L’unicorno svegliandosi fu preso da grande inquietudine trovandosi davanti una figura che non aveva mai visto.
«Chi sei?» chiese spaventato alzando il suo nitrito.
«Ssssh! Abbassa la voce, non vorrai mica svegliare tutti» gli intimò Callen; «Non devi avere paura, sono un amico».
«Sei strano» disse l’equino, stavolta sussurrando «Non ho mai visto un animale come te».
«Io sono l’uomo, il più forte e il più potente di tutti gli animali, ma non vivo su questo pianeta».
«E cosa ci fai qui, allora?».
«Sono venuto perché posso aiutarti» rispose Callen.
«Io non ho bisogno di aiuto, non sono in pericolo» disse l’unicorno guardando sospettoso l’uomo che gli stava di fronte e che lo stava inquietando.
«Posso aiutarti a diventare il più potente fra gli animali di Sandwood».
«Io non voglio essere potente, sono già il più bello tra gli animali».
«Sì che lo vuoi e lo sai meglio di me anche se riconoscerlo ti fa soffrire».
L’unicorno non rispose ma Callen capì che aveva fatto centro.
E affondò il colpo.
«Io posso darti potere su tutto e tutti».
«Dici davvero?» chiese l’unicorno a metà tra l’incredulo e lo speranzoso.
«Io conosco il segreto della grande foresta» rispose Callen.
«Mi prendi in giro, nessuno può conoscere quel segreto».
«Non mi credi? Va bene, andrò a dirlo a qualcun altro».
«No, aspetta, ti credo. Ti ascolto, parla».
Callen sorrise tra sé.
«Ascoltami bene, il segreto della foresta sta esattamente nel suo centro; lo so perché ce lo ha messo mia sorella ma io l’ho scoperto osservando attentamente cosa succede ogni giorno su questo pianeta».
L’unicorno guardò l’umano dubbioso.
«La foresta è impenetrabile, nessuno è mai riuscito a entrarci; come faccio ad arrivare al centro?»
«Non tu» disse Callen «ci andrà il bruco».
«Il bruco? Ho capito, ti sei divertito abbastanza a prendermi in giro? Ti saluto, sono stanco di parlare con te» replicò l’animale e fece per andarsene.
«Ma dove vai? Vieni qua che ti spiego tutto».
E Callen spiegò all’unicorno il suo piano.
A notte fonda l’unicorno andò dal bruco.
Era questi il più piccolo e brutto tra gli animali di Sandwood, completamente bianco e costretto a strisciare per spostarsi, raggruppando il corpo e poi stendendolo in un movimento continuo e molto faticoso.
L’unicorno lo svegliò e gli disse di ascoltarlo attentamente; gli raccontò tutto, dell’incontro con quello strano animale che cammina su due zampe soltanto, del potere che aveva di trasformarlo in un bellissimo animale volante tutto colorato e di quello che avrebbe dovuto fare in cambio di tutto questo.
«Dovrai raggiungere il centro della foresta, scoprire il suo segreto e tornare a dirmelo».
«E in cambio?» chiese il bruco.
«In cambio rimarrai per sempre colorato e con le ali».
«Voglio conoscere questo animale prima di decidere, se qualcosa dovesse andare storto cosa mi succederà?».
«Non succederà nulla, andrà tutto bene vedrai» lo tranquillizzò l’unicorno per poi concludere «ci vediamo domani notte qui alla stessa ora».
E se ne andò.
Callen chiese un’ultima volta se erano tutti e due d’accordo.
Il bruco assentì, l’unicorno ci pensò ancora una volta, sapeva che si stava giocando tutto.
«È proprio necessario?» provò un’ultima volta a chiedere sapendo già quale sarebbe stata la risposta.
Callen si limitò ad assentire muovendo la testa.
«Va bene, procediamo; tanto sarà solo per poche ore».
Callen prese il corno e lo staccò dal muso dell’animale, poi usandolo come una bacchetta magica lo puntò verso il bruco pronunciando parole incomprensibili per gli animali.
Il bruco cominciò a trasformarsi, ai lati del corpo spuntarono due ali che divennero sempre più grandi cominciando lentamente a colorarsi: era diventato una bellissima farfalla.
«Ehi! Che sta succedendo?»
Il grido dell’unicorno fece voltare di scatto Callen che guardò inorridito l’animale che gli stava accanto: aveva perso i suoi bei colori e, soprattutto, aveva perso le ali.
«Non lo so, qualcosa non ha funzionato, i colori e le ali sono andati sul bruco ma non avrebbero dovuto lasciarti così».
L’unicorno non poteva crederci, scoppiò a piangere e si allontanò al galoppo.
Callen lo vide allontanarsi, poi alzò le spalle e tornò a rivolgersi alla farfalla.
«Allora, hai capito bene? Svolazzerai fino al centro della foresta e, una volta arrivata, dovrai scoprire il segreto che le permette di vivere così rigogliosa mentre tutto attorno è deserto; dopodiché tornerai qui da me e mi racconterai tutto e in cambio rimarrai per sempre una splendida farfalla».
«D’accordo» rispose con entusiasmo l’insetto.
«Ma bada, se tenti in qualche modo di imbrogliarmi, la mia vendetta sarà terribile. Ti aspetto qui tra due giorni esatti, se non tornerai, morirai all’istante».
«Tranquillo, tra due giorni esatti sarò qui» e, così detto, si addentrò svolazzando nella foresta.
Ci mise quasi l’intera giornata per raggiungere la meta, ogni tanto doveva riposare, ogni tanto si perdeva e doveva tornare indietro, ma infine… eccolo! Il centro della foresta!
La farfalla non poteva credere ai suoi piccoli occhi.
La foresta si apriva improvvisamente in una grande radura verde al centro della quale sgorgava una fonte d’acqua che si divideva in diversi ruscelli che scorrevano verso i primi alberi addentrandosi, poi, nel folto della vegetazione fino a sparire alla vista.
Il prato era pieno di fiori di ogni forma, dimensione e colore e sopra uno di essi in riva a una grande pozza d’acqua andò a posarsi la farfalla per riposare un po’ dopo la lunga fatica.
Guardò di sotto e si vide riflessa nell’acqua scoprendosi, così, in tutta la sua bellezza.
Le tornarono alla mente le parole dell’umano se ritornerai con il segreto rimarrai per sempre una farfalla e non tornerai il bruco brutto e peloso che eri e sentì un brivido percorrerle le ali.
Poi alzò lo sguardò e si guardò attorno e quello che vide ancora una volta la emozionò: la bellezza di quella radura, il prato, i fiori e l’acqua erano infinitamente più belli di lei.
Se tenterai di fregarmi morirai all’istante, Callen era stato chiaro.
La farfalla scese dal fiore sull’erba e chiuse le ali, un fresco venticello l’accarezzava.
Morirai all’istante la voce dell’umano continuava a risuonarle in testa e allora comprese tutta la cattiveria che era racchiusa in quel corpo, in quella mente crudele.
