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L'unicorno e la farfalla Empty L'unicorno e la farfalla

Messaggio Da Different Staff Sab Mar 02, 2024 12:16 am

C’era una volta una bambina di nome Leila, figlia di due maghi, che aveva un fratello più grande di lei di due anni.
I due bambini frequentavano la scuola di magia della loro città ma mentre Leila era molto studiosa e imparava rapidamente, suo fratello Callen non amava i libri e sprecava il suo tempo a bighellonare con gli amici esibendosi in sciocche magie fini a sé stesse.
Quando all’esame del terzo anno di magia Leila ottenne di gran lunga il miglior risultato di tutta la sua classe i suoi genitori, orgogliosi, le permisero di esaudire il più grande sogno: avere un piccolo pianeta tutto suo.
Così Leila aveva creato un pianeta piccolo piccolo e lo aveva chiamato Sandwood perché vi aveva messo al centro una grande foresta tutta circondata da sabbia, un anello desertico che terminava a sua volta in un mare di acqua dolce che circondava l’intero pianeta.
Aveva popolato il suo piccolo regno di ogni sorta di animali che vivevano nella parte sabbiosa e desertica abbeverandosi al mare e nutrendosi di tutto quello che fornivano loro gli alberi e il suolo che la foresta metteva a disposizione.
Nessun animale aveva, però, il permesso di entrare nella grande foresta che diventava dopo pochi metri così fitta da impedire il passaggio a chiunque.
Quando Leila aveva vinto il suo concorso superando l’esame così brillantemente, Callen invece di prendere esempio dalla sorella, aveva provato prima tanta invidia e poi, quando i loro genitori le avevano dato il permesso di creare il suo pianeta, una gelosia che lo aveva fatto diventare sempre più cattivo.
Callen aveva cominciato a pensare a come fare del male alla sorellina e a quale sarebbe stato il modo di colpirla in ciò cui teneva di più.
La osservò per qualche giorno e non ci mise molto a capire che Sandwood per Leila in quel momento era la cosa più importante.
Cominciò anche lui a osservare il pianeta, a studiarlo e dopo qualche giorno finalmente intuì che il segreto doveva trovarsi in quella grande foresta che ne occupava il centro.
La foresta rappresentava il sostentamento per tutti gli animali ma sicuramente nascondeva a sua volta qualcosa di prezioso che le permetteva di essere così rigogliosa e ricrearsi continuamente: per questo motivo Leila l’aveva resa impenetrabile proteggendone il suo centro.

L’unicorno era, tra gli animali, il più bello, elegante e colorato di Sandwood; maestoso quando camminava sulle lunghe zampe, diventava leggiadro quando dispiegava le ali e si alzava in volo.
Callen lo aveva individuato presto e aveva deciso che l’unicorno sarebbe stata la chiave che gli avrebbe permesso di svelare il segreto di sua sorella e di distruggere il pianeta.
Un mattino presto, quando tutti ancora dormivano, si alzò e scese su Sandwood.
Cercando di non fare rumore per non svegliare gli altri animali si avvicinò all’unicorno e gli bisbigliò all’orecchio.
L’unicorno svegliandosi fu preso da grande inquietudine trovandosi davanti una figura che non aveva mai visto.
«Chi sei?» chiese spaventato alzando il suo nitrito.
«Ssssh! Abbassa la voce, non vorrai mica svegliare tutti» gli intimò Callen; «Non devi avere paura, sono un amico».
«Sei strano» disse l’equino, stavolta sussurrando «Non ho mai visto un animale come te».
«Io sono l’uomo, il più forte e il più potente di tutti gli animali, ma non vivo su questo pianeta».
«E cosa ci fai qui, allora?».
«Sono venuto perché posso aiutarti» rispose Callen.
«Io non ho bisogno di aiuto, non sono in pericolo» disse l’unicorno guardando sospettoso l’uomo che gli stava di fronte e che lo stava inquietando.
«Posso aiutarti a diventare il più potente fra gli animali di Sandwood».
«Io non voglio essere potente, sono già il più bello tra gli animali».
«Sì che lo vuoi e lo sai meglio di me anche se riconoscerlo ti fa soffrire».
L’unicorno non rispose ma Callen capì che aveva fatto centro.
E affondò il colpo.
«Io posso darti potere su tutto e tutti».
«Dici davvero?» chiese l’unicorno a metà tra l’incredulo e lo speranzoso.
«Io conosco il segreto della grande foresta» rispose Callen.
«Mi prendi in giro, nessuno può conoscere quel segreto».
«Non mi credi? Va bene, andrò a dirlo a qualcun altro».
«No, aspetta, ti credo. Ti ascolto, parla».
Callen sorrise tra sé.
«Ascoltami bene, il segreto della foresta sta esattamente nel suo centro; lo so perché ce lo ha messo mia sorella ma io l’ho scoperto osservando attentamente cosa succede ogni giorno su questo pianeta».
L’unicorno guardò l’umano dubbioso.
«La foresta è impenetrabile, nessuno è mai riuscito a entrarci; come faccio ad arrivare al centro?»
«Non tu» disse Callen «ci andrà il bruco».
«Il bruco? Ho capito, ti sei divertito abbastanza a prendermi in giro? Ti saluto, sono stanco di parlare con te» replicò l’animale e fece per andarsene.
«Ma dove vai? Vieni qua che ti spiego tutto».
E Callen spiegò all’unicorno il suo piano.

