Una volta, tanto tempo fa, ai piedi delle alte montagne rocciose, vicino a limpidi ruscelli, esisteva un villaggio circondato da un bosco con grandi alberi e fiori, che emanavano nell’ aria un gradevole profumo, nel quale si narrava, di una strana leggenda, “la leggenda delle fate Violino”. Guardiane dei boschi, creature magiche, dolci e delicate, vivevano in armonia con la natura che le circondava.
Le fate si potevano incontrare solo in alcune ore del giorno, al mattino presto, quando le gocce di rugiada fresca bagnavano i fiori del bosco, oppure la sera al crepuscolo, quando il sole non era ancora calato del tutto. Vivevano in graziose abitazioni decorate con foglie e petali di fiori, sparse un pò ovunque nel bosco, vicino a ruscelli, a piccole cascate, in qualche rovo di mirtillo o cespuglio di biancospino.
Durante il giorno, le fate erano sempre molto indaffarate, il loro compito principale era quello di mantenere intatto l’equilibrio naturale del bosco, per questo erano molto operose, raccoglievano bacche, funghi, more selvatiche curavano gli animali feriti, mostrandosi gentili ed altruiste, accorrevano subito se qualche qualcuno aveva bisogno di loro e si assicuravano che nel bosco tutti vivessero in pace. Spesso facevano visita alle famiglie di volpi portando doni ai loro piccoli, oppure si fermavano a leggere un libro sopra un albero in compagnia di qualche scoiattolo. Altre volte seguivano in volo, farfalle, coccinelle ed api che svolazzavano libere nel bosco, appoggiandosi sui fiori o su delle foglie rese più belle dai raggi del sole. Un giorno bussarono alla loro porta degli gnomi, avevano camminato molto per la foresta erano stanchi ed affamati e le fate li accolsero con gioia preparando per loro ciotole con sciroppo di miele e fiori di malva e trascorsero il pomeriggio in loro compagnia cantando, saltando e ballando quà e là in allegria.
Spesso a tarda notte nel bosco, mentre il gufo il ghiro insieme al tasso e ad altri animali notturni, si svegliavano e andavano in cerca di qualche cosa da mangiare o semplicemente si divertivano a giocare fra loro, si sentivano bisticciare delle puzzole, si azzuffavano continuamente e litigavano per delle ghiande o anche solo per chi riusciava ad avere una tana tutta per sè, si creava un gran trambusto sotto i piccoli cespugli di felci, e solo le fate erano in grado di far tornare la serenità nel bosco.
Tutto sembrava scorrere in perfetta armonia nella foresta, ma un pomeriggio, al crepuscolo, accadde che mentre le fate stavano aiutando un cucciolo di camoscio che si era perso a ritrovare la strada di casa, sentirono dei lamenti proveniere da dietro un grande sasso, ed incuriosite, bisbigliando fra loro dissero “andiamo a vedere cosa succede”, e si nascosero dietro un cespuglio di more ad osservare. Un rumore confuso e dei lamenti di dolore provenivano dall’interno di una vecchia grotta, le fate s’inoltrarono nel buio della grotta, dove il terreno era ripido e pieno di buchi, scorgendo appena il sentiero da seguire illuminato da un debole raggio di sole. I lamenti che si udivano in lontananza non erano di un animale, come pensavano le fate, ma bensì di un uomo che si era avventurato nel bosco in cerca di funghi e si era ferito con un pesante masso roccioso. Le fate volarono verso di lui, gli si avvicinarono, e videro che era a terra dolorante, così la più grande delle fate esclamò “perchè non lo portiamo a casa con noi così lo possiamo curare con le nostre erbe magiche”, e così’ fecero. Volarono e volarono ancora quella notte, fino a giungere alla loro dimora dietro la cascata cristallina. L’uomo rimase in compagnia delle fate per tre giorni e tre notti, fino alla sua completa guarigione. Poi un mattino, riprese le forze, l’uomo volle fare un dono ad esse per essersi prese cura di lui e per la loro gentilezza ed ospitalità, ed intagliò nel legno di faggio, per ognuna delle fate un violino, e disse “ le corde del violino sono fatte con con fili d’oro, fili d’amore e fili di speranza”. Se suonerete questo violino con il cuore sarà in grado di portare armonia a qualsiasi creatura. Poi l’uomo scomparve dietro una distesa di abeti rossi, dileguandosi tra le montagne e nel bosco nessuno lo vide più. Alcune fate pensarono che l’uomo in realtà, fosse un potente mago, uno stregone buono che vagava nella foresta in cerca di luoghi dove poter esercitare la sua magia buona, ma non lo seppero mai con certezza.