Non poteva tornare, se avesse portato il segreto della foresta a Callen, quegli avrebbe trovato il modo di usarlo per distruggere la foresta stessa: e lei non poteva permetterlo perché senza la foresta non ci sarebbe stata più vita per il pianeta e per nessuno dei suoi abitanti.
Comprese perché la sorgente d’acqua fosse stata messa al centro di tutto e perché fosse protetta da alberi così fitti da non consentire a nessuno di raggiungerla.
La farfalla aprì le ali e cominciò a svolazzare da un fiore all’altro, a posarsi sull’erba fresca a specchiarsi nella grande pozza d’acqua: aveva un giorno intero per godersi tutto quello splendore.
Callen aspettò a lungo il ritorno della farfalla e, quando si rese conto che aveva deciso di sacrificare la sua vita e di non tornare con il segreto della foresta, lanciò un lungo grido di rabbia e di dolore.
Leila che in quel momento passava lì vicino percepì perfettamente il pensiero malvagio del fratello e in un attimo lo raggiunse.
«Cosa hai fatto?» gli chiese con una voce terribile che lui non le aveva mai sentito.
Callen ebbe paura e confessò tutto, tornando improvvisamente bambino sotto gli occhi di fuoco della sorella.
Leila ascoltò incredula finché lacrime cominciarono a scorrerle copiose sul volto: aveva capito che per la farfalla nemmeno la sua magia avrebbe potuto più nulla contro quella del fratello.
Poi smise di piangere, si alzò e con un gesto cancellò dalla mente del fratello ogni traccia di memoria, avrebbe vissuto ogni giorno della sua vita come se fosse stato il primo, senza possedere alcun ricordo.
Avendo perso la memoria, Callen non potè più confessare alla sorella la magia che aveva fatto perdere all’unicorno i suoi colori e le sue ali e nemmeno fu più ritrovato il corno che aveva utilizzato come bacchetta magica.
Così gli unicorni sparirono per sempre da Leilalandia diventando dei semplici cavalli.
Una cosa ancora doveva fare Leila: andò dal bruco e pronunciò la più dolce delle sue magie cosicché da quel giorno i bruchi si trasformano in splendide farfalle che vivono solo due giorni ma sono le sole che possono raggiungere il centro della foresta e goderne tutta la bellezza.
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Re: L'unicorno e la farfalla
Proprio una bella favola. Mi è piaciuta moltissimo, sia per la scrittura che per il messaggio contenuto.
Ci sono dei richiami evangelici alle tentazioni del demonio ma la storia dell’Unicorno trasformato in cavallo e del perché il bruco diventi farfalla vale il prezzo del biglietto.
C’è solo una parte dove ho notato (ma potrei sbagliare) una piccola incoerenza. Nel passaggio che ti cito qui sotto, prima dici che gli animali sono nutriti dalla foresta e poi affermi che non hanno il permesso di entrare nella foresta. È qui che non mi torna tanto, ecco.
Per il resto ti faccio i complimenti.
Ci sono dei richiami evangelici alle tentazioni del demonio ma la storia dell’Unicorno trasformato in cavallo e del perché il bruco diventi farfalla vale il prezzo del biglietto.
C’è solo una parte dove ho notato (ma potrei sbagliare) una piccola incoerenza. Nel passaggio che ti cito qui sotto, prima dici che gli animali sono nutriti dalla foresta e poi affermi che non hanno il permesso di entrare nella foresta. È qui che non mi torna tanto, ecco.
Per il resto ti faccio i complimenti.
Aveva popolato il suo piccolo regno di ogni sorta di animali che vivevano nella parte sabbiosa e desertica abbeverandosi al mare e nutrendosi di tutto quello che fornivano loro gli alberi e il suolo che la foresta metteva a disposizione.
Nessun animale aveva, però, il permesso di entrare nella grande foresta che diventava dopo pochi metri così fitta da impedire il passaggio a chiunque.
Petunia- Moderatore
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Re: L'unicorno e la farfalla
Ciao, Autore.
Il tuo racconto mi ha emozionato tantissimo e mi ha colpito per come tu riesca con così tanta semplicità a prenderci tutti a ceffoni e a lasciarci storditi a riflettere su tutte le brutture della cattiveria dell'animo e, allo stesso tempo, su tutte le bellezze delle anime buone. Un racconto che, per quanto privo di colpo di scena (e anche chi se ne frega), riesce a catturare il lettore e a portarlo con sé fino alla fine.
Scrittura pulita; avrei usato diversamente la punteggiatura, ma non per questa la lettura si inceppa.
Per quanto mi riguarda, un gran bel lavoro.
Complimenti, e grazie di averci regalato questi cinque minuti di riflessione che, ad ogni modo, riescono a lasciarti con una parvenza di serenità.
Il tuo racconto mi ha emozionato tantissimo e mi ha colpito per come tu riesca con così tanta semplicità a prenderci tutti a ceffoni e a lasciarci storditi a riflettere su tutte le brutture della cattiveria dell'animo e, allo stesso tempo, su tutte le bellezze delle anime buone. Un racconto che, per quanto privo di colpo di scena (e anche chi se ne frega), riesce a catturare il lettore e a portarlo con sé fino alla fine.
Scrittura pulita; avrei usato diversamente la punteggiatura, ma non per questa la lettura si inceppa.
Per quanto mi riguarda, un gran bel lavoro.
Complimenti, e grazie di averci regalato questi cinque minuti di riflessione che, ad ogni modo, riescono a lasciarti con una parvenza di serenità.
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: L'unicorno e la farfalla
Un racconto sulla tentazione e il pentimento che usa linguaggio e cadenza delle favole ma che neppure per un secondo sembra volerlo essere davvero.
Una donna che crea mondi e cancella ricordi e un fratello invidioso che torna bambino sotto gli occhi di fuoco della sorella. Una foresta che è un albero della vita, quasi un biblico albero della conoscenza del bene e del male, che alimenta un mondo e ne custodisce il segreto della sua esistenza e della sua continuità.
Non l'ho trovato emozionante come Viv ma sicuramente è dannatamente spesso e il linguaggio semplice e pulito è solo apparenza. Il racconto è la foresta di se stesso. La caducità della bellezza terrena e quella dei ricordi, la brevità della vita e la morte come accesso alla vera bellezza. Piaciuto molto.
Se tentarmi di fregarmi, morirai all'istante. Ecco forse quel fregarmi l'ho trovato leggermente fuori sincrono, un piccolo elemento stonato, ma è davvero poca cosa. Si intuisce il lavoro di rifinitura che c'è dietro, ma è molto ben nascosto. Complimenti.
Una donna che crea mondi e cancella ricordi e un fratello invidioso che torna bambino sotto gli occhi di fuoco della sorella. Una foresta che è un albero della vita, quasi un biblico albero della conoscenza del bene e del male, che alimenta un mondo e ne custodisce il segreto della sua esistenza e della sua continuità.
Non l'ho trovato emozionante come Viv ma sicuramente è dannatamente spesso e il linguaggio semplice e pulito è solo apparenza. Il racconto è la foresta di se stesso. La caducità della bellezza terrena e quella dei ricordi, la brevità della vita e la morte come accesso alla vera bellezza. Piaciuto molto.