A notte fonda l’unicorno andò dal bruco.
Era questi il più piccolo e brutto tra gli animali di Sandwood, completamente bianco e costretto a strisciare per spostarsi, raggruppando il corpo e poi stendendolo in un movimento continuo e molto faticoso.
L’unicorno lo svegliò e gli disse di ascoltarlo attentamente; gli raccontò tutto, dell’incontro con quello strano animale che cammina su due zampe soltanto, del potere che aveva di trasformarlo in un bellissimo animale volante tutto colorato e di quello che avrebbe dovuto fare in cambio di tutto questo.
«Dovrai raggiungere il centro della foresta, scoprire il suo segreto e tornare a dirmelo».
«E in cambio?» chiese il bruco.
«In cambio rimarrai per sempre colorato e con le ali».
«Voglio conoscere questo animale prima di decidere, se qualcosa dovesse andare storto cosa mi succederà?».
«Non succederà nulla, andrà tutto bene vedrai» lo tranquillizzò l’unicorno per poi concludere «ci vediamo domani notte qui alla stessa ora».
E se ne andò.

Callen chiese un’ultima volta se erano tutti e due d’accordo.
Il bruco assentì, l’unicorno ci pensò ancora una volta, sapeva che si stava giocando tutto.
«È proprio necessario?» provò un’ultima volta a chiedere sapendo già quale sarebbe stata la risposta.
Callen si limitò ad assentire muovendo la testa.
«Va bene, procediamo; tanto sarà solo per poche ore».
Callen prese il corno e lo staccò dal muso dell’animale, poi usandolo come una bacchetta magica lo puntò verso il bruco pronunciando parole incomprensibili per gli animali.
Il bruco cominciò a trasformarsi, ai lati del corpo spuntarono due ali che divennero sempre più grandi cominciando lentamente a colorarsi: era diventato una bellissima farfalla.
«Ehi! Che sta succedendo?»
Il grido dell’unicorno fece voltare di scatto Callen che guardò inorridito l’animale che gli stava accanto: aveva perso i suoi bei colori e, soprattutto, aveva perso le ali.
«Non lo so, qualcosa non ha funzionato, i colori e le ali sono andati sul bruco ma non avrebbero dovuto lasciarti così».
L’unicorno non poteva crederci, scoppiò a piangere e si allontanò al galoppo.
Callen lo vide allontanarsi, poi alzò le spalle e tornò a rivolgersi alla farfalla.
«Allora, hai capito bene? Svolazzerai fino al centro della foresta e, una volta arrivata, dovrai scoprire il segreto che le permette di vivere così rigogliosa mentre tutto attorno è deserto; dopodiché tornerai qui da me e mi racconterai tutto e in cambio rimarrai per sempre una splendida farfalla».
«D’accordo» rispose con entusiasmo l’insetto.
«Ma bada, se tenti in qualche modo di imbrogliarmi, la mia vendetta sarà terribile. Ti aspetto qui tra due giorni esatti, se non tornerai, morirai all’istante».
«Tranquillo, tra due giorni esatti sarò qui» e, così detto, si addentrò svolazzando nella foresta.