Da quel giorno in poi, le fate suonando i loro violini, diffondevano una musica soave in grado di portare pace, e di rassenerare ogni animale dal più piccolo al più grande, rendendo il bosco un luogo incantato e pieno di pace. Spesso si avvicinavano anche ai villaggi, senza farsi vedere, volavano di famiglia in famiglia pronte a portare armonia tra gli uomini dove c’erano litigi e battibecchi.
La magia del violino, e la voce dolce ed incantevole delle fate, risuonò e si propagò nella foresta e nei luoghi vicino ad essa, per moltissimi anni, tuttavia però con il trascorrere del tempo nei villaggi gli uomini, per la loro smania di costruire, diventarono sempre più insensibili e poco rispettosi nei confronti della natura ed iniziarono a devastarla. Spesso succedeva che quando si recavano nel bosco per fare delle passeggiate o dei pic- nic, gli uomini lasciavano cartacce e plastica sparpagliati in ogni angolo della foresta, alcuni invece si recavano nel bosco per abbattere gli alberi per ricavarne del legname, altri si divertivano a deturpare i bellissimi paesaggi della natura, solo per divertimento. La natura stava scomparendo, soffrendo ed urlando silenziosamente di essere aiutata. Con il trascorrere del tempo, visto i comportamenti degli uomini, le fate violino, diventavano sempre più tristi, il loro pianto riecheggiava in ogni angolo del fitto bosco, non riuscivano più a sopportare che gli uomini avessero così poco rispetto dell’ambiente attorno a loro, e soprattutto si sentivano in pericolo anche loro. Infatti nel bosco stava scomparendo un fiore molto speciale per le fate, il fiore di tarasacco. Ogni fata ne portava sempre con sè alcuni boccioli, in un piccolo sacchetto legato alla fine delle ali, perchè soffiando la sua lanuggine, le fate ritrovavano sempre la via di casa grazie ai piumini che si spargevano in aria, mossi dalla leggera brezza del vento in qualsiasi stagione dell’anno. Così se si fossero allontanate da casa, non si sarebbero mai perse. Fu così che con l’arrivo dell’autunno le fate decisero di rifugiarsi nel cuore del bosco, dove la vegetazione era più fitta ed incontaminata, e si poteva ancora sentire il dolce cinguettio degli uccellini.
Ma le fate violino non sono scomparse del tutto.
Oggi se decidiamo di addentrarci in una foresta, in qualsiasi stagione in estate quando fa caldissimo o in autunno per vedere le foglie colorarsi di vari colori, o in primavera per vedere gli animali risvegliarsi dal letargo, o in inverno quando tutto è ricoperto da una soffice neve, ed imbocchiamo uno dei tanti sentieri silenziosi ed un pò nascosti, abbiamo come la sensazione di entrare in un luogo meraviglioso, dove l’aria è più pulita, ed osservando con attenzione, possiamo scorgere dietro i cespugli di qualche biancospino, o di ginepro, o sotto il cappello di un funghetto, tanti piccoli occhi che ci fissano, eccole sono loro, le fate violino, che continuano a suonare la loro dolce melodia per proteggere la natura ed infondere armonia a tutte le creature nel bosco, celebrando il rispetto della natura. Chiunque abbia una certa apertuta di cuore o uno stretto rapporto con la natura, non ha il minimo dubbio che le fate violino esistano tutt’ora, che siano intorno a noi per proteggerci e ricordarci di non sfruttare troppo la natura perchè anche noi, siamo parte di essa.