Se tentarmi di fregarmi, morirai all'istante. Ecco forse quel fregarmi l'ho trovato leggermente fuori sincrono, un piccolo elemento stonato, ma è davvero poca cosa. Si intuisce il lavoro di rifinitura che c'è dietro, ma è molto ben nascosto. Complimenti.
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
Vado controcorrente rispetto ai commenti che mi precedono: mi spiace perché scrivere è fatica e impegno, e magari sarò la sola a non aver apprezzato questo lavoro. Ma sono le regole non scritte di questo bellissimo nostro gioco.
Una favola discreta, ma niente più, che ripercorre trame già lette: il male – che sia un animale o un essere umano – che riesce ad ingannare il prossimo con false promesse, ma che alla fine, com’è nell’ordine delle favole e delle fiabe, soccombe. La tentazione di ottenere qualcosa di prezioso per vanità, cupidigia, smania di potere, sacrificando la bellezza di animi semplici e innocenti, con uno sprazzo di coscienza che si palesa. E alla fine il castigo, con la morale che ogni fiaba porta con sé.
Non è comunque un delitto rielaborare gli stessi concetti, soprattutto quando vi si inseriscono personaggi di volta in volta amati dai bambini, ma è difficile creare qualcosa di assolutamente innovativo.
Di positivo ci sono l’utilizzo della foresta e del deserto per raffigurare da una parte la ricchezza che il bene può dispensare rispetto alla pochezza morale rappresentato dal deserto.
Una trama quindi scontata, il cui sviluppo lo si immagina fin da subito: forse coi bimbi può funzionare, ma un lettore adulto che ami comunque il genere favolistico, si aspetta qualcosa di più, un qualcosa che trascini dentro la storia. E qui quel qualcosa manca, mi spiace Penna.
Le mie note: un po’ di punteggiatura da sistemare, ma davvero poca roba.
Una favola discreta, ma niente più, che ripercorre trame già lette: il male – che sia un animale o un essere umano – che riesce ad ingannare il prossimo con false promesse, ma che alla fine, com’è nell’ordine delle favole e delle fiabe, soccombe. La tentazione di ottenere qualcosa di prezioso per vanità, cupidigia, smania di potere, sacrificando la bellezza di animi semplici e innocenti, con uno sprazzo di coscienza che si palesa. E alla fine il castigo, con la morale che ogni fiaba porta con sé.
Non è comunque un delitto rielaborare gli stessi concetti, soprattutto quando vi si inseriscono personaggi di volta in volta amati dai bambini, ma è difficile creare qualcosa di assolutamente innovativo.
Di positivo ci sono l’utilizzo della foresta e del deserto per raffigurare da una parte la ricchezza che il bene può dispensare rispetto alla pochezza morale rappresentato dal deserto.
Una trama quindi scontata, il cui sviluppo lo si immagina fin da subito: forse coi bimbi può funzionare, ma un lettore adulto che ami comunque il genere favolistico, si aspetta qualcosa di più, un qualcosa che trascini dentro la storia. E qui quel qualcosa manca, mi spiace Penna.
Le mie note: un po’ di punteggiatura da sistemare, ma davvero poca roba.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
personalmente ho trovato il racconto piuttosto ingenuo, sebbene si tratti di una favola.
al contempo ho notato alcuni errori di punteggiatura e, all'inizio, qualche ripetizione.
nel complesso non ci sono grosse segnalazioni da fare.
non mi è piaciuta molto la storia, purtroppo.
l'ho trovata davvero a livello base, sebbene contenga un messaggio particolare.
a rileggerti.
al contempo ho notato alcuni errori di punteggiatura e, all'inizio, qualche ripetizione.
nel complesso non ci sono grosse segnalazioni da fare.
non mi è piaciuta molto la storia, purtroppo.
l'ho trovata davvero a livello base, sebbene contenga un messaggio particolare.
a rileggerti.
Ultima modifica di Arunachala il Sab Mar 09, 2024 9:27 am - modificato 1 volta.
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Re: L'unicorno e la farfalla
Una bella favola in grado, nella sua semplicità e fluidità di scrittura, di far riflettere adulti e bambini, ma la scorrevolezza del linguaggio non esclude la complessità della struttura.
Anzi la trama risulta articolata e arricchita dalla leggenda dell’unicorno che si discosta dalle altre tramandate -almeno da quelle che conosco - e perciò credo di poter attribuire alla fantasia dell’autore. Dunque una fiaba e insieme una leggenda; direi che non è poco.
Non mi soffermo sulle piccole incongruenze di senso – già segnalate – che ritengo tollerabili in una fiaba, purché il racconto sia sorretto da una sua logica.
Ho apprezzato la vivacità dei dialoghi che tiene desta l’attenzione dei più piccoli tra i lettori.
mirella- Padawan
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Re: L'unicorno e la farfalla
C'è sempre il rischio che un elogio scateni l' orda dei detrattori, ma a me la tua favola è piaciuta. Tanto ci sarà sempre chi cercherà il pelo nell' uovo infischiandosene di assaggiarlo.
Mi dispiace notare la ricerca dell' errore più assidua della ricerca della bellezza del racconto, e il tuo è un bel racconto.
Non mi aspettavo tante fiabe e non capisco cosa abbia scatenato in molti l'idea di scriverne una. Per me è un vero mistero. Questo sì.
Mi dispiace notare la ricerca dell' errore più assidua della ricerca della bellezza del racconto, e il tuo è un bel racconto.
Non mi aspettavo tante fiabe e non capisco cosa abbia scatenato in molti l'idea di scriverne una. Per me è un vero mistero. Questo sì.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
Anche questa è una bella favola. Per il tema proposto, non immaginavo lontanamente di leggerne così tante.
Questa mi sembra, anche se non mi piace fare paragoni, la più “ingenua”, in senso buono.
Il titolo e l’apertura, il C’era una volta, non lasciano dubbi. Tale semplicità la vedo finalizzata ai lettori più piccoli, accompagnando la lettura con immagini essenziali e colorate. Non so se la storia possa essere già sentita, favole sugli unicorni ce ne sono diverse, ma la tua è scritta bene, in modo poetico, si lascia leggere senza alcuna difficoltà.
Alla fine lascia quel senso di tranquillità, come dire, si esce appagati, e vissero tutti felici e contenti.
Questa mi sembra, anche se non mi piace fare paragoni, la più “ingenua”, in senso buono.
Il titolo e l’apertura, il C’era una volta, non lasciano dubbi. Tale semplicità la vedo finalizzata ai lettori più piccoli, accompagnando la lettura con immagini essenziali e colorate. Non so se la storia possa essere già sentita, favole sugli unicorni ce ne sono diverse, ma la tua è scritta bene, in modo poetico, si lascia leggere senza alcuna difficoltà.
Alla fine lascia quel senso di tranquillità, come dire, si esce appagati, e vissero tutti felici e contenti.