Ci mise quasi l’intera giornata per raggiungere la meta, ogni tanto doveva riposare, ogni tanto si perdeva e doveva tornare indietro, ma infine… eccolo! Il centro della foresta!
La farfalla non poteva credere ai suoi piccoli occhi.
La foresta si apriva improvvisamente in una grande radura verde al centro della quale sgorgava una fonte d’acqua che si divideva in diversi ruscelli che scorrevano verso i primi alberi addentrandosi, poi, nel folto della vegetazione fino a sparire alla vista.
Il prato era pieno di fiori di ogni forma, dimensione e colore e sopra uno di essi in riva a una grande pozza d’acqua andò a posarsi la farfalla per riposare un po’ dopo la lunga fatica.
Guardò di sotto e si vide riflessa nell’acqua scoprendosi, così, in tutta la sua bellezza.
Le tornarono alla mente le parole dell’umano se ritornerai con il segreto rimarrai per sempre una farfalla e non tornerai il bruco brutto e peloso che eri e sentì un brivido percorrerle le ali.
Poi alzò lo sguardò e si guardò attorno e quello che vide ancora una volta la emozionò: la bellezza di quella radura, il prato, i fiori e l’acqua erano infinitamente più belli di lei.
Se tenterai di fregarmi morirai all’istante, Callen era stato chiaro.
La farfalla scese dal fiore sull’erba e chiuse le ali, un fresco venticello l’accarezzava.
Morirai all’istante la voce dell’umano continuava a risuonarle in testa e allora comprese tutta la cattiveria che era racchiusa in quel corpo, in quella mente crudele.
Non poteva tornare, se avesse portato il segreto della foresta a Callen, quegli avrebbe trovato il modo di usarlo per distruggere la foresta stessa: e lei non poteva permetterlo perché senza la foresta non ci sarebbe stata più vita per il pianeta e per nessuno dei suoi abitanti.
Comprese perché la sorgente d’acqua fosse stata messa al centro di tutto e perché fosse protetta da alberi così fitti da non consentire a nessuno di raggiungerla.
La farfalla aprì le ali e cominciò a svolazzare da un fiore all’altro, a posarsi sull’erba fresca a specchiarsi nella grande pozza d’acqua: aveva un giorno intero per godersi tutto quello splendore.

Callen aspettò a lungo il ritorno della farfalla e, quando si rese conto che aveva deciso di sacrificare la sua vita e di non tornare con il segreto della foresta, lanciò un lungo grido di rabbia e di dolore.
Leila che in quel momento passava lì vicino percepì perfettamente il pensiero malvagio del fratello e in un attimo lo raggiunse.
«Cosa hai fatto?» gli chiese con una voce terribile che lui non le aveva mai sentito.
Callen ebbe paura e confessò tutto, tornando improvvisamente bambino sotto gli occhi di fuoco della sorella.
Leila ascoltò incredula finché lacrime cominciarono a scorrerle copiose sul volto: aveva capito che per la farfalla nemmeno la sua magia avrebbe potuto più nulla contro quella del fratello.
Poi smise di piangere, si alzò e con un gesto cancellò dalla mente del fratello ogni traccia di memoria, avrebbe vissuto ogni giorno della sua vita come se fosse stato il primo, senza possedere alcun ricordo.
Avendo perso la memoria, Callen non potè più confessare alla sorella la magia che aveva fatto perdere all’unicorno i suoi colori e le sue ali e nemmeno fu più ritrovato il corno che aveva utilizzato come bacchetta magica.
Così gli unicorni sparirono per sempre da Leilalandia diventando dei semplici cavalli.
Una cosa ancora doveva fare Leila: andò dal bruco e pronunciò la più dolce delle sue magie cosicché da quel giorno i bruchi si trasformano in splendide farfalle che vivono solo due giorni ma sono le sole che possono raggiungere il centro della foresta e goderne tutta la bellezza.

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Messaggio Da Petunia Dom Mar 03, 2024 12:27 pm

Proprio una bella favola. Mi è piaciuta moltissimo, sia per la scrittura che per il messaggio contenuto.
Ci sono dei richiami evangelici alle tentazioni del demonio ma la storia dell’Unicorno trasformato in cavallo e del perché il bruco diventi farfalla vale il prezzo del biglietto.
C’è solo una parte dove ho notato (ma potrei sbagliare) una piccola incoerenza. Nel passaggio che ti cito qui sotto, prima dici che gli animali sono nutriti dalla foresta e poi affermi che non hanno il permesso di entrare nella foresta. È qui che non mi torna tanto, ecco.
Per il resto ti faccio i complimenti.