Resdei- Maestro Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
Ho sensazioni contrastanti sul racconto. Ammiro la bellezza della favola, sia la scrittura che il messaggio contenuto. Da un altro punto di vista trovo il racconto ingenuo e privo di originalità. Tuttavia, pur riconoscendo la fluidità della scrittura e l'attenzione ai dettagli, alcuni errori di punteggiatura e ripetizioni nel testo hanno influito sulla piena fruizione della storia. Apprezzo comunque la vivacità dei dialoghi e la struttura articolata della trama. Ciononostante, penso che il racconto sia una bella favola, capace di trasmettere un senso di serenità e di riflessione.
Gimbo- Padawan
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Re: L'unicorno e la farfalla
Che ci si trovi di fronte a una favola è fuor di dubbio, visto il titolo e soprattutto il classico "c'era una volta" iniziale; c'è l'immancabile scontro fra il bene e il male; né manca il finale moraleggiante, con il giusto castigo per il cattivo di turno.
Quindi dovremmo dare per scontata la presenza di alcune incongruenze tipiche di un contesto di magia... Ma alcune mi sembrano anche troppo vistose: prima fra tutte, la presenza dell'unicorno.
Di quell'animale ci viene detto che "sarebbe stata la chiave che gli avrebbe permesso di svelare il segreto di sua sorella e di distruggere il pianeta", mentre la vera "chiave" si dimostra essere il bruco-farfalla.
L'unicorno diventa semplicemente la fonte di una bacchetta magica per Callen e delle ali e dei colori per la metamorfosi del bruco. E la frase del ragazzo "Non lo so, qualcosa non ha funzionato..." si può interpretare o come l'ennesimo pasticcio da maghetto svogliato, oppure come un altro inganno dettato dal suo cuore invidioso.
In questo secondo caso acquisterebbe senso il coinvolgimento dell'unicorno, ma resta solo a livello di ipotesi dato che il narratore non dà spiegazioni in merito.
Anche a proposito del giusto castigo ci sarebbe qualcosa da obiettare.
Una pena è tale se chi la sconta ne è consapevole.
Invece la magia di Leila fa sì che il fratello regredisca a una sorta di infantile "beata ignoranza", senza ricordi e quindi senza pentimenti per ciò che ha fatto. Viene quindi meno la finalità di insegnamento morale insito nelle favole.
Buona invece la scrittura, quasi senza errori e/o imprecisioni: la lettura scorre piuttosto fluida e c'è un sufficiente coinvolgimento nelle vicende narrate.
Una storia un po' a due facce, in definitiva, con dei buoni spunti e alcuni punti da rivedere.
Grazie
M.
P.S.: Non so se intenzionalmente, ma dando i nomi ai personaggi l'autore ha praticamente ribaltato le loro caratteristiche. Infatti, Leila viene dall'arabo e significa notte; Callen è invece di provenienza gaelica e vuol dire eroe.
Quindi dovremmo dare per scontata la presenza di alcune incongruenze tipiche di un contesto di magia... Ma alcune mi sembrano anche troppo vistose: prima fra tutte, la presenza dell'unicorno.
Di quell'animale ci viene detto che "sarebbe stata la chiave che gli avrebbe permesso di svelare il segreto di sua sorella e di distruggere il pianeta", mentre la vera "chiave" si dimostra essere il bruco-farfalla.
L'unicorno diventa semplicemente la fonte di una bacchetta magica per Callen e delle ali e dei colori per la metamorfosi del bruco. E la frase del ragazzo "Non lo so, qualcosa non ha funzionato..." si può interpretare o come l'ennesimo pasticcio da maghetto svogliato, oppure come un altro inganno dettato dal suo cuore invidioso.
In questo secondo caso acquisterebbe senso il coinvolgimento dell'unicorno, ma resta solo a livello di ipotesi dato che il narratore non dà spiegazioni in merito.
Anche a proposito del giusto castigo ci sarebbe qualcosa da obiettare.
Una pena è tale se chi la sconta ne è consapevole.
Invece la magia di Leila fa sì che il fratello regredisca a una sorta di infantile "beata ignoranza", senza ricordi e quindi senza pentimenti per ciò che ha fatto. Viene quindi meno la finalità di insegnamento morale insito nelle favole.
Buona invece la scrittura, quasi senza errori e/o imprecisioni: la lettura scorre piuttosto fluida e c'è un sufficiente coinvolgimento nelle vicende narrate.
Una storia un po' a due facce, in definitiva, con dei buoni spunti e alcuni punti da rivedere.
Grazie
M.
P.S.: Non so se intenzionalmente, ma dando i nomi ai personaggi l'autore ha praticamente ribaltato le loro caratteristiche. Infatti, Leila viene dall'arabo e significa notte; Callen è invece di provenienza gaelica e vuol dire eroe.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
Car* aut* o sei un'incosciente o sei un* coraggios*.
Ci hai proposto una favola delle più classiche e farlo in un contest destinato a un pubblico adulto è indubbiamente molto rischioso: te lo dico con tutta la bontà e la simpatia che mi riesce.
Ho fatto un esperimento (spero tu non me ne voglia) leggendo la tua favola a una bambina di 10 anni e il risultato è stato molto positivo: la storia è piaciuta molto ma, soprattutto, la bimba è riuscita a immedesimarsi molto soprattutto in Leila che considera una bambina brava che mette passione in quello che fa; ed è piaciuta tanto la farfalla che tiene al suo pianeta talmente tanto da sacrificare la sua vita per salvarlo. Peraltro ti segnalo che ha trovato difficoltà in alcuni termini che ho dovuto spiegarle e questo per una favola dedicata ai bambini è un punto negativo.
Da adulto ho trovato la tua storia interessante con chiari richiami all'albero del bene del male dell'Antixco Testamento e, in parte alla storia di Caino e Abele.
Mi è piaciuta molto la trovata del passaggio di ali e colori da unicorno a farfalla con cui spieghi come mai non ci siano sulla Terra gli unicorni ma ci siano le farfalle.
Molto buona la scrittura, scorrevole con dialoghi chiari e credibili, per la revisione futura ti segnalo in questa frase: Così gli unicorni sparirono per sempre da Leilalandia diventando dei semplici cavalli. con quel Leilalandia che sembra un refuso di una stesura precedente (?)
Ci hai proposto una favola delle più classiche e farlo in un contest destinato a un pubblico adulto è indubbiamente molto rischioso: te lo dico con tutta la bontà e la simpatia che mi riesce.
Ho fatto un esperimento (spero tu non me ne voglia) leggendo la tua favola a una bambina di 10 anni e il risultato è stato molto positivo: la storia è piaciuta molto ma, soprattutto, la bimba è riuscita a immedesimarsi molto soprattutto in Leila che considera una bambina brava che mette passione in quello che fa; ed è piaciuta tanto la farfalla che tiene al suo pianeta talmente tanto da sacrificare la sua vita per salvarlo. Peraltro ti segnalo che ha trovato difficoltà in alcuni termini che ho dovuto spiegarle e questo per una favola dedicata ai bambini è un punto negativo.
Da adulto ho trovato la tua storia interessante con chiari richiami all'albero del bene del male dell'Antixco Testamento e, in parte alla storia di Caino e Abele.
Mi è piaciuta molto la trovata del passaggio di ali e colori da unicorno a farfalla con cui spieghi come mai non ci siano sulla Terra gli unicorni ma ci siano le farfalle.
Molto buona la scrittura, scorrevole con dialoghi chiari e credibili, per la revisione futura ti segnalo in questa frase: Così gli unicorni sparirono per sempre da Leilalandia diventando dei semplici cavalli. con quel Leilalandia che sembra un refuso di una stesura precedente (?)
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
Il mio giudizio è positivo, la favola mi è piaciuta.
Sì, me la sono goduta e mi ha messo serenità.
Ti faccio solo due appunti, perché altrimenti non saprei cosa dire, visto che a mio parere sei riuscito a gestire la narrazione in modo davvero buono, col taglio che hai voluto dare.
Ti contraddici quando dici che gli animali si potevano nutrire coi frutti che davano gli alberi della foresta, ma non potevano entrare nella grande foresta. Immagino che il significato sia che gli animali avevano accesso solo nella parte iniziale della foresta, senza poteri inoltrare nel cuore della stessa: così come l'hai scritta dà adito a dubbi.
Secondo punto l'unicorno ti serve come gancio, ha un compito risicato, serve solo a fornire il corno da usare come bacchetta, ma presumo che il figlio di due maghi, per quanto svogliato, sia in grado di compiere magie anche senza un unicorno a disposizione.
Ma è superfluo cercare di trovare il pelo nell'uomo, perché come detto subito all'inizio questa tua favola l'ho apprezzata.
Sì, me la sono goduta e mi ha messo serenità.
Ti faccio solo due appunti, perché altrimenti non saprei cosa dire, visto che a mio parere sei riuscito a gestire la narrazione in modo davvero buono, col taglio che hai voluto dare.
Ti contraddici quando dici che gli animali si potevano nutrire coi frutti che davano gli alberi della foresta, ma non potevano entrare nella grande foresta. Immagino che il significato sia che gli animali avevano accesso solo nella parte iniziale della foresta, senza poteri inoltrare nel cuore della stessa: così come l'hai scritta dà adito a dubbi.
Secondo punto l'unicorno ti serve come gancio, ha un compito risicato, serve solo a fornire il corno da usare come bacchetta, ma presumo che il figlio di due maghi, per quanto svogliato, sia in grado di compiere magie anche senza un unicorno a disposizione.
Ma è superfluo cercare di trovare il pelo nell'uomo, perché come detto subito all'inizio questa tua favola l'ho apprezzata.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
A parte una piccola contraddizione iniziale, il racconto pare volare sulle ali della farfalla.
Premetto che faccio fatica con i racconti di fantasia, ma questo mi è piaciuto molto. Una bella storia adatta per bambini e per adulti.
Premetto che faccio fatica con i racconti di fantasia, ma questo mi è piaciuto molto. Una bella storia adatta per bambini e per adulti.
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CARLA EBLI- Younglings
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Re: L'unicorno e la farfalla
Ciao autore, avevo scritto un commento chilometrico e piuttosto dettagliato, che non è mai un buon segno, però, mentre lo concludevo, mi è venuto in mente che tu potessi essere un autore molto giovane, e di conseguenza ho deciso di riformulare il tutto in maniera più neutra e consona.
Lascio comunque il testo originale in spoiler, da tenere presente solo se si vuole affrontare l'argomento nel dettaglio, a prescindere dall'età anagrafica.
In altre parole, il messaggio in spoiler qui sotto contiene tutto quello che non mi ha convinto del tuo racconto, ma non sei obbligato a dilungartici.
Per la versione ordinaria del commento, mi limito a dire che purtroppo il tuo lavoro non mi è piaciuto. Trovo che l'idea alla base sia piuttosto confusa e incoerente; mi è abbastanza chiaro il senso che volevi dare alla tua storia/fiaba, ma ho trovato tante, troppe illogicità e buchi concettuali.
Al di là della trama, che in una fiaba spesso è meno importante, trovo che la morale sia labile, sfumata tra il sacrificio di sé della farfalla e la condanna del maligno invidioso, ma questo solo se ci si ferma con la lente d'ingrandimento. Tutto intorno emergono altri aspetti ben poco edificanti, forse non voluti, che rendono il tutto qualcosa di poco adatto ai bambini, secondo la mia modesta opinione.
Non mi ha soddisfatto il titolo, che dedica metà dello spazio a un personaggio in fin dei conti forzato, ininfluente, che è l'unicorno, e soltanto l'altra metà al bruco/farfalla, che è il vero protagonista della storia.
Mi è piaciuta invece la tua scrittura, che è pulita, scorrevole, con pochissimi refusi, e che poteva essere messa al servizio di una trama più efficace.
Lascio comunque il testo originale in spoiler, da tenere presente solo se si vuole affrontare l'argomento nel dettaglio, a prescindere dall'età anagrafica.
In altre parole, il messaggio in spoiler qui sotto contiene tutto quello che non mi ha convinto del tuo racconto, ma non sei obbligato a dilungartici.
Per la versione ordinaria del commento, mi limito a dire che purtroppo il tuo lavoro non mi è piaciuto. Trovo che l'idea alla base sia piuttosto confusa e incoerente; mi è abbastanza chiaro il senso che volevi dare alla tua storia/fiaba, ma ho trovato tante, troppe illogicità e buchi concettuali.
Al di là della trama, che in una fiaba spesso è meno importante, trovo che la morale sia labile, sfumata tra il sacrificio di sé della farfalla e la condanna del maligno invidioso, ma questo solo se ci si ferma con la lente d'ingrandimento. Tutto intorno emergono altri aspetti ben poco edificanti, forse non voluti, che rendono il tutto qualcosa di poco adatto ai bambini, secondo la mia modesta opinione.
Non mi ha soddisfatto il titolo, che dedica metà dello spazio a un personaggio in fin dei conti forzato, ininfluente, che è l'unicorno, e soltanto l'altra metà al bruco/farfalla, che è il vero protagonista della storia.
Mi è piaciuta invece la tua scrittura, che è pulita, scorrevole, con pochissimi refusi, e che poteva essere messa al servizio di una trama più efficace.
- Spoiler:
Ciao autore, sono contento che tu abbia ricevuto tanti apprezzamenti, questo renderà, spero, meno amaro il mio commento.
Purtroppo di questa fiaba/cartoon non sono riuscito ad apprezzare quasi nulla.
Soprattutto, mi ha lasciato tanto perplesso la totale assenza di qualsiasi logica che, per me personalmente, è sempre una componente fondamentale di ogni scritto di narrativa.
Non so neanche bene da dove partire.
Tu mettiti comodo/a, e non prendere troppo a male le mie osservazioni, se puoi.
Parto dalla base. Una fiaba, anche se moderna, deve comunque partire da una situazione consona, un qualcosa nella quale chi la ascolta possa a grandi linee ritrovarsi. Che sia "c'era una volta" un villaggio, o un animale, o una terra leggendaria, più o meno il salto mentale lo si fa in scioltezza.