Aveva popolato il suo piccolo regno di ogni sorta di animali che vivevano nella parte sabbiosa e desertica abbeverandosi al mare e nutrendosi di tutto quello che fornivano loro gli alberi e il suolo che la foresta metteva a disposizione.
Nessun animale aveva, però, il permesso di entrare nella grande foresta che diventava dopo pochi metri così fitta da impedire il passaggio a chiunque.
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Messaggio Da vivonic Lun Mar 04, 2024 10:55 pm

Ciao, Autore.
Il tuo racconto mi ha emozionato tantissimo e mi ha colpito per come tu riesca con così tanta semplicità a prenderci tutti a ceffoni e a lasciarci storditi a riflettere su tutte le brutture della cattiveria dell'animo e, allo stesso tempo, su tutte le bellezze delle anime buone. Un racconto che, per quanto privo di colpo di scena (e anche chi se ne frega), riesce a catturare il lettore e a portarlo con sé fino alla fine.
Scrittura pulita; avrei usato diversamente la punteggiatura, ma non per questa la lettura si inceppa.
Per quanto mi riguarda, un gran bel lavoro.
Complimenti, e grazie di averci regalato questi cinque minuti di riflessione che, ad ogni modo, riescono a lasciarti con una parvenza di serenità.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Asbottino Mar Mar 05, 2024 10:57 pm

Un racconto sulla tentazione e il pentimento che usa linguaggio e cadenza delle favole ma che neppure per un secondo sembra volerlo essere davvero.
Una donna che crea mondi e cancella ricordi e un fratello invidioso che torna bambino sotto gli occhi di fuoco della sorella. Una foresta che è un albero della vita, quasi un biblico albero della conoscenza del bene e del male, che alimenta un mondo e ne custodisce il segreto della sua esistenza e della sua continuità.
Non l'ho trovato emozionante come Viv ma sicuramente è dannatamente spesso e il linguaggio semplice e pulito è solo apparenza. Il racconto è la foresta di se stesso. La caducità della bellezza terrena e quella dei ricordi, la brevità della vita e la morte come accesso alla vera bellezza. Piaciuto molto.
Se tentarmi di fregarmi, morirai all'istante. Ecco forse quel fregarmi l'ho trovato leggermente fuori sincrono, un piccolo elemento stonato, ma è davvero poca cosa. Si intuisce il lavoro di rifinitura che c'è dietro, ma è molto ben nascosto. Complimenti.

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Messaggio Da Susanna Gio Mar 07, 2024 11:29 pm

Vado controcorrente rispetto ai commenti che mi precedono: mi spiace perché scrivere è fatica e impegno, e magari sarò la sola a non aver apprezzato questo lavoro. Ma sono le regole non scritte di questo bellissimo nostro gioco.
Una favola discreta, ma niente più, che ripercorre trame già lette: il male – che sia un animale o un essere umano – che riesce ad ingannare il prossimo con false promesse, ma che alla fine, com’è nell’ordine delle favole e delle fiabe, soccombe. La tentazione di ottenere qualcosa di prezioso per vanità, cupidigia, smania di potere, sacrificando la bellezza di animi semplici e innocenti, con uno sprazzo di coscienza che si palesa. E alla fine il castigo, con la morale che ogni fiaba porta con sé.
Non è comunque un delitto rielaborare gli stessi concetti, soprattutto quando vi si inseriscono personaggi di volta in volta amati dai bambini, ma è difficile creare qualcosa di assolutamente innovativo.
Di positivo ci sono l’utilizzo della foresta e del deserto per raffigurare da una parte la ricchezza che il bene può dispensare rispetto alla pochezza morale rappresentato dal deserto.
Una trama quindi scontata, il cui sviluppo lo si immagina fin da subito: forse coi bimbi può funzionare, ma un lettore adulto che ami comunque il genere favolistico, si aspetta qualcosa di più, un qualcosa che trascini dentro la storia. E qui quel qualcosa manca, mi spiace Penna.
Le mie note: un po’ di punteggiatura da sistemare, ma davvero poca roba.

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A tommybe garba questo messaggio

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Messaggio Da Arunachala Ven Mar 08, 2024 4:57 pm

personalmente ho trovato il racconto piuttosto ingenuo, sebbene si tratti di una favola.
al contempo ho notato alcuni errori di punteggiatura e, all'inizio, qualche ripetizione.
nel complesso non ci sono grosse segnalazioni da fare.
non mi è piaciuta molto la storia, purtroppo.
l'ho trovata davvero a livello base, sebbene contenga un messaggio particolare.
a rileggerti.