Il tuo incipit, brutalizzo, suona invece così: c'era una volta una bambina-maga che, per i meriti ottenuti alla scuola di magia, ottenne il permesso dai suoi genitori di esaudire il suo più grande sogno, creare un pianeta.
Ora.
In poche righe la mia mente passa da Sheherazade, a Guerre Stellari, a Harry Potter, ai Simpsons. Neanche il tempo di fare ordine sull'immaginario da seguire, mi catapulti in una realtà alternativa nella quale il più grande desiderio di una bambina figlia di maghi è creare un pianeta.
Cioè, mi immagino che una bambina possa volere un po' tutto, incluso un unicorno, ma creare un pianeta?
Prendo per buono.
Il pianeta viene creato, con annessi problemi che ho avuto nel visualizzare dove, come, di che dimensioni. Callen "osserva il pianeta", quindi è qualcosa che sta lì e può essere osservato. Prendiamo per buono.
Un mattino, in silenzio per non svegliare gli altri, Callen "scende" su Sandwood.
Scende.
Quindi la famiglia dei maghi vive su un'astronave, deduco. Guerre Stellari.
In realtà non si sa. Non importa, sorvoliamo.
Essendo un Draco Malfoy, Callen è invidioso della sorellina e vuole danneggiarla, colpendola dove fa più male.
Per capire a cosa Leila tenga di più, la osserva per qualche giorno e deduce che Sandwood sia la cosa per lei più importante in quel momento.
...
Leila ha ottenuto dai genitori il permesso di esaudire il suo più grande desiderio, e suo fratello ha bisogno di giorni per capire che Sandwood forse è qualcosa cui la sorella tiene.
Sospiro.
Sono alla riga 14 e mi è già stato chiesto di prendere per buone molte molte cose.
Vado avanti.
Sandwood viene creato dalla fantasia di una bambina che, per quanto secchiona e immagino perfettina, lo crea mettendo una foresta in mezzo a un anello di sabbia che è a sua volta attorniato da un mare di acqua dolce. E dentro la foresta crea una zona fittissima nella quale è proibito entrare. Dopodiché la popola di animali, belli o brutti che siano.
Non ha nessun senso, ma forse è qualcosa che una bambina potrebbe fare, d'altra parte i bambini non seguono quasi mai la logica stretta o l'efficienza. Dai loro in mano dei personaggini, degli animaletti e degli alberelli, e ti ritroverai, in base alla sensibilità del singolo, con una ricostruzione accurata del Paese delle Meraviglie o della Germania post-1933.
Per questo, prendo per buono.
A questo punto (riga 18) entra in scena l'unicorno. Perfetto, immagino, sarà il fulcro della storia, visto che si prende anche metà del titolo.
Il nostro maligno Callen "scende" su Sandwood e si rivolge all'unicorno, perché ha deciso (?) che sarà lui la chiave per scoprire il segreto del pianeta, un segreto che si trova ben nascosto nel centro impenetrabile della foresta e che lui ha intuito esser tale osservando tutti i giorni il pianeta stesso.
...
Callen si riscatta, come acuto osservatore, rispetto alla defaillance di prima. Bene così.
Segue dialogo un po' molto cartoon con l'unicorno, e da questo apprendiamo il piano del malvagio per danneggiare la sorella: scoprire il segreto del pianeta per... distruggerlo?
Di nuovo, qualcosa non mi torna. Okay, i bambini sono contorti e non lineari, ma Callen non è un bambino, o comunque non si sa, ma se a mia sorella hanno comprato una bambola superfiga extra-lusso, e io sono invidioso e voglio distruggergliela, non è che mi metto a cercare di scoprire se sotto il vestito ha le batteria al litio o la presa usb: aspetto che mia sorella dorma e gliela prendo a martellate. O gliela butto nel cassonetto, che ne so.
Voglio dire, tutto l'agire di Callen non ha nessun senso, anche se fosse un ragazzino veramente piccolo.
Ma andiamo avanti.
L'unicorno si prende la parte centrale della storia e poi passa il testimone al bruco, unico che può entrare nella foresta fittissima. Bene, mi chiedo, ma allora l'unicorno a che serve?
Risposta: a fornire il corno col quale Callen crea la magia per trasformare il bruco in farfalla.
...
Buchi di logica su buchi di logica. Okay, è una fiaba, okay è tutto fatto da bambini, però accidenti.
Quantomeno, il povero unicorno, perdendo il corno, perde anche le sue caratteristiche tipiche e diventa un cavallo. Questo spiega finalmente com'è che sono nati i cavalli.
Infatti, se spiegassi questa fiaba al mio cuginetto piccolo, immagino mi chiederebbe "uao, zio, ma allora è così che sono nati i cavalli nel mondo?"
"No, Diego, ehm, non nel mondo. Solo su Sandwood. Nel mondo non lo so come sono nati, ma su Sandwood è andata così."
Silenzio.
"Zio, sei serio?"
Andiamo avanti. Il bruco diventa farfalla e riceve l'ordine di svolazzare dentro la foresta fittissima per scoprire il segreto di Sandwood che permette al mini-pianeta di essere così rigoglioso, con annessa minaccia di morte se non tornerà.
Anche in questo asserto ci sono tante cose che non vanno, ma non voglio insistere.
Come tutto questo sia utile al piano di Callen resta un mistero.
Callen, tu vuoi distruggere il pianeta. Ma che te frega di cosa c'è nella foresta?
O se proprio ti frega, ma se non riesci ad abbattere due alberi per andare a vedere di persona, mi dici come pensi di poter usare quel segreto per i tuoi scopi?
Qui mi ricollego alla somiglianza coi Simpsons che ho citato all'inizio. C'è una puntata nella quale Lisa, nel creare un micro-ecosistema in un barattolo per un progetto scolastico, finisce per creare un intero mondo al microscopio che parte dal nulla primordiale fino ad arrivare all'umanità.
Ovviamente Bart, dispettoso e geloso, vuole distruggere tutto quanto e, agli occhi dei micro-cretini (cit.) che popolano questo mondo su scala infinitesimale, diventa una sorta di divinità apocalittica nota come Il Distruttore.
Ma Bart non è che si è fatto tanti problemi: è andato lì a ficcare ditate per spiaccicare tutto. Non so se si capisce la sottile differenza.
Ma andiamo ancora avanti, e arriviamo alla rivelazione. Il segreto di Sandwood altro non è che una fonte che, dividendosi in rivi, abbevera e dona vita a tutta la flora e la fauna del pianeta.
...
Okay. Qui mi ritorna in mente la mappa di Sandwood, con un intero mare d'acqua dolce che circonda il deserto di sabbia.
Okay, certo, è una fiaba, è una cosa creata da una bambina, ci sta, ma le cose qui si affastellano una sull'altra e a me sembra sempre tutto più confuso e illogico.
La farfalla capisce che se rivelerà il segreto a Callen sancirà la fine (?) del suo mondo fatato e decide di sacrificarsi in un gesto nobile, godendosi la bellezza della radura per il tempo che le resta. Mi chiedo quanto debba essere blando il resto di Sandwood se una radura, per quanto graziosa, sembri meravigliare così tanto un animale che in quel mondo ci è nato.
Verrebbe da dire che Leila è stata un po' iniqua nel tenere le cose più belle inaccessibili ai poveri sudditi del suo mondo, ma vabbé, anche questo è molto tipico dei bambini. Sì, anche quelli "dolci, buoni e gentili" come Leila.
Callen, fregato dalla farfalla, si abbandona all'isteria invece di cercare un altro bruco (pensavo ci fosse un solo bruco sul pianeta, ma stando alla riga finale ce ne sono anche altri.) Lo comprendo, io faccio lo stesso quando qualcosa non va come dovrebbe.
A quel punto, però, Leila, che passava lì vicino, percepisce (?) il pensiero maligno (?) del fratello e arriva di corsa.
Pausa.
Passava lì vicino? Lì vicino al punto in cui si trovava Callen? O vicino al mini-pianeta?
E in che senso percepisce il pensiero maligno del fratello? Per tutti quei giorni non ha percepito nulla e adesso percepisce?
Ma poi: ma dov'è stata Leila per tutto il tempo della fiaba? Ma sul pianeta ci è mai andata? Lo ha mai curato, guardato, o lo ha creato e poi buttato lì come fanno i bambini coi giocattoli che hai loro comprato con tanto affetto?
Non sappiamo. Sappiamo solo che la sua reazione è infuocata. Cos'hai fatto?! gli urla contro con una voce truce che lui non aveva mai sentito.
Niente, che ha fatto?
O meglio: ha spezzato il corno a un unicorno, rendendolo un cavallo, trasformato un bruco che tu avevi fatto piccolo e brutto in un insetto più bellino e felice, e lo ha mandato nella foresta proibita per scoprirne il segreto, in modo da poter usare quel segreto per distruggere il tuo pianeta.
Incapace di salvare la farfalla perché la magia del fratello è più forte della sua (?), la nostra Leila però gli wippa la memoria per sempre riducendolo a un vegetale sorridente e, non potendo creare un nuovo unicorno o un nuovo bruco (perché quando ha creato la fauna per il pianeta ha scordato di salvare i templates) decide di premiare i bruchi in generale con la sua magia più dolce di tutte.
Da quel giorno, infatti, tutti i bruchi a un certo punto diventano bellissime farfalle ma, visto che Leila è una bambina buona e la magia che ha usato era la più dolce di tutte (!), vivono solo due giorni e poi schiattano.
E sono le uniche a poter entrare nella bellissima foresta proibita, ma solo per quei due giorni, perché poi schiattano, mentre gli altri animali sono sudditi di serie B.
Capito, Diego, come sono le nate le farfalle?
"Ma zio, intendi qui sulla Terra?"
"Ehm, no, dico su Sandwood. Sulla Terra non lo so come sono nate. Su Sandwood è andata così, però."
Anzi, su Leilalandia. Nome che appare solo alla fine, prima non c'era.
Fa molto Simpsons, tra l'altro.
Chiudo, autore. Penso di aver fatto il commento più lungo di sempre, e me ne scuso.
Davvero, mi dispiace se il mio post suona irriverente, ma ti giuro che leggendo il racconto mi sono sentito travolto da tutti questi buchi di logica e di nonsense, tanto da farmi chiedere se il racconto non sia stato scritto davvero da una mano più che giovane, direi giovanissima. Nel qual caso, ovviamente, è tutto più comprensibile.
Purtroppo del tuo lavoro posso salvare solo la scrittura, che invece mi è piaciuta e denota una certa padronanza di stile. Di tutto il resto non riesco proprio a trovare qualcosa che salverei, perché nulla mi sembra funzionare, né come fiaba né come morale, né come semplice intrattenimento.
Non perderti d'animo, non dare troppo peso, se puoi e vuoi, al mio commento, visto che comunque gli elogi non ti sono mancati.
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
Ho letto molto volentieri questo racconto soprattutto per la scrittura lineare e pulita e per quel tocco di magia ben incastrata tra le parole. In generale è una bella favola carica di sentimenti e intenzioni profonde.
Mi piacciono molto i racconti dove si parla di conflitti tra fratelli perchè quello è un legame tra i più profondi e complessi ed è per me interessante l'indagine e lo sviluppo immaginato dall'autore che si nasconde dietro questi meccanismi.
Il racconto tocca temi importanti e di spessore anche se, a mio avviso, alcuni avrebbero avuto bisogno di maggiore cura: per esempio la figura del bellissimo unicorno che ha un ruolo particolare e complesso, ma che non viene sviluppato abbastanza.
Ho trovato molto bella la figura di Leila, la sua intelligenza e il suo carattere dolce e comprensivo, affiancata da un Callen convincente come cattivo anche se poco accorto e un filino prevedibile.
Non ho capito perchè il pianeta di Leila ha due nomi...
Mi piacciono molto i racconti dove si parla di conflitti tra fratelli perchè quello è un legame tra i più profondi e complessi ed è per me interessante l'indagine e lo sviluppo immaginato dall'autore che si nasconde dietro questi meccanismi.
Il racconto tocca temi importanti e di spessore anche se, a mio avviso, alcuni avrebbero avuto bisogno di maggiore cura: per esempio la figura del bellissimo unicorno che ha un ruolo particolare e complesso, ma che non viene sviluppato abbastanza.
Ho trovato molto bella la figura di Leila, la sua intelligenza e il suo carattere dolce e comprensivo, affiancata da un Callen convincente come cattivo anche se poco accorto e un filino prevedibile.
Non ho capito perchè il pianeta di Leila ha due nomi...
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: L'unicorno e la farfalla
Finalmente una favola dall'aspetto classico che non finge di essere qualcosa che non è, quindi spicca per la sua semplicità.
Sono uno che ama e scrive fiabe e favole, e so quanto sia difficile a volte tenere a freno la fantasia. Nel racconto ci sono degli spunti stupendi e la struttura è buona, anche se il risultato è un po' pasticciato.
Mi è piaciuto tantissimo il personaggio di Callen, un villain di tutto rispetto senza una morale. Di contro, Leila è piatta e sembra essere superflua, anche alla fine. Mi sarebbe piaciuto vederla più attiva, anche se quello che fa al fratello mi è piaciuto tantissimo.
Quello che mi è mancato è la sostanza del messaggio. Bastava che ti focalizzassi sulla foresta per trovare qualcosa di più impattante. Qualcosa che coinvolgesse anche emotivamente e soprattutto una tematica forte che facesse presa sul lettore.
Non lo so, ci ho trovato qualcosa di acerbo in questo racconto. Ma il potenziale per scrivere storie sempre più coinvolgenti c'è.
Sono uno che ama e scrive fiabe e favole, e so quanto sia difficile a volte tenere a freno la fantasia. Nel racconto ci sono degli spunti stupendi e la struttura è buona, anche se il risultato è un po' pasticciato.