Ultima modifica di Arunachala il Sab Mar 09, 2024 9:27 am - modificato 1 volta.

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Messaggio Da mirella Sab Mar 09, 2024 8:35 am

Una bella favola in grado, nella sua semplicità e fluidità di scrittura, di far riflettere adulti e bambini, ma la scorrevolezza del linguaggio non esclude la complessità della struttura.
Anzi la trama  risulta articolata e arricchita dalla leggenda dell’unicorno che si discosta dalle altre tramandate -almeno da quelle che conosco - e perciò credo di poter attribuire alla fantasia dell’autore. Dunque una fiaba e insieme una leggenda; direi che non è poco.
Non mi soffermo sulle piccole incongruenze di senso – già segnalate – che ritengo tollerabili in una fiaba, purché  il racconto sia sorretto da una sua logica.
Ho apprezzato la vivacità dei dialoghi che tiene desta l’attenzione dei più piccoli tra i lettori.

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Messaggio Da tommybe Sab Mar 09, 2024 10:53 am

C'è sempre il rischio che un elogio scateni l' orda dei detrattori, ma a me la tua favola è piaciuta. Tanto ci sarà sempre chi cercherà il pelo nell' uovo infischiandosene di assaggiarlo.
Mi dispiace notare la ricerca dell' errore più assidua della ricerca della bellezza del racconto, e il tuo è un bel racconto.
Non mi aspettavo tante fiabe e non capisco cosa abbia scatenato in molti l'idea di scriverne una. Per me è un vero mistero. Questo sì.
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Messaggio Da Resdei Sab Mar 09, 2024 4:10 pm

Anche questa è una bella favola. Per il tema proposto, non immaginavo lontanamente di leggerne così tante. 
Questa mi sembra, anche se non mi piace fare paragoni, la più “ingenua”, in senso buono. 
Il titolo e l’apertura, il C’era una volta, non lasciano dubbi. Tale semplicità la vedo finalizzata ai lettori più piccoli, accompagnando la lettura con immagini essenziali e colorate. Non so se la storia possa essere già sentita, favole sugli unicorni ce ne sono diverse, ma la tua è scritta bene, in modo poetico, si lascia leggere senza alcuna difficoltà. 
Alla fine lascia quel senso di tranquillità, come dire, si esce appagati, e vissero tutti felici e contenti.
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Messaggio Da Gimbo Mar Mar 12, 2024 4:27 pm

Ho sensazioni contrastanti sul racconto. Ammiro la bellezza della favola, sia la scrittura che il messaggio contenuto. Da un altro punto di vista trovo il racconto ingenuo e privo di originalità. Tuttavia, pur riconoscendo la fluidità della scrittura e l'attenzione ai dettagli, alcuni errori di punteggiatura e ripetizioni nel testo hanno influito sulla piena fruizione della storia. Apprezzo comunque la vivacità dei dialoghi e la struttura articolata della trama. Ciononostante, penso che il racconto sia una bella favola, capace di trasmettere un senso di serenità e di riflessione.
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Messaggio Da M. Mark o'Knee Mar Mar 12, 2024 4:34 pm

Che ci si trovi di fronte a una favola è fuor di dubbio, visto il titolo e soprattutto il classico "c'era una volta" iniziale; c'è l'immancabile scontro fra il bene e il male; né manca il finale moraleggiante, con il giusto castigo per il cattivo di turno.
Quindi dovremmo dare per scontata la presenza di alcune incongruenze tipiche di un contesto di magia... Ma alcune mi sembrano anche troppo vistose: prima fra tutte, la presenza dell'unicorno.
Di quell'animale ci viene detto che "sarebbe stata la chiave che gli avrebbe permesso di svelare il segreto di sua sorella e di distruggere il pianeta", mentre la vera "chiave" si dimostra essere il bruco-farfalla.
L'unicorno diventa semplicemente la fonte di una bacchetta magica per Callen e delle ali e dei colori per la metamorfosi del bruco. E la frase del ragazzo "Non lo so, qualcosa non ha funzionato..." si può interpretare o come l'ennesimo pasticcio da maghetto svogliato, oppure come un altro inganno dettato dal suo cuore invidioso.
In questo secondo caso acquisterebbe senso il coinvolgimento dell'unicorno, ma resta solo a livello di ipotesi dato che il narratore non dà spiegazioni in merito.
Anche a proposito del giusto castigo ci sarebbe qualcosa da obiettare.
Una pena è tale se chi la sconta ne è consapevole.
Invece la magia di Leila fa sì che il fratello regredisca a una sorta di infantile "beata ignoranza", senza ricordi e quindi senza pentimenti per ciò che ha fatto. Viene quindi meno la finalità di insegnamento morale insito nelle favole.
Buona invece la scrittura, quasi senza errori e/o imprecisioni: la lettura scorre piuttosto fluida e c'è un sufficiente coinvolgimento nelle vicende narrate.
Una storia un po' a due facce, in definitiva, con dei buoni spunti e alcuni punti da rivedere.
Grazie
M.

P.S.: Non so se intenzionalmente, ma dando i nomi ai personaggi l'autore ha praticamente ribaltato le loro caratteristiche. Infatti, Leila viene dall'arabo e significa notte; Callen è invece di provenienza gaelica e vuol dire eroe.

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Messaggio Da paluca66 Sab Mar 16, 2024 2:59 pm

Car* aut* o sei un'incosciente o sei un* coraggios*.
Ci hai proposto una favola delle più classiche e farlo in un contest destinato a un pubblico adulto è indubbiamente molto rischioso: te lo dico con tutta la bontà e la simpatia che mi riesce.
Ho fatto un esperimento (spero tu non me ne voglia) leggendo la tua favola a una bambina di 10 anni e il risultato è stato molto positivo: la storia è piaciuta molto ma, soprattutto, la bimba è riuscita a immedesimarsi molto soprattutto in Leila che considera una bambina brava che mette passione in quello che fa; ed è piaciuta tanto la farfalla che tiene al suo pianeta talmente tanto da sacrificare la sua vita per salvarlo. Peraltro ti segnalo che ha trovato difficoltà in alcuni termini che ho dovuto spiegarle e questo per una favola dedicata ai bambini è un punto negativo.
Da adulto ho trovato la tua storia interessante con chiari richiami all'albero del bene del male dell'Antixco Testamento e, in parte alla storia di Caino e Abele.
Mi è piaciuta molto la trovata del passaggio di ali e colori da unicorno a farfalla con cui spieghi come mai non ci siano sulla Terra gli unicorni ma ci siano le farfalle.
Molto buona la scrittura, scorrevole con dialoghi chiari e credibili, per la revisione futura ti segnalo in questa frase: Così gli unicorni sparirono per sempre da Leilalandia diventando dei semplici cavalli. con quel Leilalandia che sembra un refuso di una stesura precedente (?)

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Messaggio Da Byron.RN Sab Mar 16, 2024 9:40 pm

Il mio giudizio è positivo, la favola mi è piaciuta.
Sì, me la sono goduta e mi ha messo serenità.
Ti faccio solo due appunti, perché altrimenti non saprei cosa dire, visto che a mio parere sei riuscito a gestire la narrazione in modo davvero buono, col taglio che hai voluto dare.
Ti contraddici quando dici che gli animali si potevano nutrire coi frutti che davano gli alberi della foresta, ma non potevano entrare nella grande foresta. Immagino che il significato sia che gli animali avevano accesso solo nella parte iniziale della foresta, senza poteri inoltrare nel cuore della stessa: così come l'hai scritta dà adito a dubbi.
Secondo punto l'unicorno ti serve come gancio, ha un compito risicato, serve solo a fornire il corno da usare come bacchetta, ma presumo che il figlio di due maghi, per quanto svogliato, sia in grado di compiere magie anche senza un unicorno a disposizione.
Ma è superfluo cercare di trovare il pelo nell'uomo, perché come detto subito all'inizio questa tua favola l'ho apprezzata.
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Messaggio Da CARLA EBLI Dom Mar 17, 2024 7:45 am

A parte una piccola contraddizione iniziale, il racconto pare volare sulle ali della farfalla.
Premetto che faccio fatica con i racconti di fantasia, ma questo mi è piaciuto molto. Una bella storia adatta per bambini e per adulti.