Mi è piaciuto tantissimo il personaggio di Callen, un villain di tutto rispetto senza una morale. Di contro, Leila è piatta e sembra essere superflua, anche alla fine. Mi sarebbe piaciuto vederla più attiva, anche se quello che fa al fratello mi è piaciuto tantissimo.
Quello che mi è mancato è la sostanza del messaggio. Bastava che ti focalizzassi sulla foresta per trovare qualcosa di più impattante. Qualcosa che coinvolgesse anche emotivamente e soprattutto una tematica forte che facesse presa sul lettore.
Non lo so, ci ho trovato qualcosa di acerbo in questo racconto. Ma il potenziale per scrivere storie sempre più coinvolgenti c'è.
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Re: L'unicorno e la farfalla
Dal punto di vista della sua classificazione, fatico a stabilire se questo racconto possa essere considerato una favola, per via degli animali parlanti e di una morale che sottende il testo, oppure una fiaba, per la presenza degli umani (i bambini), dell'elemento magico e anche del lieto fine. Probabilmente è una contaminazione di entrambi i generi.
Al netto di questa distinzione, ininfluente ai fini della competizione, visto che la scelta del genere non rientrava tra i paletti, devo dire che nel complesso la storia mi è piaciuta, almeno quanto la scrittura, pulita, coerente e fluida. Anch'io ho notato qualche incongruenza, soprattutto all'inizio, ma direi trascurabile.
Non amo molto il genere, però riconosco la cura nella stesura e anche una buona dose di fantasia. Infine trovo positivo il messaggio comunicato.
Al netto di questa distinzione, ininfluente ai fini della competizione, visto che la scelta del genere non rientrava tra i paletti, devo dire che nel complesso la storia mi è piaciuta, almeno quanto la scrittura, pulita, coerente e fluida. Anch'io ho notato qualche incongruenza, soprattutto all'inizio, ma direi trascurabile.
Non amo molto il genere, però riconosco la cura nella stesura e anche una buona dose di fantasia. Infine trovo positivo il messaggio comunicato.
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Re: L'unicorno e la farfalla
Una favola senza i canoni tipici delle fiabe, e quindi un pochino piatta e senza slanci. Finale scontato, dialoghi tirati con la riga e la squadra. Mancano un po’ di virgole…
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: L'unicorno e la farfalla
Car autor
Ho letto con piacere il tuo racconto.
Fila bene e il messaggio arriva ben assestato, lo stile è coerente con la storia che ci vuoi presentare e quindi da questo punto di vista lo considero un buon lavoro.
Non mi ha lasciato particolarmente stupefatta, ma non fare caso a me, io leggo davvero tanto e questi mi mette in una posizione scomoda, necessito di storie davvero accattivanti o narrata in maniera altra per farmi affascinare.
In sintesi, considero il tuo racconto un gran bel lavoro, non stupefacente ma certamente ben condotto e assolutamente calato nel contest.
Grazie
Ele
Ho letto con piacere il tuo racconto.
Fila bene e il messaggio arriva ben assestato, lo stile è coerente con la storia che ci vuoi presentare e quindi da questo punto di vista lo considero un buon lavoro.
Non mi ha lasciato particolarmente stupefatta, ma non fare caso a me, io leggo davvero tanto e questi mi mette in una posizione scomoda, necessito di storie davvero accattivanti o narrata in maniera altra per farmi affascinare.
In sintesi, considero il tuo racconto un gran bel lavoro, non stupefacente ma certamente ben condotto e assolutamente calato nel contest.
Grazie
Ele
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Re: L'unicorno e la farfalla
Il racconto offre una riflessione profonda sul potere dell'invidia e sull'importanza di proteggere ciò che amiamo. La decisione della farfalla di sacrificare la propria vita per proteggere il segreto della foresta mette in luce il suo senso di responsabilità verso il pianeta e i suoi abitanti.
Una fiaba scritta con linguaggio semplice, come deve essere, ma con messaggi importanti.
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Re: L'unicorno e la farfalla
Una favola favola con i buoni buoni e i cattivi cattivi. E con quelli che non hanno il coraggio di essere cattivi fino in fondo.
La storia scorre bene, riesci a tener desta l'attenzione.
Un bel prodotto, non il mio genere ma un bel prodotto.
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gipoviani- Padawan
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Re: L'unicorno e la farfalla
La favola "L'unicorno e la farfalla" è carina e si legge bene. Purtroppo ci sono delle incongruenze, già riportate nei precedenti interventi, che la penalizzano. In una storia breve, anche se fantastica, a mio modesto parere, tutto deve "tornare". Inoltre, il segreto della foresta è qualcosa di troppo ordinario, una fonte d'acqua. Anche il titolo non mi sembra azzeccato.
Peccato, poteva essere davvero un gioiellino.
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Giammy- Younglings
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Re: L'unicorno e la farfalla
Ciao, Penna.
In una botta sola hai inventato una storia, ci hai messo dentro due sottotrame leggendarie nel senso che hai inventato le leggende degli unicorni e delle farfalle, senza che il risultato sembri essere tre racconti in uno perché ogni elemento di questi intrecci è legato agli altri.
Ho notato solo lo scarso acume di Callen, nel senso che ci mette un po' troppo tempo per capire che Sandwood è il giocattolo preferito di Leila, e forse un finale troppo affrettato nel momento in cui Leila non riesce a riparare il pianeta che lei stessa ha creato. Ma al di là di queste due piccole riflessioni ho trovato davvero piacevole il tuo racconto.
Grazie e alla prossima.
In una botta sola hai inventato una storia, ci hai messo dentro due sottotrame leggendarie nel senso che hai inventato le leggende degli unicorni e delle farfalle, senza che il risultato sembri essere tre racconti in uno perché ogni elemento di questi intrecci è legato agli altri.
Ho notato solo lo scarso acume di Callen, nel senso che ci mette un po' troppo tempo per capire che Sandwood è il giocattolo preferito di Leila, e forse un finale troppo affrettato nel momento in cui Leila non riesce a riparare il pianeta che lei stessa ha creato. Ma al di là di queste due piccole riflessioni ho trovato davvero piacevole il tuo racconto.
Grazie e alla prossima.
Re: L'unicorno e la farfalla
Una fiaba carina che, secondo me, ha significati che affondano nella struttura della psiche: al centro di Sandwood c’è una foresta la cui zona di confine alimenta tutte le forme di vita esterne; il centro della foresta è il cuore vitale di Sandwood ma è allo stesso tempo inconoscibile e impenetrabile. Sembra una rappresentazione di quella oscurità profonda, vitale ma inconoscibile che è l’inconscio e della zona di confine, di passaggio, che lo mette in comunicazione con l’esterno.
Allo stesso tempo, c’è il richiamo biblico al giardino dell’Eden e alle storie legate alla violazione di un divieto che poi porta con sé la morte. Per fortuna qui la farfalla non cede al tentatore mortale.
Una cosa: sono io che non ho capito oppure alla fine Sandwood viene chiamato Leilalandia?
La scrittura è complessivamente abbastanza corretta, ma la punteggiatura è da sistemare in alcuni punti.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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