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Messaggio Da Fante Scelto Lun Mar 18, 2024 3:23 pm

Ciao autore, avevo scritto un commento chilometrico e piuttosto dettagliato, che non è mai un buon segno, però, mentre lo concludevo, mi è venuto in mente che tu potessi essere un autore molto giovane, e di conseguenza ho deciso di riformulare il tutto in maniera più neutra e consona.
Lascio comunque il testo originale in spoiler, da tenere presente solo se si vuole affrontare l'argomento nel dettaglio, a prescindere dall'età anagrafica.
In altre parole, il messaggio in spoiler qui sotto contiene tutto quello che non mi ha convinto del tuo racconto, ma non sei obbligato a dilungartici. 

Per la versione ordinaria del commento, mi limito a dire che purtroppo il tuo lavoro non mi è piaciuto. Trovo che l'idea alla base sia piuttosto confusa e incoerente; mi è abbastanza chiaro il senso che volevi dare alla tua storia/fiaba, ma ho trovato tante, troppe illogicità e buchi concettuali.
Al di là della trama, che in una fiaba spesso è meno importante, trovo che la morale sia labile, sfumata tra il sacrificio di sé della farfalla e la condanna del maligno invidioso, ma questo solo se ci si ferma con la lente d'ingrandimento. Tutto intorno emergono altri aspetti ben poco edificanti, forse non voluti, che rendono il tutto qualcosa di poco adatto ai bambini, secondo la mia modesta opinione.

Non mi ha soddisfatto il titolo, che dedica metà dello spazio a un personaggio in fin dei conti forzato, ininfluente, che è l'unicorno, e soltanto l'altra metà al bruco/farfalla, che è il vero protagonista della storia.

Mi è piaciuta invece la tua scrittura, che è pulita, scorrevole, con pochissimi refusi, e che poteva essere messa al servizio di una trama più efficace.



Spoiler:
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A tommybe garba questo messaggio

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Messaggio Da caipiroska Lun Mar 18, 2024 10:38 pm

Ho letto molto volentieri questo racconto soprattutto per la scrittura lineare e pulita e per quel tocco di magia ben incastrata tra le parole. In generale è una bella favola carica di sentimenti e intenzioni profonde.
Mi piacciono molto i racconti dove si parla di conflitti tra fratelli perchè quello è un legame tra i più profondi e complessi ed è per me interessante l'indagine e lo sviluppo immaginato dall'autore che si nasconde dietro questi meccanismi.
Il racconto tocca temi importanti e di spessore anche se, a mio avviso, alcuni avrebbero avuto bisogno di maggiore cura: per esempio la figura del bellissimo unicorno che ha un ruolo particolare e complesso, ma che non viene sviluppato abbastanza.
Ho trovato molto bella la figura di Leila, la sua intelligenza e il suo carattere dolce e comprensivo, affiancata da un Callen convincente come cattivo anche se poco accorto e un filino prevedibile.
Non ho capito perchè il pianeta di Leila ha due nomi...
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Messaggio Da ImaGiraffe Mer Mar 20, 2024 5:52 pm

Finalmente una favola dall'aspetto classico che non finge di essere qualcosa che non è, quindi spicca per la sua semplicità.
Sono uno che ama e scrive fiabe e favole, e so quanto sia difficile a volte tenere a freno la fantasia. Nel racconto ci sono degli spunti stupendi e la struttura è buona, anche se il risultato è un po' pasticciato.
Mi è piaciuto tantissimo il personaggio di Callen, un villain di tutto rispetto senza una morale. Di contro, Leila è piatta e sembra essere superflua, anche alla fine. Mi sarebbe piaciuto vederla più attiva, anche se quello che fa al fratello mi è piaciuto tantissimo.
Quello che mi è mancato è la sostanza del messaggio. Bastava che ti focalizzassi sulla foresta per trovare qualcosa di più impattante. Qualcosa che coinvolgesse anche emotivamente e soprattutto una tematica forte che facesse presa sul lettore. 
Non lo so, ci ho trovato qualcosa di acerbo in questo racconto. Ma il potenziale per scrivere storie sempre più coinvolgenti c'è.
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Messaggio Da Albemasia Mer Mar 20, 2024 11:09 pm

Dal punto di vista della sua classificazione, fatico a stabilire se questo racconto possa essere considerato una favola, per via degli animali parlanti e di una morale che sottende il testo, oppure una fiaba, per la presenza degli umani (i bambini), dell'elemento magico e anche del lieto fine. Probabilmente è una contaminazione di entrambi i generi.
Al netto di questa distinzione, ininfluente ai fini della competizione, visto che la scelta del genere non rientrava tra i paletti, devo dire che nel complesso la storia mi è piaciuta, almeno quanto la scrittura, pulita, coerente e fluida. Anch'io ho notato qualche incongruenza, soprattutto all'inizio, ma direi trascurabile.
Non amo molto il genere, però riconosco la cura nella stesura e anche una buona dose di fantasia. Infine trovo positivo il messaggio comunicato.
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Messaggio Da Claudio Bezzi Gio Mar 21, 2024 9:38 am

Una favola senza i canoni tipici delle fiabe, e quindi un pochino piatta e senza slanci. Finale scontato, dialoghi tirati con la riga e la squadra. Mancano un po’ di virgole…

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Messaggio Da Hellionor Gio Mar 21, 2024 10:17 am

Car autor
Ho letto con piacere il tuo racconto.
Fila bene e il messaggio arriva ben assestato, lo stile è coerente con la storia che ci vuoi presentare e quindi da questo punto di vista lo considero un buon lavoro.
Non mi ha lasciato particolarmente stupefatta, ma non fare caso a me, io leggo davvero tanto e questi mi mette in una posizione scomoda, necessito di storie davvero accattivanti o narrata in maniera altra per farmi affascinare.
In sintesi, considero il tuo racconto un gran bel lavoro, non stupefacente ma certamente ben condotto e assolutamente calato nel contest.
Grazie
Ele
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Messaggio Da FedericoChiesa Gio Mar 21, 2024 12:54 pm

Il racconto offre una riflessione profonda sul potere dell'invidia e sull'importanza di proteggere ciò che amiamo. La decisione della farfalla di sacrificare la propria vita per proteggere il segreto della foresta mette in luce il suo senso di responsabilità verso il pianeta e i suoi abitanti.
Una fiaba scritta con linguaggio semplice, come deve essere, ma con messaggi importanti.
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Messaggio Da gipoviani Ven Mar 22, 2024 12:14 pm

Una favola favola con i buoni buoni e i cattivi cattivi. E con quelli che non hanno il coraggio di essere cattivi fino in fondo.
La storia scorre bene, riesci a tener desta l'attenzione. 
Un bel prodotto, non il mio genere ma un bel prodotto.

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Messaggio Da Giammy Ven Mar 22, 2024 2:12 pm

La favola "L'unicorno e la farfalla" è carina e si legge bene. Purtroppo ci sono delle incongruenze, già riportate nei precedenti interventi, che la penalizzano. In una storia breve, anche se fantastica, a mio modesto parere, tutto deve "tornare". Inoltre, il segreto della foresta è qualcosa di troppo ordinario, una fonte d'acqua. Anche il titolo non mi sembra azzeccato. 
Peccato, poteva essere davvero un gioiellino.
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Messaggio Da Achillu Ven Mar 22, 2024 10:29 pm

Ciao, Penna.

In una botta sola hai inventato una storia, ci hai messo dentro due sottotrame leggendarie nel senso che hai inventato le leggende degli unicorni e delle farfalle, senza che il risultato sembri essere tre racconti in uno perché ogni elemento di questi intrecci è legato agli altri.
Ho notato solo lo scarso acume di Callen, nel senso che ci mette un po' troppo tempo per capire che Sandwood è il giocattolo preferito di Leila, e forse un finale troppo affrettato nel momento in cui Leila non riesce a riparare il pianeta che lei stessa ha creato. Ma al di là di queste due piccole riflessioni ho trovato davvero piacevole il tuo racconto.

Grazie e alla prossima.
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Messaggio Da Arianna 2016 Dom Mar 24, 2024 6:10 pm

Una fiaba carina che, secondo me, ha significati che affondano nella struttura della psiche: al centro di Sandwood c’è una foresta la cui zona di confine alimenta tutte le forme di vita esterne; il centro della foresta è il cuore vitale di Sandwood ma è allo stesso tempo inconoscibile e impenetrabile. Sembra una rappresentazione di quella oscurità profonda, vitale ma inconoscibile che è l’inconscio e della zona di confine, di passaggio, che lo mette in comunicazione con l’esterno.
Allo stesso tempo, c’è il richiamo biblico al giardino dell’Eden e alle storie legate alla violazione di un divieto che poi porta con sé la morte. Per fortuna qui la farfalla non cede al tentatore mortale.
Una cosa: sono io che non ho capito oppure alla fine Sandwood viene chiamato Leilalandia?
La scrittura è complessivamente abbastanza corretta, ma la punteggiatura è da sistemare in alcuni punti.
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